Marco Vipsanio Agrippa nacque nel 63 a.C. ca. da una famiglia di origini modeste dell'Italia centrale. Sin dalla giovane età fu amico di Ottaviano, accanto al quale trascorse un periodo di studio ad Apollonia dal 45 al 44 a.C. mettendosi in luce per le sue spiccate abilità militari e per una grande attitudine al comando. Dopo la morte di Giulio Cesare, Agrippa rimase sempre a fianco di Ottaviano sostenendo in maniera decisiva la sua scalata al potere. Ad esempio, Agrippa si trovava con Ottaviano a Filippi (Macedonia) nell'ottobre del 42 a.C., quando si suicidarono gli ultimi assassini di Cesare, e nel 40 a.C. condusse l'esercito per conto dell'amico contro il fratello e la moglie di Marco Antonio, asserragliatisi a Perugia. A seguito della brillante vittoria riportata in quest'ultimo assedio, Agrippa all'età di 23-24 anni divenne pretore ben prima dei 38 anni previsti dalla legge per l'assunzione di quella carica.
Dal 40 all'inizio del 37 a.C. Agrippa si trovò in veste ufficiale in Gallia, dove ristabilì l'ordine tra le tribù celtiche conducendo un'oculata politica diplomatica volta alla pacificazione della provincia e allo stanziamento di alcuni popoli germanici, come gli Ubii, lungo le frontiere romane. Per facilitare le comunicazioni all'interno della regione gallica Agrippa fece costruire importanti arterie stradali, come quella che conduceva al canale della Manica o quella che collegava Lugdunum (odierna Lione) alle località poste sul confine renano.
Al ritorno a Roma, Agrippa rivestì dal 1° gennaio del 37 a.C. la massima carica dello Stato romano, il consolato. Nel 36 a.C. egli guidò le operazioni navali contro Sesto Pompeo, che sconfisse in agosto presso Milazzo e poi presso Nauloco (3 settembre), costringendolo così a fuggire in Oriente, dove nell'anno successivo sarebbe stato catturato e ucciso dalle truppe di Antonio. In seguito alla vittoria sul figlio di Pompeo Magno, Agrippa rientrò trionfante in Roma il 13 novembre del 36 a.C. e il Senato gli concesse la corona rostrata, simbolo del trionfo navale. Dopo aver condotto con Ottaviano delle campagne militari in Illiria e in Dalmazia, nel 33 a.C., in concomitanza con il secondo consolato del figlio adottivo di Cesare, Agrippa rivestì la carica di edile e fece realizzare a sue spese due importanti acquedotti cittadini, l’Aqua Virgo (poi inaugurato nel giugno del 19 a.C.) e l’Aqua Iulia, fece riparare gli altri quattro acquedotti esistenti a Roma e ordinò l'edificazione di nuove fontane in diversi punti della città, provvedendo in maniera efficace all'approvvigionamento idrico e al miglioramento dell'igiene nell'Urbe.
Avvicinandosi il momento dello scontro risolutivo tra gli eserciti di Antonio e di Ottaviano, Agrippa con grande lungimiranza decise di potenziare sempre più la flotta e nei primi mesi del 31 a.C. collaborò con Ottaviano nel trasferire le truppe dall'Italia alla costa opposta dell’Adriatico facendole sbarcare in Dalmazia e in Epiro. L'inesorabile avanzata dell'esercito ottavianeo e l'efficace blocco posto da Agrippa alle navi avversarie indussero diversi seguaci di Antonio, tra cui il più importante fu Gneo Domizio Enobarbo, e gran parte delle sue truppe a cambiare schieramento e ad appoggiare il figlio adottivo di Cesare. Il 2 settembre dello stesso anno Agrippa guidò la flotta di Ottaviano nello scontro epocale avvenuto presso Azio, nel Golfo d’Ambracia, e sconfisse le navi di Antonio riportando una vittoria decisiva per le sorti dello Stato romano. A partire da questo momento, infatti, l'autorità di Ottaviano crebbe in maniera rapida ed esponenziale, portando presto alla trasformazione delle istituzioni romane verso la creazione di un potere che può essere definito monarchico. Nell'agosto del 29 a.C. Agrippa, per il suo contributo decisivo alla vittoria di Azio, venne insignito dal Senato del vexillum caeruleum, decorazione militare formata da uno stendardo dello stesso colore del mare. Nel 28 a.C. Agrippa fu ancora una volta a fianco di Ottaviano e ricoprì con lui il consolato, così come avvenne nell'anno successivo; dotato di poteri eccezionali, Agrippa contribuì con il principe ad effettuare nel 28 a.C. il primo censimento dei cittadini romani e la prima lectio senatus (scelta dei candidati ritenuti degni di entrare a far parte del sommo consesso romano) dell'età augustea. All'incirca a partire dal 27 a.C., inoltre, venne creata una ristretta commissione istituzionale, il consilium principis, al fine di discutere le principali questioni politiche dell'impero romano: essa includeva Ottaviano, da quell'anno nominato con il soprannome Augustus, Agrippa, i consoli e le più alte personalità dello Stato, come pretori, tribuni plebei, edili, questori e quindici senatori di alto rango. In quello stesso anno Agrippa inaugurò in Campo Marzio il Pantheon dedicato a tutte le divinità dell'Olimpo romano e, in linea con lo stile celebrativo di epoca augustea, fece iscrivere il suo nome sulla facciata del tempio, oggi ammirabile nella sua imponenza in Piazza della Rotonda a Roma. Altre importanti opere edilizie realizzate da Agrippa furono gli Horrea Agrippiana, magazzini granari nei pressi del Palatino, e i Saepta Iulia, completati e dedicati da Agrippa nel 26 a.C.
Nel 23 a.C. Ottaviano Augusto fu vittima di una grave malattia che ne mise in serio pericolo l'incolumità e, vedendo la fine della sua vita, egli concesse ad Agrippa il suo anello con il sigillo del potere; l'insperata guarigione di Augusto, però, fece sì che Agrippa non diventasse imperatore. L'amicizia e la vicinanza politica tra i due personaggi indussero Ottaviano Augusto a scegliere Agrippa come marito ideale per la figlia Giulia Maggiore, che sposò nel 21 a.C. Dei cinque figli nati da questo matrimonio i più importanti furono certamente Gaio e Lucio Cesari, adottati da Ottaviano e designati come suoi eredi al potere (i due giovani però morirono prematuramente nei primi anni del I sec. d.C.). Fino al 19 a.C. Agrippa accompagnò Augusto nel suo viaggio in Spagna e, una volta partito il principe, assunse direttamente il comando delle operazioni portando a termine la guerra contro i Cantabri e ottenendo la sottomissione delle importanti zone minerarie nel nord-ovest del paese. Nel 18 a.C., quando ormai il potere del princeps era ampiamente consolidato, Ottaviano decise di far attribuire al suo uomo più fidato il privilegio della tribunicia potestas, che Augusto aveva assunto a vita sin dal 1° luglio del 23 a.C., e un imperium proconsulare maius per 5 anni. Quest'ultima carica ergeva di fatto Agrippa a secondo uomo dello Stato romano concedendogli un potere inferiore soltanto a quello di Augusto, detentore di un imperium proconsulare maius et infinitum, ma superiore a quello di qualsiasi altro governatore di provincia. Insignito di tale potere, Agrippa si recò nelle province orientali dove effettuò diverse opere di evergesia, fondò e restaurò città e contribuì a completare la sistemazione dei territori facenti parti del dominio romano (nel 15 a.C., ad esempio, Agrippa pacificò la provincia del Ponto recuperandola all'autorità di Roma). Nel 17 a.C. Agrippa fu collega di Augusto anche nella funzione di quindecemvir sacris faciundus, celebrando a fianco dell'imperatore i Ludi Saeculares che inauguravano l'inizio di una nuova epoca. Nel 13 a.C. Agrippa ottenne il rinnovo della tribunicia potestas e dell'imperium, ma nell'anno successivo morì mentre ritornava a Roma dopo aver sedato una ribellione in Pannonia. La sua laudatio funebris fu letta a Roma da Augusto stesso, profondamente addolorato dalla scomparsa dell'amico e del suo miglior collaboratore.
I numerosi viaggi compiuti durante la sua lunga carriera militare da Agrippa in tutto il mondo allora conosciuto gli permisero la stesura di Commentarii in cui riportò le annotazioni geografiche e le misurazioni cartografiche effettuate dagli esperti che lo accompagnavano. Secondo Agrippa, che intendeva descrivere la geografia dell'intero orbis terrarum, il mondo era suddiviso in ventiquattro regioni, le prime diciannove delle quali costituivano l'orbis Romanus più la Dacia e la Sarmazia, mentre le altre cinque includevano le remote terre dell'Oriente (ad esempio Armenia, India, Partia, Etiopia ed Egitto meridionale). La concezione geografica del mondo sostenuta da Agrippa venne poi riprodotta in una celebre mappa dipinta sulle pareti della Porticus Vipsania in Campo Marzio, inaugurata nell'ultimo decennio del I sec. a.C. e sicuramente ancora visitabile all'epoca di Plinio.
Nel corso della sua vita Agrippa si mostrò intelligente statista, partigiano fedele, abile stratega, grande costruttore, pacificatore e amministratore. Lo storico di III sec. d. C. Cassio Dione, nel cinquantaduesimo libro della sua Storia Romana, tramanda un dibattito fittizio che si sarebbe tenuto nel 29 a.C. tra Ottaviano, Agrippa e Mecenate sulla natura politica che avrebbe dovuto assumere il potere eccezionale detenuto da Ottaviano dopo la vittoria di Azio. Mentre, secondo l'autore, Mecenate riteneva che fosse più appropriato assumere un potere esplicitamente monarchico, in questo dialogo Agrippa è assurto a difensore della tradizione repubblicana in quanto consiglia ad Ottaviano di ripristinare le istituzioni decadute dello Stato riportandole ai fasti dei secoli passati.
Sommario tratto da AA. VV., Le Garzantine. Antichità classica, Milano 2000, s.v. Agrippa, Marco Vipsanio; Eck, Werner, Augusto e il suo tempo, Bologna 2000; Le Glay, Marcel - Voisin, Jean-Louis - Le Bohec, Yann, Storia romana, Bologna 2002; Nicolet, Claude, Space, Geography, and Politics in the Early Roman Empire, University of Michigan 1991, partic. pp. 95-123; Roddaz, Jean-Michel, Marcus Agrippa, Roma 1984.