Mentre l’economia italiana affoga, soffocata da un debito pubblico tra i più grandi del mondo (nella pagina di questo sito dedicata a “Povertà, Globalizzazione e liberismo” abbiamo spiegato l’origine del debito che non dipende da noi bensì da un meccanismo economico che sta portando al fallimento molti paesi e ingrassando sempre di più le grandi compagnie finanziarie e le banche americane.) L’establishment italiano, cioè quel coacervo di interessi finanziari e politici al loro servizio, spende immense fortune in opere inutili e dannose come il TAV (Vicenza ne è un esempio) strade e superstrade di cui non si sente il bisogno e c’è chi, in questi frangenti in cui sperare di ottenere una visita media in ospedale è diventata una chimera, insiste nel volere investire miliardi di euro nella costruzione del ponte di Messina.
Tra le opere inutili che stano indebitando il bilancio della nostra Regione, c’è la cosiddetta Pedemontana Veneta, voluta e sostenuta espressamente dal presidente.
In realtà i pedaggi dell’opera, sino ad oggi, si sono dimostrati molto al di sotto delle rosee previsioni dei firmatari.
Il ministro dei trasporti Matteo Salvini, venendo in soccorso del presidente della giunta regionale del Veneto Luca Zaia, si sarebbe fatto alfiere di una modifica all’attuale normativa che consenta in futuro di scaricare il debito che mese dopo mese pesa sul groppone della stessa Regione Veneto: debito derivante dal lucro mancato per pedaggi sotto le attese che il concessionario privato della Superstrada pedemontana veneta - Spv può pretendere da palazzo Balbi in ragione di uno sciagurato accordo siglato nel 2017, più volte denunciato all'opinione pubblica.
Da questo mese pubblicheremo i resoconti del Co.Ve.Pa per dar modo ai nostri lettori di seguire le vicende disperate di grandi sostenitori dell’Autonomia differenziata che pensano di scaricare i debiti della Regione nel bilancio dello Stato.