“Per invertire la direzione dello sviluppo, per focalizzarsi verso il recupero e l’uso dei vuoti urbani dobbiamo avere infrastrutture di nuova generazione”
Su queste parole verte tutto il contenuto dell’articolo, che pone in primo piano la necessità di avere infrastrutture di nuova generazione in questo periodo storico. Esiste un legame profondo tra infrastrutture e sviluppo. Questa correlazione risale sin dall’antichità, quando le infrastrutture utilizzate erano naturali, con i popoli antichi utilizzavano i fiumi per espandersi. Si passa poi ad infrastrutture artificiali con la costruzione di strade da parte dei romani che segna l’inizio del vero e proprio sviluppo ed espansione di Roma. Nel mondo moderno attraverso la creazione di ferrovie e autostrade c’è stato un importante sviluppo architettonico e urbanistico. Ciò ha però portato alla crescita di brown areas, aree abbandonate e ad un consumo di suolo agricolo imponente. È in questo contesto che entrano in gioco le infrastrutture di nuova generazione che puntano al recupero, alla riqualificazione e alla densificazione della città esistente. L’obiettivo è limitare quindi il consumo di suolo, senza però bloccare lo sviluppo. Queste infrastrutture devono avere delle caratteristiche ben precise: devono essere multitasking, attivamente sostenibili, devono fornire una mobilità di qualità, devono essere vettore della informatizzazione della città e devono essere magicamente belle. In Italia, e in particolar modo a Roma, c’è un consumo incontrollato di aree agricole (2,4 m2/h in Italia), e ciò porta ad aumentare le aree degradate e malmesse della città già costruita. Bisogna quindi sfruttare le infrastrutture di nuova generazione per permettere di sviluppare qualità nei vuoti urbani.