Alessandro Magno
Conseguenze politiche dopo
la morte di Alessandro Magno
1.Il declino delle polis
2. il formarsi delle grandi monarchie territoriali
hanno grandi ripercussioni.
la corte diventa l'unico centro del potere politico,
è intorno ad essa che ruota tutta la vita culturale.
L'architettura ellenistica si differenzia dalla precedente architettura classica per uno spiccato ECLETTISMO, ovvero la tendenza alla sovrapposizione degli ordini dorico, ionico e corinzio, che ben si adattava al nuovo gusto decorativo attento agli effetti scenografici. Conformemente alle maggiori esigenze delle corti dinastiche, nascono nuove tipologie di edifici, e si sperimentano innovazioni stilistiche in particolare nelle città di Atene, Delo, Mileto, Alessandria, Antiochia, Rodi e Pergamo.
Anche l'architettura religiosa pur rimanendo fedele ai canoni classici risente delle nuove tendenze e vengono sperimentate soluzioni alternative all’impianto templare, come la pianta circolare (tholos)
o la nuova tipologia architettonica dell’altare monumentale,
luogo ove si svolgevano sacrifici agli dei, formato da piattaforme colonnati e gradini
come il bellissimo esempio
dell'Altare di Zeus a Pergamo
Pergamo fu la capitale del Regno degli Attalidi, in Asia Minore, e centro importantissimo della cultura ellenistica. La sua biblioteca rivaleggiava in studi e ricchezza di volumi con la Biblioteca di Alessandria.
L’ Acropoli di Pergamo venne costruita sul pendio di un monte e ciò rese necessario l’uso di contrafforti che permettessero di annullare i dislivelli.
Gli edifici si trovavano su ampie terrazze ed erano circondati da lunghi porticati
L’effetto paesaggistico ottenuto dagli architetti era eccellente, con una perfetta mescolanza di elementi naturali e artificiali. Tra i principali edifici vi era l’Altare di Zeus. Fondamentale importanza per la vita pubblica cittadina avevano anche il teatro e il santuario dedicato ad Atena Poliàs.
1 CONTRAFFORTE
2 TERRAZZE
3 PORTICATI
4 ALTARE DI ZEUS
5 TEATRO
6 SANTUARIO DI ATENA POLIAS
Il centro artistico ellenistico meglio conosciuto è certamente Pergamo, la capitale del piccolo stato resosi indipendente nel 282 a.C. che diventa provincia romana nel 133 a.C., quando l’ultimo sovrano, Attalo III, lascerà il proprio regno in eredità ai Romani. Pergamo è un vivace centro culturale, dotato di una biblioteca sede di una importante scuola filologica, che attrae studiosi provenienti da tutto il mondo greco. I suoi sovrani, gli Attalidi, sono colti e raffinati mecenati, e alla loro corte giungono artisti di varia provenienza e formazione, che collaborano alla realizzazione di grandi monumenti di stato, destinati a celebrare le imprese eroiche della dinastia e il ruolo centrale assunto dal giovane regno nello scacchiere politico internazionale.
È la sconfitta dei Galati (tribù celtiche che avevano invaso la Grecia e l’Asia Minore fin dal 279 a.C.) ad opera di Attalo I, in una serie di battaglie negli anni’30 del III secolo a.C., a sancire per Pergamo la legittimazione delle sue ambizioni politiche.
La vittoria sugli invasori barbari offre alla dinastia attalide l’ occasione di riallacciarsi idealmente alla vittoria di Atene sui Persiani del V secolo a.C., e di presentarsi come nuovo baluardo difensivo della grecità sulla barbarie, dell’ordine sul caos, della giustizia sulla violenza e sulla cieca sopraffazione.
190-165 a C.
marmo
cm. 364,4 x 342
Berlino, Pergamonmuseum
Eumene II
Attalo
Fu fatto erigere dal re di Pergamo Eumene II (dal 197 a.C. al 159 a.C.) per celebrare la vittoria di Attalo sui Galati – è uno dei più spettacolari monumenti di età ellenistica giunti sino ai nostri giorni.
E’ dedicato a Zeus Sotér (Zeus “salvatore”) e
Atena Nikephóros (“portatrice di vittoria”).
Carl Humann
Berlino, Pergamon Museum
Gli elementi architettonici e decorativi dell’altare furono rinvenuti intorno alla metà dell’Ottocento dall’ingegnere tedesco Carl Humann, che stava effettuando interventi per migliorare la rete viaria dell’Impero ottomano.
Nel 1878 fu dato il via a un’accurata campagna di scavi che permise di portare alla luce parte della struttura dell’altare e le lastre di marmo scolpite che lo decoravano. Smontate e trasportate, le decorazioni sono oggi visibili nell’imponente ricostruzione conservata al Pergamonmuseum a Berlino
dove sono visibili
•podio decorato con la Gigantomachia
•L’interno del peristilio decorato con le Storie di Telefo
A partire da un basamento quadrangolare (36,4×34,2 metri) poggiato su cinque gradini si elevava un alto zoccolo rivestito di marmi, sul quale si ergeva l’altare vero e proprio, al centro di un cortile circondato da porticati ionici. Sul lato occidentale del complesso saliva un immenso scalone, delimitato da due ante, sulle quali si prolungava il colonnato
Su tutta la superficie dello zoccolo correva il Grande fregio (G) lungo 120 metri e alto più di due, realizzato in altorilievo su fondo liscio.
Il Grande fregio, ricco di pathos e dinamismo, rappresenta la Gigantomachia (la lotta tra gli dèi e i Giganti), che allude ai conflitti fra gli abitanti di Pergamo e i Galati. I corpi sono descritti in modo preciso, gli atteggiamenti sono complessi e i volti, contratti, esprimono angoscia e paura.
Nella lotta convulsa, i Giganti (figli di Gea e Urano) affrontano le divinità marine e terrestri (a ovest), quelle della notte e degli astri (a nord) e, infine, quelle del cielo e della luce (a sud). Sul lato principale, quello a est, i Giganti si scontrano con gli dèi olimpici.
Atena e Alcioneo (particolare)
La parte del basamento modellata ad alto rilievo componeva un fregio lungo 110 metri e rappresentava la Gigantomachia, ovvero la lotta tra i giganti e gli dei dell’Olimpo.
In questo lungo fregio è possibile ammirare tutto lo sforzo di ricchezza compositiva attuata dagli ignoti scultori. Le figure si intrecciano tra loro con motivi sempre curvi ed arcuati, così da esprimere mai stasi ma sempre tensione e movimento. I volti, dalle espressioni sempre di intensa partecipazione psicologica e di sofferenza, accentuano la componente pathos di queste raffigurazioni. Il modellato è poi molto ricco di effetti pittorici, soprattutto nelle pieghe delle vesti, il che, sommandosi alla complessità generale, dà a queste sculture un aspetto che si può quasi definire barocco.
Zeus al centro della scena, con la folgore nella mano destra (appena visibile) e l’aquila divina sopra il suo braccio sinistro (ne rimane solo l’ala destra), attacca il gigante Porfirione, rappresentato all’estrema destra, di spalle e con gli arti inferiori serpentiformi, mentre cerca di reagire all’attacco del dio.
L'esaltazione della dinastia degli Attalidi si ripropone nel fregio minore il Piccolo Fregio (T), a bassorilievo, di circa 80 metri di lunghezza per circa 1,5 metri di altezza, dove le vicende di Telefo mitologico fondatore della città di Pergamo stabiliscono la discendenza divina di Eumene II.
il fregio è continuo, non ha pause o interruzioni, ma si presenta come un unico testo narrativo, pur rappresentando momenti ed episodi temporalmente distinti. La narrazione si svolge secondo una successione temporale delle scene, separate da alberi, colonne, pilastri o semplicemente da personaggi posti di spalle l’uno all’altro.
Il MITO
Telefo era figlio di Eracle e Auge: a causa di una profezia che prediceva la morte del nonno per causa sua, il bambino venne abbandonato e destinato a morte certa. Ma il cacciatore che avrebbe dovuto ucciderlo, lo abbandonò su una montagna; il piccolo si salvò poiché venne allattato da una cerva, da cui il suo nome, thele mammella, elaphos cerva, per cui Telefo. Il destino volle che incontrasse la madre e la riconoscesse. Dopo Eracle combattè contro i Greci e venne ferito da Achille, che fu obbligato a guarirlo.
Sotto i romani venne modificato il mito, dicendo che se Romolo e Remo erano stati allevati da una lupa, Telefo doveva essere stato allevato da una leonessa. Divenne capostipite e fondatore della città.
Auge, madre di Telefo, è rappresentata in alto a destra, sullo sfondo, seduta su una roccia in attesa del proprio destino. I falegnami sono infatti intenti a costruire la barca con la quale sarà crudelmente abbandonata in mezzo al mare.
Telefo, il mitico fondatore di Pergamo, tiene il piccolo Oreste, figlio di Agamennone, sotto il proprio braccio sinistro per portarlo verso l’altare con l’intenzione di ucciderlo, mentre la nutrice alla quale l’ha strappato con la forza guarda con terrore la scena.