Il nostro Sguardo sul Mondo

2023
Novembre - Dicembre

Novembre

Il rondò delle scelte - 7 novembre

Articolo tratto da “Corriere della Sera” di martedì 07 novembre 2023:
“Rondò dei talenti”

C’è un metodo innovativo per scoprire e coltivare il talento dei giovani. Il Rondò dei talenti di Cuneo ne è un valido esempio: qui s’impara a rivolgere l’attenzione verso se stessi per riconoscere i propri talenti, doni e inclinazioni. Non a caso, il termine “educare” deriva dal latino “educere”: significa estrarre, tirare fuori delle caratteristiche già presenti in ogni persona. 

La metodologia è basata sul “fare insieme”, ossia la condivisione di ogni nuova scoperta o progetto, condotto nell’ottica della co-produzione. Il soggetto è “noi” e non “io”: viene dato spazio alla peer education (educazione tra pari). Ci sono tantissimi progetti per bambini e per adulti, dalla musica al disegno, dalla gestione dell’ansia all’informatica, dove ognuno può sperimentare e trovare la sua strada. Il tutto è articolato in numerosi incontri, laboratori, corsi e percorsi. C’è anche un doposcuola, dove si cerca di rendere avvincenti e divertenti perfino i compiti. 

 

Quando En. ha scelto gli studi per le scuole superiori, ha preferito il ramo dell’elettronica. «Al terzo anno – racconta - ho capito che la mia vera inclinazione erano le lingue, ma ho comunque deciso di finire quello che avevo iniziato e mi rendo conto adesso di non avere preso la strada giusta. Non riesco a immaginare che vita avrei avuto scegliendo un settore che mi piaceva di più. Sicuramente sarebbe stato utile se ci fosse stato un rondò dei talenti anche ai miei tempi». 

 

Per Ma., il “Rondò dei talenti” c’è anche a Cremona: «Esattamente 13 anni fa – spiega - ho avuto la possibilità di avere una psicologa che mi ha aiutato a tirar fuori i miei talenti. Anche al Centro Diurno vengono proposte attività utili a migliorare la qualità della propria vita, educare e poter aiutare gli altri». 

 

Ci. pensa che l’esperienza del rondò di Cuneo dovrebbe essere sperimentata anche a Cremona. «In un altro articolo scelto durante il nostro incontro – aggiunge - abbiamo letto che nell’ex chiesa di San Francesco proprio a Cremona verrà aperto uno spazio destinato ai giovani, a produzioni culturali, laboratori, prove per gruppi musicali, aggregazione, studio e co-working.  Durante l’adolescenza, ho incontrato insegnanti che mi hanno capito ma anche chi mi ha ostacolato. Preferisco ricordare un risvolto positivo della mia crescita: ad esempio, l’insegnante di lettere delle superiori mi ha incoraggiato nel continuare gli studi dopo il diploma di maturità». 

St.: apprezza il taglio scelto per questa iniziativa, che si riassume nella domanda: “cosa ti piace veramente fare?” Secondo lui, questo tipo di percorso può aiutare i ragazzi a trovare la propria strada, senza l’assillo di dover fare carriera in un particolare ambito. Si tratta di un modello molto diverso da quello imperante nella società, per esempio proposto nei nostri programmi televisivi. Per sentirsi realizzati non è necessario diventare una star; basta essere consapevoli delle proprie doti e trasformarle in un lavoro, una passione, un impegno. 

 

A Fr.: piace molto l’idea del Rondò di Cuneo: “Andrei molto volentieri a visitarlo – afferma - anche per imparare delle nuove attività da fare assieme. È importante prendere esempio da chi propone esperienze innovative».

Il coraggio di dire no alla violenza - 15 novembre

Articolo tratto da “Il Giorno” di mercoledì 15/11/2023:
“Salva una donna dagli abusi, premiata in Comune” 

Nei giorni scorsi a Bologna, Giulia Leone ha ricevuto dal sindaco della città la medaglia al merito civico intitolata a Giorgio Guazzaloca. La donna è intervenuta per salvare una ragazza da una tentata violenza sessuale di gruppo, avvenuta in zona universitaria. Giulia ha avuto molto coraggio nell’affrontare gli aggressori: “È impossibile rimanere fermi in una situazione del genere – ha affermato - noi donne dobbiamo stare unite”. 

 

Secondo Eu., è giusto parlare di violenza contro le donne: «Quando accadono queste cose mi sento offesa - afferma – e vorrei cercare di aiutare le giovani generazioni. Mi dà particolarmente fastidio quando sono coinvolti personaggi dello spettacolo che cercano di sminuire i fatti sfruttando la loro notorietà e il loro potere mediatico». 

 

Ma. pensa che questa storia sia tuttosommato finita bene:«Avere attorno persone che, pur essendo perfetti estranei, fanno del bene al prossimo è importante in questa società orientata all’egoismo malsano. Anche io, nel mio piccolo, quando vedo una persona in difficoltà ho il desiderio di aiutare». 

 

Ci. afferma che «combattere l’indifferenza della gente di fronte a  soprusi o violenze è un dovere e una responsabilità civica. Nei casi di violenza intervenire è un atteggiamento che manifesta solidarietà vera e concreta verso la vittima. Mi domando come si possa rimanere immobili di fronte ad episodi del genere». 

 

En.: ha molta stima per Giulia per quello che ha fatto, considerando che avrebbe potuto a sua volta essere oggetto di violenza. «Io avrei avuto paura a intervenire, - aggiunge - probabilmente mi sarei limitato a chiamare soccorso. 

Per St.: «È giusto parlare di queste cose. Gli uomini, in particolare, dovrebbero guardarsi dentro, prendersi le proprie responsabilità e modificare il loro comportamento nei confronti delle donne in generale». 

 

Per Fr. è molto importante che la stampa dia rilievo a queste tematiche, soprattutto quando si tratta di gesti positivi. «Molto spesso le notizie riguardano atti di violenza non contrastati – ricorda - la storia di Giulia ci mostra invece che è possibile intervenire, mettersi in gioco e aiutare gli altri anche rischiando qualcosa in prima persona». 

 

Ricordiamo due numeri telefonici fondamentali per chiedere aiuto: 

Il 112, numero unico europeo per le emergenze. 

Il 1522, numero pubblico per il sostegno a vittime di violenza e stalking. 

Quando un incontro  cambia la vita - 21 novembre

Articolo tratto da “Corriere della Sera” del 21/11/23:
“L’anziano pensionato e il bengalese: così Antonio ha adottato Tarek” 

Tarek è un uomo nato in Bangladesh e venuto in Italia per mantenere la sua famiglia. Si è rivelato un angelo custode nei confronti di Antonio, pensionato della provincia di Cremona. I due si sono incontrati in metropolitana a Milano nel 2018. Antonio aveva accusato un malore, Tarek prontamente se n’è accorto e l’ha aiutato. Da qui nasce l’occasione di raccontarsi le proprie storie ed entrare in confidenza, decidendo di restare in contatto.  

I protagonisti di questa vicenda hanno alle spalle trascorsi molto diversi: Antonio è un ex manager di Coop Lombardia, ha una figlia adottata in Bulgaria (oggi trentacinquenne) e la moglie costretta all’immobilità da problemi di salute. 

Tarek ha un passato irto di difficoltà e costellato di lavori umili e sottopagati nonostante il diploma di maturità scientifica conseguito nel suo paese di origine. 

La svolta positiva arriva quando Antonio invita Tarek a Tornata (Cr) e gli dà la possibilità di studiare e trovare un lavoro. A breve Tarek conseguirà la laurea in Psicologia e in Scienze dell’Educazione e Formazione. Nel 2021 un passo decisivo: l’adozione di Tarek da parte di Antonio e della moglie, che muore purtroppo pochi mesi dopo. 

Ora che sono diventati una famiglia, padre e figlio hanno raccolto la loro esperienza in un libro dal titolo: “Tarek e gli altri”, con il desiderio di donarlo al Papa. Saranno protagonisti della prossima edizione del “Premio Non Sprecare” della Luiss, che riserverà loro un riconscimento speciale.  

 

La vicenda ha profondamente colpito Ci., per la sensibilità dimostrata da entrambi i protagonisti. «Di fronte all’emergenza, Tarek ha aiutato Antonio senza pensarci due volte -afferma - e quest’ultimo ha ricambiato con un gesto di grande solidarietà. Se capitasse a noi? Saremmo pronti a intervenire quando vediamo qualcuno in difficoltà o ci barrichiamo nel nostro egoismo? 

 

Secodo En., in un mondo dominato dall’individualismo e dall’egoismo ci sono uomini e donne che si impegnano in prima persona e fanno del bene al prossimo senza guardarne la provenienza o il colore della pelle. 

 

Come sottolinea Ma., Tarek ha vissuto un periodo di estremo disagio e povertà di risorse – non solo materiali - per affrontare le problematiche della vita, ritrovate anche grazie alla psicoterapia. Pensa sia importante rimanere indifferenti davanti alle persone che stanno male. 

St. riprende le parole di Antonio: le occasioni vanno sempre accolte. «L’hanno fatto entrambi – sottolinea - incontrare migranti per la strada può essere motivo per dialogare e scoprire cose su di loro che non sappiamo e aiutarli a integrarsi. 

 

Secondo Fr, la storia di Antonio e Tarek merita di essere raccontata, magari trasformando il libro scritto dai protagonisti in un film. Ripensa al luogo del loro primo incontro: il vagone di una metropolitana. «Provo a immaginare i loro sguardi – racconta- le due vicende umane che si toccano, le mani che si stringono. Tra le tante persone che si incrociano e si sfiorano senza nemmeno guardarsi, in questo caso, è scoccata una scintilla di vita. 

Angeli nel cielo di Casalmaggiore - 29 novembre

Articolo tratto da Tratto da La Provincia del 29/11/23:
"Aveva scelto di morire 'Ho riscoperto la vita'”

Quella che poteva essere una tragedia ha avuto invece un lieto fine. Alex e Jorge passano per caso davanti ad un pontile sul fiume Po a Casalmaggiore (CR) e si accorgono che nelle acque c’è un anziano in difficoltà. Si tratta di Mario (nome di fantasia), 86enne che quel giorno ha deciso di tentare il suicidio. Prontamente – e non senza fatica – i due riescono ad estrarre l’anziano dalle acque gelide. I soccorsi arrivano poco dopo e Mario viene affidato alle cure dei sanitari. 

Un mese più tardi, l’uomo salvato decide di scrivere una lettera al quotidiano “La Provincia”, per ringraziare pubblicamente i soccorritori. Il suo messaggio è commovente: l’anziano ricorda il momento in cui si è fatto il segno della croce prima di gettarsi in acqua, l'inaspettato soccorso ricevuto, le frasi di conforto che i suoi salvatori gli hanno rivolto. 

Mario racconta di avere ritrovato la serenità, circondato anche dall’affetto della moglie, dei figli e delle nipotine e lancia un messaggio di vitale importanza:” Una via d’uscita c’è sempre. Restate attaccati alla vita e parlate delle vostre angosce. Vi salverete”. 

 

En: pensa che Mario, dopo essersi fatto il segno della croce, sia stato aiutato dalla Divina Provvidenza, che lo ha portato vicino ad una pontile dove è  riuscito ad aggrapparsi ad un cavo. Ciò ha consentito ai due giovani di salvarlo. 

Ma. riflette sulla condizione che ha portato Mario a fare un gesto simile, compiuto in un momento difficile della propria vita: “Anche io come lui ho  attraversato un periodo “buio”. Quando ho avuto la consapevolezza di avere un problema  di salute mentale, mi sono subito rivolta a degli specialisti del settore. Ora sto molto meglio e sono grata per ciò che ho ricevuto. Per questo, vorrei mettere a disposizione la mia esperienza per aiutare altri”  

 

A Fr., questo fatto ricorda un bellissimo film degli anni ‘80 realizzato da Wim Wenders: “Il cielo sopra Berlino”. I protagonisti sono due angeli, che si muovono tra le vicende dei cittadini della capitale tedesca, senza mai poter intervenire direttamente. “Nel nostro caso – commenta Fr. - i due “angeli” fortunatamente sono persone in carne ed ossa, e hanno potuto salvare l’anziano in difficoltà”. 

Ambulatori gratuiti nel mese dei regali - 6 dicembre

Articolo tratto da Tratto da La Repubblica del 06/12/2023
“La sanità volontaria dell’ambulatorio a Ponte Lambro”

 

Dicembre è il mese dei regali.  L’Associazione “Ali di Leonardo” ne chiede uno in particolare: dei locali dove svolgere attività ambulatoriale. Attualmente l’opera di volontariato di infermieri e medici è prestata presso ambienti non adatti e poco riscaldati nelle zone di Calvairate e Ponte Lambro.  

Qui vengono assistite persone fragili: minori, anziani, indigenti; frequenti anche problematiche legate alla salute mentale. 

Il plauso va a M. Gabriella Scrinieri, infermiera di 49 anni, la quale ha fondato l’Associazione, ha riunito molti infermieri e qualche medico ed ha realizzato il progetto di ambulatori gratuiti.  

In tutto il territorio nazionale c’è carenza di medici e personale sanitario, il problema è sentito in particolare nelle periferie e nelle zone ad alta densità di edilizia residenziale pubblica. 

 

C: «Ho letto di recente sul quotidiano locale che è stata diffusa una rubrica indirizzata al mondo giovanile che tratta delle problematiche inerenti alla salute mentale. Secondo la mia opinione è giusto creare uno spazio virtuale in cui ci si occupi del disagio giovanile e della ricerca di risposte e soluzioni. La rubrica si chiama “Keep in Mind” ed è sul canale Instagram dell’Asst di Cremona». 

E.: «Nel paese dove abito c’è stato un periodo dove il medico di base era presente solamente una mattina alla settimana per 1.600 persone. Attualmente la situazione è migliorata ma non di molto perché’ ora le mattine di presenza in ambulatorio sono diventate due. Una nota di colore: dato che probabilmente la popolazione del paese era preoccupata per la presenza del medico, la dottoressa in questione ha affisso un rassicurante cartello alla porta del suo ambulatorio: “Si informa che la dottoressa non andrà in pensione per almeno 10 anni».  

 

M.: «Leggere di queste situazioni di disagio ed emergenza mi fa pensare a quanto sono fortunata a vivere a Cremona. Il CPS e il Centro Diurno della mia città, pur soffrendo della carenza di personale e risorse, offrono comunque un ottimo servizio. Lo dico come utente che ha avuto la possibilità di essere presa in carico da questi servizi». 

Le parole ritrovate - 12 dicembre

Articolo tratto dal  “Corriere della Sera” di martedì 12 dicembre 2023:
“Il grande potere della musica contro isolamento e depressione”

In tante città italiane, l’associazione ALICe aiuta le persone che hanno subìto un ictus a ritrovare le parole, con la logopedia e la musicoterapia.  

Il progetto – della durata di un anno - prevede un incontro alla settimana, in cui i pazienti si dilettano con un repertorio musicale comune che spazia da “Quel Mazzolin di Fiori” a “Attenti al Lupo”.  

Con il canto, infatti, riaffiora la memoria musicale, che è fatta anche di parole. Jenny Burnazzi, musicoterapeuta di Ravenna, spiega che musica e linguaggio verbale non si trovano nello stesso emisfero cerebrale. Spesso le persone che hanno perso le parole riescono comunque a cantare, paradossalmente. Quindi sono in grado di intonare una strofa di “Bella Ciao”, ma non riescono a pronunciare il proprio nome.  

Il beneficio è duplice: cantare in gruppo combatte inoltre l’isolamento e la depressione. 

Burnazzi racconta poi la storia di un suo paziente, un chitarrista, il quale ha perso l’uso della parola e della mano destra; per consentirgli di continuare a suonare lo strumento, la musicoterapeuta usa la mano destra e il paziente la sinistra. Non si sostituisce totalmente a lui ma lo completa. “Le storie belle ci sono e qualche volta è giusto raccontarle” conclude Burnazzi. 

 

Secondo En., anche nel campo della salute mentale ritrovare le parole è molto importante. Da molti anni si tiene infatti un convegno nazionale intitolato proprio “Le Parole Ritrovate” dove persone con problemi di salute mentale condividono la propria esperienza. 

In questo caso, si tratta di parole “perse” a causa del ritiro sociale delle persone, dello stigma e dell’emarginazione. Ritrovarle fa stare meglio la persona e contribuisce ad arricchire il dibattito civile e culturale del paese. 

Ci ricorda che questa esperienza di condivisione di musica e canto è stata presentata anche all’interno della struttura di Cremona Solidale: «È utile per combattere l’isolamento degli anziani, allietandoli per qualche tempo. Sono andata a far visita a mia madre in questa residenza per anziani e mi sono resa conto di persona dell’effetto positivo che la musica può avere». 

 

Come sottolinea Ma., l’ictus è paragonabile a una “paralisi” mentale. «La musicoterapia - aggiunge è stata per me molto importante per esprimere il mio malessere passato e presente. Oggi assisto una persona giovane che dieci anni fa ha avuto due ictus. Ieri, dopo aver letto l’articolo, ho provato a farlo cantare e ha cantato con piacere a voce alta. La gioia che ho provato è stata immensa».