Sopra le idee, tra i segni, nella pasta di colore. Lì c’è pittura.
E’ un fluido che spande forme ed impressioni, attaccato alla punta di un pennello, tra le mani.
Sgorga, evanescente, odora di resine e olio. Non sai fermarlo, non sai da dove venga, né cosa porti.
Il disegno taglia, incide l’ombra, separa l’anima dal mondo. Crea la carne dove prima erano nuvole.
E’ parola che in silenzio racconta il segno. Solo di questo sa parlare. Non di vere storie.
Racconta di sé, che esce e sgorga, che di colore è fatta la sua carne, che di taglio tra le nuvole è fatta la sua anima.
Non di un posto vero, ma di un mondo evanescente che odora di resine e di olio.
Alto e profondo come una sottile crosta di colore.
Questo è il suo dramma: il non essere degno di una storia vera.
Di nascere e sparire, mutare, sotto il peso trasparente di una velatura. Di non avere sforzo nel proprio moto.
Di essere vento che non soffia.
E’ l’apparire senza mai essere. Apparire ovunque, in ogni modo, senza però essere mai nulla.
Come carne di nuvole.
...Che strana condanna: essere il segno delle cose.
Esserne per sempre solo un rapido disegno.
Non si è nessuno.
Ne’ si è sfiorati dal più vicino dolore del mondo.
E si sta lì, sembrando di pensare.
Senza titolo e senza parole.
Olio su tavola - cm 70x100
Olio su tavola - cm 70x100
Olio su tavola - cm 70x100
Olio su carta - cm 50x40
Olio su tavola - cm 70x100
Olio su tavola - cm 110x105
Olio su carta - cm 50x40
Note tecniche:
Questi ritratti sono stati realizzati attraverso vari passaggi e un uso simbiotico e della tecnologia, che ne determina il risultato più di quanto no lo facciano il tempo o l’abilità manuale e la cura tecnica ad essi dedicati.
I ritratti nascono da foto digitali originali, scelte e trasformate grazie a vari programmi di elaborazione grafica, sino ad ottenere gli elementi essenziali e una sorta di “bozza” virtuale, destinata alla proiezione sulla base pittorica.
...Poi la pittura. Direttamente sulla proiezione: un’azione vissuta come una banale “altra modalità” di trasformazione dell’immagine.
Un momento ibrido tra fotografia, grafica, pittura, informatica, colore e luce.
Luce che guida e inganna, una piccola sfida nel buio, tra pigmenti e immagine proiettata.
L’esecuzione è rapida: poco più di uno schizzo facilitato dal percorso pre-tracciato.
L’unica difficoltà, non banale, è quella di mantenere il rigore dello stile, della modalità predefinita.
Solo su questo è richiesto di concentrarsi: sul limitare l’uso ribelle della tecnica, per non lasciarsi concedere alla perenne ricerca del nuovo.
Quasi un gioco dove la necessità creativa è volutamente svilita, dove il consenso è riservato alla rapidità, al gesto mirato, alla scelta, ancora istintiva, del segno minimo necessario al risultato. Su questo si concentra l’abilità manuale.
Un’esercizio necessario? Forse. Se si è scelto di “dover” finalmente seguire un percorso. Uno soltanto. Questa volta.
Nadia Bongiovanni