10 marzo 2020

Una tazza di caffè america...


Una tazza fumante di caffè americano, originale come inizio di un racconto, pensò sarcastica dalla piccola stanza disordinata. Ridacchiò tra sé del pensiero di raccontarsi istantaneamente. Stava creando una realtà parallela? Perché no in fondo? Quello che tutti avrebbero definito come meta racconto, cos’era se non l’inizio di una vita, o meglio uno spazio-tempo vissuto tra uno schermo e una tastiera? Esso avrebbe narrato esattamente ciò che nella realtà stava accadendo oppure quello che l’autrice pensava.

Era facile da verificare come ipotesi: uno sguardo allo schermo che si riempiva e uno alle mani che si muovevano a una velocità sempre più accelerata. Esse digitavano esattamente ciò che il cervello comandava, realtà a sé stante, immaginifica e innaturalmente creativa. Lo spazio e il tempo della camera venivano a contatto con la creatura vivente e fisica, quale la ragazza sapeva di essere (rifiutando di mettere in discussione la propria esistenza al mondo) e infine la realtà di inchiostro digitale che, però, veniva prima selezionata da impulsi elettrici, un sistema a dir poco geniale, fatto di condensatori che avrebbero permesso alla parola di formarsi su quella pagina pericolosamente bianca, tingendola di nero.

Qual era la vera storia? Dove le parole originali? Il flusso di pensiero costellato di dubbi, se no, perché immettere tutta quella incerta punteggiatura (?). Un clic sulla giustificazione del testo per mettere ordine, per lo meno visivo, su quel crogiolo di pen[(quadratino blu, salva con nome, cartella Dropbox, Una tazza fumante di caffè america…) va bene? Ma sì, il nome lo avrebbe potuto cambiare in un tempo seguente, inserisci -> simbolo]sieri regolarmente puntinati.

Fatto, sollievo per qualche attimo. Dove voleva arrivare? Ah giusto, la realtà parallela, ne aveva elencate quattro, ma solo per ignoranza, ogni atto avrebbe scatenato qualcosa di più piccolo, microscopico, atomi? Ecco quelli erano l’unica certezza, i significanti fatti di atomi, ma il significato? La realtà immaginata? No, quella era aria fritta, lo sapeva, eppure, così fragile e intangibile, era abbastanza potente da far scatenare tutti quei micro-universi, micro-realtà che, secondo le teorie di Albert Einstein, sarebbero sopravvissute nel tempo infinito dell’attimo di esistenza. Dito sospeso, dito abbassato, tasto premuto. Fotogrammi infiniti e immortali.

Decise che la tazza di caffè americano poteva anche cadere, sarebbe rimasta sospesa comunque per sempre.


Letizia Chesini


Articolo di dicembre 2019

Arte è solo ciò che è esteticamente gradevole? No, l'arte è anche tutto ciò che va oltre la percezione sensoriale.

Articolo di gennaio 2020

Genialità o pazzia? Ci sono basi scientifiche dietro a questa antica correlazione?

Articolo di febbraio 2020

Il ciclo mestruale è un normale processo fisiologico, ma è visto così in tutto il mondo?

letizia.chesini.ilcardellino@gmail.com