Il darwinismo sociale è una corrente ideologica basata sull’applicazione dei principi darwiniani della lotta per la sopravvivenza e della selezione naturale allo studio delle società umane, dalla quale deriva anche una teoria che afferma che i "capaci" sarebbero avvantaggiati rispetto ai meno capaci nel corso della loro vita.
Il darwinismo sociale, a sua volta, è una ramificazione del positivismo, corrente di pensiero secondo la quale la filosofia doveva solamente organizzare i dati delle scienze sperimentali senza generalizzare.
I ragionamenti sull’evoluzione hanno un’origine antica, anteriore persino a Socrate. Il filosofo greco Anassimandro, nel 600 a.C. circa, afferma che tutte le forme di vita sono nate nel mare a partire dai pesci e, da essi, sono comparsi perfino gli uomini; Linneo, nel 1735, pubblica il primo volume del suo Systema Naturae, opera che pone le basi della tassonomia come scienza. Lo scienziato svedese riteneva che le piante discendessero da un antenato comune, ma che gli animali e l'uomo fossero stati creati direttamente da Dio. Non si può poi non citare Erasmus Darwin, nonno paterno di Charles, che nella sua voluminosa opera Zoonomia propone l'idea di evoluzione, intesa come sviluppo su scala temporale molto ampia che, da forme di vita semplici, porta a forme più complesse.
La teoria di Darwin è un pilastro fondamentale della scienza moderna, al pari della teoria della relatività. Così come Copernico aveva tolto la terra dal centro dell’universo, Darwin ha tolto l’uomo dal centro del mondo naturale, un "design without a designer", cioè un progetto che si realizza da solo. La società del tempo (e non solo) venne fortemente scossa dalle teorie di Darwin.
Alcuni scienziati e filosofi, ispirandosi alle idee di Darwin, proseguirono le ricerche negli anni seguenti alla sua morte anche se non sempre nella stessa direzione; ricordiamo qui di seguito i principali.
Thomas H. Huxley (1825-1895)
(Immagine: Wikimedia Commons)
Thomas Henry Huxley, soprannominato da tutti "mastino di Darwin" perché arrivò a difendere strenuamente la maggior parte delle idee del naturalista.
Tre punti dei ragionamenti di Darwin non lo convinsero affatto.
In primo luogo, Thomas Huxley riteneva che l’evoluzione non potesse procedere così lentamente dal momento che si sarebbe trattato di un grosso limite per un processo così variegato e brillante come quello dell'evoluzione.
In secondo luogo lo scienziato pensava, diversamente da Darwin, che l'uomo non avesse sviluppato il proprio senso morale stando a contatto con i simili, bensì rimanendo isolato e placando da solo l’istinto animale presente per natura.
Infine, Huxley sosteneva che il darwinismo si sarebbe fatto strada nelle menti delle persone molto più velocemente di quanto Darwin pensasse e ciò grazie alle evidenti prove che lo sostenevano.
Herbert Spencer era un filosofo britannico, teorico del darwinismo sociale, e fu il primo ad applicare le teorie di Darwin ad ambiti sociali rendendo reale la teoria della filosofia generale. Dopo i Primi Principi (opera nella quale rielaborava la teoria di Darwin sull’evoluzione) tutte le sue opere parlano degli effetti dell'evoluzione in vari ambiti quali la politica, la sociologia e l’educazione. Quest’ultima secondo Spencer poteva essere divisa in tre parti: motoria, intellettuale-scientifica e morale e credeva che fosse un processo di realizzazione personale.
Herbert Spencer (1820-1903)
(Immagine: Wikimedia Commons)
Niles Eldredge (1943) (Immagine: Prabook)
Niles Eldredge e Stephen Jay Gould, biologi e paleontologi americani che hanno formulato, nel 1972, la teoria degli equilibri punteggiati. Tale teoria è un modello scientifico secondo il quale l’evoluzione avviene in un tempo relativamente breve e come conseguenza di impulsi di forze selettive ambientali; questi periodi ricchi di evoluzione sono intervallati da lunghe fasi di stabilità evolutiva. Si può quindi affermare che l’insieme delle caratteristiche di un dato organismo, il fenotipo, rimangono invariate per un lungo lasso di tempo, mentre nei momenti evolutivi il fenotipo degli organismi varia molto e tale variazione rappresenta la principale fonte di biodiversità.
Le teorie di Darwin, tuttavia, sono state usate talvolta come motivazione per alcuni tra i momenti più bui della nostra storia e questo a causa delle interpretazioni distorte che ne sono state fornite.
Il darwinismo sociale stesso trascurava e travisava molte idee tra quelle che Darwin espresse nei suoi libri. Herbert Spencer, ad esempio, pur supportando Darwin, credeva che bisognasse investire nei forti ed eliminare i deboli, per i quali non si poteva fare nulla per migliorare la vita, un pensiero che Darwin ha sempre fermamente condannato.
Successivamente, dopo una lunga serie di interpretazioni errate, si iniziò a credere che evoluzione e progresso fossero la stessa cosa e, come conseguenza, si sviluppò la credenza che l’evoluzione fosse lineare.
Quindi alcuni gruppi estremisti presero a ritenere che i "bianchi" fossero più evoluti delle persone di colore, ritenendo queste ultime ancora simili ad animali, gettando le basi del pensiero razzista.
Si arrivò fino al tentativo, principalmente di matrice nazista, di migliorare l’umanità attraverso l’eugenetica, un processo di riproduzione di individui selezionati mirato a creare esseri umani perfetti (progetto Lebensborn), sterilizzando e sopprimendo nel frattempo gli "imperfetti", ritenuti deboli e dannosi (progetto Aktion T4).
Anche in Italia ci furono sviluppi quantomeno discutibili. Cesare Lombroso, con la sua antropologia criminale, iniziò ad associare caratteristiche fisiche a determinati comportamenti, creando così il modello di criminale “tipo”, che normalmente mostrava caratteri primitivi, associati alla sua inadeguatezza nei confronti della società dell’epoca.
I Criminali "tipo" di Lombroso (Immagine: Polizia Penitenziaria)
Logo del Secondo Congresso Internazionale di eugenetica, 1921 (Immagine: Wikimedia Commons)
Fortunatamente molte persone di scienza e non solo sono riuscite a comprendere l’essenza delle teorie di Darwin. Peter Kropotkin, ad esempio, filosofo e zoologo russo, comprese l'importanza che la cooperazione aveva nel quadro teorico di Darwin e affermò che la cooperazione era l’unico modo per realizzare la libertà e l’uguaglianza tra gli uomini.
Chiudiamo ponendoci una domanda... cosa ci differenzia dagli animali?
Grazie alle teorie di Darwin e ai trattati sociobiologici di Edward Osborne Wilson possiamo provare a dare una risposta. La morale.
Secondo Wilson i comportamenti sociali dell’uomo hanno basi biologiche e questi ultimi costituirebbero il nostro istinto, un comportamento innato non plasmabile dalla cultura e condiviso con gli animali. Mentre la morale, ciò che motiva le nostre scelte, è esclusiva degli esseri umani e rappresenta l’unico comportamento che può identificare un individuo come buono o cattivo e che, in ultima analisi, ci differenzia dagli animali.