6 Luglio 2025
9:15 Bardonecchia
Scarfiotti, la mia prima volta in bici sopra i 2000mt ma in facilità con Gramblesss
Partenza presto in buona compagnia con il comodo treno regionale della Val di Susa, la mia Gravel a bordo e viva l'ecologia
Si parte con una salita su asfalto un po' ripida ma poco trafficata che ci permette di prendere quota dal fondo valle
Si scollina all'arrivo dell'ovovia dello Jafferau con vista sulle piste verdi e nude
Per poi iniziare un facile sterrato in costa alla valle, immerso in un fresco boschetto con piacevoli ponticelli di legno che iniziano a farti assaporare l'avventura
Ma il respiro presto si affatica quando lo sterrato inizia a farsi salita ma state sereni! con Grambles ci si aspetta sempre tutti da Pantani alla nonna Pina
Via via che il paesaggio inizia a farsi più alpino si affrontano gli ultimi km sulla strada (sempre sterrata ma facilmente percorribile) del Colle Sommelier
Grazie al cielo però i Grambles non arrivano fino alla cima ma si fermano a banchettare sui prati dello Scarfiotti (quota 2165).
Fornelli, birrette, panini, pisolini e via! pronti per la discesa: se pensate che il difficile sia finito... siete molto ottimisti
Per me che ero alla mia prima esperienza su sterrato, è stata la discesa ad avermi un po' (mentalmente) massacrato
Si inizia dalla strada di risalita per prendere confidenza con ghiaia e terriccio, si costeggia il lago un po' a piedi un po' in sella sempre aiutandosi e cooperando
Si riprende la strada in costa pronti per le ultime emozioni di giornata
È il momento di infilarsi in un sentierino poco più largo di un manubrio, ripido e pieno di radici ma tranquilli! è sempre un piacere andar con Grambles, quando non te la senti puoi trasformarlo in un Biathlon e farti un pezzo a piedi con chi è alle prime armi, chi si è scordato di scalare marcia o chi ha scelto un copertone non proprio adatto
Una Mountain-bike non avrebbe guastato ma che soddisfazione riuscire a cavarsela anche su terreni un po' più tecnici con Marco sempre pronto a guardati le spalle
Terminato il sentierino, si scende un ultimo pezzo su asfalto (che, a quel punto, sembrerà una passeggiata) per poi chiudere in stazione con aperitivi e sorrisi
È così che ho completato il mio primo Grambless, tra urletti, risate e nuovi amici, pronta per il prossimo giro!
Buckle up amici delle bici! Questo giro è il primo che il vostro amichevole copywriter di quartiere ha fatto prima che fosse pianificato per Grambles. E anche prima di scriverlo, che gli altri li annotava Marco e poi io li raccontavo come se li conoscessi da sempre. Beh, è il mio lavoro.
Ma non è ancora venuto il momento di farci i bigodini a vicenda. Quindi, di che si tratta?
Si tratta di un giro pendente, ma ventilato. Non troppo lungo e con una discesa che è una crema di crema alla Edgar. Offre panorami squisiti senza che ti rimangano sullo stomaco perché dai una facciata sulle pietre (forse). Ha un paio di possibili deviazioni che dipendono dal fatto che si possa passare sulla diga o no.
Ah, e se vi da fastidio la polvere che tirano su le macchine e le moto, portatevi una maschera di quelle di Chernobyl.
Si parte da Bardonecchia dopo una suadente oretta e un quarto di trenino, che si arrampica nella valle aprendo a scenari sempre più montani. Diciamolo, è una bella oretta di treno.
Scesi dal treno schiviamo vecchie, villeggianti, SUV inadatti all’ambiente e iniziamo ad arrampicarci su una strada asfaltata con pendenze a tratti impegnative.
Niente paura, c’è spesso aria, ombra e la parallasse tra alberi vicini e montagne sullo sfondo regala davvero il senso di aver scalato per tutti quei 600 metri di dislivello.
Da uno spiazzo in curva si prende una sterrata boschiva in mezza costa (Marco, impara i termini tecnici) frequentata solo da pedoni. Una figata, che consente di riposare fino al tratto successivo. Usciti rinfrescati dal bosco ci si immette su una strada bianca polverosa, ma molto praticabile.
Da qui allo scarfiotti è un attimo di dislivello, ben sviluppato su questa strada che non annoia mai. Infatti passa tra i ruscelli, le cascatelle, i turistelli, le macchinelle, e qualche sacramento tirato giù per la polvere. Ma siamo in montagna, quasi sopra la linea degli alberi. Che ce frega?
Al rifugio c’è abbondante acqua, cibo in cambio di contanti (solo quelli) e una cascata che fa venire malinconia perché sarà uno degli ultimi anni che butta così tanta acqua. Smettetela di andare in giro da soli in macchina tutto il giorno.
Poi, è (quasi) tutta discesa. Si riprende l’ampia sterratona preferita dai motociclisti tedeschi gonfi di polenta e crostata, tagliando a un certo punto a destra del fiumiciattolo. Qui si costeggia il lago e il suo azzurro, con la roccia a strapiombo sulla destra e le alpi di fronte.
Tagliando sulla diga si torna sulla sterrata dell’andata. Facciamo qualche metro lì, ripercorriamo la mezza costa tra i pini per imboccare un singletrack che è spaventoso solo nei primi sei metri.
Sì, perché dopo i sei metri, signora mia, si apre questo corridoio tra gli abeti, su un letto di aghi secchi e merda di vacca, che alterna brevi momenti di saliscendi a una calata dolce verso la valle, tra curvette e radici. Una roba che meditativo è dire poco, parola di Francesco Amadori.
Questo sentierino bucolico fatto di morbido sottobosco ci porta tra una radice, una curva e un guado fino a Bardo, esattamente dove siamo partiti. Fine del giro?
Col cavolo: siamo in discesa. Andiamo a prendere il treno a Oulx, percorrendo un lungo fiume sul fondo della valle, ben lontani dalla statale. Boschi, quadretti alpini, merendero e campeggiatori a macchie (e qualche cristiano in super mtb elettrica che probabilmente si è perso) in una discesa sempre varia, che riempie gli occhi e il cuore.
È un ottimo modo per concludere il giro e anche il nostro testo. Io ve lo consiglio caldamente.
Acqua e cibo? - Si trova acqua sia a Bardo che a metà della salita, ma se bevete tanto non venite con poca riserva. Per il cibo meglio essere autonomi, che il rifugio ha spesso coda e se dimenticate i contanti state freshhhhh.
Con che bici? - Come al solito, una gravel/mtb con le gomme da 40 va benissimo. In alcuni punti magari ci sarà da andare più piano in discesa, in altri magari preferite scendere a piedi. Ma il 95% del giro è praticabile così!
Cosa mi porto? - Il tempo da quelle parti sembra cambiare in fretta e a luglio abbiamo avuto quasi freddo. Uno strato termico d’emergenza e un antipioggia sono il minimo.