postazioni per la sosta attrezzate
percorsi pedonali
punti di osservazione strategici
giochi interattivi
Chemin des carrires
https://www.reiulframstadarkitekter.com/work/chemin-des-carrires
Fur Diatoms
https://www.reiulframstadarkitekter.com/work/fur-diatoms
Nel 2012 Reiulf Ramstad Architects in collaborazione con LETH & GORI è stato scelto dalla fondazione Realdania e Naturatyrelsen per sviluppare un progetto nell'area intorno a Fur Knudeklint. Il progetto è uno dei dieci progetti della campagna di Realdania e Naturstyrelsen "Steder i Landskabet" [Luoghi nel paesaggio] che celebrano dieci luoghi unici nel paesaggio danese.
Il progetto consiste in tre oggetti scultorei accuratamente posizionati per enfatizzare un luogo speciale relativo alla storia o alla natura del sito. L'acciaio cor-ten è l'unico materiale utilizzato nel progetto, quindi l'architettura è caratterizzata da una transizione chiara e precisa tra l'architettura e il paesaggio naturale.
Selvika National Tourist route
https://www.reiulframstadarkitekter.com/work/selvika-national-tourist-route
L'obiettivo di questo progetto è semplicemente quello di individuare e amplificare l'esperienza di camminare dal ciglio della strada fino al mare in questo luogo molto speciale. Pertanto, una preoccupazione principale era rallentare questo movimento e rendere il percorso stesso un mezzo per riorientare la modalità esperienziale. La principale preoccupazione funzionale era l'accessibilità universale. Invece di optare per una doppia soluzione con scala e rampa, ci è venuta l'idea di fare della rampa l'ingresso comune e di trasformarla nel carattere integrale del progetto.
Situata nell'estremo nord della Norvegia, in un paesaggio quasi lunare nella sua bellezza arida e inospitale, la struttura dovrebbe idealmente essere completamente autosostenibile in termini di assorbimento di energia e produzione di rifiuti. L'idea generale era quella di creare un dettaglio umano nella vastità del paesaggio che fosse senza tempo come il paesaggio stesso e che portasse l'attenzione sulla relazione tra la durata delle esperienze e l'immensità della circostanza spaziale.
Facendo delle ricerche per raggiungere il risultato più vicino al mio obiettivo di progetto, ho trovato dei casi di installazioni outdoor estremamente interessanti dal mio punto di vista: un po' per i bassi costi di realizzazione, un po' per la facilità di montaggio "a secco" della struttura e un po', forse, per la "magia" che sono in grado di creare.
Questa è la domanda che mi sono posta tentando di trovare una soluzione al problema principale della creazione di percorsi all'interno di un sistema dove il verde è la caratteristica dominante: come si puo' intervenire in un'ecosistema predominante suscitando il minimo impatto ? Come si può intervenire in maniera "invisibile" ? Come faccio a far "sparire" la mia struttura ?
Il materiale più indicato per questo scopo lo abbiamo davanti a noi ogni giorno: l'idea nasce dall'acqua, replicando la superficie riflettente attraverso lo specchio, per arrivare ad oggi dove il materiale più usato è l' ACCIAIO INOSSIDABILE.
Project credits:
Local executive architects: V!BES architects
Local structural design: MM Konstrukcje budowlane
Graphic design: Piotr Jakoweńko
General contractor: GRAND Inwestycje
Metal/glass/timber works: Ankora and Atelier Design
Printer: Reijnders Engraving and Laser Engineering
Portando gli specchietti retrovisori delle auto a un livello concettuale e rispettoso dell'ambiente, Aleph è un'installazione artistica intrigante che cattura visivamente e stimola la riflessione.
Creato allo scopo di analisi spaziale, Aleph ha certamente un'aura innovativa di creatività ambientale, impiegando tecnologie che cambiano letteralmente la nostra percezione del mondo che ci circonda.
Creata da Adam Somlai-Fischer e Bengt Sjolen, Aleph è una mostra pubblica commissionata per il programma di arti contemporanee della Belsay Hall del Regno Unito ed è in mostra nel Regno Unito fino a settembre 2007
Aleph è costituito da una matrice di specchietti laterali per auto (repliche di fabbrica recuperate di un modello francese degli anni '80) ciascuno controllato da una rete di microcontrollori. Utilizzando gli spazi, le persone e gli oggetti che affronta come una "tavolozza" per visualizzare messaggi da punti di vista nascosti, la struttura verticale rivela una grafica animata simile a un pixel che riflette l'ambiente circostante. Questi risultati simili a pixel vengono catturati ciascuno da una serie di telecamere.
Il nome deriva da un riferimento letterario: “Aleph è un punto nello spazio che contiene tutti gli altri punti. Chiunque lo guardi può vedere tutto nell'universo da ogni angolazione simultaneamente, senza distorsioni, sovrapposizioni o confusione. –Jorge Luis Borges
L'utilizzo della luce solare per visualizzare le informazioni dell'installazione illustra la natura ecologica del progetto Aleph; rimuovendolo dal mondo LED dell'installazione di arte contemporanea. Il creatore del progetto Adam Somlai-Fischer spiega:
L'elemento ecologico del pezzo è che utilizza la luce solare per visualizzare le informazioni, invece dei potenti LED utilizzati da molti display diurni all'aperto. Nonostante l'obiettivo non sia l'efficienza, il fenomeno utilizzato potrebbe essere facilmente sviluppato in quella direzione.'
La sfida più grande per il team Aleph è stata sviluppare la meccatronica per posizionare gli specchi con precisione e velocità a basso costo. Sono state valutate diverse tecnologie, come gli attuatori a bobina mobile costituiti da un anello di filo e un magnete permanente, sebbene i solenoidi siano stati scelti come il modo più efficace per muovere gli specchi.
La polifunzionalità del FLOW
Questa immagine presa da internet, di cui non conosco la fonte, esprime la polifunzionalità del MURO: il muro non è soltanto divisione, separazione degli spazi, ma generatore: esso può essere sfuttato come superficie per allestimenti, come "recinto" per eventi, come struttura su cui far arrampicare delle essenze, può essere materialmente fatto di acqua, può essere "rivestito" di acqua, può sostenere delle sedute per la sosta delle persone.
Dopo aver studiato le architetture e gli artisti sopracitati, ho ipotizzato una specie di "percorso invisibile", che ripercorrendo i passi di un sentiero già esistente, nasconde la sua stessa struttura all'interno della vegetazione ripariale