La spesa pubblica è l’insieme dei mezzi finanziari impiegati dallo Stato e dagli enti pubblici per il raggiungimento dei fini collettivi. Il totale della spesa rappresenta il fabbisogno finanziario, cioè la quantità di moneta necessaria alla Pubblica Amministrazione in un dato periodo di tempo per realizzare gli interventi prefissati. Dal punto di vista economico, invece, essa sta ad indicare le risorse che sono gestiste in un arco temporale dal settore pubblico per erogare beni e servizi alle famiglie, alle imprese e agli enti locali.
La pressione della spesa pubblica si calcola facendo il rapporto tra l’ammontare della spesa e il Prodotto interno lordo (S/Pil) e rappresenta la parte di reddito gestita dalla Pubblica amministrazione in un anno per realizzare i fini collettivi. Questo dato ci permette di valutare l’incidenza della finanza pubblica sul sistema economico del Paese.
La spesa pubblica ha una tendenza crescente nel tempo, infatti dalla metà dell’Ottocento in poi essa è salita vertiginosamente. Questo fenomeno fu analizzato, alla fine dell’Ottocento, da Adolf Wagner, che formulò la “legge storica di aumento delle spese pubbliche”. In particolare, egli osservò che la spesa pubblica cresce in maniera maggiore rispetto al tasso di aumento della popolazione. Questo aumento si può notare sia in termini assoluti che in termini relativi (S/Pil), tuttavia, negli ultimi anni, si è cercato di frenare questo accrescimento, che ormai era divenuto eccessivo.
Comunque, possiamo distinguere tra aumento della spesa reale e nominale; infatti, se c’è inflazione, la spesa aumenterà rimanendo però invariata la sfera di attività dello Stato. L’aumento effettivo, invece, si ha quando lo Stato estende la propria attività a nuovi campi di intervento o intensifica la propria attività relativamente a interventi preesistenti.
Le azioni dello Stato si suddividono in:
Le cause dell’aumento della spesa pubblica sono quindi molteplici:
Riferendoci a quest’ultimo punto, le teorie dell’economista John Maynard Keynes hanno avuto un ruolo determinante sulla politica economica degli stati e ne hanno influenzato grandemente le scelte.
Keynes parla degli effetti che la domanda globale ha sul reddito: se essa viene aumentata allora aumenterà anche il Pil secondo la teoria del moltiplicatore.
Perciò lo strumento di politica economica a disposizione dello Stato nei periodi di recessione è proprio la spesa pubblica che verrà aumentata (nei periodi di recessione) così da incrementare anche il prodotto interno lordo.
L’accrescimento del reddito avviene secondo il meccanismo del moltiplicatore, il quale è dato dal rapporto m = 1/s, dove s rappresenta la propensione marginale al risparmio. Minore sarà la propensione marginale al risparmio maggiore sarà il valore assunto dal moltiplicatore e di conseguenza si avrà un aumento del Pil dato dal prodotto tra la spesa iniziale e il moltiplicatore.
La spesa, comunque, ha anche altri effetti (anche collegati al moltiplicatore) sul mercato:
Le maggiori critiche alla teoria keynesiana sono state fatte dai monetaristi e riguardano soprattutto:
(John Maynard Keynes)