5/9/2025
Saranno 26 i Paesi, in prevalenza europei, a fornire le garanzie di sicurezza all'Ucraina. Ad annunciarlo ieri al termine del vertice della Coalizione dei Volenterosi il presidente francese Macron.
L'atteso summit ha fatto dunque qualche passo in avanti, ma resta avaro in merito ai dettagli operativi. Molto dipenderà dal volubile alleato americano. Così Macron ha puntato sui numeri: 26 Paesi su 35 che si sono impegnati a dispiegare truppe sul suolo, in mare o in cielo, il giorno dopo la fine delle ostilità. Chi ne farà parte è meno chiaro: l'Italia si è subito sfilata da qualsiasi ipotesi di invio di militari, ma si dice disponibile a offrire iniziative di monitoraggio e formazione al di fuori dei confini ucraini, la Polonia idem e offre supporto logistico, la Germania non chiude a un intervento militare ma afferma che deciderà a tempo debito. Macron per non sbagliare ha già incluso i tre Paesi nel gruppo dei 26, lasciando aperti forti interrogativi su quali eserciti sono realmente disposti a inviare truppe sul campo. E poi c'è la variabile americana: nella telefonata in videoconferenza il presidente Trump è parso più interessato a che gli europei smettano di comprare petrolio russo -Ungheria e Slovacchia sotto osservazione- e a che facciano pressione sulla Cina, affinchè Pechino finisca di finanziare la guerra russa. Macron vede il bicchiere mezzo pieno sull'impegno americano a partecipare alle garanzie di sicurezza e annuncia un possibile inasprimento delle sanzioni contro Mosca, nel caso i colloqui di pace restassero in stallo.
4/9/2025
Garanzie di sicurezza da 26 Paesi sui 35 che compongono la Coalizione dei Volenterosi, e un possibile rafforzamento delle sanzioni contro la Russia: l'atteso summit sulle garanzie a Kiev -dopo un'ipotetica pace con Mosca- fa qualche passo in avanti, in attesa che la pace o la tregua arrivino per davvero -su questo i punti di domanda persistono- e che l'impegno occidentale si materializzi.
Molto dipende dal volubile alleato americano: così il presidente francese Macron mette in fila i numeri: 26 Paesi che si sono impegnati a dispiegare truppe sul suolo, in mare o in cielo, il giorno dopo la fine delle ostilità. Chi ne farà parte è meno chiaro: l'Italia si è subito sfilata da qualsiasi ipotesi di invio di militari, ma si dice disponibile a offrire iniziative di monitoraggio e formazione al di fuori dei confini ucraini, la Polonia idem e offre supporto logistico, la Germania non chiude a un intervento militare ma afferma che deciderà a tempo debito. Macron per non sbagliare ha già incluso i tre Paesi nel gruppo dei 26, lasciando aperti forti interrogativi su quali eserciti sono realmente disposti a inviare truppe sul campo. E poi c'è la variabile americana: nella telefonata in videoconferenza il presidente Trump è parso più interessato a che gli europei smettano di comprare petrolio russo -Ungheria e Slovacchia sotto osservazione- e a che facciano pressione sulla Cina affinchè Pechino finisca di finanziare la guerra russa. Macron vede il bicchiere mezzo pieno sull'impegno americano a partecipare alle garanzie di sicurezza e annuncia un possibile inasprimento delle sanzioni contro Mosca, nel caso i colloqui di pace rimanessero in stallo.
4/9/2025
Vertice dei volenterosi ancora in corso a Parigi, dopo la riunione mattutina: è l'intervento in videoconferenza del presidente americano Trump a suscitare le maggiori aspettative, dopo che per tutta la mattinata le dichiarazioni hanno puntato sulle garanzie di sicurezza a favore di Kiev: "stiamo dando concretezza alle garanzie di sicurezza a lungo termine per l'Ucraina e stiamo garantendo già ora il supporto alle nostre Forze di Difesa"
Così in un tweet il presidente Zelensky, che a breve terrà una conferenza stampa con il presidente francese Macron. Il messaggio che stanno provando a fare passare a Trump i 35 partecipanti, molti dei quali -come la premier Meloni- in collegamento video, è che i Paesi europei sono pronti a fornire queste garanzie, ma attendono un segnale concreto di appoggio da parte di Washington. I Paesi dell'Unione Europea, che si preparano a varare il 19esimo pacchetto di sanzioni contro la Russia, starebbero facendo pressioni su Trump per intraprendere passi analoghi e più decisi nei confronti di Mosca, dopo che la scadenza di due settimane per un incontro Putin-Zelensky è passata, senza che da parte russa siano giunte proposte accettabili in questo senso. La Russia intanto attacca le condizioni ucraine sulle garanzie di sicurezza, definendole condizioni di pericolo per il continente europeo.
4/9/2025
Robuste garanzie di sicurezza per Kiev: il presidente francese Macron ha aperto con questo impegno, ribadito una volta di più, il vertice della Coalizione dei Volenterosi all'Eliseo, che vede la partecipazione di 35 leader mondiali - alcuni di loro in presenza, altri -come la premier italiana Meloni- in videocollegamento.
Tra i presenti, l'inviato americano Witkoff, che ha partecipato solo alla parte iniziale del vertice, la presidente di turno europea Frederiksen, quello del Consiglio Europeo Costa e quella della Commissione Von Der Leyen, oltre naturalmente al presidente ucraino Zelensky. "Questa riunione ci consentirà di finalizzare garanzie di sicurezza robuste per l'Ucraina", ha affermato Macron, che prova a fissare un punto fermo, pur nella totale incertezza che avvolge l'iter di pace a Kiev. Al di là delle dichiarazioni di prammatica sugli sforzi europei per la pace e la sicurezza continentale, ascoltate anche oggi, molto dipende dal volatile atteggiamento americano: il presidente Trump, che si collegherà con il summit intorno alle 14, in un'intervista con Cbs ieri è rimasto vago: "qualcosa accadrà, Putin e Zelensky non sono ancora pronti. Ma qualcosa succederà. Ce la faremo", ha detto. Intanto dal segretario Nato Rutte arriva una frecciata a Mosca: "non è la Russia" che può decidere sullo schieramento di truppe occidentali in Ucraina", ha detto, commentando proprio il tema delle garanzie di sicurezza, rispondendo al niet russo su interventi militari stranieri in Ucraina.
16/8/2025
Donald Trump applaude Vladimir Putin mentre si avvicina, solcando il tappeto rosso nella base militare di Anchorage.
Il leader russo ricambia con un ampio sorriso. Poi, dopo la foto di rito, la mossa a sorpresa: Putin sale sulla stessa auto di Trump, la limousine presidenziale The Beast, ignorando la sua già pronta in pista. Il presidente americano ha accolto con tutti gli onori e la massima affabilità il leader di un Paese su cui pende un mandato di arresto della Corte Penale Internazionale, che non metteva piede negli Stati Uniti da dieci anni e non incontrava il suo omologo statunitense da quattro. Se sia pura tattica negoziale o -più probabilmente- dimostrazione di una mai celata affinità elettiva tra i due lo dirà l'esito di un vertice che ha riservato un'altra sorpresa: non è partito con un faccia a faccia tra i due, ma si è allargato a due consiglieri ciascuno: il segretario di Stato Rubio e l'inviato speciale Witkoff per parte americana, il Ministro degli Esteri Lavrov e il consigliere per la politica estera Ushakov per parte russa. Putin è parso sorpreso dalle domande dei giornalisti statunitensi nella prima photo opportunity, mentre si trovava seduto di fronte alla coreografia del "ricercare la pace", slogan di un summit apparentemente allestito in quattro e quattr'otto. Lavrov dispensava ottimismo: "Washington allenterà sicuramente alcune sanzioni", dichiarava ai reporter. Stamattina, dopo l'esito del vertice, riunione straordinaria degli ambasciatori europei per una prima valutazione a caldo.
15/8/2025
Potrebbe durare anche sei-sette ore il summit Trump-Putin, allargato alle delegazioni. La stima è stata fornita dal portavoce del Cremlino Peskov, facendo supporre che solo nella notte fonda italiana sapremo se esistono concreti spiragli per un cessate il fuoco in Ucraina. E quali potrebbero essere, soprattutto.
Il presidente americano ha sparso ottimismo prima di partire per Anchorage, con un post social nel quale ha evidenziato come la posta in gioco sia alta. Parlando con i giornalisti a bordo dell'Air Force One, Trump ha affermato che nel faccia a faccia saranno discussi anche i possibili scambi di territorio, ma ha precisato che l'ultima parola spetterà in ogni caso all'Ucraina. Trump ha anche ribadito che -qualora l'incontro non andasse bene- ci sarebbero severe conseguenze. Curiosamente, Trump ha avuto prima di partire un ultimo colloquio con il leader bielorusso Lukaschenko, uno dei più stretti alleati di Putin. Meno ottimista appare il presidente ucraino Zelensky, che non vede segnali concreti che la Russia si stia preparando alla pace. In un post online, Zelensky ha affermato che Mosca continua a uccidere al fronte anche nel giorno dei colloqui. Considerato il tentativo di sfondamento russo in corso a est, il presidente ucraino ha annunciato il dispiegamento di rinforzi nel Donetsk, per fermare l'avanzata dell'esercito di Mosca verso la città di Dobropillia.
15/8/2025
Gli occhi del mondo saranno oggi tutti sull'Alaska, dove andrà in scena uno dei faccia a faccia più attesi degli ultimi anni. Donald Trump e Vladimir Putin si incontreranno nella mattinata locale, con l'avvio del vertice previsto alle 21.30 ora italiana. I due avranno un summit ristretto, allargato a pranzo alle rispettive delegazioni: la Russia ha annunciato la presenza dei Ministri degli Esteri, della Difesa e delle Finanze.
Parlando ieri sera, Trump ha guardato oltre, definendo il secondo ipotetico incontro, quello allargato al presidente ucraino Zelensky ed -eventualmente- ad alcuni leader europei, come il più importante. Un summit che vorrebbe addirittura organizzare in tempi rapidissimi, in caso di successo oggi. Trump non ha neppure escluso di offrire alla Russia un accesso alle terre rare, e ha ribadito di credere nella pace tra Mosca e Kiev. In precedenza, aveva però ammesso che esiste un 25% di possibilità di fallimento del summit, facendo intendere che la questione dei confini e dei territori giocherà un ruolo importante - "ci sarà un dare e avere", aveva detto. Dichiarazioni concilianti dal Cremlino: Putin ha affermato che Trump sta facendo sforzi energici e sinceri per una pace negoziata in Ucraina. Mosca ha precisato che non è in programma una dichiarazione scritta congiunta. Europa e Ucraina aspettano: Zelensky ha fatto visita ieri al premier britannico Starmer - i due hanno concordato che il summit in Alaska offre una concreta chance di progresso, a patto che Putin dimostri di avere intenzioni serie sulla pace.
15/8/2025
Dichiarazioni concilianti da Washington e Mosca alla vigilia di uno dei faccia a faccia più importanti dallo scoppio della guerra in Ucraina. L'appuntamento è per la serata italiana in Alaska.
In un'intervista con Fox News Radio, Donald Trump ha ammesso che esiste un 25% di possibilità di fallimento del summit, facendo intendere che la questione dei confini e dei territori giocherà un ruolo importante - "ci sarà un dare e avere", ha dichiarato. Poi, se l'incontro dovesse andare bene, Trump chiamerà il presidente ucraino Zelensky - anzi, ha affermato che un trilaterale Putin-Zelensky-Trump sarà necessario per un'intesa. Più tardi alla Casa Bianca Trump è tornato sulla questione, definendo il secondo ipotetico incontro come il più importante de da allargare eventualmente ad alcuni leader europei. Un incontro che dovrebbe essere organizzato in tempi rapidissimi, magari proprio in Alaska. Il Cremlino ha giocato la carta della diplomazia: Putin ha dichiarato che Trump sta facendo sforzi energici e sinceri per una pace negoziata in Ucraina. Mosca ha precisato che non è in programma una dichiarazione scritta congiunta dei due leader. Il faccia a faccia inizierà alle 21.30 ora italiana, con un incontro, seguito da un pranzo bilaterale e il punto stampa. Europa e Ucraina aspettano: Zelensky ha fatto visita al premier britannico Starmer - i due hanno concordato che il summit in Alaska offre una concreta chance di progresso, a patto che Putin sia serio.
14/8/2025
La pretattica si è imposta alla vigilia dell'attesissimo vertice Trump-Putin, che potrebbe decidere le sorti del conflitto in Ucraina: sia Stati Uniti sia Russia hanno animato con le loro dichiarazioni le ore precedenti il summit.
In un'intervista con Fox News Radio, Donald Trump ha ammesso che esiste un 25% di possibilità di fallimento del summit, facendo intendere che la questione dei confini e dei territori giocherà un ruolo importante - "ci sarà un dare e avere", ha dichiarato. Poi, se l'incontro dovesse andare bene, Trump chiamerà il presidente ucraino Zelensky - anzi, ha affermato che un trilaterale Putin-Zelensky-Trump sarà necessario per un accordo. In ogni caso Trump ha già fatto sapere che a suo parere Putin starebbe cercando un'intesa. Il Cremlino ha giocato la carta della diplomazia: Putin ha dichiarato che Trump sta facendo sforzi energici e sinceri per una pace negoziata in Ucraina. Mosca ha precisato che non è in programma una dichiarazione scritta congiunta dei due leader, che si limiteranno a tenere una conferenza stampa. Il faccia a faccia inizierà alle 21.30 ora italiana, con un incontro, seguito da un pranzo bilaterale e il punto stampa. Europa e Ucraina aspettano: Zelensky ha fatto visita al premier britannico Starmer - i due hanno concordato che il summit in Alaska offra una concreta chance di progresso, a patto che Putin sia serio. E la Commissione Europea promette che Bruxelles "manterrà la pressione sulla Russia, le sanzioni funzionano e non saranno rimodulate in caso di tregua".
14/8/2025
Le pressioni europee su Donald Trump sembrano fare presa, almeno per ora.
Dopo gli incontri euroamericani di ieri in videoconferenza, alla presenza del presidente ucraino Zelensky, Trump ha dato i voti ai colloqui: addirittura un 10, per l'ottima conversazione con i partner, esplicitando a stretto giro la strategia che persegue. Qualora il vertice con Putin domani dovesse andare per il meglio, l'idea americana è organizzare un secondo meeting alla presenza di Zelensky. Sui contenuti dei negoziati in Alaska pochi dettagli, ma la minaccia di Trump -da verificare alla prova dei fatti- è chiara: Washington imporrà conseguenze molto severe, qualora Putin non dovesse acconsentire a un cessate il fuoco in Ucraina. Sul buon esito del pomeriggio di colloqui avevano concordato nelle ore precedenti tutti i leader europei coinvolti: il cancelliere tedesco Merz, in conferenza stampa a Berlino con Zelensky, aveva espresso la speranza che qualcosa si starebbe muovendo, e aveva sottolineato la necessità di salvaguardare le garanzie di sicurezza per Kiev. Zelensky dal canto suo aveva messo in chiaro due concetti: la Russia non può avere voce in capitolo sull'adesione ucraina a Unione Europea e Nato, e Mosca sta bluffando sulla sua avanzata di questi giorni al fronte. Ieri sera la coalizione dei volenterosi pro-Ucraina ha delineato quattro obiettivi: negoziati solo dopo un cessate il fuoco, sanzioni rafforzate contro la Russia qualora non sospendesse le ostilità, rispetto dei confini internazionali, garanzie di sicurezza per Kiev robuste e credibili.
14/8/2025
Conseguenze severe per la Russia, qualora non fermasse la guerra: Donald Trump sembra -almeno per ora- avere ascoltato gli appelli dei leader europei e del presidente ucraino Zelensky. Tutti tagliati fuori, come è noto, dal vertice con Putin domani in Alaska.
Il pomeriggio di colloqui euroamericani in videoconferenza sembra aver portato consiglio, con un Trump che ha delineato la strategia primaria: incontro con Putin, a seguire briefing prima con Zelensky e poi con gli europei, infine -nella migliore delle ipotesi- un successivo e auspicabile secondo incontro a tre, aperto anche al presidente ucraino. Incontro nel quale si comincerebbe a negoziare sul serio. "Abbiamo la speranza che qualcosa si stia muovendo", ha affermato il cancelliere tedesco Merz, ponendo la condizione di un cessate il fuoco come priorità ed escludendo un riconoscimento internazionale de jure dei territori occupati dalla Russia. Zelensky, al suo fianco, ha affermato che "la Russia non può mettere un veto sull'ingresso di Kiev nell'Unione Europea e nella Nato", e che Putin sta bluffando sull'avanzata al fronte. Dalla Francia, il presidente Macron ha insistito sulla volontà americana è di ottenere una tregua, mentre il presidente europeo Costa ha dettagliato i tre obiettivi condivisi con Trump: cessate il fuoco, coinvolgimento dell'Ucraina nei negoziati e condivisione euroamericana degli sforzi per le garanzie di sicurezza.
13/8/2025
"Abbiamo avuto una buona chiamata oggi: dopo l'incontro con Putin chiamerò prima Zelensky e poi i leader europei. Sono fiducioso che avremo un secondo incontro con Putin, se quello di dopodomani andrà bene: in quel secondo incontro sarà presente Zelensky". Così poco fa il presidente americano Trump, dopo la chiamata con i leader europei e lo stesso Zelensky.
"Ci sono speranze per la pace in Ucraina": parlando a fianco del presidente Zelensky, al termine di un pomeriggio di consultazioni euroamericane nell'antivigilia del vertice Trump-Putin, il cancelliere tedesco Merz fornisce una versione ottimista sugli spiragli diplomatici. "Abbiamo la speranza che qualcosa si stia muovendo", ha detto Merz, che ha posto la condizione di un cessate il fuoco come priorità, seguita da negoziati tra Ucraina e Russia che prendano le mosse dall'attuale situazione sul terreno - Merz ha escluso un riconoscimento internazionale de jure dei territori occupati dalla Russia. E ha ribadito a Trump la necessità di mettere nero su bianco garanzie di sicurezza per Kiev - secondo Merz, il presidente americano condivide largamente il punto di vista europeo. Zelensky da parte sua ha affermato che "la Russia non può mettere un veto sull'ingresso di Kiev nell'Unione Europea e nella Nato", e che Putin sta bluffando sull'avanzata al fronte. Dalla Francia, il presidente Macron ha specificato che "la volontà americana è di ottenere una tregua", aggiungendo che Trump si è impegnato a coinvolgere Kiev in qualsiasi negoziato territoriale. Il presidente europeo Costa ha dettagliato i tre obiettivi condivisi con Trump: cessate il fuoco, il diritto dell'Ucraina di negoziare ciò che la riguarda e la disponibilità americana a condividere gli sforzi per rafforzare le condizioni di sicurezza". La necessità di robuste garanzie per Kiev è stata sottolineata anche dal premier britannico Starmer.
9/8/2025
Il giorno dopo la decisione del Gabinetto di Sicurezza israeliano sul progetto di conquista totale di Gaza, non cessano le condanne della comunità internazionale.
Una dichiarazione dei Ministri degli Esteri di nove Paesi, tra cui Italia, Germania, Gran Bretagna e Francia, respinge con forza la decisione di Israele, in quanto "aggraverà la catastrofica situazione umanitaria, metterà in pericolo la vita degli ostaggi e aumenterà il rischio di un esodo di massa dei civili. I piani annunciati rischiano di violare il diritto internazionale umanitario e lo stesso diritto internazionale", mettono nero su bianco i capi della diplomazia. L'Italia ha intanto paracadutato il suo primo carico di aiuti umanitari aviotrasportati, grazie a un C130 della nostra aeronautica militare. Nei prossimi giorni e per una settimana proseguiranno altri lanci a beneficio della popolazione di Gaza, per un carico complessivo di cento tonnellate di derrate alimentari. Il dramma degli aiuti presenta ricadute collaterali: almeno 14 palestinesi sono stati uccisi all'alba nella Striscia - otto di loro aspettavano assistenza umanitaria. Lo riporta Al Jazeera. E mentre l'Onu ha fatto slittare a domani la riunione straordinaria del Consiglio di Sicurezza per discutere il piano israeliano, anche la Russia "condanna e respinge" la decisione di Gerusalemme, che promette di "peggiorare una situazione già assolutamente drammatica", che presenta le caratteristiche di "un disastro umanitario".
9/8/2025
I piani di conquista israeliani di Gaza approdano stasera all'Onu, in una riunione straordinaria del Consiglio di Sicurezza, mentre per Gerusalemme si avvicina potenzialmente il momento della rottura con l'Europa: la lunga riunione notturna del gabinetto di sicurezza israeliano, con l'approvazione del piano in cinque punti per demilitarizzare la Striscia e occuparla, ha prodotto ieri una raffica di condanne, la più clamorosa delle quali dalla Germania, con il cancelliere tedesco Merz che ha fermato -fino a nuovo ordine- l'export di armi che potrebbero essere usate contro la popolazione civile nella Striscia.
A stretto giro la replica del premier israeliano Netanyahu, che accusa Berlino di ricompensare Hamas. La mossa tedesca spiana potenzialmente la strada ad una azione europea: nell'Unione l'unico peso massimo che ancora indugia sul da farsi appare l'Italia, mentre Francia e Spagna sono da tempo in rotta con il Governo Netanyahu e pure la Gran Bretagna -pur da Paese terzo- si è allineata anche ieri nella condanna contro il piano israeliano. Una qualche forma di sospensione dell'accordo di associazione euroisraeliano, alla luce anche del mancato rispetto di Gerusalemme della recente intesa negoziata con Bruxelles sull'afflusso degli aiuti nella Striscia, potrebbe materializzarsi. Il segretario generale Onu Guterres si è detto ieri "profondamente allarmato" della decisione israeliana, la Cina è preoccupata, l'Iran accusa Israele di voler "ripulire etnicamente" il territorio palestinese.
9/8/2025
Approderà questa sera al Consiglio di Sicurezza Onu il dossier Gaza, dopo la decisione del gabinetto di sicurezza israeliano di invadere completamente la Striscia.
Il segretario generale Guterres si è detto ieri sera "profondamente allarmato" dalla decisione, "che segna una pericolosa escalation". Ma a deflagrare è soprattutto lo scontro tra Israele e Germania, dopo la decisione del Governo tedesco di vietare l'export di forniture militari a Gerusalemme, in quanto potrebbero venire usate contro i civili palestinesi nella Striscia. "Una ricompensa per il terrorismo di Hamas", attacca il premier israeliano Netanyahu, incurante dl degenerare dei rapporti con uno dei due pesi massimi europei -l'altro resta l'Italia- fin qui molto cauto nel prendere posizione contro Gerusalemme. L'Europa, spettatore e nano geopolitico impotente, incapace negli ultimi mesi di frenare gli eccessi contro la popolazione civile gazawi, uccisi a decine ogni giorno, sembra scuotersi: la Francia si è unita al coro dei Paesi che hanno condannato "con la massima fermezza" il piano israeliano di occupare Gaza, il presidente del Consiglio Europeo Costa parla di conseguenze sulle relazioni euroisraeliane, la presidente della Commissione Von Der Leyen chiede a Gerusalemme di riconsiderare la decisione su Gaza. Il premier britannico Starmer parla di "piano sbagliato". E se anche la Cina si dice preoccupata, l'Iran accusa lo Stato ebraico di voler "ripulire etnicamente" il territorio palestinese.
8/8/2025
La decisione del Governo israeliano di optare per l'occupazione totale di Gaza infiamma la politica internazionale, con reazioni che arrivano soprattutto dall'Europa: la Germania, fin qui il Paese continentale più riottoso -insieme all'Italia- ad adottare una linea dura verso Gerusalemme, ha lanciato un segnale forte, sospendendo l'autorizzazione delle forniture militari a Israele che potrebbero essere utilizzate nella Striscia.
"Israele ha il diritto di difendersi contro il terrorismo di Hamas", ma "l'azione militare ancora più dura dell'esercito israeliano a Gaza rende sempre più difficile vedere come questi obiettivi possano essere raggiunti", recita il comunicato del cancelliere Merz. L'Europa, fin qui impotente nano geopolitico, prova a scuotersi: il presidente del Consiglio Europeo Costa parla di conseguenze sulle relazioni euroisraeliane - va ricordato che finora Bruxelles non è riuscita neppure a escludere Gerusalemme dal programma di ricerca Horizon. La presidente della Commissione Von Der Leyen chiede a Israele di riconsiderare la decisione su Gaza, al pari del premier britannico Starmer, che aveva già annunciato la decisione di riconoscere la Palestina. E se anche la Cina si dice preoccupata, l'Onu esige lo stop immediato del piano israeliano, con l'ambasciatore palestinese che chiede una riunione urgente del Consiglio di Sicurezza. Sul campo, oltre alle minacce di Hamas - "l'occupazione di Gaza "non sarà un picnic", avverte, riaprendo però spiragli sul rilascio degli ostaggi- sarebbero almeno 21 i palestinesi uccisi negli ultimi attacchi israeliani a Gaza.
7/8/2025
Israele prenderà il controllo dell'intera Striscia di Gaza, ma non intende mantenerne il controllo, annettendola: poche ore prima della cruciale riunione del Gabinetto di Sicurezza, con le divisioni che incrinano sempre di più la coesione politica e militare del Paese, il premier Netanyahu prova a delineare una ipotesi di compromesso in grado di sanare le ormai evidenti fratture.
In due interviste televisive, Netanyahu ha affermato che Israele intende prendere il controllo di Gaza, per garantire la propria sicurezza, rimuovendo Hamas e favorendo un passaggio ad una nuova amministrazione civile. Toni più morbidi rispetto al recente passato, dominato da minacce di annessione o -peggio ancora- deportazione della popolazione gazawi. Netanyahu è in forte difficoltà a causa della resistenza dell'esercito: il capo di stato maggiore Zamir ha fatto trapelare che "la conquista della Striscia trascinerà Israele in un buco nero" e -parlando al forum dello Stato maggiore- ha rivendicato il dovere di esprimere il proprio dissenso. La violenza sul campo non si ferma: il Ministero della Sanità di Hamas ha annunciato che durante i raid dell'Idf nelle ultime 24 ore ci sono state 100 vittime e oltre 600 feriti. La Commissione Europea ha finalmente riconosciuto che l'accordo raggiunto alcune settimane fa tra Bruxelles e Gerusalemme sull'afflusso dei camion di aiuti nella Striscia ha fatto registrare solo progressi parziali, e la la situazione resta molto difficile, perchè il numero di camion non è sufficiente.
7/8/2025
Si va verso lo scontro finale tra Israele e Hamas nella Striscia di Gaza, con la decisione che dovrà essere presa nella fatidica riunione del gabinetto di sicurezza, convocata questo pomeriggio dal premier Netanyahu.
Non sarà una decisione semplice, perchè -al di là dell'opposizione interna- che con il leader Lapid ha messo in guardia dal rischio di pagare un prezzo troppo alto, forti spaccature sono emerse sia all'interno del Governo, tra l'ala più moderata e quella religiosa ultraortodossa, sia tra Governo ed esercito, i cui alti ranghi nutrono forti dubbi sui rischi legati all'operazione, in primis per la vita dei pochi ostaggi sopravvissuti. Anche i loro parenti protestano, preparandosi al peggio. E mentre pure ieri nella Striscia sono state decine le vittime tra la popolazione civile palestinese, anche a causa del ribaltamento di alcuni camion che trasportavano aiuti, la comunità internazionale continua a mobilitarsi: esperti Onu hanno chiesto lo smantellamento della controversa Gaza Humanitarian Foundation, accusata di perseguire obiettivi politici e militari filoisraeliani, ma è soprattutto l'inazione europea ad aprire crepe sempre più profonde in un'Unione andata in ferie senza riuscire a muovere un dito: i gruppi Verdi, Socialisti e della Sinistra all'Europarlamento hanno inviato una lettera ai vertici comunitari, denunciando che "a Gaza si sta consumando un genocidio, e occorre sospendere l'accordo di associazione con Israele".
6/8/2025
Il giorno della decisione sarà domani, con una riunione del gabinetto di sicurezza israeliano, che discuterà i piani di guerra a Gaza.
Il premier Netanyahu punta all'occupazione totale della Striscia, dopo l'ennesimo fallimento nella liberazione di un numero ridotto di ostaggi. La linea estremista di Netanyahu, spalleggiata dall'ultradestra religiosa, dovrebbe prevalere, superando sia i forti dubbi dell'esercito sui rischi legati all'operazione e alla gestione dell'offensiva, sia la protesta delle opposizioni, con il leader Lapid, che avverte: "pagheremo un prezzo troppo alto". Sul terreno i civili continuano a morire: il ribaltamento di quattro camion nel centro della Striscia, presi a quanto pare d'assalto dalla folla alla ricerca di aiuti, avrebbe provocato venti vittime e decine di feriti. Gli ospedali di Gaza sono al collasso, con un numero di decessi che nelle ultime 24 ore ha superato i cento e oltre 700 feriti. L'unica buona notizia riguarda il proseguimento del lancio di aiuti dal cielo, con cinque Paesi - di cui tre europei, che hanno fatto atterrare oltre cento pacchi. E mentre esperti Onu hanno chiesto lo smantellamento della controversa Gaza Humanitarian Foundation, accusata di perseguire obiettivi politici e militari filoisraeliani, i gruppi Verdi, Socialisti e della Sinistra all'Europarlamento hanno inviato una lettera ai vertici europei: "a Gaza si sta consumando un genocidio, bisogna sospendere l'accordo di associazione con Israele", scrivono.