2. Il sistema duale sbilanciato a vantaggio della proprietà 

(o della rendita)

In Italia esistono circa 31 milioni di unità abitative ed un totale di 25,7 milioni di famiglie. Tra queste 31 milioni di abitazioni circa 24 milioni risultano occupate, ciò vuole dire che circa 7 milioni di abitazioni sono vuote, sfitte, inutilizzate o poco utilizzate. Anche ipotizzando che metà di quelle abitazioni siano seconde case usate per le vacanze, avremmo 3,5 milioni di immobili vuoti tutto l’anno. Di fronte ad un dato di questo calibro il problema abitativo dovrebbe e potrebbe essere risolto in brevissimo tempo. Così non è. Il blocco economico e di potere costituito dai grandi costruttori e detentori di questo immenso patrimonio è sempre riuscito nel corso dei decenni a determinare politiche di intervento, a tutti i livelli, che garantissero lo status quo o rafforzassero la loro posizione. Il tutto a discapito di milioni di persone, una massa di lavoratori, precari, disoccupati, studenti, giovani e meno giovani a cui il diritto all’abitare è precluso ad eccezione di quei pochi che ancora riescono ad ottenere un mutuo per l’acquisto della prima casa, spesso indebitandosi a vita. 

A incentivare la mutuo-crazia italiana vi è una legge di liberalizzazione dei canoni, la n. 431 del 9 dicembre 1998, la quale produce affitti che incidono enormemente sui salari (dal 40 fino a picchi del 70%) e che in 25 anni ha causato più di due milioni di provvedimenti di sfratti, oltre che un sistema di Edilizia Residenziale Pubblica ridotta all’osso. Di fatti l’aspettativa media di attesa in lista per l’assegnazione di un alloggio pubblico è di circa dieci anni, un lasso di tempo incompatibile con le esigenze di una famiglia in difficoltà e con le dimensioni di una crisi strutturale e non momentanea. A garantire tempi di attesa così lunghi sono il depotenziamento degli uffici e degli enti locali, ma soprattutto l’esiguo numero di alloggi disponibili: 750 mila circa, di cui 55 mila vuoti per colpevole volontà e negligenza di chi li gestisce. 

Non è tutto: gli interventi normativi varati dalle varie regioni in seguito alla riforma del Titolo V della Costituzione hanno determinato discostamenti notevoli rispetto a quanto previsto originariamente dalle varie leggi nazionali varate, le quali assegnavano un ruolo ben preciso all’Edilizia Pubblica. Oggi le case popolari stesse sono oggetto di speculazione, dismissione, aste di vendita e locazione, nonostante siano già marginali rispetto allo stock totale dell’esistente. Il tavolo si propone di discutere questi temi, in un momento di formazione ed avanzamento condivisione collettivo, nell’ottica di fornire all’assemblea plenaria i dati e le analisi più efficaci a supporto dell’iniziativa di una nuova Legge sui Canoni contenente forti criteri di calmierazione.