28 gennaio 2020

Il mito della resilienza


C’è un atteggiamento che ci può aiutare a migliorare non solo la nostra, ma anche la vita degli altri, che ci fa reagire anche nei momenti più difficili: la resilienza. Nonostante esso sia stato coniato dagli antichi, il termine “resilienza” sembra sia stato scoperto dagli italiani (ma non solo) soltanto pochi anni fa. Infatti, solo recentemente (indicativamente dal 2011) questa parola ha spopolato, diventando così vittima di storpiature di significato e decontestualizzazioni improponibili. Il risultato? Vediamo la scritta “resilienza” sui giornali, ma anche nelle pubblicità, utilizzata in contesti completamente diversi tra loro e non riusciamo a capirne il vero significato.

Ma facciamo un po' di chiarezza: l’etimologia di questa parola deriva dal termine latino resiliens, dal verbo resilire, “saltare indietro”. Gli antichi usavano il termine per indicare qualcosa che dopo uno sconvolgimento riacquisisce le sue caratteristiche iniziali (in particolare, facevano riferimento al risalire su una barca rovesciata). Questo concetto è stato successivamente assorbito dalla fisica, che utilizza la parola resilienza per indicare un materiale che, ricevendo un urto, non si rompe ma subisce una deformazione elastica per poi tornare alla forma originaria. In psicologia invece, la resilienza è la capacità degli esseri umani di adattarsi ai cambiamenti e alle situazioni per trarre sempre il meglio delle cose anche durante i momenti di difficoltà. Per rendere tutto più semplice si può citare il tappeto elastico: per quanto ci si salti sopra, esso tornerà sempre com’era prima.

Risulta ora ovvio che essere resilienti è una virtù che tutti dovremmo coltivare. Ma è così facile? D'altronde, vorrebbe dire essere positivi anche quando tutto va per il verso sbagliato, cosa che a molti può sembrare un'utopia, un atteggiamento inattuabile. Solo per alcune persone questa qualità risulta naturale, innata quasi, e non devono sforzarsi di trovare il bene nel male, perché lo vedono da sé. Altre persone (la maggior parte di noi), invece, davanti alle difficoltà si scoraggia, si incupisce, con il risultato opposto a quanto desiderato, ovvero quello di vedere le cose peggio di quanto effettivamente siano. Si può inoltre aggiungere che quest'ultimo approccio sembra essere un fenomeno di massa: si sente spesso dire al giorno d’oggi “ma con quello che succede al mondo, come si fa ad essere positivi?”. L'inizio del 2020 è stato talmente pieno di avvenimenti rovinosi e di grande portata che sui social hanno iniziato a prendere piede post che scherzano su questa cosa, affiancando la voglia di iniziare il nuovo anno in modo propositivo alla notizie drammatiche che si leggono sui giornali, come se l'essere felici fosse impossibile di fronte ad avvenimenti tragici.

Ma è in situazioni come questa che dobbiamo imparare ad essere resilienti: le tensioni tra Iran e USA, l'epidemia in Asia, gli incendi in Australia e situazioni simili devono spingerci ad essere ancora più positivi per avere la forza di reagire, di essere come il tappeto elastico. E soprattutto in riferimento all'Australia possiamo trovare moltissimi esempi di resilienza. Nonostante siano bruciati oltre dieci milioni di ettari di territorio, 28 persone siano morte, migliaia di case distrutte e il numero degli animali a rischio sia cresciuto esponenzialmente, ci sono persone che non si arrendono, che resistono, lottano davanti a questo fenomeno affinché finisca la più presto. In primis citiamo le associazioni, ONG e simili che hanno intrapreso raccolte fondi per aiutare l'Australia in concreto: NSW Rural Fire Service, The Salvation Army, Thread Together sono solo esempi di associazioni australiane che hanno dato il via a una raccolta fondi in modo da essere in grado di fornire sostegno economico e psicologico ai cittadini, costretti a lasciare la loro casa a causa delle fiamme. Si sono mobilitati anche vip come Leonardo Dicaprio e Nicole Kidman donando ad associazioni di questo genere. Sempre in questo contesto, la resilienza è stata dimostrata anche dai cittadini attraverso piccoli gesti: alcuni adolescenti hanno postato un video mentre salvavano alcuni koala mettendoli in macchina per portarli poi al sicuro, un cacciatore 22enne si è avventurato nel bosco che andava a fuoco per salvare dei koala e così tanti altri.

Chiarito tutto questo, immaginiamo l’enorme quantità di piccoli gesti che possiamo compiere per rendere le cose migliori, piccoli gesti che aiutano non solo gli altri, ma anche noi stessi psicologicamente, che ci danno la forza di risollevarci dopo una difficoltà, come un tappeto elastico.


Carolina Broll


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