di Vera Lazzaro
7 set 2019
In un periodo storico in cui i termini "omosessualità", "omofobia", "gay" e varianti varie sono parti integranti del gergo giornaliero, è indispensabile parlare di accettazione e di integrazione.
In un periodo storico in cui buona parte degli insegnamenti degli adolescenti provengono da serie televisive, film, fumetti e media vari è indispensabile rappresentare tutto quello che è e può essere: persone di colori e religioni diverse, con disturbi mentali e malattie fisiche, con orientamenti sessuali e sessualità che non necessariamente incontrano l'opinione comune.
Chi sei, se nessuno riconosce la tua esistenza, se ogni volta che riesci a ritrovarti in qualcuno, a specchiarti in una persona, ti rendi conto del fatto che non c'è felicità per chi è come te? Chi sei, se non sai come comportarti, come puoi essere felice se tutti quelli che ti somigliano muoiono? Queste le domande espresse dai fan LGBT nel 2016, dopo la morte di Lexa, uno dei personaggi più noti della serie televisiva post-apocalittica The 100, prodotta dal canale statunitense The CW. Lexa incarnava due ideali, era bandiera di due grandi movimenti: quello femminista perché donna in posizione di potere, e quello LGBT in quanto lesbica. Con la sua morte, il produttore Jason Rothenberg e il canale The CW si sono ritrovati nell'occhio del ciclone: i fan LGBT hanno deciso, infatti, di smettere di "seppellire i loro gay" (bury your gays, in inglese) e di far sentire le proprie voci attraverso video, testi, disegni, recensioni. Il punto su cui si basa l'intera discussione è poco più di una semplice constatazione dei fatti: ci sono pochi personaggi queer, e la maggior parte di loro non ha un lieto fine. Basta pensare a Clarke e Lexa (The 100, appunto) separate dopo aver finalmente confessato di amarsi, a Miller e Brian (sempre personaggi di The 100, separati a causa di un'incomprensione), a Alex e Maggie (Supergirl), alle famosissime Callie e Arizona (Grey's Anatomy), a Kevin e Joaquin (Riverdale): l'amore omosessuale è tanto sbagliato da non poter essere rappresentato, se felice? Deve sempre, obbligatoriamente, finire in tragedia?Le proteste portate avanti dopo la morte di Lexa sembrano aver dato i loro frutti: The 100 ha inserito nella storia Niylah, avventura da una notte di Clarke (la protagonista bisessuale dello show) e ancora sua grande amica; Shadowhunters ha affiancato alla nota coppia formata dallo stregone bisessuale Magnus e lo Shadowhunter Alec due personaggi originali, Ollie e Samantha, oltre ad aver parlato dell'asessualità del vampiro Rafael, confermata poi da Cassandra Clare, autrice dei libri; The Shannara Chronicles vanta Lyria ed Eretria, entrambe bisessuali; l'attrice Vanessa Morgan, prestavolto di Lyria, è anche Toni Topaz, ragazza, in Riverdale, di Cheryl Blossom, interpretata dalla sua migliore amica Madelaine Petsch; la serie TV norvegese SKAM è stata particolarmente fortunata anche grazie alla coppia formata da Evan e Isak, ripresa ovviamente nei vari remake. Altre serie televisive ad aver dato spazio a coppie omosessuali sono Grey's Anatomy, con la dottoressa Carina DeLuca e il tirocinante transessuale Casey; Marvel's Runaways, con Karolina e Nico; Sense8, i cui protagonisti si identificano tutti come pansessuali; Gentleman Jack.
Potremmo spaziare, parlare di libri e film, e immagino di aver saltato decine, dozzine di coppie, ma credo di aver reso l'idea. Allora perché i fan LGBTQ+ si lamentano, se hanno questa vastissima (cogliete l'ironia) gamma di personaggi a cui ispirarsi? Perché non sono soddisfatti? Semplicemente, perché tutto questo non è reale. Perché la maggior parte delle coppie queer nella televisione di oggi sono stereotipate, forzate, sono personaggi a cui lo spettatore cerca di non attaccarsi troppo per timore di dover assistere alla morte del personaggio preferito o, peggio, all'evoluzione di coppie con una "data di scadenza", un momento, un episodio, in cui uno dei due si renderà conto di essere eterosessuale. Non che una cosa simile non possa succedere nella vita reale, sia ben chiaro: per alcuni l'omosessualità (o bisessualità) è effettivamente una fase, può essere un momento dettato da una curiosità o una pulsione. Questo nessuno lo nega. Ciò non toglie che l'industria televisiva debba, oltre al mostrare le sfumature più scure di questa realtà, essere semplicemente bella, rassicurante, rappresentativa. Perchè, in questo periodo storico, di rassicurazione e rappresentazione c'è ancora molto bisogno.