Il recupero della struttura esterna avviene attraverso due fasi: la prima è un intervento di ristrutturazione del padiglione stesso; la seconda, riguarda la costruzione di una copertura reticolare in acciaio e vetro posizionata tra le due ali principali dell’edificio. Questa sovrastruttura permette di isolare fisicamente l’area interna da quella esterna e di creare, simbolicamente, una cerniera tra il mondo all’interno e all’esterno del complesso ospedaliero.
Riguardo la riqualificazione degli spazi interni, sono presenti due aree distinte: la prima, dedicata agli alloggi organizzati in camere complete di bagno privato e angolo cottura; la seconda, destinata a laboratori e aree comuni, il cui fine è quello di implementare il servizio ospedaliero già offerto dedicando questi spazi alle attività che rientrano nel campo della terapia occupazionale, con particolare attenzione al reinserimento lavorativo dei pazienti in uscita.
Jacopo Angeli
Giacomo Budri
Giacomo Pala
Elena Rossi
Elia Zamagna
La sperimentazione riguarda “Everyday Life” con una riprogettazione degli spazi interni, in particolare del piano interrato dove nascono dei nuovi ambienti di incontro e scambio di idee; “Start-up” all’interno di un centro di ricerca all’avanguardia disposto nella zona ad ovest dell’edificio; “Chance” di riabilitare non solo al lavoro ma anche alle attività ricreative. Expe, infatti, sta per “esperto per esperienza” riferendosi a quei pazienti che hanno già completato il percorso di riabilitazione e assistono i pazienti in degenza.
Infine, due nuove strutture vetrate coprono delle ampie terrazze panoramiche, avvolgendo la facciata sud del polo di ricerca e dello snodo di collegamento con l’area sanitaria, pur conservando e rendendo ancora riconoscibile l’identità dell’edificio originario.
Federico Pietro Colleoni
Marella De Santis
Riccardo Gallo
Maria Sabrina Losito
Cosimo Mantovani
Nico Silvestri
L’idea principale del nostro progetto è il parallelismo tra la vita di una persona con disabilità ed un vaso riparato tramite la tecnica del Kintsugi.
Il Kintsugi rappresenta la metafora di un percorso psicoterapeutico: l’individuo che può sentirsi letteralmente “a pezzi” riesce ad acquisire gradualmente consapevolezza delle proprie ferite interne, inizia ad accettarle e se ne prende cura, sviluppando nuovi significati da attribuire agli eventi.
Questa filosofia è visibile all’interno di tutto il progetto: dalle attività terapeutiche al percorso riabilitativo, dall’architettura al nuovo collegamento tra le due strutture principali.
Il difetto non è più un disvalore da nascondere, ma accresce la propria unicità, anche se diversa dai canoni.
Sara Battistini
Nicolò Castagnini
Giulia De Camillis
Lavinia Marinelli
Enea Sassi
Salim Znaidi
Partendo dal presupposto che la riabilitazione non coinvolge solo l’aspetto fisico ma anche e soprattutto quello psicologico e sociale, questo progetto intende fornire un modo per rieducare anche la comunità esterna ad essere inclusiva, accogliente e collaborativa mettendola a contatto spontaneamente e nella quotidianità con il mondo della disabilità.
Chiunque, se posto in un contesto favorevole, è in grado di realizzare al meglio se stesso.
Martina Aldrovandi
Eleonora Guidotti
Patrick Tarabelli
Lidang Wu
Nato con l’obiettivo di rivitalizzare l’ex sanatorio di Montecatone, il nuovo padiglione “Domus” si propone di creare un ambiente stimolante per tutti quei pazienti che necessitano di cure riabilitative e di un’assistenza medica continuativa.
Situata nei pressi di Imola, questa nuova struttura offre una moltitudine di servizi e alloggi progettati ad hoc e distribuiti su
quattro piani, ricreando un vero e proprio contesto urbano e sociale.
I concetti alla base di Domus sono modularità, al fine di adattare la struttura alle esigenze dei pazienti, collettività con lo scopo di collegare i pazienti con la città e infine benessere che si realizza attraverso uno spazio accogliente, diventando un punto di riferimento per la comunità.
Elisa Rana
Sofia Temperoni
Angela Tomaiuolo
Lucia Vaccari
Lucia Valli
Il progetto Helios prevede la produzione di energia tramite elementi solari fotovoltaici e cinetici, che vadano a sostegno del consumo energetico dell’edificio, conferendo anche uno stile ed un carattere definito.
Il progetto si compone da una parte A che ha lavorato sulla parte esterna dei box prefabbricati e sulla parte interna del piano interrato e di una parte B che ha lavorato sulla facciata sud dell’edificio e sui restanti tre piani (terra, primo, secondo).
Lo scopo del progetto è quello di creare un edificio innovativo sia per le attività che si svolgono internamente, principalmente per riabilitazione, intrattenimento e ricerca, che per i metodi innovativi di produzione energetica provenienti in parte dall’ambiente circostante e in parte dai pazienti stessi, con lo scopo finale di migliorare l’autonomia del paziente e della struttura.
Sami Ajaluni
Sonia Bajramovic
Francesca Giuliani
Martina Pilla
Francesco Straface
Alessandro Vicaretti
Il life bridge è una rivoluzione per la vita dei futuri pazienti. Lasciando tutte le attività cliniche nella struttura preesistente facciamo in modo che i nuovi spazi siano dedicati al lavoro mentale su se stessi. Abbiamo plasmato l’esperienza “post-acuta” accogliendoli, sostenendoli e non isolandoli rispetto agli affetti e gli eventi del mondo esterno. Durante la convalescenza devono ritrovare un equilibrio e riadattare la propria vita rispetto ai nuovi vincoli, questo deve accadere in un ambiente quanto più plastico possibile. I laboratori e gli spazi di incontro servono per dedicarsi ad attività ludiche, alla vita sociale e alla scoperta di nuove passioni oltre che riadattare le azioni basiche per l’autonomia personale. La struttura sarà in osmosi con il mondo che la circonda ospitando eventi, iniziative e chiunque si metta a disposizione dei pazienti. Il collegamento tra i due edifici rende tangibile il loro percorso di terapia e il passaggio tra la fase acuta e un maggiore autonomia e speranza.
Carlo Adinolfi
Silvia Franco
Elio Giacometti
Tommaso Magnani
Giacomo Pasqualini
L’idea di progetto si sviluppa in seguito allo studio del soggetto di progetto, il Padiglione Paolini, così grande dimensionalmente.
L’idea prima è stata infatti quella di cercare una divisione per funzioni dell’edificio, una divisione orizzontale in cui stanze e zone seguono la funzione comune a seconda del piano sul quale si trovano.
L’obiettivo è infatti quello di non limitare la vita del paziente alla sua stanza
privata o ad un singolo piano, ma di permettergli di avere una propria indipendenza in tutto l’edificio e quindi di viverlo nella sua interezza
Maria Giulia Camillo
Martina Conforti
Grazia Gianni
Benedetta Gaeta
Erica Polesso
Per connettere la struttura con l’ambiente circostante e l'altro padiglione si è creato un percorso coperto in vetro.
Lo spazio predisposto alla struttura del Padiglione Paolini offre una predisposizione essenziale per alloggi abitativi singoli e altre attività.
Per coinvolgere e connettere i pazienti con il mondo esterno durante le fasi di riabilitazione, si è predisposta una sala di realtà virtuale per poter stimolare il paziente in attività esterne all’edificio coinvolgendolo a 360° in un mondo digitale attraverso un visore.
Michele Carello
Gabriele Colasurdo
Giovanni Giglioli
Jessica Kapllanaj
Arianna Mutta
Il progetto “Ex Novo” nasce dalla necessità e dal desiderio di poter contribuire a migliorare il benessere psico-fisico di persone, ricoverate nell’Istituto di Montecatone, che hanno subito lesioni midollari e cerebrali. Il progetto, più nello specifico, possiede due principali chiavi di lettura: una prima, di natura architettonica, volta al recupero e il rinnovo del padiglione Paolini; la seconda, incentrata sul paziente, volta alla riappropriazione psico-fisica del proprio corpo e della propria identità sociale e professionale. Fil rouge dello studio condotto è offrire un ambiente confortevole e stimolante che agevoli il percorso di recupero e reintegrazione del paziente permettendogli di riacquisire, passo dopo passo, la propria quotidianità.
Pier Lorenzo Calcagnini
Massimo Giancaterino
Davide Magi
Andrea Piermatteo
Lorenza Pirozzi
Il progetto si basa sul collegamento tra il padiglione principale dell'istituto principale e il padiglione Paolini che metaforicamente rappresenta il ponte di lancio della nuova vita dei pazienti.
Il padiglione è stato diviso in 4 macro aree corrispondenti ai 4 piani della struttura. Ogni area corrisponde ad un momento ben preciso del percoso del paziente, per il ritorno alla sua completa auto-sufficenza.
Lorenzo Caprari
Jacopo Depolli
Matteo L'Erario
Damiano Turchetti
Simone Venneri