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SIMULAZIONI INVALSI

Parole in libertà


Isgrò 1 2

ACROSTICO E MESOSTICO

'AKROS estremo    STIKHOS verso                                     W Verdi!


DA UN LAGO SVIZZERO E. Montale, La bufera e altro

Mia volpe, un giorno fui anch’io il “poeta

assassinato”: là nel noccioleto

raso, dove fa grotta, da un falò;

in quella tana un tondo di zecchino

accendeva il tuo viso, poi calava

lento per la sua via fino a toccare

un nimbo, ove stemprarsi; ed io ansioso

invocavo la fine su quel fondo

segno della tua vita aperta, amara,

atrocemente fragile e pur forte.


Sei tu che brilli al buio? Entro quel solco

pulsante, in una pista arroventata,

àlacre sulla traccia del tuo lieve

zampetto di predace (un’orma quasi

invisibile, a stella) io, straniero,

ancora piombo; e a volo alzata un’anitra

nera, dal fondolago, fino al nuovo

incendio mi fa strada, per bruciarsi.

Le figure retorichepp_1.odp

Giuseppe Ungaretti

Incomincio Il Porto Sepolto, dal primo giorno della mia vita in trincea, e quel giorno era il giorno di Natale del 1915, e io ero nel Carso, sul Monte San Michele. Ho passato quella notte coricato nel fango, di faccia al nemico che stava più in alto ed era cento volte meglio armato di noi. (...) Il Porto Sepolto racchiude l'esperienza di quell'anno (...) Dal momento che arrivo ad essere un uomo che fa la guerra, non è l'idea di uccidere o essere ucciso che mi tormenta: ero un uomo che non voleva altro per sé se non i rapporti con l'assoluto. (...) Nella mia poesia non c'è traccia dell'odio per il nemico, né per nessuno: c'è la presa di coscienza della condizione umana, della fraternità degli uomini nella sofferenza, dell'estrema precarietà della loro condizione. 


Le foglie, un "topos" letterario

Pioggia d’autunno di Ada Negri

Vorrei, pioggia d’autunno, essere foglia
che s’imbeve di te sin nelle fibre
che l’uniscono al ramo, e il ramo al tronco,
e il tronco al suolo; e tu dentro le vene
passi, e ti spandi, e si gran sete plachi.
So che annunci l’inverno: che fra breve
quella foglia cadrà, fatta colore
della ruggine, e al fango andrà commista,
ma le radici nutrirà del tronco
per rispuntar dai rami a primavera.

Vorrei, pioggia d’autunno, esser foglia,
abbandonarmi al tuo scrosciare, certa
che non morrò, che non morrò, che solo
muterò volto sin che avrà la terra
le sue stagioni, e un albero avrà fronde.


Come le foglie.pdf

Il teatro

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La recensione e il testo argomentativo

Buone regole per una recensione.


Da “Dolenti declinare (rapporti di lettura all’editore)” (1972) di Umberto Eco, tratto da “Diario minimo”, prima edizione Oscar narrativa Mondadori (ottobre 1988), pagg. 148-150:


Omero. Odissea


A me personalmente il libro piace. La storia è bella, appassionante, piena di avventure. C'è quel tanto di amore che basta, la fedeltà coniugale e le scappatelle adulterine (buona la figura di Calipso, una vera divoratrice d'uomini), c'è persino il momento "lolitistico" con la ragazzina Nausicaa, in cui l'autore dice e non dice, ma tutto sommato eccita. Ci sono colpi di scena, giganti monocoli, cannibali, e persino un po' di droga, abbastanza per non incorrere nei rigori della legge, perché a quanto ne so il loto non è proibito dal Narcotics Bureau. Le scene finali sono della migliore tradizione western, la scazzottatura è robusta, la scena dell'arco è tenuta da maestro sul filo della suspense. Che dire? si legge di un fiato meglio del primo libro dello stesso autore, troppo statico col suo insistere sull'unità di luogo, noioso per eccesso di avvenimenti – perché alla terza battaglia e al decimo duello il lettore ha già capito il meccanismo. E poi abbiamo visto che la storia di Achille e Patroclo, con quel filo di omosessualità nemmeno troppo latente, ci ha dato grane col pretore di Lodi. In questo secondo libro invece no, tutto marcia che è una meraviglia, persino il tono è più calmo, pensato se non pensoso. E poi il montaggio, il gioco dei flash back, le storie ad incastro... Insomma, alta scuola, questo Omero è veramente molto bravo. Troppo bravo direi... Mi chiedo se sia tutta farina del suo sacco. Certo, certo, scrivendo si migliora (e chissà che il terzo libro non sia addirittura una cannonata), ma quello che mi insospettisce – e in ogni caso mi induce a dare parere negativo – è il caos che ne conseguirà sul piano dei diritti. Ne ho parlato con Eric Linder e ho capito che non ne usciremo facilmente. Anzitutto, l'autore non si trova più. Chi lo aveva conosciuto dice che in ogni caso era una fatica discutere con lui sulle piccole modifiche da apportare al testo, perché è orbo come una talpa, non segue il manoscritto, e dava persino l'impressione di non conoscerlo bene. Citava a memoria, non era sicuro di avere scritto proprio così, dice che la copista aveva interpolato. Lo aveva scritto lui o era solo un prestanome? (...) Secondo un agente letterario di Chio, i diritti andrebbero a dei rapsodi locali, che praticamente avrebbero fatto un lavoro da "negri", ma non si sa se abbiano registrato il loro lavoro presso la locale società autori.

Un agente di Smirne invece dice che i diritti vanno tutti a Omero, tranne che è morto e quindi la città ha diritto a incamerare i proventi. Ma non è la sola città ad avanzare queste pretese. L'impossibilità di stabilire se e quando il nostro uomo sia morto, impedisce di avvalersi della legge del '43 sulle opere pubblicate dopo cinquant'anni dalla morte dell'autore. (...) Mi spiace molto, perché il libro merita. Ma non possiamo metterci a fare anche i poliziotti. Io quindi lascerei perdere.

Esempi di recensioni positive e negative:

Epica

I Promessi sposi

In gita "virtuale" a casa di Alessandro Manzoni. https://www.casadelmanzoni.it/


ed. 1940 Francesco Gonin

ed. 1836 Tony Johannot. Cide  Hamete Benengeli

I bravi, storia di un nome

Nuovi Azzeccagarbugli

Il tubolario della politica