Dialogo Aperto 1

Copertina

Colesterolo, S. G. (2019)

Penny Black

Mentre una schiera infinita di Italiani se ne stava da mesi a scrutare l’orizzonte dalle coste italiane, (chi ad avvistare i barconi clandestini da respingere, chi a misurare le ondate di maree devastanti, chi a sperare in accordi commerciali con le tigri asiatiche), ignari di quale tsunami si stesse abbattendo sulle nostre testoline, ecco arrivare il divino Apollo, scendere silenzioso dall’alto del suo isolamento, con la faretra di frecce d’argento, prendere la mira e cominciare a scagliare i suoi dardi. Dalla via della seta, quella via tanto agognata per i lauti guadagni, arriva il morbo infestante: un verme invisibile, trasportato dall’urlo della tempesta, si è insinuato nel nostro bel paese, devastandolo nel cuore del nord opulento. E all’improvviso abbiamo capito: cosa significa essere respinti, minacciati da muri di ostilità; cosa significa non poter circolare liberamente; cosa significa essere rinchiusi, seppure in spazi dorati, ma sempre reclusi e a contatto con altre persone, guardati a vista e trattati da appestati; cosa significa essere respinti con i nostri aerei di linea e le nostre navi da sogno…. Una nemesi storica? Una apocalipse now? Ma noi siamo tutte brave persone, siamo onesti lavoratori e villeggianti simpatici! Mi piace immaginare cosa sarebbe successo se la nave da crociera, in isolamento da quasi un mese, si fosse arenata lungo i canali di Venezia, come il vascello del Nosferatu di Herzog, con il suo carico di peste. Scene déjà vu, un fiume di pagine sono state scritte sull’onnipotenza dell’uomo abbattuta in un attimo da un piccolo invisibile essere virulento, capace di scatenare gli istinti più animali anche nell’individuo più razionale del mondo. E penso alla scopa, quella che sta miracolosamente in piedi per un giorno soltanto, che ricorda la pioggia manzoniana quella “scopa” che lava via tutto e la vita torna alla normalità. E chissà, quando tutto sarà passato, o semplicemente dimenticato, ci resterà almeno una certezza: avremo imparato finalmente a lavarci correttamente le mani!

Dal mondo

Giappone (seconda parte)

F. D. L.

犬山 Inuyama

Inuyama letteralmente significa “montagna dei cani”, non so nemmeno io perché quindi non chiedetemelo. Siamo nella prefettura di Aichi su una collinetta sperduta. Qui si trova il tempio scintoista del dio dell’amore e del destino. Sui cuori rosa che si vedono appesi c’è scritto “ 縁 “ pronunciato “en”, significa appunto destino, secondo il quale ogni singola persona che incontri ha qualcosa da insegnarti, un filo rosso che ci collega per un preciso motivo. Qui la gente viene ad appendere le loro preghiere che, a quanto dicono, si avverano. Inuyama è famosa anche per i dango (団子), quelle palline dolci di riso che mangio nella foto, garantisco che sono buonissimi.

名古屋科学館 Nagoya City Science Museum

Questo è il museo della scienza di Nagoya, capoluogo della prefettura di Aichi. La palla gigante che si vede è il planetario, lì dentro è come stare in un cinema immenso a 360 C°, anziché un film guardi le costellazioni e ti infili nelle galassie. Nella maggior parte dei posti era vietato fotografare, però almeno la foto col dinosauro me la sono fatta.

ありまつ Arimatsu

Arimatsu è una piccolissima cittadina nella periferia di Nagoya, la cui fondazione risale al 1608 ovvero l’epoca Edo. Arimatsu è rinomata per lo “shibori” (絞り) e per l’ “ikebana” (生け花). Lo “shibori” è una tecnica di pittura dei tessuti secondo la quale la stoffa in base a come viene piegata e intrecciata si imprime di colore. L’ “ikebana” invece è l’arte di disporre i fiori nei vasi, che detta così può sembrare banale ma le installazioni che vengono create sono stupende.

東京ヂスニ一シ一 Tokyo Disney Sea

Nulla di culturale, nulla di giapponese, solo il Tokyo Disney Sea. È il parco accanto a Disney Land, la versione sul mare che tenta di riprodurre l’Italia fallendo e anche di molto, per il resto è stupendo e mi sono divertita fuor di misura (e mangiato fuor di misura).


BONUS 1 - Quella volta in cui lavorai un giorno intero in una casa di riposo con la mia host mum. Tagliavo verdure, facevo palle di riso e servivo i tavoli ai vecchietti con un grembiule e una bandana parecchio discutibili.

BONUS 2 - Foto poco messe a fuoco per farvi vedere che sono una brava scolaretta che tenta di infrangere più regole che può. Se gli insegnanti mi sgridavano in Italia diciamo che le cose non sono cambiate, solo che adesso le sento perché mi dimentico dei bottoni da abbottonare, perché ho le calze storte, perché bevo, perché mi soffio il naso, ma questa è un’altra storia.

BONUS 3 - È solo una non troppo breve compilation di me e la cosa che mi rende più felice in Giappone. Giuro che ora solo le guance più paffute niente di più (si sono due pagine).

Avrei anche altri bonus ma direi che è ora di finirla, ci sono anche altre foto peggiori ma ve le tengo da parte per quando torno. Sono davvero brutte. Detto questo spero che in qualche molto sia stato divertente o interessante o che almeno vi abbia fatto perdere del tempo in classe (mi ringrazierete a tempo debito). Mi mancate tanto ma torno presto, praticamente domani sono già tornata.

L'intervista

Vita nei boschi

A. P.

Il signor Mauro ( il nome è di fantasia per tutelare l’intervistato) è nato negli anni Sessanta, sposato con Elena, vive a Brazzacco. Una vita dedicata alle sue passioni, lo hanno portato a essere ciò che è oggi.

Qual è la tua professione? Sono un maresciallo del corpo forestale regionale del Friuli-Venezia-Giulia. Nel 1996 ho iniziato il mio lavoro di guardia caccia in provincia di Pordenone. Negli anni le cose sono cambiate e ci sono state delle iniziative in modo tale che guardiacaccia delle province transitassero nel corpo forestale regionale, non ero particolarmente contento. Considerato però che nel 2009 è entrata in vigore una legge regionale che ha istituito le polizie provinciali e locali, ovvero dei comunali, unificandone le competenze e le materie di intervento, ciò ha fatto sì che i guardiacaccia delle province hanno dovuto occuparsi di altre materie, come ad esempio il codice della strada. Nel 2016 l’allora amministrazione regionale ha abrogato le province ed ha istituito le UTI (unione territoriale intercomunale, ovvero aggregazione di più comuni). In tale contesto i guardiacaccia sono transitati nel copro forestale regionale (CFR). Nel mio caso sono stato assegnato ad un nucleo operativo che si occupa di anti-bracconaggio per cui, di fatto, continuo a svolgere la mia mansione preferita, ovvero il controllo dell’attività venatoria (caccia). A differenza delle stazioni forestali, che operano in determinate circoscrizioni, il nucleo operativo nel quale opero ha competenza in tutto il territorio regionale. Mi piace questo lavoro e non farei altro.

Come si diventa guardia forestale? Per diventare guardia forestale bisogna superare un apposito concorso pubblico. Ho il diploma di maturità, operatore tecnico di industria meccanica. Non c’entra assolutamente nulla col lavoro che faccio, ma il titolo di studio mi ha permesso di fare il concorso con cui sono entrato in provincia.

Cosa pensi dei problemi ambientali riguardanti l’Italia di oggi? I problemi ambientali che riguardano l’Italia di oggi sono sotto gli occhi di tutti, sia per quanto riguarda l’impoverimento ambientale che, ad esempio, ha caratterizzato le zone della pianura friulana negli ultimi 60 anni; oppure lo sviluppo industriale di alcune zone, come ad esempio il caso dell’ex ILVA (fabbrica che gestiva un polo siderurgico) di Taranto, oppure la ferriera di Servola a Trieste, o ancora l’area industriale di Monfalcone, zone fortemente industrializzate che creano problemi di inquinamento dell’aria, dell’acqua e del suolo. Comunque negli ultimi anni stiamo assistendo a una maggiore coscienza ambientalista nelle persone, prova ne sono i movimenti di opinione, come quello di “Friday’s Future”. Per affrontare questi problemi è necessario incrementare la produzione di energia da fonti rinnovabili, limitare il consumo del suolo, accentuare la coscienza ambientale, evitare sprechi. Nel mio lavoro attualmente le problematiche ambientali sono date dal poco rispetto degli animali selvatici: recentemente ci sono state delle attività che hanno fatto emergere grossi interessi economici che stanno alla basa di attività di bracconaggio, purtroppo ancora diffuse. In passato per alcuni anni mi sono occupato anche di materia ambientale riguardante i siti produttivi e in molti casi venivano riscontrate irregolarità nelle norme anti-inquinamento, ovvero nella gestione scorretta dei rifiuti.

Come vedi il tuo futuro? Non mi manca molto per andare in pensione e continuerò a fare il mio lavoro non valutando la bontà delle norme ma facendo si che le stesse siano applicate e rispettate. La caccia, la selvicoltura, la gestione delle acque e la tutela dell’ambiente sono normate da numerose leggi che rendono difficile la loro piena applicazione, in tal senso servirebbe una semplificazione normativa per far sì che disposizioni chiare possano essere più facilmente rispettate e applicate. Purtroppo la politica è più attenta a norme specifiche per determinati settori piuttosto che a norme di valenza generale per gli interessi di tutta la popolazione.