Erik Satie

Erik Satie nacque nel 1866 a Honfleur in Normandia da madre di origine scozzese e da padre anglicano.

Ancora giovane, si trasferì a Parigi dove nel 1879 entrò in Conservatorio, ma dopo soli due anni venne bocciato perché giudicato privo di ogni talento musicale. Se ne andò di casa e provò ad arruolarsi volontario nell'esercito, ma subito capì che la carriera da soldato non faceva per lui e trovò un escamotage per farsi congedare. Nel 1887 decise allora di stabilirsi a Montmartre dove conobbe diversi artisti e poeti. Furono di questo periodo le “trois Gymnopédies” per pianoforte, una delle composizioni più celebri ed eseguite di Satie. Frequentando il noto locale notturno Le Chat Noir, nel 1890 incontrò per la prima volta Claude Debussy con il quale entrò a far parte dell’ordine de La Rose-Croix esthétique, una degli ordini che a fine secolo promuovevano una rinascita della religione di stampo cattolico romano, pur rimanendo al di fuori di ogni riconoscimento da parte della santa sede, ma che in quegli anni dava visibilità alla produzione artistica di autori soprattutto provenienti dal contesto simbolista. Questa nuova esperienza diede il via in Satie ad un vero e proprio periodo mistico che durò fino al 1896.

Per la carriera musicale di Satie fu però fondamentale l’incontro con Jean Cocteau con il quale collaborò, insieme a Picasso, per la realizzazione di "Parade", un balletto di stampo surrealista nel quale introdusse per la prima volta in musica elementi rumoristici inconsueti come la sirena e il suono della macchina da scrivere, rivelandosi un vero precursore dell’avanguardia dei decenni successivi. Con Cocteau, durante gli anni ’20, divenne anche il baluardo e simbolo dell’anti accademismo musicale per il gruppo “Les Six” al quale facevano parte tra gli altri Arthur Honegger e Darius Milhaud.

Maestro della stravaganza e della provocazione, Satie fu anche il primo ad introdurre oggetti estranei all’interno del pianoforte nella sua opera "Le Piège de Méduse", inventando di fatto il concetto stesso di pianoforte preparato decenni prima che questi venisse poi usato in maniera sistematica dalle avanguardie del secondo dopoguerra. Altra provocazione musicale di Satie fu l’uso ossessivo dell’ostinato e, più in generale della ripetizione, che diedero vita a composizioni assai bizzarre come "Vexations" che prevede una durata oscillante tra le dodici e le ventiquattr’ore.

Erik Satie si spense a Parigi nel 1925.

LIBRI DI e SU SATIE

Adriana Guarnieri Corazzol: Erik Satie tra ricerca e provocazione - Ed. Marsilio, Venezia, 1979

Erik Satie: Quaderni di un mammifero - Ed. Adelphi, 1994

A.a V.v: Erik Satie. L'idea non ha bisogno dell'arte - Ed. Auditorium, 2016