Analisi dell'opera

Storia dell'opera

Vergine delle rocce ( Maria con Gesù bambino, il piccolo Giovanni Battista e un angelo), 1483-1484/85, olio su tavola trasportato su tela, 197,3 x 120 cm, Parigi, Musée du Louvre

Commissionata dalla Confraternita francescana dell'Immacolata Concezione di Milano per una cappella della chiesa di San Francesco Grande (a Milano), il dipinto costituiva la tavola centrale di una grossa ancona, affiancato da due dipinti che rappresentavano angeli musicanti.

Nell'arco degli anni la tavola ebbe diversi nomi ad esempio: “Nostra donna”, “Imago gloriosissimae Virginis Mariae cum filio et Sancto Ioanne Baptista”.

Nel corso della storia, l’opera fu donata, acquistata e confiscata. Oggigiorno la si trova al Musée du Louvre a Parigi.

Analisi dell'opera

Inseriti in un’ambientazione naturale di grande bellezza, quattro personaggi popolano la scena dipinta: una giovane donna in piedi, al centro, vestita con un ampio mantello, rivolge il suo sguardo verso un bambino, seminudo, a sinistra dell’opera, inginocchiato e con le mani giunte; questi, a sua volta, è rivolto verso un altro bambino, nudo, seduto nella parte destra, davanti alla figura femminile al centro: la mano destra è alzata, con le dita disposte in segno di benedizione; infine, dietro quest’ultimo, una figura di giovane dal volto molto delicato e quasi femmineo, rivolto verso l’osservatore, indica il primo bimbo, coperto e protetto dal manto della donna al centro. Tutti i personaggi intrecciano tra loro un gioco di sguardi, gesti e movimenti di grande intensità, dando vita ad una catena circolare di relazioni.

Le figure qui raccolte presentano una scena sacra tratta dai Vangeli apocrifi: l’incontro tra il piccolo Giovanni Battista (il bimbo inginocchiato, coperto da un semplice lenzuolo) e Gesù Bambino (rivolto verso il cugino e in atteggiamento benedicente) presso un paesaggio umido e roccioso, alla presenza della Vergine Maria e dell’arcangelo Gabriele. L’episodio sarebbe collocato, secondo la tradizione, durante il ritorno dalla fuga in Egitto della Sacra Famiglia. Esaltando la figura centrale di Maria, l’opera celebra il mistero dell’Immacolata Concezione.

Leonardo, padroneggiando la tecnica dello sfumato, riesce a fondere insieme i protagonisti con l’ambiente circostante, nel quale è possibile osservare richiami di colore e graduali e delicati passaggi nell’uso della materia pittorica. A questo si associa l’uso del chiaroscuro, in grado di rendere in modo plastico e molto naturale il passaggio tra zone in ombra e parti in luce.

Infine, un altro “personaggio” si rende protagonista dell’opera: è il paesaggio umido e roccioso, percorso da limpidi specchi d’acqua e reso vivo dalla presenza di una ricchissima vegetazione: Leonardo indaga ogni dettaglio naturale dell’ambientazione, rendendolo verosimile, e lo immerge in un gioco di foschie e sfocature atmosferiche in grado di suggerire la visione in profondità: è la prospettiva aerea (o “dei perdimenti”), una delle più grandi intuizioni dell’artista fiorentino.

Gesù bambino

Giovanni Battista

Arcangelo Gabriele

Vergine Maria

"La Vergine delle rocce (...) non fu solo un 'opera rivoluzionaria soltanto per la resa del chiaroscuro; rappresentò anche una meditazione complessa e controversa sul destino di Cristo, espressa attraverso i gesti e le posizioni dei quattro protagonisti, oltre che nel complicato simbolismo delle rocce e della vegetazione che li circonda. (...) I numerosi dettagli nelle tessiture delle rocce e nelle forme disegnate dall'erosione dimostrano la profonda conoscenza, ignorata all'epoca, di simili formazioni geologiche. E infine, distaccandosi in maniera nettissima dal tradizionale utilizzo meramente decorativo della vegetazione nella pittura del Quattrocento, Leonardo dipinse le piante che crescono attorno alla grotta scavata nella roccia non solo con una squisita attenzione al dettaglio, ma anche nel loro corretto habitat, con assolutà precisione stagionale ed ecologica."

(F.Capra, La scienza universale. Arte e natura nel genio di Leonardo, Milano, Rizzoli, 2007, p. 80)