L’OPEC, Organizzazione per i Paesi esportatori di petrolio, ha comunicato i nuovi dati che non sembrano piacere agli investitori.
I prezzi del petrolio, infatti, restano al di sotto dei 50 dollari, e questa non è una novità. Il quadro complessivo, però, si mostra particolarmente confuso, con posizioni short sul WTI ridotte del 13% e un calo nella long position dello 0,9%.
Il settore Shale statunitense, secondo le stime di operatori di settore, potrebbe raggiungere i 10 milioni di barili giornalieri entro la fine dell’anno, un livello altissimo se si considerano i risultati degli ultimi 50 anni.
Altre stime sono disponibili sul sito Compendium Value.
Quanto può, la produzione Shell, influire sulle dinamiche di mercato?
Igor Sechin (Rosneft) ha recentemente dichiarato di prevedere un aumento di 1,5 milioni di barili giornalieri nella produzione Shell durante il 2018, un volume vicinissimo alla contrazione produttiva di OPEC.
Alexander Novak invece (ministro dell’energia Russo) ha sottolineato come, in caso di una mancata estensione del periodo di produzione limitata, i prezzi si sarebbero inevitabilmente ribassati, ma ha mitigato il potenziale distruttivo dell’aumento di produzione del settore Shell, in quanto non in grado di invalidare gli effetti dei tagli alla produzione.
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