L'era spaziale ha da poco compiuto mezzo secolo: era, infatti, il 4 ottobre 1957 quando il razzo russo Sputnik 1 si staccava dalla rampa di lancio del cosmodromo di Baikonour con a bordo quattro antenne a filo per sola trasmissione. A cinquanta anni dallo storico evento, le antenne imbarcate su satellite hanno compiuto una straordinaria e continua evoluzione. I moderni satelliti per telecomunicazioni, per compiere la loro missione primaria di ponti radio dallo spazio, possono contare su una "fattoria" di antenne altamente specializzate e tecnologicamente avanzate (il termine fattoria, dall'inglese tecnico "antenna farm", evidenzia la varietà di antenne montate su uno stesso satellite).
Analogamente, i satelliti per l'osservazione della terra e per la radioastronomia basano la loro efficacia sulla disponibilità di antenne con prestazioni sempre più spinte. Ne è un esempio l'antenna del satellite Italiano CosmoSkyMed, che con i suoi circa 2500 elementi radianti rappresenta lo stato dell'arte a livello mondiale delle antenne attive multi-funzione per applicazioni di tipo radar ad apertura sintetica ("Synthetic-Aperture Radar", SAR) da satellite (Spaceborne SAR). In generale le antenne a schiera, composte da una moltitudine di elementi radianti che cooperano nella formazione del fascio (o di più fasci), costituiscono un elemento chiave di molte missioni per telecomunicazioni satellitari (dove un elevato numero di fasci è richiesto per coprire una determinata regione geografica, similmente alle coperture telefoniche cellulari terrestri) e per l'osservazione della terra (dove uno o più fasci scandiscono la superficie terrestre). In particolare, le antenne a schiera dotano il sistema antenna di più gradi di libertà (in numero pari al numero di elementi radianti) i quali offrono una variegata possibilità di utilizzo. Ad esempio, il diagramma di radiazione può essere elettronicamente controllato e scandito per adattarsi, lungo l'orbita, all'evoluzione della geometria satellite-terra, puo' essere modificato in forma e posizione per rispondere alle variazioni della richiesta del traffico, ottimizzato dinamicamente per ridurre il guadagno su eventuali sorgenti interferenti (quali utenti co-frequenziali, "jammer", etc.) e per incrementarlo sulle sorgenti desiderate (ad esempio generazione di un fascio per utente, fasci iso-flusso, compensazione delle attenuazioni da pioggia, etc.). Agli evidenti vantaggi offerti dalle antenne a schiera in termini di flessibilità e adattabilità vanno contrapposti gli svantaggi derivanti dall'aumentata complessità, costo, massa e consumo di potenza. Questi ultimi due aspetti sono particolarmente critici in applicazioni spaziali, dove massa e consumo di potenza divengono naturalmente limitati e limitanti. Per tali ragioni, le antenne a schiera, e in particolare quelle "attive", necessitano di ulteriori strumenti di analisi e sintesi che permettano una progettazione integrata della loro geometria ed architettura, avente come obiettivi l'imbarcabilità e la fattibilità del sistema antenna inteso come elemento abilitante ed economicamente realizzabile dei moderni carichi paganti ("payload") satellitari. Con il termine antenne attive si intendono quelle antenne in cui le funzioni fondamentali di amplificazione del segnale, sia per la generazione della potenza a radio frequenza ("High-Power Amplifier", HPA) che per amplificazione a bassa cifra di rumore ("Low-Noise Amplifier", LNA), siano localizzate in ogni elemento radiante.
SINTESI DEL PROGRAMMA DI RICERCA
Il programma di ricerca che ci si propone di seguire riguarda essenzialmente tre aspetti. Un primo problema particolarmente degno di nota, specifico delle antenne attive multi-fascio, riguarda il cosiddetto "intermodulation scattering". Nei dettagli, diversi segnali temporalmente incorrelati costituiscono l'ingresso dei diversi fasci in trasmissione. Nelle antenne attive, i diversi segnali vengono opportunatamente distribuiti agli elementi radianti dove vengono combinati dopo essere stati pesati con differenti ampiezze e fasi. A questo punto i segnali sono amplificati e trasmessi dal relativo elemento radiante.
Nel processo di amplificazione si generano dei prodotti di intermodulazione a causa della non-linearità degli amplificatori (si vedano ad esempio i lavori [1-10]). Per limitare gli effetti deleteri delle non-linearità, gli amplificatori vengono tipicamente impiegati a un più basso punto di lavoro, il che implica, a sua volta, una riduzione dell'efficienza di conversione DC-RF. Due requisiti sono in contrasto fra loro: l'efficienza di conversione di potenza DC-RF e la qualità del segnale trasmesso in termini di intermodulazione.
Tuttavia, la valutazione dell'intermodulazione a livello di singolo amplificatore risulta limitativa in quanto i diversi prodotti di intermodulazione generati dai diversi amplificatori posseggono ampiezze e fasi che dipendono dalle ampiezze e dalle fasi dei segnali intermodulanti. Ciò comporta che il campo lontano dell'intermodulazione è spesso differente dal campo lontano dei segnali utili (i fasci desiderati) [11,12]. Al fine di ottenere un rilassamento dei requisiti di linearità degli amplificatori e/o un aumento dell'efficienza del sistema antenna ci si ripropone di analizzare il reale comportamento dei prodotti di intermodulazione in campo lontano e di identificare, in relazione ai requisiti di rapporto segnale/intermodulazione, dei criteri di ottimizzazione del punto di lavoro degli amplificatori.
Un secondo aspetto che si intende affrontare riguarda l'espressione della direttivita' di antenne a schiera in forma analitica. Le antenne satellitari per comunicazioni da orbita geostazionaria sono intrinsecamente a limitato angolo di vista e scansione (la terra occupa un angolo di ±9 gradi rispetto al nadir). Tale caratteristica è spesso sfruttata per ridurre il numero degli elementi radianti costituenti l'antenna a schiera. La logica seguita consiste nel dimensionare l'area dell'antenna in accordo al guadagno richiesto e, in seconda istanza, nel tassellarla con un numero di elementi radianti la cui spaziatura permetta di garantire l'assenza di repliche indesiderate del lobo primario ("grating lobes") dalla zona di copertura (o dall'intera superficie della terra). Con tale accortezza si possono tipicamente ottenere spaziature di circa 3/4 di lunghezza d'onda, che permettono una buona riduzione degli elementi radianti necessari (di un fattore di circa 16 rispetto alle spaziature di mezza lunghezza d'onda).
L'aumentata spaziatura comporta un equivalente aumento del numero delle "alias" del lobo primario, la qual cosa rende difficile la valutazione del guadagno d'antenna. Infatti, anche se resta valida la proprietà di moltiplicazione dei diagrammi di radiazione (il diagramma di radiazione dell'antenna a schiera risulta come e' noto uguale al prodotto del diagramma di radiazione dell'elemento radiante, assunto identico per tutti gli elementi, per il diagramma di radiazione di una schiera di elementi isotropici che occupino le stesse posizioni), non è possibile disaccoppiare i due contributi nell'integrale sferico del guadagno. Inoltre, le tecniche numeriche di integrazione restituiscono risultati corretti solo se anche le zone in cui appaiono le alias sono campionate e, considerato l'alto guadagno delle antenne in questione, ciò risulta poco efficiente dato l'elevato numero di punti in cui il diagramma di radiazione dovrebbe essere calcolato. Al fine di rendere efficiente il calcolo accurato del guadagno sarebbero desiderabili delle tecniche analitiche. Il problema è riconducibile alla soluzione di alcuni integrali dei prodotti dei diagrammi di radiazione degli elementi radianti [13-16]. Tali integrali risultano di interesse anche per la determinazione delle proprietà di mutuo accoppiamento degli elementi radianti. Si ricordi in proposito che l'accoppiamento gioca un ruolo fondamentale nella determinazione degli angoli ciechi di scansione ("blind spots"), altamente indesiderati nelle antenne a scansione elettronica del fascio. L'accoppiamento, infatti, può essere determinato utilizzando il teorema di reciprocità di Lorentz per mezzo di integrali di reazione del campo lontano che assumono, a meno di un'operazione di coniugazione, la stessa forma dei precedenti integrali sferici di accoppiamento. Infine, gli stessi integrali sono fondamentali nelle tecniche di sintesi delle eccitazioni ottime degli elementi radianti [17-20].
Dato il ruolo centrale di tali integrali, ci si ripropone di studiarne la possibile risoluzione in forma chiusa. In particolare sembra possibile trovarne una soluzione nel caso in cui il diagramma di radiazione del generico elemento radiante sia esprimibile in serie di armoniche sferiche. Simili integrali sono stati oggetto di profondi studi nel campo della meccanica quantistica (a partire dal pionieristico lavoro di Gaunt [21]) dove le armoniche sferiche costituiscono la base per esprimere le funzioni d'onda elettroniche soluzioni dell'equazione di Schrödinger per campi di potenziale a simmetria centrale, e gli integrali dei prodotti delle armoniche sferiche permettono di determinarne i relativi momenti angolari [22].
Infine, un terzo aspetto che si intende affrontare riguarda la sintesi di antenne a schiera aperiodiche e sparse. Uno dei problemi di utilizzabilità delle antenne a schiera attive consiste nella limitata efficienza di conversione della potenza DC (cioe' generata dai pannelli solari) in potenza RF. In particolare, nel caso in cui sia richiesta un'eccitazione non costante in ampiezza (sagomatura, "tapering"), gli amplificatori associati a differenti elementi radianti lavorerebbero con diversa efficienza. Sarebbe quindi auspicabile far operare tutti gli amplificatori con massima efficienza. Una soluzione al problema di offrire un certo controllo del diagramma di radiazione (specialmente come livello dei lobi laterali), lavorando al contempo con elementi radianti egualmente eccitati, consiste nell'utilizzare le posizioni degli elementi radianti come gradi di libertà per la sintesi del diagramma di radiazione [23-45].
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