Eugenio e Giacomo Sonnino

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Eugenio Sonnino

Giacomo ed Eugenio Sonnino


Giacomo ed Eugenio Sonnino (1938-2012) sono due fratelli ebrei figli di Daniele Sonnino e Elvira Di Castro, i quali possedevano un negozio di abbigliamento vicino alla loro abitazione, in via di Sant’Anna, a Roma. In seguito alle leggi antiebraiche e razziali, il 16 ottobre 1943, la madre, avvicinandosi al palazzo dove abitavano i suoi genitori, vide il portiere corrergli incontro che le disse che i suoi parenti erano stati deportati. Dopo aver scoperto la terribile notizia, portò i suoi due figli a casa del cognato Settimo, mentre per suo marito, affetto da una grave malattia ossea, si rivolse prima al medico che l'aveva in cura, il prof. Nicoletti. Con il categorico rifiuto del medico alla richiesta della moglie, la madre di Eugenio e Giacomo si volge al professor Caronia, che prima di ricoverare il marito, le diede delle istruzioni per una falsa diagnosi. Dopo aver seguito le indicazioni, il padre dei due fratelli venne ricoverato sotto il falso nome di Luigi Bucci, nel reparto delle malattie infettive del Policlinico di Roma diretto dal professore. Alcuni giorni dopo, la madre e i figli si rifugiarono a Velletri, dalla loro zia Laura; ma nel territorio erano presenti molte forze tedesche e iniziava il cibo iniziava a scarseggiare, perciò la famiglia Sonnino decise di ritornare a Roma e subito dopo vengono anche loro, con una analisi fasulla, ricoverati a “La Sapienza” sotto il cognome Bucci (come il padre). I due bambini trascorrono le giornate in una stanzetta separata sotto la protezione di una suora caposala, mentre la madre esce di giorno per andare in negozio. Ci resteranno fino alla Liberazione della città (avvenuta tra il 4-5 giugno 1944). Finita la guerra la famiglia, accompagnata dalla loro fedele donna di servizio chiamata Tina Gallo, torna nella casa in via Sant'Anna, serbando una riconoscenza infinita per il professor Caronia.


Professor Caronia

Nell’autunno del 1943 il reparto malattie infettive del Policlinico dell’Università “La Sapienza” di Roma è affollato di persone che vi si sono rifugiate per sfuggire alla persecuzione nazista; finti pazienti che hanno chiesto aiuto al primario del reparto, il professor Giuseppe Caronia. Il professor Caronia è stato un famoso pediatra e nel 1927 è stato censurato dal Consiglio superiore della Pubblica Istruzione dopo una campagna di accuse diffamatorie nei suoi confronti. Dal luglio del 1943 Caronia ha iniziato a collaborare con la Resistenzae il suo reparto è diventato un rifugio che accoglieva e nascondeva 89 perseguitati, tra i quali 40 ebrei, con nomi falsi, facendoli passare per malati e aiutandoli a sottrarsi alla deportazione del 16 ottobre 1943 e ai successivi rastrellamenti.

Giacomo Sonnino

Commento

La loro testimonianza è raccontata nell'intervista dal titolo "Non dovevamo essere qui", ed è il solido esempio della solidarietà di persone che mettono a repentaglio la loro vita per salvare quella altrui posta in pericolo, come quelle di ebrei, ma anche di avversari politici e di ufficiali antifascisti, nonostante la crudeltà che li circondava in quel periodo storico. Eugenio e Giacomo Sonnino hanno contribuito notevolmente al mantenimento della memoria di questo disumano evento che ha segnato la storia, fornendoci la loro drammatica testimonianza. I fratelli, nella loro video-testimonianza, raccontano che si erano ormai abituati alla difficile condizione di vita, stando chiusi in piccole stanzette tutto il giorno condivise con altre decine di famiglie. Nei primi periodi in cui si trovavano al Policlinico “La Sapienza”, erano felici perché essendo molto piccoli (non avendo neanche cinque anni) non riuscivano a comprendere l'atrocità che li circondava, e anche perchè riuscivano a passare più tempo con la loro mamma, che solitamente lavorava in negozio fino a tardi.