IL PERCORSO DI PREPARAZIONE DEI FIDANZATI AL MATRIMONIO


GLI OBIETTIVI

Il Direttorio di pastorale familiare per la Chiesa in Italia, al capitolo 3 (1993) riporta i seguenti obiettivi da realizzare nella preparazione cristiana al matrimonio: La preparazione particolare e immediata al sacramento del Matrimonio, soprattutto oggi, si presenta come un momento importante di tutta la pastorale prematrimoniale.

Non esaurisce certo l’intera cura pastorale dei fidanzati, di cui si è detto, ma ne è “una” tappa e “un” aspetto che non possono essere tralasciati. Come tale, essa domanda di essere collegata con la preparazione generale e remota, di essere attuata all’interno di un’adeguata pastorale giovanile e di un’articolata ed organica catechesi, di aprirsi e di orientare alla continuazione del cammino attraverso la successiva pastorale delle coppie-famiglie giovani.

Oggi più che mai, come l’intero tempo del fidanzamento, questa preparazione si presenta come una vera e propria occasione di evangelizzazione degli adulti. Sono, infatti, numerosi i giovani per i quali l’approssimarsi delle nozze costituisce l’occasione per incontrare di nuovo una realtà da molto tempo relegata ai margini della loro vita; essi, per altro, si trovano in un momento particolare, caratterizzato spesso anche dalla disponibilità a rivedere e a cambiare l’orientamento dell’esistenza. Può essere, quindi, un tempo favorevole per rinnovare il proprio incontro con la persona di Gesù Cristo, con il messaggio del Vangelo e con la Chiesa. Scopo della preparazione particolare e immediata è di aiutare i fidanzati a realizzare «un inserimento progressivo nel mistero di Cristo», nella Chiesa e con la Chiesa. Esso comporta una progressiva maturazione nella fede, attraverso l’accoglienza dell’annuncio della Parola di Dio, l’adesione e la sequela generosa di Cristo, la testimonianza della fede. Si nutre di preghiera intensa, individuale e comune; di partecipazione alla vita della Chiesa, alla sua liturgia e ai suoi sacramenti. Si apre alle esigenze della carità e fruttifica in una crescente conformità a Cristo nella vita morale di carità secondo lo Spirito.

La finalità di questa preparazione consiste, cioè, nell’aiutare i fidanzati a vivere il fidanzamento e la prossima celebrazione del Matrimonio come momento di crescita umana e cristiana nella Chiesa; nell’aiutarli a conoscere e a vivere la realtà del matrimonio che intendono celebrare, perché lo possano celebrare non solo validamente e lecitamente, ma anche fruttuosamente e perché siano disponibili a fare di questa celebrazione una tappa del loro cammino di fede; nel portarli a percepire il desiderio e insieme la necessità di continuare a camminare nella fede e nella Chiesa anche dopo la celebrazione del Matrimonio.

Tenendo presente il contesto socio-culturale e la tipologia dei giovani che chiedono di sposarsi in chiesa, dobbiamo favorire nella nostra Diocesi iniziative adeguate a formare le famiglie nascenti attraverso un cammino integrato di formazione umana e cristiana, rendendo consapevoli gli sposi del dono sacramentale che ricevono, della comunità cristiana che li accoglie e li ama, dell’importanza del loro inserimento nella Chiesa e della loro testimonianza e missione in essa.



I CONTENUTI

Occorre superare la tendenza a ridurre la proposta cristiana del matrimonio ad un sistema di regole morali che danno l’impressione di voler limitare e soffocare l’amore. Occorre, invece, annunciare la buona notizia di Dio sull’amore umano: di un Dio che è fonte dell’amore e che per questo lo vuole liberare dalle insidie dell’egoismo e dal rischio della banalizzazione. Anche le regole morali dovranno quindi suonare come un messaggio di liberazione dell’amore piuttosto che come strettoie che lo mortificano.

1. L’ASPETTO TEOLOGICO: SPOSARSI NEL SIGNORE

La nostra avventura terrena è stata pensata prima della creazione del mondo per essere una storia d’amore tra Dio e la sua creatura: non si può restare indifferenti di fronte a tale scoperta! Né si può restare indifferenti quando ci giunge la “buona notizia” (Vangelo) di un Dio innamorato di noi: siamo costretti a prendere posizione! Il credente ritiene infinitamente più saggio vivere sotto questo sguardo d’amore piuttosto che fare da solo. È più naturale, più congeniale. Lo sanno tutti che alla fine della vita è proprio l’amore a renderla degna di essere stata vissuta e di essere raccontata. Ci si fida allora di quest’amore, per diventare quello che siamo e per capire ogni giorno di più – contemplando il volto dell’amore che splende nella storia di Gesù – chi siamo noi e a che cosa siamo chiamati nella nostra vocazione all’amore. Si concretizza così per ciascuno di noi quell’avventura sponsale che Dio desidera stabilire con ogni sua creatura in particolare e poi con l’umanità intera.

Attraverso il Battesimo lo Spirito ha libero accesso al nostro cuore e comincia quell’azione trasformante che Gesù ci aveva preannunciato. Si impara così a rispondere con tutto il nostro amore (cuore, mente e forze) al suo amore di Sposo. Questa esperienza di credenti fa sì che, quando ci innamoriamo, ci venga spontaneo chiederci se questa è la storia d’amore alla quale il Signore ci chiama per realizzare la nostra vocazione all’amore. Con l’aiuto di tanti amici – nella comunità dei credenti – ne diveniamo consapevoli e decidiamo di unire le nostre vite sposandoci nel Signore. E così decidiamo di sposarci ogni giorno nel Signore, perché ogni giorno ci si sposa con il Signore. Con il sacramento del Matrimonio, infatti, ci si accoglie reciprocamente come dono; un dono attraverso il quale l’unico Sposo ci rende capaci di crescere nella vocazione all’amore, secondo il suo cuore. Il mistero dell’amore sponsale di Gesù per la sua Chiesa ci conquista e diviene sorgente e forma del nostro amore coniugale. Io accolgo te perché la tua presenza nella mia vita mi educhi a fare di me un dono e perché la mia presenza nella tua sia capace di sostenere la tua fatica nel diventare quello che sei: una storia d’amore secondo il cuore di Dio. Ci prepariamo con cura e “mettiamo su casa” là dove egli ci attende, cominciando a vivere nel santuario domestico della Chiesa. Condividendo Dio tutto viene naturale, senza alcuna vergogna, senza alcuna necessità di difenderci l’uno dall’altra e allora diventa bello condividere tutto! Essere così, sposi nel Signore, è la splendida premessa e condizione perché sia una benedizione la nascita di un figlio, amorevole la cura per i nostri genitori, solidale e cordiale l’accoglienza dei bisognosi, naturale l’impegno nella comunità cristiana e forte e costruttivo il servizio alla società.

2. L’ASPETTO ANTROPOLOGICO: PIENEZZA UMANA

Mediante questo sacramento lo Spirito Santo fa sì che, come Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, così i coniugi cristiani s’impegnino a nutrire e sviluppare il loro vincolo di comunione nell’uguaglianza della dignità, nella mutua dedizione e nell’amore indiviso che scaturisce dalla fonte divina della carità; cosicché associando le realtà divine e quelle umane, tra vicende favorevoli o contrarie, rimangano fedeli nel corpo e nello spirito, escludendo del tutto ogni adulterio e divorzio. Il vero intento dell’amore coniugale ed il senso globale della vita familiare, senza dimenticare gli altri fini del matrimonio, tendono a far sì che i coniugi cristiani siano disposti, con fortezza d’animo, a cooperare con l’amore del Creatore e Salvatore che, per loro tramite, di giorno in giorno, espande e arricchisce la sua famiglia. Confidando perciò nella divina Provvidenza e coltivando lo spirito di sacrificio, glorificano il Creatore e tendono insieme alla perfezione in Cristo, mentre esercitano generosamente il compito di procreare con responsabilità umana e cristiana. Dio che ha chiamato gli sposi al matrimonio, continua a chiamarli nel matrimonio. Coloro che si sposano in Cristo, mediante la fede nella Parola di Dio, sono resi capaci di celebrare con frutto, di vivere con rettitudine e di testimoniare pubblicamente davanti a tutti il mistero dell’unione di Cristo e della Chiesa.

3. L’ASPETTO ECCLESIALE: SANTUARIO DOMESTICO DELLA CHIESA

Non sempre è presente la consapevolezza che sposandosi, si diventa “ministri di santificazione della Chiesa e della famiglia e di costruzione della Chiesa”, con pari dignità del presbitero e rispetto a lui complementari: mentre, infatti, il presbitero costruisce la comunità cristiana nella parrocchia, gli sposi edificano la famiglia cristiana in casa e nel mondo. La coppia cristiana mette a disposizione della Chiesa e del mondo la propria relazione, perché, Dio, attraverso di essa, comunichi il suo Amore: un amore che diventa visibile e si diffonde agli altri, cominciando dai figli. Gli sposi, in definitiva, rispondono ad una “vocazione” attraverso un “ministero”, in altri termini un “servizio”. La comunità di vita e di amore della coppia e della famiglia è chiamata a giusto titolo ecclesia domestica, perché incarna il rapporto nuziale di Cristo e della Chiesa. Non è solo un’immagine, ma la sua realizzazione concreta, fondata sulla verità del sacramento.


LA METODOLOGIA

Negli itinerari, svolti dalle coppie di coniugi insieme ai fidanzati, possono essere approfonditi i contenuti di una fede che il precoce abbandono della pratica religiosa e della vita ecclesiale nei giovani hanno contribuito a rendere meno viva.

È bene che l’accesso agli incontri sia preceduto da un’iscrizione presso la parrocchia o il referente che si è reso disponibile a raccogliere le adesioni, per sollecitare l’impegno dei fidanzati e dare serietà alla proposta.

L’itinerario di preparazione è da presentare e sollecitare come momento “indispensabile” per il matrimonio. Elemento fondamentale non è quindi la frequenza agli incontri e tanto meno l’intransigenza verso l’eventuale assenza, bensì la necessaria preparazione al matrimonio. Sono da ammettere pertanto, sotto la responsabilità del Parroco, eccezioni alla frequenza, da colmare con un cammino personale da compiere con il sacerdote o con una coppia adeguatamente preparata per svolgere tale servizio; si dovrebbe percepire, infatti, che mancare ad un incontro vuol dire perdere qualcosa di importante! Gli incontri si possono svolgere sia nell’abitazione di una delle coppie di coniugi che accompagnano i fidanzati, sia nei locali parrocchiali. Entrambe le soluzioni possono esprimere l’accoglienza cristiana della famiglia o della parrocchia (luogo di incontro delle famiglie).

Gli itinerari si articolano in un cammino di almeno 12 incontri, di norma con cadenza settimanale, oltre ad alcuni momenti comunitari (convivialità, ritiro, ecc.) [Percorsi tradizionali].

Il gruppo dei fidanzati, formato in media da massimo dieci coppie, è accompagnato da un’équipe animatrice, formata da una o due coppie di sposi e da un sacerdote. Il programma dei contenuti viene condiviso al gruppo all’inizio degli incontri, realizzato anche in base alle esigenze delle singole coppie, in rapporto alla loro situazione umana e spirituale ed al cammino compiuto.

Lo stile è quello del confronto, del dialogo nella coppia, avvalendosi di tecniche diverse per proporre i singoli temi e valorizzando l’esperienza e le convinzioni dei singoli, la Parola di Dio ed i Documenti del Magistero.

Naturalmente l’itinerario offre la possibilità di approfondire le varie tematiche con il coinvolgimento personale e di coppia, sostenuto dalla marcata dimensione comunitaria e dall’amicizia che gradualmente si stabilisce tra i partecipanti.

Il percorso rappresenta una buona premessa per la continuità della formazione permanente nelle giovani coppie di sposi: l’esperienza di questi anni insegna che, se viene fatta una proposta personale alle coppie, questa trova spesso un’adesione anche inaspettata da parte dei fidanzati che, pur non avendo fatto precedentemente un maturo cammino di fede, intravedono in una preparazione più seria la garanzia della riuscita e della durata del loro progetto coniugale. Oltre tutto l’esperienza dell’itinerario incide in maniera profonda nelle coppie che lo frequentano, maturando in esse la consapevolezza del ministero coniugale e la disponibilità ad impegnarsi direttamente nella pastorale familiare. Invitiamo quindi i parroci e gli operatori pastorali a fare coraggiosamente questa proposta specifica, creandone in ogni parrocchia la possibilità, con l’appoggio dell’Ufficio Famiglia.

[Dall'anno pastorale 2020-2021 è proposto anche un Percorso di preparazione al Matrimonio diocesano composto di due weekend [Percorso Full Immersion], per agevolare quelle coppie di fidanzati che, per esigenze lavorative sono impossibilitati alla partecipazione al Percorso tradizionale (per informazioni telefonare a Filippo D'Elia 3928007346)]


ALCUNI SUGGERIMENTI PER UN METODO EFFICACE

Offriamo qui di seguito una serie di indicazioni metodologiche, in parte già emerse nella precedente parte generale, ma che raccogliamo per facilitarne la comprensione sequenziale.

Creare un clima accogliente

Si tratta di concordare lo stile e il taglio con cui condurre gli incontri. Anzitutto l’accoglienza è fondamentale, tanto più che si vuole proporre un’esperienza di Chiesa all’interno di una comunità.

Il clima dovrebbe essere caloroso, familiare, gioioso. I fidanzati, specialmente i “lontani”, si chiedono: “Perché lo fanno?”, oppure:“che interesse avranno e che vantaggio sperano di ottenere?”. Nella migliore delle ipotesi pensano che li vogliamo convincere di qualcosa, che vogliamo fare del proselitismo. Deve perciò trasparire che l’atteggiamento dell’équipe è solo quello del servizio e della gratuità. L’obiettivo è unicamente quello di proporre un annuncio evangelico, condividere spunti di riflessione ed esperienze, all’interno di spazi d’ascolto, di confronto e di amicizia. Tutto questo si può esplicitare anche a parole, ma è indispensabile che i fidanzati possano percepire l’autenticità del messaggio. Le proclamazioni, lo spirito di crociata e la polemica sono del tutto fuori luogo. La cordialità e la semplicità dei modi devono animare i momenti informali di condivisione, compresi quelli di convivialità, che si dimostrano sempre efficaci ai fini dell’apertura al dialogo. Anche i locali, che appaiono talvolta squallidi, dovrebbero essere in questa linea. Inoltre: le équipes dovrebbero mantenere costante il ruolo di animatori, accompagnatori e testimoni, evitando di scivolare verso quello di conferenzieri.

Conoscersi

È fondamentale favorire la conoscenza reciproca nel gruppo: tra le coppie e con gli animatori. Quando è possibile un incontro preliminare, per favorire conoscenza e accoglienza reciproca, dovrebbe essere affidato ad una coppia dell’équipe (o al sacerdote), gli stessi che successivamente si affiancano alle coppie di fidanzati nell’accompagnamento durante e dopo gli incontri di preparazione.

Programmare in équipe

Buona regola è quella di preparare i singoli incontri e di dividersi i compiti, individuando quello specifico del sacerdote e quello delle coppie animatrici. È bene inoltre stabilire chi si occupa della preghiera e chi adempie alle necessarie attività segretariali (raccoglie le presenze, distribuisce i fogli, prende i dati dei fidanzati, ecc.).

Attenzione alle esigenze di ciascuno

È ritenuta importante la presenza costante di almeno una coppia a tutti gli incontri. Se possono esserci più coppie è meglio: evitare il cumulo degli incarichi dà maggiore fluidità all’azione dell’équipe e vivacizza gli incontri. È segno d’attenzione e di rispetto stendere un calendario degli incontri, rilevando e valutando la disponibilità dei partecipanti e cercando – per quanto possibile – di trovare soluzioni che possano conciliare le esigenze di molte, se non di tutte le coppie di fidanzati.

I veri protagonisti del corso

II coinvolgimento dei fidanzati è essenziale: i protagonisti del corso, infatti, sono loro. È indispensabile spiegare loro il perché di tali incontri, suscitando interesse e motivazioni: in fondo li invitiamo a fare qualcosa che per lo più non hanno chiesto e non desiderano.

La durata degli interventi, l’ordine ed il rispetto dello spazio per il dialogo garantito a tutti, il feed-back dato dall’uditorio (seguono? si annoiano? sono stanchi? qualcuno ha una domanda urgente da porre? dissentono?) sono elementi da presidiare costantemente.

Sempre utile il ricorso a strumenti (lavagne, cartelloni ecc.): buoni comunicatori si diventa. Ogni incontro comunitario dovrebbe prevedere diverse attività: l’ascolto dei presenti, l’esposizione dei contenuti, il lavoro di gruppo, la preghiera, il dialogo in coppia e in gruppo.

Ascoltare i fidanzati è molto importante, non solo per conoscerli, ma perché l’essere davvero ascoltati in modo non superficiale è oggi un’esperienza umana rara, gratificante ed indispensabile per entrare in relazione con loro: essi, generalmente, si aspettano di dover ascoltare e non di essere ascoltati. Per alcuni di loro è fastidioso e noioso, per altri è estremamente comodo, perché li lascia liberi di pensare ai loro problemi. Sarà opportuno utilizzare la sorpresa degli uni, per annullare la sonnolenza degli altri.

Un atteggiamento passivo li rende impermeabili a qualunque messaggio. Bisogna valorizzare la loro esperienza: anch’essi conoscono non poco della vita di coppia e di famiglia, attraverso la famiglia di origine e quelle di amici e parenti; inoltre, circa la metà delle coppie è già convivente e – talvolta – qualcuno è già genitore. Gli incontri, tuttavia, non possono essere impostati solo sotto questa forma. La dottrina di fede che scaturisce dall’annuncio del Vangelo, infatti, non è insita nella natura umana, non è innata (come lo è, invece, la religiosità), ma bisogna annunciarla: la rivelazione divina della salvezza e la fede sono doni di Dio da far riscoprire ai fidanzati. Importanti sono la chiarezza dell’esposizione, la semplicità e l’efficacia del linguaggio, ma anche l’uso di una terminologia appropriata (per es. diverso è parlare di contraccezione,

o di regolazione delle nascite, o di paternità/genitorialità responsabile). È sempre bene che i relatori si alternino, com’è opportuno che nella stessa serata le varie attività (esposizione, discussione, lavoro di gruppo, preghiera...) siano guidate da persone diverse.

L’esame, al termine di ogni incontro, delle coppie e dei loro comportamenti, potrebbe diventare momento di consapevolezza condivisa riguardo allo “stadio in cui si trovano”, suggerendo i “passi successivi da compiere” per proporre un itinerario “su misura” dei partecipanti.

Stimolare una partecipazione attiva

L’esperienza liturgica di preghiera va preparata con particolare cura: molti si sono allontanati dalla Chiesa per l’insofferenza verso celebrazioni fredde e noiose (magari per approdare a qualche forma di vaga religiosità come il New Age).

Anche qui è bene coinvolgere attivamente i fidanzati, rendendoli protagonisti e non spettatori. Ogni volta che s’intende dare un compito è opportuno scegliere bene a chi assegnarlo, affinché venga vissuto come “piacevole” (giochi di conoscenza, compilazione di questionari non cervellotici che facilitino la riflessione o la comunicazione di coppia, il completamento di un disegno simbolico...).

Anche il momento conviviale ha il suo valore, non è un di più: la torta casalinga, la bicchierata piuttosto che la pizza o la cena fuori, ma tutti insieme, creano un clima di amicizia e danno naturalezza ad un gruppo sentito forse inizialmente un po’ artificioso.

Un aiuto che continua nel tempo

A conclusione degli incontri è opportuno informare i fidanzati sulle strutture di appoggio, le associazioni, i gruppi familiari parrocchiali e non, che possono consentire una prosecuzione del cammino, offrendo anche iniziative varie per la costituenda famiglia.

È necessario porre attenzione ai segni / ricordi / attestati / diplomi / regalini: senza strafare, è bene lasciare un segno tangibile dell’esperienza vissuta (e speriamo non subita!).

Si possono utilizzare, in proposito, le pagine conclusive del presente sussidio che orientano i futuri “giovani sposi” tra le possibilità offerte per proseguire un cammino di coppia con altre coppie. In conclusione (ma sarebbe più giusto dire: per cominciare) un buon operatore cristiano si domanderà anche: «Io operatore quanto prego per i “miei” fidanzati?».