latino
Dall'Indoeuropeo al Latino
La pronuncia
Le differenze rispetto alla pronuncia dell’italiano sono:
l’h è muta herba si pronuncia erba
mihi “a me” si pronuncia mii
l’y ha lo stesso suono della i gypsum “gesso” si pronuncia gipsum
il gruppo ph si pronuncia f elephantus “elefante” si pronuncia elefantus
il gruppo gl si pronuncia sempre come nella parola italiana “glicine”, mai come in “miglio, migliore”
il gruppo ti seguito da una vocale si pronuncia zi, quando la i non è accentata
amicitia si pronuncia amicizia
e non è preceduta da s, t, x bestia si pronuncia bestia
totíus “di tutto” si pronuncia totíus
I dittonghi ae e oe si pronunciano e caelum si pronuncia celum
ae e oe si pronunciano come sono scritti poena si pronuncia pena
quando la dieresi ¨, posta sulla seconda vocale,
segnala la presenza di uno iato. poëta si pronuncia poeta aër si pronuncia aer
La 1° declinazione
La quantità sillabica
Nella lingua latina ai cinque segni vocalici A, E, I, O, U corrispondevano dieci suoni, perché ogni vocale poteva essere pronunciata con due durate diverse:
le vocali che venivano pronunciate più rapidamente sono definite vocali brevi e sono convenzionalmente indicate dal segno ˘: ă, ĕ, ĭ, ŏ, ŭ;
le vocali la cui pronuncia durava di più sono chiamate vocali lunghe e sono indicate dal segno ¯:
ā, ē, ī, ō, ū.
Ad esempio:
mălum si diceva malum “il male”
mālum si diceva maalum “la mela”
Oltre alla quantità delle vocali, esiste una quantità delle sillabe (durata della pronuncia).
· Una sillaba che termina in vocale si dice aperta,
· una sillaba che termina in consonante si dice chiusa.
Le sillabe chiuse sono sempre lunghe; quelle aperte sono brevi se la vocale che contengono è breve, altrimenti sono lunghe; in genere, una vocale seguita da un’altra vocale è breve.
I dittonghi (au, eu, ae, oe) sono considerati lunghi.
L'accento
In latino l’accento non è mai evidenziato per iscritto; inoltre non esistono parole tronche.
Se esse sono composte da due sillabe, l’accento cade sulla penultima: voco = io chiamo, si pronuncia vòco.
Se, invece, il vocabolo è composto da più sillabe, si devono seguire le seguenti regole:
l’accento cade sulla penultima sillaba, se essa è lunga: cavēre = guardarsi da;
l’accento cade sulla terzultima, se la penultima è breve: conspicĕre = guardare.
Ciò accade in virtù della cosiddetta legge del trisillabismo, secondo cui l’accento non può risalire oltre la terzultima sillaba.
La sintassi latina (analisi logica)
I vitelli dei romani sono belli
Mater amat filiam. Filia amat matrem.
La madre ama la figlia La figlia ama la madre
La mamma (sogg.) sgrida il bambino.
Il bambino chiama la mamma (compl. ogg.).
Il bambino non ascolta le parole della mamma (compl. di specificazione).
Il bambino tira la palla alla mamma (compl. di termine).
Il bambino gioca con la mamma (compl. di compagnia).
La I declinazione
I nomi della prima declinazione sono per la maggior parte femminili; pochi maschili, che designano persone o fiumi; nessun neutro. Hanno il nominativo in –a e il genitivo in –ae.
Alcuni nomi della prima declinazione hanno solo il plurale: pluralia tantum
divitiae, -arum = ricchezza
insidiae, -arum = insidia
nuptiae, -arum = nozze
Athenae, -arum = Atene
Syracusae, -arum = Siracusa
Altri nomi hanno al plurale un significato diverso dal singolare:
copia, -ae = abbondanza copiae, arum = truppe
littera, -ae = lettera dell’alfabeto litterae, -arum = lettera missiva, letteratura
vigilia, -ae = veglia vigiliae, -arum = sentinelle
opera, -ae = opera operae, -arum = operai.
Singolare o plurale?
La seconda declinazione
-us maschili e femminili (alberi; città, regioni, isole; humus, alvus)
-er e in -ir maschili
nomi che conservano la -e- del nominativo singolare in tutta la declinazione (come in puer, pueri);
nomi nei quali la -e- è presente solo nel nominativo e nel vocativo singolare e scompare nel resto della declinazione (come in ager, agri).
Sarà l’osservazione della forma del genitivo nel dizionario a indicarti a quale gruppo appartiene un nome.
Il nome vir, viri, l’uomo, e i suoi composti (ad esempio triumvir, viri, il triumviro) al nominativo e al vocativo singolare escono in -ir, ma per gli altri casi seguono la declinazione regolare.
Nomi neutri in -um
VIDEOLEZIONI 10/02/2023
Particolarità 1° e 2° declinazione
CULTURA ROMANA
LA FAMIGLIA ROMANA
La casa romana
Pianta e assonometria di una tipica domus romana.
1. fauces (ingresso)
2. tabernae (botteghe artigiane)
3. atrium (atrio)
4. impluvium (cisterna per l'acqua)
5. tablinum (locale principale della domus, salotto/studio, situato in fondo all'atrium)
6. hortus (orto/giardino)
7. triclinium (sala da pranzo)
8. alae (ambienti laterali)
9. cubiculum (camera)
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ROMA A TAVOLA