FORZA

PREMESSA

Il tema della forza è probabilmente il più discusso in tutto l'ambito delle scienze motorie. Sarebbe impensabile voler trattare in modo esaustivo questo argomento con un breve articolo; qui troverai "soltanto" le nozioni fondamentali che ti permetteranno poi di ricercare specificatamente le varie componenti.


  1. DEFINIZIONE

La forza può essere definita come la capacità del sistema neuromuscolare di opporsi a forze esterne generando tensioni.

Queste tensioni vengono generate dalla contrazione muscolare; una contrazione può essere:

  • ISOTONICA: si verifica con il classico allenamento in sala pesi e il muscolo produce una tensione costante; se la forza viene generata quando il muscolo si accorcia, avremo una contrazione concentrica. Se invece la forza viene prodotta quando il muscolo si allunga la contrazione sarà eccentrica.

  • ISOCINETICA: la troviamo in quelle situazioni in cui il muscolo è sempre sotto il massimo sforzo e viene con specifici macchinari.

  • ISOMETRICA: è un tipo di contrazione statica, che produce forza in assenza di movimento. Appoggia le mani contro il muro e prova a spingere contro il muro!

  • PLIOMETRICA: quando ad una contrazione eccentrica segue immediatamente una contrazione concentrica, ci troviamo di fronte ad un esercizio che richiede una contrazione pliometrica. Un salto seguito da uno scatto può essere un esempio di questa contrazione.

  • AUXOTONICA: si verifica quando all'aumentare della tensione muscolare aumenta il carico; l'esempio più classico è un esercizio con gli elastici.

I fattori che influenzano maggiormente la forzo sono:

  • SEZIONE TRASVERSALE DEL MUSCOLO: maggiore è il numero di fibre muscolari coinvolte, maggiore sarà la forza prodotta.

  • TIPO DI FIBRE ATTIVATE: le fibre "bianche" hanno prestazioni diverse da quelle "rosse" e da quelle "intermedie".

  • ROM: range of movement o arco di movimento. Nell'articolazione del gomito, per esempio, la capacità del bicipite brachiale di produrre forza sarà diversa in base all'angolo raggiunto dai segmenti ossei. Se l'arto è completamente disteso la forza che il muscolo appena detto può generare sarà una certa quantità; a braccio parzialmente flesso la situazione sarà diversa e la forza prodotta maggiore.

  • CAPACITÀ COORDINATIVE: un adeguato sviluppo di queste capacità ottimizza la produzione di forza.

Molti autori hanno hanno suddiviso la forza in diverse classi che spesso si sovrappongono. Ritengo che unire le classificazioni proposte da Harre e da Verchosanskij sia utile per avere un quadro completo delle varie categorie di forza.

  • Forza massimale: è la forza più elevata che si può raggiungere con una contrazione volontaria.

  • Forza veloce: viene prodotta da contrazioni molto rapide contro una resistenza medio-bassa. Si definisce ciclica quando si presenta a intervalli regolari; aciclica quando si manifesta in modo occasionale.

  • Forza esplosiva: coincide con la potenza ed è un tipo di forza abbastanza vicina alla massimale, ma espressa nel minor tempo possibile.

  • Forza resistente: questa tipologia viene prodotta per lunghi periodi con un'intesità medio-bassa.

La classificazione di Verchosanskij presenta altre categorie di forza, specificando anche il sistema energetico utilizzato (aerobico o anaerobico) e il tipo di sport praticato.

  1. STRATEGIE DI MIGLIORAMENTO

Dato che la forza si può manifestare in diversi modi, le metodiche di allenamento devo variare in base al tipo di forza che vogliamo allenare e (ovviamente) allo stato di partenza del soggetto/atleta.
Per esempio la forza esplosiva può essere stimolata con lavori pliometrici o con carichi artificiali; con atleti di alto livello un carico naturale non porterebbe ai miglioramenti attesi, mentre con un neofita sono un ottimo punto di partenza.
La forza massimale (salvo casi particolari con patologie) necessita quasi sempre e quasi da subito di carichi artificiali.
Per la forza resistente e per la forza veloce non servono carichi esageratamente alti, ma varierà il tempo di allenamento e di recupero.

È doveroso accennare ai concetti fondamentali di carico esterno e volume, che, volendo semplificare, coincidono rispettivamente con quanto peso viene utilizzato e con il numero di ripetizioni. Infine, si definisce carico interno la reazione soggettiva al carico esterno.

Dott. Daicoro Principi


Bibliografia

Casolo, F. (2002). Lineamenti di teoria e metodologia del movimento umano. Vita e Pensiero.


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