Perché la sua azienda ha deciso di prendersi cura del microbiota del suolo?
Penso sia importante creare un substrato attivo e fertile per far si che le piante possano approfondire al meglio le proprie radici nel terreno ed in sinergia con esso assorbirne le caratteristiche identitarie e resistere maggiormente anche agli stress biotici e abiotici.
Cambiamento climatico: come sta impattando il suo lavoro e come pensa che lo trasformerà in futuro?
Già da anni lavoriamo per gestire l’impatto del cambiamento climatico sulle nostre uve e i nostri vini. Un occhio e una sensibilità diversa per cercare di arginare ciò che la natura, a volte in modo irruento, con eventi atmosferici estremi cambia. Clima sempre più caldo con meno stagionalità ed eventi sempre più intensi, creano condizioni estreme, che in futuro ci faranno abbandonare alcuni luoghi di coltivazione a favore di nuovi territori e giaciture prima impensabili.
Come immagina la sua azienda tra 10 anni e come sta lavorando per costruirla?
Immagino un’azienda con principi di produzione sostenibile ben radicati nell’intero processo produttivo, un nuovo standard di lavoro e non più qualcosa di “eccezionale” fatto per mitigare solo alcuni aspetti. Il nostro impegno parte dalla campagna, passando per la cantina fino al consumatore finale, senza mai dimenticare l’aspetto sociale e territoriale.
Qual è la sua idea di vino?
Il vino è in un momento di forti cambiamenti. Attacchi salutistici, qualitativi e commerciali. Dobbiamo però essere determinati e veloci nel saper cogliere le nuove necessità produttive e qualitative che i nuovi consumatori richiedono, sapendo però essere fedeli alle identità territoriali che oggi possono essere un nuovo trampolino di lancio. La sostenibilità e l’attenzione sociale sono e saranno sempre più un carattere distintivo.
Perché ha scelto Resonant e che vantaggi ha ottenuto?
Resonant fa parte di un percorso intrapreso e consolidato fin dai suoi esordi. Da subito ne abbiamo condiviso le peculiarità e gli obiettivi. Oltre a ridurre l’impatto sulle concimazioni minerali al terreno abbiamo ridotto anche le emissioni di CO2 alimentando una costanza produttiva (quanti-qualitativa) e riducendo l’esposizione agli stress termici subiti dalla pianta.
Quale prodotto della linea Resonant utilizza e perché?
Utilizziamo soprattutto la linea Fortify perché ci permette di aumentare la qualità produttiva delle nostre uve con una maggiore integrità, acidità nelle uve bianche e un maggior contenuto polifenolico nelle uve a bacca nera. Inoltre da maggiore resilienza agli stress termici.
Come i prodotti Resonant hanno cambiato il suo modo di approcciarti al suo lavoro in vigna e in cantina? Che effetti hanno avuto sul vino?
L’impatto più importante l’ho visto in campo, maggiore attenzione al benessere radicale della pianta si traduce in una pianta più reattiva a tutti gli input biotici e abiotici. Il focus quindi si è spostato nel terreno non come semplice substrato per coltivare ma come matrice viva da gestire, la fertilità deve essere non solo mantenuta ma migliorata! In cantina poi ne risulta un vino molto più equilibrato che necessita solamente di essere condotto al meglio fino alla fase dell’imbottigliamento senza rovinare il grande sforzo fatto in campagna.
A chi consiglierebbe i prodotti Resonant e perché?
Consiglierei Resonant a tutti gli agricoltori e produttori che si pongono degli obiettivi di miglioramento non solo delle proprie performance produttive, ma che vogliono anche mantenere e migliorare la fertilità del suolo. In fin dei conti la terra che coltiviamo non è un’eredità dei loro padri ma è un prestito dei loro figli.