Cara professoressa,

in queste settimane sto leggendo Wonder: un romanzo che penso possa insegnare qualcosa a tutti… perfino ad un’insegnante; quindi ho deciso di scriverle questa lettera.

La scrittrice R.J. Palacio racconta della vita di un ragazzo, August, che, a causa di una malattia molto grave, ha la faccia deforme; per questo suo problema non è mai andato a scuola e la madre gli faceva da insegnante.

Però, quando cresce, la famiglia decide che frequenterà la scuola media, dove incontrerà sia persone che lo prenderanno in giro per il suo aspetto che persone che lo accetteranno per quello che è… e da qui inizia tutta la storia, ma non voglio aggiungere altro, per non rovinarle il piacere della scoperta.

Una prima cosa che mi è piaciuta molto è la scelta dell’autrice di narrare la storia dal punto di vista di diversi personaggi, che all’inizio raccontano com’era la loro vita prima di incontrare August, e poi, con la loro narrazione, fanno proseguire la storia.

In particolare ho apprezzato che il narratore del primo capitolo sia August stesso, così il ragazzo ha potuto esprimere i propri pareri e pensieri, che di solito tiene chiusi in sè.

In questo modo ho potuto capire il suo punto di vista, sentire i suoi stati d’animo e conoscere il suo carattere ironico.

Ad esempio, dopo una serie di domande di sua mamma alle quali o non ha risposto o lo ha fatto a monosillabi, ha commentato: “Onestamente non so perché ce l’avessi tanto con la mamma, ma era così, ce l’avevo con lei”.

Questa simpatica considerazione mi ha colpito perché spesso succede anche a me di prendermela con qualcuno senza un motivo specifico, ma perché sono di malumore e quella è la prima persona che ha avuto la sfortuna di incrociarmi.

Sarà successo anche a lei di essere stata vittima della “luna storta” di qualche suo conoscente o di essere stata lei stessa la carnefice del malcapitato di turno!

Ma, tornando al libro, una descrizione che ho apprezzato e nella quale mi sono ritrovato è quella del primo giorno di scuola, poco prima dell’ingresso: “centinaia di ragazzi che parlavano fra loro a piccoli gruppi, ridevano e stavano lì ad aspettare”.

Mi sono rivisto un po’ spaesato, tra la marea di ragazzi sconosciuti, cercando di riconoscere qualche volto amico tra i vari gruppetti già formati.

Invece, uno dei tratti di questo libro che sopporto meno sono le innumerevoli volte in cui August viene definito “mostro”, “deforme” o “fenomeno da baraccone”, per esempio “Perché (Summer) passi così tanto tempo con quel fenomeno da baraccone?” “Non sei obbligato (Jack) a essere amico di quel mostro”.

Noi ragazzi ci sentiamo in imbarazzo per piccoli dettagli o difetti, come quando si arrossisce davanti agli altri o se ci tocca andare a scuola quando un terribile brufolo ha deciso di svettarci in fronte; quindi dev’essere difficilissimo convivere con una malattia così dura.

Non riesco neanche a immaginare la sfida che August deve affrontare per andare a scuola, dove tutti lo osservano perché è così diverso; ed è incredibilmente da vili deridere una persona con un tale problema.

August però, con determinazione, riesce a inserirsi e a trovare alcuni amici sinceri; per questo, anche se non ci sono molte sue descrizioni, lo immagino riflessivo, determinato per aver combattuto tutta la vita, simpatico ed autoironico, a tal punto da riuscire talvolta a scherzare sulla sua malattia.

Come avrà potuto capire, il messaggio che l’autrice ci vuole trasmettere è che finché non si è entrati nella vita di una persona, non la si è capita e non si conosce la sua storia, non la si può giudicare.

È proprio per questo insegnamento che mi sento di consigliarle questo libro: sono sicuro che apprezzerà la capacità dei veri amici di August di trovare il bello dove può sembrare non ce ne sia, come spesso lei fa con noi, trovando i nostri pregi, anche se un po’ nascosti, perché come dice R. J. Palacio nel titolo del quarto capitolo, citando “Il Piccolo Principe”: ”L’essenziale è invisibile agli occhi”.

Con simpatia,

Matteo

Padova, 22/03/2017

Cara Professoressa,

in queste settimane ho letto “Cuore d’inchiostro” un romanzo che di certo può letteralmente far entrare al suo interno tutti i più accaniti lettori di fantasy.

Quindi ho deciso di condividere con lei, tramite questa lettera, le mie considerazioni e mio stupore su questo libro.

La scrittrice Cornelia Funke racconta le vicende di Maggie, una ragazza vulcanica ed impulsiva a cui è scomparsa la madre.

Maggie vive tranquilla insieme a suo padre Mo (Mortimer) in una casa piena di libri, fino a quando una persona vestita di nero bussa alla sua porta. Maggie scopre che quest’uomo, Dita di Polvere, è un vecchio “amico” di suo padre, al quale si rivolge chiamandolo Lingua di Fata. La nostra protagonista, origliando i loro discorsi, nota che vengono citati molti strani personaggi, tra i quali Basta e Capricorno.

Non vorrei svelarle altro, le basti sapere che la trama è molto avvincente e coinvolgente, tanto che alcune volte mi sono trovato insieme a Maggie a rabbrividire, come quando nel villaggio di Capricorno è costretta ad evocare l’Ombra.

Non ho apprezzato molto la scelta della Funke di usare il narratore esterno: secondo me sarebbe stato più originale scrivere la storia a capitoli alterni, lasciando che ogni personaggio raccontasse la sua visione della vicenda.

Oltre a Maggie il mio personaggio preferito è Dita di Polvere, il Mangiafuoco uscito dal libro insieme alla sua inseparabile donnola con le corna, Guin.

Quando penso a questa persona me la immagino come un giovane con la pelle scura e dita sempre ricoperte di fuliggine.

Una delle frasi che più mi ha colpito di questo libro, viene più volte ripetuta da Dita di Polvere al suo apprendista Faird: “Il fuoco è come un feroce animale che bisogna conoscere per riuscire a domarlo”.

Il cattivo, o meglio l’antagonista, è il perfido piromane Capricorno che sottomette alla sua volontà i giovani che arrivano al suo villaggio rendendoli complici delle sue razzie.

In questo libro viene spesso citato il fuoco (che viene chiamato anche Gallo Rosso); secondo me il fuoco indica il Male che arde bruciando il Bene fino a quando non arriva una persona in grado di domarlo.

L’altro argomento che ritorna spesso è la lettura ad alta voce; a questo proposito la Funke racconta che Mo “riusciva a tessere e a ricamare con la voce” tanto che nemmeno lui capiva se chi lo rispettava lo faceva per ammirazione o per paura.

Infine, i veri protagonisti di questa vicenda sono i libri.

La famiglia di Maggie ha una vera passione per i libri: Mo li rilega e raccoglie i più recenti, mentre la zia colleziona i pezzi d’antiquariato. Il libro più importante della biblioteca di Mo è sicuramente “Cuore d’inchiostro"; da qui infatti, evocati dalla voce di Mo, sono usciti Basta, Capricorno, Guin e Dita di Polvere; contemporaneamente, per bilanciare i personaggi del libro, sono stati “risucchiati” nella storia sia Teresa, la madre di Maggie, che i suoi due gatti bianchi. La sfida dei nostri protagonisti è quella di riuscire a riportare “Cuore d’inchiostro” alla sua trama originaria, rimettendo tutti i personaggi al loro posto.

Una frase che mi ha colpito è quella scritta sulla targa appesa alla porta del laboratorio di Mo: “Alcuni libri vanno mangiati, altri vanno divorati, ma solo i più belli vanno assaporati”.

Cara Prof, la voglio salutare lasciandole una delle citazioni che l’autrice riporta all’inizio di ogni capitolo: “ -Ma come fanno quei poveri bambini senza libri di fiabe?– gli chiese Neftali. Allora Reb Zebulun gli rispose: -Devono arrangiarsi. Le storie non sono mica come il pane, si riesce a vivere anche senza.- -Io non ci riuscirei- rispose il ragazzo”.

Spero di averla incuriosita su questo romanzo.

Con affetto,

Pietro

Cara Lois Lowry,

sono la protagonista di uno dei suoi libri della saga distopica, precisamente il secondo, Kira. Magari nemmeno lei lo sa, ma quando un autore completa un libro, è realmente completato solo per lui. All’interno delle sue pagine la vita continua. A volte capita poi che un autore riprenda in mano un suo vecchio libro per scriverne il seguito e trovi che un seguito si è già creato da solo. Come crede siano nate le migliori saghe?

È successa la stessa cosa anche a noi. Era da un po’ che non rimaneggiava la nostra storia e così siamo andati avanti da soli.

Stamattina mi sono svegliata con la voglia di scriverle per raccontarle tutto quello che è successo negli ultimi anni.

Tanto per cominciare mi dovrei far chiamare Kirali, dato che ho ottenuto un nome a tre sillabe. Il fatto principale è stato che il consiglio degli anziani, sapendo quello che aveva provocato Jamison, ha deciso di espellerlo, annullando anche tutte le leggi che aveva istituito. Da che comandava praticamente lui tutto e tutti, ciò ha comportato l’eliminazione di varie leggi sui bambini deformi e ha ridimensionato le punizioni, comprese quelle per le famiglie a cui è morto un componente per malattia, a cui ora non verrà più bruciata la casa.

Al suo posto è subentrato Matt, ora Mattiew, che voleva già da un po’ di tempo prendere il suo posto. Ora grazie a lui anche le donne possono studiare. È stata costruita una strada fino al villaggio “dei rotti”, ed anch’io vivo con mio padre nel palazzo della giustizia. Non sono cambiate poi così tante cosa in questo periodo in cui è stata assente, ma sono significative, e io ci tenevo che lei lo sapesse.

A questo punto non ho altro da raccontarle e la devo purtroppo anche lasciare. Spero che lei possa tornare presto da noi e darci una mano con la nostra storia.

Cordiali saluti,

Kirali.

(Daniele)

Cara Nihal,

ti regalerei il tempo che non hai potuto passare con i tuoi veri genitori, per non farti sentire così unica, o meglio, sola.

Per capire qualcosa di più sulla tua stirpe, sui tuoi poteri e, soprattutto, capire che i tuoi incubi sono frutto dell'odio di un'altra persona e non dei tuoi avi, i quali di certo non avrebbero voluto vederti diventare un'arma contesa tra il bene e il male.

Anche se in minima parte, capisco il vuoto profondo creato dal non aver avuto vicino le persone più care: io non ho potuto conoscere mio nonno che è morto quando avevo qualche mese...

Mi hanno raccontato che una volta mi ha preso in braccio e sì è messo a guardare il cielo come se mi volesse benedire, sapendo già che non mi avrebbe visto crescere.

Colgo appena lo strazio dei tuoi genitori nel vedere distruggere il loro mondo e di non potere fare niente per salvare la vostra famiglia: di non poter vederti crescere.

Ecco, quindi, che questo mio dono per te significa parole rassicuranti sussurrate nella notte, passeggiate mano nella mano, coccole prima di addormentarsi, cene preparate con amore, risate di solletico e tanti altri piccoli gesti che solo i genitori ti possono dare.

Ti regalerei anche uno specchio, così non ti dovrai più sbirciare nel riflesso della tua lama. Spero ti mostri anche la tua femminilità, già, quella che hai rincorso con Eleusi e Jona, la stessa che hai abbandonato col pretesto di essere un guerriero, perché sono sicuro che tu riusciresti ad essere sia guerriero che donna.

Spero che riflettendoti nello specchio tu ti convinca che sei una ragazza bellissima e speciale. E se pensi di non piacere perché combatti, ti sbagli di grosso, perché, mentre lo fai, sembra che tu sia immersa in una danza, mortale sì, ma pur sempre una danza…

Ti posso anche svelare che a noi ragazzi piace molto avere qualche passione di cui parlare con voi ragazze ed è abbastanza irritante quando sembra che i vostri unici interessi siano i trucchi e la moda… con te chiaramente non ci sarebbe questo problema…

Inoltre sei alta e formosa, con esotici occhi viola e capelli di un profondo blu… dove vivo io avresti frotte di spasimanti!

(Matteo)

Di seguito troverete una carrellata di vostre recensioni creative, a testimonianza del fatto che parlare di libri è più facile quando si è liberi di scegliere il linguaggio da usare.

Daniele invece ha scritto un racconto/copione teatrale:

La Bussola d’Oro – Philip Pullman

Scesi dal taxi e lo vidi: era lì davanti alla porta, impettito nella sua uniforme. Lo salutai da lontano ma non mi riconobbe. Non vedevo Alberto da anni e da mesi lo cercavo, quando seppi che lavorava come usciere in un teatro di Roma. Mi avvicinai e solo allora si ricordò chi fossi.

"Ciao Daniele, che piacere rivederti, mi dispiace ma finisco il turno alle otto, se vuoi dentro stanno provando un nuovo spettacolo, puoi aspettarmi là, dopo ti raggiungo!"

Lessi la locandina dello spettacolo ed entrai nella sala: “La bussola d’oro”... che titolo interessante.

Il palcoscenico era vuoto e mi sedetti ad aspettare.

PULLMAN: "Ehm... buonasera e benvenuti alla prima rappresentazione del nostro spettacolo. Sono Philip Pullman, autore e regista. Dato che voi, e nemmeno io, siamo dell’universo di Lyra mi pare d’obbligo una spiegazione introduttiva. Lyra è una ragazza di undici anni che vive in un mondo dove le anime delle persone camminano accanto a loro in forma di animali chiamati daimon. I daimon dei bambini possono cambiare forma e si stabilizzano con l’adolescenza. Questo mondo è governato dal Magisterium, un gruppo di funzionari, con anche un ruolo religioso, che lo controlla e amministra. Altre due forze sono le streghe e gli orsi, gli ultimi chiamati anche panserbjørne".

LYRA: "Grazie signor Pullman, continuiamo noi, questa è la nostra storia. Per cominciare sono Lyra, ho undici anni, sono orfana e vivo al Jordan College. Con i miei amici avevamo molta libertà, scorrazzavamo tutto il giorno per le vie di Oxford, ma ciò ci metteva spesso in pericolo..."

ROGER: "... Fino a che non sono arrivati gli Ingoiatori. Erano uomini che rapivano i bambini e li portavano chissà dove per fare chissà cosa... Sono Roger, amico di Lyra, e anch’io un giorno fui catturato e mi portarono in una specie di collegio dalle pareti tutte bianche con altri ragazzini e nessuno sapeva cosa volessero da noi"

LYRA: "Nel frattempo io volevo andare al Nord per incontrare il popolo degli orsi e trovare mio zio, Lord Asriel, che era partito per una spedizione. Riuscii a fatica a raggiungere i paesi del nord e ad incontrare Iorek"

IOREK: "Io sono Iorek, il principe degli orsi esiliato con un inganno e grazie a Lyra e alla sua Bussola d’oro riuscii a riconquistare la mia dignità e la mia armatura"

LYRA: "Giusto Iorek, grazie per avermelo ricordato. La Bussola d’Oro, o meglio, l’Aletiometro che possedevo era l’ultimo superstite dei sei costruiti secoli fa da un famoso alchimista a Praga. Era un misuratore di verità con tre lancette. Muovendole si poteva formulare qualsiasi domanda e la Bussola ti rispondeva, spostando le lancette a sua volta"

SERAFINA PEKKALA: "Sono anch’io un personaggio importante di questa storia. Sono Serafina Pekkala, regina del mio clan di streghe. Ho aiutato Lyra e Iorek a uscire vincitori da questa avventura"

IOREK: "Nonostante sia impossibile sconfiggere un orso, non ce l’avremmo mai fatta da soli, per fortuna c’erano anche Lee Scoresby, Lord Faa, Farder Coram e tutto il popolo Giziano..."

Mi svegliai con Alberto davanti, tra le poltroncine vuote.

"Ti sei addormento, mi dispiace ma all’ultimo il regista ha annullato le prove, scusa se hai aspettato per nulla"

Uscimmo dal teatro e tutto finì come era iniziato: in taxi.

(Daniele)

C'è chi ha scelto una presentazione in PowerPoint:

E infine c'è chi ha scelto di realizzare cartelloni, lapbook, o una valigia del protagonista...

2) INVENZIONI. Secondo me questa parola ha un grande peso nella storia in quanto il padre dei gemelli Templeton, oltre ad essere un professore, è anche inventore. Inoltre, è proprio una nuova invenzione del padre ad essere il movente del rapimento dei gemelli, infatti uno dei rapitori ritiene che l’idea sviluppata dal professore fosse sua.

3) RICATTO: i gemelli Dann hanno rapito i gemelli Templeton per ricattare il padre in modo da avere tutti i diritti sulla sua nuova invenzione.

4) TATA: è un personaggio minore del libro. E’ la fredda e antipatica baby-sitter dei gemelli nella nuova città e sembra morta d’infarto durante il rapimento.

5) CANE. E’ questo l’animale che i gemelli desiderano tanto. Quando ne adottano uno al canile, questo si rivelerà una sorta di distrazione per il padre rispetto al dolore per la morte di sua moglie. Inoltre, durante tutta la vicenda del rapimento, il cane sarà d’aiuto ed anche un fattore divertente.

6) HOBBY: sono un elemento importante della storia, in quanto è proprio grazie a questi che i gemelli riescono a scappare. Infatti, grazie alle conoscenze legate alle loro passioni (cruciverba ed enigmistica per Abigale e la batteria per John), riescono a trarre gli spunti adatti per superare certe situazioni.

7) ASTUZIA. È l’altro elemento che, insieme agli hobby, permette ai gemelli di risolvere le situazioni, ad esempio sfruttando l’ingenuità dei Dann o la passione del padre per le invenzioni per ottenere il cane.

8) TRASFERIMENTO: questo, a mio parere, è un termine importante perché è quello che da avvio a tutta la storia. Infatti, è proprio a causa del trasferimento che il professore cambia college, nel quale reincontra Dan, che è furioso con lui perché ritiene che gli abbia rubato l’idea.

9) OROLOGIO. Elemento molto presente nella nuova università, che rappresenta l’organizzazione cadenzata e precisa di questo campus.

10) RICORDI. Questa parola è strettamente legata al trasferimento, in quanto nella vecchia casa il padre aveva tanti ricordi della moglie che, riaffiorando, lo facevano soffrire. Inoltre, sono di nuovo i ricordi della brutta esperienza del rapimento la ragione per cui la famiglia Templeton, al termine del libro, si trasferisce ancora.

11) MAMMA: è la tessera mancante del puzzle familiare. È il personaggio che condizione la storia con la sua assenza. Come già detto, è per sfuggire al suo ricordo che il padre decide di trasferirsi; è per supplire alla sua mancanza che i gemelli sono affidati alle cure della tata; è per avere conforto che prendono il cane.

12) NARRATORE. Anche se non è un personaggio, compare spesso nel libro. È una “presenza” che, durante la storia, dialoga con il lettore e lo prende in giro.

13) TEST DI VERIFICA. Un modo del narratore per interagire con il lettore sono i “test di verifica” attraverso i quali pone al lettore domande poco coerenti con il testo e scherza. Queste parti creano uno stacco con la narrazione degli eventi e talvolta rivolgono degli interrogativi che aumentano la curiosità per il capitolo successivo.

14) IRONIA. Nel libro è molto presente il tono ironico sia nei test di verifica, sia in descrizioni e commenti nel corso della storia.

15) AUTOSTIMA: il narratore si vanta in modo quasi ridicolo da quanto esagerato. Talvolta lo fa in modo diretto e altre volte ponendo domande alle quali propone risposte che acclamano la sua bravura oppure... la sua immensa bravura!

(Matteo)

I miei tre doni al protagonista.

1. Il mio primo dono al protagonista, ovvero a Ben: una famiglia, dato che la madre è morta, il padre lo ha abbandonato appena nato, e intanto lui vive con gli zii e il cuginetto nella casa al lago. Il problema è che questi ultimi pur essendo gentili e affettuosi non potranno mai sostituire l’affetto dei genitori ed è per questo che lui scapperà dagli zii per trovare il suo vero padre, che vive a New York.

2. Ho scelto di donare a Ben anche un cielo stellato, in modo che possa ricordare i momenti passati con sua madre a osservare e studiare le costellazioni. Secondo me gli servirebbe perché si sente solo, abbandonato, ma le potrà osservare e indicare con il suo nuovo amico o con altre persone, magari con suo padre se lo conoscerà, troverà.

3. Infine regalerei a Ben un orecchio, dato che è sordo da un orecchio (e in seguito sordo completamente a causa di un lampo). Ben, infatti, si sente impotente di fronte agli altri, poiché non riesce a comprendere quello che vogliono dire. Per risolvere questo problema, sua nonna e un suo futuro amico, utilizzeranno un quaderno, un diario che gli permetterà di comunicare con il mondo, i suoi pensieri e le sue emozioni.

(Lara B.)