Non sono in grado di fare una distinzione tra le sensazioni che la vita mi offre e il mio modo di tradurre le stesse in pittura.
Henri Matisse
Con Matisse ci muoveremo in un percorso di opere permeate dalla gioia di vivere, distanti tanto dai tormenti esistenziali di Kirchner quanto dalle ossessive scomposizioni cubiste di Picasso.
Nasce a Le Cateau-Cambrésis nel 1869 da una famiglia di commercianti. Studia giurisprudenza e solo nel 1890 inizia a dedicarsi alla pittura durante la convalescenza a seguito di una operazione d'appendicite. Nello stesso anno si trasferisce a Parigi. Qui frequenta la scuola di arti decorative. Solo nel 1895 riesce ad entrare all’Ecole des Beaux-Arts come allievo del simbolista Moreau. Nel 1898 sposa Amelie Parayre, compagna della vita. Nello stesso anno fa un viaggio a Londra per approfondire la pittura di Turner e incontra Paul Signac che influenzerà la sua prima produzione.
La mostra dei Fauves al Salon d’Automne del 1905 solleva numerose critiche che però gli danno notorietà. Risolve così i suoi problemi economici: alcuni suoi dipinti sono acquistati da Gertude Stein che lo presenta a Picasso.
Negli anni Quaranta è operato all'intestino per un tumore ed è costretto a letto o alla sedia rotelle. Si dedica così ai gouache découpé realizzati ritagliando cartoncini colorati. Muore a Nizza nel 1954.
nota: la sezione del sito contiene numerose immagini delle opere di Matisse suddivise in tre categorie: Paesaggi e località, Ritratti, personaggi e autoritratti, Figure di fantasia, danzatori e allegorie
Il colore è la chiave per comprendere le opere di Matisse.
I suoi esordi sono impressionisti, come rivela La tavola imbandita del 1897 che ha esiti, secondo l'autore, "insoddisfacenti" [←].
Un viaggio in Corsica, da lui definito "la rivelazione del Sud", lo spinge a sperimentare la tecnica del puntinismo e quindi a frantumare la forma in frammenti di colore-luce, rinunciando così alla nettezza della linea di contorno [→].
Nel 1904, a Saint-Tropez, entra in contatto con il post-impressionista Signac. L'incontro è un'occasione per approfondire la tecnica puntinista, ma reinterpretata in chiave assolutamente personale [→].
Matisse realizza il dipinto avvalendosi di tasselli colorati giustapposti.
I colori caldi, prevalentemente rosso e arancione, e freddi, il blu, si contrappongono armoniosamente, contrappuntati da parti di viola, giallo e verde.
La scena, probabilmente ambientata a Saint-Tropez, richiama il tema delle bagnanti già indagato da Renoir prima e Cézanne poi, ma è accostabile, tornando più indietro, alla Colazione sull'erba di Manet, in una atmosfera di serena ed idillica placidità.
Il riferimento letterario è evidentemente Baudelaire e la sua lirica L’invito al viaggio del 1857 che descrive un luogo nel quale domina calma assoluta e pienezza dei sensi.
La composizione è solida ed evidente, strutturata su tre linee essenziali: la diagonale della battigia, l'orizzontale delle colline e la verticale dell'albero.
Charles Baudelaire, da I fiori del male, 1857
L’invitation au voyage
L’invito al viaggio
Tasselli di colore
Risulta evidente che Matisse realizzi Lusso, calma e voluttà influenzato dall'incontro con Signac, ma è altrettanto vero che l'esito raggiunto è il frutto di una sperimentazione personale, un esito sostanzialmente differente dalle figurazioni neoimpressioniste.
Infatti le opere di Seurat sono realizzate attraverso l'accostamento di pennellate puntuali di colore puro, distinguibili solo da una visione ravvicinata, come i pixel di un'immagine digitale [↓].
Matisse fa invece ricorso alla giustapposizione di tasselli di colore - di media grandezza, con una forma definita e sapientemente direzionati - evidenti anche da una visione meno ravvicinata [↑], come le tessere di un mosaico bizantino [→].
Lo stile di Matisse evolve rapidamente. Nel periodo della mostra dei Fouves al Salon d’Automne Matisse (1905) abbandona la scomposizione di derivazione neoimpressionista in favore di una figurazione basata su ampie e rapide stesure di colori puri e squillanti, con decisi accostamenti di colori complementari o di primari, spesso affiancati da linee spesse e decise. La dialettica linea - colore sarà un tratto distintivo di molte sue opere.
In Donna con cappello [←], Amélie, la moglie di Matisse, è inquadrata di tre quarti, mostra in primo piano un lungo guanto e un ventaglio che le copre il busto; domina, in alto, un vistoso cappello. Le masse sono modellate attraverso accostamenti cromatici: verdi e azzurri per il viso, arancione per il collo interpretano le parti in ombre [→].
Amici
I due sono magneticamente attratti l'uno dall'altro e stringono un'amicizia che si trasforma presto in rivalità. Sono molto diversi per temperamento e attitudini. Picasso è scaltro, ambizioso e la sua vita è dissoluta. Matisse è mite e umile e vive un'esistenza tranquilla. Ci sono tante donne nella vita dello spagnolo, una sola in quella del francese. Picasso nasce pittore e lavora febbrilmente, Matisse lo diventa e dipinge con gioia.
Le opere cubiste di Picasso sono frutto di una sintesi razionale, una sorta di iper-rappresentazione della realtà davanti alle quali dovremmo chiederci, come sostiene Argan, non tanto cosa rappresentino quanto come funzionino [→]. Matisse si muove su un piano differente, più intuitivo, ed il risultato sintetico - emozionale delle sue elaborazioni ha la capacità di raggiungerci, toccando le nostre corde più intime [→].
Il ritratto di Madame Matisse è fortemente caratterizzato da una evidente striscia verde che, marcando lo spigolo del naso, divide il volto e il collo in due parti in forte contrasto cromatico: a sinistra, in ombra, ocra per il viso e ocra e arancio per il collo, a destra, in luce, rosa per il viso e rosa e verde per il collo [→]. I capelli, raccolti da uno chignon, si compattano in una massa blu e nera. Anche il fondo vive di squillanti tinte in contrapposizioni: rosso arancio, viola e verde.
Colorazioni e semplificazione della forma spingono a leggere l'immagine in chiave quasi astratta; allo stesso tempo il volto acquista una essenzialità paragonabile alla ieratica sintesi delle icone bizantine.
Matisse traspone nel dipinto l'intima interiorità della moglie al di là delle apparenze fisiche del suo volto, delle quali ciò che permane sono le asimmetrie che lo contraddistinguono, come accade per ognuno di noi [→].
L'ambientazione del dipinto, priva di prospettiva, è idilliaca e rimanda ad una primordiale età dell'oro.
I colori antinaturalistici, relazionati dialetticamente a spesse linee, fluiscono liberi attraversando la vegetazione e le figure femminili, rinforzando così l'intima connessione tra natura e uomo.
Signac che inizialmente apprezzava Matisse non condivide le scelte dell'autore: Matisse, le cui sperimentazioni finora avevo sempre stimato, pare aver preso una strada completamente sbagliata. Su una tela di due metri e mezzo ha contornato bizzarre figure con linee dello spessore di un dito. Poi ha ricoperto tutto con colori opachi, privi di vivacità, nettamente delimitati, i quali, per quanto puri sono disgustosi.
Al centro del dipinto un armonioso girotondo di 6 fanciulle sembra essere uno studio per La Danza del 1910,
Colore e musica
In entrambe le opere la chiave di lettura è il colore. Nel Concerto campestre, manifesto del tonalismo veneto del Cinquecento, la sovrapposizione di velature cromatiche e contorni sfumati modellano i corpi; ne La Gioia di vivere il colore puro e antinaturalistico fluisce libero, quasi liquido, tra le spesse linee.
Il dipinto di Tiziano è un'allegoria della poesia e della musica: le due donne nude sono materializzate dalla fantasia dei due giovani. Quello di Matisse invece, come sostiene Argan, vuol essere un'immagine mitica del mondo come si vorrebbe che fosse: un'età dell'oro in cui non v'è distinzione tra gli esseri umani e la natura.
Trait d'union è la musica, esplicitata, in entrambi i casi, dalla figura in primo piano [→] [→] e da una figurina in secondo piano [↑] [↓].
Dopo la mostra al Salon d’Automne (1905) nuove sperimentazioni lo portano ad accentuare i contrasti cromatici tra i complementari e, in alcuni casi, a far prevalere un colore sugli altri, un colore che si fa totalizzante, tanto da apparire nei titoli [←] [↓]. Questa scelta contribuisce notevolmente alla definizione di immagini quasi prive di profondità nelle quali il colore si espande in ogni direzione al di là dei vincoli prospettici.
Dipinge molti interni nei quali colloca sempre una finestra come provvidenziale via di fuga per l'occhio ed espediente per contrapporre uno spazio domestico protetto ad uno esterno che però non è mai minaccioso.
Sperimenta anche il nero, usato come colore dominante, non per incupire la figurazione, ma perché comprende che il nero ha la capacità di esaltare luminosità e brillantezza degli altri colori [→].
Testo, ITA, Pablo Picasso
Quando trovi nell’opera di Matisse tre tonalità vicine tra loro – diciamo un verde, un viola e un turchese – questo accostamento crea un altro colore, che potremmo chiamare il colore. Questo è ciò che definisce “il linguaggio dei colori”. Matisse ha detto “Bisogna lasciare a ogni colore la propria area, nella quale questo si possa espandere”. Su questo ha la mia piena approvazione. Ciò significa che il colore è qualcosa che va oltre se stesso. Limitando un colore alla parte interna di una qualsiasi linea curva, lo distruggi, almeno dal punto di vista del linguaggio del colore, perché lo privi della possibilità di espandersi. Una volta raggiunto un punto che si trovi solo poco oltre i suoi limiti, questa capacità di espansione diventa attiva e si crea una sorta di zona neutra, nella quale deve entrare anche il colore vicino nel momento in cui ha raggiunto il limite della sua espansione. Allora puoi dire che il colore respira. Così dipinge Matisse.
Pablo Picasso
Il soggetto del dipinto è un interno nel quale una donna è intenta a preparare una tavola e sta lì collocando una fruttiera. In alto, a sinistra, una finestra mostra un esterno.
Matisse recupera i temi tradizionali della figura, della natura morta e del paesaggio e li sottopone ad una radicale registrazione e revisione linguistica. Il colore rosso, coniugato a flessuosi elementi decorativi che riappariranno poi in altre opere, prende il sopravvento e spazia liberamente dalla tovaglia alla parete di fondo.
Il colore dell'interno allude ad un luogo caldo e familiare ed è messo in relazione di complementarità armoniosa con il verde esterno, che più che freddo è fresco, manifestazione di una natura benevola e rassicurante; quest'ultima entra in risonanza con l'interno attraverso i frutti disposti sulla tavola.
Stile
Armonia in rosso può essere considerato un aggiornamento linguistico de La Tavola imbandita realizza dieci anni prima.
Il soggetto è lo stesso e rimangono inalterati i singoli elementi della figurazione: la domestica, la tavola e gli oggetti su di essa, le due sedie, la finestra.
L'organizzazione spaziale e compositiva dei due dipinti è invece molto diversa: nella prima versione la tavola, inquadrata obliquamente, misura la profondità dello spazio e su di essa piatti, bicchieri, brocche e frutta si susseguono sovrapponendosi; nella seconda la tavola è rappresentata sostanzialmente in assonometria e gli oggetti, ridotti di numero, sono disposti evitando sovrapposizioni.
nota: Il testo del video è in Polisemantica, il mondo in un segno
Come molti artisti hanno fatto in passato, Matisse ritrae il luogo nel quale lavora.
L'immagine è evidentemente dominata dal colore rosso che uniforma pareti e pavimento annullando la profondità appena suggerita dalla convergenza di alcune linee. Inoltre la soppressione dello spigolo tra le due pareti al di sopra del dipinto più grande rende difficile una possibile lettura tridimensionale dello spazio.
Tutto il mobilio - rappresentato con sottili linee biancastre - è evanescente e fantasmatico, come in un'immagine wireframe, a fil di ferro. L'orologio ha perso la sua funzione: non ha le lancette così non segna il tempo.
Consistenza fisica hanno invece le sue opere appese alle pareti o poggiate qua e là, gli strumenti del suo lavoro, le matite, e un frammento di natura, il ramoscello che fuoriesce dalla bottiglia il cui ruolo è di supplire alla mancanza di uno scorcio sul paesaggio inquadrato da uno finestra.
Matisse ha una straordinaria capacità di tradurre la realtà in un disegno utilizzando poche linee aperte, quelle indispensabili per cogliere l'essenza di un viso, di un corpo. Lo fa usando la matita, la penna e magistralmente anche il pennello.
L'unicità essenziale del gesto sembra rimandare all'arte orientale, così lontana dalla tradizione occidentale, ma già oggetto di attenzione di tanti artisti a partire dal post-impressionismo.
La sapienza disegnativa ha riflessi anche nella pittura, nella quale la linea trova una formidabile alleanza con il colore, con il quale, senza generare conflitti, innesca una equilibrata relazione dialettica, definendo così una delle principali cifre stilistiche del suo linguaggio.
La figura umana è una costante fonte di interesse per Matisse che così spiega questa sua predilezione: I miei modelli sono figure umane e non semplici comparse in un interno. Essi sono il tema principale del mio lavoro (…) Le loro forme non sono perfette, ma sono sempre espressive. L’interesse emotivo che risvegliano in me non è rispecchiato dalla raffigurazione del loro corpo, ma spesso è rivelato da particolari linee o valori sparsi sull’intera tela, che rappresentano allo stesso tempo l’ampliamento orchestrale o architettonico del tema.
Nella rappresentazione delle figure è possibile leggere l'evoluzione del suo stile verso forme sempre più sintetiche, assolute. Nel Nudo rosa la figura, definita da essenziali linee di contorno, occupa prepotentemente quasi la metà dell'immagine [→]. Nei Nudi blu i corpi sono ridotti a silhouette ritmicamente decorative realizzate ritagliando fogli di cartoncino [↓].
I dipinti di Matisse infrangono le regole della corretta prospettiva ed eludono i canoni proporzionali in favore di una rappresentazione priva di profondità intesa in senso tradizionale.
Talvolta il taglio dell'immagine, che esclude spesso parti significative delle figure, suggerisce che lo spazio fluisca oltre i limiti imposti dalla tela [←]. In altri casi le figure giganteggiano in un riquadro che sembra troppo piccolo per poterle contenere [→].
Nella Signora in blu il pavimento appare ribaltato verticalmente e deformato per adattarsi al profilo della poltrona che a sua volta sembra fondersi con la parete di fondo. La donna si presenta monumentale nel suo vestito che nasconde le forme del corpo. Le mani enormi e il volto incorniciato dal retrostante vaso di fiori gialli sono rosa, l'unico colore usato in chiave naturalistica [→].
Conversazione
espandi dopo aver rispostoIl dipinto raffigura l'incontro mattutino del pittore, in pigiama, con sua moglie, seduta su una sedia. Tra i due una finestra mostra il paesaggio.
La posizione di profilo dei due coniugi, il loro aspetto ieratico e il colore blu hanno fatto associare questo dipinto agli smalti bizantini o alle figure egiziane come quelle della Stele di Nemtiui.
Il confronto più pregnante è con l'Annunciazione di Simone Martini. In entrambe le opere c'è un colore dominante, da una parte il blu, dall'altra l'oro, e la relazione psicologica tra i due protagonisti è rafforzata dagli sguardi e mediata dalla finestra in un caso e dai gigli nell'altro.
Notevoli i rimandi tra le due figure femminili: definite da un elegantissimo profilo, occupano lo spazio della seduta allo stesso modo.
La prima versione della danza fu realizzata nel 1909 [←]. È un'opera particolarmente cara a Matisse, infatti la ritroviamo rappresentata all'interno di altre tele sotto forma di dettaglio prospetticamente realistico [←] [↑]. Inoltre il girotondo presente al centro de La gioia di vivere del 1906 sembra decisamente essere un bozzetto per la Danza (le figure sono disposte nelle stesse posizioni con l'eccezione di un sesto personaggi sulla sinistra che non ritroviamo nel dipinto del 1909) [→].
La seconda versione fu commissionata per la sua grande casa dal collezionista Sergej Ščukin, che acquistò anche molte altre opere di Matisse.
Le cinque figure danzano tenendosi per mano occupando lo spazio secondo una composizione che segue un ritmo di forma e colore che è allo stesso tempo lento e frenetico, armonico e sincopato.
I corpi sono di un rosso arancio e connettono attraverso una doppia complementarità cromatica il terreno verde con il cielo blu intenso.
Le gigantesche figure, allo stesso tempo bellissime e mostruose, sembrano ballare sul tetto del mondo. La verde curvatura è così quella della Terra e il fondo blu l'intero firmamento.
Testo, ITA, Giulio Carlo Argan
Questa grande composizione, uno dei più alti capolavori del nostro secolo, è la risposta serena, ma decisamente negativa, di Matisse al cubismo trionfante. L’arte (sembra dire) può ancora penetrare le supreme verità dell’essere, le infinite armonie dell’universo: forse è la sola attività umana che possa ancora farlo, né possono impedirglielo le vedute positiviste, pratiche della società contemporanea.
Il quadro ha un significato mitico-cosmico: il suolo è l’orizzonte terrestre, la curva del mondo; il cielo ha la profondità turchina degli spazi interstellari; le figure danzano giganti tra la terra e il firmamento. Al Cubismo che analizza razionalmente l’oggetto Matisse contrappone l’intuizione sintetica del tutto. Questo è appunto il quadro della sintesi, della massima complessità espressa con la massima semplicità.
È la sintesi delle arti: musica e poesia confluiscono nella pittura, e la pittura è concepita come una architettura di elementi in tensione nello spazio aperto; sintesi di rappresentazione e decorazione; di simbolo e realtà corporea; di volume, linea, colore. Ma la sintesi può ancora essere un calcolo razionale; bisogna andare oltre, identificarla con una bellezza mai vista e quasi mostruosa, sovrannaturale, al di là del diverso naturalismo del bello classico e del romantico.
E deve essere un bello che implichi e risolva in sé anche il suo contrario, il brutto, dacché un bello che abbia un contrario non sarebbe universale: e lo stesso modulo di bellezza deve valere per le figure, la terra, il cielo. Dunque il bello non può essere una forma finita, ma continua, ritmica: le figure si allungano e flettono nel ritmo che le trasforma e la loro bellezza, cosmica e non fisica, non è separabile da quella dello spazio in cui si muovono.
Come non può esserci equilibrio statico, non può esserci un ritmo regolare, uniforme; il ritmo deve generarsi nel quadro (si veda il piede di una figura che preme la terra come se fosse elastica; e il circolo sempre spezzato e ripreso delle braccia), e salire via via a un climax di massima intensità portando tutti i valori (colori e linee) a un vertice dove solo una sensibilità eccitata oltre il proprio limite può afferrarli.
Matisse opera ormai al di là di tutti i registri, di tutte le gamme, di tutti gli accordi a cui l’occhio umano è assuefatto dall’esperienza della natura: nella dimensione ultrasensibile, ma non trascendente, degli ultra-colori. Questa era la sua intenzione: lo dimostra una lettera in cui scrive di aver cercato «per il cielo un bel blu, il più blu dei blu (la superficie è colorata fino alla saturazione, vale a dire fino al punto in cui emerge finalmente il blu, l’idea del blu assoluto), e lo stesso vale per il verde della terra, per il vermiglione vibrante dei corpi.
C. G. Argan, Storia dell’arte moderna
Negli anni Trenta Matisse torna a lavorare sul tema della danza su commissione del collezionista statunitense Albert C. Barnes.
L'opera, un murale realizzato site specific per un altro edificio, è oggi conservata in una sala della Barnes Foundation di Philadelphia.
Le 8 figure che si relazionano liberamente con lo spazio interno alle tre arcate sono visibili dal basso, ma anche frontalmente, dal mezzanino. Da lì, voltandosi di 180 gradi, è possibile vedere, in una piccola sala, La gioia di vivere (Barnes aveva acquistato molti dipinti di Matisse trai quali proprio quello che contiene quello che sembra essere un "bozzetto" per La Danza).
Sergej Ščukin aveva commissionato a Matisse, oltre a La Danza anche un altro dipinto ad esso connesso, La Musica per il quale utilizza gli stessi colori, la stessa ambientazione e lo stesso stile.
Il dipinto è esposto al Museo dell'Ermitage di San Pietroburgo affianco a La Danza.
Matisse trascorre gli ultimi 10 anni della sua vita sulla sedia a rotelle o a letto a seguito di un'operazione resa necessaria da una neoplasia. Inoltre l'artrosi gli preclude quasi del tutto l'uso del pennello. L'evento non costituisce per il maestro francese una battuta d'arresto, ma un'occasione per sperimentare nuove tecniche espressive compatibili con la sua condizione.
Così, munito di grandi forbici, inizia a ritagliare cartoncini preventivamente colorati con le tempere da un assistente e a produrre straordinari collage, coloratissimi e gioiosi: i cut-out.
Alcuni di questi lavori sono confluiti in un libro, Jazz, realizzato con scritte fatte a mano col pennello e litografie desunte da i cut-out, altri sono diventati opere di grande formato realizzate dai suoi assistenti sotto la sua direzione [→].