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storia della Discesa Internazionale del Tevere

La Discesa Internazionale del Tevere - in canoa, in bici, a piedi - da Città  di Castello a Roma, è un camping nautico che si svolge ogni anno dal 25 aprile al 1 maggio.

Le sue finalità, dichiarate ed effettivamente perseguite, sono sportive, ecologiche, turistiche, culturali, e anche gastronomiche.

Nel 2020 si svolgerà la XLI edizione. E’ fin dalla XXX edizione che ai tradizionali canoisti si sono aggiunti ciclisti e camminatori.

I partecipanti ogni anno sono centinaia, italiani e stranieri; alcuni per l’intera manifestazione, altri solo per alcune tappe o persino per una sola giornata. Molti i principianti che, grazie ai corsi preparatori organizzati prima dell’evento e con l’esperienza della Discesa, sono avviati allo sport della canoa e alla conoscenza della natura fluviale.

La storia

La prima discesa del Tevere in canoa, con il percorso che è poi diventato l'attuale da Città di Castello a Roma, della quale si ha notizia certa risale al 1969. Il periodo fu lo stesso poi prescelto per quasi tutte le altre edizioni, ovvero quello fra il 25 aprile ed il 1 maggio, che garantisce un discreto numero di festività e una portata del fiume adeguata. L'autore fu il milanese Granacci, autore anche di una prima guida del fiume in cui venivano segnalati le varie rapide e i passaggi invalicabili. Oggi quella guida non è più molto attendibile, sia perché le condizioni del fiume mutano di anno in anno, sia perché la capacità media del canoista è migliorata, tanto che adesso gli unici ostacoli considerati invalicabili sono i numerosi sbarramenti artificiali costruiti lungo il percorso (e neanche tutti).

Va precisato subito però che la Discesa invita alla prudenza, al rispetto del fiume e delle misure di sicurezza. I passaggi più difficili sono sempre affrontati, con precauzione e con l'assistenza di canoisti esperti e di gente a terra, solo da chi vuole cimentarvisi. D'altra parte l'obiettivo della Discesa è quello di invitare la gente a godersi la canoa e la natura.

Dopo quella del 1969, nel 1973 fu organizzata una discesa del Tevere da Città di Castello fino a Roma, promossa dal Canoa Club Milano in collaborazione con il Canoa Club Città di Castello e annunciata con un simpatico manifesto in stile naïf del pittore e canoista Tonino Capaccioni. Per motivi organizzativi però la discesa arrivò solo fino al lago di Corbara, e per questa ragione non ne fu tenuto conto nella numerazione delle edizioni successive. Il resoconto delle avventure di quella discesa fu pubblicato sulla rivista "Fiumi" in un vivace articolo della canoista tedesca Doris Schuster che aveva già partecipato alla prima edizione in viaggio di nozze.

Nel 1975 la discesa fu organizzata dal Canoa Club Città di Castello; su questa edizione abbiamo poche informazioni e non si sa dove si sia arrestata.

Nel 1982 vi fu la prima Discesa organizzata da colui che viene considerato, a tutti gli effetti, il padre della manifestazione, ovvero Francesco Bartolozzi. Quell'anno la Discesa fu fatta solo da un ristretto gruppo di canoisti romani e da quelli del Canoa Club Città di Castello (ma solo in Umbria); inoltre la stessa fu perseguitata dal maltempo. Prima di Roma si aggiunse un gruppetto di canoisti che portò il numero totale di canoe (fino ad allora 6) a 25 circa all'ingresso nella Capitale. La Discesa venne, in base a quanto detto prima, denominata "III Discesa del Tevere da Città di Castello a Roma". Va dato atto a Francesco Bartolozzi di aver insistito nella manifestazione pur dopo un avvio abbastanza deludente, e i risultati non tardarono ad arrivare.

L'anno dopo, nel 1983, si svolse la IV Discesa, che cominciò ad avere i connotati delle ultime. A questa Discesa partecipò, per la prima volta, un altro personaggio che ha dato un grande impulso alla manifestazione: Mauro Marsilii. Per la prima volta venne utilizzato un camion dell'esercito per il trasporto dei bagagli e cominciò a crescere il numero dei partecipanti (che spesso salivano in canoa per la prima volta, con conseguenti "bagni” a ripetizione).

Nel 1984 la Discesa del Tevere era ormai diventata adulta. I partecipanti arrivarono a circa duecento e vi fu l'assistenza dell'esercito che fornì due camion con i quali veniva effettuato il recupero degli autisti delle canoe ed il trasporto dei bagagli. Cominciò inoltre ad essere nutrita la partecipazioni di equipaggi tedeschi, attirati anche dalle zone artisticamente interessanti attraversate dal Tevere.

Negli anni successivi la manifestazione si è standardizzata ed è diventata ormai un classico degli appuntamenti canoistici europei. Il numero di partecipanti è variabile, ma generalmente attestato intorno alle 100-200 iscrizioni. Partecipano singoli e famiglie, dai 5 agli 80 anni, dall'Italia, ma anche tanti dalla Germania, Austria, Svizzera e da altri paesi.

Numerose sono le riprese da parte delle reti televisive, sia pubbliche che private, così come costanti sono i servizi sui quotidiani che annunciano e poi descrivono la storia della allegra brigata che ogni anno pagaia da Città di Castello a Roma.

Infinite sono le avventure, le peripezie, le amicizie, i fatti piccoli e grandi, le risate, le prese in giro e gli sfottò in tutti questi anni. Tanti si sono conosciuti e sono rimasti amici anche dopo che, per una ragione o per l'altra, non hanno più partecipato alla manifestazione; e comunque è raro trovare qualcuno che abbia partecipato a questa manifestazione e ne parli in modo negativo.

Un amico canoista, Franco Pecchioli, ha trovato su una vecchia rivista del Touring Club, antecedente la 2° guerra mondiale, un articolo di Roberto Degli Uberti che è possibile leggere nella pagina articoli.

Chiediamo scusa per eventuali dimenticanze e invitiamo chiunque abbia correzioni e integrazioni a scriverci.

L'ecologia

Poiché, com'è noto, nei corsi d'acqua confluiscono tutti gli elementi inquinanti del territorio e poiché il canoista si bagna dell'acqua che percorre, egli è portato a rivendicare che rispettosi dell'ambiente lo siano anche gli altri: dunque è un ambientalista per sua natura, specie se non è motivato dalla vittoria di una gara, ma dalla predilezione che usa accordare alla qualità della vita, alla semplicità, al contatto con la natura.

Inoltre, poiché un pezzo di territorio abbandonato diventa fatalmente luogo di rifiuti, si può affermare che gli utenti del fiume ne contrastino il degrado anche soltanto attraverso la frequentazione.

Il canoista, specie se indigeno, effettua - anche inconsapevolmente - un monitoraggio continuo e periodico del corso di un fiume. Difficilmente gli sfuggono fenomeni e aggressioni come l’erosione delle sponde, i prelievi illegali di acqua, le immissioni inquinanti, le morie di pesci, l’invasione di specie alloctone, gli sbarramenti non autorizzati, la presenza di non biodegradabili. Tutti fenomeni che un monitoraggio tradizionale attuerebbe con grande difficoltà.

Il turismo culturale

Nel tipico paesaggio collinare della Valle del Tevere, il fiume scorre tra storiche cittadelle arroccate sui poggi ed in prossimità di insediamenti archeologici di epoche diverse.

Inserendosi in questo contesto, la manifestazione unisce alla semplicità e alla frugalità aspetti di notevole dimensione culturale - per la verità apprezzati più dagli stranieri che dagli italiani! - e propone un uso del tempo libero a contatto con la natura e con i centri minori, lontano dagli schemi dominanti del consumismo e della selezione in vincitori e perdenti.

Tanti i comuni che nella storia della Discesa ci hanno offerto la loro ospitalità. Per alcuni la Discesa è diventata l'occasione per una festa del paese: citiamo Pretola, Sant'Angelo di Celle, Civitella del Lago, Alviano, Filacciano, Torrita Tiberina, Nazzano, Monterotondo. La Discesa ha una predilezione per le località di importanza turistica minore.

Altri aspetti

Il Tevere ha rappresentato nell'Italia Centrale la più antica via di comunicazione, quella via che, ancor prima delle strade, ha consentito lo stesso insediamento umano e favorito l'interscambio di merci e informazioni fra culture diverse. Nell'edizione del 1999, a sottolineare questo suo primordiale ruolo, è stata trasportata a valle della posta.  L'operazione, messa a punto con il necessario consenso dell'Ente Poste Italiano, è stata coordinata da Maurizio Raybaudi, noto esperto filatelico nonché appassionato canoista.

Il fine promozionale ed educativo della Discesa è rivelato anche dalla ripetuta partecipazione di scolaresche e di scout. Inoltre la Discesa, senza tanta pubblicità, riesce ad accogliere anche handicappati motori.

Dagli anni 2000, dapprima per la nostra famosa cucina da campo per il pasto serale e poi per le squadre di volontari locali che ci accolgono, ci siamo orientati sull'uso di ingredienti locali possibilmente biologici, aspetto anche questo da considerare per un giusto rapporto tra uomo ed ambiente: siamo consci che pesticidi e fertilizzanti sintetici sono tra le cause principali del degrado dei fiumi.

Dal 2005 la cena è organizzata, previo accordo, da enti locali (proLoco e associazioni di cittadini) anche per favorire l'integrazione della manifestazione con il territorio. Gli ottimi risultati ci confermano la opportunità di questa scelta, sia per motivi politico-culturali (coinvolgimento della popolazione con il passaggio della manifestazione) sia più strettamente goderecci: cibi locali, cucina casalinga!.

L'attuale organizzazione

Il già citato Francesco Bartolozzi, padre della Discesa, ne è stato il suo organizzatore per quasi un ventennio. Dal 1999 ha chiesto di essere affiancato e gradualmente sostituito da alcuni affezionati che volentieri si sono cimentati nell'impresa, peraltro ormai spianata dagli anni di lavoro di Bartolozzi.

Tuttavia la macchina organizzativa deve iniziare il suo lavoro ogni anno già dall'autunno, per i contatti con i comuni e l'organizzazione delle soste, la pubblicità in Italia e all'estero, la ricerca di un pullman, i sopralluoghi fluviali e stradali, e tanti altri dettagli.

Dal 2000 al 2010 è stato quindi al lavoro è un Comitato Organizzatore, diventato Associazione nel 2005, composto da una decina di persone di varie regioni d'Italia, nonché di partner esteri che si occupano dei contatti nei rispettivi paesi. Tra i suoi membri più costantemente attivi:

La mostra storica della Discesa del Tevere a Sant'Angelo di Celle (Deruta)

Fortemente voluta da Andrea Ricci, nel 2002 è stata aperta una mostra permanente sulla Discesa del Tevere presso la Pro Loco di Sant’Angelo di Celle, attiva frazione di Deruta da sempre legata alla Discesa. La mostra è adiacente ai locali utilizzati come posto tappa, e comprende una interessante collezione di manifesti e cimeli di passate edizioni.

Le tappe

Le tappe non sono state sempre le stesse, ma generalmente sono le seguenti:

24 aprile: Pre-Discesa da Sansepolcro a Città di Castello (non tutti gli anni): Tradizionale serata di benvenuto organizzata dal Canoa Club Città di Castello

25 aprile: Città di Castello - Umbertide

26 aprile: Umbertide - Pretola (prima era Ponte S. Giovanni), con la tradizionale colazione da Rosa e Vincenzo a Umbertide

27 aprile: Pretola - Sant'Angelo di Celle (Deruta) con la tradizionale ospitalità della Pro Loco

28 aprile: Sant'Angelo di Celle - Madonna del Piano (Monte Castello di Vibio)

29 aprile: Madonna del Piano - lago di Corbara, Civitella del Lago (Baschi)

30 aprile: (alternativamente) fiume Paglia - Alviano - Attigliano - Orte - Otricoli - Magliano Sabina - Sant'Oreste - Ponzano Romano - Nazzano

1 maggio: Roma: Castel Giubileo - Ponte Milvio (Dopolavoro ATAC, con tradizionale festa di chiusura) - Isola Tiberina - Ponte Marconi

altre storie

Foto scattata a inizio '900 all'altezza dei prati di Castello

[foto tratta dal libro "A proposito di Tevere" di Stefano Caviglia edizioni Intra Moenia 2018]

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"Quattro giorni durò il <raid fluviale> Marsciano-Roma con il mezzo anfibio, che si vede nella foto, realizzato dai protagonisti Coletti Teodoro, Bordoni Giuseppe e Fagioli Loris. Questo è il punto di partenza, quello di arrivo sarà Piazza Venezia. Le abbondanti provviste che si notano sull'anfibio andranno perdute quando il mezzo si rovescerà <al forello> [gole del Forello, prima del lago artificiale di Corbara, gole in cui il Tevere prima della entrata in funzione della diga era impetuoso, NdR], ma dell'avvenimento ne aveva parlato la stampa e quindi lungo il Tevere si era assiepata diversa gente con provviste e bevande. A Ponte Garibaldi c'erano ad attenderli molti romani e fra essi il marscianese Antonio Taravelli con il suo immancabile sigaro."

Il barchino con il quale Coletti, Fagioli, Bordoni nel 1934 hanno raggiunto Roma via Nestore - Tevere [foto tratta dal libro di Cruciani - Tascini]. Qui il barchino in azione.

Ecco tutta la storia raccontata da Egisto Santantoni di Marsciano:

"Tra il 13 ed il 17 Settembre 1934 si svolse una memorabile avventura che per tanti anni è stata tema di conversazioni ed ammirazione nel nostro paese. Tre nostri concittadini decisero di costruire un barchino ed adattarlo a viaggiare sia via fiume che su strada, era infatti stato corredato con delle ruote il volante e dei galleggianti, per poter arrivare fino a Roma. Il viaggio che era partito dal largo davanti al teatro Concordia si concluse a piazza Venezia . Allora non c’era ancora la diga. I marscianesi che costruirono questa ciclobarca e partirono per quello storico viaggio erano: Teodoro Coletti, Loris Fagioli e Giuseppe Bordoni. Tutto andò bene fino a quando non raggiunsero la gola del Tevere detta del Forello, che si trova oltre il territorio di Todi, dove la barca si capovolse disperdendo così tutte le provviste. Si raccontava che la numerosa gente che affollava le rive del fiume per assistere all’avvenimento avesse provveduto a rimpinguare le scorte con le cibarie che avevano portato per la propria scampagnata fatta per vedere il passaggio dei nostri eroi permettendo così al raid di continuare. Così con alterne vicende i tre ardimentosi hanno potuto raggiungere Roma dove si diceva che ad attenderli ci fosse perfino il duce. Del fatto ne parlò a lungo anche la stampa. 

A questo punto ho voluto l’aiuto e la testimonianza del figlio di uno dei tre ardimentosi, Fabiano Coletti figlio di Teodoro, che così mi ha risposto: Caro Egisto, il nome che avevano dato al mezzo era barchetto, e non barchino o canotto come erroneamente riportato da alcuni. Fu costruito in compensato. In metallo era il telaio e le parti in movimento. Lo contribuirono alcuni falegnami e Mancinelli Labindo offrì i pezzi da bici. Il viaggio del barchetto è durato quattro giorni. Partito dal Nestore [affluente del Tevere], entrato nel Tevere (dove al Forello si rovesciò), proseguito sulla via Flaminia, è  giunto infine a Roma a Ponte Milvio, per proseguire nelle vie cittadine destando molta curiosità tra gli astanti e problemi alla circolazione, con lo sconcerto dei vigili urbani. Il commento più buffo era stato che i galleggianti vennero scambiati per serbatoi di gasogeno, allora in uso su alcuni automezzi per sopperire alla cronica mancanza di benzina. Ad attenderli c’erano alcuni marscianesi tra cui Taravelli [ex sindaco di Marsciano]. il barchetto fu conservato fino agli anni sessanta. Una coppia di olandesi che discendeva il Tevere verso Roma, dovendo fare delle riparazioni alla canoa, venne a Marsciano e venendo a conoscenza del mezzo anfibio chiese inutilmente di comprarlo. Dopo la riparazione della loro canoa vennero accompagnati da mio padre sul Tevere a Montemolino."

La "tragicomica" discesa ideata dal Messaggero, con Vittorio Emiliani, Fabrizio Ricci, Giancarlo Del Re, Gianlupo Osti, Folco Pratesi.