La didattica a distanza non è la semplice riproduzione delle pratiche tradizionali con strumenti virtuali. Richiede invece un approccio innovativo, con l’obiettivo di creare situazioni di apprendimento in cui lo studente può sviluppare autonomamente competenze e conoscenze. Senza perdere mai il contatto tra docente e alunno.
Imponendo la chiusura delle scuole di ogni ordine e grado, l’emergenza Coronavirus ha improvvisamente posto al centro del mondo scolastico l’esigenza di adottare forme di didattica a distanza (DAD) con l’obiettivo di conciliare il distanziamento sociale e il proseguimento delle attività formative.
In questo senso, con il Dpcm del 8 marzo 2020, il governo non solo si è espresso sulla programmazione delle lezioni a distanza, ma ha anche chiarito la necessità di non intendere la DAD come trasmissione “a casa” di materiale e compiti da svolgere. In effetti, uno dei primi punti da chiarire (perché troppo spesso dimenticato) è che la DAD non è la semplice replica della didattica scolastica con strumenti tecnologici.
Prima di entrare nel merito di questa affermazione, è interessante notare come quella che per il mondo della scuola era un’importante opportunità sia diventata così rapidamente una vera e propria necessità. Detto ciò, sarebbe comunque uno sbaglio pensare all’apprendimento a distanza come il risultato di questa fase emergenziale. Infatti, la didattica a distanza è tutt’altro che una novità: già da diversi anni, la rivoluzione informatica e le potenzialità offerte dalla digitalizzazione hanno aperto nuovi orizzonti nel mondo della scuola e della formazione in generale. Proprio per questa ragione, è importante posare sulla DAD uno sguardo non superficiale, capace di coglierne gli elementi più profondi e innovativi. Continua (...) https://asnor.it/it-schede-454-cos_e_davvero_la_didattica_a_distanza_