3/10/2025
Venti giorni per rendere operative al prossimo Consiglio Europeo le decisioni sulla difesa del fianco orientale e -soprattutto- trovare un'intesa sulla confisca degli asset russi: la due giorni di summit a Copenhagen, allargata ieri alla quarantina di Paesi della Comunità Politica Europea, ha registrato un inasprimento dei toni verso Mosca.
"Abbiamo avuto una discussione molto intensa sull'uso degli asset russi per l'Ucraina. Sosterrò qualsiasi strada consenta di utilizzare questi asset per continuare ad aiutare Kiev. Putin non dovrebbe sottovalutare la nostra determinazione", ha dichiarato il cancelliere tedesco Merz, anticipando il consenso che si era creato nelle ore di discussione. Concretamente, resta da approvare il diciannovesimo pacchetto di sanzioni proposte dalla Commissione, mentre sull'utilizzo di 140 miliardi di asset russi confiscati c'è non solo da neutralizzare la cronica opposizione del premier ungherese Orban, che dà dei ladri agli altri Paesi, ma occorre pure rassicurare il Belgio, Stato dove questi asset sono detenuti, e che ha forti preoccupazioni di natura legale - per questo chiede una condivisione dei rischi. Il presidente ucraino Zelensky è tornato a invocare garanzie di sicurezza, appellandosi ai Paesi europei affinchè taglino ogni legame economico ed energetico con la Russia. E il presidente francese Macron è intervenuto sulla questione della flotta ombra russa: "quando nelle nostre acque ci saranno navi sospette che partecipano a questi traffici, agiremo per ridurre la capacità di Mosca di finanziarsi in questo modo".
2/10/2025
"E' impossibile credere" che la Russia voglia attaccare l'Europa". Lo ha detto il presidente russo Putin in un discorso al Club Valdai. E del conflitto russo-ucraino si è parlato oggi al summit della Comunità Politica Europa a Copenhagen.
Decisioni operative rinviate al Consiglio Europeo di fine ottobre, sperando che il tempo porti consiglio: dopo le divisioni della prima giornata, il secondo giorno di summit a Copenhagen, allargato alla quarantina di Paesi della Comunità Politica Europea, porta ad un inasprimento dei toni verso la Russia. "Abbiamo avuto una discussione molto intensa sull'uso degli asset russi per l'Ucraina. Sosterrò qualsiasi strada consenta di utilizzare questi asset per continuare ad aiutare Kiev. Putin non dovrebbe sottovalutare la nostra determinazione", ha dichiarato il cancelliere tedesco Merz, anticipando il consenso che si era creato nelle ore di discussione. Concretamente, resta da approvare il diciannovesimo pacchetto di sanzioni proposte dalla Commissione, mentre sull'utilizzo di 140 miliardi di asset russi confiscati c'è non solo da neutralizzare la cronica opposizione del premier ungherese Orban, che dà dei ladri agli altri Paesi, ma occorre pure rassicurare il Belgio, Stato dove questi asset sono detenuti, e che ha forti preoccupazioni di natura legale - per questo chiede una condivisione dei rischi. Il presidente ucraino Zelensky è tornato a invocare garanzie di sicurezza, appellandosi ai Paesi europei affinchè taglino ogni legame economico ed energetico con la Russia. Il presidente francese Macron è intervenuto sulla questione della flotta ombra di Mosca: "quando nelle nostre acque ci saranno navi sospette che partecipano a questi traffici, agiremo per ridurre la capacità russe di finanziarsi in questo modo".
2/10/2025
Arriva dall'Ucraina l'offerta di aiuto all'Europa contro la minaccia russa, di fronte alle indecisioni continentali che -anche ieri- hanno prodotto un sostanziale nulla di fatto sullo scudo anti-droni, ricalcando copioni già visti - unità di intenti sugli obiettivi, divisioni sulle modalità con cui arrivarci.
"La cosa più importante è che oggi l'Europa affronta la minaccia dei droni e l'Ucraina ha forse la maggiore esperienza al mondo su questo: ovviamente non staremo da parte", ha detto il presidente Zelensky, a Copenhagen per il vertice allargato della Comunità Politica Europea. Il presidente francese Macron reitera la minaccia indiretta alla Russia: i droni che violano" lo spazio aereo europeo "prendono un grande rischio e possono essere distrutti". Ma le modalità non appaiono chiare, nell'inevitabile sovrapporsi di piani tra Unione Europea e Nato. Stallo anche sull'utilizzo dei 140 miliardi di asset russi congelati per sostenere finanziariamente Kiev: il premier belga De Wever ha definito la proposta di legarvi i prestiti all'Ucraina come anticipazione delle possibili future riparazioni di guerra russe come "una grande scommessa", e ha chiesto che i rischi vengano ripartiti tra tutti i Paesi europei - Bruxelles rischia maggiori conseguenze legali, in quanto sede della società Euroclear, che detiene gli asset. "Nessuno può illudersi, la posta in gioco non è solo l'Ucraina ma l'Europa", ha chiosato la premier danese Fredriksen, padrona di casa - Kiev è la prima linea di difesa, ha aggiunto.
1/10/2025
Sarà la difesa europea a dominare il vertice informale dei 27 leader comunitari oggi a Copenhagen, città teatro nei giorni scorsi di violazioni ripetute degli spazi aeroportuali da parte di droni presuntamente russi.
Un vertice superblindato, con gli Stati Uniti che hanno inviato equipaggiamenti anti-droni, al pari della Finlandia, mentre saranno presenti militari polacchi, e una fregata tedesca sorveglierà l'area antistante nel sud del Baltico. Un segno dei tempi. Il punto numero uno in agenda sarà il cosiddetto muro anti-droni, insieme alla sorveglianza del fianco orientale. Progetti resi urgenti dalla crescente minaccia russa, all'interno di una roadmap comunitaria -il piano Readiness 2030- che rischia di arrivare troppo tardi al traguardo e deve vedere un'accelerazione. In particolare lo scudo orientale dovrà essere in grado di fronteggiare più minacce, non solo militari, ma anche ibride, lungo la linea che dal Baltico scende fino alla Bulgaria, passando da un Paese-chiave come la Polonia. In agenda pure il sostegno all'Ucraina: in primis il finanziamento a Kiev, col venir meno dell'alleato americano - l'apertura tedesca all'uso di decine di miliardi di asset russi congelati è un punto di svolta, ma va concretizzata. Svezia e Finlandia stimano il fabbisogno finanziario ucraino in 130 miliardi nel prossimo biennio. E poi il superamento dell'ostacolo ungherese, sia sulle sanzioni contro Mosca, sia sull'apertura dei capitoli negoziali per l'allargamento a Kiev. Si lavora per escludere Budapest, passando alla maggioranza qualificata. Domani il vertice si allargherà alla Comunità Politica Europea.
30/9/2025
Gli Stati Uniti rischiano il loro 15esimo shutdown federale, mentre il presidente Trump minaccia licenziamenti di massa qualora il Governo dovesse chiudere.
Lo stallo tra Repubblicani e Democratici rischia di provocare lo stop dei finanziamenti federali, a quasi sette anni di distanza dall'ultima occasione, tra l'altro proprio sotto presidenza Trump. Restano ormai una manciata di ore prima che il Governo nei fatti chiuda per assenza di una legge sulla spesa pubblica, limitando le sue attività a quelle essenziali e chiudendo quelle giudicate non essenziali. La tagliola scatterà alla mezzanotte statunitense, le sei del mattino in Italia, qualora non si trovasse un'intesa dell'ultimo minuto per una proroga di sette settimane. I Democratici, all'opposizione, hanno già messo in chiaro che precondizione fondamentale resta un'estensione dei benefici in materia di sanità, in particolare i sussidi per l'assicurazione sanitaria. Un ultimo tentativo sarà fatto col voto stasera alle 23 ora italiana di due misure, una repubblicana e una democratica, per prolungare il finanziamento del governo - quasi certamente nessuna delle due otterrà i voti necessari. Lo shutdown inquieta i mercati mondiali, per gli effetti che avrà sull'economia americana. I leader dem, dopo il fallimento dell'ultimo vertice alla Casa Bianca, affermano che ora tutto è nelle mani presidenziali. Prima di arringare i generali al Pentagono, ha affermato che potrebbero essere licenziati "molti" dipendenti federali qualora il governo chiudesse i battenti.
25/9/2025
La notizia è che per la prima volta un ex-presidente della Repubblica francese finirà in carcere: Nicolas Sarkozy è stato condannato da un tribunale di Parigi a cinque anni per associazione a delinquere, nell'ambito dell'inchiesta sui finanziamenti illeciti dalla Libia governata allora dal dittatore Gheddafi.
Soldi che sarebbero serviti a finanziare la campagna elettorale per le presidenziali 2007. Secondo la giudice Gavarino, che parla di fatti di una gravità eccezionale, Sarkozy "ha permesso ai suoi stretti collaboratori e sostenitori politici -sui quali aveva autorità e che agivano per suo conto- di sollecitare le autorità libiche "al fine di ottenere o di tentare di ottenere sostegno finanziario" per finanziare la campagna. Sarkozy è stato anche condannato a una multa di 100mila euro e a cinque anni di ineleggibilità. I collaboratori condannati con lui sono due ex-Ministri dell'Interno: Gueant, sei anni di prigione, e Hortefeux, due: avrebbero avuto incontri segreti con un alto dignitario libico per ottenere finanziamenti illeciti. "Se vogliono assolutamente che io dorma in carcere, ebbene dormirò in carcere, ma con la testa alta. Io sono innocente. Questa ingiustizia è uno scandalo. Naturalmente, farò appello". Il 13 ottobre dovrà presentarsi in procura per ricevere la notifica sulla data e il luogo dell'ingresso in prigione.
25/9/2025
Colpevole di associazione per delinquere ma assolto dall'accusa di aver ricevuto finanziamenti illeciti dall'allora dittatore libico Gheddafi e assolto anche dall'accusa di appropriazione indebita e corruzione passiva.
Lo ha stabilito un tribunale di Parigi, in riferimento alle accuse mosse dai pm in relazione alla campagna per le elezioni presidenziali del 2007. La giudice Nathalie Gavarino ha motivato la condanna per "aver lasciato che i suoi stretti collaboratori agissero in modo da ottenere sostegni finanziari" da parte del regime di Gheddafi. Due ex-collaboratori di Sarkozy, Claude Guéant e Brice Hortefeux, sono stati riconosciuti colpevoli, il primo di corruzione passiva e il secondo di associazione a delinquere. La pena prevista per l'associazione per delinquere è di 5 anni di carcere, due in meno di quanto richiesto dall'accusa per Sarkozy. Un ricorso in appello farebbe correre il rischio, all'ex-presidente, di essere condannato per gravi reati (come la corruzione passiva e il riciclaggio di appropriazione indebita), dai quali in primo grado è stato assolto. Attesa per le motivazioni della sentenza, che saranno lette in aula, dettagliando le circa 400 pagine di conclusioni del tribunale.
24/9/2025
"Stiamo affrontando una delle fasi storiche più difficili nelle epoche recenti: il cancelliere tedesco Merz non gira intorno ai problemi nel discorso al Bundestag, parlando della prova più grande che attende la società occidentale.
Lo fa nel dibattito parlamentare sul bilancio, indicando l'unica via possibile: le riforme, per rilanciare una crescita economica che in Germania zoppica, come dimostrato dalla notizia del calo della fiducia del settore business per la prima volta da aprile secondo l'indice Ifo, e soprattutto puntando sui settori che indica come chiave per l'economia tedesca - auto, acciaio e chimica. Tra gli altri annunci del cancelliere, riforme per finanziare il sistema di welfare e in particolar modo il settore pensionistico. "La nostra politica energetica e per il clima ci darà più spazio per agire", ha aggiunto, lasciando intendere che la difesa dell’ambiente non esclude il progresso economico. A breve termine Merz è atteso da due sfide interne: recuperare la fiducia dei cittadini nel Governo, scesa secondo il quotidiano Bild, ed eleggere tre giudici della Corte Costituzionale dopo il clamoroso fallimento estivo, che stava per provocare una prima crisi di coalizione tra Cdu ed Spd.
23/9/2025
"E' giunto il tempo della pace". Il presidente francese Macron prova dal palco dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, a fermare la corsa verso il baratro in Medio Oriente, definendo una responsabilità storica quella di preservare la soluzione di due popoli e due Stati. "Nulla giustifica più la guerra a Gaza. Dobbiamo salvare tutte le vite", dice Macron.
"La Francia dichiara di riconoscere lo stato di Palestina nell'interesse della pace", afferma, definendo questo riconoscimento una sconfitta per l'organizzazione terrorista Hamas. Un riconoscimento utile ad aprire un cammino negoziale. E si spinge oltre, aprendo ad una rappresentanza diplomatica francese in Palestina, ma solo a condizione che Hamas liberi tutti gli ostaggi israeliani. Il presidente palestinese Abu Mazen in videocollegamento, celebra l'annuncio e condanna gli attacchi del 7 ottobre, mentre il segretario Onu Guterres attacca la strisciante minaccia di annessione israeliana di parti della Cisgiordania. L'iniziativa francese rappresenta la punta dell'iceberg di un significativo movimento diplomatico, con Gran Bretagna, Canada, Australia, Belgio, Lussemburgo, Portogallo e altri Paesi occidentali ad aver riconosciuto negli ultimi giorni la Palestina. Germania e Italia nicchiano, aprendo una spaccatura in seno all'Europa. Il Ministro degli Esteri Tajani, che il 2 ottobre riferirà in Parlamento, parla di sostegno al sogno del popolo palestinese, ma Roma -come Berlino- restano immobili.
22/9/2025
Emmanuel Macron lancia la scommessa diplomatica e mette sul piatto tutto il peso della Francia in sede Onu, preparandosi ad annunciare il riconoscimento formale dello Stato palestinese in un evento copresieduto con il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman.
"Riconoscere oggi lo Stato palestinese è l'unico modo per fornire una soluzione politica a una situazione che deve cessare", ha affermato Macron alla Cbs. Il presidente francese annuncerà non solo il riconoscimento da parte di Parigi, ma anche quello di Belgio, Lussemburgo, Andorra, San Marino e Malta. Una mossa che ricalca quella intrapresa lo scorso anno da Norvegia, Spagna e Irlanda, ieri invece è toccato a Gran Bretagna, Canada, Australia e Portogallo. Un movimento tellurico a livello geopolitico da parte dell'Europa e del mondo occidentale, festeggiato in decine di città francesi, dove la bandiera palestinese è stata issata in decine di municipi. Altri due pesi massimi europei come Germania e Italia non sembrano intenzionate a seguire la strada francese, aprendo così una spaccatura in Europa, mentre gli Stati Uniti -con il loro ambasciatore a Parigi Kuschner- sottolineano provocatoriamente che oggi Hamas festeggia. Hamas che avrebbe scritto una lettera al presidente americano Trump, chiedendogli di garantire una tregua di 60 giorni a Gaza in cambio del rilascio di metà degli ostaggi. C'è tensione ora per la possibile reazione israeliana al riconoscimento della Palestina, con le minacce da parte del Governo di annettere la parte di Cisgiordania occupata.
22/9/2025
Fede e patriottismo Maga intrecciati in un maxi evento con decine di migliaia partecipanti: la cerimonia di addio all'attivista politico Charlie Kirk riunisce l'intero mondo trumpiano nell'arena di Glendale, in Arizona.
Uno show concepito per rendere Kirk il primo martire dell'ultradestra, davanti a un pubblico partecipe, incurante della interminabile maratona di discorsi, iniziata con i colleghi di Turning Point USA e conclusasi con la parata dello stato maggiore dell'amministrazione Trump. Frequenti nei discorsi le citazioni di passi biblici e riferimenti del Cristianesimo, con il costante accostamento di figure divine a Kirk, definito da alcuni un profeta - il segretario alla Sanità Kennedy arriva a paragonarlo a Gesù. Il tono mistico ha ceduto il passo in alcuni discorsi a toni più ruvidi, come quello del vicecapo di gabinetto di Trump, Miller, che ha giurato di voler stroncare i nemici e prevalere sulle forze maligne. "Non sapete quanto siamo determinati a salvare la civiltà, l'occidente e questa repubblica", ha aggiunto. Il Segretario di Stato Rubio ha definito l'omicidio "un assassinio politico". E ha sottolineato l'impatto del movimento di Kirk sui giovani. Prima di Trump ha parlato anche il suo vice Vance, definendo Kirk un martire.
21/9/2025
Si sta riempiendo lo State Farm Stadium di Glendale, nei pressi di Phoenix in Arizona, dove tra un'ora si celebrerà il funerale di Charlie Kirk, l'attivista politico del movimento Maga ucciso a inizio mese nello Utah. Le autorità locali stimano che i partecipanti potrebbero arrivare a 200mila: massime le misure di sicurezza, in vista dell'arrivo del presidente Trump e del vice Vance, che parleranno alla cerimonia.
Fuori dallo stadio si sono formate fin dal primo mattino lunghe code di persone, per partecipare a un evento che punta a rendere iconica la figura di Kirk, rendendolo nei fatti un martire dell'ideologia Maga. Anche per questo c'è chi critica l'atmosfera che vive l'America dal giorno dell'omicidio, come l'ex-candidata presidenziale Hillary Clinton: "penso che questo sia proprio il tipico schema autoritario. Stanno prendendo un crimine terribile, e stanno cercando di usarlo per attaccare i loro avversari politici", ha detto alla Cnn, Quello avviato da Donald Trump è un "percorso verso la dittatura", ha rincarato Chuck Schumer, il leader democratico al Senato. Trump da parte sua, prima di partire per l'Arizona, è tornato sulle crescenti tensioni Nato-Russia: gli Stati Uniti aiuteranno a difendere la Polonia e i Paesi baltici, qualora Mosca continuerà ad aumentare la pressione, ha detto Trump parlando con i giornalisti alla Casa Bianca.
21/9/2025
Inizierà alle 20 ora italiana, le 11 in Arizona, il funerale dell'attivista politico Charlie Kirk, ucciso undici giorni fa ad un evento universitario nello Utah.
Sarà un funerale-show, in un'America trumpiana che cerca il suo martire conservatore, mentre la Casa Bianca agita la caccia alle streghe contro media, comici, politici liberal e -soprattutto- contro il primo emendamento a tutela della libertà di espressione. Glendale e lo State Farm Stadium saranno l'epicentro del movimento Maga, con tutto lo Stato maggiore dell'universo trumpiano presente: il presidente, il vice Vance, il segretario alla Difesa Hegseth, quello alla Sanità Kennedy, circondati dalla schiera di podcaster, influencer e commentatori vari della rumorosa galassia che ondeggia tra destra ed estrema destra. Al centro dell'attenzione la vedova Erika, che ha raccolto le redini dell'associazione Turning Point fondata dal marito, dopo aver assicurato che non lascerà morire la sua eredità. Sullo sfondo, gli attacchi Oltreoceano contro la libertà di stampa e di espressione si fanno più inquietanti: Trump ieri ha insultato David Letterman, icona dei Late Night Shows, per aver difeso Jimmy Kimmel. La Disney è nella bufera, per aver sospeso il programma di Kimmel, con il ceo Iger accusato di essersi inginocchiato al presidente. Il Dipartimento alla Difesa ha diffuso nuove linee guida, che vincolano i giornalisti a non divulgare informazioni non autorizzate sul Pentagono. Chi non le rispetta, perde l'accredito. Dopo aver passato anni a combattere gli eccessi della cultura woke, il trumpismo muove con decisione verso la censura di tutti coloro i quali osano porre domande o mostrare opinioni diverse.
21/9/2025
Inizierà alle 20 di questa sera ora italiana, le 11 del mattino in Arizona, il funerale dell'attivista politico Charlie Kirk, ucciso undici giorni fa ad un evento universitario nello Utah. Si attendono fino a 100mila persone. Intanto l'amministrazione Trump annuncia novità in materia di visti che fanno già discutere.
Rincari dei visti per i lavoratori altamente qualificati. Gold card milionaria per chi può comprarsi lo status di residenza permanente. L'amministrazione Trump entra in cortocircuito sul tema immigrazione, minando le basi stesse di un sistema di attrazione dei talenti su scala globale che ha reso gli Stati Uniti una superpotenza mondiale. Con un ordine esecutivo, il presidente ha introdotto una tassa da 100mila dollari sui visti dei lavoratori altamente qualificati, moltiplicando per cento il costo attuale dell'H-1B, cui le aziende americane hanno fatto storicamente ricorso per importare competenze dall'estero. Una pratica incompatibile con la filosofia Maga del movimento trumpiano, che al contrario chiede di formare e assumere americani, non stranieri. Soprattutto se questi ultimi sono spesso indiani, come indicano le statistiche: New Dehli è finita sulla lista nera dei nemici del presidente. La nuova tassa sarà per molte aziende insostenibile: interessante notare come reagiranno i giganti tech della Silicon Valley, convertiti a tempo di record dal mondo liberal a quello Maga. Che sull'import di talenti hanno costruito il loro sviluppo. Se non si ha alcun talento, ma un conto milionario in qualche banca o conti offshore, si potrà fare application per la Trump Gold Card -si chiama proprio così e costa un milione di dollari- ottenendo lo status di residenza permanente negli Stati Uniti. Si prevedono già ricorsi legali e battaglie nei tribunali per questa gestione della cosa pubblica a colpi di ordini presidenziali.
20/9/2025
"Essere un comico di alto livello non è uno scherzo", titola il New York Times, in una amara analisi del momento politico e mediatico che vivono gli Stati Uniti, con l'assalto ormai palese del tycoon al primo emendamento, che tutela la libertà di espressione. E così, mentre il polverone sulla sospensione a tempo indeterminato di Jimmy Kimmel non si placa, Trump si scaglia contro David Letterman, una delle icone dei Late Night Shows, colpevole di aver difeso Kimmel dichiarando che "non si può licenziare qualcuno perché si ha paura che possa inveire contro un'amministrazione autoritaria e criminale".
La reazione presidenziale è arrivata via social: "cosa è successo al sempre sopravvalutato David Letterman? Ha un aspetto orribile, ma almeno ha capito quando doveva lasciare. Un perdente", ha scritto Trump. La Disney e il suo ceo Iger sono nella bufera, quest'ultimo accusato di essersi inginocchiato al presidente. Ma la verità è che numerosi editori americani sono ormai legati a doppio filo a Trump, per affari o donazioni al movimento Maga. La stretta contro i media si allarga al Dipartimento per la Difesa: rischierà l'accredito il giornalista chi rivelerà informazioni non autorizzate o non firmerà una dichiarazione giurata sul rispetto delle nuove linee guida, che prevedono un'approvazione da parte del Governo su qualsiasi cosa essi scrivano a riguardo del Pentagono. Un'altra, clamorosa limitazione della libertà di stampa.
19/9/2025
L'ennesima giravolta di Donald Trump su Vladimir Putin riapre le speranze di un impegno americano per la pace in Ucraina al fianco della Coalizione dei Volenterosi occidentali: "ho messo fine a sette guerre, ma Putin mi ha davvero deluso", ha detto il presidente americano chiudendo la sua visita in Gran Bretagna con una conferenza stampa congiunta insieme al premier britannico Starmer.
Speranze che però rischiano di infrangersi nuovamente contro il vuoto diplomatico emerso dopo il faccia a faccia di Ferragosto in Alaska: il timido tentativo di Starmer di riallineare Trump alle sanzioni europee contro la Russia ha ottenuto per tutta risposta la richiesta di ridurre l'import di petrolio continentale da Mosca. Un teatro delle ombre, quello trumpiano, che riflette una volta di più l'ambiguità di fondo della sua amministrazione verso la Russia. Sul Medio Oriente le differenze di vedute emergono senza filtro. Trump qui afferma di essere in disaccordo con Londra sul riconoscimento dello Stato palestinese, che la Gran Bretagna dovrebbe annunciare la prossima settimana all'Assemblea Generale Onu. Si concentra anzi sugli ostaggi ancora detenuti da Hamas, affermando di volerli vedere liberi ora. Momenti di imbarazzo, quando Trump suggerisce a Starmer di usare l'esercito per controllare i confini in funzione antimigranti. Sul piano economico, Washington e Londra hanno firmato un'intesa in ambito tech, per cooperare su intelligenza artificiale, computer quantistici e nucleare. Previsti investimenti Oltremanica da Microsoft, Google e Nvidia.
13/9/2025
Mentre gli Stati Uniti chiedono all'Europa di imporre il 100% dei dazi sull'India, nuovo nemico commerciale dell'Amministrazione Trump, Bruxelles punta a chiudere un patto di libero scambio proprio con New Dehli entro fine anno: "stiamo lavorando a un accordo che sblocchi gli investimenti, riduca le barriere, allarghi l'accesso al mercato e migliori le catene di approvvigionamento, a vantaggio di entrambe le parti", ha detto il Commissario al Commercio Sefcovic dalla capitale indiana.
L'intesa sarebbe estremamente significativa, considerato che l'Unione Europea rappresenta il più grande partner commerciale dell'India in termini di interscambio di beni - lo scorso anno pari a oltre 137 miliardi di dollari, il 90% in più in un decennio. Gli ostacoli da affrontare non sono pochi, anche per questo Sefcovic ha portato con sè il collega all'Agricoltura Hansen: l'Europa spinge per forti riduzione tariffarie nell'export verso l'India di veicoli, apparecchi medici, vino e liquori e prodotti lattiero-caseari. New Dehli al contrario lavora per dazi al ribasso sul suo export di tessile, farmaceutica, acciaio e petrolio. Proprio la riluttanza indiana ad abbassare le proprie barriere tariffarie ha rappresentato fin qui uno dei maggiori ostacoli all'intesa, che però ora sembra rivedere il traguardo. Per Sefcovic, "il settore automobilistico dovrebbe essere al centro del partenariato. L'obiettivo europeo è garantire che l'accordo di libero scambio faciliti i flussi commerciali bilaterali in condizioni di liberalizzazione tariffaria per tutti i componenti, dai motori ai freni".
12/9/2025
La Commissione Europea riesaminerà il prima possibile il divieto di vendita e commercializzazione per i veicoli con motore a combustione, previsto tra dieci anni.
L'annuncio è stato fatto nel corso del terzo dialogo strategico organizzato a Bruxelles tra esecutivo comunitario e i maggiori rappresentanti del settore automotive, secondo quanto riferito dall'entourage del Commissario all'Industria Sejournè. Inizialmente prevista il prossimo anno, la revisione della misura dovrebbe dunque essere anticipata, sotto la spinta delle case automobilistiche comunitarie, in pressing per un allentamento delle regole e l'introduzione di una maggiore flessibilità, sotto i colpi della concorrenza cinese. Nel mirino delle case automobilistiche c'è proprio lo stop alla vendita dal 2035 delle vetture a benzina o diesel: la Germania, col cancelliere Merz, ha aperto alle loro richieste, mentre la presidente della Commissione Von Der Leyen mercoledì a Strasburgo non era sembrata fare marcia indietro, quando ha parlato di un futuro tutto elettrico e made in Europe, incluso lo sviluppo e la produzione di una ecar europea. Nel corso dell'incontro, secondo quanto reso noto dalla Commissione, anche la necessità di accelerare l'attuazione dell'Automotive Action Plan, in un contesto di trasformazioni tecnologiche e di competizione geopolitica. A fine ottobre si terrà infine la prima riunione dell'Alleanza europea per i veicoli connessi e autonomi, lanciata proprio a Bruxelles: l'idea è sviluppare una piattaforma comune per sviluppare software, hardware e modelli di intelligenza artificiale per la guida autonoma.
11/9/2025
E' un invito ai popoli d'Europa a combattere per il proprio futuro, quello lanciato ieri da Strasburgo dalla presidente della Commissione Von Der Leyen, apparsa davanti ad una plenaria che non le ha risparmiato contestazioni.
Ucraina, Gaza e competitività i temi al centro del discorso, che delinea un cambio di passo da verificare alla prova dei fatti: "l'Europa combatte per i nostri valori e il nostro futuro", dice, chiedendo unità nelle ore in cui i droni russi portavano il loro carico distruttivo in Polonia. Di qui l'impegno a combattere con maggiori sanzioni la Russia, colpendo il suo export energetico e di petrolio, finanziando un muro di difesa di droni sul fronte orientale, in tandem con Kiev, e istituendo un prestito per la ricostruzione ucraina finanziato con asset russi congelati. Ma è su Israele che arriva la stoccata più inaspettata. La sua appare una sfida agli Stati membri, divisi come mai sul tema, quando propone una sospensione parziale dell'accordo di associazione commerciale con Israele e sanzioni contro i Ministri del Governo e i coloni più estremisti. Proposta anche una sospensione del sostegno bilaterale a Tel Aviv. Sul fronte della competitività, dopo la fin qui lacunosa implementazione del Rapporto Draghi, Von Der Leyen promette una Roadmap per il mercato unico fino al 2028, strizza l'occhio al centrosinistra affermando che il futuro dell'automotive è elettrico, guarda a più energie rinnovabili locali, con il nucleare come fonte di base. Von Der Leyen si autoassolve in merito all'accordo euroamericano sui dazi: "l'intesa garantisce una stabilità fondamentale nelle nostre relazioni con gli Stati Uniti in un momento di grave insicurezza globale".
10/9/2025
Non sarà un discorso semplice, quello che pronuncerà oggi al Parlamento Europeo la presidente della Commissione Von Der Leyen, nel tradizionale Stato dell'Unione.
L'estate ha lasciato dietro di sè parecchie scorie politiche: su tutte l'atto simbolico di vassallaggio verso l'amministrazione Trump, incarnata da un accordo asimmetrico sui dazi, che ha fatto ribollire di rabbia l'emiciclo di Strasburgo. Von Der Leyen torna nella città alsaziana dopo aver schivato una mozione di sfiducia due mesi fa e mentre altre sono in preparazione, pur se con analoghe -scarne- probabilità di successo. Almeno per ora. La sua seconda Commissione, politicamente più leggera e priva di contrappesi in grado di farle ombra, marcia al ritmo imposto dalla Regina Ursula, domina incontrastata dell'esecutivo comunitario: balbettante sul conflitto mediorientale, Von Der Leyen ha messo il piede sull'acceleratore della difesa europea e del sostegno all'Ucraina. Ma ha perso di vista la competitività europea: l'aver completato poco più del 10% delle raccomandazioni contenute nel Rapporto Draghi, ancora di salvataggio per non soccombere in un mondo multipolare, rappresenta ad oggi il suo maggiore tallone d'Achille. Nel discorso odierno la presidente della Commissione dovrà rilanciare le sue linee programmatiche in un emiciclo sempre più ostile, benchè dominato dalla sua famiglia politica, il PPE. Difesa, competitività, crisi ucraina e mediorientale, bilancio comunitario e rapporti con Washington saranno i dossier su cui dovrà convincere gli eurodeputati.
10/9/2025
Aveva promesso di farlo in pochi giorni, ma l'instabilità politica transalpina ha obbligato Emmanuel Macron ha scegliere in poche ore il quinto premier del suo secondo mandato: scelta ricaduta su un suo fedelissimo, il 39enne Sebastien Lecornu, Ministro della Difesa uscente, il cui nome era già circolato nei rimpasti precedenti.
Lecornu, ex-esponente della destra de Les Republicains, è entrato nel progetto macroniano agli albori dell'esperienza, otto anni fa: nel 2022 ha gestito la campagna per la rielezione di Macron. La sua figura sembra strizzare l'occhio non solo alla destra, ma anche all'estrema destra, considerati i suoi rapporti cordiali con il Rassemblement National di Marine Le Pen. La quale non ha però risparmiato una bordata contro il premier in pectore, definendo Lecornu come l'ultima cartuccia sparata dal macronismo. L'obiettivo politico presidenziale appare quello di compattare una maggioranza che riporti a bordo il Partito Socialista, che nelle ore della caduta di Bayrou aveva persino sperato di ottenere il premierato, cementandolo in una base politica con il blocco macronista e centrista e con Les Republicains - proprio a destra si sono registrati nelle ultime ore i maggiori mal di pancia. A Lecornu l'Eliseo ha affidato le consultazioni tra i partiti per arrivare ad adottare il prossimo budget e raggiungere gli accordi politici necessari. L'annuncio presidenziale ha preceduto di poche ore una giornata di protesta nata e propagatasi online, figlia di una società liquida del web che ha prodotto Blocchiamo tutto, mobilitazione dal basso in stile Gilet Gialli che potrebbe portare disagi nei trasporti e blocchi stradali. Tra otto giorni saranno i sindacati a ripetere la mobilitazione.
9/9/2025
Al via il totonomi per il nuovo premier francese, dopo che Francois Bayrou ha rassegnato formalmente le dimissioni a seguito della sfiducia parlamentare.
Un'ora e mezza di incontro all'Eliseo ha chiuso i nove mesi di esperienza di Governo e i fin qui vani tentativi di rimettere in carreggiata i conti pubblici transalpini. Il quinto -o la quinta- premier francese in meno di due anni al momento vede tra i possibili candidati il Ministro dell'Economia uscente Lombard, quello della Difesa Lecornu, quello della Giustizia Darmanin e quella del Lavoro Vautrin. Personalità che potrebbero aprire un varco nel centrosinistra, in particolare nel Partito Socialista, cui si guarda ora per cementare una maggioranza parlamentare in grado di durare almeno fino al 2027, anno in cui scadrà il mandato presidenziale. Macron ha annunciato subito dopo la sfiducia la sua intenzione di nominare un nuovo premier nei prossimi giorni, dribblando implicitamente le richieste di dimissioni che arrivavano dall'estrema destra e sinistra dell'arco parlamentare. 86 deputati di sinistra, per la maggior parte appartenenti a La France Insoumise di Melenchon, hanno depositato intanto una mozione di destituzione contro Macron, accusandolo di violazione della Costituzione e di minacciare la Repubblica. L'iniziativa ha poche possibilità di successo, ma rappresenta un chiaro segnale della tensione politica che si vive in queste ore a Parigi.
9/9/2025
Meno incertezze dopo l'intesa Trump-Von Der Leyen, ma non scompaiono affatto le preoccupazioni tra le imprese, dopo l'accordo euroamericano sui dazi.
Per questo l'invito che emerge dal Forum su Competitività e sfide globali organizzato da Assolombarda è sondare nuovi mercati di sbocco commerciale per l'export. Il presidente di Assolombarda Biffi afferma che "il rischio è che le nostre esportazioni subiscano un calo. L'impatto sull'Italia è previsto all'1,1% del nostro export globale, per Confindustria la perdita potrebbe raggiungere i 23 miliardi. Il Nobel per l'Economia Stiglitz torna a sferzare la credibilità di Trump, ribadendo che qualsiasi accordo con il presidente americano non vale la carta su cui è scritto. E parla di capitolazione europea di fronte a un bullo. A Radio 24 il Ministro degli Esteri Tajani ricorre alla diplomazia, mettendo nel mirino anche i rischi provocati dalla svalutazione del dollaro. Infine i due ex-premier Monti e Gentiloni lanciano un monito affinché l'Europa acceleri nel suo percorso di integrazione.
8/9/2025
Giorni caldi per il settore automotive in Europa, dopo le dichiarazioni del ceo di Stellantis Filosa, che ha chiesto all'Unione misure immediate su Co2 e flessibilità.
Filosa punta in particolare ad una revisione dei target e della tempistica degli obiettivi per il settore dei veicoli commerciali leggeri, allungando il periodo nel quale viene calcolata la media di emissioni di CO2 a cinque anni. Seconda azione strategica chiesta da Filosa è l'introduzione di alcune flessibilità, ad esempio per i biofuel e per gli investimenti diretti in infrastrutture. "Un dialogo strategico è importante, ma occorre agire con urgenza" aveva dichiarato Filosa parlando -tra gli altri- a Il Sole 24 Ore: questo mentre mancano quattro giorni alla riunione convocata dalla presidente della Commissione Von Der Leyen con i vertici di settore a Bruxelles. A fine agosto le associazioni automobilistiche europee hanno chiesto -in una lettera proprio alla Commissione- una ricalibrazione delle politiche comunitarie sui trasporti. Dietro le quinte, si delinea un asse tra le case automobilistiche e il Partito Popolare Europeo del tedesco Weber, per rivedere il Regolamento che impone lo stop ai motori endotermici tra dieci anni. Intanto il Ministro delle Imprese Urso annuncia che oggi incontrerà lo stesso Filosa e l'Associazione della Filiera Automobilistica.
5/9/2025
Saranno 26 i Paesi, in prevalenza europei, a fornire le garanzie di sicurezza all'Ucraina. Ad annunciarlo ieri al termine del vertice della Coalizione dei Volenterosi il presidente francese Macron.
L'atteso summit ha fatto dunque qualche passo in avanti, ma resta avaro in merito ai dettagli operativi. Molto dipenderà dal volubile alleato americano. Così Macron ha puntato sui numeri: 26 Paesi su 35 che si sono impegnati a dispiegare truppe sul suolo, in mare o in cielo, il giorno dopo la fine delle ostilità. Chi ne farà parte è meno chiaro: l'Italia si è subito sfilata da qualsiasi ipotesi di invio di militari, ma si dice disponibile a offrire iniziative di monitoraggio e formazione al di fuori dei confini ucraini, la Polonia idem e offre supporto logistico, la Germania non chiude a un intervento militare ma afferma che deciderà a tempo debito. Macron per non sbagliare ha già incluso i tre Paesi nel gruppo dei 26, lasciando aperti forti interrogativi su quali eserciti sono realmente disposti a inviare truppe sul campo. E poi c'è la variabile americana: nella telefonata in videoconferenza il presidente Trump è parso più interessato a che gli europei smettano di comprare petrolio russo -Ungheria e Slovacchia sotto osservazione- e a che facciano pressione sulla Cina, affinchè Pechino finisca di finanziare la guerra russa. Macron vede il bicchiere mezzo pieno sull'impegno americano a partecipare alle garanzie di sicurezza e annuncia un possibile inasprimento delle sanzioni contro Mosca, nel caso i colloqui di pace restassero in stallo.
4/9/2025
Garanzie di sicurezza da 26 Paesi sui 35 che compongono la Coalizione dei Volenterosi, e un possibile rafforzamento delle sanzioni contro la Russia: l'atteso summit sulle garanzie a Kiev -dopo un'ipotetica pace con Mosca- fa qualche passo in avanti, in attesa che la pace o la tregua arrivino per davvero -su questo i punti di domanda persistono- e che l'impegno occidentale si materializzi.
Molto dipende dal volubile alleato americano: così il presidente francese Macron mette in fila i numeri: 26 Paesi che si sono impegnati a dispiegare truppe sul suolo, in mare o in cielo, il giorno dopo la fine delle ostilità. Chi ne farà parte è meno chiaro: l'Italia si è subito sfilata da qualsiasi ipotesi di invio di militari, ma si dice disponibile a offrire iniziative di monitoraggio e formazione al di fuori dei confini ucraini, la Polonia idem e offre supporto logistico, la Germania non chiude a un intervento militare ma afferma che deciderà a tempo debito. Macron per non sbagliare ha già incluso i tre Paesi nel gruppo dei 26, lasciando aperti forti interrogativi su quali eserciti sono realmente disposti a inviare truppe sul campo. E poi c'è la variabile americana: nella telefonata in videoconferenza il presidente Trump è parso più interessato a che gli europei smettano di comprare petrolio russo -Ungheria e Slovacchia sotto osservazione- e a che facciano pressione sulla Cina affinchè Pechino finisca di finanziare la guerra russa. Macron vede il bicchiere mezzo pieno sull'impegno americano a partecipare alle garanzie di sicurezza e annuncia un possibile inasprimento delle sanzioni contro Mosca, nel caso i colloqui di pace rimanessero in stallo.
4/9/2025
Vertice dei volenterosi ancora in corso a Parigi, dopo la riunione mattutina: è l'intervento in videoconferenza del presidente americano Trump a suscitare le maggiori aspettative, dopo che per tutta la mattinata le dichiarazioni hanno puntato sulle garanzie di sicurezza a favore di Kiev: "stiamo dando concretezza alle garanzie di sicurezza a lungo termine per l'Ucraina e stiamo garantendo già ora il supporto alle nostre Forze di Difesa"
Così in un tweet il presidente Zelensky, che a breve terrà una conferenza stampa con il presidente francese Macron. Il messaggio che stanno provando a fare passare a Trump i 35 partecipanti, molti dei quali -come la premier Meloni- in collegamento video, è che i Paesi europei sono pronti a fornire queste garanzie, ma attendono un segnale concreto di appoggio da parte di Washington. I Paesi dell'Unione Europea, che si preparano a varare il 19esimo pacchetto di sanzioni contro la Russia, starebbero facendo pressioni su Trump per intraprendere passi analoghi e più decisi nei confronti di Mosca, dopo che la scadenza di due settimane per un incontro Putin-Zelensky è passata, senza che da parte russa siano giunte proposte accettabili in questo senso. La Russia intanto attacca le condizioni ucraine sulle garanzie di sicurezza, definendole condizioni di pericolo per il continente europeo.
4/9/2025
Robuste garanzie di sicurezza per Kiev: il presidente francese Macron ha aperto con questo impegno, ribadito una volta di più, il vertice della Coalizione dei Volenterosi all'Eliseo, che vede la partecipazione di 35 leader mondiali - alcuni di loro in presenza, altri -come la premier italiana Meloni- in videocollegamento.
Tra i presenti, l'inviato americano Witkoff, che ha partecipato solo alla parte iniziale del vertice, la presidente di turno europea Frederiksen, quello del Consiglio Europeo Costa e quella della Commissione Von Der Leyen, oltre naturalmente al presidente ucraino Zelensky. "Questa riunione ci consentirà di finalizzare garanzie di sicurezza robuste per l'Ucraina", ha affermato Macron, che prova a fissare un punto fermo, pur nella totale incertezza che avvolge l'iter di pace a Kiev. Al di là delle dichiarazioni di prammatica sugli sforzi europei per la pace e la sicurezza continentale, ascoltate anche oggi, molto dipende dal volatile atteggiamento americano: il presidente Trump, che si collegherà con il summit intorno alle 14, in un'intervista con Cbs ieri è rimasto vago: "qualcosa accadrà, Putin e Zelensky non sono ancora pronti. Ma qualcosa succederà. Ce la faremo", ha detto. Intanto dal segretario Nato Rutte arriva una frecciata a Mosca: "non è la Russia" che può decidere sullo schieramento di truppe occidentali in Ucraina", ha detto, commentando proprio il tema delle garanzie di sicurezza, rispondendo al niet russo su interventi militari stranieri in Ucraina.
16/8/2025
Donald Trump applaude Vladimir Putin mentre si avvicina, solcando il tappeto rosso nella base militare di Anchorage.
Il leader russo ricambia con un ampio sorriso. Poi, dopo la foto di rito, la mossa a sorpresa: Putin sale sulla stessa auto di Trump, la limousine presidenziale The Beast, ignorando la sua già pronta in pista. Il presidente americano ha accolto con tutti gli onori e la massima affabilità il leader di un Paese su cui pende un mandato di arresto della Corte Penale Internazionale, che non metteva piede negli Stati Uniti da dieci anni e non incontrava il suo omologo statunitense da quattro. Se sia pura tattica negoziale o -più probabilmente- dimostrazione di una mai celata affinità elettiva tra i due lo dirà l'esito di un vertice che ha riservato un'altra sorpresa: non è partito con un faccia a faccia tra i due, ma si è allargato a due consiglieri ciascuno: il segretario di Stato Rubio e l'inviato speciale Witkoff per parte americana, il Ministro degli Esteri Lavrov e il consigliere per la politica estera Ushakov per parte russa. Putin è parso sorpreso dalle domande dei giornalisti statunitensi nella prima photo opportunity, mentre si trovava seduto di fronte alla coreografia del "ricercare la pace", slogan di un summit apparentemente allestito in quattro e quattr'otto. Lavrov dispensava ottimismo: "Washington allenterà sicuramente alcune sanzioni", dichiarava ai reporter. Stamattina, dopo l'esito del vertice, riunione straordinaria degli ambasciatori europei per una prima valutazione a caldo.
15/8/2025
Potrebbe durare anche sei-sette ore il summit Trump-Putin, allargato alle delegazioni. La stima è stata fornita dal portavoce del Cremlino Peskov, facendo supporre che solo nella notte fonda italiana sapremo se esistono concreti spiragli per un cessate il fuoco in Ucraina. E quali potrebbero essere, soprattutto.
Il presidente americano ha sparso ottimismo prima di partire per Anchorage, con un post social nel quale ha evidenziato come la posta in gioco sia alta. Parlando con i giornalisti a bordo dell'Air Force One, Trump ha affermato che nel faccia a faccia saranno discussi anche i possibili scambi di territorio, ma ha precisato che l'ultima parola spetterà in ogni caso all'Ucraina. Trump ha anche ribadito che -qualora l'incontro non andasse bene- ci sarebbero severe conseguenze. Curiosamente, Trump ha avuto prima di partire un ultimo colloquio con il leader bielorusso Lukaschenko, uno dei più stretti alleati di Putin. Meno ottimista appare il presidente ucraino Zelensky, che non vede segnali concreti che la Russia si stia preparando alla pace. In un post online, Zelensky ha affermato che Mosca continua a uccidere al fronte anche nel giorno dei colloqui. Considerato il tentativo di sfondamento russo in corso a est, il presidente ucraino ha annunciato il dispiegamento di rinforzi nel Donetsk, per fermare l'avanzata dell'esercito di Mosca verso la città di Dobropillia.
15/8/2025
Gli occhi del mondo saranno oggi tutti sull'Alaska, dove andrà in scena uno dei faccia a faccia più attesi degli ultimi anni. Donald Trump e Vladimir Putin si incontreranno nella mattinata locale, con l'avvio del vertice previsto alle 21.30 ora italiana. I due avranno un summit ristretto, allargato a pranzo alle rispettive delegazioni: la Russia ha annunciato la presenza dei Ministri degli Esteri, della Difesa e delle Finanze.
Parlando ieri sera, Trump ha guardato oltre, definendo il secondo ipotetico incontro, quello allargato al presidente ucraino Zelensky ed -eventualmente- ad alcuni leader europei, come il più importante. Un summit che vorrebbe addirittura organizzare in tempi rapidissimi, in caso di successo oggi. Trump non ha neppure escluso di offrire alla Russia un accesso alle terre rare, e ha ribadito di credere nella pace tra Mosca e Kiev. In precedenza, aveva però ammesso che esiste un 25% di possibilità di fallimento del summit, facendo intendere che la questione dei confini e dei territori giocherà un ruolo importante - "ci sarà un dare e avere", aveva detto. Dichiarazioni concilianti dal Cremlino: Putin ha affermato che Trump sta facendo sforzi energici e sinceri per una pace negoziata in Ucraina. Mosca ha precisato che non è in programma una dichiarazione scritta congiunta. Europa e Ucraina aspettano: Zelensky ha fatto visita ieri al premier britannico Starmer - i due hanno concordato che il summit in Alaska offre una concreta chance di progresso, a patto che Putin dimostri di avere intenzioni serie sulla pace.
15/8/2025
Dichiarazioni concilianti da Washington e Mosca alla vigilia di uno dei faccia a faccia più importanti dallo scoppio della guerra in Ucraina. L'appuntamento è per la serata italiana in Alaska.
In un'intervista con Fox News Radio, Donald Trump ha ammesso che esiste un 25% di possibilità di fallimento del summit, facendo intendere che la questione dei confini e dei territori giocherà un ruolo importante - "ci sarà un dare e avere", ha dichiarato. Poi, se l'incontro dovesse andare bene, Trump chiamerà il presidente ucraino Zelensky - anzi, ha affermato che un trilaterale Putin-Zelensky-Trump sarà necessario per un'intesa. Più tardi alla Casa Bianca Trump è tornato sulla questione, definendo il secondo ipotetico incontro come il più importante de da allargare eventualmente ad alcuni leader europei. Un incontro che dovrebbe essere organizzato in tempi rapidissimi, magari proprio in Alaska. Il Cremlino ha giocato la carta della diplomazia: Putin ha dichiarato che Trump sta facendo sforzi energici e sinceri per una pace negoziata in Ucraina. Mosca ha precisato che non è in programma una dichiarazione scritta congiunta dei due leader. Il faccia a faccia inizierà alle 21.30 ora italiana, con un incontro, seguito da un pranzo bilaterale e il punto stampa. Europa e Ucraina aspettano: Zelensky ha fatto visita al premier britannico Starmer - i due hanno concordato che il summit in Alaska offre una concreta chance di progresso, a patto che Putin sia serio.
14/8/2025
La pretattica si è imposta alla vigilia dell'attesissimo vertice Trump-Putin, che potrebbe decidere le sorti del conflitto in Ucraina: sia Stati Uniti sia Russia hanno animato con le loro dichiarazioni le ore precedenti il summit.
In un'intervista con Fox News Radio, Donald Trump ha ammesso che esiste un 25% di possibilità di fallimento del summit, facendo intendere che la questione dei confini e dei territori giocherà un ruolo importante - "ci sarà un dare e avere", ha dichiarato. Poi, se l'incontro dovesse andare bene, Trump chiamerà il presidente ucraino Zelensky - anzi, ha affermato che un trilaterale Putin-Zelensky-Trump sarà necessario per un accordo. In ogni caso Trump ha già fatto sapere che a suo parere Putin starebbe cercando un'intesa. Il Cremlino ha giocato la carta della diplomazia: Putin ha dichiarato che Trump sta facendo sforzi energici e sinceri per una pace negoziata in Ucraina. Mosca ha precisato che non è in programma una dichiarazione scritta congiunta dei due leader, che si limiteranno a tenere una conferenza stampa. Il faccia a faccia inizierà alle 21.30 ora italiana, con un incontro, seguito da un pranzo bilaterale e il punto stampa. Europa e Ucraina aspettano: Zelensky ha fatto visita al premier britannico Starmer - i due hanno concordato che il summit in Alaska offra una concreta chance di progresso, a patto che Putin sia serio. E la Commissione Europea promette che Bruxelles "manterrà la pressione sulla Russia, le sanzioni funzionano e non saranno rimodulate in caso di tregua".
14/8/2025
Le pressioni europee su Donald Trump sembrano fare presa, almeno per ora.
Dopo gli incontri euroamericani di ieri in videoconferenza, alla presenza del presidente ucraino Zelensky, Trump ha dato i voti ai colloqui: addirittura un 10, per l'ottima conversazione con i partner, esplicitando a stretto giro la strategia che persegue. Qualora il vertice con Putin domani dovesse andare per il meglio, l'idea americana è organizzare un secondo meeting alla presenza di Zelensky. Sui contenuti dei negoziati in Alaska pochi dettagli, ma la minaccia di Trump -da verificare alla prova dei fatti- è chiara: Washington imporrà conseguenze molto severe, qualora Putin non dovesse acconsentire a un cessate il fuoco in Ucraina. Sul buon esito del pomeriggio di colloqui avevano concordato nelle ore precedenti tutti i leader europei coinvolti: il cancelliere tedesco Merz, in conferenza stampa a Berlino con Zelensky, aveva espresso la speranza che qualcosa si starebbe muovendo, e aveva sottolineato la necessità di salvaguardare le garanzie di sicurezza per Kiev. Zelensky dal canto suo aveva messo in chiaro due concetti: la Russia non può avere voce in capitolo sull'adesione ucraina a Unione Europea e Nato, e Mosca sta bluffando sulla sua avanzata di questi giorni al fronte. Ieri sera la coalizione dei volenterosi pro-Ucraina ha delineato quattro obiettivi: negoziati solo dopo un cessate il fuoco, sanzioni rafforzate contro la Russia qualora non sospendesse le ostilità, rispetto dei confini internazionali, garanzie di sicurezza per Kiev robuste e credibili.
14/8/2025
Conseguenze severe per la Russia, qualora non fermasse la guerra: Donald Trump sembra -almeno per ora- avere ascoltato gli appelli dei leader europei e del presidente ucraino Zelensky. Tutti tagliati fuori, come è noto, dal vertice con Putin domani in Alaska.
Il pomeriggio di colloqui euroamericani in videoconferenza sembra aver portato consiglio, con un Trump che ha delineato la strategia primaria: incontro con Putin, a seguire briefing prima con Zelensky e poi con gli europei, infine -nella migliore delle ipotesi- un successivo e auspicabile secondo incontro a tre, aperto anche al presidente ucraino. Incontro nel quale si comincerebbe a negoziare sul serio. "Abbiamo la speranza che qualcosa si stia muovendo", ha affermato il cancelliere tedesco Merz, ponendo la condizione di un cessate il fuoco come priorità ed escludendo un riconoscimento internazionale de jure dei territori occupati dalla Russia. Zelensky, al suo fianco, ha affermato che "la Russia non può mettere un veto sull'ingresso di Kiev nell'Unione Europea e nella Nato", e che Putin sta bluffando sull'avanzata al fronte. Dalla Francia, il presidente Macron ha insistito sulla volontà americana è di ottenere una tregua, mentre il presidente europeo Costa ha dettagliato i tre obiettivi condivisi con Trump: cessate il fuoco, coinvolgimento dell'Ucraina nei negoziati e condivisione euroamericana degli sforzi per le garanzie di sicurezza.
13/8/2025
"Abbiamo avuto una buona chiamata oggi: dopo l'incontro con Putin chiamerò prima Zelensky e poi i leader europei. Sono fiducioso che avremo un secondo incontro con Putin, se quello di dopodomani andrà bene: in quel secondo incontro sarà presente Zelensky". Così poco fa il presidente americano Trump, dopo la chiamata con i leader europei e lo stesso Zelensky.
"Ci sono speranze per la pace in Ucraina": parlando a fianco del presidente Zelensky, al termine di un pomeriggio di consultazioni euroamericane nell'antivigilia del vertice Trump-Putin, il cancelliere tedesco Merz fornisce una versione ottimista sugli spiragli diplomatici. "Abbiamo la speranza che qualcosa si stia muovendo", ha detto Merz, che ha posto la condizione di un cessate il fuoco come priorità, seguita da negoziati tra Ucraina e Russia che prendano le mosse dall'attuale situazione sul terreno - Merz ha escluso un riconoscimento internazionale de jure dei territori occupati dalla Russia. E ha ribadito a Trump la necessità di mettere nero su bianco garanzie di sicurezza per Kiev - secondo Merz, il presidente americano condivide largamente il punto di vista europeo. Zelensky da parte sua ha affermato che "la Russia non può mettere un veto sull'ingresso di Kiev nell'Unione Europea e nella Nato", e che Putin sta bluffando sull'avanzata al fronte. Dalla Francia, il presidente Macron ha specificato che "la volontà americana è di ottenere una tregua", aggiungendo che Trump si è impegnato a coinvolgere Kiev in qualsiasi negoziato territoriale. Il presidente europeo Costa ha dettagliato i tre obiettivi condivisi con Trump: cessate il fuoco, il diritto dell'Ucraina di negoziare ciò che la riguarda e la disponibilità americana a condividere gli sforzi per rafforzare le condizioni di sicurezza". La necessità di robuste garanzie per Kiev è stata sottolineata anche dal premier britannico Starmer.
9/8/2025
Il giorno dopo la decisione del Gabinetto di Sicurezza israeliano sul progetto di conquista totale di Gaza, non cessano le condanne della comunità internazionale.
Una dichiarazione dei Ministri degli Esteri di nove Paesi, tra cui Italia, Germania, Gran Bretagna e Francia, respinge con forza la decisione di Israele, in quanto "aggraverà la catastrofica situazione umanitaria, metterà in pericolo la vita degli ostaggi e aumenterà il rischio di un esodo di massa dei civili. I piani annunciati rischiano di violare il diritto internazionale umanitario e lo stesso diritto internazionale", mettono nero su bianco i capi della diplomazia. L'Italia ha intanto paracadutato il suo primo carico di aiuti umanitari aviotrasportati, grazie a un C130 della nostra aeronautica militare. Nei prossimi giorni e per una settimana proseguiranno altri lanci a beneficio della popolazione di Gaza, per un carico complessivo di cento tonnellate di derrate alimentari. Il dramma degli aiuti presenta ricadute collaterali: almeno 14 palestinesi sono stati uccisi all'alba nella Striscia - otto di loro aspettavano assistenza umanitaria. Lo riporta Al Jazeera. E mentre l'Onu ha fatto slittare a domani la riunione straordinaria del Consiglio di Sicurezza per discutere il piano israeliano, anche la Russia "condanna e respinge" la decisione di Gerusalemme, che promette di "peggiorare una situazione già assolutamente drammatica", che presenta le caratteristiche di "un disastro umanitario".
9/8/2025
I piani di conquista israeliani di Gaza approdano stasera all'Onu, in una riunione straordinaria del Consiglio di Sicurezza, mentre per Gerusalemme si avvicina potenzialmente il momento della rottura con l'Europa: la lunga riunione notturna del gabinetto di sicurezza israeliano, con l'approvazione del piano in cinque punti per demilitarizzare la Striscia e occuparla, ha prodotto ieri una raffica di condanne, la più clamorosa delle quali dalla Germania, con il cancelliere tedesco Merz che ha fermato -fino a nuovo ordine- l'export di armi che potrebbero essere usate contro la popolazione civile nella Striscia.
A stretto giro la replica del premier israeliano Netanyahu, che accusa Berlino di ricompensare Hamas. La mossa tedesca spiana potenzialmente la strada ad una azione europea: nell'Unione l'unico peso massimo che ancora indugia sul da farsi appare l'Italia, mentre Francia e Spagna sono da tempo in rotta con il Governo Netanyahu e pure la Gran Bretagna -pur da Paese terzo- si è allineata anche ieri nella condanna contro il piano israeliano. Una qualche forma di sospensione dell'accordo di associazione euroisraeliano, alla luce anche del mancato rispetto di Gerusalemme della recente intesa negoziata con Bruxelles sull'afflusso degli aiuti nella Striscia, potrebbe materializzarsi. Il segretario generale Onu Guterres si è detto ieri "profondamente allarmato" della decisione israeliana, la Cina è preoccupata, l'Iran accusa Israele di voler "ripulire etnicamente" il territorio palestinese.
9/8/2025
Approderà questa sera al Consiglio di Sicurezza Onu il dossier Gaza, dopo la decisione del gabinetto di sicurezza israeliano di invadere completamente la Striscia.
Il segretario generale Guterres si è detto ieri sera "profondamente allarmato" dalla decisione, "che segna una pericolosa escalation". Ma a deflagrare è soprattutto lo scontro tra Israele e Germania, dopo la decisione del Governo tedesco di vietare l'export di forniture militari a Gerusalemme, in quanto potrebbero venire usate contro i civili palestinesi nella Striscia. "Una ricompensa per il terrorismo di Hamas", attacca il premier israeliano Netanyahu, incurante dl degenerare dei rapporti con uno dei due pesi massimi europei -l'altro resta l'Italia- fin qui molto cauto nel prendere posizione contro Gerusalemme. L'Europa, spettatore e nano geopolitico impotente, incapace negli ultimi mesi di frenare gli eccessi contro la popolazione civile gazawi, uccisi a decine ogni giorno, sembra scuotersi: la Francia si è unita al coro dei Paesi che hanno condannato "con la massima fermezza" il piano israeliano di occupare Gaza, il presidente del Consiglio Europeo Costa parla di conseguenze sulle relazioni euroisraeliane, la presidente della Commissione Von Der Leyen chiede a Gerusalemme di riconsiderare la decisione su Gaza. Il premier britannico Starmer parla di "piano sbagliato". E se anche la Cina si dice preoccupata, l'Iran accusa lo Stato ebraico di voler "ripulire etnicamente" il territorio palestinese.
8/8/2025
La decisione del Governo israeliano di optare per l'occupazione totale di Gaza infiamma la politica internazionale, con reazioni che arrivano soprattutto dall'Europa: la Germania, fin qui il Paese continentale più riottoso -insieme all'Italia- ad adottare una linea dura verso Gerusalemme, ha lanciato un segnale forte, sospendendo l'autorizzazione delle forniture militari a Israele che potrebbero essere utilizzate nella Striscia.
"Israele ha il diritto di difendersi contro il terrorismo di Hamas", ma "l'azione militare ancora più dura dell'esercito israeliano a Gaza rende sempre più difficile vedere come questi obiettivi possano essere raggiunti", recita il comunicato del cancelliere Merz. L'Europa, fin qui impotente nano geopolitico, prova a scuotersi: il presidente del Consiglio Europeo Costa parla di conseguenze sulle relazioni euroisraeliane - va ricordato che finora Bruxelles non è riuscita neppure a escludere Gerusalemme dal programma di ricerca Horizon. La presidente della Commissione Von Der Leyen chiede a Israele di riconsiderare la decisione su Gaza, al pari del premier britannico Starmer, che aveva già annunciato la decisione di riconoscere la Palestina. E se anche la Cina si dice preoccupata, l'Onu esige lo stop immediato del piano israeliano, con l'ambasciatore palestinese che chiede una riunione urgente del Consiglio di Sicurezza. Sul campo, oltre alle minacce di Hamas - "l'occupazione di Gaza "non sarà un picnic", avverte, riaprendo però spiragli sul rilascio degli ostaggi- sarebbero almeno 21 i palestinesi uccisi negli ultimi attacchi israeliani a Gaza.
7/8/2025
Israele prenderà il controllo dell'intera Striscia di Gaza, ma non intende mantenerne il controllo, annettendola: poche ore prima della cruciale riunione del Gabinetto di Sicurezza, con le divisioni che incrinano sempre di più la coesione politica e militare del Paese, il premier Netanyahu prova a delineare una ipotesi di compromesso in grado di sanare le ormai evidenti fratture.
In due interviste televisive, Netanyahu ha affermato che Israele intende prendere il controllo di Gaza, per garantire la propria sicurezza, rimuovendo Hamas e favorendo un passaggio ad una nuova amministrazione civile. Toni più morbidi rispetto al recente passato, dominato da minacce di annessione o -peggio ancora- deportazione della popolazione gazawi. Netanyahu è in forte difficoltà a causa della resistenza dell'esercito: il capo di stato maggiore Zamir ha fatto trapelare che "la conquista della Striscia trascinerà Israele in un buco nero" e -parlando al forum dello Stato maggiore- ha rivendicato il dovere di esprimere il proprio dissenso. La violenza sul campo non si ferma: il Ministero della Sanità di Hamas ha annunciato che durante i raid dell'Idf nelle ultime 24 ore ci sono state 100 vittime e oltre 600 feriti. La Commissione Europea ha finalmente riconosciuto che l'accordo raggiunto alcune settimane fa tra Bruxelles e Gerusalemme sull'afflusso dei camion di aiuti nella Striscia ha fatto registrare solo progressi parziali, e la la situazione resta molto difficile, perchè il numero di camion non è sufficiente.
7/8/2025
Si va verso lo scontro finale tra Israele e Hamas nella Striscia di Gaza, con la decisione che dovrà essere presa nella fatidica riunione del gabinetto di sicurezza, convocata questo pomeriggio dal premier Netanyahu.
Non sarà una decisione semplice, perchè -al di là dell'opposizione interna- che con il leader Lapid ha messo in guardia dal rischio di pagare un prezzo troppo alto, forti spaccature sono emerse sia all'interno del Governo, tra l'ala più moderata e quella religiosa ultraortodossa, sia tra Governo ed esercito, i cui alti ranghi nutrono forti dubbi sui rischi legati all'operazione, in primis per la vita dei pochi ostaggi sopravvissuti. Anche i loro parenti protestano, preparandosi al peggio. E mentre pure ieri nella Striscia sono state decine le vittime tra la popolazione civile palestinese, anche a causa del ribaltamento di alcuni camion che trasportavano aiuti, la comunità internazionale continua a mobilitarsi: esperti Onu hanno chiesto lo smantellamento della controversa Gaza Humanitarian Foundation, accusata di perseguire obiettivi politici e militari filoisraeliani, ma è soprattutto l'inazione europea ad aprire crepe sempre più profonde in un'Unione andata in ferie senza riuscire a muovere un dito: i gruppi Verdi, Socialisti e della Sinistra all'Europarlamento hanno inviato una lettera ai vertici comunitari, denunciando che "a Gaza si sta consumando un genocidio, e occorre sospendere l'accordo di associazione con Israele".
6/8/2025
Il giorno della decisione sarà domani, con una riunione del gabinetto di sicurezza israeliano, che discuterà i piani di guerra a Gaza.
Il premier Netanyahu punta all'occupazione totale della Striscia, dopo l'ennesimo fallimento nella liberazione di un numero ridotto di ostaggi. La linea estremista di Netanyahu, spalleggiata dall'ultradestra religiosa, dovrebbe prevalere, superando sia i forti dubbi dell'esercito sui rischi legati all'operazione e alla gestione dell'offensiva, sia la protesta delle opposizioni, con il leader Lapid, che avverte: "pagheremo un prezzo troppo alto". Sul terreno i civili continuano a morire: il ribaltamento di quattro camion nel centro della Striscia, presi a quanto pare d'assalto dalla folla alla ricerca di aiuti, avrebbe provocato venti vittime e decine di feriti. Gli ospedali di Gaza sono al collasso, con un numero di decessi che nelle ultime 24 ore ha superato i cento e oltre 700 feriti. L'unica buona notizia riguarda il proseguimento del lancio di aiuti dal cielo, con cinque Paesi - di cui tre europei, che hanno fatto atterrare oltre cento pacchi. E mentre esperti Onu hanno chiesto lo smantellamento della controversa Gaza Humanitarian Foundation, accusata di perseguire obiettivi politici e militari filoisraeliani, i gruppi Verdi, Socialisti e della Sinistra all'Europarlamento hanno inviato una lettera ai vertici europei: "a Gaza si sta consumando un genocidio, bisogna sospendere l'accordo di associazione con Israele", scrivono.