"Il disegno di una infrastruttura si lega quindi a forma e significato insieme, un significato che deve essere civico, per fare della infrastruttura un vero catalizzatore di intenti e di volontà."
Questa frase racchiude uno degli aspetti fondamentali del testo, che invita a riflettere sul ruolo delle infrastrutture non solo come elementi funzionali, ma come simboli di valori condivisi e come strumenti di coesione sociale. L'autore sostiene che un'infrastruttura, per essere veramente significativa, deve andare oltre la sua funzione pratica. Deve essere un "catalizzatore di intenti e di volontà", ossia un elemento che unisce la comunità e incarna il senso di appartenenza e di direzione collettiva.
Il concetto di "significato civico" messo in luce dall'autore suggerisce che l'architettura e le infrastrutture non sono semplicemente costruzioni da utilizzare, ma devono essere pensate come veicoli di un messaggio, di un'identità culturale e storica. Le grandi opere del passato, come le mura che circondavano le città antiche, non erano solo difese fisiche, ma segnavano il confine tra il sacro e il profano, tra il dentro e il fuori, e rappresentavano l'affermazione di un ordine nuovo. Lo stesso accade con le opere moderne, come la stazione Shinkansen in Giappone o il Delancey Underground Park a New York, che, pur rispondendo a esigenze funzionali, diventano anche simboli di trasformazione e rinnovamento sociale.
L'infrastruttura, quindi, non è solo un mezzo per risolvere problemi pratici, ma deve essere progettata e vissuta come parte di un "paesaggio" simbolico e collettivo, capace di stimolare riflessioni più profonde sulla relazione tra uomo, città e natura. Il testo invita a considerare l'infrastruttura come una forma viva, capace di cambiare e adattarsi nel tempo, ma sempre legata a un significato più ampio che trascende la sua mera utilità.