RESISTENZA

  1. DEFINIZIONE

Possiamo definire la resistenza come la capacità di prolungare la durata di un’attività motoria.

Come per la forza, anche per la resistenza esistono diversi tipi di classificazione. Quella che ritengo più esaustiva è la seguente:

  • resistenza aerobica: riferita ad attività durature e di intensità medio-bassa che sfruttano prevalentemente processi aerobici.

  • Resistenza anaerobica: chiamata anche resistenza alla velocità, comprende attività che utilizzano prevalentemente sistemi anaerobici.

  • Resistenza organica: questa tipologia riguarda l'efficienza dei sistemi respiratorio e circolatorio.

  • Resistenza localizzata: si riferisce nello specifico ai distretti muscolari coinvolti nell'attività motoria.

  • Resistenza specifica: indica la resistenza richiesta da una specifica prestazione (un incontro di boxe richiede una resistenza diversa da una partita di tennis).

Come già accennato nell'articolo sulla forza, esistono più tipi di fibre muscolari. Tralasciando la resistenza anaerobica (che ha comunque una durata molto breve) e quella organica, nel momento in cui un soggetto compie un'attività fisica che si protrae per molto tempo, le fibre protagoniste sono quelle "rosse". A differenza delle fibre bianche, quelle rosse sono caratterizzate da un'elevata presenza di mitocondri e sono ricche di capillari; queste caratteristiche le rendono inadatte a compiere sforzi intensi in breve tempo, ma poco affaticabili e perfette per consumare combustibili che richiedono ossigeno per essere degradati. Infatti, l'insieme delle reazioni che portano alla produzione di energia con questo sistema è detto via aerobica.

Anche per la resistenza è utile uno sviluppo delle capacità coordinative e un allenamento tecnico: maggiore è la perizia di un atleta e più economica ed efficiente sarà la sua prestazione.

Quando si parla di resistenza però, spesso si tralascia un fattore molto importante: quello psicologico.
La determinazione e la motivazione sono fondamentali per qualsiasi attività umana, ma nelle prestazioni in cui si cerca la massima resistenza (come un maratona) le caratteristiche mentali possono diventare un fattore determinante. Il famoso muro del maratoneta, ovvero la crisi metabolica che talvolta si verifica intorno al trentacinquesimo chilometro di gara, è superabile solo se viene correttamente gestito sia fisicamente che psicologicamente.


  1. STRATEGIE DI MIGLIORAMENTO

Anche in questo caso, allenamento tecnico e coordinativo sono di grande aiuto per ottenere un gesto il più economico possibile. Da un punto di vista condizionale, si deve andare a stimolare la via aerobica descritta sopra: attività di lunga durata a ritmi uniformi con recuperi ridotti o assenti, fartleck e ripetute su prestazioni sub massimali sono i metodi più utilizzati.
È da notare che un allenamento sulla resistenza in età giovanile non dà buoni risultati e risulta spesso noioso, andato a compromettere la motivazione.


Dott. Daicoro Principi


Bibliografia

Casolo, F. (2002). Lineamenti di teoria e metodologia del movimento umano. Vita e Pensiero.


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