Chi ascolta un testimone diventa un testimone

Perché abbiamo deciso di partecipare?


Verso l’inizio dell’anno scolastico, la nostra prof. di italiano ci ha proposto di partecipare al concorso “I giovani ricordano la Shoah” dato che già lo scorso anno avevamo approfondito l’argomento con letture e con la visita al Memoriale della Shoah. Naturalmente non eravamo obbligati ad accettare, e forse qualcuno avrà anche pensato che l’argomento fosse stato già ampiamente trattato. La prof. tuttavia ci ha proposto un progetto di classe, suddivisi in piccoli gruppi, e proprio questo ha cambiato il nostro modo di affrontare il lavoro. Confrontandoci sulle testimonianze lette, abbiamo compreso quanto sia sempre più importante parlare della Shoah, non solo come “fatto storico” ma come testimonianza che deve continuare a vivere nel tempo. La memoria infatti è l’unico strumento che abbiamo per far sì che gli eventi non si ripetano e che l’indifferenza non prevalga nuovamente sul senso di solidarietà. Ecco che allora abbiamo deciso di prestare le nostre voci a quelle testimonianze, per far sì che Giulia, Shlomo, Schulim, Vittorio, Celina e molti altri continuino a testimoniare le loro esperienze e che queste testimonianze non vadano perdute.


Chi ascolta un testimone, diventa un testimone: questa frase, pronunciata durante un incontro in una scuola da Piero Terracina (prelevato dal ghetto di Roma all’età di 15 anni, la nostra età, e deportato con tutta la sua famiglia ad Auschwitz) ci è rimasta impressa ed ha dato il titolo al nostro progetto: una pagina web in cui per dare concretamente voce alle testimonianze dei sopravvissuti alla Shoah.

Chi siamo?

Siamo gli studenti della classe 2C del Liceo Scientifico Giordano Bruno di Melzo.

Amos, Asia, Susanna, Matteo C., Luca, Jacopo, Denise, Gioele, Valentina,

Matteo M., Alexandra, Beatrice, Nicol, Davide, Filippo, Alexia, Ester, Andrea, Nicole

Solidarietà

"L’essere solidario o solidale con altri, il condividerne le idee, i propositi e le responsabilità: s. d’intenti; la s. fra i compagni, fra i colleghi; manifestare a qualcuno la propria s.; dichiarare la propria s. con un collega; atto, gesto, manifestazione di solidarietà. In senso più ampio, su un piano etico e sociale, rapporto di fratellanza e di reciproco sostegno che collega i singoli componenti di una collettività nel sentimento appunto di questa loro appartenenza a una società medesima e nella coscienza dei comuni interessi e delle comuni finalità: la s. umana; s. di classe, degli appartenenti a una stessa classe sociale; s. nazionale, esistente fra gli appartenenti a una stessa nazione, o anche fra i diversi partiti, pur se di contrastanti ideologie, di una stessa nazione; s. verso i paesi del terzo mondo; una generosa gara di s. per aiutare le popolazioni terremotate. In particolare, governo di s. nazionale, sostenuto da partiti diversi e anche ideologicamente contrapposti, ma concordi nell’assumersi solidalmente, in situazioni di eccezionale gravità, la responsabilità di governo."

Dizionario Treccani

Disegno di Valentina Lonac

Dove sono i Giusti? Sono pochi, è vero, ma sono straordinari, meravigliosi. Sono quelli che hanno osato aiutare un ebreo quando voleva dire essere fucilati, quelli che hanno aperto le loro case, hanno aperto quelle porte, che sono state per la maggior parte chiuse non tanto per una cattiveria dimostrata o esibita, ma per l’indifferenza. I Giusti non sono e non sono stati mai indifferenti, e quindi bisogna pensare a loro come a un dono che ha ricevuto l’umanità intera.

Così, con tutto lo stupore per il male altrui, dobbiamo ammirarli, non essere stupiti, ma accettare

la felicità che ci siano stati e che continuino ad esserci,

i Giusti.


Liliana Segre, 4 novembre 2019


Tutti i sopravvissuti dei quali abbiamo approfondito le testimonianze hanno una cosa in comune: si sono salvati con l'aiuto di persone che hanno rischiato la vita per loro. Questo dimostra che non tutti sono rimasti indifferenti, e ci sono alcun individui che possono veramente essere considerati Giusti.