Sin dal VI sec. a.C. si diffuse nelle isole britanniche l'uso del ferro secondo le tipologie di lavorazione e di utilizzo della cosiddetta ''cultura di Hallstatt'', sorta nel XIII sec. a.C. nell'area occupata dall'attuale Austria. La configurazione etnica della Britannia pre-romana era costituita da una lunga serie di tribù celtiche insediate in numerosi piccoli insediamenti rurali che si raccoglievano attorno alle residenze dei capi-tribù che governavano le comunità; in guerra solitamente diverse etnie confinanti si univano mettendosi sotto l'egida di un unico sovrano posto a capo di una grande confederazione di tribù affini. Le tribù britanniche intrattenevano frequenti contatti commerciali e diplomatici con le tribù galliche della Bretagna (soprattutto i Veneti) e della Normandia, cui potevano all'occorrenza fornire assistenza militare in guerra e riparo in caso di attacco. Per queste ragioni alla fine dell'estate del 55 a.C. Caio Giulio Cesare, proconsole della Gallia Cisalpina dal 58 a.C., decise di fare un'incursione in Britannia con due legioni ottenendo la sottomissione formale di alcune tribù, indotte ad arrendersi da Commio, re degli Atrebates stanziati nel territorio della moderna contea di Hampshire. Nell'anno successivo Cesare effettuò poi una nuova sortita con tre legioni e, nonostante la strenua opposizione dei Catuvellauni guidati dal re Cassivellauno, ancora una volta riuscì ad imporre condizioni di resa ai nemici nominando capi celti a lui graditi come sovrani delle confederazioni tribali sottomesse. Il successore di Cesare, Ottaviano Augusto, organizzò due spedizioni in Britannia, ma non fu in grado di portarle a termine, finché nel 16 a.C. riuscì a inviare un'ambasceria in Britannia per guadagnare l'appoggio di alcuni capi-tribù celti, tra cui Tincommio, probabilmente figlio di Commio. La prima vera invasione romana della Britannia ebbe luogo nel 43 d.C. per volontà dell'imperatore Claudio, che guidò quattro legioni alla conquista della porzione sud-occidentale dell'isola e costituì ufficialmente la provincia di Britannia, ergendo Camulodunum (odierna Colchester) a capitale provinciale e sede del culto imperiale.
Nonostante i numerosi episodi di resistenza, come l'attività anti-romana dei sacerdoti celti detti Drudi o la ribellione degli Iceni guidati dalla regina Budicca (60 d.C.), l'avanzata dell'esercito romano in Britannia continuò inesorabilmente per l'intero I sec. d.C. portando alla sottomissione delle potenti tribù dei Brigantes e dei Silures e culminando nell'83 d.C. con la vittoria del governatore Gneo Giulio Agricola (protagonista di una biografia encomiastica scritta dal genero Tacito) sulla tribù proto-scozzese dei Caledoni, il territorio dei quali venne annesso alla provincia romana. L'imperatore Adriano, che visitò la provincia nel 122 d.C., inaugurò in Britannia una politica di consolidamento delle frontiere e ordinò la costruzione di un imponente muro di difesa (il noto ''Vallo di Adriano'') lungo la linea segnata dai fiumi Tyne e Solway, corrispondente all'incirca al moderno confine che separa l'Inghilterra dalla Scozia. A partire dal 142-143 d.C. un secondo muro venne eretto per volontà di Antonino Pio lungo la frontiera marcata dai fiumi Forth e Clyde nella Scozia centrale.
Dal regno di Commodo (180-192 d.C.), la storia della Britannia romana appare caratterizzata da diverse ribellioni delle truppe stanziate sull'isola che si opposero ad alcuni governatori provinciali (per esempio Elvio Pertinace, costretto a ritirarsi nel 187 ca.) o all'imperatore, nominando un loro comandante come princeps (il governatore Decimo Clodio Albino fu imperatore con base in Britannia dal 193 ca. al 197). Una temporanea tranquillità si verificò sotto Settimio Severo (193-211), che comprese l'importanza dell'esercito stanziato in Britannia e valorizzò la provincia migliorandone l'amministrazione e rafforzando le strutture difensive. Dopo una expeditio felicissima Brittannica nel 208 d.C. contro le tribù che avevano attraversato il Vallo Antonino, egli acquisì il titolo di Britannicus. Proprio in epoca severiana, inoltre, la provincia britannica venne divisa in Britannia Inferior, a nord, e Britannia Superior, a sud. A partire dalla morte di Settimio Severo, avvenuta a Eburacum (l'attuale York) il 4 febbraio del 211 d.C., la provincia della Britannia fu nuovamente al centro di numerosi episodi di usurpazione del titolo imperiale, ma, a differenza del passato, in questo momento cominciò a farsi più seria anche la minaccia di attacchi barbari, il più importante dei quali fu la cosiddetta Conspiratio Barbarica del 367 d.C.: mentre orde di Franchi e Sassoni (tribù germaniche) attaccavano via mare le coste settentrionali della Gallia, un grande esercito di Pitti, Scoti e Attacotti penetrò nel territorio romano da nord attraversando i Valli. Con l'avvento del IV sec. d.C. i continui problemi militari del governo centrale di Roma fecero sì che la Britannia divenisse un importante bacino di reclutamento per le truppe chiamate a difendere il cuore dell'impero e l'Italia, tendenza destinata ineluttabilmente a indebolire le difese della provincia settentrionale. All'inizio del V sec. d.C. l'apparato amministrativo romano cominciò a sgretolarsi rapidamente, provocando nel 406 ca. la separazione della Britannia dal resto dell'impero occidentale. La diminuita attenzione di Roma per la Britannia incentivò diverse popolazioni germaniche a fare continue razzie sull'isola e a portare attacchi sempre più feroci alla decadente provincia: il definitivo epilogo della Britannia romana ebbe luogo negli anni Quaranta del V sec. d.C., quando orde di Angli e Sassoni conquistarono gran parte dell'isola e si stabilirono sul territorio creando regni stabili.
Sommario tratto da Salway, Peter, The Oxford illustrated history of Roman Britain, Oxford-New York 1993.