«Si possono negare quasi tutte le astrazioni: la giustizia, la bellezza, la verità, la bontà, lo spirito, Dio. Si può negare la serietà. Ma non il gioco».
(Huizinga, Homo ludens 1964: 20)
«Si possono negare quasi tutte le astrazioni: la giustizia, la bellezza, la verità, la bontà, lo spirito, Dio. Si può negare la serietà. Ma non il gioco».
(Huizinga, Homo ludens 1964: 20)
Riflettere sul concetto di “gioco” nell’area slava, in un momento in cui questa è attraversata da uno dei più importanti conflitti armati dalla Seconda guerra mondiale, potrebbe apparire come un esercizio paradossale. È proprio nel contesto dell’Europa del 1938, tuttavia, che Johan Huizinga sviluppa il suo studio sulla funzione sociale del gioco, in cui contesta l’intuizione comune che lo riduce ad un’attività esclusivamente ricreativa.
Gioco e serietà non sono sempre in antitesi. L’elemento ludico è tra gli assi fondanti di ogni società e al principio di ogni cultura. Il gioco rappresenta una forma di comunicazione universale: stimola la creatività e permette di costruire ‘micromondi’ capaci di interagire tra loro, riflettendo e trasformando la realtà circostante. Sotto forma di svago, diversivo, divertimento, scherzo e spettacolo, il gioco si realizza nella cultura popolare in manifestazioni numerose e diversificate, come ad esempio il Carnevale. Proprio l’elemento carnascialesco, d’altra parte, costituisce una delle declinazioni del gioco più potenti nella sfera culturale, in quanto strumento di rovesciamento e ribellione. A tal proposito, Kristeva, come Bachtin, sottolinea la capacità del carnevale di mettere in luce le ambivalenze e le contraddizioni del reale, sfidando e decostruendo l’ordine imposto (Cfr. Bachtin, L’opera di Rabelais e la cultura popolare 1975; Kristeva, Séméiôtiké 1978).
Il gioco può configurarsi come una strategia volta a coinvolgere attivamente i partecipanti, tanto nella pratica linguistica, quanto nella produzione artistico-letteraria. Da un lato, la lingua può, infatti, assurgere a oggetto e strumento ludico atto a far ridere, instaurare connessioni ed esclusioni: secondo Wittgenstein i giochi linguistici sono «termini di paragone intesi a gettar luce attraverso somiglianze e dissomiglianze sullo stato del nostro linguaggio» (Ricerche filosofiche 1967: 62). Dall’altro, «il più delizioso dei giochi», secondo Buzzati (Bellasi – Fiz – Sparagni, L’arte del gioco. Da Klee a Boetti 2002: 298), è l’arte. Proprio giocando con il mezzo letterario, gli autori possono entrare in relazione con i loro lettori e renderli parte del processo creativo.
Nelle culture slave il gioco ha sempre avuto un ruolo centrale. Dalle manifestazioni culturali di epoca medievale sino alla contemporaneità, esse hanno saputo ripensare il gioco attraverso molteplici forme. L’elemento ludico nella sua veste di meccanismo creativo in grado di scardinare le convenzioni sociali è alla base, ad esempio, del fenomeno degli skomorochi, o degli intermezzi teatrali diffusi in tutta la Confederazione Polacco-Lituana in epoca barocca.
Anche in letteratura l’artificio del gioco appare particolarmente rilevante; i suoi usi spaziano dal comico al grottesco, dalla satira al nonsense. In alcuni casi, il gioco si rivela un innovativo espediente per rivedere la tradizione e ricollocarla in contesti nuovi, come nel caso dell’Enejida di Ivan Kotljarevs’kyj. In altri si camuffa e nasconde un desiderio di resistenza o sovversione rispetto a un potere costituito, si pensi a Čto delat’? di Nikolaj Černyševskij e al suo continuo e molteplice gioco con i diversi lettori. Queste due componenti ricorreranno con diverse modalità nel XX secolo, dalle avanguardie che, con un «gioco all’inferno» – per dirla con Velimir Chlebnikov e Aleksej Kručënych – ne porteranno all’estremo i procedimenti creativi, fino alle più audaci applicazioni postmoderniste. Nel contesto contemporaneo, caratterizzato dal ritorno a forme sempre più marcate di autoritarismo, il gioco continua ad essere un elemento cruciale per pratiche artistiche e letterarie in cui il principio ludico diventa sinonimo di contestazione.
Il gioco si manifesta con straordinaria versatilità anche nella comunicazione quotidiana orale e digitale, mediante un ampio ricorso a strategie e giochi linguistici quali allusioni, calembours, espedienti retorici, formulazioni implicite, fenomeni di commutazione di codice. L’uso ludico della lingua, ad esempio attraverso il banter, favorisce la coesione sociale all’interno di gruppi e comunità, evidenziando il legame profondo tra lingua, gioco e identità.
Con una diversa e spesso ambigua sfumatura, il gioco si manifesta inoltre nel discorso politico, pubblicitario e mediatico con finalità persuasive, propagandistiche o umoristiche.
Per questa ragione, giocare con i meccanismi linguistici, letterari o artistici significa invitare a riflettere sui codici comunemente riconosciuti, reinventarli, farsene beffe, aprendosi a modalità inesplorate e co-costruibili in una dimensione collettiva. In virtù della sua potenzialità creativa, il gioco può dunque configurarsi come terreno di incontro tra varie discipline, consentendo di abbracciare attraverso questo prisma numerose linee di ricerca.
II secondo convegno internazionale del Collettivo Giovani Slavisti «*jьgra: Quando il gioco si fa serio» intende interrogarsi sulle possibili applicazioni del tema del gioco nelle culture slave. Le proposte possono esplorare, senza limitarsi ad essi, i seguenti ambiti:
Il gioco, il riso e la comicità in letteratura e nell’arte
Il gioco letterario tra strategie narrative e composizione testuale
L’interazione scrittore-narratore-lettore
Rilettura e riscrittura dei classici in epoca digitale (fanfiction, videogiochi, ecc)
Strategie di rovesciamento e decostruzione della tradizione
L’elemento ludico nella pratica teatrale e cinematografica
La lingua (specialistica) del gioco
Strategie comunicative, neologismi, gerghi e slang nell’interazione reale e virtuale
I giochi di parole nel discorso politico, forense, pubblicitario o mediatico
Il code-switching e le pratiche plurilingue con funzione comica
Strumenti e metodi di ludodidattica applicati alle lingue slave
Il gioco in prospettiva traduttologica
II secondo convegno internazionale del Collettivo Giovani Slavisti si svolgerà presso l’Università degli Studi di Napoli L’Orientale dal 18 al 20 giugno 2025. Dottorande/i e giovani ricercatrici/ricercatori sono invitate/i ad inviare le proposte per un intervento della durata di 15 minuti, compilando il modulo per la richiesta di partecipazione qui indicato: https://forms.gle/JmN8ZgtY7jBkc2g27.
Il convegno si svolgerà in italiano, inglese e nelle lingue slave. In rispetto del clima di dialogo e condivisione che l'iniziativa vuole promuovere, ai partecipanti verrà richiesto di fornire materiali di accompagnamento in inglese che favoriscano la comprensione dell'intervento. La natura di questi materiali verrà comunicata in fase di accettazione.
Il convegno si terrà esclusivamente in presenza. È prevista la pubblicazione di una selezione di contributi in volume.
Non è prevista una quota partecipativa. I partecipanti dovranno farsi carico delle proprie spese in autonomia.
«You can deny, if you like, nearly all abstractions: justice, beauty, truth, goodness, mind, God. You can deny seriousness, but not play». (Huizinga, Homo Ludens. «A Study of the Play-Element in Culture» 1980: 3)
It may seem somewhat paradoxical to dwell on the concept of «play» within Slavic cultures at a time when they are engulfed by one of the most significant conflicts since the Second World War. Indeed, it is in a similar geopolitical situation, 1938 Europe, that Johan Huizinga published his study on the social function of play challenging the common assumption of reducing it to a mere recreational activity.
Play and seriousness are not always antithetical. The playful element is one of the founding principles of every society and the basis of every culture. Play is a form of universal communication: It stimulates creativity and leads to the building of «microworlds» in interaction with one another, picturing and transforming the surrounding reality. Play manifests itself within popular culture through varied expressions, i.e. the Carnival, in the shape of amusement, diversion, entertainment, jest, and spectacle. Indeed, the carnivalesque element represents one of the most powerful variations of play within the cultural sphere, serving as an instrument of both overthrowing and rebellion. In this regard, Kristeva, like Bakhtin, emphasises one of the Carnival’s potentials, e.g. to reveal the ambivalences and contradictions of reality, challenging and deconstructing the order previously established (Cf. Bakhtin, Rabelais and His World 2009; Kristeva, Desire in Language 1980).
Play can be conceived as an engaging strategy both in the linguistic practice and in the production of artistic-literary works. On the one hand, language can serve as both an object and a playful instrument, capable of inducing laughter, establishing connections and exclusions. According to Wittgenstein, linguistic games are «objects of comparison which are meant to throw light on the facts of our language by way not only similarities, but also dissimilarities» (Philosophical Investigations 1999: 50). On the other hand, Buzzati (Bellasi – Fiz – Sparagni, L’arte del gioco. Da Klee a Boetti [The Art of Play. From Klee to Boetti] 2002: 298) stated that art is «the most delightful of games». By playing with literary genres, authors can establish a relationship with their readers, involving them in the creative process.
Play has always held a central role in Slavic cultures. Spanning from the cultural manifestations of the Middle Ages to contemporaneity, these cultures have consistently reshaped play in various forms. Significant examples of the play-element as a creative mechanism capable of dismantling social conventions are the phenomenon of the skomorokhi or the theatrical interludes widespread across the Polish-Lithuanian Commonwealth during the Baroque period.
Play is pivotal in literature and associated with different uses, i.e. the comic or the grotesque, the satire or the nonsense. In some cases, play manifests itself as an innovative device for revisiting tradition and repositioning it in a new context, as in Ivan Kotliarevsky’s Eneida. In other cases, it conceals a desire for resistance or subversion against an established power, as in Nikolay Chernyshevsky’s Chto delat’?, with its multifaceted interplay with different types of readers. These two elements recurred in manifold forms throughout the twentieth century, from the avant-garde movements that, with a «game in hell» – to quote Velimir Khlebnikov and Aleksej Kruchenykh – pushed the creative process to the extreme, to the boldest postmodernist applications. In the contemporary context, characterised by a resurgence of increasingly pronounced authoritarianism, play continues to be a crucial element in the artistic and literary field, where the ludic principle assumes the function of contestation.
Play is remarkably multifaceted in everyday orality and digital communication. An example is the frequent use of linguistic strategies or games, such as allusions, puns, rhetorical devices, indirect expressions, and code-switching phenomena. The ludic use of language, e.g. through the banter, fosters the social cohesion of groups and communities, highlighting the extensive (inter)connection between language, play, and identity.
Manifesting different and often ambiguous nuances, play has a political value, such as in advertising and media discourse, being channelled in persuasive, propagandistic, or humorous purposes.
For this reason, playing with linguistic, literary, or artistic devices encourages reflection on commonly recognised codes, reinventing them, mocking them, and opening up to unexplored, co-constructible modalities within a collective dimension. In light of its creative potential, play can therefore be seen as a crossroad of a broad spectrum of disciplines.
The Second International Conference of the Young Slavists Collective «*jьgra: Getting Serious about Play» aims to dive into the topic of play and its possible declinations within the Slavic cultures. Proposals can explore and expand the following topics:
Play, laugh and comedy in literature and art
Literary play between narrative strategies and textual composition
Interaction writer-narrator-reader
Rereading and rewriting the classics in the digital era (fanfiction, video games, etc.)
Strategies of overthrowing and deconstructing tradition
Ludic element in theatre and cinema
Specialised language of game
Communicative strategies, neologisms, jargon and slang in real or virtual interactions
Wordplays in political, forensic, advertising and media discourse
Code-switching and multilingual practices with humorous function
Gamification and game-based language learning
Play’s role in translation studies
The Second International Conference of the Young Slavists Collective will take place at the University of Naples L’Orientale between 18th and 20th of June 2025. The Collective encourages doctoral students and young researchers to submit a proposal for a 15 minutes paper by filling the application form: https://forms.gle/JmN8ZgtY7jBkc2g27.
The conference will be held in Italian, English and Slavic languages. In respect of the spirit of dialogue and sharing that the initiative intends to promote, participants will be asked to provide supporting materials in English that will facilitate the mutual understanding. The type of these materials will be communicated upon acceptance.
Paper presentations will be held only in person. Authors will be invited to submit their papers for publication of a selection of essays.
There is no participation fee. Participants will have to cover their own expenses.
Coordinatori del comitato organizzativo / Coordinators of the Organising Committee
Marina di Filippo, Guido Carpi.
Comitato organizzativo / Organising Committee
Collettivo Giovani Slavisti / Young Slavists Collective
Maria Teresa Badolati, Rossella Caria, Luca Cortesi, Ilenia Del Popolo Marchitto, Annalisa Di Santo, Noemi Fregara, Giulia Gallo, Sara Gargano, Iris Karafillidis, Martina Mecco, Erika Parotti, Federico Piccolo, Virginia Pili, Monica Puglia, Marta Riparante, Domenico Scagliusi, Iris Uccello.
Comitato scientifico / Scientific Board
Alessandro Achilli, Guido Carpi, Matteo Colombi, Andrea De Carlo, Olga Inkova, Rosanna Morabito, Krassimir Stantchev.
Per maggiori informazioni,
contattare giovanislavisti23@gmail.com
For further information,
please send an email to giovanislavisti23@gmail.com