Camminavo lungo la strada con due amici quando il sole tramontò, il cielo si tinse all'improvviso di rosso sangue. Mi fermai, mi appoggiai stanco morto ad una palizzata. Sul fiordo nero-azzurro e sulla città c'erano sangue e lingue di fuoco. I miei amici continuavano a camminare e io tremavo ancora di paura... E sentivo che un grande urlo infinito pervadeva la natura.
Edvard Munch
Quel che sogno è un'arte fatta di equilibrio, purezza e tranquillità, senza oggetti minacciosi o angoscianti; un'arte che sia per chiunque lavori col cervello, ad esempio l'uomo d'affari o il letterato, un lenitivo, un calmante della mente, qualcosa di simile a una buona poltrona su cui riposare dalle fatiche fisiche.
Henri Matisse
In questo blister scopriremo in che modo gli artisti espressionisti hanno gettato le basi dell'arte contemporanea superando tanto le posizioni naturalistiche quanto quelle impressioniste, ma anche come i germi di questa rivoluzione siano rintracciabili nelle opere postimpressioniste di Gauguin e Van Gogh.
L'Espressionismo si manifesta nel 1905 in Francia con i Fauves (belve) [1] e in Germania con Die Brücke (il ponte) [2]. A questi due raggruppamenti è possibile aggiungere, sempre in Germania, il successivo Der blaue Reiter (il cavaliere azzurro) [3], gli espressionisti austriaci [4] e, come antesignano, il norvegese Munch [5].
Ciò che li accomuna è l'atteggiamento anti-impressionista desunto da Gauguin e Van Gogh che porta, con differenti modalità, alla deformazione e distorsione delle figure, all’uso antinaturalistico del colore e al disinteresse nei riguardi della prospettiva in favore di una rappresentazione libera e anticonvenzionale dello spazio.
Direzione
Nei riguardi della realtà l'Espressionismo si pone in una posizione opposta a quella impressionista.
L'azione impressionista procede secondo una direttrice che va dall'oggetto (la realtà) al soggetto (il pittore): possiamo così associare l'immagine sulla tela a quella che si imprime sulla retina dell'artista. Sappiamo, però, che c'è retina e retina: su quella di Monet si forma un'immagine quasi liquida, su quella di Renoir una più gassosa.
L'azione espressionista si muove nella direzione opposta e il soggetto permea di sé l'oggetto proiettando sulla tela i propri stati d'animo, dai tormenti esistenziali alla gioia di vivere.
Testo, ITA, G.C. Argan
Letteralmente, espressione è il contrario di impressione. L'impressione è un moto dall'esterno all'interno: è la realtà (oggetto) che s'imprime nella coscienza (soggetto). L'espressione è un moto inverso, dall'interno all'esterno: è il soggetto che imprime di sé l'oggetto. È la posizione, antitetica a quella di Cézanne, assunta da Van Gogh.
Nei confronti della realtà, l'Impressionismo manifesta un atteggiamento sensitivo, l'Espressionismo un atteggiamento volitivo, talvolta anche aggressivo. Sia che il soggetto assuma in sé la realtà, soggettivandola, sia che si proietti sulla realtà, oggettivandosi, rimane fondamentale l'incontro del soggetto e dell'oggetto e, quindi, l'affronto diretto del reale.
L'Espressionismo si pone come antitesi dell'Impressionismo, ma lo presuppone: l'uno e l'altro sono movimenti realisti, che esigono l'impegno totale dell'artista nel problema della realtà, anche se il primo lo risolve sul piano della conoscenza ed il secondo sul piano dell'azione. Si esclude invece l'ipotesi simbolista di una realtà al di là dei limiti dell'esperienza umana, trascendente, che si può soltanto intravedere nel simbolo o immaginare nel sogno.
Si delinea così, fin da questo momento, il contrasto tra un'arte impegnata, che tende ad incidere profondamente sulla situazione storica, ed un'arte di evasione, che si ritiene estranea e superiore alla storia. Soltanto la prima (la tendenza espressionista) pone il problema del concreto rapporto con la società, e dunque della comunicazione; la seconda (la tendenza simbolista) lo esclude, si pone come ermetica o subordina la comunicazione alla conoscenza di un codice (il simbolo, appunto) in possesso di pochi iniziati.
Giulio Carlo Argan, L’Arte Moderna
La deformazione delle figure, con modalità espressive molto diverse, è riscontrabile in numerose opere espressioniste.
Le figure di Kirchner sono allungate, spigolose, aggressive, quasi taglienti, definite prevalentemente da linee spezzate.
Quelle di Munch raggiungono esiti altrettanto drammatici, ma attraverso l'utilizzo di forme curve ondulate, concentriche, spesso chiuse, come fossero la materializzazione di un campo di forze. I volti sono deformati fino a trasformarsi in teschi o fantasmi.
Anche Matisse fa ricorso alla curva, ma la sua è morbida, armoniosamente ritmica, spesso aperta e inclusiva, espressione di un atteggiamento positivo nei riguardi della vita.
Schiele propone corpi scarnificati nei quali alla deformazione dell'intera figura se ne aggiungono altre più piccole e puntuali determinate da un tratto nervoso e frenetico.
Deformazione
Affrontando lo studio di alcuni autori, in passato, abbiamo evidenziato come le loro opere mostrassero tratti espressionistici.
È il caso di quelle di El Greco prima e di Goya poi che, in modo diverso, applicano alla forma evidenti distorsioni.
El Greco rappresenta figure alte, affusolate, con teste piccole e allungate, secondo proporzioni che eludono i canoni rinascimentali, rendendo così i suoi dipinti estremamente riconoscibili.
Goya, specialmente nelle sue ultime opere, quelle del periodo nero, accentua le nodosità dei corpi ed esaspera l'espressività dei volti e dei gesti.
Il colore è usato dagli espressionisti, spesso, in chiave antinaturalistica per esprimere uno stato d'animo o un'intenzione.
i colori dei dipinti del Die Brücke sono drammaticamente contrastanti con tonalità cupe.
Quelli dei Fauves sono ugualmente contrastanti, ma squillanti e gioiosamente luminosi.
Gli esponenti del Der blaue Reiter usano colori puri, spesso stesi in campiture compatte, connotatati da un valore spirituale.
Colore
Gauguin rappresenta una visione nella quale Giacobbe lotta contro un angelo. L'azione si svolge su un prato reso da un rosso vermiglio steso senza sfumature, una pura proiezione mentale, simbolo di forte passione.
Il titolo del dipinto di Matisse è anche Armonia in rosso. Inizialmente era invece Armonia in verde e poi Armonia in blu. Matisse ha modificato due volte il colore prevalente dell'opera. Qui il rosso è messo in relazione con gli altri due primari (giallo e blu) e con il suo complementare (il verde) per raggiungere una perfetta armonia cromatica.
Nella rappresentazione dello spazio gli espressionisti eludono le regole prospettiche o le reinterpretano in chiave personale. Le immagini appaiono quindi distorte o appiattite.
Nel dipinto di Kirchner la parte destra dell'immagine suggerisce la presenza di un orizzonte molto alto, fuori dal quadro, quella sinistra e quella centrale, con l'edificio curvo e le arcate, un punto di vista molto basso.
Nello Studio Rosso di Matisse il rosso dominante appiattisce l'immagine; in realtà è la soppressione della linea verticale di separazione tra le due pareti ad accentuare maggiormente la sensazione di piattezza.
nota: la sezione del sito offre una ampia ricognizione sul cinema impressionista (testi, immagini e video), sui rapporti con l'arte e sulle connessioni con il cinema contemporaneo.
Parallelamente alla corrente pittorica si afferma in Europa l'architettura espressionista. Nello schizzo di Mendelsohn per la Torre Einstein è evidente la tensione impressa alla linea di terra che si deforma in una curva [1].
Nel primo dopoguerra, negli Stati Uniti, prenderà vita l'espressionismo astratto, che tenterà di declinare la forza del segno attraverso forme astratte [2].
Bacon, invece, approfondirà nelle sue tele il tema della distorsione raggiungendo risultati di potente drammaticità [3].
Negli anni ottanta si diffonderà poi un vero e proprio movimento neo-espressionista i cui esiti più interessanti sono rintracciabili nelle opere di Kiefer [4] in Germania e di Freud [5] in Inghilterra.
Tre studenti di architettura, Ernst Kirchner, Erich Heckel e Karl Schmidt-Rottluff nel 1906 fondano a Dresda il gruppo Die Brücke (il ponte). Successivamente si uniranno Pechstein, Nolde e Muller.
Il termine, fa riferimento ad un passo di Così parlò Zarathustra di Nietzsche e simboleggia proprio un ponte che questi artisti vogliono lanciare verso un futuro basato sulla volontà di potenza, un ponte tra arte e vita.
Vivono una vita dissoluta - eredi dello Sturm und Drang romantico - e propongono un’arte di denuncia politico-sociale che ritrae spesso persone comuni o emarginati.
Le forme sono angolose ed aggressive, talvolta sgraziate e disarmoniche.
I colori sono acidi e contrastanti con tonalità spesso cupe.
I loro dipinti, indagano i temi dell’alienazione e la solitudine, dell’incomunicabilità e l’omologazione.
La loro sembra quasi una poetica del brutto messo in scena.
Stilisticamente sono influenzati dai tratti incisivi di Van Gogh e Munch e dall’arte primitiva dell’isola di Palau in Oceania.
Per avere una maggiore visibilità e diffusione ricorrono all’uso della xilografia, una tecnica di incisione con lastre di legno usata spesso nelle stampe giapponesi, che produce immagini molto precise e incisive.
Provano anche a proporre varie riviste, tra le quali Revolution e Der Sturm.
Paradossalmente il loro tentativo di raggiungere un vasto pubblico si traduce in indifferenza e talvolta disprezzo da parte di quegli stessi strati della popolazione che erano coinvolti nelle loro rappresentazioni.
Dopo due anni dallo spostamento di Kirchner a Berlino il gruppo si scioglie nel 1913.
Ernst Ludwig Kirchner (1880-1938)
Kirchner è l'ispiratore e animatore della Brücke, infatti dopo il suo trasferimento a Berlino il gruppo si sciolse.
Nelle sue opere è possibile individuare il suo interesse per le incisioni tedesche del Cinquecento per l’arte primitiva e le stampe giapponesi.
Nel 1914 dopo lo scioglimento della Brücke, Kirchner si arruola come volontario. Partecipa alla Prima guerra mondiale, ma viene congedato nel 1915 per insanità mentale. Nel 1917, gravemente depresso, si trasferì in Svizzera, a Davos.
Nel 1937 le sue opere furono esposte nella mostra di Arte Degenerata promossa da Hitler per essere derise e poi distrutte. L'anno successivo si tolse la vita.
Nei dipinti del pittore tedesco prevalgono le figure femminili.
Nel primo periodo della sua attività sono spesso nude, colte nell'intimità domestica, sensuali e a volte materne.
Nel secondo periodo l'ambientazione cambia e prevalgono scorci urbani che propongono donne moderne e sicure di sé, talvolta aggressive e spregiudicate.
“è un ritratto di Erna Schilling, la sua ragazza all’epoca e compagna di una vita. Kirchner la mostra seduta davanti a uno specchio con indosso una sottoveste e scarpe a tacco alto. Si guarda in modo contemplativo, con la mano sinistra appoggiata sulla guancia. Eppure dal punto di vista dello spettatore o dell’artista stesso, la posa è diversa: le sue mani, entrambe dietro la testa, si estendono in modo più provocatorio. Questa divergenza tra ciò che l’artista immagina e ciò che realmente è suggerisce qualcosa dell’ambivalenza e della contraddizione tra il modo in cui lui vedeva la donna e il modo in cui lei vedeva se stessa e il suo ruolo nella loro relazione. Le forme della donna richiamano il legno e suggeriscono che Kirchner cercasse qualcuno da modellare nelle sue fattezze preferite, ponendo quindi se stesso in una posizione dominante. Il fatto che lei non rispecchi la visione di lui indica una sorta di lotta nel modo in cui definivano gli equilibri di potere tra di loro.”
da L’arte senza gerarchie di Ernst Ludwig Kirchner A New York di Maurita Cardone, Artribune
Dopo essersi trasferito a Berlino il suo interesse si sposta all'esterno, verso la città. Tra il 1913 e il 1915 realizza la serie Scene di strada.
In queste opere il suo stile è caratterizzato da una progressiva emancipazione dalle regole, siano esse prospettiche o tecniche.
Emerge l'immagine di una città contraddittoria e distorta: una impietosa critica nei riguardi della società borghese tedesca.
Spazia tra visioni ampie e scorci strettissimi che vedono spesso protagoniste, in primo piano, appariscenti prostitute.
Kirchner partecipa alla Prima guerra mondiale, da volontario, ma verrà subito congedato.
Nell'autoritratto indossa la divisa del 75° reggimento di artiglieria e si ritrae smarrito, con lo sguardo assente. Alle sue spalle sono presenti alcuni dipinti che raffigurano nudi femminili. In primo piano ci mostra il braccio destro con la mano mozzata.
Questo dettaglio cruento e la posizione di spalle rispetto ai quadri alludono alla sensazione di menomazione provata durante la guerra, e alla inconciliabilità di quest'ultima con la sua arte.
Rappresenta anche la sconfitta dell'artista nel suo tentativo di scuotere le coscienze ed educare il popolo attraverso l'arte.
Kirchner ritrae due prostitute che passeggiano di sera lungo una via di Berlino.
L'immagine è piatta e le due figure principali si sovrappongono alle due in secondo piano e a frammenti di città.
I volti sono spigolosi ed aguzzi e rimandano alle maschere africane.
I colori sono contrastanti, in alcuni casi acidi e cupi.
Le forme definiscono cunei spigolosi ed aggressivi.
I Fauves (belve) operano dal 1905 al 1907. Nel 1905 si inaugura al Salon d’Automne una mostra collettiva al cui interno, in una unica sala, la così detta gabbia centrale, esposero Matisse, Marquet, Derain, de Vlaminck, Manguin, Camoin.
Il gruppo non ha una vera unità d’intenti, non ha alcuna intenzione di criticare la società e di realizzare opere aggressive; i suoi membri vogliono invece esprimere emozioni e descrivere il gusto e la gioia di vivere.
La loro è una pittura istintiva e immediata ottenuta con pennellate evidenti, senza gradazioni o sfumature.
Il gruppo si disunì già dopo due anni anche a causa della grande retrospettiva del 1907 su Cezanne presso il Salon d’Automne.
Henri Matisse (1869-1954)
Der Blaue Reiter non è un movimento artistico, infatti non ha un suo manifesto. Gli artisti del gruppo organizzarono mostre collettive e pubblicarono nel 1912 un Almanacco che conteneva saggi e riproduzioni di opere.
Ciò che li accomuna è l'uso del colore in forma simbolica, come mezzo per esprimere liberamente i propri stati d'animo.
Ne fanno parte Wassily Kandinsky, Franz Marc, Alexej Von Jawlensky, Gabriele Münter, Marianne Von Werefkin, August Macke e Paul Klee.
Il nome deriva dalla passione di Kandinsky per i cavalieri, di Marc per i cavalli e dalla predilezione comune per il blu.
Il cavaliere è una figura ispirata alle storie medioevali, come quella di S. Giorgio e il drago, un eroe in grado di andare oltre i limiti nella lotta tra materia e spirito. Un Cavaliere azzurro lo aveva già dipinto nel 1903 con uno stile ancora influenzato dall'Impressionismo.
Il cavallo è, probabilmente, l'animale che più degli altri rimanda all'idea primordiale di purezza e innocenza.
L'azzurro, sostiene Kandinsky, è il colore dello spirito perché si può passare dalle tonalità chiare, quasi bianche, a quelle scure, quasi nere, più gradatamente rispetto agli altri colori.
Cavalli colorati
L'opera più importante di Paolo Uccello è il ciclo di tre dipinti dedicati alla Battaglia di San Romano tra fiorentini e senesi. Le tre immagini sono popolati da cavalieri e cavalli che sembrano partecipare ad una giostra medioevale più che ad una battaglia.
L'opera conservata agli Uffizi presenta in primo piano tre cavalli bianchi, due rossi e due azzurri dalle forme geometrizzate che contribuiscono ad accentuare il clima fiabesco che rimanda alle opere di Marc.
Per gli artisti del Der Blaue Reiter forme e colori hanno un suono ben preciso, un suono che entra in risonanza con il nostro spirito e provoca delle specifiche risposte emotive proprio come fa la musica.
Alle opere di Kandinsky possiamo associare il concetto di sinestesia, cioè Il fenomeno che si verifica quando stimolazioni provenienti da una via sensoriale portano a delle esperienze riferibili ad un percorso sensoriale differente.
Kandinsky, che aveva studiato violino e pianoforte, associava ai diversi colori il suono di specifici strumenti musicali: al verde il violino in grado di suscitare la calma, al rosso il rullo dei tamburi, sensazione energica e crescente. Approfondiremo queste tematiche quando ci occuperemo dell'astrattismo.
In Austria gli artisti dell’espressionismo, pur avendo alcuni tratti comuni riconoscibili, operano in modo autonomo senza riunirsi in gruppi strutturati.
La città in cui operano è Vienna, metropoli internazionale e crogiolo di idee e innovazioni in molti campi: dalla psicanalisi di Freud, alla musica di Mahler e a quella dodecafonica di Shonberg.
I due maggiori esponenti, Kokoschka e Shiele, si conoscevano appena. Prevalgono in entrambi figure umane (spesso autoritratti) rese con linee nervose e spezzate, con grande interesse rivolta alla introspezione.
Egon Schiele (1890-1918)
Molto dotato, specialmente nel disegno, entra in contatto con Klimt dal quale è molto influenzato. Successivamente si distacco dallo stile del maestro della Secessione e si concentrò sullo studio di un tratto nervoso e immediato.
Ha una grande produzione, oltre che di dipinti, di disegni dal vero ed acquerelli che rappresentano in modo crudo corpi nudi deformati e contorti, spesso in pose erotiche.
Il suo lavoro fu considerato di gusto discutibile al punto che nel 1912 fu condannato per la diffusione di immagini oscene.
Morì nel 1918 a soli 28 anni.
Dai suoi autoritratti fortemente introspettivi traspare una disagio interiore, una personalità complessa e tormentata dal lutto per la perdita del padre.
Non fa uso di chiaroscuro e delega alla linea, nervosa ma elegante, il compito di definire la forma.
Si rappresenta con il corpo emaciato, talvolta quasi scarnificato, con la carnagione pallida in contrasto con i capelli scuri.
Le mani - affusolate, innaturalmente lunghe e nodose - sono sempre in evidenza impegnate in gesti scomposti.
nota: l'articolo, anche attraverso numerose immagini, evidenzia le peculiarità degli autoritratti di Schiele.
I due amanti giacciono sul letto, nudi e abbracciati. I corpi delineati da tratti decisi emergono da un lenzuolo bianco che sembra rigido e accartocciato.
La scelta dell'inquadratura è anomala, dall'alto, così la partecipazione dello spettatore si fa più intensa e diretta.
La composizione è, con evidenza, giocata sulla diagonale che parte dall'angolo in basso a sinistra per finire in alto a destra, suggerendo una percorso di lettura privilegiato verso il nodo plastico dell'abbraccio.
Siamo nel 1917, nel pieno della Prima guerra mondiale e il sentimento che prevale è più di disperazione che di passione: l'uomo tende i muscoli avvinghiandosi al collo della donna che lo accarezza amorevolmente per confortarlo.
Abbraccio
Schiele deve molto a Klimt. Le due immagini mostrano alcune analogie: l'evidenza del tratto, la posizione reciproca dei corpi e l'occultamento dei visi.
Prevalgono però le dissonanze. Il clima dell'opera di Klimt è trionfalmente gioioso, quello dell'Abbraccio di Schiele drammaticamente inquieto. Nel primo caso i corpi sono immersi nella luce del fondo dorato, nel secondo quasi risucchiati dal telo bianco increspato.
Il tratto di Schiele rivela una personalità fuori dal comune, un talento puro che impose a Klimt di affermare "lei disegna meglio di me", un talento inespresso per la prematura scomparsa a 28 anni.
Oskar Kokoschka (1886-1980)
Inizialmente drammaturgo, si dedica alla pittura sotto la spinta e la protezione di Adolf Loos.
Realizza molti ritratti ed autoritratti nei quali ciò che emerge è lo stato d’animo del soggetto reso con tratti spigolosi e nervosi.
Le sue fonti di ispirazione sono la pittura tedesca del XVI secolo ma anche El Greco.
Nel 1908 il suo dramma Assassino, speranza delle donne gli procura l’espulsione dalla Scuola di arti e mestieri.
Dal 1914 ha una tormentata relazione con Alma, la vedova di Mahler, il compositore, verso il quale avrà sempre una sorta di timore reverenziale. La sposa del vento del 1914 esemplifica questa condizione.
Partecipò alla Prima guerra mondiale, fu ferito e, dopo un ricovero, fu congedato per instabilità mentale. La sua arte venne dichiarata degenerata dal regime hitleriano.
I due amanti sono rappresentati a letto, avvolti da lenzuola svolazzanti che si mescolano al fondo in un moto vorticoso in uno spazio privo di reale consistenza dai colori freddi.
La composizione è articolata sulla diagonale opposta rispetto a quella usata da Shiele in Abbraccio.
L'uomo è evidentemente l'artista stesso e la donna la sua compagna Alma. La loro relazione è stata intensa, ma anche tesa e contrastata per la difficoltà da parte di Kokoschka di confrontarsi con la figura dell'ex marito di lei defunto (Mahler).
Alma dorme tranquilla appoggiata sulla spalla dell'uomo. Lui è sveglio, con gli occhi sbarrati e le mani intrecciate immerso nei suoi pensieri e nei suoi tormenti.