Il monumento ai caduti di Teana raffigura l’imperatore Federico II a cavallo. Istallata nel 2008 nel museo a cielo aperto di Teana, già in alcuni schizzi preparatori del 1956 Marino di Teana scrive apertamente di concepire questa scultura come monumento per i caduti in guerra del suo paese natale e con esso ricordare anche la dolorosa perdita del suo amato fratello in battaglia.
L’artista ricorre a figure geometriche a lui molto care, come il cilindro e le componenti circolari, per delineare sia il corpo del cavallo che dell’imperatore. Numerosi studi di scultura e pittura hanno come oggetto il cavallo, ricordo affettivo degli animali che conduceva al pascolo da fanciullo.
La scelta del bronzo come materiale costruttivo non è casuale: il metallo sembra quasi suggerire il suono dell’artiglieria sul campo di battaglia. Mentre il corpo del cavallo cilindrico e aperto al suo interno suggerisce l’idea di una bocca di cannone.
Siamo di fronte ad un’opera figurativa: le riflessioni sullo spazio e sulla concezione triunitaria della realtà e del rapporto spazio-massa che svilupperà successivamente sono in quest’opera solo accennate dalle gambe arcuate del cavallo. Lo spazio vitale attraversa la massa cilindrica del corpo del cavallo ma non approda ancora alla disintegrazione della figura come sarà nelle opere più mature dell’artista.
Marino di Teana sviluppa nel tempo un vero e proprio culto per l’imperatore Svevo. Racconta che i primi interessi verso questa figura provengono dalle leggende che sua nonna amava raccontare durante le lunghe sere d’inverno davanti al focolare, dove Federico II veniva raffigurato come un fantasma a cavallo che appare cacciando con i suoi falchi nei pressi del castello di Lagopesole e di quello di Teana. Studiandone poi le gesta e il pensiero, resta ammaliato da questa personalità di svariato ingegno con interessi sia di natura storica, che scientifica, religiosa e giuridica.
Marino filosofo,scultore,pittore, urbanista e poeta si rivede in questa poliedricità e ancor di più nell’esigenza di un’azione pratica, sia essa politica o artistica, che deriva direttamente da una concezione del mondo e una meditazione filosofica proficua sulla realtà.
Federico è riuscito ad eccellere superando ogni limite imposto, sfidando la sorte e i potenti del suo tempo in nome dei suoi ideali e della libertà senza costrizioni. Ricalcandone la orme, Marino è stato capace di superare la sua “condanna” a muratore senza speranza di un piccolo e povero paesino lucano del secondo dopoguerra, viaggiando, studiando e perfezionando la sua arte e la sua concezione del mondo.
Ne ammira il carattere eccezionale con cui ha affrontato nella sua esistenza continue lotte e infinite sofferenze, tanto da mettere in risalto nei soggetti dedicati all’imperatore il dolore dell’uomo rispetto alla celebrazione della gloria del personaggio.
Nel suo monumento ai caduti di Teana, l’artista vuole tracciare una profondissima analogia tra il vissuto doloroso di Federico II e il sacrificio di coloro che hanno dato la vita per la Patria: Federico come sappiamo non è morto in guerra, ma è un morto vivo per la chiesa e il papato che lo ha scomunicato più volte e perseguitato.
Ma facendo ciò traccia anche un evidente parallelismo tra il calvario di Federico e il suo personale: spesso non capiti o addirittura criticati, che con tenacia e sofferenza sono stati in grado di affermarsi con la speranza di essere ricordati per l’apporto che hanno saputo dare alla loro terra.