Ugo Foscolo

Ci sono giorni in cui i pensieri viaggiano veloci.

Ed oggi il mio pensiero vola a quei giorni lontani, in cui eravamo felici…quanta nostalgia! Vorrei tornare indietro e poter godere ancora di quei momenti sereni, dolci, talvolta silenziosi che mi portavano verso casa, dopo aver trascorso del piacevole tempo con i miei amici.

Improvvisamente siamo stati colpiti, come un uragano, da questo nemico invisibile, il Covid. Ci ha colti alla sprovvista. Ci siamo smarriti. Siamo spaventati.

Ci ha tolto sentimenti, parole, abbracci, presenze. Desideriamo che i giorni spensierati ritornino…e allora cosa facciamo?

Pur trovandoci sulla stessa barca, ognuno va per i fatti propri, irrispettoso del prossimo e di se stesso anche!

Ahimè, mi duole costatare che si è perduto il senso civico, quello spirito patriottico che univa le comunità, che ci rendeva vicini pur se distanti. Il lungomare di Napoli affollato in una calda domenica novembrina…ragazzi che, pur di non rinunciare al divertimento, partono da Rimini per andare a San Marino e divertirsi nei locali…Scene di pura incoscienza, di mero egoismo, dettate solo dalla voglia irrefrenabile di uscire, senza rendersi conto del pericolo che si corre e che potremmo causare agli altri.

È così necessario e importante prendere un aperitivo o andare al bar quando si rischia di perdere cose ben più importanti…amici, familiari, la salute…?

Chi sta male allora deve piangere da solo?

Qualcuno soffre? Qualcun altro muore? Finché non tocca a noi, cosa ci importa??? Durante i periodi bui della storia, nel passato, non avevamo tutto quello che invece abbiamo oggi…i social, la DAD, internet. Spesso non c’erano ospedali per curare i malati, mancavano i viveri, mancava anche il minimo necessario per vivere. Ma c’era una cosa che oggi sembriamo aver perduto: la dignità di non lamentarsi! La forza di accettare un’ordinanza per il nostro bene, per il bene della collettività, per il bene della nostra Patria, del mondo intero!!!

Siamo tutti sulla stessa barca, siamo veramente fragili e disorientati, ma tutti siamo importanti e necessari. Dobbiamo aiutarci a vicenda, tutti…ma proprio tutti! Non si può andare ognuno per la propria parte.

Dobbiamo combattere assieme! Dobbiamo resistere, trovare la forza di chi ce l’ha fatta, dobbiamo darci speranza…dobbiamo essere uniti. Non dobbiamo gridare contro chi ci chiede un sacrificio o ribellarci agli ordinamenti!

Bisogna ringraziare la vita per ciò che abbiamo, anche quando le cose non vanno bene…Non dobbiamo mai dimenticarlo!

Questa vita sospesa ci sta insegnando quanto sia preziosa la normalità. E quanto sia importante essere uniti per vincere! Tutti assieme!

L’unione fa la forza e noi ritorneremo di nuovo ad abbracciarci.

E ve lo dice uno che ha sempre vissuto una vita piena di esperienze e avventure: non dimenticate mai il valore della vita stessa!

(Post scritto da Alessio Santantonio 3^D)

È una giornata piovosa e, chiuso nella mia umile casa ascoltando il suono della pioggia batter sopra i vetri delle finestre, sento aumentar sempre di più, nel dolce e buon animo mio, questo senso di colpa per tutte le persone che non hanno potuto riabbracciar i loro cari per un’ultima volta. Tutte le care persone, dai fanciulli agli anziani e tutte le genti morte a causa di questo violento e crudele virus, lontano dai loro affetti.

Cosa staranno pensando le madri che hanno amato per così tanto tempo i loro figli per poi perderli? Queste stupende creature portate via dal vento e dall’inconsapevolezza, senza più amore e affetto. Cosa invece staranno pensando i figli vedendo perdere i propri genitori? Staranno provando la sensazione di un vuoto dentro di loro, prima occupato da quella persona ancora in vita. È come se una parte si frantumasse in cenere, facendo rimanere in quello spazio una ferita aperta, da rimarginare.

Io riesco a sentir l’immenso dolore invadere i loro corpi creando una tempesta nelle loro confuse e fragili menti. Provo il dolore come il taglio di una lama tagliente sulla mia pelle delicata, come una freccia scagliata nel mio petto.

Riesco a comprendere questo immenso dolore perché anche io, in un passato lontano, ho perso il mio caro fratello Giovanni. Egli morì suicidandosi a causa di alcuni debiti di gioco non pagati.

Mi ricordo la mia dolce madre piangere e pregare fino a tardi sulla tomba del figlio. Io, non potendo ritornare in patria per consolare la mia povera madre rimasta sola e pregare sulla tomba di mio fratello perché mi auto-esiliai, speravo che il suo animo, sempre e continuamente avvolto nelle tempeste, potesse trovar finalmente pace in un altro mondo e che anche il mio potesse fare la stessa cosa.

Quindi io rivolgo le mie sacre parole a voi giovani di oggi affinché siate più responsabili e coscienziosi. Ciò che vi viene chiesto oggi è semplicemente quello di restare a casa salvaguardando non solo la vostra vita ma anche quella di chi vi sta intorno. Solo collaborando tutti insieme si vincono le battaglie e questa è la vostra e vi auguro di vincere.

(Post scritto da Asia Lagnena -Classe III D)

È tardo pomeriggio e mentre ammiro la natura sento salir nel cuor mio una sensazione di malinconia. Non è il paesaggio che ormai ammiro quotidianamente a darmi quest’ effetto, è il senso di libertà che ormai mi è stata privato. Rimpiango i giorni passati, quando potevo trascorrere le giornate con le persone a me care senza avere un pezzo di tessuto che mi avvolge il viso. Ma devo accettare che ormai sono solo un ricordo e che devo placare quella parte di me che dice di lasciare queste quattro mura, prendere un treno per partire da Milano a Venezia, andare a trovare la mia povera madre in modo che non soffra più da sola. Nonostante ciò rimango in questa che dovrei chiamare “casa” , ma ormai mi rammenta sempre più una prigione che mi isola da tutto e tutti.

Mentre navigo tra i miei pensieri si fa sera; da quando sono incominciati questi brutti e pesanti giorni le stelle che prima ritenevo romantiche ora mi sembrano gli occhi delle povere persone che hanno ceduto contro questo crudele virus e in seguito c’ è una parte di me che pensa tristemente alle loro famiglie che ora devono affrontare la loro perdita a distanza, come è successo a me e a mia madre, Diamantina. Quando pronuncio il suo nome si diffonde per tutto il corpo un leggero brivido mentre nella mia mente si diffondono ricordi con lei e di lei. Rammento quanto sia una donna forte , a come debba affrontare tutto il suo dolore da sola, all’ infinita distanza tra noi e alla mia impotenza nel poter aiutare il suo animo.

Giacché le spedizioni delle lettere sono state bloccate , i viaggi sono stati bloccati, ogni contatto tra persone è stato bloccato, non mi resta altro che pregare per una circostanza migliore, affinché abbia un’ ottima salute e per un futuro nostro incontro felice .

(Post scritto da Erika Cepparulo- Classe III D)

Dolcissima amica mia,

nei giorni in cui il mio cuore non ha potuto vedere il tuo sorriso, ho chiuso il mio corpo: come avrei mai potuto portare quel cibo incolore e insapore alle mie labbra sapendoti malata?

Quando tu mi comunicasti la tua lieta ripresa, capii che le aride serpi avevano abbandonato il tuo corpo e si erano rifugiate nelle loro buie caverne.

Vorrei uscire ed urlare al mondo l'amore che provo per te, mia dolce dea. Gli occhi ti portano accanto a me, posso percepire il tuo respiro e ho la gioia di intravedere il tuo angelico sorriso.

Anche se non sei con me fisicamente, riesco a sentirti vicina più di prima: sei nei miei pensieri da quando mi sveglio la mattina a quando vado a sprofondare tra le braccia di Morfeo la sera.

Nella mia visione riesco a vederti mentre ti alzi adagio dall'erba del nostro giardino e in quel momento mi trascini in un bellissimo turbinio di emozioni.

Rammento ancora il momento in cui indossasti il tuo vestito rosso,

ti ricadeva sul corpo in maniera dolce ma non volgare.

Nulla in te è volgare, tutto è perfetto.

Ogni singola parte di te è perfetta.

Io voglio abbattere i limiti che ci impone la realtà e desidero lodarti in ogni modo possibile.

Quando tutte le squame di questo serpente appassito, che ancora incombe sulla tua ombra svaniranno del tutto, allora, e solo allora, potrò dire di essere l'uomo più fortunato del mondo.

La tua bellezza riempirà le strade nude e spoglie di luce e colore.

Restituirai alle acque putride la loro dolcezza e rischiarerai la loro superficie con il tuo sorriso, come la Vergine dea.

Ma ciò che mi turba nel profondo del mio cuor è la certezza che non sarò soltanto io a vedere il tuo sorriso e che il tuo sguardo incrocerà quello di uomini a me ignoti. Offrirai il tuo saluto a tanti che aspettano solamente il momento giusto per prendere il tuo cuore. Essi incroceranno il tuo cammino ma ciò che mi consola è sapere che saranno intimoriti dalla tua profonda saggezza ed umiltà d'animo.

A questo pensiero i miei occhi si rasserenano e resta solo la gioia di poterti presto rivedere.

(Post scritto da Anthea Francesca Bamundo- Classe III D)

1.000.000...1.000.000 di morti per un qualcosa che non si vede, non mi sembra vero. 10.000 in sole 24 ore, se ce l’avessero detto prima non ci avremmo creduto di certo.

La cosa più brutta non è il Covid-19, ma le persone che fanno finta di niente, “tanto le cose succedono agli altri”. L’età media delle persone che finiscono in terapia intensiva e non ce la fanno è di 80 anni. Sono loro i più colpiti.

Ho sentito cose sui social che mi fanno riflettere, mi fanno pensare al nostro futuro, al fatto che i giovani sono influenzati dalla rete, e di certo quello che gira in tv e sui social non è una buona influenza per nessuno.

“Ma tanto sono anziani, non servono, non fanno parte della popolazione attiva che contribuisce all'economia della società”, “Basta che non sia accaduto a me...”, per non parlare dei negazionisti che dicono “E' tutto falso, il governo ci inganna”.

Queste parole mi fanno ribrezzo, gli anziani sono il ricordo, la saggezza, l'esperienza; senza di loro non potremmo imparare dagli errori. Le famiglie sono costrette a stare lontane dai propri cari malati, gli anziani ricoverati, che non vedono i propri familiari da mesi e soffrono la solitudine e l'abbandono. Una tragedia nella tragedia. Tanti poveri anziani quasi in fin di vita devono stare soli in una stanza d’ospedale, senza poter ricevere il conforto, l'amore, il calore di una mano che sfiora il viso, la tenerezza di uno sguardo familiare che sembra dire "Su, andrà tutto bene".

I figli non possono vedere i propri genitori e i nipoti i loro nonni.

In tv ho visto una cosa che mi fa tanto piacere, hanno creato delle stanze per gli abbracci in cui tutti i ricoverati hanno la possibilità di entrare. Questa stanza è fatta in plastica e rende possibile abbracciare tramite plastica i propri cari.

Questa situazione mi fa pensare a quando incontrai Giuseppe Parini, un uomo anziano, con difficoltà a camminare; si spostava col bastone ma con una dignità nell'andatura e nello sguardo da lasciare senza parole. Io lo considero un maestro per i valori civili che mi ha insegnato. Quando morì, fu sepolto in una fossa comune, come ho raccontato nel mio carme "Dei Sepolcri", senza neanche una lapide che ricordasse la sue immensa grandezza di poeta e di uomo.

A quei tempi ancora non esistevano vaccini e si moriva facilmente per qualsiasi malattia. Oggi la scienza e la tecnologia hanno fatto progressi enormi. Unite ad un comportamento civile e responsabile ce la faremo.

Ogni vita umana è preziosa. Non dimenticatelo mai.

(Post scritto da Maila De Simone- Classe III D)