EXTRA PROGETTI
All’interno del progetto di Laboratorio di Customer Experience si possono collegare altri progetti che vanno ad integrare punti non sviluppati del Customer Journey. Ogni progetto avrà finalità e modalità di attuazione coerenti e complementari per una didattica innovativa che avvicini sempre di più il mondo della scuola al mondo del lavoro. Il “Flipped briefing” è uno di questi.
IL FLIPPED BRIEFING - Materiale introduttivo
La metodologia Flipped
I docenti per ovviare all’alto tasso di assenteismo e allo scarso interesse per le materie degli alunni, decidono di inserire nella didattica alcuni videotutorial sugli argomenti trattati in classe, in questo modo i ragazzi possono studiare a casa e in classe dedicarsi ad attività più creative e partecipative. L'insegnamento capovolto cerca di sfruttare le potenzialità delle nuove tecnologie digitali per attivare le "competenze cognitive di base" (ascolto e memorizzazione) degli studenti quando sono a casa. Video, podcast e materiale multimediale in generale, permettono infatti di poter apprendere in maniera semplice ed efficace fuori dalle mura scolastiche. Questo consente inoltre di andare incontro alla diversità nel processo di apprendimento di ciascun alunno, che è più libero di autogestirsi a seconda del suo metodo di studio.
A scuola, invece, si possono attivare quelle che sono definite come "competenze cognitive alte". Grazie al confronto con gli altri alunni e al sostegno dell'insegnante, infatti, si possono risolvere dubbi, comprendere i passaggi più complessi, applicare la conoscenza mediante esercizi pratici proposti dal docente.
Con la Classe Rovesciata, cambiando il modo di insegnare e di imparare, cambia anche il momento della valutazione. Spetta sempre all'insegnante formalizzare e verificare quanto appreso dal gruppo classe. Tuttavia, seguendo i principi della Didattica Capovolta, si mette al centro la partecipazione attiva dell'alunno, dando quindi importanza all'auto‐valutazione. Inoltre, non è più solamente il "risultato finale" (il compito o l'interrogazione) ad essere preso in considerazione, ma tutto il processo di apprendimento, con un occhio di riguardo alle capacità cooperative e collaborative dell'alunno.
Il metodo flipped
1) Nella prima fase l'insegnante introduce l'argomento di studio. Si tratta di un passaggio delicato perché il docente deve riuscire a stimolare interesse nel gruppo classe. Senza il coinvolgimento degli alunni è impossibile conseguire una loro partecipazione attiva. Perciò è fondamentale presentare il tema di studio problematizzandolo e ancorandolo il più possibile alla realtà, utilizzando contenuti efficaci ed inclusivi.
2) Gli studenti devono poi sviluppare l'argomento di studio in maniera critica, propositiva, seguendo un approccio pedagogico che favorisce la riflessione collettiva, il confronto e la sperimentazione. In questa seconda fase della Flipped Classroom, l'insegnante svolge il ruolo cruciale di tutor, di guida e di supporto all'elaborazione attiva dello studente. Per favorire l'elaborazione del gruppo classe, i docenti propongono un "problema complesso e aperto", chiamato "compito aperto" o "di realtà". Gli studenti si trovano così a cercare soluzioni concrete per un problema che viene inserito dal docente in un contesto il più possibile reale. In alternativa al compito aperto, l'insegnante può presentare alla classe un problema pensato appositamente per essere risolto in gruppo (il "compito creativo"), favorendo così la cooperazione tra alunni.
3) L'ultima fase della Classe Rovesciata è invece quella dedicata alla rielaborazione e alla valutazione. A partire dai compiti realizzati nella fase precedente, l'insegnante modera il confronto e il dibattito tra gli alunni, facilitando la formalizzazione della conoscenza acquisita. Successivamente si procede al processo di valutazione, che è comunque presente in tutto il ciclo di apprendimento attraverso l'osservazione dell'insegnante. Come già detto in precedenza, la verifica delle conoscenze nella didattica rovesciata dà importanza all’auto-valutazione e co-valutazione degli alunni. Attraverso il dibattito e la riflessione collettiva, gli studenti possono così partecipare alla verifica dei risultati raggiunti rispetto agli obiettivi posti all'inizio del percorso.
Il briefing
Aspetto fondamentale del lavoro di un creativo o di un team di creativi è comprendere ciò che il cliente vuole.
La fase del primo incontro con il cliente è denominata “briefing” (riunione).
Andiamo dunque ad approfondire nel dettaglio in cosa consiste: il cliente convoca l’agenzia di advertising alla riunione preliminare denominata appunto “briefing”, per dare le direttive e stabilire le principali linee guida circa i bisogni aziendali in riferimento all’ideazione, progettazione e realizzazione di una campagna pubblicitaria.
La campagna di comunicazione può essere sostanzialmente di tre tipi:
1) Mantenimento - mantenere vivo un prodotto che è già stato lanciato e ha già avuto il suo picco massimo di vendite, ma al momento si trova in fase discendente.
2) Lancio - nel caso di un nuovo prodotto da promuovere e far conoscere.
3) Restyling - se si rende necessario rinnovare il brand con cambiamenti relativi al logo/marchio, all’ampliamento del target di riferimento, alle modifiche eventuali al brand character, insomma una sorta di “restauro” in senso lato.
Di tutte le fasi del processo pubblicitario quella del “briefing” è dunque una delle più delicate e complesse. Tra Azienda e Agenzia deve esserci una provata abilità nello stimolare idee ed entusiasmi, un rapporto di piena fiducia, completa accettazione e comprensione delle responsabilità reciproche.
Le informazioni più importanti che dovranno essere incluse nel briefing riguarderanno: Il prodotto, Il mercato, il consumatore e coloro che possono influenzare l’acquisto del prodotto.
Il dialogo tra Azienda e Agenzia deve essere continuo. Ciascuno dei due interlocutori deve saper comprendere e accettare pienamente le proprie responsabilità nei confronti dell’altro, in un rapporto di reciproca fiducia. A grandi linee, le aree di responsabilità potranno suddividersi nel modo che segue.
Di tutte le fasi del processo pubblicitario quella del “briefing” è dunque una delle più delicate e complesse. Tra Azienda e Agenzia deve esserci una provata abilità nello stimolare idee ed entusiasmi, un rapporto di piena fiducia, completa accettazione e comprensione delle responsabilità reciproche.
Le informazioni più importanti che dovranno essere incluse nel briefing riguarderanno: Il prodotto, Il mercato, il consumatore e coloro che possono influenzare l’acquisto del prodotto.
Il dialogo tra Azienda e Agenzia deve essere continuo. Ciascuno dei due interlocutori deve saper comprendere e accettare pienamente le proprie responsabilità nei confronti dell’altro, in un rapporto di reciproca fiducia. A grandi linee, le aree di responsabilità potranno suddividersi nel modo che segue.
L’Azienda cliente dovrà:
1) Raccogliere tutte le informazioni utili per gli obiettivi pubblicitari (tra cui ricerche, bollettini statistici, etc.).
2) Formulare gli obiettivi pubblicitari in relazione al budget stabilito e concordati con l’Agenzia.
3) Preparare un briefing per l’Agenzia con informazioni sul prodotto, sul mercato e sul consumatore.
4) Analizzare il piano proposto dall’Agenzia.
L’Agenzia dovrà:
1) Consigliare e assistere l’Azienda nella formulazione degli obiettivi pubblicitari.
2) Ottenere tutte le informazioni per elaborare i piani di lavori e di costi.
3) Eseguire i piani concordati.
“La pubblicità non è una scienza. È persuasione. E la persuasione è un'arte.” (Bill Bernbach)
Manifesto pubblicitario del Bitter Campari di Fortunato Depero (1926)