Nel Lazio risulta evidente e diffuso il superamento delle densità agroforestali (DAF) per la specie cinghiale. La sussistenza stessa di danni importanti al comparto produttivo agricolo, monetizzati, su scala regionale, mediamente in 8-900mila euro annui, giustifica da sola la necessità di pianificare con attenzione ed in tempi rapidi una strategia gestionale di prevenzione danni e controllo demografico tesa, idealmente, al ripristino dell'equilibrio agro – ecologico.
Strutture che migliorino la qualità delle carni di cinghiale, attraverso idonee catene di macellazione e refrigerazione, sono lo strumento indispensabile per chiudere la filiera del contenimento numerico e della caccia, in particolare di selezione.
Tale problematica è evidente anche nelle aree protette che essendo soggette alla legge 394/91 non prevedono attività venatoria, ma possono attuare piani di contenimento caratterizzati da minore efficacia rispetto al prelievo venatorio.
Responsabile scientifico prof. Andrea Amici (amici@unitus.it) responsabile tecnico dott. for. Pier Giuseppe Paris (st.agronomia@libero.it )
LE AZIENDE NEL PROGETTO
Capofila sarà l'Università della Tuscia, hanno già dato la loro disponibilità la Società Agricola Aonzo Massimo, Società Agricola Coletta Attilio, Società Agricola Fiorentini, Società Agricola Adriano Vergati, Società Agricola Agriferva A.R.L. e Società Agricola Vergati Andrea.
Il progetto, cofinanziato dalla Regione Lazio, resta a perto a tutte quelle aziende che soffrono le problematiche relative al danneggiamento da parte degli animali selvatici, in particolare il cinghiale. Nel Lazio risulta evidente e diffuso il superamento delle densità agroforestali (DAF) per la specie cinghiale. Mediamente, i danni arrecati al comparto produttivo agricolo su scala regionale sono stimati in circa 8-900.000 euro annui, cifra che giustifica da sola la necessità di pianificare con attenzione ed in tempi rapidi una strategia gestionale di prevenzione danni e controllo demografico rivolta al ripristino del c.d. equilibrio agro – ecologico. Si rileva inoltre che la gestione della specie cinghiale nel Lazio, quasi esclusivamente venatoria, risulta ancora carente nella attuazione della pianificazione e programmazione.