Gli operatori di Pastorale Prematrimoniale

CHI E’ L’OPERATORE DI PASTORALE PREMATRIMONIALE?

I Il cammino di preparazione dei fidanzati al matrimonio e alla famiglia ha bisogno di essere sostenuto anche da persone con specifica competenza, incaricate dalla comunità e adeguatamente preparate a questo servizio. E' necessario che «gli animatori siano adeguatamente preparati, operino insieme collegialmente, sappiano esattamente cosa dire, come dirlo, come iniziare e concludere l’incontro, con quali accorgimenti far partecipare i fidanzati, e non s’improvvisi mai» (CEI, La preparazione dei fidanzati al matrimonio, n.8). E' importante che la preparazione dei fidanzati al matrimonio sia frutto di un lavoro di équipe, sacerdoti e coppie, con un cammino comune di formazione e di preparazione specifica per lavorare in modo coordinato.

Operatori di pastorale si diventa grazie alla cura della propria formazione e ad una periodica revisione (personale e di gruppo) del proprio servizio pastorale nella comunità. Naturalmente, non si richiede la perfezione, bensì il potenziamento del normale bagaglio di qualità umane e relazionali, attraverso un insieme di approfondimenti tecnici e specifici, coniugati con la propria esperienza di vita umana e cristiana.

LE QUALITÀ FONDAMENTALI

Alle coppie che s’impegnano con i fidanzati sono richieste, allora, fondamentalmente quattro cose, raggiungibili anche attraverso un’opportuna formazione:

Testimonianza di vita

Anzitutto, lo sforzo di vivere bene il proprio matrimonio, per essere testimoni gioiosi dell’Amore. Vivere bene il proprio matrimonio vuol dire vivere il Battesimo nel proprio stato di vita coniugale e comporta l’appartenenza chiara alla comunità cristiana e un normale bagaglio di qualità umane, soprattutto relazionali, che permettano di vivere in modo equilibrato la propria realtà nuziale (altrimenti, che tipo di testimonianza si potrà offrire?). L’operatore pastorale, tuttavia, sia sacerdote che laico, non «predica» semplicemente ciò che vive (perché saremmo tutti molto deficitari), bensì annuncia ciò in cui crede e che “si sforza” di vivere.

Confronto con la Parola di Dio

In secondo luogo, sono necessari una certa conoscenza ed un confronto con la Parola di Dio, perché la coppia possa trarne motivazioni e carica interiore, tali da consentirle una testimonianza gioiosa, soprattutto riguardo alla bellezza dell’essere sposi in Cristo. La testimonianza personale e di coppia (sia a livello di fede, sia a livello umano) rimane particolarmente importante: ai giovani rimane quello che noi siamo, più di quello che diciamo loro o che vorremmo che capissero. Questo non significa rinunciare ad uno stile «professionale», cioè all’acquisizione di una preparazione e di una competenza nei contenuti (cristiani e umani).

Competenza e capacità di comunicare vita e dottrina ad altri

In terzo luogo, la capacità di comunicare tutto questo ad altri comporta un minimo di tecniche di comunicazione che tengano conto dell’interlocutore, oltre che un minimo di bagaglio di conoscenze teologiche e psicologiche. Non si tratta di «rubare» il mestiere agli specialisti o di fare delle belle lezioni, ma di integrare il proprio bagaglio esperienziale con le illuminanti categorie della rivelazione cristiana, per non ridurre gli incontri a discutibili esposizioni d’esperienza, che per quanto significative e toccanti, rimangono sempre particolari e limitate. Giova a questo scopo la conoscenza della realtà culturale e di fede dei fidanzati, per sapersi adeguare al loro linguaggio; è utile anche una buona capacità d’accoglienza, d’ascolto e di dialogo.

Capacità di dialogo e di collaborazione

In quarto luogo, la coppia deve saper fare tutto ciò in un gruppo e quindi è necessario conoscere un minimo di regole e di meccanismi, che scattano quando più persone si mettono insieme con un determinato scopo (dinamiche di gruppo). L’appartenenza ad un gruppo-famiglia, o anche ad una precedente «militanza» in gruppi giovanili, soprattutto come animatori, può favorire tutte le suddette qualità di base dell’operatore (è sempre bene poter avere alle spalle un gruppo di appartenenza con cui confrontarsi). Complessivamente, giova molto all’efficacia di questo lavoro pastorale un atteggiamento non cattedratico (per un pubblico adulto è necessario evitare il più possibile le lezioni e i «catechismi», adottando uno stile interattivo), ma capace di concretezza e incline al confronto, caratterizzato da umiltà e condivisione di limiti e difficoltà; una capacità (mai scontata) di ascoltare e di mettersi nei panni dell’altro, che implica l’astensione dai facili giudizi e l’incondizionata accoglienza di chi si presenta con il suo bagaglio e la sua storia, fatta di domande, a volte nascoste, e d’elementi positivi e negativi. Occorre saper sfruttare questo momento in cui i fidanzati si avvicinano alla Chiesa, perché non sia un episodio momentaneo, legato alla sola celebrazione sacramentale, ma diventi l’inizio di un cammino.