Il 13 settembre del 1946 la terza Sottocommissione della Commissione dei 75 riprende i lavori, partendo dalla proposta di 3 articoli, presentati congiuntamente da 3 autorevoli appartenenti a 3 diversi partiti.
Relatrici della proposta sono le deputate: Angelina Merlin, del gruppo parlamentare socialista, Teresa Noce del gruppo comunista e Maria Federici, democristiana.
3 donne con delle storie straordinarie.
Angelina Merlin era socialista, venne arrestata per ben cinque volte dopo l'assassinio di Matteotti, confinata, allontanata dall'insegnamento per non aver prestato il giuramento di fedeltà al regime fascista.
Nel 1946, questa coraggiosa intellettuale venne eletta deputata dell'Assemblea Costituente.
Lina Merlin si batterà affinché la Repubblica conceda speciale protezione alla maternità e all’infanzia, con interventi che verranno poi recepiti nell'art.31 della nostra Costituzione.
Il suo impegno è stato particolarmente importante sul tema dell'eguaglianza e della dignità delle donne, con battaglie che le hanno procurato rispetto, ma anche inimicizie all'interno del suo stesso partito, cattiva stampa e persino dileggio.
Nel 1958, la legge a suo nome abolirà la prostituzione legale nel nostro Paese, mettendo fine a quel sistema di sfruttamento femminile che era stato istituzionalizzato nelle case di tolleranza.
A lei si devono, tra l'altro, l'abolizione della dicitura "figlio di N.N." che veniva apposta sugli atti anagrafici degli orfani, l'equiparazione dei figli naturali ai figli legittimi, la legge sulle adozioni che eliminava le disparità tra figli adottivi e figli propri.
Merlin riuscì anche ad imporre la soppressione definitiva della cosiddetta "clausola di nubilato" nei contratti di lavoro, con la quale era possibile licenziare le lavoratrici che si sposavano.
Teresa Noce è stata una lottatrice eccezionale, nella politica come nella vita.
Torinese, nata nel 1900, nel 1921 fu tra le fondatrici del Partito Comunista Italiano. Assieme al suo compagno e poi marito Luigi Longo, la giovinezza di Teresa si svolse tra Mosca e Parigi, con tre figli da crescere - di cui uno morto in tenera età.
Nel 1936, con il nome di battaglia "Estella", si unì alle Brigate Internazionali che difendevano la Repubblica contro i franchisti, nella guerra civile spagnola.
Seguirono anni di Resistenza, guerra, arresti e deportazioni.
Eletta all'Assemblea Costituente fu una delle cinque donne entrate a far parte della Commissione, divenuta nota col nome di Commissione dei 75. A lei si devono le parole dell'articolo 3: "Tutti i cittadini...sono uguali davanti alla legge, senza distinzioni di sesso" - con le quali veniva posta la base giuridica per il raggiungimento della piena parità di diritti tra uomo e donna, tra gli obiettivi principali della sua attività politica.
Laureata in lettere e insegnante. Dopo l'8 settembre 1943 prese parte alla resistenza come partigiana.
Il 2 giugno 1946 fu tra le 21 donne elette all'Assemblea Costituente Italiana, dove sedette come componente del gruppo parlamentare democratico cristiano (D.C.)
Entrata a far parte della Commissione speciale divenuta nota col nome di Commissione dei 75, presieduta da Meuccio Ruini, lavorò nella Terza Sottocommissione, dedicata ai diritti e doveri economico-sociali, occupandosi, in particolare, della famiglia, della garanzia economico-sociali per l’assistenza della famiglia, della condizione dei figli nati fuori del matrimonio.
1) Art. ...Lo Stato ha il compito di assicurare a tutti i cittadini il minimo necessario all'esistenza per ciò che concerne gli alimenti, gli indumenti, l'abitazione, l'assistenza sanitaria; in particolare dovrà provvedere alla esistenza di chi sia disoccupato senza sua colpa o incapace al lavoro per età e invalidità.
2) Art. ...Alla donna sono riconosciuti, nei rapporti di lavoro, gli stessi diritti che spettano ai lavoratori. La remunerazione del lavoro di ogni cittadino, sia uomo o donna, deve assicurargli un'esistenza dignitosa, tenuto conto del carico familiare.
3) Art. ...Le condizioni di lavoro devono consentire il completo adempimento della funzione sociale della maternità. Istituzioni assistenziali e previdenziali integrate, ove occorra, dallo Stato, tuteleranno la vita di ogni bambino.
Il primo articolo intendeva impegnare la Repubblica a provvedere agli individui più deboli economicamente, liberandoli dallo stato di bisogno.
Si propone infatti di garantire ad ogni cittadino ed alla sua famiglia il minimo indispensabile all'esistenza: alimenti, indumenti, abitazione e assistenza sanitaria.
Andando oltre l'articolo 3 capoverso, insomma, Merlin, Noce e Federici, provano a dettagliare l'impegno ad un'affermazione concreta del diritto all'eguaglianza.
Nella sua relazione, Teresa Noce affermò che la Costituzione non dovesse limitarsi alla mera affermazione di diritti, ma dovesse indicare come si intendesse garantire il godimento di tali diritti.
Quando necessario, lo Stato deve agevolare la formazione delle famiglie, anche per mezzo di prestiti.
Importante l’intervento di Maria Federici, energica e indimenticabile Presidente del CIF che con visione lungimirante dopo aver parlato in difesa della provvidenze a favore della famiglia, ammonisce e ricorda che la tutela della madre e dei figli deve essere accordata anche quando la famiglia è irregolare perché “la maternità è cosa così fondamentale e delicata che ha bisogno di particolari cure”..
Nel secondo articolo si afferma l'equiparazione dei diritti tra donne ed uomini, sancendo la parità di trattamento economico.
Principio che troverà spazio, poi, all'art.37 della Costituzione.
Il terzo articolo tiene conto della situazione di fatto esistente in Italia, ritenendo che la questione della maternità non possa essere separata dalla questione della famiglia e che debba essere affermato, in un articolo a sé della Carta costituzionale, in quale modo lo Stato interverrà per tutelare la maternità.
Merlin, nella sua relazione, ragiona: "Dal momento che la donna ha un'importanza decisiva nella formazione della famiglia. Una donna, anche se non sia sposata, se ha dei figli potrà ugualmente costituire la propria famiglia". Il riconoscimento della funzione sociale della maternità non interessa solo la donna, ma tutta la società. Proteggere la madre significa proteggere la società alla sua radice, poiché intorno alla madre si costituisce la famiglia e, attraverso la famiglia, si garantisce l'avvenire della società.
La maternità, secondo Noce, deve essere considerata come una funzione sociale che interessa tutta la collettività e non soltanto la madre o la famiglia, e lo Stato deve predisporne una tutela e una protezione efficace.
Tre Madri Costituenti ragionano di parità, equità, garanzie.
Un fattivo contributo all'affermazione dell'eguaglianza sostanziale in Costituzione.
(le ricerche per questa pagina sono state condotte da Chiara D'Agostino - VAES)