28 febbraio 2020

Non fare il bagno che ti mangiano gli squali


Sono le 7.00 di mattina e il ronzio della sveglia pulsa in testa come una mosca in un fienile. Mi trascino fuori dal letto e mi accorgo di una strana sensazione di umido. Piccoli crampi al basso ventre … vado in bagno e controllo la situazione slip, “lui” è tornato, il temuto ciclo mestruale, puntale come un orologio svizzero. Apro il cassetto delle meraviglie, quello in cui si può trovare di tutto e non si sa mai che cosa contenga veramente ed estraggo l’unica cosa che sono certa esserci, un assorbente lungo notte blu con le ali. Solita vecchia routine che mi farà essere in ritardo sulla tabella di marcia di preparazione mattutina, bidone del residuo per gli scarti colorati e bidone dei panni sporchi per gli slip. Faccio colazione, mi vesto e volo fuori di casa.

Sono le 7.00 del mattino e Hita si sveglia con la luce fioca che entra dalle finestre, il dolore al ventre e la sensazione di umido sono il presagio dell’incubo che ogni mese si ripete. Corre velocemente in bagno attenta a non sfiorare Hari. Abbassando la biancheria, prende silenziosa coscienza della naturale ingiustizia del mondo. Zitta zitta, senza farsi sentire e vedere, esce di casa e raggiunge la capanna che la ospiterà per le prossime cinque giornate. Si stende sul legno freddo e osserva il mondo al di fuori, mondo che non può toccare.

Sembra che la conoscenza riguardo al ciclo mestruale sia sempre più completa, le ragazze ne parlano, non tutte, spesso anche davanti a ragazzi e applicazioni scaricabili gratuitamente si occupano di informare ulteriormente riguardo ad ogni problematica in base ai dati registrati dalle utenti stesse. I consultori sono aperti e le visite gratuite, gli operatori sanitari si prodigano per informare gli adolescenti riguardo al cambiamento del proprio corpo. Sembra che rispetto a pochi anni fa si sia fatto un enorme passo in avanti per rendere agevole e normale, come dovrebbe essere, la perdita di sangue che caratterizza la vita delle donne per tutto il periodo di fertilità. Purtroppo, questa è solo la visione occidentale e, se vogliamo essere più precisi, italiana. In moltissimi posti al mondo ancora le ragazze non sanno che cosa succederà al loro corpo e perché, fino al giorno del menarca o, ancora peggio, non lo sapranno mai con certezza, come dimostra lo studio dell’Unicef che vede il 50% delle ragazze indiane su un campione di 100.000 inconsapevoli dell’esistenza delle mestruazioni fino all’arrivo di esse.

Uno dei problemi principali che il ciclo mestruale si è trascinato nei secoli è la mancanza di informazioni scientifiche e la conseguente costruzione di falsi miti. Nei libri sacri delle più importanti religioni tutt’oggi praticate sono presenti alcuni estratti che vedono la perdita del sangue femminile come segno di impurità e di cattivo presagio. Queste credenze, purtroppo, si sono protratte fino ad oggi, con conseguenze molto gravi per le donne di paesi in via di sviluppo quali Nepal, India e molto villaggi rurali del centro Africa. In Nepal è ancora viva, nonostante la legislazione del 2005 l’abbia resa illegale, la pratica hindu del chhaupadi. Le donne durante la prima fase del ciclo vengono considerate impure, si crede che toccando cibo, acqua, il proprio marito, mucche o semplicemente stando nelle proprie case siano in grado di contaminare, avvelenare e portare sventura a ciò che è stato in contatto con loro. Per questo vengono allontanate dalle proprie abitazioni per vivere in minuscole capanne isolate, le chaugoth, e affamate fino alla comparsa della fase follicolare. Non tutte però hanno il “privilegio” di arrivare alla seconda fase: documentandomi negli ultimi giorni a riguardo, ho letto di diversi casi di ragazze e donne trovate morte nelle loro chaugoth per il freddo o soffocate dal fumo di fuochi improvvisati.

Eppure, i problemi riguardanti il ciclo mestruale non finiscono qui. Non solo la mancanza di informazione rende questo periodo naturale un incubo per moltissime donne al mondo, ma anche la mancanza di materiale igienico sanitario. Parlando pochi giorni fa con un testimone etiope di Addis Abeba ho appreso, sconvolta, delle condizioni di igiene durante le mestruazioni delle donne nelle prigioni Etiopi e di molte altre abitanti dei villaggi rurali nei dintorni della capitale. La povertà economica e l’ignoranza in materia fanno si che le donne non abbiano a disposizione assorbenti e asciugamani. Moltissime di loro durante i giorni di perdita si prestano pezze e asciugamani che condividono, rischiando infezioni importanti oltre a non garantire una pulizia di base che permetterebbe loro di compiere le attività giornaliere in modo normale, come accade in Occidente. Le ragazze che non hanno a disposizione assorbenti, coppette o tamponi non possono infatti andare a scuola durante le mestruazioni, per via degli ovvi problemi tecnici, con una conseguente perdita di otto o nove settimane di lezioni all’anno. Per questo, molte organizzazioni ed associazioni stanno mettendo in atto campagne di sensibilizzazione al riguardo e distribuendo assorbenti lavabili che potrebbero ridurre di molto il problema igienico e l’abbandono femminile delle scuole.

I falsi miti sono innumerevoli e spesso, ai nostri occhi, senza alcun senso, eppure ancora vivono profondi nelle culture più disparate. In un articolo dell’Unicef del 2018 sono state raccolte alcune di queste credenze che, seppur assurde, rendono la vita di donne e ragazze complicata e innaturale, creando fobie e ansie infondate, come la diceria citata anche in film e sitcom della pericolosità di fare il bagno durante le mestruazioni per la possibilità di essere attaccate dagli squali o l’assurda capacità di far marcire i carciofi.

La famosa Tampon tax di cui si è parlato negli ultimi anni è il segnale di un bisogno di maggiore sensibilizzazione riguardo alle esigenze sanitarie e igieniche delle donne anche in Italia, perché dover pagare il 22% di Iva su beni di consumo necessario, quando in molte altre parti del mondo la tassa ammonta al 5% o addirittura è inesistente, è incredibilmente ingiusto oltre che retrogrado. Infatti, nonostante la recente approvazione dell’emendamento al decreto fiscale che vedrà un abbassamento dell’imposta al 5% per i prodotti igienici biodegradabili, la maggior parte degli assorbenti che si troveranno nei negozi saranno ancora tassati al 22%. Non solo in moltissimi altri paesi europei, ma anche in Kenya e in India l’imposta è scesa allo 0%, nonostante, come visto sopra, la mancanza di informazione di molte ragazze riguardo al tema.

L’informazione è fondamentale per rendere qualcosa che è fisiologico, “normale” agli occhi di tutti. Le campagne di sensibilizzazione, gli interventi umanitari, i singoli Stati, devono continuare a lottare perché la conoscenza renda libere le donne di qualsiasi paese al mondo e anche se rispetto alle situazioni degli Stati in via di sviluppo quella di noi donne occidentali è idilliaca (e definirla così, quando dovrebbe essere considerata normale, fa davvero riflettere), i problemi a cui si deve far fronte sono ancora esistenti. Basta pratiche oscene e rischiose per superstizioni, basta rinuncia all’istruzione per mancanza di igiene e facciamoci il bagno nel mare, che nessuno squalo ci attaccherà per il ciclo.

Letizia Chesini



FONTI:

https://www.unicef.it/doc/8331/nove-falsi-miti-e-uno-vero-sulle-mestruazioni-che-dovresti-conoscere.htm

https://www.internazionale.it/bloc-notes/giulia-testa/2019/12/06/tampon-tax-imposta-ingiusta

https://www.greenme.it/consumare/detergenza/pad4girls-ragazze-terzo-mondo/

https://www.ilpost.it/2018/01/18/nepal-donne-mestruazioni/

https://www.ilpost.it/2017/08/10/nepal-legge-carcere-multa-per-chhaupadi-donne-mestruazioni/

https://www.avvenire.it/attualita/pagine/tampon-tax-iba-assorbenti-5-per-cento-biodegradabili-compostabili

https://it.wikipedia.org/wiki/Chhaupadi


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