28 febbraio 2020

Mr. Nobody non ha mai scelto


Sono il signor Nobody, un uomo che non esiste.


Può un uomo non esistere? Può un uomo vivere ma non essere? O meglio esistere ma non vivere? Mr. Nobody può dirci anche questo. Il film uscito nel 2009 scritto e diretto da Jaco Van Dormael è un lungo viaggio nella mente, nell’esistenza (o nella non-esistenza) del protagonista, Mr. Nobody chiamato anche Nemo (dal latino “nessuno”). [Premetto con il dire che potrebbero esserci presenti spoiler nel corso dell’articolo, ma qualora ci fossero non rovinerebbero la visione del film che senza dubbio non si presta alla classica scansione temporale delle tipiche narrazioni cinematografiche]. Mr. Nobody tratta del tempo, della fisica, della vecchiaia, della giovinezza, dell’amore, delle scelte, della possibilità, ma soprattutto parla a tutti noi della nostra vita con una miriade di stimoli, tutti puntualmente problematici e destabilizzanti, alcuni dei quali vorrei qui trattare.

La scelta. Nemo si ritrova, come tutti gli umani dopotutto, a dover scegliere davanti alle infinite possibilità che la vita gli mette davanti. Fin da bambino comprende che “non si torna indietro” cosicché il fumo esce dalla sigaretta ma non ci torna dentro, “se mischi il purè di patate con la salsa dopo non puoi più separarli”. Una scelta è per sempre, non si torna indietro. Logica semplice ed immediata, talmente ovvio che anche un bambino lo comprende, ma questo rende qualunque decisione un macigno da portarsi dietro. Ecco che scegliere tra Anna, Elise o Jeanne diventa insopportabile, così come una volta che i genitori divorziano, decidere se andare con il padre o con la madre. Il problema però sta nel fatto che Nemo davanti a qualunque bivio si pone questo inganno “Finché non scegli tutto resta ancora possibile”.

L’inganno. Perchè un inganno? Può sembrare vero che, finchè la moneta non è caduta, tutte e due le faccia sono ancora visibili. Però si nascondono non pochi problemi. In primo luogo c’è una questione temporale, “finché” presuppone che si abbia un tempo infinito per poter decidere, ma così si finisce per essere scelti dalla vita, subire anziché scegliere. Come Nemo che davanti alla scelta impossibile del genitore, sceglie quando è troppo tardi, demandando il compito alla casualità degli eventi o ad altri come la perdita della scarpa o l’irascibilità del controllore; così potremmo dire che pratica un “tacito consenso” al mondo, si fa decidere e non decide, si fa agire. Ma in realtà questa opzione, che davanti ad un bivio Tertium non datur, sembrerebbe una terza via di fuga, non solo è “sbagliata” ma proprio non esiste, non è possibile, e questo ce lo insegna Sartre.

Condanna alla libertà. Celebre è la frase di Jean-Paul Sartre: “L’uomo è condannato ad essere libero: condannato perché non si è creato da se stesso, e pur tuttavia libero, perché, una volta gettato nel mondo, è responsabile di tutto ciò che fa.” Siamo obbligati a dover esercitare la nostra libertà, che non è altro che l’esercizio della scelta nella possibilità che il mondo ci pone. Quindi il secondo problema che sovviene con il: “Finché non scegli tutto resta ancora possibile” è il fatto che non posso non scegliere avrò comunque “deciso di non decidere” consciamente o meno dovrò subire la responsabilità dell’uso della mia libertà, ma questo solo perchè sono uomo, o finché sono uomo.

Οτις μοί γ' νομα. Nemo percorre questa terza via della non-scelta e con ciò diventa il signor nessuno, smettere di essere un uomo. Lascia aperte tutte le possibilità, ma scegliendo tutto, finisce per non scegliere nulla e quindi non diventare nulla. In questo senso l'uomo come individuo è nelle scelte che fa, che deve compiere; non vuol dire che può scegliere cosa diventare in senso assoluto, homo faber fortunae suae non è pensabile. La scelta, come si è detto poco sopra, è fortemente condizionata dal caso, dal mondo, dal fato, o in qualunque modo esso si vuol chiamare. “Diventa ciò che sei” è l'ammonimento di Nietzsche, cosa che Nemo non seppe fare, il protagonista si pone come l'anti-uomo nietzschiano, colui che non ha saputo accettare l'attimo della scelta che infinite volte gli si è presentato innanzi, rifiutandosi di rendere reale una qualunque delle possibilità che gli si presentano sul cammino, quasi che tutto il film non sia altro che la rappresentazione di ciò che sarebbe potuto essere ma non è avvenuto. Non a caso dichiara, in fin di vita, ad un giornalista “Ogni cosa sarebbe potuta essere un'altra“.

La morte. Nemo è ancora uomo, solo per un motivo: la sua biologia. Si ritroverà in un futuro lontano (il 2092) in cui è stata trovata la formula della “semi-immortalità”, ma lui è l'ultimo dei mortali (forse perchè non ha neppure scelto se semi-immortalarsi?) e morirà di lì a poco dicendo “Questo è il giorno più bello della mia vita”, perchè è il giorno in cui il bivio non esiste, non è più concesso scegliere se morire, così come se nascere; i due estremi della nostra esistenza si mostrano come i più grandi obblighi che ci troviamo davanti. Ma tesi tra questi due eventi ineludibili ci siamo noi con la nostra libertà, altrettanto ineludibile, alla ricerca di diventare ciò che si è, e un buon modo per farlo è scegliere, perchè noi siamo le nostre scelte (anche quelle che non facciamo) e poco più. Buona scelta.


“Con questo mi sta suggerendo che dobbiamo fare delle scelte?”


Marco Gatti


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