4/6/2022
Gioca cinicamente con il rischio di una crisi alimentare mondiale il presidente russo Putin, che ieri sera è tornato a parlare dell'export di grano.
"Non ci sono problemi" con le esportazioni dall'Ucraina, ha detto Putin in un'intervista televisiva, specificando che Kiev può esportare "dai porti che controlla, per esempio Odessa", ma anche "via Romania, Polonia" o Bielorussia - "se vengono revocate le sanzioni" contro Minsk. Proprio la Bielorussia appare la soluzione preferita da Putin - un assist all'alleato bielorusso -nonchè suo proconsole di fatto- Lukaschenko, il cui regime boccheggia sotto il giogo delle sanzioni. Ma Putin da ex spia ama confondere le acque, per cui afferma anche che Mosca è pronta a garantire il passaggio sicuro delle navi con grano ucraino senza precondizioni, smentendo le sue stesse dichiarazioni di pochi giorni fa. Putin ha assicurato che i porti ucraini sminati per il passaggio dei cereali non verranno attaccati. E si è persino detto pronto a offrire i porti della conquistata Mariupol e di Berdyansk per sbloccare l'export di grano. In Ucraina si stima siano 20 milioni le tonnellate bloccate. Putin si è infine mostrato abile nel portare acqua al proprio mulino: col nemico ucraino in difficoltà, il Cremlino ha annunciato che la Russia aumenterà il proprio export di grano fino a 50 milioni di tonnellate. Ieri Putin ha ricevuto a Sochi il presidente dell'Unione Africana Sall. Che -smarcandosi per disperazione dall'atteggiamento sanzionatorio occidentale- ha portato al dittatore russo le preoccupazioni del Continente per il rischio di un'imminente crisi alimentare.
3/6/2022
L'emergenza grano torna centrale nella crisi ucraina, con il colloquio a Sochi tra il presidente dell'Unione Africana Sall e quello russo Putin.
Dopo aver esposto all'ultimo vertice europeo tutti i timori per l'approssimarsi della carestia nel Continente, l'Unione ha esortato il dittatore russo a tenere in considerazione le sofferenze del continente, a causa del blocco dell'export di grano. L'Unione Africana, pur critica sull'invasione dell'Ucraina, nelle ultime settimane è sembrata riavvicinarsi gradualmente a Mosca, scegliendo il male minore per evitare la catastrofe. Di qui la richiesta di Sall di escludere cibo, grano e fertilizzanti dalle sanzioni contro la Russia. Sall si è poi detto rassicurato dal colloquio con Putin: "l'ho trovato consapevole che la crisi e le sanzioni stanno creando seri problemi per le economie deboli". Questo mentre l'ambasciatore di Kiev ad Ankara ha denunciato che il grano rubato all'Ucraina viene venduto dalla Russia in diversi Paesi, compresa la Turchia. Secondo il diplomatico, le persone coinvolte nel trasferimento illegale di centinaia di migliaia di tonnellate di grano utilizzano le acque territoriali turche - l'Interpol starebbe indagando. Da Ankara intanto rimbalza la notizia che l'Onu è impegnata in trattative intense per sbloccare i porti ucraini. I colloqui sarebbero in corso a Ginevra, sotto l'egida dell'Agenzia Onu per il Commercio e lo Sviluppo.
3/6/2022
Un mese dopo la proposta ufficiale della Commissione vede finalmente la luce il sesto pacchetto di sanzioni europee contro la Russia.
Non prima però di un'altra umiliazione inflitta dall'Ungheria all'unità europea, con l'esclusione dalla lista dei sanzionati del patriarca della Chiesa ortodossa russa Kyrill, braccio armato religioso della propaganda di Putin, l'uomo che ha benedetto l'invasione e l'eccidio di civili ucraini. Seconda vittoria per Budapest, che ieri sera esultava per aver difeso gli interessi di sicurezza nazionale, dopo aver ottenuto l'esenzione di fatto indefinita dal blocco dell'import di greggio russo via oleodotto. Resta -per Bruxelles- l'importante risultato di aver portato a casa il taglio entro fine anno di oltre il 90% del flusso di petrolio di Mosca verso l'Europa, ma che un autocrate come Orban tenga 26 Paesi in ostaggio è un segnale inquietante. La presidente della Commissione Von Der Leyen, a Varsavia per dare il controverso via libera al PNRR polacco, ha ribadito il "no" comunitario al ricatto energetico da parte della Russia. E a proposito di petrolio, sollievo per la decisione dell'Opec+ di aumentare la produzione giornaliera di oltre 600mila barili a luglio e agosto. Sia gli Stati Uniti sia l'Unione Europea hanno accolto favorevolmente la decisione - anche perchè facilita approvvigionamenti alternativi. Infine, l'Europarlamento ha vietato l'ingresso nelle sue sedi ai rappresentanti delle società russe e ai lobbysti che rappresentano gli interessi di Mosca.
3/6/2022
Passa un altro ricatto del premier ungherese Orban in Europa: dopo quello sul petrolio, è il veto sulle sanzioni al patriarca Kyrill a centrare l'obiettivo.
Gli ambasciatori dei 27 Paesi hanno approvato ieri il sesto pacchetto di sanzioni contro la Russia, escludendo dalla lista il Patriarca della Chiesa Ortodossa di Mosca, braccio armato religioso della dittatura putiniana, l'uomo che è arrivato a benedire una guerra che sta facendo migliaia di vittime civili in Ucraina. Un altro smacco per la credibilità europea inferto dall'autocrate Orban, i cui rapporti con il regime di Putin restano ambigui. Confermate invece le decisioni sull'embargo di petrolio, faticosamente raggiunte lunedì notte - anche qui con l'eccezione ungherese sulle importazioni via oleodotto. La presidenza francese dell'Unione stima nel 92% il taglio all'import di greggio in Europa dalla Russia entro fine anno. La presidente della Commissione Von Der Leyen ha ribadito il "no" comunitario al ricatto energetico da parte della Russia. E a proposito di petrolio, sollievo per la decisione dell'Opec+ di aumentare la produzione giornaliera di oltre 600mila barili a luglio e agosto. Sia gli Stati Uniti sia l'Unione Europea hanno accolto favorevolmente la decisione. Infine, l'Europarlamento ha vietato l'ingresso nelle sue sedi ai rappresentanti delle società russe e ai lobbysti che rappresentano gli interessi di Mosca.
2/6/2022
Dopo quello sul petrolio, passa in Europa anche il ricatto del premier ungherese Orban sul patriarca Kyrill. Gli ambasciatori dei 27 Paesi hanno approvato il sesto pacchetto di sanzioni contro la Russia, escludendo dalla lista dei sanzionati il Patriarca della Chiesa Ortodossa Kyrill, braccio armato religioso della dittatura putiniana, l'uomo che è arrivato a benedire una guerra che sta facendo migliaia di vittime civili in Ucraina.
Un altro smacco per la credibilità europea inferto dall'autocrate Orban, i cui rapporti con il regime di Putin restano a dir poco ambigui. Budapest così esulta per la difesa degli interessi di sicurezza nazionale. Confermate le decisioni sull'embargo di petrolio, faticosamente raggiunte lunedì notte, anche qui con l'eccezione ungherese sulle importazioni via oleodotto. La presidenza francese dell'Unione stima nel 92% il taglio all'import di greggio in Europa dalla Russia entro fine anno. La presidente della Commissione Von Der Leyen, a Varsavia per dare il controverso via libera al PNRR polacco, ha ribadito il "no" comunitario al ricatto energetico da parte della Russia. E a proposito di petrolio, sollievo per la decisione dell'Opec+ di aumentare la produzione giornaliera di oltre 600mila barili a luglio e agosto. Sia gli Stati Uniti sia l'Unione Europea hanno accolto favorevolmente la decisione. Infine, l'Europarlamento ha vietato l'ingresso nelle sue sedi ai rappresentanti delle società russe e ai lobbysti che rappresentano gli interessi di Mosca.
31/5/2022
Arriva in extremis -poco prima di mezzanotte- l'intesa sul sesto pacchetto di sanzioni europee contro la Russia.
Come annunciato dal presidente del Consiglio Europeo Michel, colpirà oltre i due terzi delle esportazioni di petrolio di Mosca, quindi quelle effettuate via mare, e includerà altre proposte avanzate quasi un mese fa dalla Commissione, quali l'esclusione della banca Sberbank dal circuito di pagamenti internazionali Swift, il bando a tre emittenti statali russe e misure contro individui coinvolti nei crimini di guerra in Ucraina. La presidente della Commissione Von Der Leyen ha stimato nel 90% il taglio dell'import di petrolio russo entro fine anno - va ricordato come lo stop non sarà immediato, ma graduale. L'annuncio è arrivato al termine di una giornata complicata, che ha visto l'intervento in videoconferenza del presidente ucraino Zelensky, apparso determinato nel sollecitare l'approvazione rapida delle sanzioni, ricordando come dopo l'approvazione del quinto pacchetto di misure l'Ucraina ha subito "molti danni, molte persone sono state uccise e molti bambini sono morti". A tenere in ostaggio l'intesa fino a notte inoltrata è stato il premier ungherese Orban, che pretendeva di avere garanzie di forniture certe, in caso di problemi agli oleodotti. L'ostacolo è stato superato con una postilla aggiunta in extremis, nella quale si prevede l'adozione di "misure di emergenza" in caso di un'interruzione delle forniture di greggio da parte della Russia. Quanto l'Europa sia soggetta al ricatto energetico di Mosca lo ha ricordato l'annuncio dello stop della fornitura di gas da parte di Gazprom alla società olandese GasTerra, dopo il suo rifiuto di pagare in rubli.
31/5/2022
L'appello del presidente ucraino Zelensky in videoconferenza ha rappresentato il calcio di inizio ieri sera di un summit europeo molto complicato.
Zelensky ha chiesto ai 27 leader unità e l'approvazione rapida del sesto pacchetto di sanzioni contro la Russia, fermo da quasi un mese. "Tra il quinto e il sesto pacchetto di sanzioni contro Mosca, l'Ucraina ha subito "molti danni, molti ucraini sono stati uccisi e molti bambini sono morti", ha ricordato -con dovizia di numeri- Zelensky, che sulla crisi alimentare in arrivo ha invitato a muoversi in fretta per svuotare i silos di grano. La giornata ha avuto come protagonista il premier ungherese Orban, che ha -come da copione- tenuto in ostaggio il via libera alle sanzioni. "Non c'è accordo al momento, la proposta di compromesso non è buona", ha detto Orban, specificando che Budapest sarebbe pronta a sostenere il sesto pacchetto qualora ci fossero soluzioni per l'Ungheria". L'ipotesi di escludere dall'embargo il petrolio che arriva via oleodotto -un terzo dell'export russo verso l'Europa- piace ad Orban, che però pretende di avere garanzie di forniture certe, in caso di problemi. Nella tarda serata è spuntata così una nuova bozza di intesa, nella quale si ipotizzano misure di emergenza comunitarie in caso di improvvise interruzioni nelle forniture, per garantire la sicurezza degli approvvigionamenti. Ieri infine è stato annunciato lo stop della fornitura di gas russo da parte di Gazprom alla società statale olandese GasTerra, dopo il suo rifiuto di pagare in rubli.
30/5/2022
Summit europeo straordinario in corso da un paio d'ore e ancora nessun segnale di sblocco del sesto pacchetto di sanzioni contro la Russia, che include l'embargo sul petrolio di Mosca.
In apertura di vertice il videocollegamento con il presidente ucraino Zelensky, che ne ha chiesto l'approvazione: il presidente europeo Michel lo ha ringraziato, promettendo denaro e aiuti per la ricostruzione - parole che cozzano con lo spettacolo indecente di un'Europa che trascina da quasi un mese i negoziati sulle sanzioni, offrendo al mondo l'immagine di un Continente sotto il ricatto energetico di Putin. Ricatto emerso plasticamente nel pomeriggio: Gazprom ha annunciato che sospenderà la fornitura di gas alla società statale olandese GasTerra, dopo il suo rifiuto di pagare in rubli. Altre società europee, come l'italiana Eni, avevano invece accettato di aprire un secondo conto in rubli. A bloccare tutto in Europa è soprattutto il premier ungherese Orban. Sentiamolo, al suo arrivo al summit. "Non c'è accordo al momento, la proposta di compromesso non è buona", ha detto, specificando che Budapest sarebbe pronta a sostenere il sesto pacchetto qualora ci fossero soluzioni per l'Ungheria". L'ipotesi di escludere dall'embargo il petrolio che arriva via oleodotto -un terzo dell'export russo verso l'Europa- piace ad Orban, che però ora pretende di avere garanzie di forniture certe, in caso di problemi all'oleodotto. La presidente della Commissione Von Der Leyen è apparsa abbastanza pessimista: "ho aspettative basse su un accordo nelle prossime 48 ore. È importante mantenere la solidarietà e l'unità dell'Unione", ha detto. Infine, prima dell'inizio del vertice, trilaterale tra il premier Draghi, il presidente francese Macron e il cancelliere tedesco Scholz.
30/5/2022
In corso da poco più di un'ora il vertice europeo straordinario a Bruxelles, con ancora una forte incertezza relativa all'approvazione del sesto pacchetto di sanzioni contro la Russia - che include l'embargo sulle esportazioni di petrolio.
"Sono fiducioso che troveremo una posizione comune", ha detto il presidente europeo Michel arrivando al summit. Ma a gelare tutti ci ha pensato il premier ungherese Orban, l'ostacolo maggiore verso l'intesa: "non c'è accordo al momento", ha detto, specificando che Budapest sarebbe pronta a sostenere il sesto pacchetto se ci saranno soluzioni per l'Ungheria". L'ipotesi di escludere dall'embargo il petrolio che arriva via oleodotto -un terzo dell'export russo verso l'Europa- piace ad Orban, che però ora pretende di avere garanzie di forniture certe, in caso di problemi all'oleodotto. A chi gli ha fatto notare che la sua posizione rischia di farlo apparire come un burattino nelle mani di Putin, cui l'autocrate ungherese è stato molto vicino, Orban ha risposto che si tratta di fake news. E ha contrattaccato, definendo irresponsabile la modalità con cui la Commissione ha proposto il pacchetto di sanzioni. La presidente Von Der Leyen è apparsa pessimista: "ho aspettative basse su un accordo nelle prossime 48 ore. È importante mantenere la solidarietà e l'unità dell'Unione Europea", ha detto. Infine, prima dell'inizio del vertice, trilaterale tra il premier Draghi, il presidente francese Macron e il cancelliere tedesco Scholz.
28/5/2022
Un'ora e venti minuti di telefonata, per convincere Vladimir Putin a reintavolare negoziati seri con l'omologo ucraino Zelensky.
Il presidente francese Macron e il cancelliere tedesco Scholz riprovano a tessere le fila di trattative morte e sepolte da settimane, sotto le bombe di un'invasione russa che -nonostante i giganteschi limiti mostrati dall'esercito di Mosca- non accenna a fermarsi. I due leader europei hanno insistito sul cessate il fuoco immediato e sul ritiro delle truppe russe, e hanno preteso la liberazione dei 2500 combattenti di Azovstal, arresisi e ora prigionieri di Mosca. Chiesto infine lo sblocco del mare antistante il porto di Odessa, per evitare una crisi alimentare mondiale per lo stop all'export di grano. Putin avrebbe dato un OK di massima, dopo lo sminamento del porto - e assicurando -ma chi si può più fidare della sua parola?- che un tale corridoio non sarà sfruttato militarmente dai russi. Intanto, secondo El Pais, l'Unione Europea starebbe valutando una missione navale proprio per scortare il passaggio delle navi di grano dall'Ucraina attraverso il Mar Nero. Un'operazione ad alto rischio, qualora i 27 la approvassero nel summit di lunedì, perchè implicherebbe la possibilità di uno scontro armato con la Marina russa. Ma altrettanto grande è il timore dell'esplosione di una crisi alimentare globale. Infine, fronte italiano, la misteriosa e presunta missione del leader leghista Salvini a Mosca provoca l'irritazione anche del Ministro degli Esteri Di Maio. "Se si parla con Putin, con Putin ci parla Draghi", taglia corto Di Maio.
28/5/2022
Un impegno a decarbonizzare la maggior parte della produzione elettrica entro il 2035, e la maggior parte dei trasporti su strada entro il 2030, oltre che a raddoppiare il sostegno finanziario per la decarbonizzazione dei Paesi in via di sviluppo entro il 2025.
Sono queste le promesse emerse dal G7 dei Ministri Energia e Ambiente, svoltosi a Berlino. Obiettivi decisamente ambiziosi, in un momento storico in cui l'approvvigionamento energetico rappresenta una questione cruciale, sull'onda della guerra in Ucraina - anche perchè i sette Grandi puntano a produrre la maggior parte dell'elettricità a emissioni zero in poco più di un decennio, concentrandosi soprattutto sulle fonti rinnovabili. Già entro quest'anno infine l'impegno a porre fine alle sovvenzioni pubbliche verso le fonti di energia fossili. "Ciò che facciamo è troppo poco, il livello di ambizione deve essere innalzato", ha detto il Ministro tedesco dell'Economia e dell'azione per il clima Robert Habeck, chiudendo il summit. "È stata una discussione estremamente densa e ne esce un comunicato buono, totalmente condiviso, che rappresenta un passo avanti rispetto al G20 dell'anno scorso, rispetto all'ultimo G7 e alla Cop 26. Possiamo essere molto soddisfatti", ha dichiarato da parte sua il Ministro della Transizione ecologica Cingolani, secondo cui è importante la "connessione evidente fra politica estera e politica climatica".
18/5/2022
Liberare l'Unione Europea dalla dipendenza energetica verso Mosca: la Commissione Europea presenta oggi il piano Repower EU, un progetto da 195 miliardi di euro in investimenti da qui al 2027, con l'obiettivo di portare a zero le importazioni del gas di Mosca ben prima del 2030, riducendole già di due terzi quest'anno.
Negli ultimi giorni il documento è arrivato a contemplare uno scenario estremo. Vale a dire, un'improvvisa e totale interruzione nelle forniture di gas russo: solo in questo caso limite, Bruxelles dovrebbe proporre la possibilità di dichiarare una emergenza europea, che contempli l'instaurazione di un prezzo massimo regolato per il gas naturale, nel mercato al dettaglio. Misura che si annuncia già controversa, ma sostenuta dall'Italia. La Commissione proporrà inoltre la possibilità -per i Governi- di applicare prezzi del gas e dell'elettricità regolamentati sul mercato al dettaglio nazionale e introdurre un prezzo di riferimento per il gas utilizzato per la produzione di energia elettrica. Tra le altre misure, l'aggiunta di un nuovo capitolo dedicato al RePowerEu nei PNRR nazionali, indicando gli investimenti e le riforme che le capitali intendono fare per rispondere alle sfide energetiche. Previsti infine permessi più veloci per gli impianti di energia rinnovabile. Ieri la presidente Von Der Leyen ha anticipato che Bruxelles intende raddoppiare la produzione di idrogeno, arrivando a produrne 10 milioni di tonnellate nel 2030.
17/5/2022
E' stallo negoziale tra Ucraina e Russia: dopo l'accusa lanciata da Mosca sul ritiro di Kiev dalle trattative, è arrivata la conferma del consigliere presidenziale ucraino Podolyak, secondo cui "dopo l'incontro di Istanbul non ci sono stati cambiamenti.
La Federazione Russa resta sulle sue posizioni stereotipate. Ma ogni guerra finisce al tavolo delle trattative", ha precisato Podolyak. Nelle stesse ore, in una telefonata tra il cancelliere tedesco Scholz e il presidente ucraino Zelensky, i due leader hanno concordato sul fatto che "una soluzione diplomatica fra Ucraina e Russia richiede la fine immediata delle attività di combattimento da parte di Mosca e un ritiro delle sue truppe". Sul fronte Nato, il presidente americano Biden riceverà giovedì alla Casa Bianca la premier svedese Andersson e il presidente finlandese Niinisto. La Andersson si è detta pronta a trattare con la Turchia per superare il veto di Ankara sull'adesione dei due Paesi. La ministra degli Esteri svedese Linde ha firmato intanto la domanda ufficiale di ingresso, mentre il Parlamento finlandese ha votato a larghissima maggioranza a favore. Tema sanzioni: il presidente russo Putin è tornato a minacciare l'Europa, affermando che il Continente soffrirà il maggior incremento dei prezzi dell'energia, in caso di embargo sul petrolio. A Bruxelles, con l'Unione bloccata dal veto ungherese, tutto tace - resta solo la speranza di un'intesa il prima possibile sul sesto pacchetto di sanzioni.
17/5/2022
Negoziati fermi tra Ucraina e Russia: dopo l'accusa lanciata da Mosca sul ritiro di Kiev dalle trattative, è arrivata la conferma del consigliere presidenziale ucraino Podolyak, secondo cui "dopo l'incontro di Istanbul non ci sono stati cambiamenti.
La Federazione Russa resta sulle sue posizioni stereotipate. Ma ogni guerra finisce al tavolo delle trattative", ha precisato Podolyak. Nelle stesse ore, in una telefonata tra il cancelliere tedesco Scholz e il presidente ucraino Zelensky, i due leader concordavano sul fatto che "una soluzione diplomatica fra Ucraina e Russia richiede la fine immediata delle attività di combattimento da parte di Mosca e un ritiro delle sue truppe". La telefonata consolida il disgelo tra Berlino e Kiev, dopo le tensioni dei mesi scorsi. Sul fronte Nato, il presidente americano Biden riceverà giovedì alla Casa Bianca la premier svedese Andersson e il presidente finlandese Niinisto. Nelle ultime ore è trapelato un cauto ottimismo sulla possibilità di eliminare il veto turco all'adesione dei due Paesi. La ministra degli Esteri svedese Linde ha firmato la domanda ufficiale di ingresso, mentre il Parlamento finlandese ha votato a larghissima maggioranza a favore. Sul fronte militare, almeno otto persone sono morte e altre 11 sono rimaste ferite a causa dei bombardamenti russi sul villaggio ucraino di Desna, nella regione di Chernihiv. E mentre prosegue l'evacuazione nella acciaieria Azovstal di Mariupol, con oltre 260 soldati feriti usciti e presi in consegna dalle forze russe, ci sono timori sulla loro sorte. L'idea è quella di uno scambio di prigionieri, ma le loro famiglie chiedono certezze.
17/5/2022
A quasi due settimane dalla presentazione, il sesto pacchetto di sanzioni europee contro la Russia langue, finendo col simboleggiare l'impotenza europea, con i 27 paralizzati dal veto di un unico Paese e su un unico punto - l'embargo del petrolio russo. L'Ungheria.
L'Alto Rappresentante Borrell ha preso atto dell'ennesimo fallimento, rispendendo il dossier agli ambasciatori, nella speranza che si facciano progressi in vista del vertice europeo di fine mese, in cui la questione energetica avrà un ruolo di primo piano. Budapest non sembra arretrare, e dopo aver ottenuto un'esenzione di ben due anni, ieri ha messo sul piatto l'astronomica cifra di 18 miliardi di euro per modernizzare le infrastrutture energetiche. O -in alternativa- esentare dall'embargo sul petrolio quello trasportato via oleodotto. Il Ministro degli Esteri ucraino Kuleba non ha nascosto il suo disappunto, ma si è detto convinto che alla fine l'embargo passerà. Le domande sono quando, e a quale prezzo, ha aggiunto. Ieri è stata la giornata dell'annuncio della domanda di ingresso della Svezia nella Nato, un giorno dopo la Finlandia. "Stiamo lasciando un'epoca ed entrando in una nuova', ha detto la premier Andersson. Vladimir Putin, che ha visto trasformarsi il Baltico in una enorme base Nato, ha prima blandito, spiegando che la mossa di Stoccolma ed Helsinki "non rappresenta una minaccia diretta", poi ha aggiunto che lo è invece "l'espansione delle infrastrutture militari in questi territori". Resta lo scoglio turco: anche ieri il presidente Erdogan ha ribadito il suo no all'ingresso. Più probabilmente è il segnale che il sultano vuole passare alla fase negoziale.
16/5/2022
Anche la Svezia, dopo la Finlandia, certifica la volontà di adesione alla Nato: ad annunciarlo, con una svolta storica, la premier Magdalena Andersson - "stiamo lasciando un'epoca ed entrando in una nuova', ha detto, aggiungendo che qualora la Svezia diventasse l'unico Paese non membro della Nato intorno al Baltico, si troverebbe 'in una posizione molto vulnerabile'.
Con la decisione di Stoccolma, che segue di un giorno quella finlandese, il Baltico diventa un mare dominato dall'Alleanza Atlantica, con la sola enclave di Kaliningrad e il tratto di costa prospiciente San Pietroburgo sotto influenza russa. A Putin non resta che minacciare: l'espansione in Svezia e Finlandia "non rappresenta una minaccia diretta per la Russia... ma l'espansione delle infrastrutture militari in questi territori provocherà sicuramente la nostra risposta", ha detto. A Bruxelles è proseguito il teatro dell'assurdo del sesto pacchetto di sanzioni contro Mosca, con l'Ungheria sempre di traverso sulla strada dell'implementazione di un embargo graduale sul petrolio russo. "Se Budapest dovesse fermare le importazioni di petrolio russo, si renderebbe necessaria una completa modernizzazione delle infrastrutture energetiche, con un costo fino a 18 miliardi di euro", ha detto il ministro degli Esteri ungherese Szijjarto. Deluso il Ministro degli Esteri ucraino Kuleba, anche lui a Bruxelles per il summit. Che però tiene il punto. "Non penso che il sesto pacchetto di sanzioni possa essere adottato stralciando l'embargo sul petrolio, l'Ucraina è contro questa eventualità, e penso che il blocco sarà introdotto. L'unica domanda è quando, e quale prezzo dovrà pagare l'Unione Europea per farlo", ha detto Kuleba lasciando il summit.
14/5/2022
Tornano a squillare i telefoni tra Washington e Mosca, dopo quasi ottanta giorni di silenzio e di guerra. Il colloquio tra il capo del Pentagono americano Austin e il Ministro della Difesa russo Shoigu è stato raccontato come freddo, con un sostanziale nulla di fatto, ma è servito a riaprire un canale di comunicazione militare. Per ora tra sordi - il tempo e l'evoluzione della guerra diranno per quanto.
Ben più pressante per la diplomazia internazionale è la questione dell'ingresso di Finlandia e Svezia nella Nato: ieri lo stop del presidente turco Erdogan, quando tutto sembrava fatto, ha posto il problema del possibile veto di Ankara. Tanto che il presidente americano Biden ha chiamato Helsinki e Stoccolma per rassicurare e garantire il suo sostegno alla politica delle porte aperte nella Nato. Oggi la riunione informale dei Ministri Esteri a Berlino cercherà di appianare gli ostacoli. Questo mentre la Russia dà seguito alle minacce contro i due Paesi scandinavi: dopo aver negato in un primo momento il taglio delle forniture di gas alla Finlandia, ha annunciato che sospenderà quelle elettriche in direzione di Helsinki. Il Parlamento intanto ha messo nero su bianco che l'adesione di Stoccolma all'Alleanza Atlantica ridurrebbe il rischio di un conflitto nell'Europa settentrionale. Sempre sul fronte militare: mercoledì la Commissione presenterà il fondo Defend Eu, che includerà nuovi strumenti di investimento per finanziare la spesa militare dell'Unione. La proposta prevederà la creazione di un nuovo canale finanziario, nel quale le capitali potranno versare il proprio contributo per una difesa comune. Un alto funzionario comunitario ha affermato che Bruxelles continuerà a supportare militarmente l'Ucraina finché sarà necessario e sarà richiesto da Kiev. L'Alto Rappresentante Borrell ha confermato i 500 milioni di euro aggiuntivi da destinare a Kiev, nell'ambito dell'European Peace Facility.
13/5/2022
E' l'ingresso di Finlandia e Svezia nella Nato a movimentare la diplomazia internazionale, dopo lo stop opposto dalla Turchia alla loro adesione all'Alleanza Atlantica.
"Un errore", così il presidente turco Erdogan ha definito questa eventualità. Stoccolma ed Helsinki hanno annunciato che intendono parlarne con Ankara nella riunione informale dei Ministri degli Esteri, in programma a Berlino. Questo mentre la Russia dà seguito alle minacce contro i due Paesi scandinavi, negando in un primo momento di voler tagliare le forniture di gas alla Finlandia, per poi annunciare però a distanza di poche ore che sospenderà quelle elettriche in direzione di Helsinki. Il Parlamento svedese, in un atteso rapporto sul possibile ingresso nella Nato, ha messo nero su bianco che l'adesione di Stoccolma all'Alleanza Atlantica ridurrebbe il rischio di un conflitto nell'Europa settentrionale. Sempre sul fronte militare: mercoledì prossimo la Commissione presenterà il fondo Defend Eu, che includerà nuovi strumenti di investimento per finanziare la spesa militare dell'Unione. La proposta prevedrà la creazione di un nuovo canale finanziario, nel quale le capitali potranno versare il proprio contributo per una difesa comune. Un alto funzionario comunitario ha affermato che Bruxelles continuerà a supportare militarmente l'Ucraina finché sarà necessario e sarà richiesto da Kiev. L'Alto Rappresentante Europeo Borrell ha confermato i 500 milioni di euro aggiuntivi da destinare a Kiev, nell'ambito dell'European Peace Facility. Infine, durante il vertice dei Ministri degli Esteri G7, il Ministro ucraino Kuleba ha chiesto ai sette Grandi di sequestrare gli asset russi e utilizzarli per la ricostruzione.
11/5/2022
E' un messaggio di unità transatlantica, quello che il premier Draghi ha portato ieri alla Casa Bianca.
"I legami tra Italia e Stati Uniti sono sempre stati molto forti, questa guerra li ha resi ancora più forti. Putin pensava di dividerci, ma ha fallito". Così Draghi, che ha ribadito l'unità nella condanna dell'invasione russa, nelle sanzioni e negli aiuti a Kiev. "La cooperazione dell'Italia è fondamentale", ha ricambiato Biden, prima di ringraziare Draghi per aver unito Nato e Unione Europea. Il presidente americano ha lanciato un messaggio a Bruxelles: "Un'Unione Europea forte e' nell'interesse degli Stati Uniti", ha detto, mentre sul fronte del conflitto Draghi insisteva che occorre "utilizzare ogni canale per la pace, e l'avvio di negoziati credibili". Il premier ha poi specificato che al centro del meeting ci sarebbero stati anche energia e sicurezza alimentare. Sugli sforzi di pace auspicati da Draghi è poi arrivata la doccia fredda dell'amministrazione americana: "non vediamo alcun segnale da parte della Russia per una soluzione diplomatica", ha detto la portavoce Psaki. Sul fronte sanzioni prosegue lo stallo sul sesto pacchetto europeo - il blocco ungherese all'embargo del petrolio russo resta, mentre Bruxelles prova a convincere i 27 a varare nuovo debito per un fondo di solidarietà a Kiev da 15 miliardi. Infine, ieri colloquio Xi Xinping-Macron, con la Cina che sembra finalmente lavorare con l'Europa per arrivare al cessate il fuoco.
11/5/2022
Porta un messaggio di unità il premier Draghi, nell'atteso incontro con il presidente americano Biden a Washington.
"I legami tra Italia e Stati Uniti sono sempre stati molto forti, questa guerra li ha resi ancora più forti. Putin pensava di dividerci, ma ha fallito". Così Draghi, che ha ribadito l'unità nella condanna all'invasione russa, nelle sanzioni e negli aiuti a Kiev. "La cooperazione dell'Italia è fondamentale", ha ricambiato Biden, prima di ringraziare Draghi per aver unito Nato e Unione Europea. Il presidente americano ha lanciato un messaggio a Bruxelles. "Un'Unione Europea forte e' nell'interesse degli Stati Uniti", ha detto, mentre sul fronte del conflitto Draghi insisteva che occorre "utilizzare ogni canale per la pace, e l'avvio di negoziati credibili". Il premier ha poi specificato che al centro del meeting ci sarebbero stati anche energia e sicurezza alimentare. Sugli sforzi di pace auspicati da Draghi è poi arrivata la doccia fredda dell'amministrazione americana: "non vediamo alcun segnale da parte della Russia per una soluzione diplomatica", ha detto la portavoce Psaki. Sul fronte sanzioni prosegue lo stallo sul sesto pacchetto europeo - il blocco ungherese all'embargo del petrolio russo resta, mentre Bruxelles prova a convincere i 27 a varare nuovo debito per un fondo di solidarietà a Kiev da 15 miliardi. Infine, ieri colloquio Xi Xinping-Macron, con la Cina che sembra finalmente lavorare con l'Europa per arrivare al cessate il fuoco.
10/5/2022
E' ancora in stallo la partita sul sesto pacchetto di sanzioni europee contro la Russia, su cui il blocco ungherese impedisce sostanziali passi in avanti: la Commissione ha spiegato che il lavoro tecnico di preparazione ad una videoconferenza che dovrebbe sbloccare l'empasse politico prosegue, ma ormai il ritardo sull'adozione di nuove sanzioni, tra cui l'embargo graduale sul petrolio russo, sfiora la settimana.
Intanto è stato confermato che la Commissione sta valutando l'emissione di nuovo debito comune per sostenere il finanziamento della ricostruzione a Kiev. Il fondo di solidarietà, che dovrebbe essere annunciato mercoledì prossimo, avrebbe un valore di 15 miliardi. Non si ferma intanto la diplomazia: la Ministra degli Esteri tedesca Baerbock è approdata a Kiev. E' la prima rappresentante del Governo di Berlino a farlo, e ha annunciato la riapertura dell'ambasciata. "La Germania ha avviato un processo per ridurre a zero e per sempre la dipendenza energetica da Mosca", ha assicurato la Baerbock. Intanto colloquio tra il presidente francese Macron e l'omologo cinese Xi Xinping: i due leader si sono detti d'accordo sul rispetto dell'integrità territoriale e della sovranità dell'Ucraina, e hanno condiviso l'urgenza di giungere ad un cessate il fuoco. Infine il premier Draghi è arrivato a Washington, dove incontrerà il presidente americano Biden: "non vedo l'ora di riaffermare l'amicizia e la forte collaborazione tra le nostre due nazioni e di discutere del nostro continuo sostegno all'Ucraina", ha twittato Biden.
10/5/2022
Mentre resta aperta la partita sul sesto pacchetto di sanzioni europee contro la Russia, su cui il blocco ungherese impedisce sostanziali passi in avanti, i rischi derivanti dalla dipendenza energetica comunitaria da Mosca sono stati nuovamente evidenziati dalla notizia che il transito del gas verso l'Europa attraverso il punto di ingresso di Sokhranivka si "fermerà alle 7 di domani a causa delle azioni delle forze di occupazione russe".
Lo riporta Bloomberg, citando una dichiarazione del gestore del sistema di trasporto del gas in Ucraina. Intanto è stato confermato che la Commissione Europea sta valutando l'emissione di nuovo debito comune per sostenere il finanziamento della ricostruzione a Kiev. Il fondo di solidarietà, che dovrebbe essere reso noto mercoledì 18 maggio, avrebbe un valore stimato in 15 miliardi. Anche qui siamo in fase negoziale, con alcuni Paesi -tra cui Germania e Austria- che chiedono a Bruxelles di mettere sul tavolo opzioni alternative. La diplomazia è in fermento oggi, con la visita della Ministra degli Esteri tedesca Baerbock a Kiev: l'adesione dell'Ucraina all'Unione Europea è una "questione di guerra o di pace" in Europa, ha dichiarato l'omologo ucraino Kuleba in un briefing congiunto. Kuleba spinge per un ottenimento da parte di Kiev dello status di Paese candidato a giugno. Oggi colloquio tra il presidente francese Macron e l'omologo cinese Xi Xinping: "i due leader si sono detti d'accordo sul rispetto dell'integrità territoriale e della sovranità dell'Ucraina e hanno condiviso l'urgenza di giungere ad un cessate il fuoco". Intanto il premier Draghi è arrivato a Washington, dove alle 20 incontrerà il presidente americano Biden: "non vedo l'ora di riaffermare l'amicizia e la forte collaborazione tra le nostre due nazioni e di discutere del nostro continuo sostegno all'Ucraina", ha twittato Biden.
6/5/2022
L'Europa potrebbe andare verso una cooperazione rafforzata sul sesto pacchetto di sanzioni contro la Russia, qualora perdurasse il blocco ungherese e di altri Paesi dell'Est: a dirlo l'Alto Rappresentante Europeo Borrell, a margine dello State of the Union a Firenze.
"Ho parlato con il Ministro ungherese, e penso che si possano e si debbano trovare soluzioni, senza legare le sanzioni alla Russia con i fondi del Next Generation EU", dice Borrell, che conferma l'intenzione di convocare un vertice straordinario dei Ministri degli Esteri, qualora gli ambasciatori non trovassero l'intesa entro il weekend. Di fronte a un ulteriore empasse anche tra i massimi ranghi della diplomazia, Borrell vede una sola soluzione. "Una soluzione che ci permetta di agire non all'unanimità, alla fine il petrolio russo esportato in Ungheria è molto poco. Potrebbe essere una cooperazione rafforzata o un accordo intergovernativo, ma prima cerchiamo di preservare l'unità", dice Borrell a Radio 24. L'intervento più accorato a Firenze è arrivato dalla presidente dell'Europarlamento Metsola: "il mondo è cambiato dopo il 24 febbraio. È il nostro momento whatever-it-takes. Un momento in cui bisogna capire che l'Europa è nelle strade di Bucha, nei tunnel di Mariupol, nelle cantine di Irpin, sulle rive dell'Isola dei Serpenti", ha detto la Metsola, che ha chiosato: "l'Ucraina vincerà. Dobbiamo slegarci dalle nostre dipendenze dal Cremlino".
6/5/2022
Gli echi del conflitto in Ucraina e del difficile negoziato sul sesto pacchetto di sanzioni europee contro Mosca sono arrivati fino alla conferenza State of the Union a Firenze.
L'Alto Rappresentante Europeo Borrell ha detto oggi che l'Unione sta "lavorando per arrivare ad un accordo tra tutti i Paesi comunitari, per fermare l'importazione di petrolio dalla Russia. Si farà. E se non si fa presto, entro questo fine settimana, occorrerà far riunire i Mnistri degli Affari esteri per un accordo politico". Secondo Borrell, "dobbiamo comprendere la situazione dell'Ungheria, della Repubblica Ceca e di altri Paesi, ma dobbiamo arrivare ad una soluzione veloce". Infine la preoccupazione che il conflitto possa estendersi alla Moldavia. L'intervento più accorato è stato della presidente del Parlamento Europeo Roberta Metsola. "C'è una realtà pre-24 febbraio e una realtà post-24 febbraio. Il mondo è cambiato. È il nostro momento whatever-it-takes. Un momento che arriva una volta ogni generazione. Un momento in cui bisogna capire che l'Europa è anche nelle strade di Bucha, nei tunnel di Mariupol, nelle cantine di Irpin, sulle rive dell'Isola dei Serpenti", ha detto la Metsola, che ha chiosato: "l'Ucraina vincerà. Dobbiamo slegarci dalle nostre dipendenze dal Cremlino, metteremo fine alle importazioni di petrolio e dobbiamo portare a termine la nostra politica di zero gas dalla Russia".
4/5/2022
Sarà oggi all'esame dei 27 ambasciatori europei il sesto pacchetto di sanzioni europee contro la Russia.
L'Alto Rappresentante Europeo Borrell ieri lo ha anticipato, delineando i tre punti-chiave: embargo sulle importazioni di petrolio entro fine anno, disconnessione di altre banche russe dal sistema di pagamenti Swift - tra queste Sberbank, e nuove sanzioni individuali. Il petrolio resta la novità più importante, ma la riduzione delle importazioni sarà graduale - su spinta tedesca, e saranno previste deroghe specifiche - su spinta slovacco-ungherese. La guerra in Ucraina è stato uno dei temi al centro del discorso del premier Draghi ieri all'Europarlamento. Draghi ha ribadito l'impegno di Roma nel raggiungere una soluzione diplomatica, e ha rivendicato la necessità di appoggiare le sanzioni contro Mosca. Ma è sulla riforma dell'Unione Europea che il premier, facendo leva sulle crisi internazionali, ha lanciato le proposte più dirompenti: prima ha invocato la necessità di un federalismo europeo pragmatico, che abbracci tutti gli ambiti colpiti dalle trasformazioni in corso: dall'economia, all'energia, alla sicurezza. A costo di rivedere i Trattati. Infine, il premier ha proposto di replicare il modello di Next Generation EU per finanziare investimenti di lungo periodo per difesa, energia, sicurezza alimentare e industriale.
3/5/2022
Ore decisive per il sesto pacchetto di sanzioni europee contro la Russia, che gli ambasciatori comunitari esamineranno a breve.
L'Alto Rappresentante Borrell ha riassunto in tre punti i contenuti: embargo alle importazioni di petrolio, disconnessione di altre banche russe dal sistema di pagamenti Swift - tra loro Sberbank, e nuove sanzioni individuali. Il petrolio resta certamente la novità più importante, ma ci sarà sicuramente una riduzione graduale delle importazioni, su spinta tedesca, e deroghe specifiche - su spinta slovacco-ungherese. La guerra in Ucraina è stato uno dei temi al centro del discorso del premier Draghi all'Europarlamento. Draghi ha ribadito l'impegno di Roma nel raggiungere una soluzione diplomatica, e ha rivendicato la necessità di appoggiare le sanzioni contro Mosca. Ma è sulla riforma dell'Unione Europea che il premier, facendo leva sulle crisi internazionali, ha lanciato le proposte più dirompenti: prima ha invocato la necessità di un federalismo europeo pragmatico, che abbracci tutti gli ambiti colpiti dalle trasformazioni in corso: dall'economia, all'energia, alla sicurezza. A costo di rivedere i Trattati. Infine, il premier ha proposto di replicare il modello di Next Generation EU per finanziare investimenti di lungo periodo per difesa, energia, sicurezza alimentare e industriale.
3/5/2022
Della guerra in Ucraina, ma non solo, ha parlato oggi il premier Mario Draghi al Parlamento Europeo a Strasburgo.
E' stato un discorso ad ampio raggio e dalla marcata impronta europeista quello pronunciato dal premier Draghi all'Europarlamento, che ha abbracciato sia le necessarie riforme dell'Unione Europea, sia la situazione internazionale. Sul primo fronte Draghi ha esplicitamente chiesto un "federalismo europeo pragmatico". Draghi ha aggiunto che occorre superare il principio dell'unanimità decisionale in Europa, fatta di veti incrociati, muovendosi verso decisioni prese a maggioranza qualificata. Sulla guerra in Ucraina, il premier ha ribadito l'impegno di Roma nel raggiungere una soluzione diplomatica, e ha rivendicato la necessità di appoggiare le sanzioni contro la Russia, ricordando come l'Italia sia uno dei Paesi più esposti. E' poi tornato a chiedere un tetto europeo ai prezzi del gas importato da Mosca. "La nostra proposta consentirebbe di utilizzare il nostro potere negoziale per ridurre i costi esorbitanti che oggi gravano sulle nostre economie". Draghi ha proposto di ampliare lo strumento Sure "per fornire ai Paesi che ne fanno richiesta nuovi finanziamenti per attenuare l'impatto dei rincari energetici", e ha proposto di replicare Next Generation EU per altre sfide e investimenti. Draghi ha chiesto infine soluzioni strutturali, che spezzino il legame tra il prezzo del gas e quello dell'elettricità. Con un appello: c'è bisogno di decisioni forti e immediate".
3/5/2022
Un discorso ad ampio raggio e dalla marcata impronta europeista quello del premier Draghi poco fa nell’emiciclo di Strasburgo, che ha abbracciato le necessarie riforme dell’Unione Europea, e la situazione internazionale. Draghi ha esplicitamente chiesto un “federalismo europeo pragmatico”, che abbracci tutti gli ambiti colpiti dalle trasformazioni in corso: economia, energia e sicurezza.
Se ciò richiede l'inizio di un percorso che porterà alla revisione dei Trattati, lo si abbracci con coraggio e con fiducia", ha aggiunto, specificando: “vogliamo essere in prima linea per disegnare la nuova Europa”. Un’Europa, quella pensata da Draghi, che affronti l'emergenza economica e sociale e garantisca la sicurezza dei suoi cittadini". Per fare questo, il premier ha precisato che occorre superare il principio dell’unanimità decisionale in Europa, fatta di veti incrociati, muovendosi verso le decisioni prese a maggioranza qualificata. Sulla guerra in Ucraina, Draghi ha ribadito l’impegno di Roma nel raggiungere una soluzione diplomatica, e ha rivendicato la necessità di appoggiare le sanzioni contro la Russia, ricordando come l’Italia sia uno dei Paesi più esposti. Ha anche ribadito, il premier, la necessità di un tetto europeo ai prezzi del gas importato dalla Russia. “La nostra proposta consentirebbe di utilizzare il nostro potere negoziale per ridurre i costi esorbitanti che oggi gravano sulle nostre economie”, ha specificato. Draghi ha chiesto soluzioni strutturali, che spezzino il legame tra il prezzo del gas e quello dell'elettricità. Con un appello: c'è bisogno di decisioni forti e immediate".
3/5/2022
E' questione di ore per la messa a punto del sesto pacchetto di sanzioni europee contro la Russia. Forse il più difficile. Dovrebbe prevedere uno stop graduale all'import di petrolio e sanzioni a nuove banche russe, tra cui Sberbank. Oggi la Commissione Europea dovrebbe presentarlo, domani i 27 ambasciatori avranno una cruciale discussione. Il vertice straordinario dei Ministri dell'Energia ieri ha sostanzialmente confermato le posizioni in campo - ma per Bruxelles conta la mossa di Berlino.
"La Germania non è contraria a un embargo petrolifero contro la Russia", ha dichiarato il Ministro per l'azione climatica Habeck. Che ha nei fatti confermato come l'intenzione sia quella di un embargo graduale, per consentire di approntare canali di rifornimento alternativi. Habeck ha dovuto riconoscere che non tutti i Paesi europei sono d'accordo. Anche ieri l'Ungheria ha manifestato la sua contrarietà a qualsiasi embargo europeo sulle importazioni russe di petrolio e gas. Il veto di Budapest potrebbe rovinare tutto: per questo Bruxelles ipotizza deroghe all'embargo riservate ai Paesi più esposti alle importazioni dalla Russia, come Ungheria e Slovacchia. Nel frattempo la presidente di turno francese Pompili rivendica l'unità europea sulla necessità di mettere in opera le sanzioni e pagare il gas in euro. Su quest'ultimo punto ieri il Ministro della Transizione Ecologica Cingolani è finito al centro di un caso, dopo un'intervista a Politico, nel quale ha aperto alla possibilità per le aziende di pagare per qualche mese in rubli - dichiarazione poi smentita dal Ministero, con un caveat però relativo alla possibilità di mantenere lo schema euro/rubli. Taglia corto la Commissaria Europea Simson: presto linee guida per le imprese che pagano gas russo.
2/5/2022
"Unità e la forte solidarietà dei 27 Paesi membri in materia energetica, insieme alla condanna della decisione unilaterale di Gazprom di bloccare le forniture a Polonia e Bulgaria. Lavoriamo per un approccio comune in materia di pagamenti, conforme alle regole fissate dall'Unione Europea". Così poco fa la Ministra francese per la Transizione Ecologica Pompili al termine del vertice straordinario dei Ministri dell'Energia comunitari.
"Dopo due mesi di lavoro, posso dire che la Germania non è contraria a un embargo petrolifero alla Russia. E' un carico pesante da sopportare, ma siamo pronti a farlo", ha dichiarato il Ministro tedesco per l'azione climatica Habeck, che ha ricordato come a febbraio la dipendenza della Germania dalle importazioni di petrolio russo fosse al 35% - ora è ridotta a un terzo. Habeck ha nei fatti confermato che l'intenzione è quella di un embargo graduale, per consentire a Berlino di approntare canali di distribuzione alternativi, e ha dovuto riconoscere che non tutti i Paesi europei sono d'accordo - ogni riferimento all'Ungheria non è affatto casuale. Chi spinge con forza sull'embargo è la Polonia, con la Ministra dell'Ambiente Moskwa che ha annunciato che Varsavia "chiederà sanzioni immediate su gas e petrolio russi". Mentre il Ministro dell'Energia del Lussemburgo, Turmes, ha dichiarato che sugli stoccaggi comuni del gas un accordo a livello di Consiglio dovrebbe arrivare la prossima settimana. L'Europa nel frattempo corre per arrivare al sesto pacchetto di sanzioni contro Mosca, che dovrebbe includere un embargo a tappe sul petrolio e l'uscita dal circuito di pagamenti Swift di altre banche, tra cui Sberbank. Da segnalare infine il caso dell'intervista del Ministro della Transizione Ecologica Cingolani a Politico. "Penso che sarebbe bene per qualche mese permettere alle aziende di pagare in rubli, mentre comprendiamo il quadro giuridico e le implicazioni", avrebbe detto Cingolani - salvo poi smentita del Ministero, che nega un'apertura al pagamento in valuta russa.
26/4/2022
La Francia guarda alle prossime elezioni, già ribattezzate "terzo turno delle presidenziali". L'Europa guarda invece a Macron.
Due giorni dopo il secondo turno delle elezioni presidenziali transalpine, le prospettive si dividono e divergono, tra un fronte interno nazionale e uno esterno - comunitario. Oltralpe, l'attenzione è tutta proiettata sulle legislative di giugno, dove l'estrema destra e il blocco delle sinistre proveranno a prendersi una rivincita, insediando una maggioranza parlamentare all'Assemblea Nazionale ostile all'attuale presidente. Sfruttando una polarizzazione dell'elettorato resa manifesta dal primo turno delle presidenziali, quando gli estremi di Le Pen-Zemmour-Melenchon sommarono oltre il 50% dei consensi. Ce la faranno? i primi sondaggi dicono di no, ma tutto può succedere in quasi due mesi di campagna elettorale. Chi non ha dubbi sul cavallo su cui puntare per incarnare il ruolo europeo in un conflitto -come quello ucraino- sempre più aspro e pericoloso, è Bruxelles. Che domenica sera ha tirato un enorme sospiro di sollievo. Con il tedesco Scholz zavorrato dalle sue titubanze e dalla pressione degli alleati di Governo, e l'italiano Draghi in scadenza, Macron è il leader europeista di cui Bruxelles ha bisogno. Per non rischiare di sprofondare nell'irrilevanza geopolitica da vaso di coccio tra due vasi di ferro, mentre la guerra bussa ai nostri confini.
26/4/2022
Sono due i dossier che riempiono l'agenda del neorieletto presidente francese Macron nei prossimi giorni: il primo riguarda il nuovo Governo.
L'esecutivo Castex come da prassi è dimissionario, e il dilemma per Macron è se confermarlo o sparigliare le carte, nominando un altro premier - magari una donna. Qui i nomi che circolano sono quelli della Ministra dei Trasporti Borne e della presidente BCE Lagarde. Direttamente collegato a questo primo dossier c'è il secondo: nelle legislative di giugno Macron rischia di vedere eletta una maggioranza a lui ostile all'Assemblea Nazionale, obbligandolo così ad una difficile coabitazione con un premier a lui non gradito. Anche per questo un cambio di esecutivo ora, con volti nuovi e un'agenda politica mirata ad affrontare i problemi concreti dei cittadini potrebbe dare slancio alla campagna di En Marche. A destra e a sinistra sono già cominciate le grandi manovre: nel campo nazionalista Eric Zemmour ha pubblicamente invitato Marine Le Pen a formare un'alleanza politica, che raggrupperebbe il fronte dell'estrema destra, mentre la sinistra radicale di Melenchon ha in programma un incontro con i socialisti.
25/4/2022
Con Emmanuel Macron a godersi la vittoria e Marine Le Pen decisa a prendersi qualche giorno di riposo, dopo mesi di intensa campagna elettorale, il Day After delle presidenziali francesi è stato dominato dai partiti transalpini, pronti a passare a quello che in molti hanno già soprannominato "il terzo turno delle elezioni presidenziali".
Se nel campo di En Marche, il partito di Macron, tutti aspettano le prossime mosse presidenziali sul destino del Governo Castex, come da prassi dimissionario, per capire in quale direzione di possibili alleanze politiche si muoverà il presidente, e come cercherà di galvanizzare un elettorato molto polarizzato agli estremi, sinistra e destra hanno già dato segnali importanti. La mossa più esplicita l'ha fatta il controverso leader di estrema destra Zemmour, che ha pubblicamente invitato la Le Pen a formare un'unione del campo nazionalista, per evitare di lasciare l'Assemblea Nazionale nelle mani dei macroniani e della sinistra. Dai lepenisti per ora è filtrata una certa freddezza. Proprio a sinistra si registra ulteriore movimento, con un incontro in calendario venerdì tra Melenchon e i Socialisti per sondare un terreno programmatico comune. L'obiettivo dell'opposizione è insediare un premier ostile a Macron e ostacolarlo, con una difficile coabitazione. Il presidente rieletto ha meno di due mesi per respingere l'assalto e vincere anche questo terzo turno elettorale.
25/4/2022
Anche il presidente russo Putin e quello cinese Xi Xinping si sono congratulati con Emmanuel Macron per la sua vittoria elettorale ieri sera. Ma la politica francese guarda già con interesse alla prossima scadenza elettorale..
Il giorno dopo la rielezione di Emmanuel Macron , con un margine superiore ai 17 punti rispetto a Marine Le Pen, l'intera attenzione della politica francese si è già spostata sulle elezioni legislative in programma a giugno. Nell'immediato il presidente rieletto si riposa nella residenza de La Lanterne, alle porte di Parigi, mentre in agenda figurano due appuntamenti importanti, nei prossimi giorni: la visita di rito al cancelliere tedesco, e -soprattutto- il nuovo Governo, in quanto -come da prassi- quello in carica presieduto da Jean Castex si dimetterà. Macron confermerà Castex, o punterà su un nuovo nome, per dare slancio alla campagna parlamentare? Nel campo dell'estrema destra qualcosa già si muove, se è vero che Eric Zemmour, sconfitto al primo turno, ha teso la mano a Marine Le Pen per unirsi in coalizione tra due mesi. Offerta respinta al mittente, considerato che il Rassemblement National sembra avere maggiore interesse a far sgonfiare il fenomeno Zemmour, e conquistare il suo bacino di voti. A sinistra la sfida a Macron è lanciata da Melenchon, che -forte dell'ottimo risultato al primo turno delle presidenziali- vuole porsi come riferimento dell'area politica tra due mesi e strizza l'occhio ai socialisti. Il rischio per Macron di una coabitazione con un premier ostile è una possibilità concreta, e la macchina elettorale dei partiti francesi è già ripartita in vista di quello che è stato riibattezzato il "terzo turno delle presidenziali".
25/4/2022
L'inno alla Gioia, inno europeo, ad accompagnarne -come cinque anni fa- l'ingresso da vincitore delle presidenziali. Stavolta però non da solo. Ma con a fianco la moglie Brigitte e decine di giovani a rappresentare le nuove generazioni francesi. Si è presentato così ieri sera Emmanuel Macron a Campo di Marte, con una Tour Eiffel illuminata a festa a fare da sfondo, mentre migliaia di bandiere francesi ed europee sventolavano nell'aria.
Una Francia più indipendente, un'Europa più forte e investimenti e cambiamenti profondi: questo ha promesso Macron all'inizio del suo breve discorso, una decina di minuti appena, nel quale ha messo in chiaro che da oggi sarà il presidente di tutti, anche dei numerosi astenuti e di chi ha votato Le Pen. Macron ha annunciato una nuova era ai francesi, precisando che il prossimo quinquennio non sarà la semplice prosecuzione di quello appena concluso. Per la Francia -dice- è in arrivo un progetto dai valori repubblicani, sociale ed ecologico, fondato sul lavoro e sulle forze vive della società. Infine, un accenno ai tempi tragici di guerra in cui viviamo. Evitata con un margine più ampio del previsto l'arrivo dell'estrema destra all'Eliseo, Macron si prepara ora alle legislative di giugno, prossimo campo di battaglia di un panorama politico francese frastagliato e polarizzato. Il rischio di coabitazione con un premier ostile non è da escludere, e Le Pen e Melanchon preparano la possibile rivincita.
25/4/2022
Promette una nuova era ai francesi che l'hanno rieletto Emmanuel Macron, fresco di conferma alla testa della Francia, come non accadeva dai tempi di Jacques Chirac. Annunciato dall'Inno alla Gioia, Macron ha fatto il suo ingresso davanti alla Tour Eiffel un'ora e mezza dopo l'annuncio della vittoria, con un margine consistente su Marine Le Pen, oltre 17 punti - non è il trionfo di cinque anni fa, ma dimostra che l'estrema destra non sfonda.
In un breve discorso di una decina di minuti appena, tra migliaia di militanti in festa e circondato da bandiere francesi ed europee, Macron si sofferma su pochi punti essenziali: il prossimo quinquennio non sarà la semplice prosecuzione di quello appena concluso, da oggi sarà il presidente di tutti, anche di chi si è astenuto o ha votato Le Pen. Per la Francia Macron ha in mente un progetto dai valori repubblicani, sociale ed ecologico, fondato sul lavoro e sulle forze vive della società. Un accenno infine ai tempi tragici di guerra, in cui viviamo. A Macron sono giunte le congratulazioni dei principali leader europei, compreso il premier italiano Draghi, con Bruxelles che tira un enorme sospiro di sollievo per lo scampato pericolo Le Pen. La quale ha sì riconosciuto la sconfitta ma l'ha interpretata -parole sue- come "una vittoria eclatante", e guarda ora alle legislative di giugno, prossimo campo di battaglia di un panorama politico francese estremamente frastagliato e polarizzato.
24/4/2022
Astensione sì, ma non massiccia. I primi dati sull'affluenza Oltralpe alle 12 ci raccontano una Francia dove ha già votato il 26,41% degli elettori, un punto in più rispetto a due settimane fa, e circa due punti in meno rispetto al 2017.
Una buona notizia, apparentemente, per Emmanuel Macron, ma da verificare nel prosieguo della giornata. Per Macron voto a Touquet, nel nord della Francia, per Le Pen invece nella regione di Calais. I due sfidanti si sposteranno nel pomeriggio a Parigi, in attesa dei risultati questa sera alle 20: Macron, favorito nei sondaggi con un margine di vantaggio intorno ai 15 punti, ha organizzato un meeting elettorale all'ombra della Tour Eiffel. La Le Pen più defilata a Bois de Boulogne, nell'ovest della capitale, pronta però alla parata trionfale in caso di clamorosa rimonta. Nel cuore di Parigi, nel secondo arrondissement, abbiamo incontrato una decina di elettori all'esterno di un seggio che conta oltre 1100 iscritti. Come previsto, nove intervistati su dieci ci hanno detto di aver votato Macron, con vari gradi di convincimento. C'è chi, come Christiane, ha votato convintamente Macron dopo essere stata sua collaboratrice quando era Ministro. Chi, come Arthur, ha votato Macron come scelta tra due mali, considerandolo il male minore. Catherine ha votato Macron perchè considera il suo "un progetto democratico". Elvire ha scelto invece Macron per votare contro l'estrema destra. Solo Charles ha scelto Marine Le Pen, dopo aver votato Zemmour al primo turno.
24/4/2022
Un referendum sul modello di Francia. E sul suo ruolo in Europa. Si presenta così la scelta che quasi 50 milioni di elettori transalpini dovranno fare oggi nelle urne, tra Emmanuel Macron e Marine Le Pen. Le ultime 24 ore sono trascorse nel tradizionale silenzio della giornata pre-voto, dopo una campagna sostanzialmente conclusasi con l'infinito dibattito televisivo di mercoledì sera.
Se Macron si presenta favorito, con un potenziale vantaggio di fino a 15 punti sulla sfidante, l'incognita astensione -che potrebbe sfiorare il 30%- e quella delle numerose schede bianche resta il vero punto di domanda. I tanti elettori delusi dai due programmi elettorali potrebbero giocare un ruolo decisivo. La scelta è tra l'europeismo centrista di Macron, con un visione liberale dell'economia mitigata da opportuni correttivi per le fasce più deboli, e il nazionalismo populista e interventista in economia di Marine Le Pen. In termini geografici, semplificando, ceti urbani contro centri rurali. A Parigi si scruta il cielo, in vista dei festeggiamenti serali: Macron spera di poterlo fare all'ombra della Tour Eiffel, per fornire una scenografia solenne e di rango internazionale internazionale all'inizio del secondo mandato. La Le Pen aspetta sorniona e defilata nel quartier generale di Bois de Boulogne, con la segreta speranza di poter sfilare nella notte parigina con i 13 autobus della campagna elettorale. Poi arriverà la sfida delle legislative di giugno, potenzialmente un rompicapo: prima però la scelta presidenziale.
24/4/2022
Il giorno della verità. Apriranno oggi alle 8 le urne in tutta la Francia, per il duello finale tra Emmanuel Macron e Marine Le Pen portatori di due visioni agli antipodi del Paese e dell'Europa.
In realtà a dare il fischio di inizio alla giornata elettorale ieri è stato un elettore di 90 anni, residente nel territorio d'Oltremare di Saint-Pierre-et-Miquelon, un arcipelago al largo delle coste del Canada, dove i seggi si sono aperti a mezzogiorno ora di Parigi. Gli ultimi sondaggi danno una maggioranza abbastanza confortevole a Macron, stimato tra il 55 e il 57% dei voti, contro una Le Pen tenuta a debita distanza, tra il 43 e il 45%. Ma l'astensione potrebbe giocare un ruolo importante, se -come pare- dovesse collocarsi tra il 26 e il 28%. Oltre un quarto degli aventi diritto. Per questo Macron, chiudendo la campagna, ha avvertito che nulla è ancora deciso, temendo che i suoi elettori disertino i seggi, convinti di avere già la vittoria in tasca. Oltre alle urne, si preparano anche le serate elettorali dei due candidati, in vista dell'annuncio alle 20 del vincitore - o vincitrice: Macron aspetterà il risultato a Campo di Marte, con la Tour Eiffel a fare da scenografia imprescindibile per proiettare un'immagine di leader globale, in caso di vittoria. La Le Pen invece sarà pochi chilometri più a ovest, defilata rispetto al centro storico: per lei quartier generale a Bois de Boulogne - pronta però, in caso di elezione, a sfilare in parata trionfale con 13 autobus di campagna elettorale per le strade della capitale.
23/4/2022
Giornata di silenzio elettorale in Francia, in attesa del duello finale tra Emmanuel Macron e Marine Le Pen. Due visioni agli antipodi del Paese e dell'Europa si scontreranno domani, quando alle 8 si apriranno le urne.
In realtà a dare il fischio di inizio alla giornata elettorale è stato un elettore di 90 anni, residente nel territorio d'Oltremare di Saint-Pierre-et-Miquelon, un arcipelago al largo delle coste del Canada, dove i seggi si sono aperti oggi a mezzogiorno. Gli ultimi sondaggi danno una maggioranza abbastanza confortevole a Macron, stimato tra il 55 e il 57% dei voti, contro una Le Pen tenuta a debita distanza, tra il 43 e il 45%. Ma l'astensione potrebbe giocare un ruolo importante, se -come pare- dovesse collocarsi tra il 26 e il 28%. Oltre un quarto degli aventi diritto. Per questo Macron, chiudendo la campagna, ha avvertito che nulla è ancora deciso, temendo che i suoi elettori disertino i seggi, convinti di avere già la vittoria in tasca. Oltre alle urne, si preparano anche le serate elettorali dei due candidati: Macron aspetterà il risultato, salvo sorprese, a Campo di Marte, con la Tour Eiffel a fare da scenografia imprescindibile per proiettare un'immagine di leader globale, in caso di vittoria. La Le Pen invece sarà pochi chilometri più a ovest, defilata rispetto al centro storico: per lei quartier generale a Bois de Boulogne - pronta però, in caso di elezione, a sfilare in parata trionfale con 13 autobus di campagna elettorale per le strade della capitale.
20/4/2022
Come una finale di calcio: stasera alle 21 il match televisivo tra il presidente uscente Macron e la sfidante Le Pen è atteso come momento spartiacque di una campagna più incerta, rispetto a cinque anni fa.
Gli ultimi sondaggi continuano a dire Macron, seppure con un margine non debordante: il presidente uscente è dato intorno al 56%, contro il 44 della Le Pen. Decisivi i voti del serbatoio della sinistra radicale di Melenchon. Ad aprire il confronto televisivo non sarà la politica internazionale, ma il potere d'acquisto, terreno sul quale la Le Pen dovrebbe sentirsi più a suo agio. Si passerà poi in rapida successione agli esteri, all'ambiente, al modello sociale, alle imprese, all'educazione, per chiudere su sicurezza e immigrazione, altro cavallo di battaglia lepenista. La candidata di estrema destra ha trascorso le ultime ore ad allenarsi per il dibattito, per evitare il colpo da KO assestatole da Macron nel 2017: arrivata esausta al confronto, si fece cogliere impreparata sulle proposte economiche, che furono smontate pezzo a pezzo, e capitolò. Patrioti contro globalisti: così la Le Pen cerca di ridisegnare i confini politici dei due candidati, per scrollarsi di dosso la scomoda etichetta di candidata di estrema destra. Tuttavia, le sue posizioni sull'Europa, sull'immigrazione e sull'Islam non appaiono così moderate, il suo programma economico presenta costi elevati, e -sul piano internazionale- il presidente ucraino Zelensky oggi le ha pubblicamente chiesto di sconfessare le sue precedenti posizioni filorusse.
19/4/2022
Mondi paralleli nella Russia in guerra. C'è quello della rispettata tecnocrate Elvira Nabiullina, governatrice della Banca Centrale Russa, che -parlando alla Duma- ha ammesso che le sanzioni internazionali contro Mosca -dopo aver colpito il mercato finanziario- stanno per impattare con forza sull'economia.
Un'economia, quella russa, che dovrà affrontare cambiamenti strutturali, secondo la Nabiullina, che ha ormai rinunciato a domare un'inflazione in forte risalita. E c'è il mondo del dittatore Vladimir Putin. Che è apparso ieri per rivendicare il successo nella risposta economica alle sanzioni occidentali. "Il blitzkrieg economico" contro la Russia è fallito, ha detto Putin, che -in un curioso ribaltamento di prospettiva- ha parlato del declino degli standard di vita nei Paesi europei, quale boomerang delle sanzioni. Putin ha contraddetto la sua stessa Banca Centrale, sostenendo che la situazione economica in Russia si sta stabilizzando, così come l'inflazione, e ha incoraggiato un'accelerazione nel passaggio dal dollaro al rublo nelle transazioni internazionali. Una diversità di vedute, quella tra Putin e Nabiullina, che rivela crepe profonde nel sistema a pensiero unico costruito dal presidente russo. Che le sanzioni stiamo provocando gli effetti desiderati è dimostrato dal rilancio fatto ieri dal Dipartimento del Tesoro americano: in vista del G20 finanziario Washington ha detto di voler aumentare la pressione economica su Mosca. Un sesto pacchetto di sanzioni europee, che dovrebbe includere l'embargo sul petrolio, è in dirittura di arrivo. Mentre l'Alto Rappresentante Borrell ha condannato ieri il bombardamento indiscriminato e illegale di civili e infrastrutture in Ucraina.
19/4/2022
Da un lato la realtà dei numeri, dall'altro il mondo parallelo in cui sembra vivere il dittatore russo Putin. Partiamo dalla prima: la Russia deve affrontare "nel secondo trimestre e nell'inizio del terzo", "cambiamenti strutturali della sua economia" a seguito delle sanzioni imposte dopo il conflitto in Ucraina, cambiando il suo "modello di business".
Lo ha affermato, la governatrice della Banca centrale Nabiullina intervenendo alla Duma. Le sanzioni imposte dopo il conflitto "hanno colpito in un primo momento il mercato finanziario, e ora avranno un impatto più forte sull'economia" russa, per la Nabiullina, secondo cui "il periodo in cui l'economia potrà vivere facendo leva sulle sue scorte è limitato". La governatrice ha sottolineato come la banca centrale non "proverà ad abbassare l'inflazione ad ogni costo. Il sindaco di Mosca ha avvertito che 200mila posti di lavoro sono a rischio nella sola capitale. Questioni che sembrano non sfiorare neppure Putin. Il "blitzkrieg economico" lanciato dall'Occidente contro la Russia attraverso le sanzioni "è fallito", mentre le stesse sanzioni stanno già provocando "un declino negli standard di vita" dei Paesi europei, ha detto Putin, che parla di una situazione economica in Russia che "si sta stabilizzando", così come l'inflazione, con il rublo che torna ai livelli di prima dell'inizio della guerra. Intanto, in vista del G20 dei Ministri finanziari in programma a Washington il Dipartimento del tesoro americano ha affermato che gli Stati Uniti e gli alleati vogliono aumentare la pressione economica sulla Russia. Questo mentre la segretaria al Tesoro Yellen boicotterà alcune riunioni proprio del G20. Eviterà le sessioni in cui è presente la Russia, ma parteciperà a quelle riguardanti le ricadute economiche dell'invasione.
18/4/2022
Nessun passo indietro. Sia il presidente ucraino Zelensky, sia il premier Shmyhal ieri hanno reso chiaro che Kiev non intende pagare il prezzo di amputazioni territoriali del Paese, confermando quell'atteggiamento di resistenza e sfida all'aggressore russo che ha mandato in tilt i piani di Mosca.
Come se non bastasse, ieri l'Ucraina ha annunciato di aver completato il questionario per ottenere lo status di Paese candidato all'adesione all'Unione Europea. L'obiettivo è ricevere il via libera dai 27 Paesi membri nel vertice comunitario di giugno. La giornata pasquale è stata segnata da un botta e risposta proprio tra Europa e Russia: in un'intervista alla Bild am Sonntag, la presidente della Commissione Von Der Leyen ha dichiarato che "il fallimento nazionale della Russia è solo questione di tempo". La Von Der Leyen ha citato il crollo del 70% delle esportazioni verso la Russia, oltre alle centinaia di grandi aziende e alle migliaia di esperti che stanno voltando le spalle al Paese. Fino ad un Pil stimato in picchiata dell'11%. La presidente della Commissione ha pure ventilato un sesto pacchetto di sanzioni in arrivo, che potrebbe includere l'embargo sul petrolio russo e che colpirebbe il colosso bancario Sberbank. L'ex-presidente russo Medvedev ha reagito con stizza: "il default della Russia potrebbe comportare il default dell'Europa, provocato dall'iperinflazione", ha minacciato. Un altro segnale di nervosismo da parte di Mosca, che si dice anche preoccupata dalle attività Nato nell'Artico. Stando al cancelliere austriaco Nehammer, Putin sembra prigioniero di un mondo parallelo, dove è convinto di essere prossimo alla vittoria, e dove si dice persino disposto a collaborare all'inchiesta sui crimini di guerra in Ucraina. Già, proprio quelli commessi -anche in queste ore- dalle sue stesse truppe.
5/4/2022
Si terrà domani la riunione degli ambasciatori europei per decidere nuove misure contro la Russia, dopo gli orrori di Bucha. Nel quinto pacchetto di sanzioni dovrebbero figurare nuovi divieti all'import di prodotti russi e all'export verso Mosca. Le misure punteranno anche ad evitare aggiramenti delle attuali misure, e sarà ampliata la platea degli oligarchi sanzionati. Ma sull'embargo energetico, nonostante crescano le pressioni anche all'interno delle istituzioni europee, gli Stati membri restano divisi.
Non sembrano bastare neppure gli orrori di Bucha, per spingere l'Unione Europea al passo definitivo sull'embargo al gas russo. "Le immagini arrivate da Bucha e dalle altre località intorno a Kiev sono "orripilanti. Siamo pronti a rafforzare le sanzioni", ha dichiarato il presidente dell'Eurogruppo Donohoe, tranne dover poi frenare gli entusiasmi ammettendo che ieri i Ministri finanziari hanno sì sostenuto nuove sanzioni, ma senza entrare ancora nei dettagli di quali introdurre o quali rafforzare. Donohoe ha pure confermato che restano differenze di vedute tra i Paesi. La verità è che Berlino, pur avendo temporaneamente assunto il controllo di Gazprom Germania, dopo che la stessa Gazprom aveva annunciato la fine della sua partecipazione alla controllata tedesca, continua a frenare sull'embargo europeo al gas russo. "Per arrivare a un embargo abbiamo bisogno di tempo, dobbiamo distinguere tra petrolio, carbone e gas", ha dichiarato il Ministro delle Finanze Lindner. Sulla stessa linea Vienna: "l'Austria non è a favore di nuove sanzioni" contro Mosca "legate al gas. Siamo molto dipendenti dal gas russo e penso che tutte le sanzioni che colpiscono noi più di quanto colpiscano la Russia non sarebbero giuste", ha dichiarato il Ministro delle Finanze Brunner. Il Commissario agli Affari Economici Gentiloni ha ammesso che sul gas non ci sarà un embargo ora, e ha constatato che la prevista crescita al 4% nell'Eurozona quest'anno sarà un miraggio. Mentre la novità più sostanziale è la mossa ispano-olandese di un documento congiunto per sospendere il patto di stabilità anche il prossimo anno e rendere realistico il calo del debito, con tabelle di marcia specifiche per Paese.
4/4/2022
Ha scelto un profilo basso la Commissione Europea, nel commentare la vittoria di Viktor Orban alle elezioni ungheresi. "E' una questione nazionale. Non abbiamo commenti da fare", ha detto un portavoce, riflettendo nel tono lugubre la palpabile delusione per la mancata svolta a Budapest.
A sorprendere non è stata tanto la quarta vittoria di fila del rappresentante della cosiddetta democrazia illiberale, ossimoro inventato dallo stesso Orban, quanto le dimensioni della stessa - il suo partito, Fidesz, ha totalizzato il 53% dei voti, equivalente ad una maggioranza dei due terzi in Parlamento, staccando l'intero cartello dell'opposizione, fermo al 35%. Significative le reazioni internazionali: mentre Orban nel discorso di vittoria attaccava non solo i cosiddetti "burocrati di Bruxelles", ma lo stesso presidente ucraino Zelensky, che all'ultimo Consiglio Europeo lo aveva pubblicamente bacchettato per le troppe compiacenze verso Putin, lo stesso Putin si è affrettato a congratularsi con l'autocrate ungherese, augurandosi che Mosca e Budapest possano approfondire i legami, nonostante la difficile situazione internazionale. Orban, da tempo alleato di Putin, ha gestito internamente la crisi ucraina vestendo i panni del garante della pace in Ungheria. Sul fronte europeo, ha evitato di porre il veto sulle sanzioni comunitarie contro Mosca, ma al contempo ha ostacolato la fornitura di armi a Kiev e l'embargo energetico contro la Russia.
1/4/2022
Più decisa l'Europa. Più enigmatica la Cina. L'atteso vertice eurocinese non sembra aver modificato significativamente le posizioni sulla guerra in Ucraina, raffreddando le speranze comunitarie per una svolta diplomatica che possa accentuare la pressione su Mosca.
"Non è un conflitto, è una guerra. Non è un affare europeo, ma mondiale. Siamo stati chiari che, se la Cina non intende sostenere le sanzioni contro Mosca, come minimo non interferisca. Per Pechino sarebbe un danno di reputazione", ha dichiarato la presidente della Commissione Von Der Leyen, che ha incalzato: "l'equidistanza non basta, abbiamo chiesto un impegno attivo per la pace". La risposta cinese, stando ai comunicati ufficiali, non è sembrata rispondere alle pressioni comunitarie: il comunicato di Pechino menziona l'Ucraina una sola volta e mai la Russia. Anzi, la Cina invita l'Europa a mettere da parte una mentalità da Guerra Fredda. Le uniche speranze restano così aggrappate alle indiscrezioni fatte filtrare da fonti europee, secondo cui Xi avrebbe indicato che sono in corso azioni per influenzare le scelte russe in Ucraina. Ovviamente sottotraccia. Intanto la presidente dell'Europarlamento Metsola è andata a Kiev per incontrare le autorità locali e promettere l'aiuto europeo nella ricostruzione. Su un altro fronte diplomatico, il presidente turco Erdogan ha rinnovato all'omologo russo Putin l'invito a vedersi con l'ucraino Zelensky in un faccia a faccia nella Penisola anatolica.
26/3/2022
E' stato il giorno di Joe Biden, che a Varsavia ha incontrato i Ministri degli Esteri e della Difesa ucraini, Kuleba e Rezniko, per la prima volta dall'inizio dell'invasione russa.
Biden, che ha visto anche l'omologo polacco Duda, è tornato ad attaccare frontalmente Putin - dopo averlo già definito criminale di guerra, suscitando le proteste del Cremlino, ha replicato le accuse, definendo stavolta Putin un macellaio. Biden ha anche affermato di non essere certo che la Russia abbia cambiato la sua strategia in Ucraina, dopo le dichiarazioni di Mosca sulla priorità militare nel Donbass. E ha garantito "ulteriori sforzi per aiutare Kiev a difendere il suo territorio, comprese nuove sanzioni". Biden ha infine ribadito le garanzie di protezione verso gli altri Paesi Nato. "Riteniamo l'articolo 5 un obbligo sacro", ha dichiarato, riferendosi al mutuo obbligo di difesa tra i Paesi dell'Alleanza Atlantica. Anche stavolta il Cremlino non ha accolto con gioia le dichiarazioni di Biden: "i nuovi insulti a Putin restringono ulteriormente la finestra di opportunità per ricucire i rapporti tra Russia e Stati Uniti". Molto preoccupato appare intanto il Giappone: il premier Koshida, in visita a Hiroshima, ha affermato che la probabilità che la Russia utilizzi armi nucleari "sta diventando più reale". Infine da registrare l'insoddisfazione di Kiev per il risultato dei vertici Nato e del Consiglio Europeo: "siamo molto delusi", ha affermato Andriy Yermak, capo di gabinetto del presidente Zelensky. Per Yermak la linea euroamericana è di acquiescienza, manca di coraggio e decisioni forti.
25/3/2022
Negoziati a oltranza oggi al Consiglio Europeo di Bruxelles sul prezzo del gas, in una maratona negoziale che ha infranto l'unità mostrata ieri in coincidenza con la visita del presidente americano Biden. Non si esclude a questo punto una chiusura del vertice dopocena, con la Spagna agguerritissima sulla riforma del mercato elettrico.
Il premier iberico Sanchez si è mostrato combattivo: in sostanza, se un'unità di massima sembra essere stata raggiunta -risultato non secondario- sulla ricostituzione delle scorte di gas e sugli acquisti comuni su base volontaria, il vaso di Pandora si è aperto quando Madrid ha chiesto interventi sulla struttura del mercato energetico, con tetti al prezzo massimo del gas e il disaccoppiamento nei prezzi gas-elettricità. Sul fronte opposto Germania e Olanda, secondo cui i rischi legati a interventi troppo 'pesanti' sul mercato presentano rischi eccessivi. Le ultime ore sono state dedicate a trovare una soluzione di compromesso, con l'Italia che starebbe lavorando per arrivare a un'intesa che inserisca, già nelle conclusioni odierne, il tetto al prezzo del gas tra gli strumenti per intervenire contro il caro-energia. Un segnale politico, in attesa di una proposta dettagliata a maggio. Ricordiamo anche che stamattina la presidente della Commissione Von der Leyen e il presidente americano Biden hanno presentato un accordo per aumentare considerevolmente le importazioni in Europa di gas naturale liquefatto, al fine di ridurre la dipendenza dal gas russo. 15 miliardi di metri cubi di GNL già quest'anno, con l'obiettivo di arrivare in futuro a 50 miliardi.
25/3/2022
Il ricatto russo sul gas compatta l'Unione Europea nell'opposizione a Mosca, mentre il G7 avvisa che i Grandi sono pronti ad adottare ulteriori sanzioni contro la Russia.
Il premier Draghi si è presentato ieri sera al summit affermando che c'è la disponibilità a inasprire le misure sanzionatorie contro Mosca, se necessario - sanzioni che hanno fin qui indebolito l'economia. Rispedita al mittente dall'Europa la richiesta di Putin di esigere il pagamento del gas in rubli, in primis dalla Germania, con la motivazione che si tratta di una violazione del contratto. Oggi la presidente della Commissione Von Der Leyen annuncerà insieme al presidente americano Biden un piano per incrementare significativamente l'import di gas naturale liquefatto dagli Stati Uniti, al fine di soppiantare le forniture russe. Il vertice di ieri sera ha visto ancora una volta protagonista il presidente ucraino Zelensky, intervenuto in videoconferenza. Del tema sanzioni si è occupato ieri anche il G7, che non ne ha varate di nuove, ma si è detto pronto ad adottare nuove misure, lavorando al contempo per evitare che quelle già decise vengano aggirate dalla Russia, per esempio con la vendita di oro da parte della Banca Centrale. La dichiarazione contiene un avvertimento implicito alla Cina, a non fornire assistenza militare o economica a Mosca.
24/3/2022
Unità contro la Russia, disponibilità ad inasprire le sanzioni, cooperazione euroamericana sull'energia, e ridispiegamento delle truppe Nato ai confini orientali.
La lunga giornata diplomatica a Bruxelles, segnata da ben tre vertici, ha coinciso con il primo mese di guerra in Ucraina. Arrivando al Consiglio Europeo il premier Draghi ha affermato che c'è la disponibilità a inasprire le sanzioni contro Mosca, se necessario - sanzioni che hanno fin qui indebolito l'economia russa. E mentre un coro di "no" ha accolto la pretesa russa di pagamento in rubli del gas, la presidente della Commissione Von Der Leyen ha anticipato che, insieme al presidente americano Biden, annuncerà una partnership per incrementare l'export di gas naturale liquefatto dagli Stati Uniti all'Europa, in sostituzione di quello di Mosca. Diffuso anche il comunicato finale del G7: una dichiarazione in 19 punti, che lascia la porta aperta a nuove sanzioni, e dove si ribadisce l'impegno sia a ridurre la dipendenza energetica dalla Russia, sia a contrastare i rischi di sicurezza alimentare innescati dalla guerra. Infine, sul fronte Nato, il segretario generale Stoltenberg ha definito l'invasione russa dell'Ucraina la più grande crisi di sicurezza in una generazione. La Nato ha deciso di rafforzare le proprie difese orientali, spostando nei Paesi dell'Est 40mila truppe. L'Alleanza Atlantica supporterà inoltre Kiev contro ogni tipo di minaccia, inviando in Ucraina armi anticarro, difese antimissili e droni.
24/3/2022
Vertice europeo appena iniziato a Bruxelles, con un notevole ritardo legato al protrarsi dei summit precedenti, Nato e G7.
C'è la disponibilità a "inasprire le sanzioni se necessario. Le sanzioni hanno effetti straordinari sull'economia russa" che è "indebolita", ha detto poco fa il premier Draghi, che ha ribadito come l'Unione voglia diventare indipendente dal gas russo. Proprio sul gas e sul pagamento in rubli chiesto da Putin è arrivato il no sia del cancelliere tedesco Scholz sia del premier sloveno Jansa, che ha contrattaccato: "credo che nessuno in Europa sappia come sono fatti i rubli". La presidente della Commissione Von Der Leyen ha annunciato che domani, insieme al presidente americano Biden, sarà annunciata una partnership per incrementare l'export di gas naturale liquefatto dagli Stati Uniti all'Europa, in sostituzione di quello russo. Poco fa diffuso anche il comunicato finale del G7: una dichiarazione in 19 punti, nella quale non emergono indicazioni di nuove sanzioni, sulle quali però la porta resta aperta, ma si ribadisce l'impegno sia a ridurre la dipendenza energetica da Mosca, sia a contrastare i rischi di sicurezza alimentare innescati dalla guerra. Infine, sul fronte Nato, il segretario generale Stoltenberg ha definito l'invasione russa dell'Ucraina la più grande crisi di sicurezza in una generazione. La Nato ha deciso di rafforzare le proprie difese orientali, spostando nei Paesi dell'Est 40mila truppe. L'Alleanza Atlantica supporterà inoltre Kiev contro ogni tipo di minaccia, inviando in Ucraina armi anticarro, difese antimissili e droni.
24/3/2022
Giornata ricca di incontri ad alto livello, oggi a Bruxelles. Poco fa si è concluso il vertice straordinario Nato, con il segretario generale Stoltenberg, fresco di estensione di mandato per un altro anno, che ha definito l'invasione russa dell'Ucraina la più grande crisi di sicurezza in una generazione.
La Nato oggi ha deciso di rafforzare le proprie difese orientali, spostando nei Paesi dell'Est 40mila truppe - nuove unità militari saranno dislocate in Slovacchia, Ungheria, Bulgaria e Romania. L'Alleanza Atlantica rafforzerà anche le difese di cybersicurezza, supportando Kiev contro ogni tipo di minaccia, comprese quelle nucleari e chimiche. In arrivo in Ucraina anche armi anticarro, difese antimissili e droni. Stoltenberg ha avvertito che l'eventuale uso di armi chimiche cambierebbe totalmente la natura del conflitto, in quanto violerebbe le leggi internazionali, provocando enormi conseguenze. Il presidente americano Biden ha aggiunto che la Nato "è impegnata a identificare ulteriori apparecchiature, inclusi sistemi di difesa aerea, per aiutare Kiev". Un'ora fa è iniziata anche la riunione G7, mentre al via nei prossimi minuti a Bruxelles il vertice europeo - alla presenza straordinaria proprio di Biden. Al centro della discussione, oltre al tema militare, pure la questione energetica e quella delle sanzioni contro Putin, dove non si attendono in realtà grosse novità. Nelle bozze di conclusioni i 27 dovrebbero esplicitamente accusare Mosca di crimini di guerra.
17/3/2022
Avrebbe evitato per il momento il default la Russia, dopo che il Ministero delle Finanze di Mosca ha affermato di aver pagato i 117 milioni di dollari in interessi sulle obbligazioni straniere.
I fondi sarebbero stati trasferiti alla filiale londinese di Citi, ma non è chiaro se l'intermediario finanziario riuscirà a riceverli, e se soprattutto accetterà il pagamento. Il portavoce del Cremlino Peskov ostenta sicurezza: la Russia ha tutti i mezzi e le risorse per prevenire un default del proprio debito pubblico. Questo mentre l'Ocse stima che la guerra in Ucraina potrebbe tagliare la crescita mondiale di un punto percentuale in un anno, qualora gli effetti sui mercati energetici e finanziari dovessero rivelarsi duraturi. Sempre secondo l'Ocse, questo potrebbe far aumentare l'inflazione di 2,5 punti. L'Europa dovrebbe essere la regione più colpita dalle conseguenze economiche. L'aggressione russa dell'Ucraina "porta l'economia continentale in un territorio sconosciuto" e "ha rivelato la nostra vulnerabilità collettiva, che deriva dalla dipendenza economica da attori ostili", ha confermato la presidente Bce Lagarde, secondo cui il conflitto "pone rischi significativi per la crescita" dell'Eurozona, e potrebbe "mettere in moto nuovi trend inflazionistici". Francoforte è pronta a fare marcia indietro sui piani di riduzione dello stimolo monetario, qualora si rendesse necessario.
15/3/2022
Raffredda le speranze di una soluzione diplomatica alla guerra in Ucraina il presidente russo Putin, secondo cui Kiev non è seria nel voler trovare una soluzione mutualmente accettabile.
Dichiarazioni fatte durante un colloquio con il presidente europeo Michel. Diversa la versione del presidente ucraino Zelensky, che afferma che le trattative con la controparte russa stanno andando abbastanza bene, e proseguiranno. Zelensky ha teso la mano a Mosca, ammettendo che il suo Paese non entrerà mai nella Nato. Questo nel giorno di nuove sanzioni incrociate: i 27 Paesi europei hanno ufficialmente adottato un quarto pacchetto di sanzioni contro Mosca, che prevede il divieto di tutte le transazioni con alcune imprese statali russe, oltre a restrizioni sull'export di beni e tecnologie per l'industria della difesa, per la sicurezza e per l'industria energetica. Stop anche all'export di beni di lusso. Da Londra, il Governo britannico ha inserito altri 370 oligarchi e politici russi nella lista nera dei sanzionati. Fra loro l'ex presidente Medvedev e l'attuale ministro della Difesa Shoigu. Da Mosca, dove è stata multata e rilasciata la giornalista che ieri sera ha interrotto il principale TG per protestare, arrivano sanzioni contro gli Stati Uniti: il presidente Biden, il segretario di Stato Blinken e il segretario alla Difesa Austin non potranno entrare in Russia, e ogni loro eventuale asset nel Paese sarà congelato. Questo dopo che Washington aveva imposto ulteriori sanzioni sia contro la Russia, sia contro il presidente bielorusso Lukaschenko. La prossima settimana si annuncia fenetica sul fronte diplomatico: giovedì 24 Consiglio Straordinario della Nato, alla presenza di Biden, che in serata parteciperà al Consiglio Europeo.
14/3/2022
Timidi spiragli diplomatici si sono aperti ieri nella guerra in Ucraina, con il consigliere del presidente Zelensky, Mykhailo Podoliak, che ha annunciato di attendersi risultati concreti nei prossimi giorni nei colloqui tra Kiev e Mosca.
"La Russia è divenuta molto più sensibile alla nostra posizione e ha iniziato a parlare in modo costruttivo", ha detto Podoliak, precisando che le proposte ucraine sono molto forti, e tra queste ci sono il ritiro delle truppe russe e il cessate il fuoco. In serata Mosca ha confermato che riprenderanno i negoziati riprenderanno oggi, ma ancora in videoconferenza. Anche la Turchia, uno dei Paesi che si sono maggiormente spesi per la mediazione, ha reso noto attraverso il Ministro degli Esteri Cavusoglu che le posizioni di Mosca e Kiev "si sono fatte più vicine". Per Cavusoglu tra i temi in discussione c'è la neutralità ucraina. Oggi l'Unione Europea approverà formalmente il nuovo round di sanzioni contro la Russia annunciato venerdì a conclusione del vertice di Versailles, mentre c'è movimento sul fronte cinese, con la Russia che avrebbe chiesto a Pechino assistenza militare per sostenere l'invasione. Oggi l'Italia, con Roma, entra nel gioco diplomatico, con la capitale che ospiterà un vertice bilaterale tra il consigliere americano alla Sicurezza Sullivan e il capo della diplomazia del Partito comunista cinese Yang Jiechi. Washington ha avvertito Pechino: ogni mossa per offrire un'àncora di salvezza a Mosca o aiutarla a evadere le sanzioni avrà conseguenze.
12/3/2022
L'Europa varerà oggi un nuovo giro di vite di sanzioni contro la Russia. Le misure comunitarie prevedono lo stop alle esportazioni di beni di lusso a Mosca, azioni sulle criptovalute, il bando dell'import di beni nel settore ferro e acciaio russo, lo stop agli investimenti energetici in loco delle aziende europee.
Il G7 ha poi rafforzato la stretta, annunciando sanzioni per revocare alla Russia lo status di nazione più favorita nel sistema WTO, oltre che lo stop dei finanziamenti da parte di Fmi, Banca mondiale e Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo. "Abbiamo avuto tre pacchetti di sanzioni. Ora dovremo andare avanti con un quarto", così la presidente della Commissione Von Der Leyen aveva spianato la strada a conclusione del vertice europeo di Versailles. La Von Der Leyen ha annunciato una proposta entro metà maggio per ridurre la dipendenza europea da gas, petrolio e carbone russo - la disconnessione dovrebbe avvenire entro il 2027. Date concrete però i 27 leader non ne hanno decise: ciò che è certo è che si è aperto un percorso di due mesi, che dovrà portare ad un nuovo vertice straordinario a maggio, per concretizzare sia un piano d'azione sulla difesa europea, sia per rendere l'Unione più autonoma dal punto di vista energetico. Il presidente francese Macron ha preso tempo sull'ipotesi eurobond, dopo aver constatato quanto l'idea sia divisiva. Ma ha lanciato l'allarme alimentare: Europa ed Africa saranno destabilizzate in modo profondo "fra 12-18 mesi, a causa della guerra". Sul piano diplomatico, il cancelliere tedesco Scholz ha spiegato che Berlino e Parigi intendono mantenere aperto un canale diplomatico con Mosca. Deluso dalla due giorni di summit si è però detto il presidente ucraino Zelensky.
11/3/2022
Verso un quarto pacchetto di sanzioni per isolare ulteriormente la Russia dal sistema economico globale e far pagare un prezzo ancora più alto a Vladimir Putin.
"Abbiamo avuto tre pacchetti di sanzioni. Adesso dovremo andare avanti con un quarto", così la presidente della Commissione Von Der Leyen, che chiede un'indagine contro la Russia per possibili crimini di guerra. La Von Der Leyen ha annunciato una proposta entro metà maggio per ridurre la dipendenza europea da gas, petrolio e carbone russo - entro il 2027. Sulle sanzioni il presidente francese Macron appoggia la linea della Commissione: "non siamo in guerra con la Russia sul terreno. Ma non escludiamo ulteriori sanzioni, se la cose continuano così sul piano militare prenderemo misure ulteriori". Così Macron, che sull'ipotesi eurobond prende tempo, dopo aver constatato quanto l'idea sia ancora divisiva. Il presidente francese ha lanciato l'allarme alimentare: l'Europa e l'Africa saranno destabilizzate in modo estremamente profondo sul piano alimentare". E questo avverrà "fra 12-18 mesi, a causa della guerra". Sul piano diplomatico, il cancelliere tedesco Scholz ha spiegato che Berlino e Parigi intendono mantenere aperto un canale diplomatico con Mosca - "il prossimo obiettivo è mettere a tacere le armi", ha aggiunto Scholz, precisando che le importazioni energetiche in Europa non saranno fermate, ma si uscirà dalla dipendenza russa. La due giorni di summit ha provocato la delusione del presidente ucraino Zelensky: 'Sappiamo cosa hanno detto: abbiamo bisogno di più forza. Non è quello che ci aspettiamo'. L'Unione Europea deve fare di più per noi".
11/3/2022
Un vertice per ridefinire l'architettura dell'Europa, sull'onda del trauma della guerra in Ucraina. Il presidente francese Macron ha presentato così ieri sera la due giorni di summit informale a Versailles.
Macron ha delineato un personale cronoprogramma: sull'indipendenza energetica l'orizzonte è il vertice di fine marzo, mentre sulla difesa si guarda a un possibile summit straordinario a maggio. Nello specifico, i 27 incaricheranno la Commissione di avviare un'analisi sugli investimenti in difesa ancora mancanti, e di proporre iniziative per rafforzare la base tecnologica e industriale della difesa comunitaria. Il comunicato finale condannerà duramente le azioni di Russia e Bielorussia contro la popolazione civile ucraina. Sul finanziamento di politiche comuni su difesa ed energia l'ipotesi eurobond ha registrato ieri l'apertura austriaca, ma l'Olanda continua a tenere la porta ben chiusa. Nell'immediato preoccupano i prezzi energetici, con la presidente della Commissione Von Der Leyen che annuncia: all'esame di Bruxelles opzioni per limitarne l'aumento. L'Europa studia anche una disconnessione energetica da Mosca in cinque anni. Sull'ipotesi di debito comune il premier Draghi conferma che Roma sposa la linea di Parigi. Infine i Ministri dell'Energia del G7 hanno chiesto "ai Paesi produttori di gas e petrolio di aumentare le consegne".
10/3/2022
Un vertice per rafforzare l'Europa nei settori energetico e della difesa, con la guerra in Ucraina sempre in primo piano.
Versailles è da ieri sera al centro della diplomazia europea che -secondo la bozza di conclusioni- condannerà duramente Russia e Bielorussia per aver preso di mira indiscriminatamente i civili. "Mosca e Minsk dovranno rendere conto dei loro crimini", recita la bozza, che affronta anche il tema dell'adesione di Kiev all'Unione - qui però cominciano ad emergere parecchi distinguo. Su difesa ed energia il presidente francese Macron ha affermato di voler arrivare a risultati concreti entro maggio. Ma è su nuove ipotesi di debito comune che l'ambizione francese, sostenuta da Italia e Spagna, si scontra contro il muro olandese: il premier Rutte ha detto "no a un secondo Recovery Plan comunitario, il primo è irripetibile". Solo l'Austria a sorpresa apre. Ci sono anche preoccupazioni sull'andamento economico. Infine i Ministri dell'Energia del G7 hanno chiesto "ai Paesi produttori di gas e petrolio di aumentare le consegne".
10/3/2022
In corso a Versailles il vertice informale europeo che -nelle intenzioni del presidente francese Macron- dovrebbe consentire un salto ulteriore di qualità all'Europa nel settore difesa ed energia, con la guerra in Ucraina sempre in primo piano.
Secondo la bozza di conclusioni, i 27 leader condanneranno duramente Russia e Bielorussia per aver preso di mira indiscriminatamente i civili. "Mosca e Minsk dovranno rendere conto dei loro crimini", recita la bozza, che affronta anche il tema dell'adesione di Kiev all'Unione - qui però si sceglie di aspettare l'opinione della Commissione. Come anticipavamo, uno dei temi è come finanziare nuovi progetti nei settori difesa ed energia - Macron ha affermato di voler arrivare a risultati concreti entro maggio. Intanto, se il cancelliere austriaco Neuhammer ha aperto alla possibilità di nuovo debito europeo, il premier olandese Rutte tiene la porta sbarrata: "no a un secondo Recovery Plan comunitario, il primo è irripetibile". Sul debito comune il premier Draghi conferma che Roma sposa la linea di Parigi. I Ministri dell'Energia del G7 "chiedono ai paesi produttori di gas e petrolio di aumentare le consegne".
10/3/2022
Un vertice nato per porre le basi del nuovo patto di stabilità europeo, trasformatosi in un summit di guerra, per provare a dare all'Europa un ulteriore slancio di autonomia strategica, dopo gli imprevedibili passi avanti fatti nel giro di poche settimane.
Tre i temi sul tavolo stasera a Versailles: incrementare le capacità difensive dell'Unione, su questo era allo studio un progetto di corpo militare con 5000 effettivi, che appare già superato; ridurre la dipendenza energetica dalla Russia su gas e petrolio, qui in agenda ci sarà la proposta presentata due giorni fa a Strasburgo dalla Commissione. Infine, costruire una base economica più robusta. L'Olanda ha frenato sull'indiscrezione circolata di un possibile varo di eurobond per progetti comuni su difesa ed energia - probabilmente è stato un ballon d'essai della presidenza francese per sondare il terreno, mentre potrebbe esserci maggiore dibattito sull'ipotesi di un bando -sul modello americano- delle importazioni di petrolio e gas da Mosca. 100 eurodeputati hanno firmato un appello in questo senso, mentre fonti comunitarie hanno fatto filtrare che alcuni leader potrebbero chiedere un allineamento alla posizione di Washington. Alla fine prevarrà comunque la linea di una diminuzione graduale della dipendenza energetica. Anche sull'adesione di Kiev all'Unione ci sarà sicuramente un'unità di facciata a favore dell'avvicinamento graduale alla sfera europea, ma da qui al suo effettivo ingresso i tempi sono potenzialmente molto lunghi.
9/3/2022
Si inaspriscono le sanzioni europee per la guerra in Ucraina, dopo che l'Unione ha deciso di escludere tre banche bielorusse dal sistema di pagamenti SWIFT, ha completato l'elenco delle tecnologie e dei beni che non possono essere esportati. e ha approvato restrizioni nel settore marittimo.
Il nuovo pacchetto sarà approvato dai 27 leader a Versailles. Questo mentre il Commissario agli Affari Economici Gentiloni ammette che la crescita prevista del 4% nell'Eurozona dovrà essere rivista al ribasso causa guerra, opinione condivisa dal collega Dombrovskis, che però rassicura: "i fondamenti economici sono forti". La spinta francese verso nuove misure eccezionali, quali eurobond per energia e difesa, ha registrato la frenata del premier olandese Rutte: "l'Europa dovrebbe prima usare le risorse esistenti, e solo dopo guardare a nuovi strumenti di debito". Rutte si è detto anche contrario al bando delle importazioni di petrolio da Mosca. "Siamo ancora troppo dipendenti", ha ammesso. E mentre la crisi ucraina ha dominato il dibattito della plenaria europarlamentare, con gli interventi dell'Alto Rappresentante Borrell e della premier estone Kallas, sul fronte politico ha fatto scalpore la decisione della delegazione di Fratelli d'Italia a Strasburgo, che ha deciso di votare sì alla relazione della commissione sulle interferenze straniere nei processi democratici in Europa. Il testo punta il dito contro "accordi di cooperazione" tra Russia Unita e alcuni partiti, tra cui "la Lega Nord".
9/3/2022
L'Europa accelera sull'indipendenza energetica dalla Russia, non potendo seguire nell'immediato gli Stati Uniti lungo la strada della disconnessione netta da Mosca.
La Commissione ha presentato ieri un piano per ridurre le importazioni di gas russo di ben due terzi entro fine anno, puntando ad azzerarle entro il decennio. Bruxelles prevede due assi: diversificare le forniture, attraverso maggiori importazioni di gas naturale liquefatto, l'utilizzo di gasdotti non russi, l'aumento dei volumi di biometano e idrogeno. Il secondo asse prevede un'accelerazione sulle energie pulite. La Commissione propone anche di assicurare stoccaggi di gas nazionali pieni al 90% entro ottobre, per evitare crisi invernali - e di ricorrere ad acquisti comuni. Allo studio un nuovo quadro temporaneo sugli aiuti di stato, per sostenere le imprese colpite dall'aumento dei prezzi. Via libera infine alla tassazione dei profitti straordinari realizzati dai produttori di energia, per alleggerire le bollette. Domani si apre a Versailles un cruciale vertice europeo, che si concentrerà su energia e difesa. Un'indiscrezione sostiene che nell'agenda della discussione figuri pure la creazione di eurobond per finanziare questi settori. Ma Timmermans non conferma.
8/3/2022
Rendere l'Europa indipendente dagli approvvigionamenti energetici russi ben prima del 2030, cominciando dal gas, con l'obiettivo ambizioso di ridurre le importazioni da Mosca di ben due terzi entro fine anno.
E' con questo obiettivo che la Commissione ha varato Repower EU, piano d'azione che prevede due assi: diversificare le forniture, attraverso maggiori importazioni di gas naturale liquefatto, l'utilizzo di gasdotti non russi, l'aumento dei volumi di produzione e importazione di biometano e idrogeno rinnovabile, misure per efficienza energetica e interconnessione. Il secondo asse è accelerare ulteriormente sulle energie pulite, quali fotovoltaico ed eolico. La Commissione propone anche di assicurare stoccaggi di gas nazionali pieni al 90% entro ottobre, per evitare crisi invernali - Bruxelles si dice infine aperta ad acquisti comuni. Allo studio un quadro temporaneo sugli aiuti di stato, per sostenere le imprese colpite dall'aumento dei prezzi, e via libera infine alla tassazione dei profitti straordinari realizzati dai produttori di energia grazie a prezzi record, per alleggerire le bollette. E' arrivata fino a Strasburgo l'indiscrezione sul possibile lancio di eurobond su vasta scala, per finanziare le spese energetiche e della difesa in Europa. Dopodomani se ne dovrebbe parlare al summit di Versailles, su iniziativa francese. Ma Timmermans non conferma.
8/3/2022
Si chiama Repower EU il piano presentato oggi dalla Commissione Europea per sganciare il Continente dalla dipendenza di gas russo.
Come ha spiegato il vicepresidente Timmermans, il primo obiettivo è diversificare le forniture, attraverso maggiori importazioni di gas naturale liquefatto, l'utilizzo di gasdotti da fornitori non russi, l'aumento dei volumi di produzione e importazioni di biometano e idrogeno rinnovabile, misure per l'efficienza energetica e l'interconnessione. Il secondo obiettivo è accelerare ulteriormente sulle energie pulite, quali fotovoltaico ed eolico. La Commissione propone anche di assicurare stoccaggi di gas nazionali pieni al 90% entro ottobre, per evitare crisi invernali - Bruxelles si dice aperta ad acquisti comuni. E sarà presto aperta una consultazione con gli Stati membri per proporre un nuovo quadro temporaneo sugli aiuti di Stato, per consentire sostegno alla liquidità delle imprese colpite dalla crisi. Questo mentre la bozza di dichiarazione del vertice informale del leader europei in programma giovedì e venerdì a Versailles potrebbe rappresentare un momento di svolta nella storia comunitaria. Secondo l'agenzia Bloomberg, l'Unione si starebbe preparando a lanciare eurobond "su vasta scala" per finanziare le spese energetiche e della difesa. Su questo però Timmermans ha detto che la Commissione non ne sa nulla. Più in generale il summit parigino dovrebbe concentrarsi su: difesa europea, riduzione delle dipendenze energetiche e costruzione di una solida base economica.
7/3/2022
Si apre oggi una settimana intensa sul fronte della diplomazia europea nella crisi ucraina: crisi che sarà discussa sia nella sessione plenaria dell'Europarlamento che si apre questo pomeriggio a Strasburgo, sia in un vertice informale dei 27 leader a Parigi nel weekend.
Un summit nato per riscrivere le basi del patto di stabilità, ma che a questo punto sarà un vertice di guerra. Un punto sempre più dirimente sta diventando l'ulteriore giro di vite delle sanzioni comunitarie contro la Russia: sanzioni che potrebbero andare al cuore delle esportazioni di Mosca, mirando a gas e petrolio. Gli Stati Uniti premono: "lavoriamo con gli alleati europei per valutare di bloccare le importazioni di petrolio russo, garantendo un appropriato rifornimento petrolifero nel mondo", ha detto il segretario di Stato Blinken. La presidente della Commissione Von Der Leyen, ieri in visita a Berlino dal cancelliere tedesco Scholz, ha glissato sul tema, ribaltando la prospettiva e ribadendo la volontà europea di sbarazzarsi dalla dipendenza energetica da Mosca - accelerare gli investimenti in rinnovabili, diversificare le fonti energetiche, investire in biogas e idrogeno. Queste le linee guida fornite dalla Von Der Leyen. In settimana Bruxelles stilerà una lista di proposte concrete. Domani nella plenaria del Parlamento Europeo dovrebbero emergere i primi dettagli, con le dichiarazioni dell'esecutivo comunitario sui rifugiati e sull'incremento dei prezzi energetici.
2/3/2022
Sette banche russe escluse dal sistema di pagamenti internazionali Swift. E' arrivato ieri sera l'accordo tra i 27 ambasciatori europei, dopo ore di maratona negoziale prolungate dall'ostinazione polacca, che chiedeva di allargare il numero di istituti di credito russi colpiti.
Alla fine è prevalsa la prudenza, con Gazprombank, la banca su cui transitano i pagamenti europei del gas per ora risparmiata, insieme a Sberbank - questo per lasciare ancora un margine ai negoziati, prima di un giro di vite che avrebbe pesantissime ripercussioni sia a Mosca sia in Europa. La notizia è arrivata nel giorno in cui è passata quasi all'unanimità la risoluzione del Parlamento Europeo, che condanna l'aggressione russa in Ucraina e chiede progressi verso la concessione a Kiev dello status di Paese candidato all'ingresso in Europa. Gli eurodeputati propongono inoltre di limitare le importazioni dei maggiori asset russi, quali petrolio e gas. Chiesta anche una fornitura rapida di armi difensive all'Ucraina - in serata la Polonia ha negato che manderà a Kiev jet da combattimento. L'intervento più atteso è stato quello del presidente ucraino Zelensky, che ha ribadito la richiesta di ingresso nell'Unione. "Vogliamo essere membri a pari diritti. Stiamo dimostrando a tutti che questo è quello che siamo", ha detto. "Sapevamo che ci sarebbe stato un prezzo da pagare, ma la tragedia che stiamo vivendo è immane", ha aggiunto. La presidente della Commissione von der Leyen ha parlato di momento della verità per l'Europa. E ha annunciato almeno 500 milioni dal budget comunitario in aiuti umanitari.
1/3/2022
E' passata quasi all'unanimità la risoluzione del Parlamento Europeo, che riunitosi in seduta straordinaria ha approvato con 637 voti a favore, 13 contrari e 26 astenuti un testo che condanna l'aggressione russa in Ucraina, chiedendo progressi verso la concessione a Kiev dello status di Paese candidato all'ingresso in Europa.
Gli eurodeputati propongono inoltre di limitare le importazioni dei maggiori asset russi, quali petrolio e gas, inasprendo le sanzioni - sanzioni che devono mirare a indebolire la base industriale di Mosca. Chiesta anche una fornitura rapida di armi difensive all'Ucraina, ed è stato proposto di estendere alla Bielorussia l'esclusione dal sistema SWIFT. L'intervento più atteso è stato quello del presidente ucraino Zelensky, che in collegamento da Kiev ha ribadito la richiesta di ingresso nell'Unione. "Vogliamo essere membri a pari diritti. Stiamo dimostrando a tutti che questo è quello che siamo", ha detto. "Sapevamo che ci sarebbe stato un prezzo da pagare, ma la tragedia che stiamo vivendo è immane", ha aggiunto Zelensky, ricordando come Putin parli di operazioni contro le infrastrutture militari, ma ieri ha ucciso 16 bambini con i suoi missili". La presidente della Commissione von der Leyen ha parlato di momento della verità per l'Europa. E ha annunciato almeno 500 milioni dal budget comunitario in aiuti umanitari. Sul fronte sanzioni, si va verso l'esclusione di sette banche russe da SWIFT - tra loro anche la Vtb Bank. Si salverebbe invece Gazprombank, principale vettore con cui viene pagato il gas.
1/3/2022
La crisi ucraina ha preso la scena al Parlamento Europeo, in una seduta straordinaria che si è conclusa poco fa con un voto sulla risoluzione che condanna l'aggressione contro l'Ucraina. 637 deputati a favore, 13 no e 26 astenuti.
La risoluzione sostiene una serie di misure, dall'adoperarsi per concedere a Kiev lo status di Paese candidato all'Unione, ad un giro di vite ulteriore sulle sanzioni alla Russia. L'Eurocamera riconosce "la prospettiva europea dell'Ucraina. Accogliamo con favore" la richiesta per lo status di candidato e lavoreremo per raggiungere questo obiettivo, aveva anticipato la presidente dell'Europarlamento Metsola, aprendo i lavori. L'intervento più atteso è stato quello del presidente ucraino Zelensky, che in collegamento da Kiev ha ribadito la richiesta di ingresso nell'Unione. "Vogliamo essere membri a pari diritti. Stiamo dimostrando a tutti che questo è quello che siamo", ha detto. "Sapevamo che ci sarebbe stato un prezzo da pagare, ma la tragedia che stiamo vivendo è immane", ha aggiunto Zelensky, ricordando come Putin parli di operazioni contro le infrastrutture militari, ma ieri ha ucciso 16 bambini con i suoi missili". "Quello in corso è uno scontro tra lo stato di diritto e lo stato delle armi, tra democrazie e autocrazie, tra un ordine basato su regole e un mondo di nuda aggressione", ha dichiarato la presidente della Commissione von der Leyen, definendo questo il momento della verità per l'Europa. Sul fronte sanzioni, la proposta della Commissione è sul tavolo degli ambasciatori. Nella lista che prevede l'esclusione di sette banche russe dal sistema di pagamenti internazionali ci sarebbe la Vtb Bank, uno dei maggiori istituti. Esclusa invece Gazprombank, principale vettore con cui viene pagato il gas.
1/3/2022
Fa perno sull'Europa la diplomazia internazionale. Ieri videoconferenza tra i leader G7, Unione Europea e Nato - secondo fonti italiane, è stata ribadita la più ferma condanna per la brutale e ingiustificata aggressione nei confronti dell'Ucraina, ed è stato concordato uno stretto coordinamento.
A Bruxelles vertici dei Ministri della Difesa e dell'Energia: i primi hanno dato l'OK alla fornitura di armi all'Ucraina, discutendo l'implementazione pratica del mezzo miliardo di euro stanziato in favore delle forze armate di Kiev. Annunciato un supporto comunitario sul fronte dell'intelligence geo-spaziale. In serata Mosca ha minacciato l'Europa: i cittadini e le entità europee coinvolte nella consegna di armi all'Ucraina saranno ritenuti responsabili. L'Alto Rappresentante europeo Borrell intanto ha fatto professione di realismo sul futuro. "Aumenteranno i prezzi dell'energia, è lampante. Le nostre azioni o reazioni avranno conseguenze economiche. Ma se non paghiamo questo prezzo oggi ne pagheremo uno più alto domani", ha chiosato. I Ministri dell'Energia hanno messo a punto piani d'emergenza in caso di riduzione delle forniture di gas russo, e hanno organizzato i rifornimenti di carburante a Kiev. E ieri sera nuova raffica di sanzioni comunitarie contro altri 26 fedelissimi di Putin, tra cui il portavoce Peskov. In arrivo pure un pacchetto di sanzioni contro la Bielorussia. Discorso diverso sulla richiesta di adesione all'Unione Europea, firmata dal presidente Zelensky: oggi l'Europarlamento voterà su una risoluzione che chiede lo status di candidato per Kiev, ma non esiste unanimità tra i Paesi, nè esistono tempi brevi per l'ingresso. Oltremanica, il Regno Unito congelerà gli asset di tutte le banche russe "in pochi giorni". Londra ha deciso anche di chiudere i suoi porti alle navi di Mosca.
28/2/2022
Ancora l'Europa al centro della diplomazia, nel giorno in cui il presidente ucraino Zelesnsky prova l'azzardo di una richiesta di ingresso formale nell'Unione.
A Bruxelles si sono riuniti i Ministri della Difesa, che hanno dato l'OK alla fornitura di armi all'Ucraina: al termine del summit l'Alto Rappresentante Borrell ha annunciato che l'Unione sta ultimando un nuovo pacchetto di sanzioni contro la Bielorussia. Al centro dei colloqui c'è stata l'implementazione del mezzo miliardo di euro stanziato in favore delle forze armate di Kiev. E' la prima volta che l'Europa compie un simile passo. Annunciato anche un supporto comunitario sul fronte dell'intelligence geo-spaziale sui movimenti delle truppe russe. Con uno sguardo rivolto agli ultimi giorni di diplomazia europea Borrell ha professato realismo. "Aumenteranno i prezzi dell'energia, è lampante. Siamo in una situazione in cui le nostre azioni o reazioni avranno conseguenze economiche. Ma se non paghiamo questo prezzo oggi ne pagheremo uno più alto domani", ha chiosato. A questo proposito da segnalare il summit dei Ministri europei dell'Energia, che hanno messo a punto piani d'emergenza in caso di riduzione delle forniture di gas russo. Discorso diverso sulla richiesta di adesione all'Unione, firmata da Zelensky: se la Commissione si mostra più favorevole, manca l'unanimità tra i Paesi membri. Entro la giornata potrebbe infine essere adottata la lista delle banche russe che saranno estromesse dal sistema di pagamenti internazionale Swift. Oltremanica, il Regno Unito congelerà gli asset di tutte le banche russe "in pochi giorni". Londra ha deciso anche di chiudere i suoi porti alle navi di Mosca. E Oltreoceano, se il presidente americano Biden chiama alleati e partner per coordinare la risposta occidentale, all'Assemblea generale Onu il segretario generale Guterres chiede l'immediato stop delle ostilità.
26/2/2022
Un ulteriore giro di vite di sanzioni contro la Russia, in grado di andare oltre le misure già approvate dal Consiglio Europeo straordinario e mettere direttamente nel mirino il presidente russo Putin e il Ministro degli Esteri Lavrov.
L'Europa si trova a rincorrere l'attualità di guerra, dopo aver approvato nel vertice notturno il divieto di esportare aerei, parti e attrezzature dall'industria aeronautica e spaziale in Russia, nonche' le tecnologie di raffinazione per l'industria petrolifera. Questo all'interno di un pacchetto sanzionatorio che include anche il divieto per le banche europee di accettare depositi da cittadini russi superiori ai 100mila euro, mentre diverse societa' statali russe avranno il loro accesso ai finanziamenti europei bloccato. La mossa successiva includerebbe il congelamento dei beni di Putin e Lavrov in Europa, mossa insolita - negli ultimi anni solo il presidente siriano al-Assad e quello bielorusso Lukaschenko hanno subito sorte analoga. Le sanzioni non dovrebbero applicarsi ai viaggi dei due esponenti russi. Questo mentre si apre uno spiraglio sulla cosiddetta arma atomica dell'esclusione della Russia dal sistema di pagamenti Swift, che isolerebbe Mosca dal circuito internazionale. All'Ecofin informale di Parigi la Francia si è detta favorevole, e anche la Germania -che con l'Italia è tra i Paesi che maggiormente frenano- ammette per la prima volta col Ministro delle Finanze Lindner che l'ipotesi è sul tavolo.
25/2/2022
Verso un terzo pacchetto di sanzioni contro Mosca. Ad annunciarlo il presidente del Consiglio Europeo Michel, che -dopo consultazioni con il presidente ucraino Zelensky- ha nei fatti già superato il massiccio pacchetto di misure varato nella notte, sull'onda dell'aggravarsi della crisi.
A questo punto potrebbe entrare nel portafoglio di misure anche l'arma atomica dell'esclusione di Mosca dal sistema di pagamento internazionale Swift, e in questa direzione starebbe spingendo la Francia - secondo il Ministro dell'Economia transalpino Le Maire, l'Unione europea vuole tagliare tutti i collegamenti tra la Russia e il sistema finanziario globale, isolando finanziariamente Mosca. Nella notte, al termine del Consiglio Europeo straordinario, la presidente della Commissione Von Der Leyen aveva affermato che "la Russia non avrà più accesso ai mercati finanziari più importanti, il 70% del mercato russo sarà colpito". "Cercheremo di erodere le basi dell'economia" e di "diminuire le riserve dei ricchi russi", ha aggiunto. Ricordiamo anche che nel pacchetto di sanzioni europee approvato nella notte, e che oggi sarà ratificato dai Ministri degli Esteri comunitari, sono incluse misure contro i settori finanziario, energetico, dei trasporti e della finanza russi, oltre che delle politiche dei visti, insieme a nuove sanzioni contro individui. In corso anche la riunione dei Ministri delle Finanze europei - nel weekend vertice straordinario dei Ministri dell'Interno, per discutere l'imminente crisi dei profughi dall'Ucraina.
25/2/2022
Forte condanna dell'Unione Europea contro l'invasione russa dell'Ucraina: i 27 leader comunitari ieri sera hanno sottoscritto una dichiarazione che ha spianato la strada ad un nuovo pacchetto di sanzioni nei settori finanziario, energetico, dei trasporti e della finanza, oltre che delle politiche dei visti, insieme a nuove sanzioni contro individui. Le misure saranno allargate anche a entità bielorusse. Oggi la lista sarà approvata dai Ministri degli Esteri comunitari.
La presidente della Commissione Von Der Leyen aveva anticipato che le sanzioni europee sarebbero state molto dure, avrebbero avuto un impatto pesante sull'economia russa e sarebbero andate a eroderne la base industriale. Ieri sera il presidente ucraino Zelensky ha parlato in videoconferenza ai leader europei, chiedendo misure più massicce. Nelle stesse ore, il presidente francese Macron aveva una conversazione telefonica con Vladimir Putin, dalla Francia la richiesta di uno stop immediato dell'attacco. Il premier britannico Johnson ha annunciato nuove misure sanzionatorie, bandendo dai mercati della City l'intero comparto bancario russo e anche la compagnia di bandiera Aeroflot. Colpiti anche un centinaio di soggetti, tra persone, entità e società. E ieri è arrivata anche la condanna del G7 - i 7 Grandi hanno definito l'invasione una minaccia all'ordine internazionale.
24/2/2022
Si avvia alla conclusione il primo giorno di invasione russa dell'Ucraina, con notizie di scontri che proseguono e che starebbero infuriando intorno alla città portuale di Mariupol, che Mosca sta cercando di conquistare.
Già conquistata l'ex-centrale nucleare di Chernobyl. Mentre le forze ucraine avrebbero ripreso possesso dell'aeroporto di Hostomel, nei sobborghi di Kiev. Il Governo ucraino parla di 57 vittime e 169 feriti. Sempre le autorità ucraine riferiscono di 203 attacchi portati a termine dalle forze russe, con il Pentagono che parla di oltre 160 missili lanciati da parte russa. In serata telefonata tra il presidente francese Macron e lo stesso Putin, mentre il Consiglio Europeo straordinario riunitosi a Bruxelles approvava ulteriori sanzioni contro la Russia, che coprono il settore finanziario, energetico quello dei trasporti, l'export di beni e finanziario, la politica dei visti, oltre all'inserimento nella lista nera di ulteriori personalità russe. Maggiori dettagli nelle prossime ore, ma a quanto pare gas e sistema di pagamenti Swift non sarebbero inclusi. Anche il presidente americano Biden ha annunciato nuove sanzioni contro le banche russe, insieme al bando dell'export tecnologico. E pure il premier britannico Johnson ha annunciato un nuovo duro giro di vite contro gli istituti di credito di Mosca.
24/2/2022
Un pacchetto di sanzioni massiccio, che colpirà gli oligarchi russi, soprattutto i più vicini a Putin. E' quanto si attende dal vertice europeo straordinario sull'Ucraina, che avrà sul tavolo anche l'arma atomica dell'esclusione della Russia dal sistema di pagamenti internazionale Swift, isolando Mosca a livello finanziario.
Non è certo che la proposta passerà, Germania e Italia esitano, ma se ne parlerà. Secondo fonti comunitarie, le sanzioni che saranno decise oggi contro Mosca saranno innanzitutto "finanziarie" e "colpiranno settori strategici per l'esercito e la difesa" russi. "Al momento non sarebbe incluso il settore energetico", ma "una lunga lista"" di personalità dovrebbe entrare nell'aggiornamento della black list. L'Alto rappresentante europeo Borrell ha assicurato che l'Unione imporrà "pesanti sanzioni entro 24 ore". E parlando in conferenza stampa la presidente della Commissione Von Der Leyen aveva anticipato che le sanzioni comunitarie saranno molto dure, avranno un impatto pesante sull'economia russa e andranno a eroderne la sua base industriale. Il premier britannico Johnson ha annunciato dieci misure sanzionatorie, che colpiranno banche, istituzioni finanziarie e individui russi. Il pacchetto più duro mai annunciato da Londra. E nel pomeriggio è arrivata anche la condanna del G7 - i 7 Grandi hanno condannato nei termini più duri l'invasione in Ucraina, definendo l'invasione una minaccia all'ordine internazionale.
23/2/2022
L'intero Occidente ha risposto ieri con sanzioni durissime al riconoscimento da parte della Russia delle regioni separatiste del Donbass e all'invio di truppe di Mosca. L'ultimo a parlare in serata è stato il presidente americano Biden.
Biden ha annunciato sanzioni contro due istituzioni finanziarie russe, oltre che contro la cerchia di potere di Putin. Ha aggiunto che siamo di fronte all'inizio di un'invasione, che Mosca potrebbe lanciare attacchi contro varie città ucraine, compresa Kiev, e ha annunciato di aver autorizzato "un dispiegamento aggiuntivo" di truppe nei paesi Baltici membri della Nato. Poche ore prima era stato l'Alto Rappresentante europeo Borrell ad annunciare un robusto pacchetto di sanzioni. Pacchetto approvato all'unanimità da tutti i 27 Paesi membri. E che colpisce 351 membri della Duma, 27 persone ed entità che hanno un ruolo nella minaccia all'integrità ucraina, le banche russe "che stanno finanziando operazioni militari e altre operazioni nei territori" riconosciuti da Mosca, fino -soprattutto- alla limitazione dell'accesso ai mercati e ai servizi finanziari europei al Governo russo e allo Stato russo, con l'obiettivo di colpire l'offerta di finanziamento del debito sovrano. Borrell ha precisato che Putin non è ancora nella lista dei sanzionati, ma l'Europa è pronta a ulteriori misure. Poche ore prima il cancelliere tedesco Scholz serviva un pesantissimo antipasto, con l'annuncio della sospensione dell'autorizzazione del gasdotto Nord Stream 2. Anche da Londra prima mossa sanzionatoria, con il premier Johnson che ha annunciato misure contro cinque banche russe e tre oligarchi alleati di Vladimir Putin, le cui proprietà Oltremanica saranno congelate.
22/2/2022
Un pacchetto di sanzioni contro la Russia senza precedenti: ad annunciarlo poco fa l'Alto Rappresentante Europeo Borrell, che ha specificato che a sostenerlo all'unanimità sono stati tutti i 27 Paesi comunitari.
Nello specifico l'Europa ha messo nella lista nera i deputati della Duma, oltre a 27 personaggi ed entità russe - nei settori della difesa, della disinformazione e in quello bancario. Nel mirino anche i separatisti filorussi di Donestk e Lugansk. Infine l'Unione ha colpito duramente la Russia, limitando la capacità dello Stato e del Governo russo di accedere ai mercati e servizi finanziari limitando così la loro possibilità di finanziare le loro politiche ed il loro debito sovrano. Borrell ha precisato che Putin non è ancora nella lista dei sanzionati, ma l'Europa è pronta a ulteriori misure, se necessario. In giornata era stata la Germania a fornire un primo sostanzioso antipasto. Come annunciato dal cancelliere Scholz, la Germania ha sospeso l'autorizzazione del gasdotto Nord Stream 2. Scholz ha annunciato di aver chiesto di interrompere il processo di revisione da parte dell'autorità di regolamentazione tedesca. La mossa ha irritato Mosca, con il Cremlino che dice di aspettarsi che la frenata sia "temporanea". Anche da Londra prima mossa sanzionatoria, con il premier Johnson che ha annunciato misure contro cinque banche russe e tre oligarchi alleati di Vladimir Putin, le cui proprietà Oltremanica saranno congelate. In questi minuti anche il discorso del presidente americano Biden, che chiuderà una giornata di reazioni senza precedenti contro Mosca.
19/2/2022
E' intorno al Donbass che si gioca la partita di una possibile invasione russa in Ucraina. Mentre gli Stati Uniti avvertono che Mosca ha concentrato 190mila truppe al confine, la più grande mobilitazione in Europa dalla Seconda Guerra Mondiale ad oggi.
Nel tardo pomeriggio la notizia di una forte esplosione nel centro di Donetsk, nei pressi del palazzo governativo controllato dalle forze separatiste filorusse. Notizie da prendere con le pinze, dopo giorni di tensioni crescenti nell'area, con l'Occidente che sospetta che il presidente russo Putin potrebbe ricorrere ad un casus belli preconfezionato proprio nel Donbass per procedere con l'invasione. Non è un caso che Putin -ricevendo a Mosca l'alleato e fedelissimo presidente bielorusso Lukashenko- ha denunciato un "deterioramento" della situazione nei territori dell'est dell'Ucraina, e si è detto convinto che le sanzioni contro la Russia saranno imposte comunque e che gli occidentali troveranno "una scusa". I ribelli del Donbass hanno intanto ordinato l'evacuazione dei civili verso la Russia, giustificandola con i bombardamenti dell'esercito ucraino, sui quali però mancano conferme, al punto che il Ministero degli Esteri ucraino ha dovuto smentire che Kiev stia conducendo operazioni offensive nell'est. Putin ha offerto 115 euro a ciascun profugo del Donbass, e ha chiesto di preparare campi profughi vicino al confine ucraino.
18/2/2022
E' il Donbass a far segnare una nuova escalation nella crisi, che dopo l'accerchiamento da parte di decine di migliaia di truppe russe dei confini ucraini - si temono 150mila militari di Mosca alle frontiere, ha visto ieri pesanti scambi di artiglieria nel Donbass, tra l'esercito ucraino e i separatisti filorussi, con accuse reciproche di attacchi e una strage sfiorata in un asilo.
Una situazione da monitorare attentamente, quella sul fianco orientale, dopo l'accusa lanciata dal presidente russo Putin di genocidio - il Donbass potrebbe diventare il pretesto per un'invasione. Proprio da Mosca ieri l'avvertimento sibillino agli Stati Uniti che la Russia non intende invadere l'Ucraina, ma potrebbe prendere misure tecnico-militari, qualora Washington non accettasse la richiesta di ridurre la presenza Nato nell'Est. La crisi è stata al centro di un vertice europeo informale convocato ad hoc a Bruxelles, prima del summit euroafricano: se il premier olandese Rutte si è spinto ad affermare che Europa e Nato hanno un pacchetto di sanzioni già pronto contro Mosca, la realtà è più complessa e le divisioni sui dettagli restano. Mentre il premier Draghi dovrebbe essere il terzo peso massimo europeo a prendere la via del Cremlino, per tentare una mediazione in extremis. Intanto si lavora, per sua stessa ammissione, ad un possibile vertice Putin-Zelensky.
18/2/2022
E' ancora allerta massima sulle due sponde dell'Atlantico per il rischio di un'invasione russa in Ucraina. La crisi si è presa la scena al vertice euroafricano, mentre dagli Stati Uniti arrivava l'ennesimo avvertimento del presidente americano Biden: "Mosca cerca una scusa per invadere, ciò potrebbe accadere nei prossimi giorni".
Il presidente europeo Michel, che ha parlato con l'omologo ucraino Zelensky e ha convocato un pre-summit ad hoc sulla crisi, ha affermato che i leader comunitari hanno mostrato un'unità molto forte e un sostegno comune a Kiev. L'obiettivo è una de-escalation da parte russa, che sia verificabile. E se il premier olandese Rutte ha twittato che Europa e Nato hanno un pacchetto di sanzioni già pronto contro Mosca, ieri sera l'Estonia ha reso noto che l'intelligence russa avrebbe compilato una lista di obiettivi in Ucraina per paralizzare la sua autodifesa. Il premier italiano Draghi, che presto si dovrebbe recare a Mosca, ha annunciato che si sta lavorando su richiesta ucraina ad un possibile vertice Putin-Zelensky. Fronte Nato, il segretario dell'Alleanza Stoltenberg aveva anticipato le accuse americane sulla ricerca di un pretesto da parte di Mosca per attaccare, affermando che la Russia ha le capacità militari per un'invasione completa e senza preavviso. E il segretario di Stato americano Blinken avverte: pochi giorni all'invasione, Mosca potrebbe usare come pretesto anche attacchi con armi chimiche. Blinken progetta un nuovo incontro con l'omologo russo Lavrov.
17/2/2022
Ha rubato la scena al vertice euroafricano la crisi ucraina, mentre dagli Stati Uniti arrivava l'ennesimo avvertimento del presidente americano Biden: "Mosca cerca una scusa per invadere".
Il presidente europeo Michel, che ha parlato con l'omologo ucraino Zelensky e ha convocato un pre-summit ad hoc sulla crisi, ha affermato che i leader comunitari hanno mostrato un'unità molto forte e un sostegno comune a Kiev. L'obiettivo è una de-escalation da parte russa, che sia verificabile. E se il premier olandese Rutte ha twittato che Europa e Nato hanno un pacchetto di sanzioni già pronto contro Mosca, Gran Bretagna, Polonia e Ucraina hanno firmato un accordo sulla sicurezza. Il premier italiano Draghi, che presto si recherà da Putin, ha annunciato un possibile vertice Putin-Zelensky. Fronte Nato, il segretario dell'Alleanza Stoltenberg aveva anticipato le accuse americane sulla ricerca di un pretesto da parte di Mosca per attaccare, affermando che la Russia ha le capacità militari per un'invasione completa e senza preavviso. E il segretario di Stato americano Blinken avverte: pochi giorni all'invasione, Mosca potrebbe usare come pretesto anche attacchi con armi chimiche. Blinken progetta un nuovo incontro con l'omologo russo Lavrov.
16/2/2022
Guadagna tempo prezioso alla diplomazia la missione del cancelliere tedesco Scholz a Mosca - ma non fa segnare l'attesa svolta, anche se la giornata di ieri è stata ricca di segnali distensivi.
La sicurezza dell'Europa "non può essere costruita contro la Russia ma in cooperazione con la Russia", ha dichiarato Scholz, che in dono al presidente Putin ha portato sia disponibilità al dialogo sia però anche fermezza sulle sanzioni. Pure a Berlino mettere nel mirino delle sanzioni il gasdotto Nord Stream 2 -di fronte a un'invasione militare- non appare più taboo. La vera Sfinge resta Putin, le cui parole vanno lette in controluce: chiarissimo è stato sull'obiettivo ultimo della crisi, e cioè il "no" di Mosca ad un allargamento Nato fino ai suoi confini. Per questo la Russia vuole scolpire nella pietra l'impossibilità per Kiev di entrare nell'Alleanza, qualcosa di non negoziabile per Scholz, e per questo le risposte atlantiche non soddisfano ancora Mosca, che però intravede margini di dialogo. Putin da un lato rassicura sulla volontà di non arrivare a una guerra, ma dall'altro -quando parla di genocidio nel Donbass- introduce un pretesto per invadere l'Ucraina, così come quando la fedele Duma chiede di riconoscere le aree separatiste spalanca le porte dell'abisso. Putin ha lasciato intendere che l'ora dei negoziati non è conclusa, ma Mosca non è disposta ad attendere molto. Ieri l'annuncio russo del ritiro di alcune truppe dal confine, come segnale di buona volontà che non ha trovato conferme da parte Nato. Ieri in campo anche l'Italia, con il Ministro degli Esteri Di Maio a Kiev, mentre il premier Draghi ha parlato con l'omologo ucraino Zelensky, riaffermando il sostegno all'integrità territoriale del Paese.
15/2/2022
Tre ore di colloquio sulla crisi ucraina al Cremlino tra il presidente russo Putin e il cancelliere tedesco Scholz.
Restano appesi a un filo i negoziati sull'Ucraina, dopo la visita del cancelliere tedesco Scholz a Mosca. Sullo sfondo, l'annuncio russo del ritiro di truppe dalla frontiera ucraina, che la Nato non ha confermato, ma ha portato segnali di distensione nella crisi. Putin ha esplicitato il problema: Mosca non accetterà mai l'allargamento Nato fino ai suoi confini, lo considera una minaccia. E si è mostrato critico verso le risposte atlantiche alle preoccupazioni russe sulla sicurezza: "non soddisfano le nostre richieste, ma ci sono dei "ragionamenti" che possono essere portati avanti". Putin, che ha detto di non volere una guerra, ha lasciato intendere che l'ora dei negoziati non è conclusa, ma Mosca non è disposta ad attendere molto. La sicurezza dell'Europa "non può essere costruita contro la Russia ma in cooperazione con la Russia", ha risposto Scholz, tendendo la mano, ma avvertendo che l'adesione ucraina alla Nato non è negoziabile e il riconoscimento delle repubbliche separatiste nel Donbass sarebbe una catastrofe. Attrito sul gasdotto Nord Stream 2, che Putin considera un progetto commerciale e sul quale Scholz non esclude più sanzioni, mentre preoccupa gli analisti quella frase lanciata da Putin sul presunto genocidio in atto nel Donbass, che potrebbe servire da pretesto per un'invasione. L'azione diplomatica ha visto protagonisti anche i titolari degli Esteri americano Blinken e quello russo Lavrov, con quest'ultimo che ha chiesto a Washington un dialogo pragmatico, e la visita del Ministro degli Esteri Di Maio a Kiev. A dimostrazione che una guerra ibrida è già in atto la notizia che il Ministero della Difesa ucraino e due banche sono stati colpiti da un cyberattacco.
15/2/2022
"Stiamo cercando di trovare intese con i nostri partner, sulle richieste che abbiamo posto. E cerchiamo di trovarle con mezzi diplomatici. Ma monitoriamo la situazione in tempo reale".
E' in questa frase sibillina, pronunciata dal presidente russo Putin al termine dell'incontro con il cancelliere tedesco Scholz, che sta il senso di un incontro che non sgombra il cielo nero ma lascia aperti spiragli di diplomazia. Solo poche ore prima il Ministero della Difesa russo aveva annunciato che alcune truppe posizionate sul confine ucraino erano rientrate alla base dopo le esercitazioni. Nessun dettaglio è stato fornito al riguardo, e la Nato non ha potuto verificare questi movimenti, ma diplomaticamente è un altro indizio interessante. Putin ha detto di non volere una guerra in Europa, ma ha contestato le risposte atlantiche alle richieste russe. Soprattutto, Putin ha chiaramente contestato l'ipotesi di un ingresso dell'Ucraina nella Nato, eventualità che ha escluso completamente, neppure in un futuro lontano. Scholz da parte sua ha chiarito che il diritto di adesione dell'Ucraina alla Nato non è negoziabile, ma ha cercato di allentare la tensione, chiedendo una de-escalation e aggiungendo che le vie diplomatiche non sono state esaurite. Su questo Putin ha aperto, ma ha reso chiaro che i colloqui non devono andare troppo per le lunghe. Qualche scaramuccia tra le righe la si è letta sul gasdotto Nord Stream, con Putin che ne ha sottolineato l'aspetto commerciale scevro da qualsiasi influenza politica, e Scholz che ha lasciato intendere che potrebbe finire nelle sanzioni.
13/2/2022
"Lancio un appello al presidente russo Putin: sciolga il cappio attorno al collo dell'Ucraina. Si unisca a noi nella strada che porta alla preservazione della pace in Europa. E non sottovaluti la forza della democrazia". Il presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier, fresco di rielezione, ha affrontato di petto la crisi geopolitica del momento, nel discorso di insediamento.
"Siamo nel mezzo di un rischio di conflitto militare, di una guerra in Europa orientale, ed è la Russia a esserne responsabile", ha chiarito il socialdemocratico Steinmeier, che ha ottenuto un ampio consenso trasversale nell'assemblea mista di quasi 1500 grandi elettori, composta da parlamentari e rappresentanti dei Laender. A suo favore la coalizione governativa semaforo Spd-Verdi-Liberali e i conservatori Cdu/Csu. Steinmeier è il quinto presidente tedesco ad ottenere un secondo mandato quinquennale. "Il popolo ucraino ha il diritto ad una vita libera da paura e minacce. Risponderemo con decisione a chi vuole distruggerla", ha chiosato: parole forti, che contrastano con il basso profilo tenuto fin qui dal cancelliere Scholz, attivo sì in ambito diplomatico, ma più esitante su sanzioni e aiuti militari. Nel suo discorso, Steinmeier ha toccato il tema pandemia, promettendo che lavorerà per sanare le ferite sociali. A lui sono giunte le congratulazioni del presidente italiano Mattarella, fresco a sua volta di secondo mandato.
11/2/2022
E' un'Ucraina quasi completamente circondata dalle forze armate russe, quella che ha deciso di attivare il Trattato di Vienna, chiedendo a Mosca di fornire spiegazioni dettagliate sulle sue attività militari.
Mossa diplomatica che fa emergere la preoccupazione crescente a Kiev su una possibile invasione: il Paese è accerchiato su quasi tutti i fronti, con truppe di Mosca in Bielorussia, Russia, Transnistria, Crimea e nel Donbass, dove i separatisti filorussi hanno iniziato esercitazioni militari. Pure il Mar Nero sta per diventare teatro di esercitazioni navali di Mosca. La tensione è al livello di guardia, al punto che il presidente americano Biden, dopo aver chiesto ai cittadini statunitensi di lasciare l'Ucraina, si è riunito telefonicamente con i leader di Francia, Gran Bretagna, Germania, Italia e Polonia. Anche Giappone e Corea del Sud hanno chiesto ai loro cittadini di lasciare Kiev. Il segretario Nato Stoltenberg ha ribadito che vi è un rischio reale di conflitto armato in Europa. E ha allargato lo spettro delle minacce a opzioni non solo militari, ma anche di spionaggio o ibride, che potrebbero portare ad un golpe pilotato a Kiev. Ha fatto infine discutere il gesto dell'atleta ucraino di skeleton, Heraskevych, che ha mostrato il messaggio "Nessuna guerra in Ucraina". Il Cio salomonicamente lo ha considerato un appello generale alla pace.
11/2/2022
Ucraina anche oggi al centro della diplomazia internazionale, con un vertice telefonico nel pomeriggio tra i leader americano Biden, francese Macron, tedesco Scholz, britannico Johnson, italiano Draghi e polacco Duda.
Oltre ai leader europei e Nato. Un vertice che segue le dichiarazioni proprio del segretario Nato Stoltenberg, che -in visita in Romania- ha ribadito che vi è un rischio reale di conflitto armato in Europa. E ha allargato lo spettro delle minacce a opzioni non solo militari, ma anche di spionaggio o di carattere ibrido, che potrebbero portare ad un golpe pilotato a Kiev. L'Alleanza Atlantica ha messo in cantiere un aumento delle forze militari sul fianco orientale - in Romania, Slovacchia e Bulgaria. Kiev intanto ha cercato di minimizzare l'allarme scatenato dalla richiesta del presidente americano Biden, che ha invitato i cittadini statunitensi presenti in Ucraina a lasciare immediatamente il Paese per il rischio di guerra. Questo mentre i tre Paesi Baltici hanno chiesto alla Bielorussia informazioni sulle manovre congiunte di ampia portata iniziate insieme alla Russia, e della durata prevista di 10 giorni. Manovre che hanno portato al quasi totale accerchiamento dell'Ucraina da parte di Mosca - non solo sulla frontiera terrestre, ma anche sul Mar Nero.
11/2/2022
E' stata un'altra giornata di intensa diplomazia sul fronte della crisi ucraina, con Gran Bretagna e Germania in prima linea. Il premier britannico Johnson è volato in Polonia.
"Se la Russia fosse così pazza da fare l'errore catastrofico di invadere una parte dell'Ucraina, l'esercito di Kiev risponderebbe, e ci sarebbe un bagno di sangue", ha avvertito Johnson. Incontrando poche ore prima a Bruxelles il segretario Nato Stoltenberg, Johnson aveva definito le tensioni tra Mosca e Kiev nel loro momento più pericoloso. E non ha escluso la possibilità di una guerra. La diplomazia britannica non si è esaurita qui: la Ministra degli Esteri Truss ha incontrato a Mosca l'omologo russo Lavrov, in un meeting che ha portato sottozero il termometro delle relazioni bilaterali, con Lavrov che ha definito il meeting deludente - "un incontro di un muto con un sordo", ha sintetizzato. Lavrov ieri ha avuto un colloquio telefonico con il titolare degli Esteri italiano Di Maio. Prosegue l'attivismo del cancelliere tedesco Scholz, fin qui tacciato di essere troppo tiepido con Mosca - Scholz ha incontrato i leader dei Paesi baltici, avvertendo la Russia: "Mosca non dovrebbe sottovalutare la nostra unità e la nostra determinazione". I premier estone e lituano sollecitavano la Nato a rafforzarsi ulteriormente a Est. Sottotraccia, intanto, prosegue il lavoro preparatorio su possibili sanzioni euroamericane contro la Russia.
9/2/2022
Dopo settimane di incubazione, la Commissione Europea ha varato ieri l'atteso European Chips Act, un piano di investimenti per rendere l'Unione una potenza mondiale nella produzione dei semiconduttori.
"Con questa proposta vogliamo fare dell'Europa un leader industriale in questo mercato strategico, il nostro l'obiettivo è avere nel 2030 nel Continente il 20% della quota di mercato globale della produzione di chip, ora siamo al 9% - durante questo periodo però la domanda raddoppierà, ciò significa quadruplicare i nostri sforzi". Così la presidente della Commissione Von Der Leyen. Bruxelles intende mobilitare oltre 43 miliardi, 11 dei quali provenienti da fondi pubblici europei e nazionali, per sganciarsi dalla dipendenza asiatica, che ha reso il Continente estremamente vulnerabile, e -contemporaneamente- rivaleggiare con gli Stati Uniti a livello produttivo. Il Commissario al Mercato Interno Breton ha confermato che l'Unione punta a "ridurre la dipendenza" sulle forniture di semiconduttori dall'Asia, talmente elevata che se Taiwan oggi dovesse smettere di esportarli per un "problema geopolitico", le fabbriche europee chiuderebbero in tre settimane". Previsti nella proposta un adeguamento delle norme comunitarie sugli aiuti di Stato per alcuni progetti di carattere paneuropeo sui microchip, e un meccanismo di controllo dell'export in caso di gravi crisi.
8/2/2022
Saranno adeguate le norme comunitarie sugli aiuti di Stato nei progetti europei relativi ai microchip, e sarà attivato un meccanismo di controllo dell'export in caso di grave crisi.
Queste alcune delle novità contenute nello European Chips Act, l'attesa proposta della Commissione per rendere l'Europa un produttore mondiale di primo livello nel settore dei semiconduttori. "Il nostro obiettivo è avere nel 2030 in Europa il 20% della quota di mercato globale della produzione di chip, ora siamo al 9% - durante questo periodo però la domanda raddoppierà, ciò significa quadruplicare i nostri sforzi". Così la presidente Von Der Leyen. Bruxelles intende mobilitare oltre 43 miliardi, tra investimenti pubblici e privati, per sganciarsi dalla dipendenza asiatica, e rivaleggiare con gli Stati Uniti a livello produttivo. Lo European Chips Act deroga al regolamento sugli aiuti di Stato, laddove permette di coprire con risorse pubbliche progetti che "altrimenti non esisterebbero in Europa". Ci saranno paletti: gli aiuti dovranno essere adeguati, proporzionati e appropriati e avere un effetto paneuropeo. Previsto anche un meccanismo di controllo delle esportazioni, attivabile in caso di "perturbazioni significative", com'è accaduto per i vaccini. Il Commissario al Mercato Interno Breton ha confermato che con il Chips Act l'Unione punta a "ridurre la dipendenza" sulle forniture di semiconduttori dall'Asia: se oggi Taiwan dovesse smettere di esportarli, le fabbriche europee chiuderebbero in tre settimane.
8/2/2022
Un piano di investimenti multiannuale per rendere l'Europa un produttore mondiale di primo livello nel settore dei semiconduttori.
"Con lo European Chips Act vogliamo fare dell'Unione un leader industriale in questo mercato strategico, il nostro l'obiettivo è avere nel 2030 in Europa il 20% della quota di mercato globale della produzione di chip, ora siamo al 9% - durante questo periodo però la domanda raddoppierà, e ciò significa quadruplicare i nostri sforzi". Così la presidente della Commissione Von Der Leyen. In numeri, Bruxelles intende mobilitare oltre 43 miliardi, tra investimenti pubblici e privati, per sganciarsi dalla dipendenza asiatica, che ha reso il Continente molto vulnerabile, e -contemporaneamente- rivaleggiare con gli Stati Uniti a livello produttivo. Il Commissario al Mercato Interno Breton ha confermato che con il Chips Act l'Unione punta a "ridurre la dipendenza" sulle forniture di semiconduttori dall'Asia, talmente elevata oggi che se Taiwan dovesse smettere di esportarli per un "problema geopolitico", le fabbriche europee chiuderebbero in tre settimane". Nella proposta della Commissione sono previsti un adeguamento delle norme comunitarie sugli aiuti di Stato per alcuni progetti di carattere paneuropeo sui microchip, e un meccanismo di controllo dell'export in caso di gravi crisi.
3/2/2022
L'inflazione si prende la scena al Consiglio Direttivo BCE: i rischi sulle previsioni "sono orientati al rialzo e la corsa dei prezzi sta cominciando a intaccare consumi e investimenti", rischiando di indebolire la crescita economica.
Così la presidente BCE Lagarde, nel giorno in cui Francoforte lascia fermi i tassi di interesse. Confermato lo scenario sugli acquisti di bond: il programma pandemico Pepp terminerà a marzo, e fino ad allora proseguirà ad un ritmo inferiore. La fiammata dell'inflazione ha sorpreso, ammette la Lagarde, stimando al 50% il peso dei rincari energetici sull'aumento dei prezzi - "l'inflazione resterà con noi più a lungo di quanto ci attendessimo, ma scenderà nel corso dell'anno", ha assicurato. Sulla crescita, l'area Euro sarà "sotto tono" nel primo trimestre a causa dell'ultima ondata pandemica, ma "l'Eurozona continua nella ripresa" - per questo la Lagarde intravede una decisa accelerazione dell'economia nel corso dell'anno. La presidente BCE promette infine una risposta rapida, nel caso gli spread dovessero allargarsi significativamente. E i mercati cominciano a scommettere su un rialzo dei tassi già quest'anno. Oltremanica la Banca d'Inghilterra ha aumentato il tasso di interesse allo 0,5%. Questo per fare fronte ad un balzo record dell'inflazione, che viaggia verso il 7,25% ad aprile. La Bank of England avverte: il Paese sta per sperimentare il peggior calo negli standard di vita in 30 anni.
2/2/2022
L'Ucraina sempre più epicentro della diplomazia internazionale, con Kiev e Mosca tappe obbligate del dialogo per evitare il peggio. La Russia, però, non sembra disposta a fare passi indietro.
In conferenza stampa con il premier ungherese Orban, il presidente russo Putin ha accusato Stati Uniti e Nato di aver "ignorato questioni fondamentali" sulle garanzie di sicurezza chieste dal suo Governo. Putin si è spinto oltre, accusando Washington di voler trascinare Mosca in guerra, per poi aggiungere di sperare che Russia e Occidente trovino una soluzione alla crisi. Al suo fianco, un Orban sempre più filorusso rompeva il fronte atlantico, definendo le sanzioni "uno strumento destinato a fallire", e lavorava in proprio per chiudere intese con Putin su gas, vaccini e nucleare. Ottocento chilometri a ovest, a Kiev, il premier Britannico Johnson incontrava il presidente ucraino Zelensky: Johnson ha avvertito Mosca che le sanzioni scatteranno non appena la punta del piede del primo soldato russo dovesse varcare la frontiera, e ha invitato Putin a evitare un disastro militare. In precedenza telefonata tra i titolari degli Esteri, l'americano Blinken e il russo Lavrov. Blinken ha chiesto "una immediata de-escalation e il ritiro delle truppe dai confini ucraini". Putin ha avuto un colloquio telefonico col premier Draghi, nel quale ha confermato l'intenzione di "continuare a sostenere forniture di gas stabili all'Italia". Questo mentre anche la Polonia ha annunciato l'intenzione di armare Kiev.
1/2/2022
Ore convulse per la diplomazia in Ucraina, con Kiev al centro di più azioni concentriche. La principale è stata la telefonata tra i titolari degli Esteri, l'americano Blinken e il russo Lavrov.
Blinken ha sollecitato Mosca "a perseguire la via diplomatica", chiedendo "una immediata de-escalation e il ritiro delle truppe e dell'equipaggiamento militare dai confini ucraini". "Una invasione avra' conseguenze rapide e severe", ha avvertito. Tuttavia, secondo il Dipartimento di Stato, non c'è stata alcuna svolta: Lavrov, che in precedenza ha inviato una lettera a tutti i colleghi dei Paesi Osce, non ha fornito indicazioni per una distensione. Al contrario, il presidente russo Putin ha accusato Stati Uniti e Nato di aver ignorato le preoccupazioni di Mosca, nelle risposte fornite per iscritto. Putin ha avuto un colloquio telefonico col premier Draghi, nel quale ha confermato l'intenzione di "continuare a sostenere stabili forniture di gas all'Italia". E ha incontrato il premier ungherese Orban, volato a Mosca rompendo il fronte atlantico - Orban ha trattato con Putin forniture di gas, produzione di vaccini e costruzione di centrali nucleari. Questo mentre la Polonia ha annunciato l'intenzione di armare Kiev, con fornitura di munizioni, mortai e droni. A Kiev è approdato anche il premier britannico Johnson, con un assegno di 88 milioni di sterline e la promessa di sanzioni durissime contro Mosca. Quelle stesse sanzioni che la Commissione Europea sta preparando, assicura il vicepresidente Dombrovskis da Kiev, identificando anche target individuali.
1/2/2022
Evita per ora le dimissioni, ma il Partygate potrebbe ancora assestare il colpo di grazia alla ormai fragile leadership di Boris Johnson, da ieri un premier azzoppato dal caso delle feste svoltesi in pieno lockdown a Downing Street.
"Mi spiace", ha esordito Johnson cospargendosi il capo di cenere, unica modalità per uscire dignitosamente da una vicenda avvilente, di fronte ad un Paese che ricorda ancora bene come i parenti non potessero neppure salutare i propri morti, mentre a Downing Street si tenevano almeno 16 feste o eventi sociali a base di alcool. L'atteso rapporto della funzionaria Sue Gray, non pubblicato nella sua interezza perchè anche la polizia sta svolgendo indagini, ha evidenziato "fallimenti di leadership e di giudizio" a Downing Street e nel Governo, "in più occasioni". "Alcuni eventi non dovevano essere autorizzati, altri non si sarebbero dovuti sviluppare in quel modo", ha scritto. Johnson ha garantito un giro di vite: "non è abbastanza dire mi spiace. Accetto completamente le conclusioni del rapporto, mi impegno ad agire ora". Il leader laburista Starmer non ha risparmiato attacchi al vetriolo: "Johnson è un uomo senza vergogna, deve solo dimettersi", ha detto. E la leadership del premier comincia ad essere apertamente contestata anche nel suo partito. L'ex-premier conservatrice May è stata caustica: o Johnson non aveva letto le regole anti-Covid, o non le aveva capite, o pensava che non si applicassero a lui.
31/1/2022
"Mi spiace". Il premier britannico Johnson prova a limitare al massimo i danni del cosiddetto Partygate, lottando per la sua sopravvivenza politica, dopo le conclusioni del rapporto redatto dalla funzionaria Sue Gray che ha evidenziato "fallimenti di leadership e di giudizio" a Downing Street e nel Governo "in più occasioni", per le feste alcoliche avvenute in pieno lockdown.
"Alcuni eventi non dovevano essere autorizzati, altri non si sarebbero dovuti sviluppare in quel modo", ha scritto. Parlando a Westminster, Johnson non si è dimesso, ma ha incassato il durissimo colpo. "Non è abbastanza dire mi spiace. Accetto completamente le conclusioni del rapporto, mi impegno ad agire ora", ha promesso. Secondo il premier, occorre aspettare la conclusione delle indagini di polizia. Nel frattempo, si è impegnato a fare cambiamenti nella struttura di governance di Downing Street. "Ho capito il messaggio, porrò rimedio", ha detto, aggiungendo che si può avere fiducia nel suo Governo. "Un uomo senza vergogna, che deve solo dimettersi", lo ha attaccato il leader laburista Starmer. La leadership di Johnson comincia ad essere apertamente contestata anche nel suo partito. L'ex-premier conservatrice May gli ha riservato una lezione di stile politica, ponendo tre ipotesi: o Johnson non aveva letto le regole anti-Covid, o non le aveva capite, o pensava che non si applicassero a lui.
31/1/2022
Giornata complicata per Boris Johnson, che - lo anticipiamo subito, non si è dimesso. Johnson è finito sul banco degli imputati dopo il Rapporto sul cosiddetto Partygate, la vicenda delle feste alcoliche nel giardino di Downing Street in pieno lockdown, quando ai cittadini era vietato persino partecipare ai funerali dei famigliari deceduti.
"Mi spiace", ha ammesso Johnson aprendo il suo discorso a Westminster. Johnson ha detto di comprendere la rabbia delle persone. "Non è abbastanza dire mi spiace. Dobbiamo imparare, guardarci allo specchio. Accetto completamente le conclusioni generali del rapporto, e mi impegno ad agire ora", ha promesso. Secondo Johnson, occorre ora aspettare la conclusione delle indagini di polizia. Johnson si è impegnato a fare cambiamenti, creando un ufficio del premier, con un segretariato permanente. Inoltre, ha anticipato, nei prossimi giorni saranno resi noti passi ulteriori per migliorare la governance di Downing Street. "Ho capito il messaggio, e porrò rimedio", ha promesso, aggiungendo che si può avere fiducia nel suo Governo. "Un uomo senza vergogna, che deve solo dimettersi", lo ha subito attaccato il leader laburista Starmer. Il rapporto, redatto dalla funzionaria Sue Gray, ha evidenziato "fallimenti di leadership e di giudizio" a Downing Street e nel Governo "in varie occasioni". "Alcuni eventi non avrebbero dovuto essere autorizzati, altri non si sarebbero dovuti sviluppare nel modo in cui è avvenuto". Inoltre, nel rapporto si stigmatizza "l'uso eccessivo di alcol".
29/1/2022
Urne aperte domani in Portogallo, dove i circa 11 milioni di elettori sono chiamati ad eleggere i 230 deputati dell'unica camera parlamentare. E la tensione è massima a Lisbona.
Voto sul filo del rasoio in Portogallo, dove i sondaggi annunciano un testa a testa tra il partito socialista del premier uscente Costa e il centrodestra del Partito Social Democratico. Un voto anticipato, quello portoghese, dopo la crisi di Governo autunnale legata alle discussioni sulla legge di bilancio, che ha portato alla fine del tripartito tra socialisti e sinistra radicale. La differenza tra socialisti e centrodestra, secondo gli ultimi sondaggi, sarebbe di soli tre punti percentuali, coi primi al 36% e i secondi al 33% e in rimonta, rispetto a poche settimane fa. Staccatissimi e sotto il 10% tutti gli altri schieramenti. Proprio i partiti minori potrebbero però ancora una volta risultare decisivi, per la formazione del nuovo esecutivo: se a sinistra si potrebbe riproporre la stessa alleanza crollata solo pochi mesi fa, soprannominata "marchingegno" nella vulgata politica lusitana, a destra tutti gli occhi sono puntati sui populisti di Chega, formazione di estrema destra alleata con Lega e Rassemblement National in Europa. Il suo programma è stato criticato, con l'accusa di essere xenofobo e razzista. Ma Chega potrebbe tornare utile nell'ottica di una coalizione con il PSD, ribaltando dunque completamente il quadro politico portoghese. Anche per questo l'onda elettorale lusitana potrebbe provocare una discreta eco anche a Bruxelles.
25/1/2022
Washington guarda alla strategia della deterrenza militare, l'Europa definisce "molto avanzati i preparativi per una risposta ad una eventuale aggressione".
Le ultime ore sono state di intensa diplomazia sul fronte ucraino, col premier britannico Johnson che ha ricordato come fonti di intelligence suggeriscano una guerra lampo all'orizzonte per la presa di Kiev. Non è inevitabile, ha precisato Johnson. Ma questo è il clima. Al momento l'Occidente percorre due binari: da un lato quello militare, con la minaccia di spostare fino a 5000 truppe americane nei Paesi dell'Est Europa e in quelli baltici, decuplicabili in caso di deterioramento della crisi. Un supporto rafforzato dall'invio di navi da guerra e aviazione. I preparativi sarebbero avanzati, secondo la CNN. Parallelamente, vari Paesi Nato stanno nei fatti armando l'esercito ucraino. L'altro binario è quello diplomatico e sanzionatorio. "L'Unione ha accelerato il lavoro preparatorio sulle misure restrittive settoriali e individuali", recita il comunicato finale del summit dei Ministri degli Esteri europei, con l'Alto Rappresentante Borrell che avverte: "un'eventuale aggressione a Kiev comporterà costi massicci per la Russia". Per ora Bruxelles preferisce non scoprire le carte e svelare quali sanzioni adotterà. Da parte sua la presidente della Commissione Von Der Leyen ha annunciato ieri un nuovo pacchetto di aiuti finanziari all'Ucraina "da 1,2 miliardi di euro".
24/1/2022
Gli Stati Uniti alzano il livello di allerta, l'Europa non svela le sue mosse future nella crisi ucraina: all'avvio di una settimana che potrebbe rivelarsi decisiva sul fronte orientale, Washington ha fatto trapelare che potrebbe dispiegare tra 1000 e 5000 militari nei Paesi dell'Europa orientale, con l'opzione di decuplicarne il numero, nel caso la situazione deteriorasse. Oltre ai soldati, sarebbero in arrivo anche navi da guerra e aviazione militare.
Di questo Biden dovrebbe discutere telefonicamente nelle prossime ore con i principali leader europei, incluso il premier Draghi. Questo mentre i 27 Ministri degli Esteri comunitari hanno discusso la crisi insieme al segretario di Stato americano Blinken. "L'Unione ha accelerato il lavoro preparatorio sulle misure restrittive settoriali e individuali", recita il comunicato finale del summit. "Un'eventuale aggressione a Kiev comporterà costi massicci per la Russia", ha detto l'Alto Rappresentante europeo Borrell, che non ha volutamente chiarito quali sanzioni sono allo studio. Per ora l'Europa preferisce non giocare la carta sanzionatoria, ma assicura che sarà tempestiva. Da parte sua l'Italia si è detta pronta a contribuire a misure restrittive "graduali e proporzionate" contro Mosca. E la presidente della Commissione Von Der Leyen ha annunciato un nuovo pacchetto di aiuti finanziari all'Ucraina "da 1,2 miliardi di euro".
23/1/2022
E' una settimana potenzialmente cruciale quella che si apre sull'Ucraina, con ben due incontri ad alto livello: in primis la riunione dei Ministri degli Esteri europei, con il collegamento in videoconferenza del segretario di Stato americano Blinken. E poi una riunione, 24 ore dopo, dei consiglieri politici di Russia, Ucraina, Francia e Germania a Parigi per colloqui nel tradizionale "formato Normandia".
Parlando alla CNN Blinken ha ribadito che se Mosca "aggredirà l'Ucraina ci sarà una risposta dura degli Stati Uniti e di tutti i suoi alleati europei". Nella nebbia negoziale in cui si muovono le capitali, con Mosca che attende nelle prossime ore una risposta americana alle sue -a dir la verità- pretenziose richieste, si è innestato uno scontro diplomatico tra Gran Bretagna e Russia. Londra ha platealmente accusato l'establishment di Putin di voler insediare un Governo fantoccio a Kiev, arrivando a fare il nome della presunta testa di legno designata: l'ex-deputato Yevhen Murayev. Non che Murayev abbia fatto molto per allontanare da sè i sospetti: su Facebook ha scritto che "l'Ucraina ha bisogno di nuovi leader, la cui politica sarà basata sugli interessi nazionali e del suo popolo". Se Mosca ha chiesto a Londra di fermare queste falsità, Kiev ha subito reagito promettendo di smantellare ogni struttura o gruppo filo-Russia.
22/1/2022
Il Ministero degli Esteri tedesco starebbe lavorando a un piano di evacuazione dei dipendenti dell'ambasciata tedesca da Kiev, nel caso di un'ulteriore escalation provocata dalla Russia in Ucraina. Anche l'ambasciata americana a Kiev ha chiesto al Dipartimento di Stato di autorizzare la partenza di tutto il personale non essenziale e delle loro famiglie. Sentiamo gli aggiornamenti nel servizio.
Dopo la gelida tregua russoamericana, sancita dai titolari degli Esteri Blinken e Lavrov, con l'impegno a mantenere aperta una finestra negoziale, l'Ucraina resta al centro dell'atlante geopolitico, con l'annuncio che 90 tonnellate di aiuti militari americani sono stati inviati a Kiev. Sono stati definiti "aiuti letali" da parte statunitense. Tra questi confermata la presenza di munizioni per l'esercito ucraino, mentre non è stato specificato il resto del contenuto del carico. E' probabile però che comprenda armi leggere, radio sicure, equipaggiamento medico, parti di ricambio, missili anti tank Javelin, artiglieria anti tank e mitragliatori pesanti - la cui fornitura figura nel pacchetto di assistenza autorizzato dalla Casa Bianca, per un valore pari a 200 milioni di dollari. Intanto la Germania ha annunciato che invierà un ospedale da campo in Ucraina, respingendo le richieste di Kiev per l'invio di armi. Berlino a parte, si sta assistendo ad una corsa tra Paesi Nato a rafforzare militarmente Kiev: aiuti militari sono stati annunciati dai Paesi baltici, e anche l'Olanda è pronta a fare la sua parte. Sul fronte diplomatico, il Ministro della Difesa russo Shoigu ha accettato l'invito ad incontrare l'omologo britannico Wallace. Attesa la prossima settimana sia la riunione dei Ministri degli Esteri europei, alla presenza del segretario di Stato americano Blinken. Sia la risposta scritta di Washington a Mosca, sulle richieste avanzate da Putin.
22/1/2022
Un'ora e mezza di faccia a faccia per allentare la tensione: non poteva essere il vertice delle intese, ma il solo fatto che il segretario di Stato americano Blinken e il Ministro degli Esteri russo Lavrov abbiano concordato di lasciare aperta la finestra diplomatica, ha riacceso le speranze, dopo settimane di tensioni geopolitiche.
Blinken ha riaffermato il sostegno americano all'Ucraina, e ha ribadito che Washington sta ancora cercando una "soluzione diplomatica". Il segretario di Stato americano, che lunedì parteciperà al vertice dei Ministri degli Esteri europei, per coordinare le posizioni, è tornato ad assicurare "una risposta rapida e forte" nel caso di un'invasione da parte di Mosca. Nell'immediato, la Russia attende entro la prossima settimana una risposta scritta americana alle sue preoccupazioni sul rafforzamento militare di Stati Uniti e Nato in Ucraina e alle frontiere russe. E non è da escludere un vertice Biden-Putin. "Non è la fine del nostro dialogo", ha assicurato Lavrov, che con una nota diffusa in serata ha rimesso la maschera da duro, avvertendo Washington di gravi conseguenze nel caso l'America ignorasse le sue richieste. Mosca intanto ha chiesto di rimuovere le truppe Nato da Bulgaria e Romania: richiesta già rispedita al mittente da Sofia e Bucarest, mentre i Paesi baltici hanno annunciato l'invio di missili anticarro e antiaerei in Ucraina.
21/1/2022
Passo indietro di Mosca in serata, dopo il vertice distensivo tra i titolari degli Esteri americano e russo. Ci saranno "le conseguenze più gravi" se gli Stati Uniti continueranno a ignorare le legittime preoccupazioni" russe di sicurezza sul . Lo afferma in una nota il Ministero degli Esteri.
Una discussione franca, per evitare il rischio di un'escalation in Ucraina e tenere aperto il canale del dialogo. Così il segretario di Stato americano Blinken ha definito il faccia a faccia ginevrino con l'omologo russo Lavrov. Gli Stati Uniti stanno ancora cercando una "soluzione diplomatica", ha ribadito Blinken, che è tornato ad assicurare "una risposta rapida e forte" nel caso di un'invasione da parte di Mosca, dopo le incertezze mostrate negli ultimi giorni dal presidente Biden. La buona notizia è che le due potenze hanno aperto una finestra di dialogo, dopo l'escalation verbale e militare, con il posizionamento di truppe russe sul campo. Un'escalation cui era seguito un round negoziale abbastanza infruttuoso. Entro la prossima settimana Washington e Mosca si scambieranno proposte scritte, e non è da escludere un vertice Biden-Putin. "Non è la fine del nostro dialogo", ha assicurato il Ministro degli Esteri russo Lavrov, che attende ora la posizione ufficiale americana, dopo l'ultima provocazione arrivata da Mosca, che ha chiesto di rimuovere le truppe Nato da Bulgaria, Romania e dagli ex-Paesi socialisti dell'Est Europa. Richiesta già rispedita al mittente da Sofia e Bucarest, mentre l'Olanda si è detta aperta ad un possibile sostegno militare all'Ucraina, con la fornitura di armi a Kiev.
21/1/2022
La frammentazione e i messaggi discrepanti tra Governi aumentano l'incertezza: prende atto della realtà la Commissaria alla Salute Kyriakides, intervenendo alla riunione in videoconferenza dei Ministri comunitari.
Il riconoscimento insomma che introdurre misure differenti tra Paesi o lanciare messaggi contrastanti indebolisce la fiducia nei vaccini e rende più difficile -per i cittadini- accettare le misure di salute pubblica. Per Kyriakides, comunque, resta fondamentale aumentare la quota di vaccinati e prevedere un booster vaccinale, soprattutto per i più fragili. Si dice invece cauta sulla quarta dose la Commissaria Europea: "se i dati conclusivi" delle ricerche in atto "prevederanno la quarta dose, dovremo essere pronti ad agire". Un tema questo che vede molto caute anche le agenzie del farmaco mondiali, tra cui l'EMA: in un report scrivono che -esaminando i dati sull'impatto di Omicron- sta diventando sempre più chiaro che è necessaria una dose di richiamo per estendere la protezione del vaccino. Ma -avvertono- guardando ai "possibili approcci vaccinali contro le varianti, la somministrazione di multiple dosi booster a brevi intervalli di tempo non è un approccio sostenibile nel lungo termine". L'Ema procederà a raccomandare alla Commissione un'autorizzazione condizionata alla commercializzazione per i vaccini adattati alla variante Omicron, che saranno esaminati con procedura accelerata.
19/1/2022
L'Europa intravede una progressiva riduzione delle politiche di sostegno pandemiche. A confermarlo ieri il vicepresidente della Commissione Dombrovskis, che però non sottovaluta i rischi ancora ben presenti a livello economico.
Anche se i "fattori negativi" di incertezza per l'economia "durano più del previsto, dovrebbero essere meno forti nel corso dell'anno e ci aspettiamo che la crescita europea continuerà quest'anno e il prossimo", ha aggiunto Dombrovskis. Crescita che la Francia, presidente di turno, stima al +4% nel 2022. Sulla riforma del patto di stabilità il Ministro delle Finanze Le Maire ha definito "superato" il dibattito che contrappone Paesi frugali e Paesi spendaccioni. Il punto di caduta, fa intravedere Le Maire, è "un equilibrio tra investimenti e una finanza pubblica sana, riducendo il debito". A rischio invece il dossier sulla tassazione minima delle multinazionali, dove Polonia e Ungheria guidano la rivolta di un gruppo di Paesi che contesta lo sfasamento nell'entrata in vigore dei due pilastri, l'introduzione dell'aliquota minima globale sulle società da un lato, e la riallocazione dei profitti delle aziende in base a dove operano dall'altro. Italia e Francia spingono per accelerare. Intanto la Commissione ha dato il via libera alla proroga, fino a fine giugno, del piano di aiuti alle imprese italiane colpite dagli effetti delle misure prese per combattere la pandemia.
18/1/2022
Esistono le condizioni per una progressiva riduzione delle politiche di sostegno. Il vicepresidente della Commissione Dombrovskis guarda oltre la crisi scatenata dalla pandemia, pur non ignorando i rischi ancora ben presenti a livello economico.
Anche se i "fattori negativi" di incertezza per l'economia legati ai contagi, alle strozzature nelle catene di approvvigionamento e all'aumento dell'inflazione "durano più del previsto, dovrebbero essere meno forti nel corso dell'anno e ci aspettiamo che la crescita europea continuerà quest'anno e il prossimo", ha aggiunto Dombrovskis. Crescita che la Francia stima al +4% nel 2022. Sulla riforma del patto di stabilità, il presidente di turno, il Ministro delle Finanze francese Le Maire, ha definito "superato" il dibattito che contrappone Paesi frugali e Paesi spendaccioni. Il punto di caduta, fa intravedere Le Maire, è trovare "un equilibrio tra investimenti e una finanza pubblica sana, riducendo il debito". E, secondo Parigi, esiste convergenza su questo col nuovo Governo tedesco. Intanto la Commissione ha dato il via libera alla proroga, fino a fine giugno, del piano di aiuti alle imprese italiane colpite dagli effetti delle misure prese per combattere la pandemia. Le risorse saliranno da 12,5 a 15 miliardi di euro.
18/1/2022
Posizioni ancora distanti in Europa sulla riforma del patto di stabilità, tra l'ala riformista, in crescita, e quella rigorista - numericamente più ridotta.
In serata il Commissario agli Affari Economici Gentiloni ha parlato di "sinceri sforzi per trovare un'intesa", dicendosi ottimista su un punto di caduta condiviso. All'arrivo all'Eurogruppo, però, non era passata inosservata la bordata del Ministro delle Finanze austriaco Brunner. "Il debito resta debito. E' per questo che ci impegniamo a tornare a regole di bilancio più severe, quando la crisi sarà finita", ha detto, mentre il tedesco Lindner, al suo esordio, è stato meno netto: "il Patto di stabilità ha mostrato di essere flessibile durante la crisi, adesso è il momento di costruire lo spazio nei bilanci per rendere resiliente il settore pubblico". Lindner si è detto "a favore di una riduzione del debito". "Con Christian abbiamo già discusso", gli ha risposto il francese Le Maire, che -riaffermando l'importanza di regole comuni- ha sottolineato che "la crescita viene prima della stabilità". L'Olanda, ex-paladina del rigorismo assoluto, ha presentato una visione più moderata, con la neoMinistra Kaag: "stiamo cercando un terreno comune che sia ragionevole". Intanto fonti italiane hanno fatto trapelare che Roma ha confermato l'impegno a ratificare il trattato sul Mes, ma solo dopo l'elezione del presidente della Repubblica.
18/1/2022
Sono quattro i candidati alla presidenza del Parlamento Europeo, su cui si voterà oggi, e che raccoglieranno il testimone di David Sassoli, di cui ieri si è tenuta la commemorazione a Strasburgo.
La presidente ad interim dell'Europarlamento, la maltese Metsola, che oggi sarà quasi certamente eletta allo scranno più alto dell'emiciclo, ha aperto ieri la commemorazione per David Sassoli. Il segretario PD Letta, chiamato a tenere l'elogio funebre, ha parlato della grande eredità lasciata da Sassoli, e -con un esplicito riferimento al prossimo presidente della Repubblica, tra i cui nomi il mese scorso era circolato pure quello di Sassoli- ha lanciato un appello. Presente alla commemorazione anche il premier Draghi, mentre il presidente francese Macron ha ricordato Sassoli come un europeo di buona volontà, un architetto della costruzione comunitaria dalla visione larga, in grado di porre le basi di un indebitamento comune per fare fronte alla pandemia, poi tradottosi in Next Generation EU.
17/1/2022
La riforma del patto di stabilità anima il primo Eurogruppo dell'anno, con il progressivo delinearsi delle posizioni in vista della primavera, quando la discussione entrerà nel vivo.
L'Austria incarna l'ala più rigorista, con il Ministro delle Finanze Brunner che attacca: "il debito resta debito. E' per questo che ci impegniamo a tornare a regole di bilancio più severe quando la crisi sarà finita". Sceglie una linea nella sostanza simile, ma più moderata nei toni, il neoMinistro tedesco Lindner: "il Patto di stabilità ha mostrato di essere flessibile durante la crisi, adesso è il momento di costruire lo spazio nei bilanci per rendere resiliente il settore pubblico". Lindner, al suo primo Eurogruppo, si è detto "a favore di una riduzione del debito". "Con Christian abbiamo già discusso", gli ha fatto eco il francese Le Maire, che -riaffermando l'importanza di regole comuni- sottolinea che "la crescita viene prima della stabilità". L'Olanda, ex-paladina del rigorismo assoluto, presenta una visione più moderata, con la neoMinistra Kaag: "stiamo cercando un terreno comune che sia ragionevole". Prova a tracciare una sintesi il Commissario agli Affari Economici Gentiloni - "servono nuove regole di bilancio capaci di garantire "stabilità" ma anche una crescita durevole, stabile e sostenibile", mentre il vicepresidente della Commissione Dombrovskis annuncia entro marzo le linee guida per i bilanci pubblici 2023.
14/1/2022
Torna a salire la tensione sull'Ucraina, al termine di una settimana di infruttuosi colloqui tra Stati Uniti, Russia e Nato.
La Cnn ha riportato informazioni dell'amministrazione Biden, secondo cui Mosca sarebbe pronta ad avviare un'operazione di guerriglia contro le sue stesse forze separatiste nel Donbass. Si tratta solo apparentemente di un paradosso: militari senza insegne o bandiere sarebbero pronti a infiltrarsi nell'Ucraina orientale per condurre azioni di sabotaggio contro le forze filorusse, fornendo così un pretesto per l'invasione del territorio conteso. Altro fattore di tensione il cyberattacco che ha colpito decine di siti ufficiali delle istituzioni e del Governo ucraino. Gli hacker hanno modificato le pagine, avvertendo la popolazione di prepararsi al peggio. Se Stati Uniti e Nato hanno condannato l'attacco, nessuna reazione è arrivata dalla Russia, con Mosca che è ovviamente la prima sospettata del crimine. Kiev intanto propone un vertice con Stati Uniti e Russia per discutere della crisi. E da Brest infine l'annuncio -al vertice dei Ministri degli Esteri europei- che la tedesca Baerbock e il francese Le Drian faranno presto una visita congiunta a Kiev. "Respingiamo i tentativi della Russia di ricostruire un'influenza in Europa, non si rifà la storia, non si torna indietro nel tempo", ha detto l'Alto rappresentante europeo Borrell.
14/1/2022
Si avvia verso la conclusione una settimana realmente complicata per la politica e la Corona britannica: con il premier Johnson in lotta per la sua sopravvivenza a Downing Street e i Ministri Sunak e Truss già in lizza per sostituirlo, e dopo l'allarme dell'MI5, sulle presunte interferenze politiche esercitate da una influente avvocatessa cinese su parlamentari del Regno, mediante cospicue donazioni, ieri sera è arrivata la notizia che il Principe Andrea, terzogenito della Regina Elisabetta, ha rimesso nelle mani della sovrana i suoi residui incarichi ufficiali e i gradi militari onorifici.
I titoli saranno redistribuiti, e il 61enne duca di York non potrà più fregiarsi del titolo di Sua Altezza Reale. Fine della storia. Andrea è stato travolto dallo scandalo Epstein, e dovrà ora difendersi da privato cittadino Oltreoceano nella causa civile intentata contro di lui per presunti abusi sessuali. L'accusatrice, Virginia Giuffre, aveva all'epoca 17 anni. Tre anni fa lui negava così alla BBC di aver mai avuto rapporti con la ragazza. Un Giubileo di platino amaro quest'anno per Elisabetta, con un figlio ormai in disgrazia, un nipote -Harry- Oltreoceano e in rotta con i Windsor, e l'assenza del principe Filippo, morto lo scorso anno. In una Gran Bretagna ancora ostaggio di Brexit, i problemi continuano ad accumularsi.
13/1/2022
In Francia è stato il giorno dello sciopero della scuola contro i protocolli sanitari anti-Covid-19: a Parigi e in tutte le principali città transalpine migliaia di insegnanti sono scesi in piazza, sostenuti principalmente da esponenti della sinistra transalpina, in un anno già politicamente caldo, con le presidenziali in programma tra soli tre mesi.
Oltralpe, dove i nuovi positivi giornalieri viaggiano da qualche giorno sopra quota 300mila, gli insegnanti lamentano il fatto di non avere linee guida in grado di proteggerli, e di dover fare i conti con classi disorganizzate e protocolli sanitari che cambiano in continuazione. Le cifre sul successo delle manifestazioni sono contrastanti: il principale sindacato degli insegnanti parla di tre docenti su quattro assenti dal lavoro, mentre il Ministero dell'Istruzione ha abbassato la cifra al 38%. In piazza con gli insegnanti sono andati anche i genitori degli studenti, oltre a numerosi esponenti della gauche, su tutti Anne Hidalgo e Jean-Luc Melenchon. Quest'ultimo si è unito al vasto coro di critiche contro il Ministro dell'Istruzione Blanquer, ritenuto responsabile di aver provocato la confusione nei protocolli e criticato per aver definito gli insegnanti in sciopero contro il virus. Con il Ministro della Salute Veran positivo al Covid-19, i sindacati sono stati successivamente ricevuti dallo stesso Blanquer e dal premier francese Castex.
12/1/2022
Saranno funerali di Stato quelli che si celebreranno venerdì a Roma per David Sassoli, il presidente dell'Europarlamento morto ieri a 65 anni, a causa di complicanze dovute a una disfunzione del sistema immunitario. L'ultimo di una serie di problemi di salute, iniziati quattro mesi fa per una polmonite da legionella. Domani si aprirà la camera ardente in Campidoglio.
Nelle ultime ore l'intero mondo politico europeo ed italiano ha reso omaggio a Sassoli, con il lungo e commosso applauso dei suoi colleghi nella piazza antistante l'emiciclo di Bruxelles - tra loro l'eurodeputata maltese Metsola, che ne raccoglierà martedì il testimone alla guida dell'Europarlamento, e con l'altrettanto intenso applauso di Camera e Senato italiani. La presidente della Commissione Von Der Leyen ha parlato di "giorno triste per l'Europa", il premier Draghi ha definito Sassoli "protagonista in Europa di uno dei periodi più difficili della storia recente". La mitezza di Sassoli, politico d'altri tempi per modi e sobrietà, oltre che convinto europeista, è stata ricordata da tutti i colleghi. Tutti gli hanno riconosciuto la fermezza di aver tenuto aperto l'Europarlamento nei mesi più duri del lockdown.
11/1/2022
Così alla vigilia di Natale il presidente dell'Europarlamento Sassoli augurava Buone Feste ai cittadini europei. Sassoli si è spento nella notte all'età di 65 anni, dopo mesi difficili: a settembre il ricovero per una polmonite, causata da legionella, che lo avrebbe tenuto lontano due mesi dalla politica attiva. Il suo rientro, a novembre, aveva aperto la strada all'ipotesi, poi tramontata, di una sua rielezione la prossima settimana. Poi, durante le Feste, l'improvviso aggravamento, per una complicanza dovuta ad una disfunzione del sistema immunitario.
La politica europea ed italiana è in lutto: dalla presidente della Commissione Von Der Leyen, che parla di "giorno triste per l'Europa", al premier Draghi, che nel ricordo alla Camera lo ha definito "protagonista in Europa di uno dei periodi più difficili della storia recente". Venerdì i funerali a Roma, dove giovedì sarà aperta la camera ardente in Campidoglio. Eletto presidente dell'Europarlamento due anni e mezzo fa, Sassoli -uomo mite e pacato, mai sopra le righe- affermò, nel suo discorso inaugurale: "l'Unione Europea non è un incidente della storia". Affrontò la pandemia con la convinzione di dover tenere aperta la casa della democrazia europea.
9/1/2022
Si aprono all'insegna della tensione i colloqui a Givevra tra i viceministri degli Esteri statunitense e russo, Wendy Sherman e Serghei Ryabkov.
Il segretario di stato americano Blinken ha già messo in guardia Mosca dai "rischi di uno scontro", qualora il dialogo e la diplomazia dovessero fallire. Blinken ha ribadito che in caso di aggressione all'Ucraina la Russia andrebbe incontro a "enormi conseguenze". E ha messo in chiaro che le richieste russe di ritiro delle truppe Nato dall'Est Europa e di un impegno a non inglobare Kiev nell'Alleanza Atlantica sono semplicemente irricevibili. Mosca si è già detta "delusa" dai "segnali" pervenuti fin qui dagli Stati Uniti, e ha replicato di non avere alcuna intenzione di fare concessioni alle richieste americane. In questo clima di gelo, il New York Times ha pubblicato indiscrezioni secondo cui l'amministrazione Biden e i suoi alleati starebbero lavorando per mettere a punto una serie di durissime sanzioni finanziarie, tecnologiche e militari contro Mosca, in caso di invasione dell'Ucraina. Le principali istituzioni finanziarie russe verrebbero escluse da tutte le transazioni globali, il settore della difesa verrebbe colpito da un un embargo sulla tecnologia americana, e si procederebbe ad armare i gruppi di insorti ucraini. Il ruolo defilato dell'Europa in una questione così prossima geograficamente è stato involontariamente confermato dall'Alto Rappresentante Borrell, che giura che nulla sarà deciso senza l'assenso di Bruxelles. Occhi infine puntati anche sul vertice Nato-Russia di mercoledì, il primo in tre anni.
1/1/2022
Sotto il segno della Francia. Il 2022 della politica internazionale si apre con Parigi alla guida dell'Unione Europea, in un semestre che dovrebbe vedere il varo -tra le altre cose- di una forza di intervento rapido comunitaria. In realtà il cosiddetto Strategic Compass europeo abbraccia una strategia di sicurezza e difesa che guarda al prossimo decennio, in un tentativo embrionale di uscire dal nanismo politico comunitario sulla scena internazionale.
Riforma del patto di stabilità, che vede Parigi e Roma allineate su una maggiore flessibilità del parametro del debito, la tassa sul carbone alle frontiere europee, le politiche migratorie e un salario minimo comune figurano tra le altre priorità della presidenza francese, che coinciderà -curiosamente- con la fine dell'era Merkel e con l'avvento di una nuova leadership politica a Berlino, sulla quale c'è molta curiosità e attesa a Bruxelles. Il 2022 sarà un anno a forte trazione francese anche per le elezioni presidenziali, che si celebreranno ad aprile. Macron si gioca molte chances di rielezione proprio con i risultati del semestre europeo, ma dovrà guardarsi dal duo di estrema destra Le Pen-Zemmour, e dal ritorno della destra de Les Republicains. Quelle francesi non saranno le uniche elezioni previste nel 2022: a fine gennaio andrà alle urne il Portogallo, dove l'alleanza di sinistra del premier Costa, un interessante modello su scala europea, è capitolata sul varo della manovra, ad aprile voterà la Serbia, a maggio l'Irlanda del Nord, a settembre la Svezia. Sempre in Europa, la presidenza a rotazione dell'Unione passerà a luglio dalla Francia alla Repubblica Ceca. Da osservare con grande attenzione le elezioni di mid-term americane a novembre, che potrebbero variare gli equilibri al Congresso e influenzare fortemente di conseguenza la seconda parte della presidenza Biden. E Oltremanica, mentre a fine gennaio si ricorderanno i due anni dalla Brexit - che in realtà, escluso l'anno di transizione, si è resa effettiva da soli dodici mesi, c'è grande attesa per il Giubileo di Platino della Regina Elisabetta, che il 6 febbraio festeggerà -prima monarca nella storia del Regno- i 70 anni sul trono.
24/12/2021
Un po' di respiro per i prezzi del gas, dopo che si è diffusa la notizia che dagli Stati Uniti sono in arrivo almeno 15 navi dirette verso i porti europei, con a bordo Gnl, gas naturale liquefatto che -attraverso i rigassificatori- può essere immesso nelle reti nazionali.
Altre 11 navi sarebbero in rotta verso destinazioni non meglio specificate, ma il sospetto è che stiano anch'esse navigando verso il Vecchio Continente. I prezzi del gas naturale di riflesso hanno imboccato la china discendente, riportandosi ai livelli della prima decade del mese. Premesso questo, i future del gas sulla piazza olandese restano oltre sei volte superiori ai livelli del Natale di un anno fa, ponendo serie incognite sull'economia europea. E soprattutto sull'inflazione. Le tensioni con Mosca restano alte, dopo che nella conferenza stampa di fine anno il presidente russo Putin ha difeso Gazprom e ha puntato l'indice contro la Germania, accusandola di rivendere gas russo a Polonia e Ungheria. Questo dopo che Gazprom martedì aveva fermato la fornitura di gas naturale dalla Russia alla Germania attraverso il gasdotto Yamal, aggravando ulteriormente la situazione delle forniture. Il rischio di una crisi energetica invernale preoccupa l'Europa e soprattutto i settori industriali più energivori, che chiedono ai Governi continentali di agire. Fin qui, però, i tentativi di trovare un'intesa in seno al Consiglio Europeo per riformare il mercato energetico continentale sono tutti naufragati, tra ottobre e dicembre.
21/12/2021
Uniti nella lotta alla pandemia, con posizioni ancora da negoziare sulla riforma del patto di stabilità: nel loro primo bilaterale a Roma il premier Draghi e il cancelliere tedesco Scholz hanno fatto fronte comune contro il diffondersi della variante Omicron, ponendo al contempo le basi per una partnership rafforzata tra Roma e Berlino.
Draghi ha invitato a non abbassare la guardia sul virus - "c'è ancora da lavorare ed essere attenti", mentre il cancelliere Scholz ha confermato per oggi un vertice con i Governatori dei Laender tedeschi, nel quale dovrebbe essere annunciato un giro di vite a partire dal 28 dicembre, con la chiusura di club e discoteche e incontri limitati ad un massimo di dieci persone. Il bilaterale romano, hanno spiegato Draghi e Scholz, ha rappresentato la prima tappa di un piano d'azione verso una maggiore integrazione della partnership italotedesca, che potrebbe portare alla firma di un vero e proprio Trattato, come già avvenuto tra Italia e Francia. Al centro dei colloqui, oltre all'identità di vedute sulla futura difesa europea, anche la riforma del patto di stabilità: se Draghi vede un avvicinamento delle posizioni, e lo considera un nodo da sciogliere non insormontabile. Scholz resta più cauto e afferma che le attuali regole del patto hanno già la loro flessibilità, sulla cui base si può lavorare anche in futuro".
20/12/2021
Giorni decisivi per il varo di nuove misure antipandemiche, di fronte alla corsa della variante Omicron: incontrando a Roma il cancelliere tedesco Scholz per il loro primo bilaterale, il premier Draghi ha invitato a non abbassare la guardia - "c'è ancora da lavorare e essere attenti", dice il premier, annunciando novità dopo la cabina di regia.
Draghi ha comunque invitato a procedere con la massima velocità alla somministrazione della terza dose. Il cancelliere Scholz ha da parte sua confermato nelle prossime ore un vertice con i Governatori dei Laender tedeschi, nel quale sarà annunciato un ulteriore giro di vite sulle limitazioni ai contatti interpersonali. Il bilaterale romano, hanno spiegato Draghi e Scholz, ha rappresentato la prima tappa di un piano d'azione per una maggiore integrazione della partnership italotedesca, che potrebbe portare alla firma di un vero e proprio Trattato, come già avvenuto tra Italia e Francia. Al centro dei colloqui anche la riforma del patto di stabilità: se Draghi vede un avvicinamento delle posizioni, e lo considera un nodo persino più semplice di altri, Scholz resta più cauto e afferma che le attuali regole del patto hanno già la loro flessibilità, sulla loro base possiamo lavorare anche in futuro".
20/12/2021
In corso da circa un'ora a Palazzo Chigi il primo bilaterale tra il premier Draghi e il neocancelliere tedesco Scholz.
Incontro importante, alla vigilia di un cruciale semestre di presidenza francese, che dovrà mettere in pista importanti riforme comunitarie, tra cui quella del patto di stabilità. Dopo il Trattato del Quirinale firmato poche settimane fa con il presidente francese Macron, Draghi incontra dunque oggi Scholz, fresco di nomina alla cancelleria: secondo anticipazioni della Frankfurter Allgemeine Zeitung, i due leader hanno l'obiettivo di varare un "piano d'azione" comune da rinnovare ogni anno. Il progetto si troverebbe ancora "in uno stadio preliminare", ma rappresenterebbe il segnale della volontà di infondere una nuova dinamica nelle relazioni tra i due Paesi. Una dinamica che potrebbe riecheggiare, tra le altre cose, la nuova partnership italofrancese, introducendo anche nelle relazioni tra Roma e Berlino vertici bilaterali e partecipazioni incrociate dei rispettivi Ministri a riunioni di Governo nell'altro Paese. Nel menù del summit Draghi-Scholz stanno trovando ovviamente ampi spazio anche i più importanti dossier internazionali, su tutti i rapporti con Russia e Cina. Ricordiamo anche che oggi il Governo tedesco ha proposto Joachim Nagel alla presidenza della Bundesbank. Prenderà il posto di Jens Weidmann.
18/12/2021
Oltre 93mila casi in un solo giorno, tremila dei quali sequenziati come Omicron. I numeri della Gran Bretagna raccontano la velocità con cui la nuova variante si sta diffondendo, trainata soprattutto -affermano i dati- dall'area londinese.
In Germania il Ministro della Salute Lauterbach avverte: siamo alle porte di una massiccia quinta ondata di infezioni. Lauterbach ammette che si può fare poco per evitarla, guadagnando solo tempo, e sfruttandolo per inoculare quante più terze dosi possibile. Lauterbach getta anche acqua sul fuoco delle speranze di una variante Omicron meno letale, spiegando che con un aumento esponenziale dei casi i sistemi sanitari entrerebbero comunque in crisi. La Danimarca, divenuta all'improvviso uno dei Paesi con la maggiore incidenza di contagi, intende chiudere da lunedì musei, cinema, teatri, parchi divertimento e luoghi per eventi, insistendo su test e vaccinazioni. Dalla Spagna la notizia che nella regione di Madrid Omicron conta per oltre la metà dei contagi. L'Austria ha vietato i cenoni di Natale ai non vaccinati, mentre la Svizzera dalla prossima settimana consentirà l'ingresso nei luoghi pubblici solo a vaccinati e guariti. Infine resta la spaccatura tra l'asse franco-tedesco e l'Italia sui test in ingresso anche ai vaccinati. Il presidente francese Macron è stato esplicito ieri nello scrivere che "le persone vaccinate non dovranno farsi il tampone per viaggiare fra i Paesi europei".
17/12/2021
Francia e Germania sconfessano la linea Draghi sui test in ingresso anche ai vaccinati europei. E' soprattutto il francese Macron a mostrarsi contrario alla misura italiana, ribadendo in un tweet quanto già detto in una conferenza stampa con il cancelliere tedesco Scholz: "di fronte alle varianti, dobbiamo continuare ad agire da europei. Le persone vaccinate non dovranno farsi il tampone per viaggiare fra i Paesi membri".
Macron aveva detto in precedenza che Parigi non prevede di introdurre test Covid Pcr all'interno dei confini comunitari - "ci teniamo al buon funzionamento dello spazio comune, i test saranno introdotti solo verso i Paesi terzi". Questo in linea con la decisione francese di vietare da questo weekend tutti i viaggi non essenziali da e per la Gran Bretagna, Paese ormai extracomunitario. Scholz ha appoggiato la linea Macron, ribadendo che la libertà di circolazione in Europa è importante. Intanto proprio il Regno Unito ha fatto registrare un nuovo record di contagi, con oltre 93mila casi in un solo giorno. La Danimarca, divenuta all'improvviso uno dei Paesi con la maggiore incidenza di contagi, chiuderà da lunedì musei, cinema, teatri, parchi divertimenti e luoghi per eventi, insistendo su test e vaccinazioni. L'Austria ha vietato pure i cenoni di Natale ai non vaccinati, mentre la Svizzera dalla prossima settimana consentirà l'ingresso nei luoghi pubblici solo a vaccinati e guariti.
17/12/2021
Il presidente francese Macron sconfessa la linea Draghi sui tamponi in ingresso negli spostamenti tra Paesi europei. Con un tweet nel cuore della notte, Macron ha insistito che "di fronte alle varianti del virus, dobbiamo continuare ad agire da europei. Le persone vaccinate non dovranno farsi il tampone per viaggiare fra i Paesi membri dell'Unione".
Questo dopo che poco prima lo stesso Macron, in una conferenza stampa congiunta con il neocancelliere tedesco Scholz, aveva affermato che Parigi non prevede di introdurre test Covid Pcr all'interno dei confini comunitari - "ci teniamo al buon funzionamento dello spazio comune, i test saranno introdotti verso i Paesi terzi", aveva detto. Solo poche ore prima Parigi aveva tracciato la linea, vietando tutti i viaggi non essenziali da e per la Gran Bretagna, un Paese ormai extracomunitario. Scholz ha appoggiato la linea Macron, ribadendo che la libertà di circolazione in Europa è importante. Nottetempo la presidente della Commissione Von Der Leyen ha inoltre anticipato che Bruxelles presenterà a breve un atto delegato che uniformerà il richiamo vaccinale entro i sei mesi, e fisserà la validità del Green Pass a nove mesi. L'Austria infine ha confermato la sua rigida linea anti-no-vax. Dopo l'annuncio della vaccinazione obbligatoria, è arrivato il via libera ai cenoni di Natale. Ma solo per i vaccinati.
17/12/2021
L'Europa si avvia alla nuova normalità di una variante Omicron che rischia seriamente di rialzare le barriere ai confini interni, indebolendo il passepartout fin qui garantito dal Green Pass vaccinale negli spostamenti tra Paesi comunitari.
L'irritazione per la decisione italiana di imporre tamponi alle frontiere anche agli europei vaccinati, misura -questa- sostanzialmente condivisa con Portogallo, Grecia e Irlanda, ha lasciato spazio ieri ad una blanda unità di facciata tra i leader comunitari, che nelle conclusioni hanno invocato la necessità di un coordinamento sulla mobilità e nelle restrizioni relative ai viaggi, per non ostacolare la libera circolazione delle persone e tutelare il mercato interno - evitando misure sproporzionate e dannose. Eventuali restrizioni, insomma, devono essere basate su criteri oggettivi. Il più esplicito contro Roma è stato il premier lussemburghese Bettel, secondo cui "se diciamo che i tamponi sono più importanti dei vaccini, le persone non avranno più alcuna motivazione a vaccinarsi". Il premier Draghi ha ribadito quanto già detto, giustificando le misure con l'elevata contagiosità di Omicron. E il vantaggio dei minori contagi di cui gode ora l'Italia, da difendere se si vuole proteggere il sistema sanitario. I leader hanno invitato anche la Commissione a presentare un atto delegato sulla validità del Green Pass, al fine di uniformarlo. Probabile si opterà per una durata di nove mesi, terza dose inclusa.
16/12/2021
Ancora fumata nera tra i leader europei sull'energia: dopo due ore di discussione, nessuna intesa è stata raggiunta sul dossier energetico, sull'onda dell'emergenza prezzi energetici.
Necessità di coordinamento sulla mobilità, per non ostacolare la libera circolazione delle persone in Europa e tutelare il mercato interno. Basando eventuali restrizioni su criteri oggettivi. Le conclusioni dei leader europei sulla pandemia salvano le apparenze del Green Pass come passaporto per muoversi nel Continente, ma non cambiano la sostanza di un'Europa che -sull'onda della variante Omicron- sta rialzando le barriere ai confini interni, a partire dall'Italia. Il più esplicito contro Roma è stato il premier lussemburghese Bettel, secondo cui "se diciamo che i tamponi sono più importanti dei vaccini, le persone non avranno più alcuna motivazione a vaccinarsi". Anche il presidente dell'Europarlamento Sassoli non ha nascosto la sua delusione. Il premier Draghi ha ribadito quanto già detto, giustificando le misure con l'elevata contagiosità di Omicron. E il vantaggio di minori contagi di cui gode ora l'Italia, che va preservato per proteggere il sistema sanitario. I leader invitano la Commissione a presentare un atto delegato sulla validità del Green pass, per uniformarlo in tutta l'Unione. Probabile si opterà per i nove mesi. Questo mentre la Francia ha alzato le barriere sulla Manica, vietando i viaggi non essenziali da e per il Regno Unito -Paese extracomunitario dove i contagi sono fuori controllo- a partire da sabato.
16/12/2021
Il rincaro dei prezzi energetici al centro in questi minuti delle discussioni al Consiglio Europeo in corso a Bruxelles. Nella prima parte del summit il focus si è concentrato sulla minaccia coronavirus.
Pandemia in primo piano al vertice europeo, dove la variante Omicron è stata protagonista del dibattito a 26: nelle conclusioni i leader comunitari hanno reiterato la necessità di un coordinamento continuo sulla mobilità, chiedendo che un rafforzamento delle restrizioni -come quelle italiana, greca o portoghese- sia basato su criteri oggettivi e tuteli il mercato interno. Fonti europee hanno aggiunto che molti leader hanno sollevato il tema "dell'importanza di un approccio coordinato e coerente quando si adottano misure nazionali". Una stoccata all'Italia è arrivata anche dal presidente dell'Europarlamento Sassoli. Critiche a Roma anche dal premier lussemburghese Bettel, che definisce quella italiana un'idea sbagliata: "se diciamo che i tamponi Pcr sono più importanti dei vaccini, le persone non avranno più alcuna motivazione a vaccinarsi". Fonti italiane hanno precisato che il premier Draghi è intervenuto ribadendo quanto già detto in Parlamento, e giustificando le misure con la grande contagiosità di Omicron. Nelle conclusioni i leader invitano la Commissione a presentare un atto delegato sulla validità del Green pass per uniformarlo in tutta l'Unione. Probabile si opterà per i nove mesi. Tra gli altri temi del summit la Russia, con il cancelliere tedesco Scholz che ha ribadito l'inviolabilità dei confini ucraini, e l'energia, con il premier spagnolo Sanchez che è tornato a chiedere un intervento rapido europeo per calmierare i prezzi.
14/12/2021
Di fronte alla sostanziale incapacità di arrivare ad una politica migratoria comune, la Commissione Europea sceglie la via breve di togliere un mattoncino dall'area Schengen, proponendo una modifica dello stesso Codice Schengen, che prevede la possibilità per gli Stati membri di reintrodurre controlli ai confini interni fino ad un massimo di due anni, nel caso in cui sussista una "seria minaccia per la situazione politica o per la sicurezza interna di uno Stato membro".
La proposta comunitaria identifica come minacce: quella terroristica, quella criminale, quella sanitaria - ad esempio una pandemia, i grandi eventi internazionali, e l'emergenza migratoria, vale a dire movimenti non autorizzati di cittadini di Paesi terzi tra gli Stati membri, che mettano a rischio il funzionamento dell'area Schengen. Quest'ultima fattispecie rappresenterebbe un grave problema per l'Italia e i Paesi del Sud Europa, nei quali approdano decine di migliaia di migranti che spesso cercano in realtà di spostarsi verso nord. Il Ministro Amendola ha smorzato possibili polemiche, sottolineando che la direttiva sarà negoziata, ma ha espresso la sua delusione sulla lentezza decisionale europea in materia di dimensione esterna delle frontiere, sulla quale l'Italia è tornata ad insistere per la terza volta. Contemporaneamente, la Commissione ha proposto misure ad hoc contro la strumentalizzazione dei migranti, dopo la crisi al confine polacco-bielorusso: tra queste, restrizioni ai valichi di frontiera, aumento della sorveglianza e requisiti specifici di asilo.
7/12/2021
Nasce ufficialmente la coalizione semaforo in Germania: i leader dei tre partiti, Spd, Verdi e Fdp, hanno firmato l'accordo di programma, un documento di 177 pagine frutto del negoziato partito dopo le elezioni politiche di fine settembre.
"Siamo alla partenza. Se il nostro lavoro come Governo funzionerà bene come la nostra collaborazione ha funzionato nelle scorse settimane, ci aspettano buoni tempi". Così il nuovo cancelliere Olaf Scholz. Scholz ha delineato le sue linee programmatiche in materia di politica europea: "occorre creare un'Unione Europea forte", ha detto, annunciando che la sua prima visita all'estero sarà a Parigi - una tradizione, per i neocancellieri tedeschi. Tra i temi toccati dai leader della coalizione, anche la Cina: il Governo federale "ha deciso di consolidare ulteriormente le relazioni con la Repubblica popolare cinese" attraverso "uno scambio aperto", nel quale tuttavia, "la protezione dei diritti umani giocherà un ruolo", ha detto Christian Lindner, leader Fdp e futuro Ministro delle Finanze. Lindner ha anche dichiarato che "il futuro esecutivo si batterà per la stabilità". Per cominciare, però, la prima sfida ha un nome pesante: Covid-19, nella sua variante Omicron. "Fin dall'inizio dovremo affrontare un compito difficile: combattere la crisi pandemica. Ci vorrà tutta la nostra forza", ha detto Scholz.
6/12/2021
Il salario minimo europeo diviene una possibilità concreta, dopo che i Ministri del Lavoro comunitari hanno avviato i negoziati per la sua introduzione. I 27 hanno dato luce verde alla proposta della Commissione: partono a questo punto i negoziati con l'Europarlamento, che si è già mostrato favorevole.
Se la presidenza slovena parla di un grande passo per una equa retribuzione, il Ministro del Lavoro Orlando definisce la nascente direttiva comunitaria "una risposta forte a dumping salariale e alla presenza di molti lavoratori poveri", che "purtroppo segnano il mercato del lavoro italiano". Per Orlando, "la direttiva definisce il percorso attraverso cui i Paesi possono rafforzare la contrattazione". Dai Ministri del Lavoro comunitari anche un'intesa su una bozza di direttiva per incentivare la trasparenza salariale, e combattere il gap retributivo uomini-donne. Questo mentre -arrivando all'Eurogruppo- il Commissario agli Affari Economici Gentiloni ha affermato che "le prospettive di crescita positive vanno incontro ad una crescente incertezza, legata soprattutto alla pandemia". E a giorni dovrebbe arrivare l'OK dell'Unione Europea all'inserimento degli investimenti in nucleare e gas nella lista delle attività economiche sostenibili, la tassonomia verde. L'Ecofin dovrebbe spianare la strada in questo senso, soprattutto qualora non ci fossero obiezioni da un numero significativo di Paesi membri.
4/12/2021
Forti tensioni tra Stati Uniti e Russia, quando appare ormai questione di giorni un summit virtuale tra il presidente americano Biden e quello russo Putin. Washington, d'intesa con l'Unione Europea, sta esercitando pressioni su Mosca, affinchè smobiliti presto le truppe al confine con l'Ucraina.
"Gli Stati Uniti potrebbero imporre sanzioni economiche e usare altri strumenti contro la Russia, qualora invadesse l'Ucraina", ha detto la portavoce della Casa Bianca Psaki. Il tema sanzioni è in agenda anche alla prossima riunione dei Ministri degli Affari Esteri europei il 13 dicembre. Questo mentre le due superpotenze confermano che un summit virtuale Biden-Putin è imminente: Mosca ha già lanciato l'amo, chiedendo garanzie legali sullo stop di un'ulteriore espansione ad Est della Nato. Immediata la replica seccata della Casa Bianca: "è la Nato che decide i suoi membri, non la Russia". E così, mentre le premesse non appaiono delle migliori, trapelano anche gli altri temi in agenda nel bilaterale russoamericano: Afghanistan, Iran e Libia. Biden e Putin parallelamente stanno muovendo le fila della diplomazia internazionale: giovedì e venerdì in programma il vertice sulla democrazia organizzato da Washington, che ha visto la clamorosa esclusione dell'Ungheria di Orban. Mentre Putin sarà dopodomani in India, per firmare dieci accordi bilaterali con Nuova Dehli.
3/12/2021
In attesa del summit virtuale con Putin, ufficialmente confermato da parte russa, ma sulla cui data permane ancora il mistero, il presidente americano Biden non abbassa la guardia sulle tensioni al confine con l'Ucraina.
"L'amministrazione americana sta preparando una serie di iniziative esaurienti e significative per rendere più difficile un'eventuale invasione russa", ha detto Biden, assicurando di essere in costante contatto con i partner europei sulla crisi. Proprio il fronte orientale europeo sarà al centro del meeting virtuale tra le due superpotenze: Putin spinge per avere garanzie legali sullo stop ad una ulteriore espansione verso est della Nato. Questa appare la possibile moneta di scambio russa, per fermare le manovre militari sul confine ucraino, che hanno messo in allarme Washington e le capitali europee. Tra gli altri temi del summit: Afghanistan, Iran e Libia. Intanto sull'agenda di Biden e Putin figurano due appuntamenti importanti, nei prossimi giorni: giovedì e venerdì il vertice sulla democrazia organizzato da Washington, cui prenderà parte anche la Commissione Europea, nonostante il voto contrario ungherese ad una partecipazione comunitaria - dopo l'esclusione di Viktor Orban dal summit, unico leader europeo non invitato. Mentre Putin sarà lunedì in India, per firmare dieci accordi bilaterali con Nuova Dehli.
1/12/2021
La variante Omicron era presente in Europa già prima che venisse sequenziata in Sudafrica. A renderlo noto l'Olanda, che specifica come i test incriminati risalgano a poco dopo la metà di novembre. Intanto è corsa alle vaccinazioni nel Continente.
L'obbligo vaccinale si fa strada in Europa, sull'onda del diffondersi della variante Omicron. La Germania traccia il percorso, con un piano che potrebbe vedere nell'immediato un potenziamento delle vaccinazioni, con 30 milioni di inoculazioni complessive, obbligo di mascherine a scuola e limitazioni crescenti per i non vaccinati. Da febbraio o al massimo marzo, come anticipato dal cancelliere in pectore Scholz, dovrebbe essere introdotto l'obbligo di vaccinazione, un traino potente dopo il caso austriaco, che fa il paio con la decisione della Grecia di imporlo a tutti gli over 60. Domani sarà il giorno decisivo, con la conferenza Governo-Bundeslaender chiamata a dare il via libera alla nuova linea. Questo mentre l'incremento di terapie intensive è così drammatico che anche il Baden-Wuerttemberg si prepara a inviare pazienti all'estero - Italia inclusa. Oggi la Commissione Europea dovrebbe proporre nuove misure per contrastare Omicron: tra queste, l'aumento della capacità di sequenziamento e tracciamento, l'accelerazione su vaccini e terze dose, i rimpatri dei cittadini comunitari bloccati in Africa Australe. Nell'Unione Europea, secondo l'Ecdc, sono stati già rilevati 42 casi della variante Omicron, altri sei appaiono sospetti. Tutti mostrano sintomi lievi o sono asintomatici. Oltremanica, il premier britannico Johnson punta a somministrare la terza dose a tutti i maggiorenni entro fine gennaio, mobilitando anche l'esercito. Le buone notizie arrivano da Israele, dove i primi dati indicano che con 3 dosi di vaccino Pfizer si è protetti dalla variante Omicron.
1/12/2021
Si va verso l'obbligo vaccinale generalizzato contro il Covid-19 in Germania.
A farlo trapelare ieri sia il Governo uscente che quello entrante: il portavoce dell'esecutivo Merkel ha scritto che il Bundestag discuterà l'obbligo generalizzato e considererà una sorta di lockdown per non vaccinati. E in un'intervista alla Bild, il cancelliere in pectore Scholz ha annunciato misure per l'obbligo vaccinale da febbraio. Il giorno del giudizio appare domani, quando esecutivo e presidenti dei Laender torneranno a riunirsi. Questo mentre l'incremento di terapie intensive è così drammatico che anche il Baden-Wuerttemberg si prepara a inviare pazienti all'estero - Italia inclusa. In Austria dal primo febbraio scatterà l'obbligo vaccinale: i no vax potrebbero rischiare una multa da 3600 euro, raddoppiabile in caso di inottemperanza. In Grecia obbligo vaccinale per gli over 60. In Polonia 526 morti in un giorno per Covid-19, il numero più alto da aprile. Due terzi non erano vaccinati. Nell'Unione Europea, secondo l'Ecdc, sono stati già rilevati 42 casi della variante Omicron, altri sei appaiono sospetti. Intanto il premier britannico Johnson punta a somministrare la terza dose a tutti i maggiorenni entro fine gennaio, mobilitando anche l'esercito in una miriade di centri vaccinali temporanei. Le buone notizie arrivano da Israele, dove i primi dati mostrano che con 3 dosi di vaccino Pfizer si è protetti dalla variante Omicron.
30/11/2021
La variante Omicron avvicina la Germania all'obbligo vaccinale generalizzato contro il Covid-19. A farlo trapelare sia il Governo uscente che quello entrante: il portavoce dell'esecutivo Merkel ha scritto che il Bundestag discuterà l'obbligo generalizzato e considererà una sorta di lockdown per non vaccinati. E in un'intervista alla Bild, il cancelliere in pectore Scholz ha annunciato misure per l'obbligo vaccinale da febbraio.
Il giorno del giudizio appare giovedì, quando esecutivo e presidenti dei Laender torneranno a riunirsi. Questo mentre l'incremento di terapie intensive è così drammatico che anche il Baden-Wuerttemberg si prepara a inviare pazienti all'estero - Italia inclusa. In Austria dal primo febbraio scatterà l'obbligo vaccinale: i no vax potrebbero rischiare una multa da 3600 euro, raddoppiabile in caso di inottemperanza. In Grecia obbligo vaccinale per gli over 60. In Polonia 526 morti in un giorno per Covid-19, il numero più alto da aprile. Due terzi non erano vaccinati. Nell'Unione Europea, secondo l'Ecdc, sono stati già rilevati 42 casi della variante Omicron, altri sei appaiono sospetti. Tutti mostrano sintomi lievi o asintomatici. La Commissione si è riunita per decidere nuove misure, che arriveranno nelle prossime ore. E l'Ema afferma che i piani di emergenza sono pronti, nel caso di un peggioramento della situazione. Intanto il premier britannico Johnson punta a somministrare la terza dose a tutti i maggiorenni entro fine gennaio, mobilitando anche l'esercito in una miriade di centri vaccinali temporanei. Le buone notizie arrivano da Israele, dove i primi dati mostrano che con 3 dosi di vaccino Pfizer si è protetti dalla variante Omicron.
25/11/2021
Dalle parole ai fatti. Le tensioni su Brexit sfociano nell'ennesimo incidente relativo alla pesca sulle due sponde della Manica: il comitato nazionale della pesca francese ha annunciato il blocco del traffico merci negli accessi a tre porti, e nel tunnel che passa sotto il Canale tra Francia e Gran Bretagna.
La protesta ha l'obiettivo di ottenere la concessione rapida -da parte di Londra- di ulteriori licenze di pesca post-Brexit. I pescatori bloccheranno gli arrivi dei traghetti a Saint-Malo, Ouistreham e Calais. Sulla terraferma, bloccheranno l'accesso dei camion merci al terminale del tunnel per "alcune ore". Sulla base dell'accordo che ha sancito Brexit a inizio 2020, i pescatori europei possono continuare a lavorare in acque britanniche, a condizione però di poter dimostrare che lo facevano anche negli anni precedenti. Londra ha dosato le licenze francesi col contagocce, provocando più di un attrito con Parigi. Sullo sfondo, resta il braccio di ferro più ampio tra Londra e Bruxelles sull'intesa relativa all'Irlanda del Nord, e al confine doganale nel Mare d'Irlanda, che la Gran Bretagna vuole nei fatti cancellare - nonostante le concessioni europee. Le trattative proseguono, con reciproche minacce sul tavolo: di invocare l'articolo 16, facendo saltare tutto, da parte britannica. E di scatenare una guerra commerciale, da parte europea, nel caso i negoziati saltassero.
24/11/2021
"Sarà dunque semaforo": così il prossimo cancelliere tedesco Olaf Scholz ha formalmente annunciato la conclusione delle trattative di Governo a Berlino, due mesi dopo le elezioni - con un tripartito Spd-Verdi-Liberali. I socialdemocratici avranno cancelleria, Interni, Difesa, Lavoro, Sviluppo e Salute.
Ai Verdi un super Ministero che comprende Economia, Energia e Clima, gli Esteri, l'Ambiente e l'Agricoltura. Ai Liberali Giustizia, Ricerca, Digitale - ma soprattutto il potente Ministero delle Finanze. Vogliamo "un'Europa più sovrana", ha detto Scholz, presentando il contratto di coalizione, intitolato "avere il coraggio di progredire". Nel contratto sono previste tra le altre cose un anticipo dell'uscita dal carbone al 2030, la costruzione di 400mila abitazioni l'anno, e l'aumento del salario minimo a 12 euro l'ora. Come governo "faremo una politica europea comune", ha spiegato Scholz, con un messaggio rivolto ad un Continente orfano di Angela Merkel, e curioso di testare la nuova leadership tedesca. Scholz ha annunciato un decennio di investimenti in Germania - il futuro esecutivo intende anche tornare a rispettare il freno al debito previsto in costituzione a partire dal 2023. Ora il contratto di Governo passa all'approvazione dei tre partiti, in vista dell'entrata in carica del nuovo esecutivo nella prima decade di dicembre.
24/11/2021
200 milioni di euro aggiuntivi dall'Europa per la gestione delle frontiere, a beneficio di Lettonia, Lituania e Polonia. Lo ha annunciato ieri la Commissione Europea. "Lukashenko ha perso la partita contro l'Europa", ha aggiunto l'Alto Rappresentante Borrell. Da Bruxelles una stretta contro il traffico di esseri umani.
Una lista nera europea degli operatori dei trasporti che facilitano il traffico di esseri umani: a proporla ieri la Commissione, sull'onda della crisi migratoria al confine tra Polonia e Bielorussia. Le misure, precisa Bruxelles, saranno limitate e proporzionate, inizialmente applicabili per un anno: includeranno la sospensione di licenze o autorizzazioni ai vettori coinvolti, la proibizione di transito o sorvolo su territorio comunitario, e potranno riguardare qualsiasi mezzo di trasporto. Le proposte erano state anticipate in un dibattito all'Europarlamento dalla presidente della Commissione Von Der Leyen: misure mirate "a supportare i Paesi membri da attacchi ibridi" come quello messo in atto da Minsk, ha detto. "Stiamo lavorando ad una proposta per provvedimenti provvisori di emergenza in ambito dell'asilo e del rimpatrio", ha poi aggiunto la Von Der Leyen. Mentre il presidente europeo Michel ha spiegato che la compagnia di linea bielorussa Belavia non potrà più noleggiare aerei da aziende comunitarie. In precedenza lo stato maggiore delle forze armate bielorusse aveva annunciato che è stata sospesa la cooperazione con la Nato. Sempre secondo Minsk, circa 2mila dei migranti bloccati in Bielorussia si oppongono al rimpatrio.
23/11/2021
Un nuovo quadro legale per creare una blacklist europea di operatori dei trasporti che facilitano il traffico di esseri umani: a proporla la Commissione, sull'onda della crisi migratoria al confine tra Polonia e Bielorussia.
Le misure, se approvate, saranno limitate e proporzionate, inizialmente applicabili per un anno: includeranno la sospensione di licenze o autorizzazioni ai vettori coinvolti, la proibizione di transito o sorvolo su territorio comunitario, e potranno riguardare qualsiasi mezzo di trasporto. Le proposte erano state anticipate in un dibattito al Parlamento Europeo dalla presidente della Commissione Von Der Leyen: misure mirate "a supportare i Paesi membri da attacchi ibridi" come quello messo in atto da Minsk, ha detto. "Stiamo lavorando ad una proposta per provvedimenti provvisori di emergenza in ambito dell'asilo e del rimpatrio", ha poi aggiunto la Von Der Leyen. "La maggioranza degli aerei della Belavia sono noleggiati" da aziende europee e sulla base delle nuove sanzioni il noleggio sarà sospeso", ha precisato il presidente europeo Michel. In precedenza lo stato maggiore delle forze armate bielorusse aveva annunciato che è stata sospesa la cooperazione con la Nato. Sempre secondo Minsk, circa 2mila dei migranti bloccati in Bielorussia si oppongono al rimpatrio e sperano ancora di poter raggiungere la Germania.
22/11/2021
Scatta da oggi in Austria il lockdown contro l'ondata pandemica che sta mettendo sotto pressione il Paese: confinamento per tutti per 20 giorni, una settimana dopo averlo imposto ai non vaccinati.
Si potrà uscire di casa solo per andare al lavoro, a scuola, per acquistare beni di prima necessità e per fare esercizio fisico. Dopo i primi dieci giorni di confinamento, si valuterà se proseguire per altri dieci per chi è vaccinato, mentre i no vax resteranno esclusi da buona parte della vita pubblica. Misura draconiana, tuttavia necessaria in un Paese che ha visto un'incidenza settimanale dei contagi di 1000 ogni 100mila abitanti. E dal primo febbraio, Vienna farà da apripista anche per l'obbligo generalizzato di immunizzazione. Un altro Paese europeo che da oggi inasprisce le restrizioni è la Grecia, dove chi non è vaccinato -oltre a non poter entrare in un ristorante- si vedrà precluso l'accesso anche ad altri luoghi chiusi, quali cinema, teatri, musei e palestre. Atene ha stabilito di ridurre la durata del green pass a 7 mesi per gli "over 60". Allerta intanto in Francia, dove -secondo il portavoce del Governo- la quinta ondata pandemica procede alla velocità della luce. Anche Parigi soppesa la possibilità di nuove restrizioni. E in Germania, dove le nuove regole sulle restrizioni in base alle soglie di incidenza renderanno nei fatti il Green Pass valido solo per vaccinati e guariti, si comincia a fare largo nella politica l'idea di introdurre la vaccinazione obbligatoria.
21/11/2021
Un'altra giornata di follie no vax in Europa, con la capitale europea Bruxelles epicentro stavolta delle proteste. Una manifestazione di 35mila persone è degenerata in scontri, quando da un corteo partito dalla stazione nord della capitale è cominciato un lancio di oggetti contro la polizia, che ha risposto con cannoni ad acqua e gas lacrimogeni.
Gli scontri più gravi si sono verificati nei pressi delle istituzioni europee. Diversi poliziotti sono rimasti feriti: ci sono anche arresti. La manifestazione era nata come protesta contro le restrizioni anti-Covid, che prevedono il divieto di accesso a bar e ristoranti per i non vaccinati, sulla base del Covid Safe ticket. In Olanda la seconda notte di scontri, con epicentro L'Aja, si è chiusa con un bilancio di cinque poliziotti feriti e 40 fermi. In Francia intanto è allarme sulla quinta ondata pandemica: procede alla ''velocità della luce'', ha dichiarato il portavoce del Governo. Intanto da domani scatta un nuovo giro di vite di restrizioni in diversi Paesi: l'esempio più importante è l'Austria, apripista in Europa dell'obbligo vaccinale da febbraio. Nelle prossime ore scatterà a Vienna e su tutto il territorio un lockdown generale, che durerà 20 giorni per tutta la popolazione e resterà a tempo indefinito per i no vax. Sempre domani in Grecia chi non è immunizzato non potrà accedere ad alcun luogo al chiuso - quali ristoranti, cinema, teatri, musei e palestre.
19/11/2021
Resta in bilico, pur con qualche cenno di disgelo, la crisi migranti sul confine con la Bielorussia, tra gesti simbolici di allentamento della tensione e preoccupanti episodi di cronaca sul fronte umanitario.
L'ultimo segnalato: quello di un bambino di appena un anno morto nella foresta al confine. I suoi genitori, feriti, aspettavano di attraversarlo da oltre un mese. Certamente le chiamate Merkel-Lukaschenko, sull'asse Berlino-Minsk, qualche effetto lo hanno sortito, pur irritando la Polonia e imbarazzando Bruxelles, che nega contatti formali con un regime non riconosciuto e già sanzionato. Ieri un gruppo di 400 migranti iracheni è stato rimpatriato, mentre centinaia di persone intrappolate al confine sono state finalmente portate in un centro di accoglienza poco distante. Il regime bielorusso prova anche a mercanteggiare sulla pelle di questi esseri umani: offre di rimpatriarne fino a 5000, se l'Europa -leggasi la Germania, che però nega- ne accoglierà altri 2000. In questo quadro precario la diplomazia rialza i toni: se i Ministri degli Esteri del G7 richiamano ufficialmente la Bielorussia, chiedendo a Minsk di porre fine immediatamente a questa situazione, il presidente russo Putin accusa l'Occidente di usare la crisi migratoria come un nuovo motivo di tensione, per fare pressione su Minsk, aggravando in contemporanea i rapporti tra Ucraina e Russia.
19/11/2021
Mentre un bambino di appena un anno è tristemente divenuto ieri la tredicesima vittima della crisi migranti sul confine polacco-bielorusso, anche il G7 ha richiamato ufficialmente la Bielorussia. In un comunicato congiunto i Ministri degli Esteri dei sette Grandi hanno chiesto a Minsk di porre fine immediatamente alla situazione.
I sette hanno anche condannato il regime di Lukaschenko per aver "orchestrato la migrazione irregolare attraverso i suoi confini". Oltre alla solidarietà per i Paesi dell'Europa orientale colpiti dalla crisi, viene chiesto l'accesso delle Ong all'area di confine. Tra Minsk e Varsavia continua la guerra mediatica: mentre il regime bielorusso dichiara che sul suo territorio sono ufficialmente presenti almeno settemila migranti, offre di rimpatriarne 5000 a patto che l'Europa ne accetti 2000, e si decide a trasportare centinaia di persone in un centro vicino alla frontiera. Il Governo polacco risponde annunciando che ieri notte 200 migranti hanno provato a sfondare in modo aggressivo la barriera nei pressi del villaggio di Dubicze Cerkiewne, su istigazione delle guardie bielorusse. Varsavia ha fatto sapere di non aver apprezzato i colloqui Merkel-Lukaschenko per risolvere la crisi. Sullo sfondo, pesa l'ombra del presidente russo Putin, che ieri ha accusato l'Occidente di usare la crisi migratoria per fare pressione su Minsk.
18/11/2021
Un aereo con 431 migranti iracheni a bordo ha lasciato Minsk, in Bielorussia, per l'Iraq. Lo ha detto l'ambasciata irachena in Russia. Nessun volo aggiuntivo è stato pianificato per ora. Intanto la crisi migranti sul confine orientale prosegue.
Anche il G7 richiama ufficialmente la Bielorussia in merito alla crisi migranti ai confini orientali europei. In un comunicato congiunto i Ministri degli Esteri dei sette Grandi hanno chiesto a Minsk di porre fine immediatamente alla situazione. Non solo: i sette hanno condannato il regime di Lukaschenko per aver "orchestrato la migrazione irregolare attraverso i suoi confini", mettendo a rischio la vita di queste persone. Oltre alla solidarietà per i Paesi dell'Europa orientale colpiti dalla crisi, viene chiesto l'accesso delle Ong all'area di confine. Tra Minsk e Varsavia continua la guerra mediatica: mentre il regime bielorusso dichiara che sul suo territorio sono ufficialmente presenti almeno settemila migranti, annuncia una cooperazione con l'agenzia Onu per i rifugiati, e promette che inietterà un vaccino cinese anti-Covid ai migranti che lo richiederanno. Il Governo polacco risponde annunciando che nella notte 200 migranti hanno provato a sfondare in modo aggressivo la barriera nei pressi del villaggio di Dubicze Cerkiewne, su istigazione delle guardie bielorusse. Varsavia ha fatto sapere di non aver apprezzato i colloqui Merkel-Lukaschenko per risolvere la crisi. Sullo sfondo, maneggia con cura la situazione il presidente russo Putin, che accusa l'Occidente di usare la crisi migratoria per fare pressione su Minsk.
16/11/2021
Potrebbe slittare fino all'estate l'approvazione definitiva del gasdotto Nord Stream 2, dopo che la Bundesnetzagentur, l'agenzia federale delle reti tedesca, ha a sorpresa sospeso la procedura di approvazione del trasporto di gas attraverso il Mar Baltico.
Una decisione che contraddice lo stesso Ministero dell'Economia, ma che segue una logica semplice: viene infatti chiesto che l'operatore del gasdotto acquisisca una forma giuridica di diritto tedesco, trasferendo le attività della attuale società di gestione svizzera, dietro la quale opera il colosso russo Gazprom, ad un'altra con sede legale in Germania. Questa diventerebbe proprietaria degli 85 chilometri lungo i quali si snoda il gasdotto in territorio teutonico - gasdotto che nelle intenzioni porterebbe il gas russo dalla città di Ust Luga, nei pressi di San Pietroburgo, a quella tedesca di Greifswald, con una portata stimata di 55 miliardi di metri cubi annui. Lo stop a Nord Stream 2 ha portato ad un'impennata dei prezzi del gas, considerato anche che gli stock europei sono pieni al 74%, quasi venti punti percentuali in meno rispetto a un anno fa - Mosca ha già detto di essere pronta ad incrementare il trasporto di gas verso l'Europa, ma facendo leva proprio su Nord Stream 2. Un progetto controverso e fortemente osteggiato da Ucraina e Polonia, che lo considerano un modo di aggirare il transito di gas sui loro territori, accentuando la dipendenza europea dalla Russia.
12/11/2021
Scatto in avanti dell'Austria sulle misure anticoronavirus, che vanno a ricadere sulla parte della popolazione ancora non vaccinata. In una conferenza stampa ad Innsbruck il cancelliere Schallenberg ha annunciato che domani darà luce verde ad un lockdown nazionale per chi non ha ricevuto il siero anti-Covid.
Una volta approvata, la misura impedirà ai no vax austriaci di lasciare la propria abitazione se non per motivi di lavoro, attività fisica o urgenza comprovata. Considerato che un lockdown simile scatterà dopodomani in Alta Austria e Salisburgo, non è chiaro se l'intenzione del Governo sia di estenderlo nella stessa data al resto del Paese. Sempre in Alta Austria stop alla movida fino a dicembre, mentre Vienna apre alla terza dose quattro mesi dopo la seconda. In Germania da oggi i tamponi rapidi tornano gratuiti: il Ministro della Salute Spahn definisce la situazione seria, lancia l'allarme in vista di dicembre. E avverte: "senza interventi, l'incidenza dei contagi raddoppierà ogni due settimane". Spahn punta a eventi pubblici aperti solo a vaccinati e guariti. Da oggi l'Olanda reintroduce un lockdown parziale, con chiusura anticipata di bar e ristoranti, ed eventi sportivi a porte chiuse. Restano aperti scuole e cinema. A livello generale, l'Ecdc europeo avverte: la pandemia continua a peggiorare nell'Unione, la situazione è considerata "molto preoccupante" in dieci Paesi - Belgio, Polonia, Olanda, Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Estonia, Grecia, Ungheria e Slovenia.
12/11/2021
Il cancelliere in pectore Olaf Scholz traccia la strategia pandemica del probabile futuro Governo tedesco.
"Occorre mettere la Germania in sicurezza in vista dell'inverno", ha detto Scholz parlando al Bundestag, mentre i contagi giornalieri superavano la quota record di 50mila. Scholz ha insistito sulla necessità di far ripartire a pieno regime la campagna vaccinale. Il prossimo esecutivo intende fare scadere lo stato di emergenza nazionale a fine mese, concentrandosi su misure concrete: tamponi gratuiti, obbligo di Green Pass al lavoro sul modello italiano, possibilità per i Laender di ulteriori giri di vite, consentendo la mobilità solo a vaccinati e guariti. Ieri sera, il Robert Koch Institut ha caldamente consigliato di annullare le grandi manifestazioni, riducendo i contatti non necessari. La prossima settimana un vertice Governo-Laender sarà chiamato a decisioni importanti. Importanti quanto quelle che sta prendendo in queste ore il Governo olandese, che nel pomeriggio potrebbe annunciare un lockdown parziale, come chiesto ieri dal Comitato Scientifico Nazionale. Chi in Europa non fa sconti ai no vax è l'Austria: da lunedì scatterà in Alta Austria un lockdown limitato ai soli non vaccinati. Chi non è immunizzato potrà lasciare casa solo per lavoro, spesa e attività motorie. I media austriaci avvertono che questo è solo l'antipasto di una misura che potrebbe presto essere estesa a tutto il Paese.
11/11/2021
L'incremento dei casi porta a nuove strette anti-coronavirus nell'Europa centrosettentrionale: in Olanda, che con oltre 16mila contagi giornalieri ha fatto registrare un nuovo record, si torna a parlare di lockdown. Il Comitato scientifico nazionale ha raccomandato al Governo "misure di confinamento per un periodo di due settimane", che non riguarderebbero le scuole, ma eventi, cinema, teatri, bar e ristoranti. Per l'esecutivo Rutte una scelta difficile, da prendere nelle prossime ore.
Questo mentre il cancelliere tedesco in pectore Scholz ha parlato al Bundestag per avvertire: "occorre mettere la Germania in sicurezza in vista dell'inverno". Nel Paese i contagi giornalieri hanno superato i 50mila - l'allerta è massima. "Serve una grande campagna vaccinale" e "occorre puntare sul booster della terza dose", ha spiegato Scholz, che starebbe pensando all'introduzione del Green Pass sul lavoro, sul modello italiano, e all'accesso a locali ed eventi solo per immunizzati, sul modello austriaco. La prossima settimana si terrà una cruciale conferenza Governo-Laender, alla presenza della cancelliera uscente Merkel. E da lunedì scatterà invece nell'Alta Austria un lockdown limitato ai soli non vaccinati. A causa della diffusione esponenziale del virus, chi non è immunizzato potrà lasciare la propria casa solo per motivi di lavoro, spesa e attività motorie. Anche il Land di Salisburgo si starebbe muovendo nella stessa direzione.
10/11/2021
La ripresa dei contagi in Europa e la crescita dell'inflazione -legata anche ai rincari energetici- gettano più di un'ombra sull'Ecofin, in attesa che le previsioni economiche autunnali della Commissione, domani, forniscano qualche indicazione in più.
"La maggior parte degli elementi che stanno spingendo l'inflazione sembrano avere una natura temporanea, prevediamo che il rincaro dei prezzi si attenui gradualmente nel 2022, ma dopo un ulteriore incremento nei prossimi mesi", ha detto il vicepresidente della Commissione Dombrovskis. Sull'energia, la presidenza slovena assicura che i picchi dei prezzi energetici sono temporanei, ma ammette che avranno un impatto sull'inflazione. Franco stima una crescita dell'eurozona superiore al 4% il prossimo anno, anche se la ripresa dell'occupazione non combacia ancora con quella del Pil, mentre l'Italia dovrebbe chiudere l'anno a +6,1%. "Contiamo di centrare gli obiettivi del Recovery Plan entro fine 2021, ha chiosato Franco, ricordando che oltre una ventina sono i target ancora da raggiungere, per poter rispettare le condizioni poste da Bruxelles al fine di erogare i fondi di Next Generation EU.
9/11/2021
Patto di stabilità, caro energia e inflazione al centro dell'Ecofin: "la maggior parte degli elementi che stanno spingendo l'inflazione sembrano avere una natura temporanea, prevediamo che l'inflazione si attenui gradualmente nel 2022, ma dopo un ulteriore incremento nei prossimi mesi", ha detto il vicepresidente della Commissione Dombrovskis.
Sull'energia, la presidenza slovena assicura che i picchi dei prezzi energetici sono temporanei, ma ammette che avranno un impatto sull'inflazione. Franco stima una crescita dell'eurozona superiore al 4% il prossimo anno, anche se la ripresa dell'occupazione non combacia ancora con quella del Pil, mentre l'Italia dovrebbe chiudere l'anno a +6,1%. "Contiamo di centrare gli obiettivi del Recovery Plan entro fine anno, ha chiosato Franco, ricordando che oltre una ventina sono gli obiettivi ancora da raggiungere, per poter rispettare le condizioni poste da Bruxelles per l'erogazione dei fondi Next Generation EU. Infine, sulla riforma del patto di stabilità, la partita è appena iniziata, il dibattito resta aperto - con rigoristi e riformisti a fronteggiarsi. La novità è che l'Ecofin chiede già nel 2022 il ritorno dei meccanismi di sorveglianza sui conti pubblici, come i rapporti-Paese e le raccomandazioni specifiche.
9/11/2021
Migranti usati come armi in una guerra ibrida che la Bielorussia sta combattendo contro Polonia e Unione Europea - con intensità sempre maggiori. Nella serata di ieri la risposta di Bruxelles è salita di tono, con l'appello della presidente della Commissione Von Der Leyen agli Stati membri, affinchè estendano le sanzioni nei confronti del regime di Lukaschenko. Tra i possibili obiettivi, sanzioni contro compagnie aeree di Paesi terzi, che Minsk utilizza per trasportare profughi nel Paese, e da lì deportarli verso la Polonia.
Le scene diffuse ieri da Varsavia hanno mostrato la gravità della situazione: centinaia di migranti si sono accalcati alla frontiera orientale di Kuznica Bialostocka, cercando di forzare il filo spinato ed entrare in Polonia. Quelle stesse centinaia che erano state viste dirigersi poco prima verso il confine, scortate da guardie di frontiera bielorusse. Scaramucce si sono registrate con le guardie polacche, che hanno respinto il tentativo di ingresso. Per molti di questi migranti, quasi tutti mediorientali e asiatici, si apre ora l'incubo di una vita nella terra di nessuno tra le due frontiere, a temperature rigide. E se la Nato ha espresso preoccupazione per l'escalation al confine, ieri sera è giunto anche l'avvertimento di Washington: la Bielorussia cessi di "orchestrare" flussi di migranti verso l'Europa, ha minacciato il Dipartimento di Stato.
8/11/2021
Si aggrava la situazione al confine tra Polonia e Bielorussia, dove da mesi si trovano ammassati migranti che il regime di Lukaschenko usa come armi umane contro Varsavia e l'Unione Europea, in ritorsione alle sanzioni comunitarie.
In quella che appare come una drammatica escalation della tensione, documentata da video diffusi dal Governo polacco, in quanto la zona è off limits per i giornalisti, centinaia di migranti si sono accalcati alla frontiera orientale di Kuznica Bialostocka, cercando di forzare il filo spinato ed entrare in Polonia. Scaramucce si sono registrate con le guardie di frontiera polacche, mentre a Varsavia il Governo organizzava una riunione di emergenza e schierava 12mila truppe al confine. "Siamo pronti a difendere la frontiera", ha affermato il Ministro della difesa Blaszczak. "Questa è la prosecuzione del tentativo disperato del regime di Lukashenko di sfruttare le persone per destabilizzare l'Unione Europea ", ha attaccato la Commissione. Tremila gli attraversamenti illegali nelle ultime settimane. Lo schema è semplice: il regime bielorusso trasporta i migranti verso la frontiera polacca, dove le guardie indicano loro i percorsi da seduire. E ci sono storie di migranti, spesso asiatici o mediorientali, intrappolati nella terra di nessuno al confine, con temperature al limite della resistenza umana. Il portavoce del Governo tedesco Seibert li ha definiti "attacchi ibridi". Anche la Nato ha espresso preoccupazione per l'escalation al confine.
3/11/2021
Si chiude con due importanti intese il summit dei leader, prologo necessario ai difficili negoziati che attendono nella prossima decina di giorni i delegati presenti a Glasgow per questa cruciale Cop-26. Il primo accordo riguarda lo stop alla deforestazione entro il 2030, con un impegno da quasi 20 miliardi di dollari. A formalizzarla il premier britannico Johnson. A sottoscriverla Paesi che ospitano l'85% delle foreste mondiali, tra cui Russia, Cina, Indonesia, Colombia, Congo e Brasile.
Il presidente americano Biden da parte sua ha lanciato un piano su vasta scala per ridurre le emissioni di metano, tra i principali responsabili del riscaldamento globale. Il piano, che prevede un taglio delle emissioni di metano pari al 30% entro il 2030, è stato sottoscritto da oltre 100 Paesi. "Abbiamo fatto molto, ma abbiamo ancora molto da fare", ha detto Biden chiudendo la due giorni e criticando l'omologo cinese Xi Xinping per aver disertato il summit. Mentre Johnson ha professato un cauto ottimismo sull'esito finale della Cop26. L'Italia ha aderito ad un fondo da dieci miliardi di dollari, lanciato da diverse istituzioni private, per accelerare la transizione ecologica nei Paesi meno sviluppati. Note negative di giornata: il videomessaggio del presidente russo Putin, che ha detto di puntare sulle proprie foreste per assorbire l'anidride carbonica. E la notizia che la Cina ha aumentato la produzione giornaliera di carbone.
2/11/2021
La Cop26 produce nel primo giorno effettivo di negoziati due significativi risultati: il primo riguarda lo stop alla deforestazione entro il 2030, con un impegno da 19,2 miliardi di dollari. A formalizzarla il premier britannico Johnson. Johnson ha sottolineato che la dichiarazione è stata sottoscritta da Paesi che ospitano l'85% delle foreste mondiali, e ha elogiato l'adesione di Paesi come Russia, Cina, Indonesia, Colombia, Congo e Brasile.
Il presidente americano Biden ha annunciato che il Governo americano si è impegnato a stanziare fino a 9 miliardi fino al 2030 per conservare e ripristinare le foreste. Biden ha lanciato anche un piano su vasta scala per ridurre le emissioni di metano, tra i principali responsabili del riscaldamento globale. Il piano, che prevede un taglio delle emissioni di metano pari al 30% entro il 2030, è stato sottoscritto da oltre 100 Paesi. Il Ministro della Transizione Ecologica Cingolani ha annunciato che il Governo aderirà alla Global Energy Alliance, un fondo da 10 miliardi per accelerare la transizione ecologica nei Paesi meno sviluppati. E la Commissione Europea stanzierà un miliardo di euro per l'impegno globale sulle foreste. Note negative di giornata: il videomessaggio del presidente russo Putin, che ha detto di puntare sulle proprie foreste per assorbire l'anidride carbonica . E la notizia che la Cina ha aumentato la produzione giornaliera di carbone.
2/11/2021
Difficile parlare di clima e portare a casa risultati concreti, quando al tavolo negoziale mancano alcuni dei principali leader dei Paesi che emettono gas serra.
La disdetta dell'ultima ora è arrivata dal presidente turco Erdogan, che ha deciso di rinunciare alla trasferta scozzese, dopo il G20 di Roma, ufficialmente per un problema sui protocolli di sicurezza. "Non è una questione che riguarda solo la sicurezza, ma anche la reputazione del nostro Paese", ha affermato Erdogan senza spiegare quale sua richiesta sia stata respinta dalle autorità britanniche. Erdogan ha sommato la sua assenza a quelle del cinese Xi Xiping, che ha inviato alla Cop-26 una dichiarazione scritta, nella quale ha invitato ad intraprendere "azioni più forti per affrontare insieme la sfida climatica". Un discorso preconfezionato, quello di Xi, che mal si sposa con il continuo blocco da parte di Pechino di azioni più concrete contro il cambiamento climatico. Probabile infatti la mano cinese dietro la sparizione dell'obiettivo emissioni zero nel 2050 dalla dichiarazione del G20 di Roma. Assente a Glasgow anche il presidente russo Putin, che aveva già rinunciato alla trasferta italiana - ufficialmente per motivi di recrudescenza pandemica nel Paese, come pure il presidente brasiliano Bolsonaro, le cui credenziali ambientaliste sono decisamente scarse. Di lui parla in queste ore la cronaca italiana.
1/11/2021
L'Italia strappa il massimo risultato possibile da un G20 dove l'assenza fisica dei leader cinese e russo impedisce progressi sostanziali sul dossier più delicato, quello climatico, ma viene rilanciata la diplomazia internazionale, con una girandola di bilaterali tra i leader, dopo mesi di stallo pandemico.
Il clima rispecchia il risultato in chiaroscuro del summit: il premier Draghi rivendica il successo della presidenza italiana, ma la verità è che la dichiarazione finale riprende impegni già stabiliti, cristallizza il consenso del G20, e rimanda molte azioni concrete -nella migliore delle ipotesi- alla Cop-26 scozzese. Confermato l'obiettivo di non superare il grado e mezzo di aumento del riscaldamento globale, l'impegno a investire 100 miliardi di dollari annui da parte dei Paesi sviluppati, con l'Italia che alza l'asticella a 1,4 miliardi l'anno. E la fine dei finanziamenti statali al carbone. Manca una data sul target della neutralità climatica, se non la vaga indicazione di metà secolo. Il premier britannico Johnson, da oggi al timone della Cop-26, è più cauto: vede "progressi ragionevoli", ma dice che l'obiettivo di contenimento del riscaldamento globale resta in bilico. Più concreto il via libera G20 alla tassazione minima sulle multinazionali, bene anche il target di vaccinare il 70% della popolazione mondiale entro metà 2022, ma anche qui bisognerà capire concretamente come.
31/10/2021
Intesa sui principi della lotta al cambiamento climatico, ma azioni concrete ancora in gran parte da dettagliare.
E' un bilancio decisamente in chiaroscuro quello del G20 di Roma sul clima: i leader promettono un'azione significativa ed efficace sulla lotta al cambio climatico, ma vanno poco oltre la cristallizzazione di obiettivi già ventilati in passato. In sostanza, l'impegno a non superare il grado e mezzo di aumento del riscaldamento globale, l'impegno a investire 100 miliardi di dollari annui da parte dei Paesi sviluppati in favore di quelli più poveri, con l'Italia che porta il suo impegno a 1,4 miliardo di dollari l'anno - per un quinquennio. E la fine dei finanziamenti statali al carbone entro l'anno. Non c'è un impegno concreto sul target della neutralità climatica, se non la vaga indicazione di metà secolo. Qui il premier Draghi porta la sua interpretazione: col tempo si convergerà verso il 2050, dice. Draghi che parla di un risultato straordinario per il summit. Il premier britannico Johnson, cui passa la patata bollente climatica con la Cop-26, è più cauto: vede "progressi ragionevoli al G20", ma dice che l'obiettivo di contenimento del riscaldamento globale resta in bilico. Deluso il segretario generale Onu Guterres: "lascio Roma con le mie speranze disattese, ma almeno non sono state sepolte".
31/10/2021
Vede il bicchiere mezzo pieno il premier Draghi, al termine di un G20 che ha sostanzialmente confermato gli obiettivi generali sul clima, ma ha offerto poche azioni concrete per arrivarci con l'urgenza necessaria.
In conferenza stampa il premier ha parlato di "un risultato straordinario, che poteva essere raggiunto solo in un contesto multilaterale. Un passo avanti in situazione difficile". Draghi non ha avuto remore a parlare di "successo", precisando che per la prima volta il G20 riconosce l'obiettivo del contenimento del riscaldamento globale entro un grado e mezzo, che i finanziamenti statali al carbone finiranno entro quest'anno, che viene confermato l'impegno dei Paesi sviluppati a investire 100 miliardi di dollari, con l'Italia che metterà sul piatto un miliardo e 400 milioni l'anno - per un intero quinquennio. E anche sulla neutralità carbonica, con l'obiettivo vago di arrivarci "intorno a metà secolo", il premier professa ottimismo. Dagli altri leader europei complimenti alla presidenza italiana per la gestione dei delicati dossier, ma c'è la netta sensazione che la partita vera sul clima si giochi a questo punto alla Cop-26 di Glasgow. "60% di chance di successo per il summit climatico", stima l'organizzatore Boris Johnson, che parla di "progressi ragionevoli al G20". Chi sembra più deluso è il segretario generale Onu Guterres, che negli ultimi giorni ha lanciato continui allarmi sulla catastrofe climatica che si profila all'orizzonte, in caso di inazione: "lascio Roma con le mie speranze disattese, ma almeno non sono state sepolte", ha fatto sapere via Twitter. Le Ong parlano di mezze misure prodotte dal summit. Tra i punti ancora irrisolti, il traguardo della decarbonizzazione, su cui non ci sono date precise, ma solo la promessa di farlo il prima possibile. Annacquate anche le conclusioni sul metano, con vaghe promesse sulla riduzione delle emissioni.
31/10/2021
Attesa per la conferenza stampa del premier Mario Draghi qui alla Nuvola dell’Eur, dopo la conclusione del G20 di Roma.
G20 che non è riuscito a fare quel salto in più che ci sia augurava sul clima: nelle conclusioni viene confermato l'impegno a contenere il riscaldamento globale entro un grado e mezzo - obiettivo però vecchio di sei anni. Confermato anche a 100 miliardi lo stanziamento per i Paesi più fragili, per affrontare la sfida della transizione ecologica. E lo stop entro l'anno al finanziamento di nuove centrali a carbone. Anche sulla scadenza per le emissioni zero l'obiettivo del 2050 non passa, dopo lo sbarramento cinese. Si resta su un target indefinito, stimato intorno a "metà secolo". Unico -anche se vago- elemento di novità di un negoziato molto complicato, l'impegno a intraprendere ulteriori azioni sul clima in questo decennio. Sui vaccini, invece, l’obiettivo è inoculare il 70% della popolazione mondiale entro metà 2022 – sul come farlo, non ci sono novità ulteriori, apparentemente. Ovviamente cercheremo a breve di capirne di più, con la conferenza stampa del premier Draghi, attesa fra dieci minuti, e -a seguire- dei principali leader mondiali.
31/10/2021
Intesa raggiunta sulla dichiarazione finale del G20. C'è un accordo su tutti i dossier, clima incluso. La bozza di conclusioni -di cui siamo venuti poco fa in possesso- conferma l'impegno a contenere il riscaldamento globale entro un grado e mezzo - obiettivo vecchio di sei anni, raggiunto già alla Cop-21 di Parigi.
Confermato anche a 100 miliardi lo stanziamento per i Paesi più fragili, per affrontare la sfida della transizione ecologica. E lo stop entro l'anno al finanziamento di nuove centrali a carbone. Anche sulla scadenza per le emissioni zero l'obiettivo del 2050 non passa, dopo lo sbarramento cinese. Si resta su un target indefinito, intorno a "metà secolo". Unico -anche se vago- elemento di novità di un negoziato molto complicato, l'impegno a intraprendere ulteriori azioni sul clima in questo decennio. In buona parte inascoltato per ora l'appello del premier Draghi, che oggi ha aperto la sessione di lavori. "La lotta al clima è la sfida del nostro tempo. O agiamo ora e affrontiamo i costi della transizione, riuscendo a renderla più sostenibile, o rinviamo e rischiamo di pagare un prezzo più alto e il fallimento, con conseguenze disastrose", ha detto Draghi. Dopo di lui ha parlato il principe Carlo d'Inghilterra, che ha definito la Cop26 che si apre a Glasgow "la nostra ultima chance per salvare il pianeta".
31/10/2021
Trapela un certo ottimismo dai negoziati in corso sul clima al G20. Fonti diplomatiche raccontano che dopo una intensa notte di negoziati gli sherpa avrebbero trovato una pre-intesa, che deve però essere ancora finalizzata.
"Ci siamo quasi", ha detto una fonte. E pure dalla Francia arrivano conferme in questo senso. Proprio il cambio climatico è al centro dei lavori questa mattina. Il premier Draghi ha introdotto la sessione affermando che "la lotta al clima è la sfida del nostro tempo. O agiamo ora e affrontiamo i costi della transizione, riuscendo a renderla più sostenibile, o rinviamo e rischiamo di pagare un prezzo più alto dopo e il fallimento, con conseguenze disastrose". Più tardi Draghi ha richiamato l'importanza di rispettare gli Accordi di Parigi, accelerando l'uscita dal carbone. E ha definito i passi fatti finora come insufficienti. A lanciare un accorato appello ai 20 leader mondiali anche il principe Carlo d'Inghilterra. "La conferenza Cop26 che inizia domani a Glasgow è la nostra ultima chance per salvare il pianeta", ha detto il Principe di Galles, aggiungendo che "occorre trasformare belle parole in azioni ancora più belle", e mettendo nero su bianco che il "settore privato è pronto a lavorare" con i Governi. "Non c'è obiettivo più urgente del clima, è impossibile non ascoltare le voci disperate dei giovani, il loro futuro è nelle vostre mani", ha chiosato l'erede al trono britannico.
31/10/2021
Si è aperta con una visita dei leader all'iconica Fontana di Trevi, condita dal tradizionale lancio della monetina, la seconda e ultima giornata del G20 qui a Roma, che oggi si gioca l'intera partita sul clima.
Se l'obiettivo dichiarato è quello di contenere il riscaldamento globale a un grado e e mezzo, il come arrivarci concretamente è tutto da scrivere, con Cina, India e Russia che non sembrano intenzionate a prendere impegni vincolanti entro il 2050 - soprattutto sulla dismissione degli impianti a carbone. Secondo le ultime notizie, la riunione degli sherpa che devono preparare il comunicato finale è proseguita tutta la notte ed è ancora in corso. A ricordare ai leader l'urgenza di un intervento il principe Carlo, che aprirà i lavori oggi, mentre in mattinata sarà ufficializzato l'accordo euroamericano che elimina determinate tariffe sull'importazione di acciaio e alluminio europeo negli Stati Uniti. Anche oggi intensa giornata di bilaterali a margine del G20: su tutti segnaliamo l'incontro tra il presidente americano Biden e quello turco Erdogan, e quello -ancora più delicato- tra il capo della diplomazia americana Blinken e il suo omologo cinese Wang Yi.
31/10/2021
Si gioca sul clima -dossier al centro dell'agenda questa mattina- la partita del G20, che corre lungo un crinale estremamente delicato per la presidenza italiana: da una parte la possibilità di centrare un successo diplomatico, dall'altra il rischio di un semplice summit-passerella dei leader mondiali.
Perchè è sulla lotta al cambio climatico che servono ora e più che mai obiettivi concreti, al di là di target generali -come l'innalzamento di massimo un grado e mezzo delle temperature- che con le misure attuali saranno irrealizzabili. Soprattutto se Cina e India non accelereranno. Ieri il summit ha sostanzialmente ratificato obiettivi già raggiunti nelle Ministeriali degli ultimi mesi: su tutti la tassazione minima globale delle multinazionali, con il 15% che diviene la regola in quasi tutti i Paesi del mondo. OK anche alla task-force Finanze-Salute antipandemica, e all'obiettivo di vaccinare il 70% della popolazione mondiale entro il 2022. Su come farlo si attendono lumi nel comunicato finale. Molto attivi gli Stati Uniti, sia sul dossier nucleare iraniano, dove il loro rientro in gioco potrebbe fare da preludio ad una riapertura dei negoziati con Teheran, sia sui dazi, con l'annuncio di un'intesa con l'Unione Europea per eliminare alcune tariffe sull'importazione di acciaio e alluminio. In cambio Bruxelles lascera' cadere i suoi dazi sulle merci americane. Dietro le quinte la regia del premier Draghi, che ha rilanciato l'importanza del multilateralismo, ma -soprattutto- ha rivolto uno sguardo al futuro: "insieme, stiamo costruendo un nuovo modello economico, e tutto il mondo ne beneficerà", ha detto aprendo i lavori.
31/10/2021
Si è chiusa con una cena al Quirinale la prima giornata del G20, che ha raggiunto un consenso sugli obiettivi minimi in agenda, ha riaperto il dossier iraniano, ma si gioca il successo sul dossier clima.
Il presidente Mattarella ha ricordato ieri sera ai leader mondiali che tocca a loro l'impresa di imprimere una svolta decisiva ai dossier più caldi - tuttavia la differenza la potrà fare solo la maratona negoziale notturna degli sherpa, riuniti per redigere il comunicato finale. Su spinta americana è arrivato l'ultimo e definitivo via libera alla tassazione minima globale del 15% sulle multinazionali. OK anche alla task force Finanze-Salute antipandemica, e a un obiettivo di vaccinazione globale del 70% della popolazione mondiale entro il 2022. Sul clima la bozza provvisoria di conclusioni parla di limitare a un grado e mezzo il riscaldamento globale, con generici riferimenti al termine di metà secolo per raggiungere l'obiettivo emissioni zero. Mentre sull'Iran il quadrilaterale Stati Uniti-Francia-Germania-Gran Bretagna produce una dichiarazione che parla di crescente preoccupazione sul nucleare di Teheran, accoglie con favore il rientro di Washington nel negoziato, e invita l'Iran a tornare al tavolo delle trattative. Il premier Draghi, padrone di casa, ha aperto i lavori del G20 definendo "il multilateralismo la migliore risposta ai problemi odierni. Anzi, l'unica risposta possibile. Fare da soli non è un'opzione. Dobbiamo fare tutto il possibile per superare le nostre differenze", ha detto Draghi, secondo cui si sta costruendo un nuovo modello economico.
30/10/2021
Consenso sugli obiettivi minimi, riapertura del dossier iraniano, attesa sul dossier clima. Nella prima giornata di lavori il G20 non scioglie i nodi sul tavolo dei leader, che andranno ai supplementari del negoziato notturno, per cercare di arrivare a risultati concreti nella seconda giornata del summit.
Su spinta americana è arrivato l'ultimo e definitivo via libera alla tassazione minima globale del 15% sulle multinazionali, che introduce finalmente un fisco più equo a livello globale. OK anche alla task force Finanze-Salute antipandemica, che avrà funzioni di coordinamento ma non dotazione economica, e a un obiettivo di vaccinazione globale del 70% della popolazione mondiale entro il 2022. Come arrivarci concretamente resta un punto di domanda che attende risposta. Per la presidenza italiana lo scoglio più duro resta quello della lotta al cambio climatico: la bozza di comunicato finale parla di limitare a un grado e mezzo il riscaldamento globale, con generici riferimenti al termine di metà secolo per raggiungere l'obiettivo emissioni zero. Fonti italiane prevedono un negoziato notturno per superare resistenze -soprattutto cinesi- apparentemente insormontabili. Sull'Iran il quadrilaterale Stati Uniti-Francia-Germania-Gran Bretagna produce una dichiarazione che parla di crescente preoccupazione sul nucleare di Teheran, accoglie con favore il rientro di Washington nel negoziato, e invita l'Iran a tornare al tavolo delle trattative. Frenando paradossalmente un Biden che aveva annunciato l'imminente ripresa dei negoziati. Il premier Draghi, padrone di casa, ha aperto oggi i lavori del G20 definendo "il multilateralismo la migliore risposta ai problemi odierni. Anzi, l'unica risposta possibile: dalla pandemia, al cambio climatico, fino ad una tassazione che sia equa, fare da soli non è un'opzione. Dobbiamo fare tutto il possibile per superare le nostre differenze", ha detto Draghi, secondo cui si sta costruendo un nuovo modello economico. Poi, dopo le tensioni primaverili, Draghi ha visto per un faccia a faccia distensivo il presidente turco Erdogan - "scambio di vedute costruttivo, dobbiamo rafforzare il nostro partenariato", è trapelato dopo il meeting.
30/10/2021
Volge al termine la prima giornata del G20 qui all'EUR, con le prime intese chiuse sui dossier più semplici, sui quali era già stato raggiunto un consenso nei mesi scorsi.
Su tutti la tassazione minima globale delle multinazionali, con il 15% che diviene la regola in quasi tutti i Paesi del mondo - la presidenza Biden ne aveva fatto l'obiettivo primario arrivando a Roma. OK anche alla task-force Finanze-Salute antipandemica e all'obiettivo di vaccinare il 70% della popolazione mondiale entro il 2022. Come farlo, e con quali impegni concreti sulla distribuzione dei vaccini, resta il vero punto di domanda, considerato che siamo solo al 15% del miliardo di dosi già promesse e fin qui arrivate a destinazione. Altro nodo da sciogliere il clima, sul quale la discussione entrerà nel vivo domani. Il pomeriggio sta vedendo in primo piano la girandola di bilaterali dei leader mondiali G20, che da due anni non si riunivano in presenza. Particolarmente interessante quello fra il premier Draghi e il presidente turco Erdogan, dopo le tensioni italoturche seguite alla definizione di Erdogan come "dittatore" da parte di Draghi. Il colloquio è durato mezz'ora e si è concluso da poco. Erdogan ha stretto la mano alla presidente della Commissione Von Der Leyen, dopo il Sofagate di cui sono stati entrambi protagonisti in primavera. Incontro in programma anche tra i leader di Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia e Germania sulla possibile ripresa dei negoziati relativi al nucleare iraniano.
30/10/2021
Primi -seppur scontati- risultati al vertice G20 in corso da questa mattina all'EUR. Al termine della prima sessione di lavoro i leader mondiali hanno dato il via libera alla tassazione minima globale.
Un dossier già chiuso al G20 Finanze di Venezia e anche in sede Ocse, che ha visto il timbro finale oggi qui a Roma - anche su impulso della nuova amministrazione Biden, che conta di farvi leva per riformare il fisco corporate anche su suolo americano. "Le aziende contribuiranno pagando la loro quota", avrebbe detto Biden nel corso dei lavori. Consenso anche su altri due punti: la task force Finanze-Salute approvata ieri sempre qui a Roma, e l'obiettivo di vaccinare il 70% della popolazione mondiale entro il 2022. Incassati i risultati più semplici, c'è attesa ora sui nodi distribuzione vaccini e clima. Collegato da Pechino il presidente cinese Xi ha contrattaccato alle richieste occidentali, chiedendo ai Paesi sviluppati di dare l'esempio sulla riduzione delle emissioni. Mentre da Mosca il presidente russo Putin ha invitato il G20 a lavorare sul riconoscimento reciproco dei certificati di vaccinazione. In corso ora una girandola di bilaterali, contemporaneamente alla sessione pomeridiana con la regina olandese Maxima. E per chiudere tornerei al discorso di apertura oggi del premier Draghi. Draghi ha rilanciato l'importanza del multilateralismo, ma soprattutto ha rivolto uno sguardo al futuro: "insieme, stiamo costruendo un nuovo modello economico, e tutto il mondo ne beneficerà". Di poco fa la notizia che Draghi sta incontrando il presidente turco Erdogan, dopo le frizioni dei mesi scorsi.
30/10/2021
Affrontare le sfide mondiali con un approccio multilaterale: è un messaggio chiaro, quello che ha lanciato il premier Draghi aprendo un'ora fa i lavori del G20, che nella prima giornata saranno incentrati su economia e salute globali.
"Il multilateralismo è la migliore risposta ai problemi odierni. Anzi, l'unica risposta possibile: dalla pandemia, al cambio climatico, fino ad una tassazione che sia equa, fare da soli non è un'opzione. Dobbiamo fare tutto il possibile per superare le nostre differenze", ha detto Draghi. Il premier ha ricordato l'importanza dei vaccini per avvicinarsi all'uscita dal tunnel pandemico: "possiamo finalmente guardare al futuro con più ottimismo. Campagne vaccinali di successo e azioni coordinate da parte dei Governi e delle banche centrali hanno permesso la ripresa dell'economia globale. Molti dei nostri Paesi hanno lanciato piani di ripresa". Poi ha denunciato la persistente disparità nella distribuzione dei vaccini tra Paesi ricchi e Paesi vulnerabili, uno dei nodi -insieme alle barriere commerciali che ostacolano la ripartizione dei sieri anti-Covid- da sciogliere entro domani. Infine Draghi ha ricordato l'impegno della presidenza italiana G20 nel promuovere una ripresa più equa: l'obiettivo, ha lasciato intendere, è costruire un nuovo modello economico. I vaccini, insieme alla lotta al cambio climatico, saranno il test-chiave per determinare il successo o il fallimento di questo summit. Al di là delle sessioni di lavoro ufficiali, il vertice vivrà molto di incontri a margine, anche a più formati - ad esempio il quadrilaterale Stati Uniti-Francia-Germania-Gran Bretagna questo pomeriggio sull'Iran.
30/10/2021
G20 dunque iniziato, proprio in questi minuti il discorso di apertura del premier Draghi- con l'arrivo dei leader mondiali qui all'EUR - da ultimo il presidente americano Biden, mezz'ora fa. Dopo la foto di famiglia, che ha visto protagonista una rappresentanza di medici, sanitari e infermieri in prima linea nella lotta contro il Covid-19, lavori al via, con la prima sessione dedicata a economia e salute globali.
Gli Stati Uniti hanno già chiarito che per loro sarà prioritario l'OK definitivo alla tassazione minima globale sulle multinazionali, mentre il premier britannico Johnson, parlando al Colosseo con le televisioni, ha invitato i leader a unirsi e fare il proprio lavoro contro il cambio climatico. Johnson da domani presiederà la Cop 26 sul clima a Glasgow. Il premier britannico ha visto Draghi in mattinata: il premier italiano incontrerà nel pomeriggio il presidente turco Erdogan e il premier canadese Trudeau. Sempre nel pomeriggio previsto un quadrilaterale Stati Uniti-Francia-Germania-Gran Bretagna, per discutere la ripresa dei negoziati sul nucleare iraniano. Il clima, che insieme alla vaccinazione globale rappresenta il punto più complicato da sciogliere al summit, sarà invece al centro della sessione di domani mattina.
30/10/2021
Ha preso il via circa un'ora fa l'atteso vertice G20 qui a Roma, con gli arrivi dei leader all'EUR. Uno dopo l'altro hanno sfilato alla Nuvola prima i segretari delle principali organizzazioni globali, poi i leader mondiali.
Clima, pandemia e tassazione minima tra i temi in agenda nella due giorni che si concluderà domani pomeriggio: la prima sessione di lavoro, fra tre quarti d'ora, sarà dedicata proprio all'economia e alla salute globali. Gli Stati Uniti hanno già chiarito che per loro sarà prioritario varare il via libero definitivo alla tassazione minima globale delle multinazionali. Per il premier Draghi previsti una serie di bilaterali oggi a margine dei lavori: prima con l'omologo britannico Johnson, poi nel pomeriggio con il presidente turco Erdogan e -a seguire- col premier canadese Trudeau. Sempre nel pomeriggio previsto un quadrilaterale Stati Uniti-Francia-Germania-Gran Bretagna, per discutere la ripresa dei negoziati sul nucleare iraniano. Il clima sarà invece al centro della sessione di domani mattina. Sul fronte sicurezza, EUR ovviamente blindato: in mattinata una cinquantina di attivisti pro clima hanno manifestato bloccando via Cristoforo Colombo. I manifestanti sono stati fatti sgomberare dalla polizia.
30/10/2021
Vaccini e clima: su questi due dossier si gioca il successo della presidenza italiana G20, che si chiude tra oggi e domani. Sulla pandemia, il Ministro della Salute Speranza ha annunciato ieri l'impegno globale a raggiungere questa percentuale di vaccinati nel mondo.
L'Italia ha incassato -sempre nel summit dei Ministri delle Finanze e della Salute- il varo di una task force permanente per la preparazione e la risposta alle pandemie - non avrà budget, però, per il momento, ma si limiterà al coordinamento. Sempre sui vaccini occorre farli arrivare ai Paesi più poveri: solo il 15% del miliardo di dosi promesse è effettivamente giunto a destinazione. E poi c'è il dossier clima, con l'assenza fisica dei leader russo e cinese a complicare la partita: l'obiettivo minimo è definire un orizzonte temporale condiviso per le emissioni zero. L'Occidente spinge per il 2050, ma Pechino vuole rinviare di almeno dieci anni. Servono passi avanti, in vista della Cop 26 che si apre a Glasgow. Il summit è stato preceduto ieri da una girandola di bilaterali, che hanno visto protagonista il presidente americano Biden, prima dal Papa, poi al Quirinale, poi ancora a Palazzo Chigi per un bilaterale con il premier Draghi sui temi del G20, fino ad arrivare all'atteso incontro di pace con il presidente francese Macron. "Ciò che abbiamo fatto è stato maldestro", ha ammesso Biden, riferendosi al caso Aukus e dei sottomarini francesi. Superata la freddezza iniziale i due leader hanno prodotto una dichiarazione comune, nella quale hanno riaffermato la volontà di cooperare strettamente, e in cui Washington riconosce "l'importanza di una più forte e capace difesa europea, che sia complementare alla Nato".
30/10/2021
"Ciò che abbiamo fatto è stato maldestro": il presidente americano Joe Biden è andato infine a Canossa, nella sede dell'Ambasciata transalpina, per riparare le relazioni con la Francia, dopo il caso dei sottomarini che ha aperto una profonda crisi sull'asse Washington-Parigi.
"Non ci siamo mosso in modo aggraziato", ha rimarcato Biden, riferendosi al dossier Aukus e prendendo platealmente la mano di Macron, che è rimasto più rigido ma ha comunque offerto la sua volontà di cooperare con gli Stati Uniti, rilanciando il tema della difesa europea, che Washington ha pure riconosciuto -in prospettiva- come complementare alla Nato. Tema questo affrontato anche nel bilaterale Draghi-Biden poche ore prima a Palazzo Chigi. Lotta alla pandemia, cambio climatico, rilancio dell'economia e rafforzamento del multilateralismo sono state le questioni al centro dell'incontro italoamericano, in vista di un G20 che si apre proprio oggi in una Roma blindata, e che è chiamato a trovare un'intesa soprattutto sul clima - un accordo che sia soprattutto capace di definire un orizzonte temporale concreto e comune per raggiungere l'obiettivo delle emissioni zero a metà secolo. In subordine, ma non troppo, bisognerà tradurre in azioni verificabili le promesse di stanziamenti e consegne dei vaccini ai Paesi più poveri del mondo.
29/10/2021
Parte dall'Italia il riavvicinamento dell'amministrazione Biden con l'Europa, dopo il ritiro dall'Afghanistan e il caso Aukus: nel faccia a faccia a Palazzo Chigi il premier Draghi, presidente di turno del G20, ha discusso con Biden i dossier del summit in programma da domani a Roma: lotta alla pandemia, cambio climatico, rilancio dell'economia e rafforzamento del multilateralismo.
Al termine del colloquio una nota del Governo parla di "eccellente cooperazione" tra Roma e Washington. Uno dei passaggi più interessanti del comunicato finale riguarda l'embrione di difesa europea, definita come "utile anche per la sicurezza transatlantica, in un rapporto di complementarità". E' la prima volta che Washington non oppone ostacoli espliciti al dossier. Biden ha visto in mattinata a lungo il Papa, poi il presidente Mattarella, prima di provare a ricucire con il presidente francese Macron dopo la crisi dei sottomarini, mentre la giornata di Draghi si chiude con il meeting con il premier indiano Modi e il segretario Onu Guterres. Proprio Guterres è sembrato estremamente cauto sulle possibilità di successo del G20. Incontrando i giornalisti, ha posto sostanzialmente due condizioni: un'intesa sui vaccini che garantisca una loro effettiva distribuzione nei Paesi più poveri del mondo, e un impegno a ridurre fortemente le emissioni nocive già in questa decade, per evitare un disastro climatico. Alla nostra domanda se sia fiducioso che anche Cina e India, due dei maggiori Paesi inquinatori, si impegneranno concretamente, Guterres ha risposto "spero di sì".
29/10/2021
Un'ora e mezza di colloquio in Vaticano per il presidente americano Biden, secondo leader statunitense cattolico -dopo Kennedy- a incontrare un Pontefice.
Un faccia a faccia durato quasi il doppio del previsto. Fonti della Casa Bianca hanno definito l'incontro molto positivo. Biden nel pomeriggio vedrà il presidente Mattarella, il premier Draghi e -più tardi- il presidente francese Macron e quello turco Erdogan, in una girandola di bilaterali. Intanto qui all'EUR è in corso il vertice dei Ministri delle Finanze e della Salute del G20, che si chiuderà a metà pomeriggio: obiettivo creare un meccanismo internazionale di prevenzione e gestione delle pandemie. Pochi minuti fa infine il segretario generale dell'Onu Guterres ha incontrato qui all'EUR i giornalisti. Guterres ha lodato gli sforzi della presidenza italiana del G20, ma è sembrato ancora molto cauto sulle possibilità di successo del summit. Il segretario Onu ha posto due condizioni: un'intesa sui vaccini che garantisca una loro effettiva distribuzione nei Paesi più poveri del mondo, e un impegno a ridurre fortemente le emissioni nocive già in questa decade, per evitare una catastrofe ambientale. Alla nostra domanda se sia fiducioso che anche Cina e India, due dei maggiori Paesi inquinatori, si impegneranno concretamente, Guterres ha risposto di sì.
29/10/2021
Roma da oggi al centro del mondo, alla vigilia del G20 che si apre ufficialmente domani nella capitale. A tenere banco stamattina la storica visita del presidente americano Biden in Vaticano.
Biden è arrivato dal Pontefice intorno a mezzogiorno: si tratta del secondo presidente cattolico -dopo Kennedy- a incontrare il Papa. Nel primo pomeriggio bilaterale con il premier italiano Draghi, che più tardi vedrà il premier indiano Modi e -in serata- il segretario Onu Guterres. Biden da parte sua vedrà anche il presidente francese Macron, in un gesto distensivo, dopo al crisi legata al patto Aukus. C'è però anche un pre-G20, in corso in queste ore all'EUR, tra i Ministri delle Finanze e quelli della Salute. Poco fa il Commissario Europeo all'Economia Gentiloni ha definito di importanza storica l'adozione delle tassazione minima globale sulle multinazionali. Mentre il Ministro francese dell'Economia Le Maire ha lanciato l'allarme sui rischi di approvvigionamento di materiali come i semiconduttori - "sono già reali", ha detto, ribadendo che l'Europa deve essere più indipendente nella produzione. Anche il cancelliere in pectore tedesco Scholz ha definito il meeting "molto importante, ci sono problemi economici che vanno affrontati solo con la cooperazione globale". Obiettivo di massima del summit odierno è istituire un meccanismo di governance globale per la prevenzione e la gestione delle pandemie. Almeno questa è l'intenzione della presidenza italiana - mentre la direttrice dell'FMI Georgieva annuncia che "mancano solo 20 miliardi di dollari per accelerare le vaccinazioni globali, per raggiungere il 40% della popolazione nel 2021 e il 70% a metà 2022".
27/10/2021
Nuovo capitolo nella saga che contrappone l'Unione Europea alla Polonia in materia di rispetto dello stato di diritto.
La Corte di giustizia comunitaria ha condannato Varsavia a pagare alla Commissione Europea una penalità giornaliera da un milione di euro, per non aver sospeso l'applicazione delle disposizioni nazionali relative -in particolare- alle competenze della camera disciplinare della Corte Suprema. Il rispetto delle misure provvisorie ordinate lo scorso luglio dalla Corte -affermano i giudici del Lussemburgo- è necessario al fine di evitare un pregiudizio grave e irreparabile all'ordine giuridico dell'Unione, nonché ai valori sui quali l'Unione stessa è fondata, in particolare quello dello stato di diritto. Il premier polacco Morawiecki aveva promesso la settimana scorsa all'Europarlamento che la sezione disciplinare sarebbe stata abolita. La multa si inserisce nello scontro in punta di diritto tra la Corte Costituzionale polacca, che ha sentenziato che la primazia del diritto comunitario non vale in alcuni ambiti, e la Corte di Giustizia europea. E precede di un paio di mesi l'attesa sentenza dei giudici del Lussemburgo sul meccanismo di condizionalità per l'erogazione dei fondi comunitari, legato proprio al rispetto dello stato di diritto.
27/10/2021
Tre giorni al G20 di Roma, cui non parteciperanno fisicamente nè il leader russo Putin, nè quello cinese Xi Xingping. Saranno collegati in videoconferenza. E il clima diventa uno degli obiettivi principali del summit.
La lotta al cambio climatico si riprende la scena, a soli tre giorni dall'inizio del G20 di Roma, mentre l'Onu lancia l'allarme rosso, in vista della Cop26 di Glasgow. "Ho una brutta notizia. A meno di una settimana dalla Cop26, siamo ancora sulla buona strada per la catastrofe climatica. Anche con gli attuali contributi determinati a livello nazionale e altri impegni dei Paesi di tutto il mondo, andiamo verso un catastrofico aumento della temperatura globale di circa 2,7 gradi Celsius", ha detto il segretario generale Onu Guterres, presentando il rapporto sul divario delle emissioni. Secondo gli esperti delle Nazioni Unite, restano solo otto anni per dimezzare le emissioni di gas serra. Guterres, che ha accusato -"l'era delle mezze misure e delle false promesse deve finire"- ha detto che porterà il suo messaggio anche al G20 di Roma, dove il clima, con la salute e lo sviluppo sostenibile, resta uno dei punti-chiave del vertice. Da oggi gli sherpa delle delegazioni saranno al lavoro nella capitale per scrivere la dichiarazione finale, che dovrà essere approvata domenica al summit. La presidenza italiana punta a mettere nero su bianco un impegno condiviso per l'azzeramento delle emissioni e una neutralità carbonica entro la metà del secolo, ma c'è uno scarto almeno di dieci anni -2050 contro 2060- tra gli obiettivi dei Paesi che partecipano al summit di Roma. E l'assenza fisica del russo Putin e del cinese Xi Xinping non renderà più semplici i negoziati.
26/10/2021
Un'altra fumata nera. I Ministri europei dell'Energia non riescono a ricomporre il puzzle di posizioni -almeno tre i blocchi- che dividono l'Unione, e tutto viene rinviato al summit europeo di dicembre, mentre per ammissione della stessa Commissaria Europea Simson, non c'è alcuna indicazione che i prezzi dell'energia scenderanno dai record attuali.
La stessa Simson ha aggiunto che a dicembre sarà presentato "un pacchetto completo per la de-carbonizzaione del mercato del gas e per il mercato dell'idrogeno". Silurata così la proposta spagnola di disaccoppiare i prezzi dell'elettricità da quelli del gas, passa per ora la linea tedesca e del nord Europa di non procedere con una riforma del mercato energetico. Unico spiraglio, l'emersione di un fronte comune sulla possibilità che l'Unione analizzi come strutturare l'acquisto, volontario, di stock comuni di gas. Ipotesi che appoggia l'Italia: nel suo intervento, il Ministro della Transizione Ecologica Cingolani rassicurato sul fatto che la Penisola può vantare l'85% delle riserve di gas, meno degli anni precedenti, ma comunque superiori alla media". Va però ricordato che l'Italia produce solo un quarto dell'energia che consuma, la metà della media europea. La corsa al rialzo dei prezzi prosegue intanto anche per i carburanti, con il gasolio che sfonda 1,6 euro al litro, record degli ultimi sette anni.
26/10/2021
Verso una Roma blindata nel weekend, quando nella zona dell'Eur, di Palazzo Chigi e del Vaticano si concentrerà la diplomazia internazionale.
Proprio l'Eur, che sarà teatro del G20 Finanze-Salute venerdì e del G20 vero e proprio sabato e domenica, rappresenterà l'epicentro della zona rossa capitolina, con un'area di massima sicurezza che si estenderà per oltre 10 chilometri quadrati. Ci saranno varchi d'accesso presidiati, mentre tiratori scelti saranno piazzati nei punti strategici. E sarà in funzione un sistema anti-droni. Le bonifiche scatteranno già da venerdì, con cinofili e artificieri. Ispezioni anche nel sottosuolo. Osservati speciali anche Palazzo Chigi, per i bilaterali venerdì del premier Draghi con alcuni leader mondiali - su tutti il presidente americano Biden, e il Vaticano, dove lo stesso Biden si recherà per incontrare il Pontefice. Oltre a possibili minacce terroristiche, preoccupa la galassia estremista che ha infiltrato il movimento No Green Pass. Il cuore dei lavori del G20 sarà La Nuvola di Fuksas all'EUR. I lavori del vertice, cui non parteciperà fisicamente il russo Putin e forse neppure il cinese Xi Xinping, inizieranno sabato mattina, con una sessione sull'economia e la salute globali. Domenica in apertura un intervento del principe Carlo d'Inghilterra sul clima, poi le ultime due sessioni: la prima su clima e ambiente, la seconda sullo sviluppo sostenibile.
23/10/2021
L'Europa chiude una due giorni di discussioni-fiume, rimandando al prossimo futuro le decisioni più cruciali. Su energia, migranti e caso-Polonia i 27 trovano pochi punti in comune, dividendosi in fazioni, anche -ma non solo- geografiche.
Ben riassume la situazione una veterana dei summit europei, come la cancelliera Merkel, alla sua ultima apparizione: lascio "in un momento preoccupante" per il futuro dell'Unione - "restano problemi irrisolti e cantieri aperti importanti", dice. Da parte sua il premier Draghi prova a vedere il bicchiere mezzo pieno: esprime soddisfazione per il dibattito sulla migrazione, dove l'Italia strappa la menzione del termine "solidarietà" - poi smentisce che le sibilline conclusioni in materia aprano la porta a finanziamenti dei muri alle frontiere, come chiesto dai Paesi orientali. Soprattutto, fa notare, si è aperto uno spiraglio sulla revisione del Patto di asilo e migrazione. Il premier affronta la crisi energetica, puntando sull'autonomia dell'Unione, e chiedendo con urgenza uno stoccaggio integrato con le scorte strategiche. Indica le energie rinnovabili come fonti del futuro, ma ammette che sul breve periodo è difficile rinunciare al gas. Sulla Polonia, infine, Draghi non lascia scappatoie a Varsavia -"le regole sono chiare, è stata messa in discussione la legge primaria dell'Unione", dice- ma non chiude al dialogo. La presidente della Commissione Von Der Leyen rinvia intanto a dicembre ogni decisione sui prossimi passi da intraprendere con Varsavia sul meccanismo di condizionalità dei fondi europei.
22/10/2021
Apre all'idea di uno stoccaggio integrato con le scorte strategiche, e dice no a nuovi muri in Europa il premier Draghi, chiudendo la due giorni di vertice europeo a Bruxelles.
Summit ricco di discussioni, anche prolungate, ma povero di decisioni e segnato da rinvii sostanziali sulle questioni cruciali. Il premier esprime soddisfazione per il dibattito sulla migrazione, dove l'Italia strappa la menzione del termine "solidarietà" - poi smentisce che le sibilline conclusioni in materia aprano la porta a finanziamenti dei muri alle frontiere, come chiesto dai Paesi orientali. Soprattutto, fa notare, si è aperto uno spiraglio sulla discussione del Patto di asilo e migrazione, ferma da un anno. Il premier affronta la crisi energetica, puntando sull'autonomia strategica dell'Unione e chiedendo con urgenza uno stoccaggio integrato. Indica le energie rinnovabili come fonti del futuro, ma ammette che sul breve periodo è difficile rinunciare al gas. Sulla Polonia, infine, Draghi non lascia scappatoie a Varsavia -"le regole sono chiare, è stata messa in discussione la legge primaria dell'Unione", dice- ma non chiude al dialogo. Da parte sua la presidente della Commissione Von Der Leyen ha rinviato a dicembre ogni decisione sui prossimi passi da intraprendere con Varsavia sul meccanismo di condizionalità dei fondi europei. La cancelliera tedesca Merkel, infine, lascia il suo ultimo summit ammettendo di farlo "in un momento preoccupante" per il futuro dell'Unione - "restano problemi irrisolti e i cantieri aperti che lascio al mio successore sono importanti".
22/10/2021
"Molto soddisfatto di come si è conclusa la discussione sul tema migranti. Il testo originario delle conclusioni parlava solo di movimenti secondari, senza citare l'equilibrio tra responsabilità e solidarietà. Il testo attuale ha introdotto questo concetto".
Così il premier Draghi poco fa, a conclusione del Consiglio Europeo. Draghi ha smentito che ci sia un'apertura dell'Unione Europea al finanziamento dei muri sulle frontiere esterne. "La Commissione non è d'accordo, e al Consiglio in tanti sono contrari, compresi noi". Il premier ha anche affrontato la questione energetica, affermando che la posizione italiana è favorevole alla preparazione immediata di uno stoccaggio integrato con le scorte strategiche. E ha precisato: sul lungo periodo è sulla strategia delle rinnovabili che occorre puntare. Ma se i prezzi del gas salgono, si pone un problema di finanziare questo percorso. Ed è difficile rinunciare al gas -ora- per molti Paesi". Caso Polonia: "non ci sono alternative, le regole sono chiare. Non è stata messa in discussione la legge secondaria dell'Unione, ma la legge primaria, il Trattato. Quindi non ci sono alternative, le regole sono chiare", ha detto il premier, sollecitando comunque la necessità di mantenere aperta la strada del dialogo con Varsavia. Infine, sul fronte interno, il capitolo pensioni: "non concordavo con Quota 100 e non sarà rinnovata, ora occorre assicurare una gradualità nel passaggio a quella che era una normalità", così ha concluso il premier.
22/10/2021
Focus sulla migrazione nel secondo giorno di Consiglio Europeo, in corso a Bruxelles. Come c'era da attendersi, ha rifatto capolino nelle discussioni dei 27 la questione delle recinzioni e dei muri alle frontiere esterne dell'Unione.
A introdurla il presidente lituano Nauseda, che ha definito come "necessaria" una barriera, per gestire l'attuale crisi con la Bielorussia. Nella bozza di comunicato finale all'esame dei leader comunitari resta centrale il finanziamento e l'attuazione dei piani d'azione con i Paesi terzi, in particolare "mediante il finanziamento di azioni su tutte le rotte", "un controllo efficace delle frontiere esterne", oltre al tema dei "movimenti secondari". In discussione pure il rifinanziamento dell'accordo Europa-Turchia - ad Ankara dovrebbero andare tre miliardi per evitare il flusso dei migranti verso il Vecchio Continente. Prima di approdare al vertice, il premier Draghi ha sibillinamente risposto che "c'è ancora da lavorare", in merito alle conclusioni del summit. Draghi ha poi avuto un bilaterale con il presidente francese Macron. La giornata di ieri si è chiusa con un sostanziale nulla di fatto - vale a dire il rinvio di azioni concrete contro l'aumento dei prezzi dell'energia e una linea ancora più incerta sui comportamento da seguire con la Polonia. Il premier polacco Morawiecki, intanto, ha visto oggi la leader di estrema destra francese Marine Le Pen.
22/10/2021
La Polonia ruba la scena -come previsto- nel probabile ultimo vertice europeo di Angela Merkel. I 27 leader mantengono tuttavia una certa ambiguità sul percorso da intraprendere con Varsavia, al centro di una controversia giuridica con l'Unione Europea.
"Il governo polacco non si piegherà alla pressione del ricatto. La sentenza della nostra Consulta non mette in discussione i Trattati comunitari", ha dichiarato il premier Morawiecki. Il premier olandese Rutte, capofila dell'ala dura anti-Varsavia, gli ha risposto che l'indipendenza della magistratura polacca deve essere ripristinata. Punto non negoziabile". E mentre l'Europarlamento chiede una linea intransigente, approvando a larga maggioranza una risoluzione nella quale definisce illegittima la recente sentenza della Corte Costituzionale polacca, chiede di bloccare i pagamenti dei fondi comunitari a Varsavia e di togliere alla Polonia il diritto di voto in Consiglio, l'impressione è che si cerchi di prendere tempo, lasciando il cerino in mano alla Commissione Europea, che dovrà fare la prossima mossa - decidendo se bloccare i fondi comunitari a Varsavia. A scaldare ieri la discussione è stata soprattutto l'energia, con l'Italia che ha chiesto azioni urgenti, di fronte alla crescita dei prezzi, e ha spinto per l'inserimento del gas nella tassonomia verde europea. Ma il fronte dell'Est ha monopolizzato la discussione, andando all'assalto del sistema di scambio delle quote di emissione e del Green Deal comunitario.
22/10/2021
Hanno inchiodato in lunghe discussioni -durate ore- i 27 leader comunitari, i dossier- chiave Energia e Polonia. A prendere subito la scena lo scontro tra Varsavia e Bruxelles in materia di stato di diritto.
"Il governo polacco non si piegherà alla pressione del ricatto. La sentenza della Consulta non mette in discussione i Trattati comunitari", ha dichiarato il premier Morawiecki. Non la pensa così il premier olandese Rutte, capofila dell'ala dura anti-Varsavia, secondo cui "l'indipendenza della magistratura polacca deve essere ripristinata. Punto non negoziabile". Linea intransigente anche dall'Europarlamento, che ha approvato a larga maggioranza una risoluzione nella quale definisce illegittima la recente sentenza della Corte Costituzionale polacca, chiede di bloccare i pagamenti dei fondi comunitari a Varsavia e di togliere alla Polonia il diritto di voto in Consiglio. A lavori inoltrati, l'impressione è che gli Stati membri intendano mantenere aperti sia il canale del dialogo, sia quello delle possibili sanzioni, che restano sul tavolo. Sul tema prezzi dell'energia, si sarebbe scatenato invece un far west di polemiche tra i Paesi -come la Spagna- intenzionati a riscrivere le regole del mercato energetico europeo, e quelli dell'Est, decisi ad attaccare il sistema di scambio delle quote di emissione. Il premier Draghi ha invitato a "fare in fretta", e ha sollecitato linee di azione urgenti, sia sulla strategia comunitaria sulle riserve di gas sia sull'interconnessione.
21/10/2021
Energia e Polonia in primo piano al Consiglio Europeo, in un summit che doveva affrontare principalmente l'incremento dei prezzi energetici nel Continente, ma che ha inevitabilmente finito per concentrarsi sullo scontro tra Varsavia e Bruxelles in materia di stato di diritto.
"Il governo polacco non si piegherà alla pressione del ricatto. La sentenza della Consulta non mette in discussione i Trattati comunitari", ha dichiarato il premier Morawiecki, arrivando al summit. A spalleggiarlo il collega ungherese Orban, che è arrivato ad accusare le istituzioni europee di aggirare i Trattati. Non la pensa così il premier olandese Rutte, capofila dell'ala dura anti-Varsavia, secondo cui "l'indipendenza della magistratura polacca deve essere ripristinata. Punto non negoziabile". Linea intransigente anche dal Parlamento Europeo, che ha approvato a grande maggioranza una risoluzione nella quale definisce illegittima la recente sentenza della Corte Costituzionale polacca, chiede di bloccare i pagamenti dei fondi comunitari a Varsavia e di togliere alla Polonia il diritto di voto in Consiglio. Tutti i gruppi italiani hanno votato a favore, tranne Lega e Fratelli d'Italia. Altro tema del summit gli aumenti dei prezzi dell'energia: il premier Draghi ha invitato a "fare in fretta", e ha sollecitato linee di azione urgenti, sia sulla strategia comunitaria sulle riserve di gas sia sull'interconnessione, invitando Bruxelles a presentare una bozza di regolamento per lo stoccaggio del gas.
19/10/2021
Approda nell'emiciclo di Strasburgo lo scontro tra Unione Europea e Polonia sullo stato di diritto. Nel dibattito in plenaria, la presidente della Commissione Von Der Leyen e il premier polacco Morawiecki hanno dato vita a un animato duello.
"La Commissione sta esaminando con attenzione il pronunciamento della Corte Costituzionale polacca", ha affermato la Von Der Leyen, riferendosi alla sentenza con cui la massima corte di Varsavia ha messo in discussione la primazia del diritto comunitario su quello nazionale, aprendo una crisi giuridica. Poi ha attaccato: "sono fortemente preoccupata, questa sentenza mette in discussione la base dell'Unione e costituisce una sfida diretta all'unità degli ordinamenti giuridici comunitari". Più tardi la sua vice Jourova si spingerà a dire che Bruxelles respinge la "retorica del ricatto" del premier polacco. "Noi siamo in Europa, questo è il nostro posto e non andiamo da nessuna parte", così ha replicato Morawiecki. "Gli Stati sono quelli che rimangono sovrani al di sopra dei Trattati", ha poi aggiunto, rimarcando la linea nazionalista del Governo. Infine il ramoscello d'ulivo a Bruxelles, con l'impegno ad abolire la controversa sezione disciplinare della Corte Suprema, istituto che mina l'indipendenza giudiziaria polacca. Dalla maggior parte dei gruppi parlamentari un coro di critiche e accuse contro Varsavia, anche se la Commissione non sembra ancora intenzionata ad usare l'arma atomica del congelamento dei fondi comunitari.
19/10/2021
Deflagra nell'emiciclo di Strasburgo lo scontro tra Unione Europea e Polonia sullo stato di diritto. In un acceso dibattito in plenaria, la presidente della Commissione Von Der Leyen e il premier polacco Morawiecki hanno dato vita a un animato duello.
"La Commissione sta esaminando con attenzione il pronunciamento della Corte Costituzionale polacca", ha affermato la Von Der Leyen, riferendosi alla sentenza con cui la massima corte di Varsavia ha messo in discussione la primazia del diritto comunitario su quello nazionale, aprendo una crisi giuridica. Poi ha attaccato: "sono fortemente preoccupata, perché questa sentenza mette in discussione la base dell'Unione e costituisce una sfida diretta all'unità degli ordinamenti giuridici comunitari". Infine ha teso un ramoscello d'ulivo: "il destino della Polonia è l'Europa". "Noi siamo qui, questo è il nostro posto e non andiamo da nessuna parte", ha risposto il premier polacco, che in un atto di scortesia istituzionale ha parlato 35 minuti, sette volte il tempo concessogli. "L'Europa non è uno Stato, lo sono invece gli Stati membri. Gli Stati sono quelli che rimangono sovrani al di sopra dei Trattati", ha aggiunto Morawiecki, rimarcando la linea nazionalista del Governo. Dalla maggior parte dei gruppi parlamentari un coro di critiche e accuse contro Varsavia, anche se per ora la Commissione non sembra intenzionata ad agire, congelando i fondi comunitari.
17/10/2021
In attesa che domani anche i liberali della Fdp dicano sì all'avvio di trattative formali per la formazione del nuovo esecutivo di coalizione tedesco, oggi è arrivato l'OK di un altro partner della futura coalizione.
Dopo l'Spd anche i Verdi hanno detto sì ad un Governo di coalizione "semaforo" con i Liberali, spianando la strada a trattative per un contratto di coalizione di Governo che si annunciano lunghe, ma che dovrebbero comunque rendere verosimile la scadenza di Natale per l'entrata in carica del nuovo esecutivo guidato dal socialdemocratico Olaf Scholz. Il via libera della formazione ecologista è arrivato a larghissima maggioranza e con un voto quasi unanime di 67 delegati su 70. Appena due i contrari. L'ex-candidata cancelliera Baerbock ha definito i preaccordi in materia di difesa dell'ambiente un vero successo, ma ha avvertito che ora si attende negoziati lunghi e difficili, per arrivare ad un contratto vero e proprio. Sulla stessa lunghezza d'onda l'altro leader dei Verdi, Robert Habeck: "siamo riusciti, con i nostri futuri partner, a sviluppare una vera dinamica, piena di speranze. Il preaccordo fornisce la possibilità di dare al Paese una politica all'altezza dei tempi e delle sfide, come quella del cambio climatico", ha detto. Venerdì i tre partiti avevano reso noto un documento contenente le prime "decisioni preliminari" emerse dalle consultazioni esplorative, in vista dell'avvio dei negoziati formali per la coalizione.
13/10/2021
Un mandato all'Onu per coordinare la risposta e agire direttamente in Afghanistan: dal G20 virtuale di ieri l'Italia ricava un consenso generale, che sposta il raggio d'azione del consesso internazionale su un terreno sempre più politico.
Anche se le assenze dei leader russo Putin e cinese Xi Xinping non passano certo inosservate - il premier Draghi conta però di recuperarli in vista del G20 di Roma a fine mese. E annuncia un mandato alle Nazioni Unite. Il collasso economico afghano, dal quale mette in guardia anche la cancelliera tedesca Merkel, che stanzia 600 milioni in aiuti, non rappresenta però l'unico incubo: anche il ritorno di Kabul a porto franco del terrorismo internazionale e una regressione ventennale dei diritti delle donne inquietano. L'Onu sta cercando di organizzare corridoi umanitari con i talebani per chi intende lasciare il Paese, afferma Draghi - anche se, precisa, avere contatti col nuovo regime afghano non significa nei fatti riconoscerlo. Oltre a quello tedesco viene annunciato lo stanziamento di un miliardo di dollari dall'Europa e di altri 300 milioni dagli Stati Uniti, in aiuti umanitari alla popolazione afghana.
13/10/2021
"C'è la consapevolezza che l'emergenza umanitaria in Afghanistan è gravissima". Il premier Draghi parte da questa premessa, chiudendo il vertice straordinario G20.
Summit virtuale, in attesa di quello in presenza a Roma a fine mese, segnato però dall'assenza dei leader russo Putin e cinese Xi Xinping. Un'assenza "non dovuta a motivi specifici, il coinvolgimento di Russia e Cina c'è ed è stato continuo", si schermisce Draghi, che spera di incontrarli a Roma a fine mese e rivendica il consenso del G20 su un mandato alle Nazioni Unite "per il coordinamento della risposta e per agire direttamente in Afghanistan". Questo, sia per evitare il collasso economico del Paese, sia per evitare che Kabul torni ad essere un rifugio sicuro per i terroristi. "Tutti stanno cercando di ottenere dai talebani la possibilità che si organizzino corridoi umanitari", ha poi detto il premier, secondo cui "affrontare la crisi umanitaria richiederà contatti con il regime di Kabul, anche se ciò non significa un suo riconoscimento". Infine l'annuncio che la Commissione Europea ha stanziato un miliardo di dollari in aiuti umanitari per l'Afghanistan. Altri 300 milioni di dollari da Washington.
12/10/2021
Una situazione umanitaria gravissima, che richiede un mandato Onu e che -nonostante i necessari contatti con il regime talebano- non ne implica affatto il riconoscimento.
Sintetizza così, il premier Draghi, il senso del G20 straordinario sull'Afghanistan, svoltosi in formato virtuale e minato dalle assenze di peso dei leader russo Putin e cinese Xi Xinping. Assenze non legate a motivi specifici, e comunicate in anticipo, si schermisce il premier, che definisce anzi essenziale la partecipazione dei due al G20 in presenza a Roma a fine mese. In merito allo scenario afghano, ancora tanti i nodi da sciogliere, tra il rischio di un collasso economico del Paese, la possibilità che Kabul torni un porto franco per i terroristi, e ancora un salto indietro ventennale nei diritti delle donne. Dal G20 la palla torna all'Onu. L'Onu sta cercando di organizzare corridoi umanitari con i talebani, afferma Draghi, per chi intende lasciare l'Afghanistan - anche se, precisa subito dopo, avere contatti col nuovo regime afghano non significa riconoscerlo. Infine la conferma dello stanziamento di un miliardo di dollari dall'Europa e di altri 300 milioni dagli Stati Uniti, in aiuti umanitari agli afghani.
12/10/2021
"C'è la consapevolezza che l'emergenza umanitaria in Afghanistan è gravissima". Ha esordito così il premier Draghi nella conferenza stampa che ha fatto seguito al vertice straordinario G20.
Summit virtuale, in attesa di quello in presenza a Roma a fine mese, segnato però dall'assenza dei leader russo Putin e cinese Xi Xinping. Un'assenza "non dovuta a motivi specifici, comunicata in anticipo, il coinvolgimento di Russia e Cina c'è ed è stato continuo", si schermisce Draghi, che spera di incontrarli a Roma fra 18 giorni e rivendica il consenso del G20 su un mandato alle Nazioni Unite "per il coordinamento della risposta e per agire direttamente in Afghanistan". Questo, sia per evitare il collasso economico del Paese, sia per evitare che Kabul torni ad essere un rifugio sicuro per i terroristi. "Tutti stanno cercando di ottenere dal Governo dei talebani la possibilità che si organizzino corridoi umanitari. E' una realtà complicata, ma l'impressione è che la si voglia affrontare", ha poi detto il premier, secondo cui "affrontare la crisi umanitaria richiederà contatti con i talebani, anche se ciò non significa un loro riconoscimento". Infine l'annuncio che la Commissione Europea ha stanziato un miliardo di dollari in aiuti umanitari per l'Afghanistan. Altri 300 milioni di dollari da Washington.
9/10/2021
Mentre si attende la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale polacca del controverso pronunciamento della Corte Costituzionale, e il premier Morawiecki assicura che Varsavia vuole rimanere nell'Unione Europea, lo scontro con Bruxelles tocca nuovi picchi di tensione.
Si avvicina la resa dei conti tra Polonia e Unione Europea, dopo la decisione della Corte Costituzionale polacca, che giovedì ha stabilito che alcune parti della legislazione comunitaria non sono compatibili con la Costituzione. Un verdetto che potrebbe rivelarsi un boomerang per Varsavia, che rischia di perdere quasi 60 miliardi di fondi di Next Generation EU, e si avvia verso un braccio di ferro legale che potrebbe costargli multe salate, fino - in ultima analisi, all'uscita di fatto dall'Unione. "I nostri Trattati sono molto chiari. Tutte le sentenze della Corte europea sono vincolanti e la legge comunitaria ha il primato su quella nazionale. Useremo tutti i poteri che abbiamo per assicurarlo", ha affermato la presidente della Commissione von der Leyen. "Prenderemo ogni iniziativa per proteggere i cittadini polacchi", ha rincarato il Commissario alla Giustizia Reynders, mentre il sottosegretario francese agli Affari europei Beaune definisce la decisione polacca un "attacco gravissimo contro l'Unione, con il rischio di un'uscita de facto". Anche da Berlino messaggio chiaro: "Il diritto europeo deve avere il primato su quello nazionale". "Non possiamo permettere che nessuno dei Paesi membri violi i trattati", dice il presidente dell'Europarlamento Sassoli: da Strasburgo già partita la richiesta di applicare immediatamente alla Polonia il meccanismo di condizionalità sullo stato di diritto, che chiuderebbe il rubinetto dei finanziamenti comunitari.
8/10/2021
L'opposizione polacca lancia l'allarme per il rischio di uscita dall'Unione Europea del Paese, mentre l'ex-premier Tusk chiede alla popolazione di manifestare domenica per protestare contro il Governo. La tensione tra Varsavia e Bruxelles è alle stelle.
E' scontro aperto tra Polonia e Unione Europea, dopo la clamorosa decisione della Corte Costituzionale polacca, che ha respinto ieri nei fatti il principio di primazia della legislazione comunitaria su quella nazionale. Un verdetto che potrebbe rivelarsi un boomerang per Varsavia, che rischia di perdere quasi 60 miliardi di fondi di Next Generation EU, e si avvia verso un braccio di ferro legale che potrebbe costargli multe salate, fino - in ultima analisi, all'uscita di fatto dall'Unione. "I nostri Trattati sono molto chiari. Tutte le sentenze della Corte europea sono vincolanti e la legge comunitaria ha il primato su quella nazionale. Useremo tutti i poteri che abbiamo per assicurarlo", ha affermato la presidente della Commissione von der Leyen. "Prenderemo ogni iniziativa per proteggere i cittadini polacchi", ha rincarato il Commissario alla Giustizia Reynders, mentre il sottosegretario francese agli Affari europei Beaune definisce la decisione un "attacco gravissimo contro l'Unione, con il rischio di un'uscita de facto". Anche da Berlino messaggio chiaro: "Il diritto europeo deve avere il primato su quello nazionale". "Non possiamo permettere che un Paese membro violi i trattati", dice il presidente dell'Europarlamento Sassoli: da Strasburgo già partita la richiesta di applicare immediatamente alla Polonia il meccanismo di condizionalità sullo stato di diritto, che chiuderebbe il rubinetto dei finanziamenti comunitari.
7/10/2021
Si fa da parte il leader Cdu Armin Laschet, oscurando la prima -positiva- giornata di colloqui fra Spd, Verdi e Liberali, in vista della formazione di una coalizione di guidata da Olaf Scholz.
Laschet ha rimesso nei fatti il mandato da leader, inaugurando una fase di transizione nel partito, che vedrebbe un altro politico candidato cancelliere, nel caso l'ipotesi di un Governo Cdu-Verdi-Fdp dovesse riprendere quota. Ipotesi che lui è tornato a sostenere, contro tutti i pronostici. Non si dimette invece per ora il cancelliere austriaco Kurz, finito nella bufera per l'indagine su sondaggi e inserzioni commissionati a favore del suo partito, l'Oevp, pagati con i soldi pubblici del Ministero delle Finanze. Accuse pesanti di peculato, concussione e corruzione, davanti alle quali il cancelliere ostenta tranquillità: "sono false, questo mi dà la forza per difendermi e andare avanti", ha detto. In realtà Kurz ha semplicemente rinviato la patata politica bollente nel campo degli alleati di Governo Verdi, ora al bivio su quale strada intraprendere. Kurz li ha corteggiati -"nonostante alcune differenze abbiamo lavorato bene, speriamo di continuare a farlo", ha detto. Ma li ha anche sfidati a cercarsi una nuova maggioranza - "sono liberi di farlo". Gli ecologisti decideranno nel weekend sul da farsi, mentre le opposizioni preparano per martedì un voto di sfiducia, che potrebbe segnare la fine del Governo Kurz.
6/10/2021
A dieci giorni esatti dalle elezioni in Germania si sbloccano finalmente i negoziati per la futura coalizione di Governo.
Dopo l'annuncio dei Verdi, anche i liberali Fdp hanno confermato che si va verso una coalizione semaforo a Berlino, guidata dal candidato cancelliere socialdemocratico Scholz, con l'appoggio dei junior partners Verdi e Liberali. Il leader liberale Lindner ha aggiunto che domani ci sarà una prima riunione fra i tre partiti, mantenendo però la massima cautela -"procederemo passo dopo passo"- ha detto, senza escludere del tutto -in caso di fallimento dei negoziati- un rientro della Cdu di Laschet nei giochi futuri di Governo. In precedenza i Verdi, seconda potenziale forza dell'esecutivo, avevano spiegato che esistono "ancora grandi differenze programmatiche con Cdu e Csu", soprattutto in materia di politica sociale e integrazione europea. E che le affinità maggiori, sulla base dei primi colloqui, si registrano proprio all'interno di una piattaforma con Spd e Liberali. Da domani si apre dunque a Berlino una nuova partita, dagli esiti comunque non garantiti.
6/10/2021
Difesa europea e questioni energetiche in primo piano ieri sera al vertice europeo informale di Brdo, in Slovenia.
Al suo arrivo al summit, il presidente francese Macron ha lanciato un appello agli altri partner europei ad "essere chiari" con se stessi, in un "contesto geopolitico sempre più sconvolto". Macron ha invocato un'Europa più forte, in termini di sicurezza, indipendenza energetica, industriale, tecnologica e militare. Ha ricordato la vicenda Aukus e la necessità di rivedere i rapporti con gli alleati, sulla base di nuove priorità. A supporto di Macron il premier Draghi, che -pur ribadendo la convinta adesione alla Nato- ha sottolineato come la crisi afghana imponga delle riflessioni sul futuro della difesa europea. "Non abbiamo tempo", ha detto Draghi ai partner, chiedendo a Bruxelles un documento sulle prospettive in materia. Al centro delle discussioni tra i 27, che oggi vireranno sul dossier allargamento ai Balcani, anche il rincaro dei prezzi dell'energia: in attesa che la prossima settimana la Commissione presenti un primo pacchetto di strumenti e proposte, Bruxelles appare decisa a puntare le sue carte su un'azione volontaria, con un'intesa che permetta di creare riserve strategiche comuni di gas, con l'obiettivo di calmierare i prezzi e immetterlo sul mercato in caso di nuove crisi.
5/10/2021
Al via in questi minuti il vertice informale europeo in Slovenia, con dossier di stretta attualità in primo piano. Questo mentre una decisione odierna dell'Ecofin sui paradisi fiscali ha suscitato polemiche.
Arrivi dei leader europei ancora in corso al vertice di Brdo, in Slovenia - due i dossier in primo piano al summit informale - il caro energia e le crisi internazionali. Sul primo dossier la presidente della Commissione Von Der Leyen ha annunciato che sarà valutata l'ipotesi di uno stoccaggio comunitario, per avere una riserva strategica europea. "Daremo uno sguardo alla composizione complessiva dei prezzi del mercato elettrico", ha aggiunto. Sul tavolo stasera dei 27 leader anche i rapporti con la Cina e la crisi afghana, anche in vista del G20 straordinario in programma tra una settimana. Domani il focus si sposterà sull'allargamento ai Balcani Occidentali. Questo mentre al termine dell'Ecofin odierno in Lussemburgo sono emerse due novità importanti: l'annuncio del Commissario all'Economia Gentiloni sulla comunicazione -il prossimo 19 ottobre- relativa alla revisione del patto di stabilità. Si attende un confronto serrato tra Paesi mediterranei e frugali. E la decisione di rimuovere Anguilla, Dominica e le Seychelles dall'elenco europeo delle giurisdizioni non cooperative, ovvero i paradisi fiscali. Davvero controversa la scelta delle Seychelles, che ha già suscitato un vespaio di polemiche, in quanto figurano nei Pandora Papers come una delle giurisdizioni usate per nascondere proprietà e profitti da politici e milionari a livello globale.
5/10/2021
L'energia e l'incremento dei prezzi delle materie prime ha dominato come previsto ieri sera l'Eurogruppo, con i Ministri finanziari impegnati a cooordinare le posizioni, in vista del Consiglio Europeo informale in programma da stasera in Slovenia.
Il presidente dell'Eurogruppo Donohoe ha ammesso che l'incremento nei prezzi dell'energia è preoccupante, anche a livello inflazionistico, ma assicura che la spinta al rialzo è temporanea, e comincerà a scendere nel 2022. Il Commissario all'Economia Gentiloni ha effettuato un'analisi delle cause che hanno portato all'incremento dei prezzi energetici, incrociando la crescita di domanda dall'Asia, ma anche il sistema di permessi europeo per le quote di emissione. Sulle proposte che Bruxelles ha in preparazione, Gentiloni ha anticipato che riguardano l'approvvigionamento del gas, e come adottare nuove iniziative sullo stoccaggio del gas stesso. Una parte saranno rese note questo mese, il resto del pacchetto energia arriverà a dicembre. In precedenza era stato la Francia a farsi sentire, con il Ministro delle Finanze Le Maire che ha definito la "produzione nucleare una delle risposte chiave che possiamo dare a questa situazione dell'impennata dei prezzi dell'energia e del cambio climatico. Le Maire ha chiesto un mercato più europeo e più indipendente, mentre la Spagna, con la Ministra Calvino, ha ribadito la richiesta di una "riserva strategica" di gas naturale a livello comunitario, cui possano attingere tutti gli Stati membri, in modo da calmierare la volatilità dei prezzi.
2/10/2021
Approda sul tavolo dell'Eurogruppo lunedì il dossier del caro bollette, che si accompagna inevitabilmente allo spinoso tema dell'incremento dell'inflazione.
Ieri la stima flash Eurostat ha certificato un +3,4% a settembre nell'incremento dei prezzi, con l'energia tra i fattori determinanti. La crisi preoccupa non solo i Ministri delle Finanze, ma anche i 27 leader, che martedì si vedranno in Slovenia per un vertice informale. Bruxelles studia possibili misure di contrasto, sul quale ci si attende una decisione entro fine mese. In particolare, la Commissione starebbe pensando -su impulso spagnolo- di replicare il modello di acquisto dei vaccini, coordinando acquisti comuni delle fonti energetiche, come il gas, o puntando su stoccaggi condivisi, al fine di acquistarne grosse quantità e poter contrattare sui prezzi. L'Italia sostiene questa linea. Più nell'immediato, la Commissione valuta misure di sostegno alle imprese maggiormente colpite dal caro-energia. L'obiettivo è evitare una spirale inflazionistica, che potrebbe ostacolare la ripresa. Il Commissario all'Economia Gentiloni avverte che l'incremento dell'inflazione legato ai prezzi energetici è da tenere sotto osservazione. E c'è pure il dossier diversificazione delle fonti di approvvigionamento: qui è la Francia a spingere, anche per limitare l'influenza russa sul fabbisogno europeo. Quella Russia che da ieri rifornisce di gas l'Ungheria senza più passare dall'Ucraina.
28/9/2021
La Germania si prepara a settimane, o più probabilmente mesi, di estenuanti negoziati per l'apertura dell'era post-Merkel.
Il consolidamento dei risultati, ieri, con la vittoria dell'Spd, seppure con un margine risicato - inferiore ai due punti, non ha portato a un chiarimento della situazione. Entrambi i candidati, Scholz per la Spd e Laschet per la Cdu, hanno rivendicato il diritto di provare la scalata alla cancelleria. "Dalle urne è emerso un chiaro mandato per formare il Governo", ha detto Scholz, "gli elettori hanno espresso la loro volontà - rafforzando Spd, Verdi e Liberali. Questi tre partiti devono guidare il nuovo esecutivo", ha aggiunto, non prima di attaccare i rivali conservatori: "Cdu e Csu dovranno andare all'opposizione". La Spd ha già annunciato un team di sei dirigenti per i colloqui esplorativi con Verdi e Liberali. Sponda CDU, Laschet per ora ha tenuto a bada la rivolta interna dei maggiorenti del partito, ben sapendo che l'addio alla successione di Angela Merkel significherebbe per lui anche la perdita della leadership nazionale. Ha sì ammesso la sconfitta, ma ha insistito che un esecutivo Cdu-Verdi-Fdp è nell'interesse del Paese. Le chiavi del prossimo Governo tedesco restano dunque nelle mani di Verdi e Liberali, che dovranno ora appianare le non poche differenze di vedute sui dossier economico, sociale ed europeo, prima di andare al tavolo negoziale e scegliere il nuovo cancelliere.
27/9/2021
Muro contro muro. Spd e Cdu non rinunciano a formare una propria coalizione di Governo in Germania, mentre Verdi e Liberali si avviano a colloqui preliminari, per appianare le rispettive diversità di vedute, in attesa dei negoziati formali con i due pretendenti.
Il primo ad apparire in pubblico nel Day After è stato il candidato socialdemocratico Scholz. "Dalle urne è emerso un chiaro mandato per formare il Governo", ha detto Scholz, "gli elettori hanno espresso la loro volontà - rafforzando Spd, Verdi e Liberali. Questi tre partiti devono guidare il nuovo esecutivo", ha aggiunto, non prima di attaccare i rivali conservatori: "Cdu e Csu dovranno andare all'opposizione". La Spd ha già annunciato un team di sei dirigenti per i colloqui esplorativi con Verdi e Liberali. Sponda CDU, nonostante le indiscrezioni del mattino, che prefiguravano una possibile rivolta interna contro Laschet, il candidato cancelliere cristiano-democratico è riuscito a stare per orao in sella, continuando a rivendicare la possibilità di guidare il prossimo Governo. Ha sì ammesso la sconfitta, si è preso la sua parte di responsabilità, ma ha insistito che un esecutivo Cdu-Verdi-Fdp è nell'interesse del Paese. I due junior partner della futura coalizione, intanto, hanno deciso di vedersi a quattr'occhi per colloqui preliminari. La lunga partita negoziale è appena iniziata.
27/9/2021
Il giorno dopo una incertissima notte elettorale, la Germania si ritrova con qualche sicurezza in più, ma ancora tante, troppe domande sulla sua futura direzione politica.
I primi dati reali diffusi in nottata dalla Commissione Elettorale confermano che la Spd di Olaf Scholz ha vinto di misura, con il 25,7% dei voti, le elezioni federali. La Cdu/Csu di Laschet registra con il 24,1% il peggior risultato elettorale della sua storia. In termini di seggi, i socialdemocratici dovrebbero contare su una decina di deputati in più al Bundestag, rispetto alla Cdu. Terzi i Verdi, con il 14,8%, quarti i liberali Fdp, con l'11,5%. L'estrema destra Afd al 10,3, conferma la sua presa sui Laender orientali di Turingia e Sassonia, mentre la sinistra Die Linke non arriva al 5%, ma entra comunque al Bundestag, grazie ad un numero minimo di deputati eletti in modo diretto. Il giorno dopo Berlino si ritrova con due potenziali cancellieri, sia Scholz sia Laschet hanno infatti rivendicato il diritto di avviare trattative per una coalizione tripartitica. E con due schieramenti che -nei fatti- avranno il potere di incoronare il prossimo cancelliere: Verdi e Liberali, entrambi pronti ad andare al Governo come junior partners. Senza il loro appoggio resta solo la carta di una ennesima riedizione di una logoratissima Grosse Koalition.
27/9/2021
Non vedrà la luce prima di Natale, con ogni probabilità, il nuovo Governo tedesco. L'unica certezza è che a guidarlo sarà un cancelliere, dopo 16 anni di Frau Merkel. La voragine politica lasciata dalla Bundeskanzlerin si concretizza nel più incerto e complesso dei risultati, con ben due potenziali cancellieri a contendersi la guida del prossimo esecutivo.
Il più convinto di farcela, sulla spinta dei primi exit poll che lo davano comunque in testa, seppur di poco, appare il socialdemocratico Scholz. "Molti cittadini hanno votato Spd per avviare il cambiamento", dice davanti a sostenitori in festa. Più tardi indicherà come obiettivo "un esecutivo pragmatico, da formare con un dialogo costruttivo", che prenderà almeno tre mesi. Chi a sorpresa non abbandona la scena è il candidato Cdu Laschet, che incassa il peggior risultato elettorale della storia, e davanti a sostenitori col morale sotto i piedi ammette la debacle. Tuttavia, rivendica anche lui un mandato a provarci, e cerca al centro dello spettro politico del Bundestag i voti per farcela a governare. Sornioni, Verdi e Liberali, rispettivamente terzo e quarto partito, aspettano le mosse dei due. Sanno che senza di loro resta solo il fantasma di un'altra Grosse Koalition - e non scoprono per ora le carte. Il leader Fdp Lindner invita anzi la Verde Baerbock a parlarsi a quattr'occhi, prima di incontrare Cdu ed Spd. A Berlino si apre da oggi una stagione politica caldissima.
27/9/2021
Vince al fotofinish le elezioni tedesche la Spd, con un vantaggio risicato che non arriva al 2% sulla Cdu. La Germania si trova così da ieri sera con due Governi potenziali.
Il dopo-Merkel si apre con la maggiore delle incertezze politiche. Le proiezioni a tarda sera davano i socialdemocratici di Scholz intorno al 26%, con la Cdu/Csu di Laschet a galleggiare poco sopra il 24 - il suo peggiore risultato di sempre. A caldo, nei comizi nelle sedi dei rispettivi partiti, sia Scholz sia Laschet hanno rivendicato il diritto di diventare cancellieri. Dal voto emerge un chiaro incarico a formare un buon esecutivo pragmatico per la Germania, ha detto Scholz. Secondo cui sarà un Governo formato da tre partiti. "Conto in un dialogo costruttivo", aggiungerà Scholz, che poco più tardi arriverà a pronosticare un esecutivo entro Natale. "Intendo trovare al centro dell'attuale spettro politico del Bundestag quelle sensibilità comuni che mi permettano di formare un esecutivo", ha ribattuto dal canto suo Laschet, che -tirato per la giacca- si è azzardato a sperare di farcela anche lui entro Natale. La chiave della formazione del nuovo Governo tedesco, a meno di una improbabile riedizione della Grosse Koalition, sarà dunque nelle mani del terzo e del quarto partito, i Verdi col 14% e i liberali con l'11%. Entrambi imprescindibili pilastri del futuro tripartito - saranno loro nei fatti a decidere chi tra Scholz e Laschet risulterà più convincente con la sua proposta politica.
26/9/2021
L'Spd vince al fotofinish le elezioni federali, ma si prospettano lunghi mesi di negoziati politici, che potrebbero mantenere Angela Merkel cancelliera facente funzioni per molto tempo ancora.
Tutte le principali proiezioni assegnano ai socialdemocratici di Olaf Scholz poco più di un punto di vantaggio sui cristiano-democratici di Armin Laschet, che fanno registrare il peggiore risultato elettorale della loro storia. La Spd naviga vicina al 26%, la Cdu poco sotto il 25. Il basso margine di scarto lascia però i cristiano-democratici attaccati alla speranza di formare comunque il Governo: così, a ora di cena, sia Scholz sia Laschet si presentano di fronte ai loro simpatizzanti per dire che proveranno a formare il nuovo esecutivo e divenire cancellieri. Più tardi, auspicheranno entrambi di farlo velocemente, ma lasciano trapelare che prima di Natale sarà complicato. I Verdi, con il 14% circa, e i liberali Fdp, poco sotto il 12%, sono a questo punto le due gambe imprescindibili del nuovo tripartito. Saranno loro a decidere il nuovo cancelliere. Sempre che non naufraghi tutto, e non si debba tornare -l'anno prossimo- al varo di un'altra Grosse Koalition.
26/9/2021
Pareggio nelle urne, con lieve vantaggio con i socialdemocratici, almeno secondo le ultimissime proiezioni - che indicano l'Spd vincitrice per un soffio. E pareggio anche nel rivendicare il ruolo di guida delle trattative di Governo, con Cdu e Spd che guardano già al cancellierato. Dopo 16 anni di stabilità targata Merkel, la politica tedesca sprofonda nella totale incertezza, con il testa a testa tra i socialdemocratici Spd -accreditati del 25,2%- e i cristiano-democratici, al 24,6%.
Il candidato Spd Scholz ha parlato per ultimo, ed è stato chiaro. Molti cittadini hanno votato Spd per avviare il cambiamento, e perchè vogliono Olaf Scholz nuovo cancelliere, ha detto parlando nella sede del partito. Successivamente ha rivendicato di avere il diritto di formare la coalizione, sulla base del migliore risultato elettorale. Anche il candidato CDU Laschet però, pur dicendosi dispiaciuto del pessimo risultato, il peggiore nella storia del partito, aveva suonato uno spartito simile. "I nostri elettori ci hanno dato un mandato chiaro. Un voto per l'Unione è un voto contro un Governo di sinistra", ha detto, prima di aggiungere che sarà pronto a tutto pur di arrivare alla cancelleria. Ago della bilancia sono i Verdi, al 14,3%, e i liberali Fdp, all'11,6%. Senza di loro impossibile qualsiasi Governo che non sia una riedizione della Grosse Koalition. I Verdi preferiscono un esecutivo a guida Spd, l'Fdp preferisce la Cdu, ma entrambi tengono le carte coperte, per giocarsele nelle prossime settimane negoziali. Fuori dai giochi di potere l'estrema destra Afd, al 10,8%, e la sinistra die Linke, al 5%.
26/9/2021
E' in corso dunque un clamoroso testa a testa, sia nei numeri, sia nelle rivendicazioni pubbliche sul prossimo cancellierato, tra Spd e Cdu, dopo che la prima proiezione ha visto i due principali partiti appaiati.
La Spd al 24,9%, un soffio davanti alla Cdu, al 24,7%. Ma mentre la Cdu perde ben otto punti rispetto a quattro anni fa, la SPD ne guadagna quasi 5. La variazione percentuale si è riflessa nelle diverse reazioni: atmosfera cupa nella sede Cdu, gioia e giubilo in quella Spd, al punto che il segretario generale Spd Lars Klingbeil si spinge a rivendicare il cancellierato. "E' una vittoria, fino a poche settimane fa eravamo dati al 13%, poi è iniziata la nostra risalita, accompagnata dalla discesa della Cdu. Per questo oggi festeggiamo, e lavoreremo per avere Olaf Scholz cancelliere. Va aggiunto che l'exit poll assegna un seggio in più al Bundestag per la Cdu, 198, contro i 197 dell'Spd. Sarà una lunga serata, il risultato non è chiaro, ha detto pochi minuti fa il candidato cancelliere Cdu Laschet. Secondo Laschet si profila una coalizione a tre. Anche Laschet ha ivendicato il diritto di formare il prossimo Governo. I Verdi registrano il loro miglior risultato in un'elezione federale, al 14,8%, ma resta l'amarezza di aver sfiorato la cancelleria se le elezioni si fossero tenute in primavera. Appaiati all'11% i liberali Fdp e l'estrema destra Afd, mentre la sinistra Die Linke galleggia al 5%, soglia minima di ingresso al Bundestag. A livello di coalizioni, sarebbero numericamente possibili: una riedizione della Grosse Koalition a due, un tripartito Spd-Verdi-Liberali e uno Cdu-Verdi-Fdp.
26/9/2021
25mila maratoneti hanno invaso le strade del centro di Berlino, nel giorno in cui oltre 60milioni di tedeschi sono chiamati alle urne per eleggere il nuovo Bundestag, e aprire il dopo-Merkel.
I due principali candidati, il socialdemocratico Scholz e il cristiano-democratico Laschet, hanno votato in mattinata rispettivamente a Potsdam ed Acquisgrana, mentre nella capitale tedesca il presidente Steinmeier ha invitato la popolazione a recarsi ai seggi. I sondaggi della vigilia continuano a indicare un vantaggio Spd sulla Cdu, ma il margine di errore può riservare sorprese. Radio 24 ha visitato il quartiere di Friedrichsain, ex-Berlino Est, intervistando gli elettori all'uscita da un seggio e scoprendo almeno due aspetti interessanti. Il primo: diversi elettori sono insoddisfatti della campagna elettorale, troppo puntata sulle personalità dei candidati e meno su alcuni temi che interessano davvero i cittadini. Il secondo: la varietà di partiti votati è stata davvero ampia. A questo aggiungiamo che non tutti avranno nostalgia dell'era-Merkel, pur rispettando una figura iconica della politica tedesca. Alle 18 i primi exit-poll: se i sondaggi saranno confermati, si aprirà una lunga stagione negoziale, per formare una coalizione probabilmente tripartitica.
26/9/2021
Oltre 60 milioni di elettori tedeschi sono chiamati oggi alle urne per chiudere l'era Merkel e voltare pagina. Al di là del ventaglio larghissimo di possibili future coalizioni, emergono nell'immediato due quasi certezze: l'incremento del voto postale, che potrebbe dunque aver già cementificato alcune posizioni, e il rischio di un allargamento del Bundestag fino a 900 deputati, a causa della peculiare legge elettorale tedesca.
Il resto è tutto da decifrare: i sondaggi della vigilia evidenziano una chiusura del gap tra socialdemocratici e cristiano-democratici, con il candidato Spd Scholz ancora favorito e pronto a gestire le trattative per la formazione del nuovo Governo con la verde Baerbock, probabile terza. La Cdu di Laschet è a una svolta: o fa il sorpasso, oppure perde di misura e si prepara a subentrare nella formazione dell'esecutivo, in caso di fallimento Spd. Oppure ancora perde nettamente e si apre la crisi interna. Da tenere d'occhio i liberali Fdp e la sinistra Die Linke. I primi venderanno cara la pelle, nel caso servisse un terzo partner di coalizione, come fecero quattro anni fa. Preferiscono Cdu e Verdi, ma si adatterebbero anche a Spd e Verdi. La sinistra invece puntata a superare lo sbarramento del 5%, e a convincere Scholz e Baerbock che l'impensabile coalizione rosso-rosso-verde si può fare, magari sorvolando su qualche dogma della Linke che spaventa l'ala moderata dell'elettorato. La vera partita insomma potrebbe cominciare domani.
25/9/2021
Ultima giornata di campagna elettorale in Germania, con i candidati alla ricerca dei voti della fetta ancora consistente di indecisi, in grado di modificare gli equilibri.
Il candidato cancelliere favorito nei sondaggi, il socialdemocratico Scholz, ha ribadito in modo chiaro che intende formare una coalizione con i Verdi di Annalena Baerbock, e ha lasciato aperto l'interrogativo su una possibile consultazione della base Spd in merito ai futuri partner di Governo. Mossa tattica, nel caso dovessero aggiungersi i liberali Fdp, indigesti a molti socialdemocratici. La Baerbock dal canto suo ha aggirato ogni discorso su futuri Governi, ben sapendo che i Verdi comunque ci saranno - ma dovranno aumentare il loro peso specifico, rispetto agli ultimi sondaggi. Mentre il candidato Cdu Laschet ha scelto la natia Acquisgrana per chiudere la campagna, accompagnato ancora una volta da Angela Merkel, reclutata d'urgenza in questi ultimi giorni per ridare fiato ad un candidato poco frizzante nei sondaggi. Laschet ha promesso stabilità, e ha paventato ancora una volta lo spettro di una coalizione rosso-rosso-verde, con la Linke ormai agitata come spauracchio per la classe media. L'unica certezza, oltre ad un incremento del voto postale, è data dall'ulteriore allargamento del Bundestag, che in virtù di una complicata legge elettorale potrebbe toccare i 900 deputati.
25/9/2021
L'ultimo comizio elettorale nella natia Acquisgrana ha chiuso oggi la campagna elettorale del candidato CDU Armin Laschet, accompagnato ancora una volta da una Angela Merkel che solo nelle battute finali ha deciso di prestarsi alla campagna elettorale del suo successore designato.
Il socialdemocratico Scholz, favorito nei sondaggi, batte per l'ultima volta le strade di Potsdam, dopo aver reso noto che il suo partito ha bussato nelle ultime settimane alle case di tre milioni di tedeschi, mentre il liberale Lindner chiude con i comizi a Colonia e Duesseldorf. E nell'attesa di capire quanti elettori abbiano già votato per posta - c'è chi si spinge a stimare un 40%, il Welt am Sonntag rende noto che sono stati registrati oltre quattromila reati collegati alle elezioni negli ultimi mesi, legati a vandalismi, ma anche violenze vere e proprie. Un altro aspetto da considerare in questa tornata elettorale è il rischio di un ulteriore aumento del numero di deputati nel Bundestag. Secondo la legge elettorale dovrebbero essere 598, ma a causa di particolari meccanismi di compensazione, potrebbero sfondare in questa legislatura quota 800. Secondo un sondaggio, due terzi dei tedeschi affermano che il Parlamento sta diventando fin troppo elefantiaco.
24/9/2021
Il dibattito a sette, tra i candidati cancelliere e i leader degli altri partiti, chiude la campagna elettorale televisiva in Germania, in attesa che i comizi finali nelle prossime ore decretino la conclusione formale di una delle campagne elettorali più strane vissute dalla Germania nel Dopoguerra.
Chiamati a colmare un vuoto di ben 16 anni di potere ininterrotto lasciato da Angela Merkel, con sondaggi ribaltati più volte nell'arco di soli cinque mesi, e con la quasi certezza di un futuro Governo di coalizione a tre, i sette politici si sono sfidati in un dibattito sostanzialmente pacato, infiammatosi solo su clima e Cina. Partito in sordina, con il tema coronavirus e no vax, prima di passare al dossier abitazione, e poi all'economia, con la questione debito e investimenti, il confronto si è acceso sugli esteri. Il leader liberale Lindner ha attaccato quella dell'estrema destra Afd Weidel sui rapporti con la Cina. I principali schieramenti hanno riaffermato l'importanza delle alleanze europee e transatlantica, mentre -sul clima- la gara degli avversari a mostrare la maggiore sensibilità ambientale ha irritato la leader dei Verdi Baerbock. Sulle future coalizioni: Cdu, Csu e Liberali scommettono sulla possibilità di un Governo insieme ai Verdi. I quali nicchiano, come fa la Spd, mentre la sinistra Die Linke spera in un Governo rosso-rosso-verde.
24/9/2021
Sono solo un quarto del totale gli obiettivi fin qui centrati del Recovery Plan italiano, ad appena tre mesi dalla fine dell'anno: lo evidenzia la prima informativa presentata ieri in Consiglio dei Ministri dal titolare delle Finanze Franco e dal sottosegretario alla Presidenza Garofoli.
Nel dettaglio, sono 13 gli obiettivi centrati su 51 - cinque investimenti e otto riforme. Per quelli mancanti, o sono state avviate le procedure di realizzazione, nel caso degli investimenti, o quelle di approvazione, per le riforme. Salta comunque all'occhio come le riforme abbiano avuto fin qui una percentuale di realizzazione superiore, rispetto agli investimenti. Il premier Draghi ha dovuto richiamare all'ordine i Ministri, in merito alla necessità di una drastica accelerazione del cronoprogramma - a fronte dei circa 200 miliardi complessivi garantiti dall'Europa, che chiede risultati concreti. "Dobbiamo mantenere la stessa ambizione e determinazione che abbiamo avuto negli scorsi mesi", spiega il premier. Annunciata la convocazione nelle prossime settimane di più cabine di regia settoriali con i ministri competenti, e di una cabina di regia con gli enti locali per verificare l'avanzamento dei target da qui al primo semestre 2022.
23/9/2021
Un faccia a faccia interlocutorio, per calmare ulteriormente le acque dopo il primo contatto telefonico Biden-Macron. I due Ministri degli Esteri, il francese Le Drian e l'americano Blinken, si sono visti a New York a margine dei lavori dell'Assemblea Onu: lato Parigi, si procede però ancora con estrema calma.
In un comunicato diffuso al termine dell'incontro, Le Drian ha inquadrato il meeting come interlocutorio - "l'uscita dalla crisi tra i nostri due Paesi prenderà tempo e richiederà atti concreti", ha messo nero su bianco, dopo aver ricordato che ci sarà un processo da seguire, con dossier da affrontare per ricomporre i cocci. La Commissione Europea si rallegra per il calo della tensione transatlantica, anche per evitare pericolose spaccature tra i 27 - peraltro già visibili. Bruxelles si dice "lieta di vedere un certo numero di sviluppi positivi" nei rapporti "tra Europa e Stati Uniti". I canali di comunicazione sono stati ripristinati", afferma la Commissione. Probabile dunque che il primo vertice euroamericano su tecnologia e commercio in programma la prossima settimana a Pittsburgh venga confermato, mentre c'è attesa per il faccia a faccia tra un mese in Europa tra Biden e Macron. Il presidente francese intanto si nega per un colloquio chiarificatore col premier australiano Morrison - e dall'ad di Naval Group Pommelet arriva la minaccia a Canberra: "tra qualche settimana presenteremo il conto all'Australia per la rottura del contratto".
22/9/2021
La nuova agenda americana dell'era Biden approda all'assemblea generale Onu facendo leva sulla necessità della cooperazione multilaterale - ironia della sorte, proprio nei giorni della spaccatura con Francia e Unione Europea sul dossier Aukus.
"Siamo all'alba di una decade decisiva per il pianeta, che determinerà il nostro futuro", dice Biden, prima di elencare le principali sfide: pandemie, cambio climatico, regolamentazione delle nuove tecnologie, difesa dei diritti umani, lotta al terrorismo, alimentazione. E -soprattutto- i nuovi equilibri internazionali. "La mia amministrazione vuole aprire una nuova era di diplomazia dopo la fine della guerra in Afghanistan, e guiderà il mondo verso un futuro più pacifico", afferma il presidente americano, precisando che Washington non vuole una nuova Guerra Fredda. Dopo l'isolazionista Trump, Biden punta su un ritorno della leadership statunitense a livello globale, provando a ricucire con l'Europa - la definisce un partner fondamentale. E se la pandemia pone il pericolo più immediato, sul medio termine è il cambio climatico a far scattare il codice rosso per il pianeta. Il presidente americano mette sul piatto il raddoppiamento a 11 miliardi di dollari dei fondi statunitensi ai Paesi in via di sviluppo. Il finale è un appello a lavorare assieme. "Sceglieremo di costruire un futuro migliore insieme. Possiamo farlo. Non possiamo perdere altro tempo".
21/9/2021
Un appello alla cooperazione globale, in un momento cruciale, definibile come un punto di svolta nella storia mondiale. Il presidente Biden esordisce così all'Assemblea Generale dell'Onu.
"Siamo all'alba di una decade decisiva per il pianeta, che determinerà il nostro futuro", ha detto Biden, prima di elencare le principali sfide nell'agenda di Washington: pandemie, cambio climatico, regolamentazione delle nuove tecnologie, difesa dei diritti umani, lotta al terrorismo, alimentazione. E -anche- i nuovi equilibri internazionali. "La mia amministrazione" vuole aprire "una nuova era di diplomazia" dopo la fine della guerra in Afghanistan, e "guiderà il mondo verso un futuro più pacifico", ha affermato il presidente americano, precisando che Washington non vuole una nuova Guerra Fredda. Messaggio questo rivolto a Pechino. Gran parte del discorso del presidente americano è stato improntato sul ritorno della leadership statunitense a livello globale - e sulla chiamata a raccolta degli alleati. In primis l'Europa, che Biden ha definito un partner fondamentale, proprio in giorni di tensioni e relazioni burrascose, dopo il dossier Aukus. E se la pandemia pone il pericolo più immediato, sul medio termine è il cambio climatico a far scattare il codice rosso per il pianeta. Il presidente americano ha messo sul piatto a questo fine il raddoppiamento a 11 miliardi di dollari dei fondi statunitensi ai Paesi in via di sviluppo.
21/9/2021
"Stiamo vivendo una decade decisiva per il pianeta" - il presidente americano Biden ha fatto così il suo esordio all'Assemblea Generale dell'Onu, delineando -lato americano- le grandi sfide planetarie che profilano nei prossimi anni. Biden le ha elencate: pandemie, cambio climatico, nuove tecnologie, difesa dei diritti umani, terrorismo, cibo. E -anche- nuovi equilibri internazionali.
Su queste sfide Biden ha chiesto una cooperazione internazionale, con un richiamo all'alleanza con l'Unione Europea, da lui definita un partner fondamentale - il braccio teso arriva in giorni di rapporti burrascosi con la nostra sponda dell'Atlantico, a causa del dossier Aukus, che ha incrinato i rapporti Washington-Parigi. Sempre sul fronte internazionale, il presidente americano ha ricordato la necessità di impedire l'arma atomica all'Iran, e si è impegnato per la denuclearizzazione della Penisola coreana. Un accenno all'Afghanistan, dove Biden ha ribadito la necessità di porre fine a un conflitto ventennale, per poter guardare avanti. Sul clima, il presidente americano ha promesso di raddoppiare i fondi statunitensi ai Paesi in via di sviluppo. Il finale è stato un appello ad affrontare insieme i dossier più critici elencati fino ad allora. Sceglieremo di costruire un futuro migliore insieme. Possiamo farlo. Non possiamo perdere altro tempo, produciamo ora un futuro migliore.
20/9/2021
Ultimo duello elettorale televisivo ieri sera, per i tre candidati alla cancelleria tedesca. Il terzo dibattito, fra il socialdemocratico Scholz, il cristiano-democratico Laschet e la Verde Baerbock, ha riproposto -per molti versi- temi già consumati dalla lunga campagna elettorale. Su tutti salari e tasse.
Netta la spaccatura fra l'asse Spd-Verdi e la Cdu sul tema, con Scholz e Baerbock impegnati nel difendere l'incremento del salario minimo - ipotesi non condivisa da Laschet, che ha contrattaccato, dipingendo il centrosinistra come fautore di futuri aumenti di tasse. Laschet, che aveva la necessità di recuperare punti e risalire dalla seconda alla prima posizione nei sondaggi è sembrato più deciso nell'attaccare - esponendosi però a insidiosi contropiede. Il clima è stato un altro tema di contesa, con la verde Baerbock abile nel giocare il ruolo del cambiamento, di fronte a due partiti che -a suo dire- continuerebbero a governare all'insegna dei piccoli passi sull'ambiente. Tra gli altri temi affrontati, la pandemia, la sicurezza -questione brandita soprattutto da Laschet- e la digitalizzazione. Grande assente la politica estera. Sul fronte sondaggi, gli ultimi realizzati prima dello showdown finale mostrano la Spd sempre avanti di circa cinque punti sulla Cdu, con i Verdi staccati al terzo posto. Da monitorare i risultati di Fdp e Die Linke, possibili partner di una coalizione a tre.
18/9/2021
Il G20 lancia da Firenze la Carta della sostenibilità dei sistemi alimentari. Il Ministro delle Politiche Agricole Patuanelli riassume così il risultato della due giorni di lavori: "dobbiamo essere in grado di mettere in campo politiche che invertano la rotta in modo definitivo, senza guardare al consenso e alle ricadute immediate".
Il pianeta non aspetta, sottolinea Patuanelli, con un riferimento alla necessità di una maggiore sostenibilità produttiva - tra gli obiettivi indicati nella Carta l'impegno per la 'fame zero', il trasferimento tecnologico e la transizione ecologica. Patuanelli ha toccato anche il tema della spirale dei prezzi del grano: "quella spirale va vista anche con un occhio alle speculazioni che si stanno sviluppando in Borsa. Se non ci sarà il raggiungimento di un plateau, per poi tornare a livelli inferiori, qualche intervento a livello globale bisognerà prenderlo". Sempre sul fronte europeo il Commissario all'Agricoltura Wojciechowski ha sottolineato come il G20 abbia "confermato un consenso sul fatto che la sostenibilità è la chiave per garantire la vitalità e la competitività dell'agricoltura in tutto il mondo, in linea con il Green Deal Comunitario".
18/9/2021
E' stato il clima a dominare il vertice EUMED di Atene, che ha riunito i nove Paesi dell'Unione affacciati sul Mediterraneo.
"Sul clima è necessaria un'azione convinta e determinata. La trasformazione è gigantesca, non c'è più tempo, i costi che i nostri cittadini subirebbero sarebbero immensi". Così il premier Draghi ha riassunto l'appello dei nove leader, che dalla Grecia, devastata dai roghi dell'ultima estate, hanno lanciato la richiesta di un'azione urgente per mitigare il cambio climatico. "Il Mediterraneo sta soffrendo un danno ecologico senza precedenti e la capacità di reazione è stata portata al limite", affermano. La transizione avrà però dei costi, e su questo Draghi ha sottolineato la necessità di tutelare i più deboli. Su un altro fronte caldo europeo, il premier ha ribadito l'urgenza di rafforzamento della sovranità comunitaria mediante una difesa comune. Tornando al clima, il premier è intervenuto ieri anche al Forum americano in materia - ammonendo che il rischio di un aumento delle temperature fino a 3 gradi è concreto, con conseguenze catastrofiche per il pianeta. "Il recente rapporto Onu sul clima rappresenta un codice rosso per l'umanità", incalza il presidente americano Biden, mentre -al di là della retorica- il segretario Onu Guterres ha avvertito i leader mondiali: l'imminente Cop26 sul clima di Glasgow è già a rischio fallimento.
18/9/2021
Lanciano un grido d'allarme sul clima i nove Paesi mediterranei che si sono riuniti ieri ad Atene per il summit EUMED. Ancora ben presenti nella memoria di tutti i partecipanti le immagini dei roghi estivi che hanno colpito Grecia, Italia e Spagna - tre dei nove Paesi presenti.
"Sul clima è necessaria un'azione convinta e determinata. La trasformazione è gigantesca, non c'è più tempo, i costi che i nostri cittadini subirebbero sarebbero immensi". Così il premier Draghi, che solo poche ore prima aveva inviato un videomessaggio al Forum americano sull'energia e il clima, affermando che l'impegno preso a Parigi per contenere entro un grado e mezzo il riscaldamento globale è ormai ad un passo dall'essere disatteso. "Se continuiamo con le politiche attuali, raggiungeremo quasi 3 gradi di riscaldamento globale entro fine secolo, con conseguenze catastrofiche", ha ammonito il premier, che ha anche avuto un bilaterale con il premier greco Mitsotakis. Dall'altra parte dell'Oceano, anche il Forum americano ha lanciato messaggi di allarme: "i recente rapporto Onu sul clima rappresenta un codice rosso per l'umanità", ha incalzato il presidente americano Biden, mentre il segretario Onu Guterres ha avvertito i leader mondiali: l'imminente Cop26 sul clima di Glasgow è già a rischio fallimento.
17/9/2021
E' stato il dossier clima a dominare la prima parte della discussione al summit EUMed di Atene, di cui è in corso proprio in questi minuti la conferenza stampa.
Ancora ben presenti nella memoria di tutti i partecipanti le immagini dei roghi estivi che hanno colpito Grecia, Italia e Spagna - tre dei nove Paesi mediterranei presenti. "Tutti gli studi mostrano che le conseguenze dei cambiamenti climatici sono devastanti. Dobbiamo muoverci velocemente e intraprendere una trasformazione radicale delle nostre economie in un tempo molto breve. L'ambizione è importante, ma ci sono costi significativi che dobbiamo coprire. Dobbiamo sederci insieme e ragionare molto attentamente a livello europeo". Così il premier Draghi, che solo poche ore prima aveva inviato un videomessaggio al forum americano sull'energia e il clima. "Con l'accordo di Parigi ci siamo impegnati a contenere il riscaldamento globale entro 1,5 gradi rispetto ai livelli preindustriali. Tuttavia, dobbiamo essere onesti: stiamo venendo meno a questa promessa. Se continuiamo con le politiche attuali, raggiungeremo quasi 3 gradi di riscaldamento globale entro fine secolo, con conseguenze catastrofiche". Tornando in Grecia, i nove Paesi hanno adottato la Dichiarazione di Atene su ambiente e clima, Convocando un'azione globale urgente e ambiziosa. Draghi ha anche avuto un bilaterale con il premier greco Mitsotakis.
17/9/2021
Facebook ha cancellato circa 150 account e gruppi del cosiddetto movimento tedesco dei "Querdenker", che raggruppa negazionisti del Covid ed elementi della destra radicale. E' la prima volta che a livello mondiale viene colpito in modo mirato un gruppo che provoca "danni sociali coordinati", ha annunciato il social network. Questo mentre entra nei giorni decisivi la campagna in vista delle elezioni federali del 26 settembre.
A una settimana dalla fine della campagna elettorale tedesca, i sondaggi restituiscono un quadro sostanzialmente statico, ma possibile prologo di un autunno politicamente incerto e segnato da intensi negoziati. Secondo l'ultima rilevazione della rete pubblica Ard, la Spd del candidato cancelliere Olaf Scholz resta ampiamente in testa, salendo al 26%, quattro punti sopra la Cdu di Armin Laschet, che è in leggero recupero ma pur sempre a rischio di centrare uno dei peggiori risultati della sua storia. Considerato che a Berlino tutti giurano che una riedizione della Grosse Koalition è da escludere, per il prossimo Governo si guarda ai Verdi, ormai stabili al 15%, e a un terzo partner. I liberali Fdp sono in calo all'11%, mentre la sinistra della Linke galleggia al 6% un punto sopra la soglia di sbarramento. Esclusa da ogni possibile coalizione l'estrema destra Afd. Lo scenario più probabile, sulla base dei sondaggi, resta quello di un Governo a guida socialdemocratica, con i Verdi junior partner e una difficile scelta tra liberali e sinistra come terzo partito di maggioranza. Si tratta di due schieramenti agli estremi - un vero rompicapo politico. Dopo 16 anni di Merkel, la Cdu rischia di finire all'opposizione. Ma fino al 26 settembre meglio non dare nulla per scontato.
15/9/2021
Il coronavirus non se ne è andato, è ancora là fuori. Con questo ammonimento il premier britannico Johnson ha presentato ieri la strategia per il secondo inverno pandemico che Londra si trova ad affrontare. Una strategia prevalentemente vaccinale.
Il piano A prevede un ulteriore incentivo a vaccinarsi, per chi non si è ancora immunizzato, una vaccinazione estesa alla fascia 12-15 anni e soprattutto l'avvio -la prossima settimana- dell'inoculazione delle terze dosi. Si prediligerà Pfizer, e le categorie individuate sono l'intera fascia over 50, i sanitari, e i giovani adulti vulnerabili. Resta fortemente consigliato l'utilizzo della mascherina negli spazi chiusi. In un ipotetico piano B, invece, nel caso l'A non funzionasse, si obbligherebbe all'uso della mascherina in determinati contesti, così come il Green Pass potrebbe essere obbligatorio per partecipare a eventi di massa. Non del tutto da escludere un ritorno al lockdown, ma solo come extrema ratio. Il Regno Unito può contare su picchi d'immunizzazione pari a oltre l'81% della popolazione adulta totale con due dosi, e al 90% circa almeno con una. "Andiamo avanti con la nostra strategia" centrata sui vaccini, che ci garantisce di avere "una delle società più libere e una delle economie più aperte d'Europa", ha sottolineato Johnson.
Questo mentre il Governo britannico si prepara a un nuovo rinvio dell'entrata in vigore di una serie di controlli alle frontiere a causa dell'impatto della pandemia di Covid-19. Lo ha confermato il ministro della Brexit Frost. Sfidando l'opposizione europea, Londra non sembra intenzionata ad attuare i controlli prima del prossimo anno.
9/9/2021
Riprendono i voli di stranieri in uscita dall'Afghanistan, dopo le impressionanti scene di esodo del mese scorso. Circa 200 persone hanno lasciato Kabul, con un primo volo Qatar Airways. Tra loro anche alcuni dei cittadini americani.
Un secondo volo charter è atteso nelle prossime ore. Un successo diplomatico per il Qatar, da diverse settimane punto di contatto tra il mondo occidentale e il regime talebano: l'inviato qatariota a Kabul ha annunciato che l'aeroporto è ora operativo. E mentre il nuovo Governo afghano, sulla cui composizione è forte la preoccupazione della comunità internazionale, si prepara a giurare nel ventesimo anniversario dell'11 settembre, l'aria si fa sempre più irrespirabile per i giornalisti locali: in rete circolano le foto di due reporter picchiati e torturati dai talebani. La loro colpa: avere coperto le ultime proteste delle donne. "Un talebano mi ha messo un piede sulla testa, mi ha schiacciato la faccia sul cemento, mi hanno picchiato, ho avuto paura di morire", ha raccontato uno dei due. Altro segnale inquietante: la profanazione della tomba di Ahmad Shah Massoud, il leggendario comandante della resistenza antitalebana degli anni '90, ucciso proprio alla vigilia dell'11 settembre. Della crisi afghana hanno parlato in un colloquio a Roma il premier Draghi e il presidente del Consiglio Europeo Michel - anche in vista della discussione in ambito G20.
6/9/2021
L'Italia va verso una crescita "di circa il 6% quest'anno" dopo la forte recessione del 2020, ora "l'obiettivo è rendere la crescita più forte e sostenibile" su base strutturale. Riassume così la Economic Survey sull'Italia Mathis Cormann, segretario generale dell'Ocse.
Cormann si è soffermato sulla necessità di maggiore concorrenza per la produttività e di una riforma della pubblica amministrazione. Nel rapporto, l'Ocse prevede che la nostra economia recupererà i livelli pre-pandemici solo entro la prima metà del prossimo anno, dopo una crescita per il 2021 stimata al +5,9%. Il debito pubblico salirà invece quasi al 160% del Pil. L'Ocse invita a "continuare a fornire sostegno fiscale, sempre più mirato, fino a quando la ripresa non sarà consolidata nei settori economico e occupazionale". E auspica "un piano fiscale di medio periodo, per "ridurre il rapporto tra debito pubblico e Pil". Il capoeconomista Boone chiede a Roma un taglio del cuneo fiscale: nella Penisola il livello resta il quinto più alto nell'area. Ciò non aiuta l'occupazione. Da parte sua il Ministro dell'Economia Franco assicura che per quest'anno il rapporto debito/Pil sarà più basso di quanto indicato nel Programma di stabilità. E in vista della scadenza di Quota 100 a fine 2021, Franco garantisce che si troverà una soluzione equilibrata nella prossima legge di bilancio.
3/9/2021
Si continua a combattere in Afghanistan, dove la valle del Panshir è divenuta l'epicentro dell'ultimo scontro fra i talebani e la sacca di resistenza formatasi intorno ad Ahmad Massoud.
Le due fazioni rivendicano vittorie che è impossibile verificare sul campo. E mentre il Qatar lavora per la ripresa delle operazioni all'aeroporto di Kabul, dopo il ritiro americano dall'Afghanistan ieri l'Europa ha dovuto fare i conti con l'impossibilità di proseguire senza una piena autonomia strategia, in un mondo sempre più frammentato. Chiudendo il vertice dei Ministri della Difesa comunitari, l'Alto Rappresentante Borrell ha aperto ad un dialogo condizionato con i talebani e ha riconosciuto che le "deficienze nella nostra autonomia strategica hanno un prezzo", e che occorre "unire le forze", per nuove politiche e per stabilire nuovi strumenti, "come le forze di impiego rapido, che dovrebbero vedere la luce a novembre". Il Ministro Guerini ha sottolineato come "la crisi afghana rappresenta per l'Unione un nuovo monito a compiere l'auspicato salto di qualità nella sua dimensione di difesa e nella gestione delle crisi".
2/9/2021
I talebani si concentrano sul fronte militare, anche per coprire le crescenti difficoltà nel governare un Paese economicamente in ginocchio: i combattimenti infuriano intorno alla valle del Panshir, dove la resistenza di ciò che resta dello Stato afghano, sotto la guida di Ahmad Massoud, punta alla creazione di un'entità autonoma decentralizzata, e chiede aiuto alla comunità internazionale. Si rischia un bagno di sangue.
A Kabul, i tecnici qatarioti stanno lavorando per riaprire l'aeroporto - anche per consentire la ripresa dei voli di espatrio. Qualche rara protesta antitalebana prosegue nel Paese: a Herat un gruppo di donne è sceso in strada per chiedere il diritto ad essere istruite e a lavorare. Questo mentre in Slovenia l'Europa fa i conti con la sua palese frammentazione militare. Chiudendo il vertice dei Ministri della Difesa, l'Alto Rappresentante Borrell ha aperto ad un dialogo condizionato con i talebani e ha riconosciuto che le "deficienze nella nostra autonomia strategica hanno un prezzo", e che occorre "unire le forze", per nuove politiche e per stabilire nuovi strumenti "come le forze di impiego rapido, che dovrebbero essere varate a novembre".
2/9/2021
Mentre ancora festeggiano con parate militari la presa di potere in Afghanistan, i Talebani si preparano a colmare il vuoto di potere apertosi nel Paese, dopo la dissoluzione del Governo internazionalmente riconosciuto.
Un portavoce talebano ha dichiarato alla BBC che le donne potranno fare parte della nuova amministrazione, ma non in posizioni ministeriali. Questo mentre Haibatullah Akhundzada, la massima autorità religiosa degli studenti coranici, sarà l'autorità suprema del Paese, sul modello iraniano. Il Mullah Baradar dovrebbe invece divenire la guida operativa del Governo. La situazione per la popolazione civile resta disperata: con poche opzioni rimaste per la fuga, migliaia di afghani devono scegliere tra le lunghe code per prelevare qualche dollaro ai pochi ATM aperti, sfidando un'inflazione galoppante, o altre code per tentare la lotteria di un visto nelle poche ambasciate ancora operative. Drammatica anche la situazione profughi: oggi se ne parlerà in Consiglio dei Ministri, mentre pure ieri diverse decine di rifugiati afghani sono stati redistribuiti nelle nostre regioni. Il premier Draghi ha affrontato la crisi con il segretario Onu Guterres, e oggi concorderà una strategia con il presidente francese Macron, mentre l'Unione Europea lavora ad un piano da oltre un miliardo di euro, che includa aiuti umanitari agli afghani e finanziamenti a Pakistan e Iran, affinchè accolgano i profughi sul loro territorio.
30/7/2021
Cultura come motore della crescita, anche attraverso il crescente utilizzo delle nuove tecnologie, ma anche cultura come bene da tutelare, in un'epoca dove il cambio climatico pone seri pericoli a numerosi siti patrimonio dell'umanità.
Con queste premesse si è aperta ieri sera a Roma, nella suggestiva cornice del Colosseo, la due giorni del G20 Cultura sotto guida italiana. Il Ministro Franceschini ha sottolineato come la cultura possa rappresentare uno strumento decisivo per la crescita economica e per lo sviluppo sostenibile delle nostre società, in questa fase di ripartenza post-pandemica. Da Draghi l'invito ad agire subito, per tutelare il patrimonio culturale e artistico, minacciato dagli effetti del cambiamento climatico. Oggi i lavori del G20 Cultura entreranno nel vivo: nel pomeriggio il varo della Dichiarazione Finale del summit.
22/7/2021
La Bce sarà "paziente", "nessuno vuole una stretta prematura" della politica monetaria. La presidente della Banca Centrale Europea Lagarde lancia un messaggio accomodante, nel giorno in cui Francoforte ha lasciato invariati i tassi di interesse e confermato a 1850 miliardi di euro il programma di emergenza di acquisto titoli pandemico.
La Bce ha rivisto la sua strategia sui tassi di interesse, confermando che non ritirerà il suo supporto all'economia in modo affrettato, mettendo a rischio la ripresa . L'obiettivo resta quello di far risalire l'inflazione, tollerando uno sforamento temporaneo del target del 2%: la Lagarde ha ammesso che la decisione non è stata presa all'unanimità, ma a grande maggioranza. Nel comunicato, Francoforte spiega che "il Consiglio direttivo ha rivisto la sua forward guidance sui tassi di interesse", e sottolinea "il suo impegno a mantenere un orientamento di politica monetaria costantemente accomodante per raggiungere il suo obiettivo di inflazione". Intanto gli effetti della pandemia si riflettono sul debito pubblico dei Paesi europei secondo Eurostat: alla fine del primo trimestre 2021 il debito dell'area Euro è salito al 100,5% del Pil, superando per la prima volta il tetto del 100%. I Paesi con il debito pubblico più elevato sono Grecia (209,3%), Italia (160%) e Portogallo (137,2%). Sopra il 100% anche Spagna e Francia.
21/7/2021
Evitata la guerra delle salsicce, che rischiava di deflagrare a fine giugno e che aveva avvelenato il clima persino al G7 in Cornovaglia, grazie alla proroga al 30 settembre del periodo di grazia per il passaggio delle merci agroalimentari tra Regno Unito e Ulster, la Gran Bretagna torna ad alimentare le tensioni con Bruxelles.
Il segretario di Stato e negoziatore della Brexit Frost ha dichiarato che serve una moratoria sull'applicazione delle disposizioni doganali post-Brexit per l'Irlanda del Nord. Secondo Frost, i controlli alla dogana tra le due sponde del Mare d'Irlanda sono semplicemente insostenibili, e vanno aboliti per le merci con destinazioni interne all'Ulster. La richiesta britannica, pur sensata, rappresenta però una palese violazione dell'intesa di divorzio tra Londra e Bruxelles - già in sede di firma risultava evidente l'instaurazione de facto di una frontiera interna al Regno Unito: il vicepresidente della Commissione Sefcovic ha sostanzialmente risposto picche - "siamo pronti a cercare soluzioni creative, nell'ambito del Protocollo. Tuttavia, non accetteremo alcuna rinegoziazione", ha detto. Londra da parte sua ha chiesto modifiche significative dell'intesa, ma non osa per ora invocare l'articolo 16 del Trattato, che prevede azioni unilaterali. Ma con la scadenza della proroga del periodo di grazia tra poco più di due mesi, il rischio di una crisi eurobritannica in autunno è più di una mera ipotesi di scuola.
20/7/2021
Anche la Gran Bretagna allargherà, sul modello francese, l'obbligo del pass vaccinale per l'ingresso a discoteche ed eventi di massa. Ad annunciarlo ieri il premier Johnson.
Johnson ha parlato nel giorno della riapertura del Paese, con la fine di quasi tutte le restrizioni. Gli ultimi dati parlano di quasi 40mila casi giornalieri, e 19 vittime. Johnson, in autoisolamento dopo il contatto col Ministro della Sanità Javid, positivo al coronavirus, ha vissuto il giorno della libertà nel modo per lui peggiore, costretto a collegarsi via Zoom dalla residenza estiva. Per questo ha scelto un messaggio di cautela, invitando i circa tre milioni di giovani tra i 18 e i 30 anni ancora mancanti all'appello a vaccinarsi, pena l'impossibilità di entrare nei nightclub o di partecipare agli eventi pubblici a partire da fine settembre. Non è la linea dura di Macron, tuttavia l'intervento di Johnson si incunea perfettamente nel dibattito sul pass vaccinale come unico viatico per partecipare alla vita sociale, verso cui anche l'Italia si sta orientando. Tra gli altri annunci, la possibilità per i lavoratori di attività essenziali, come i trasporti, di lasciare l'isolamento dopo un contatto con un positivo - ma solo per recarsi al lavoro, mentre il consigliere scientifico del Governo Vallance ha fatto notare in serata che i non vaccinati costituiscono il 60% dei nuovi ricoveri.
19/7/2021
L'atteso D-Day delle riaperture è arrivato Oltremanica, in un Paese nel frattempo sprofondato nel caos delle polemiche politiche, seguite al contagio del Ministro della Sanità Javid.
Ieri il premier Johnson ha dovuto fare una delle sue più spettacolari marce indietro, annunciando che resterà in isolamento, al pari del Cancelliere dello Scacchiere Sunak, fino a lunedì prossimo. Non poteva fare altro, dopo essere entrato in contatto col collega Javid, positivo al coronavirus: un primo tentativo di continuare a lavorare, seguendo un programma pilota della sanità pubblica e facendo tamponi quotidiani, ha sollevato un polverone politico, con richieste di dimissioni dall'opposizione - di qui il quasi immediato dietrofront. Johnson osserverà in quarantena la riapertura del Paese, confermata nonostante i contagi giornalieri sfiorino i 50mila. L'effetto della vaccinazione, con l'88% della popolazione inoculata con almeno una dose, tiene bassi i decessi - appena una ventina, così da oggi riapriranno i locali notturni, saranno eliminate le limitazioni per cinema, teatri, eventi, matrimoni o funerali. Ci sarà anche la fine dell'obbligo di uso della mascherina al coperto, e di distanziamento. Nei giorni scorsi il Governo ha invitato gli inglesi a non interpretare la fine delle restrizioni come un liberi tutti. Comunque vada il Paese si trasformerà in un gigantesco test su scala mondiale: possibili fino a 100mila contagi giornalieri e 1000 ricoveri, col venir meno delle restrizioni.
14/7/2021
Il programma verde più ambizioso mai varato a livello comunitario ha visto la luce a Bruxelles, dopo settimane di gestazione che hanno alimentato l'attesa.
"L'economia dei combustibili fossili ha raggiunto i suoi limiti, servono nuovi modelli. L'Europa è il primo continente che presenta un'architettura globale per realizzare le nostre ambizioni climatiche con una tabella di marcia. Attribuire un prezzo al carbonio sarà il punto centrale che "guiderà l'economia", e sarà legato ad un fondo sociale". Così la presidente della Commissione von der Leyen ha introdotto il maxi-pacchetto FitFor55, che mira a ridurre del 55% le emissioni di CO2 entro il 2030, con l'obiettivo finale di azzerarle nel 2050. Tra le misure proposte, lo stop alla vendita di auto benzina e diesel dal 2035. L'obiettivo sarà raggiunto gradualmente e sarà accompagnato dalla creazione di un nuovo mercato della CO2 per il trasporto su gomma e per gli edifici. Gli introiti confluiranno in un fondo sociale per il clima, dal valore stimato di 70 miliardi in 7 anni. Molto importante la proposta di una 'tassa' sul contenuto di CO2 dei prodotti dei settori a maggiori emissioni, per tutelare l'industria europea dalla concorrenza di economie con norme climatiche meno stringenti. Il meccanismo dovrebbe essere operativo dal 2026 e riguardare settori come ferro e acciaio, cemento, elettricità, alluminio e fertilizzanti. Considerata la vastità delle proposte, si annunciano negoziati con Europarlamento e Stati membri lunghi almeno due anni.
13/7/2021
Giro di vite del presidente francese Emmanuel Macron, che ha deciso di imporre nei fatti la vaccinazione Oltralpe, rendendola indispensabile per poter condurre una vita normale.
Le restrizioni dovranno ricadere maggiormente su chi sceglie di non vaccinarsi, rispetto a chi si è vaccinato, ha annunciato il presidente francese, specificando che dal 21 luglio il Green Pass sarà obbligatorio per partecipare ad eventi pubblici con oltre 50 persone. A inizio agosto, l'obbligo di pass sarà esteso a caffè, ristoranti, centri commerciali, treni e aerei. I no vax dovranno dunque ricorrere a continui tamponi praticamente giornalieri, per poter uscire di casa. Macron ha anche annunciato che sarà introdotto l'obbligo di vaccinazione per tutto il personale medico e a contatto con le categorie vulnerabili - ci sarà tempo fino a metà settembre per evitare sanzioni. Questo mentre ieri il premier britannico Johnson ha confermato la riapertura praticamente totale del Paese da lunedì prossimo - nonostante la crescita dei contagi provocati dalla variante Delta. Johnson ha però avvertito che "è vitale procedere con cautela: continuate a portare la mascherina nei luoghi affollati e rientrate gradualmente dallo smart working", ha detto il premier britannico, nel giorno in cui Oltremanica si sono registrati oltre 34mila nuovi contagi, ma appena sei vittime.
12/7/2021
La Gran Bretagna procede con la riapertura totale del Paese tra una settimana, così come preventivato - e nonostante la crescita dei contagi provocati dalla variante Delta. Il premier Johnson, in una attesa conferenza stampa, ha ufficializzato il provvedimento.
"I contagi stanno risalendo non solo qui, ma anche in Europa", ha detto Johnson, secondo cui "ci saranno altri ricoveri e decessi. Se rinviassimo però a settembre questa tappa, riapriremmo in un periodo critico. Ora è il momento ideale. E' però vitale procedere con cautela: continuate a portare la mascherina nei luoghi affollati e rientrate gradualmente dallo smart working. Incoraggiamo anche le discoteche a utilizzare il pass sanitario per selezionare gli ingressi". Così il premier britannico, nel giorno in cui Oltremanica si sono registrati oltre 34mila nuovi contagi, ma appena sei vittime. Intanto esplodono le polemiche dopo la conclusione degli Europei, che si sono trasformati in una gigantesca occasione di contagio, sia tra i tifosi nelle trasferte itineranti, sia nelle piazze. "Dovrei divertirmi a guardare il contagio avvenire davanti ai miei occhi?", ha twittato polemicamente la funzionaria dell'OMS Maria van Kerkhove, dopo Italia-Inghilterra. In Francia è grande l'attesa per il discorso alla nazione questa sera del presidente Macron. Indiscrezioni parlano della possibile introduzione dell'obbligo vaccinale per il personale medico, così come la necessità di esibire il Green Pass nei ristoranti e per accedere a eventi pubblici.
12/7/2021
E' stata l'emergenza climatica a dominare l'ultima giornata del weekend G20 Economia a Venezia. Dopo l'intesa -sabato- sulla tassazione minima delle multinazionali, la presidenza italiana del vertice parla -col Ministro Franco- di colloqui che hanno "gettato le fondamenta per una forte azione internazionale", e "per un successo" alla conferenza Cop26 di novembre a Glasgow.
Nello specifico, si punta sulla necessità di "accelerare gli investimenti verdi e gli interventi per una transizione equa ed inclusiva, compresi i meccanismi per conseguire un prezzo del carbonio adeguato alla emissioni". Al G20 di Venezia sono stati fatti "progressi significativi" contro il cambiamento climatico, dirà alla fine la direttrice dell'FMI Georgieva: nell'incontro i temi della decarbonizzazione si sono intrecciati con quelli dei rischi finanziari. Ed è stata evidenziata la necessità di accelerare sugli investimenti green insieme all'impegno a tassare l'inquinamento prodotto con anidride carbonica. A ricordare a tutti quanto il dossier sia urgente la notizia che -con una temperatura superiore di oltre 2 gradi alla media storica- l'estate 2021 si classifica ad oggi come la seconda più calda in Italia in oltre due secoli.
11/7/2021
L'ultimo tassello del puzzle va al suo posto, in un giorno che numerosi Ministri delle Finanze non esitano a definire storico: dopo G7 e Ocse, anche il G20 dei Ministri dell'Economia e dei Governatori delle Banche Centrali vara la tassazione minima globale sulle multinazionali, con i suoi due pilastri - da un lato un'imposta di almeno il 15% sulle imprese con fatturato di oltre 750 milioni di dollari, dall'altro una redistribuzione sottoforma di gettito fiscale dei profitti che multinazionali con 20 miliardi di giro d'affari realizzano nei Paesi dove operano, pagando tasse minime in legislazioni fiscalmente compiacenti.
"Non aboliamo la concorrenza fiscale, la regoliamo", spiega il Ministro dell'Economia Franco al termine dei lavori, riferendosi allo stop al dumping fiscale che in pochi decenni ha portato ad una corsa al ribasso nella tassazione delle grandi imprese in Occidente, a discapito dei bilanci pubblici. Ora la sfida è convincere con le buone o con le cattive sette Paesi recalcitranti, tra cui tre europei, affinchè si uniscano all'accordo. C'è tempo fino a ottobre per limare i dettagli. Progressi sull'ambiente, con la presa d'atto che il prezzo delle emissioni inquinanti è da considerare uno strumento per combattere il cambio climatico, mentre sulla pandemia l'impegno è dare priorità alla consegna di vaccini ai Paesi più vulnerabili.
10/7/2021
Il G20 Economia di Venezia centra l'obiettivo dell'intesa sulla tassazione minima globale, apponendo il suo sigillo sui due pilastri di un accordo già raggiunto in sede G7 ed Ocse: imposte di almeno il 15% sulle multinazionali con un fatturato dai 750 milioni di dollari in su, ed una redistribuzione del gettito ai Paesi dove le multinazionali con un giro d'affari superiore ai 20 miliardi effettivamente operano, nella misura di almeno un 20% sui profitti.
Obiettivo è chiudere tutti i dettagli dell'intesa entro ottobre, quando si chiuderà la presidenza italiana del G20, portando a bordo quei sette Paesi, tra cui tre europei, che ancora non hanno sottoscritto l'accordo. Sul fronte ambientale, il summit ha per la prima volta messo nero su bianco che il prezzo delle emissioni è da considerare come uno strumento per combattere il cambio climatico - aprendo scenari interessanti. Spazio anche alla pandemia nelle conclusioni, con l'avvertimento che la ripresa economica globale è messa a rischio sia dalla diffusione delle varianti del virus, sia dallo scarso accesso ai vaccini nei Paesi più vulnerabili.
10/7/2021
Verso il via libera definitivo alla tassazione minima sulle multinazionali al G20 Economia di Venezia. A confermarlo ufficialmente questa mattina il Ministro delle Finanze tedesco Olaf Scholz.
L'intesa sarà annunciata in serata: la bozza di comunicato all'esame dei Ministri delle Finanze e dei Governatori delle principali economie mondiali lancerà un forte richiamo agli otto Paesi che ancora mancano all'appello dei firmatari in sede Ocse. L'obiettivo è averli a bordo entro fine ottobre, quando i principali leader mondiali si riuniranno a Roma per il meeting annuale dei capi di Stato G20. E non è un dettaglio da poco per l'Europa, che in materia fiscale decide all'unanimità al momento Irlanda, Ungheria ed Estonia non cedono, temendo di perdere i vantaggi competitivi offerti dal loro regime fiscale, utile ad attrarre multinazionali. La segretaria al Tesoro americana Yellen, all'arrivo alla seconda giornata del summit, è sembrata meno preoccupata: pur auspicando una firma di tutti i Paesi Ocse, ha precisato che l'intesa sulla tassazione delle multinazionali prevede un meccanismo che impedisce ai Paesi più restii di minare l'efficacia dell'accordo, mantenendo dei simil-paradisi fiscali. Per questo, ha detto, non è necessario che tutti siano a bordo.
10/7/2021
Mentre Venezia, già blindata da due giorni nell'area dell'Arsenale, si prepara a fare i conti oggi anche con i circa duemila manifestanti calati in Laguna per protestare contro la riunione del G20, i Ministri delle Finanze e i Governatori delle Banche Centrali delle principali economie mondiali sono pronti a dare il loro via libera alla tassazione globale sulle multinazionali, che poggerà su due pilastri: una tassazione standard del 15% per le multinazionali con fatturato superiore ai 750 milioni di dollari, e una tassazione degli utili del 20% sui profitti per le multinazionali con un giro d'affari superiore ai 20 miliardi e margini di guadagno eccedenti il 10% gli utili.
Quest'ultimo pilastro garantirebbe una redistribuzione di gettito verso Paesi -come l'Italia- dove operano numerose multinazionali americane, domiciliate però fiscalmente in Paesi con politiche fiscali ben più generose, come l'Irlanda. I dettagli del pacchetto si limeranno da qui ad ottobre: così ieri è andato in scena a Venezia l'allarme sul cambio climatico. Tutti i principali attori hanno sollecitato misure economiche urgenti, l'Europa si prepara a dare l'esempio con un pacchetto di misure la prossima settimana, mentre l'Fmi chiede di portare ad almeno 75 dollari per tonnellata il costo delle emissioni di CO2. Sono invece 75 miliardi i dollari ritenuti necessari per finanziare gli sforzi internazionali di prevenzione e preparazione a nuove pandemie, il doppio degli attuali.
9/7/2021
Manca solo il sigillo finale dei Ministri dell'Economia del G20, dopo G7 e Ocse, all'intesa sulla tassazione minima globale delle multinazionali. Nelle prossime ore è atteso il via libera, ma le bozze di comunicato che circolano e fonti G20 ci confermano che l'accordo è cosa fatta.
Come ha detto il Ministro dell'Economia tedesco Scholz, l'obiettivo è l'entrata in vigore nel 2023, mentre i dettagli dovrebbero essere definiti entro fine ottobre. Due i pilastri della norma: una tassazione standard del 15% per le multinazionali con un fatturato superiore ai 750 milioni di dollari, e una tassazione degli utili del 20% sui profitti per quelle multinazionali con un giro d'affari superiore ai 20 miliardi e margini di guadagno eccedenti il 10% degli utili. Questi i due pilastri fondamentali: più controversa la questione climatica - se tutti a parole, dagli Stati Uniti all'Unione Europea, hanno detto di voler agire presto, resta aperta la frattura sul come farlo. In questo la carbon tax che Bruxelles varerà la prossima settimana, tassando prodotti importati da Paesi con una legislazione ambientale meno severra, è vista Oltreoceano come una mossa protezionista. Per il resto il comunicato finale del G20 confermerà l'impegno delle maggiori economie a sostenere la ripresa, evitando ritiri prematuri delle misure di stimolo, e chiederà di potenziare la distribuzione di vaccini nel mondo.
9/7/2021
E' iniziato da circa un quarto d'ora il G20 dei Ministri dell'Economia e dei Governatori delle Banche Centrali, preceduto da due forum nel mattino.
I cambiamenti imposti dalla pandemia, con la forte recessione, la spinta alla digitalizzazione e l'emergenza sanitaria, "stanno spingendo l'economia globale in un territorio sconosciuto", ma in questa situazione "sia i Governi che le banche centrali possono fare molto per evitare ferite permanenti" al tessuto produttivo. Così il Governatore di Bankitalia Visco. Da parte sua il Minisstro dell'Economia Franco ha ribadito che la crescita quest'anno sarà almeno del 5%, ma occorre aumentare strutturalmente la crescita potenziale, il che richiede incrementi di produttività. A tenere banco questa mattina anche la questione ambientale, con gli appelli della segretaria americana al Tesoro Yellen - "la decarbonizzazione delle nostre economie entro la metà di questo secolo richiederà decisioni difficili ed è nostra responsabilità agire, e farlo immediatamente", ha detto, mentre per il Commissario Europeo Gentiloni è il momento dell'ora o mai più per una tassazione green. Tutto ciò però non deve far dimenticare il vero obiettivo di questa due giorni di summit, che si chiuderà domani sera: vale a dire l'intesa anche in sede G20 sulla tassazione delle multinazionali. 15% di imposta minima globale per i grandi gruppi con un giro d'affari superiore ai 20 miliardi di dollari, insieme ad un prelievo di circa il 20% nei Paesi dove effettivamente operano e vendono i gruppi che superano i 750 milioni di fatturato e hanno margini di profitto superiori al 10% dei ricavi.
7/7/2021
Deflagra lo scontro tra Europa e Ungheria, in un conflitto a campo aperto che abbraccia discriminazioni contro i gay, Recovery Plan e libertà di stampa.
Mentre il premier Orban, fautore della democrazia illiberale, fa postare al suo portavoce un video che lo vede entrare in un'edicola a cercare giornali di opposizione, e ne trova a suo dire ben dodici - che poi Budapest si trovi al 92esimo posto nella classifica di Reporter Sans Frontieres sulla libertà di stampa è per lui un dettaglio, lo stesso portavoce definisce "una parata da circo" il dibattito all'Europarlamento sulla nuova legge ungherese che discrimina gli omosessuali nell'educazione dei bambini. Questo, dopo che la presidente della Commissione Von Der Leyen ha definito la legge vergognosa, nell'equiparare omosessualità e pornografia. "Se l'Ungheria non aggiusterà il tiro la Commissione userà i poteri ad essa conferiti in qualità di garante dei trattati", ha minacciato la Von Der Leyen, alludendo ad una procedura di infrazione in arrivo. L'arma potrebbe essere anche economica: se è vero che sempre la Commissione ha chiarito che il via libera al Recovery Plan ungherese non è sospeso, è pur vero che di fatto è in questo momento ostaggio politico - Bruxelles ha fino a lunedì per esprimersi, e il Commissario Gentiloni ha chiarito che il rispetto dello stato di diritto è uno dei parametri considerati. Oltre sette miliardi di buoni motivi, tanti quanti gli euro destinati a Budapest, affinchè Orban cambi rotta. Al momento però lui non pare cedere.
7/7/2021
E' scontro aperto tra Commissione Europea e Ungheria, dopo l'ultimo vertice comunitario, nel quale Budapest è finita con le spalle al muro sulla discriminazione della comunità gay.
L'ultimo fronte di conflitto può fare molto male al Governo Orban, perchè tocca direttamente gli oltre sette miliardi di euro in sovvenzioni comunitarie, previsti dal Recovery Fund ungherese. Fonti europee hanno fatto trapelare che il via libera al piano sarebbe nei fatti sospeso, con una motivazione plausibile, considerato il livello di corruzione presente nel Paese: la poca affidabilità delle misure atte ad evitare il rischio di abusi nelle spese. Il Governo ungherese fa spallucce e alimenta il giallo, con la pasionaria pro-Orban, la Ministra della Giustizia Varga che smorza i toni: "la trattativa è in corso e prosegue il dialogo costruttivo con l'Unione Europea", fa trapelare diplomaticamente. La situazione però non appare così tranquilla: solo pochi giorni fa una portavoce della Commissione aveva risposto ad una domanda su Budapest, precisando che i piani nazionali possono venire respinti, qualora manchino garanzie sufficienti sui beneficiari dei fondi. Entro lunedì è attesa la valutazione sul piano ungherese: si annunciano giorni ad alta tensione sull'asse Bruxelles-Budapest. Tensione peraltro già ben presente, considerato che proprio la Commissione sta lavorando ad una lettera di messa in mora dell'Ungheria, per la legge contro la comunità gay. La procedura di infrazione appare praticamente inevitabile, a meno di clamorose marce indietro di Orban.
6/7/2021
14 anni di carcere per Viktor Babariko, ex-candidato presidenziale anti-Lukaschenko in Bielorussia. La condanna pronunciata dalla Corte Suprema contro l'ex capo di Belgazprombank ha scatenato forti reazioni in Europa: si tratta infatti del primo candidato dell'opposizione ad essere condannato.
"L'Unione chiede il rilascio immediato e incondizionato di Babariko, nonché di tutti i prigionieri politici, i giornalisti detenuti e le persone che si trovano dietro le sbarre per aver esercitato i loro diritti fondamentali", ha scritto in una nota il portavoce del Servizio europeo per l'azione esterna. Babariko si trova detenuto dal 18 giugno 2020: unica ragione, quella di aver tentato di esercitare il suo diritto politico di candidarsi alle elezioni presidenziali dell'agosto di quell'anno. "Il regime di Lukashenko viola chiaramente i diritti umani internazionali che si è impegnato a difendere", chiosa Bruxelles, ricordando le sanzioni varate negli ultimi mesi contro il regime di Lukaschenko - ultime in ordine temporale quelle seguite al dirottamento di un volo Ryanair per arrestare il giornalista Protesevich. Questo mentre il presidente europeo Michel, in visita in Lituania, ha attaccato Lukaschenko: "le autorità bielorusse strumentalizzano la migrazione irregolare per fare pressione sull'Europa e sulla Lituania", ha detto. Lukashenko da parte sua ha ordinato al suo Governo di limitare il transito delle merci verso l'Europa, in risposta alle recenti sanzioni occidentali.
2/7/2021
Europei e Uefa sotto accusa. Stadio Olimpico praticamente off limits per i tifosi inglesi domani - in occasione del quarto di finale con l'Ucraina.
"Ritengo che il comportamento della Uefa sia assolutamente irresponsabile": le parole del Ministro dell'Interno tedesco Seehofer, riferite alla finale in programma a Londra, ben riassumono la preoccupazione crescente che si vive al di qua della Manica per i contagi provocati dal movimento dei tifosi, soprattutto quelli provenienti o in visita nei Paesi più colpiti dalla variante Delta. L'Italia ha praticamente reso nulle le possibilità per i tifosi inglesi di assistere alla gara domani: l'Uefa alla fine si è arresa, e ha dato il via libera all'annullamento -chiesto dalle nostre autorità- dei biglietti per la partita venduti a partire da lunedì ai residenti Oltremanica. Questo, per rendere vincolante la quarantena di cinque giorni imposta dalle nostre autorità sanitarie agli arrivi dei cittadini britannici. Da ieri sera blocco tout court della vendita dei biglietti del match, mentre sono stati rafforzati i controlli all'aeroporto di Fiumicino e nelle stazion. Molta attenzione andrà posta ai valichi di frontiera, dove potrebbero cercare di entrare i supporter più irriducibili, con un viaggio in auto. Sono intanto già oltre 200 milioni in tutta l'Unione Europea i certificati Covid digitali emessi, utili a garantire il ritorno ad una graduale mobilità tra Paesi: l'annuncio è arrivato dalla presidente della Commissione Von Der Leyen, nel giorno dell'entrata in vigore del pass. Il certificato è "un simbolo dell'Europa aperta e sicura", ha detto.
1/7/2021
Sono oltre 200 milioni in tutta l'Unione Europea i certificati Covid digitali già emessi, utili a garantire il ritorno ad una graduale mobilità tra Paesi: l'annuncio è arrivato dalla presidente della Commissione Von Der Leyen, nel giorno dell'entrata in vigore del pass.
"Stiamo aiutando gli europei a recuperare la libertà che apprezzano tanto", ha aggiunto la Von Der Leyen, che definisce il certificato "un simbolo dell'Europa aperta e sicura". Negli aeroporti di Roma e Milano non sono stati segnalati problemi, nel primo giorno del pass: la procedura prevede controlli del certificato al check-in per i viaggiatori in partenza, mentre non sono previsti per i passeggeri in arrivo - anche se possono esserci verifiche a campione. Se si è vaccinati con due dosi, si ha un tampone negativo o si è guariti dal Covid-19 le frontiere sono aperte, anche se alcuni Paesi prevedono variazioni sul tipo di tamponi richiesti, per cui sempre meglio controllare prima di partire. Resta intanto elevata l'allerta sugli Europei di calcio, con l'Oms che sollecita un "migliore monitoraggio" degli spettatori. In Italia preoccupa il possibile arrivo dei tifosi inglesi per la partita con l'Ucraina: l'ambasciata a Londra ha comunicato che i fan in possesso di un biglietto per il match non potranno accedere allo stadio, qualora non potranno dimostrare di aver svolto la quarantena preventiva di cinque giorni, e qualora abbiano acquistato un biglietto Oltremanica dopo il 28 giugno.
1/7/2021
Fa il suo esordio oggi il certificato digitale Covid, varato a tempi record dall'Unione Europea - ma con l'incognita Delta a pesare sulle sue prospettive di successo.
In circa tre quarti dell'Unione si potrà circolare con la prova cartacea o digitale dell'avvenuta vaccinazione con due dosi, del tampone negativo o della guarigione. Poichè i Governi nazionali si sono però riservati il diritto di introdurre freni di emergenza -esempio lampante quello imposto dalla Germania nei confronti dei viaggiatori dal Portogallo, risottoposti a quarantena- è sempre meglio consultare il portale Reopen EU e -soprattutto- i portali nazionali dedicati, prima di partire. Il Portogallo è osservato speciale in Europa, con un nuovo picco di contagi giornalieri, quasi 2400 - ma solo quattro vittime, segno che la campagna vaccinale funziona. E pur non facendo più parte dell'Unione, la Gran Bretagna è nuovamente nell'occhio del ciclone, dopo aver incautamente permesso il propagarsi della variante Delta - ieri ben 26mila nuovi casi, ma -anche qui- solo 14 vittime, grazie ai vaccini: il Governo ha chiesto ai tifosi inglesi di non andare a Roma per i quarti di finale di Euro2020, mentre le autorità italiane promettono che faranno rispettare alla lettera l'obbligo di quarantena ai britannici. Per i sudditi di Sua Maestà stanno tornando a chiudersi le frontiere di Germania, Spagna e Malta. A peggiorare le cose, la notizia dei quasi duemila contagi in Scozia, tra i tifosi in trasferta.
30/6/2021
Torna nell'occhio del ciclone la Gran Bretagna, in un'estate dove la variante Delta ha reso Londra l'epicentro delle preoccupazioni continentali: l'esecutivo britannico ha invitato i tifosi inglesi ad evitare la trasferta di Roma, dove sabato la nazionale affronterà l'Ucraina nel quarto di finale di Euro 2020.
Per chi arriva dal Regno Unito è già prevista in Italia la quarantena di 5 giorni, misura che dovrebbe scoraggiare i supporters inglesi dal mettersi in viaggio. Ma per Downing Street non basta: la sottosegretaria al Commercio Trevelyan ha chiesto di "tifare la nazionale da casa, ed esultare davanti alla televisione". Questo mentre il Viminale fa sapere che sta lavorando ad un potenziamento dei controlli in aeroporti, stazioni e anche sulle principali arterie autostradali. Questo per far rispettare alla lettera la quarantena degli inglesi - l'assessore regionale alla Sanità D'Amato ha ribadito che non ci devono essere eccezioni. Come se non bastasse, arriva dalla Scozia la notizia che quasi duemila contagi a nord del Vallo di Adriano sono da collegare a trasferte di tifosi a Londra, per il derby Scozia-Inghilterra. Non sono tempi facili Oltremanica: la Germania ha rimesso i britannici in quarantena, la Spagna -meta elettiva per le vacanze- ha reintrodotto l'obbligo di tampone, e pure l'anglofona Malta ora pretende una prova di vaccinazione su carta - quella digitale della app della sanità pubblica NHS non va più bene.
30/6/2021
Meno un giorno all'entrata in vigore del Certificato Digitale europeo Covid, che parte tra numerose incertezze: da un lato la mancanza di circa un quarto dei 27 Paesi comunitari alla lista - in sette ancora non sono pienamente operativi.
Dall'altro la variante Delta, che minaccia di riscrivere nuovamente le regole, con i primi evidenti contraccolpi - la Germania che mette in quarantena gli arrivi da Portogallo, Gran Bretagna e Russia, la Spagna che reintroduce l'obbligo di tampone o vaccinazione per i britannici. Una situazione che porta persino la Commissione Europea a lanciare messaggi apparentemente contrastanti: da un lato l'invito alla massima cautela, per contenere l'espansione della Delta, dall'altro il richiamo alle capitali, affinchè rispettino il diritto di circolazione dei pienamente vaccinati. Alla fine servirà armarsi di buon senso e flessibilità: con due dosi di vaccino, tampone negativo o certificato di guarigione ci si potrà spostare in quasi tutta l'Unione Europea, ma tenendo sempre d'occhio piattaforme come Reopen EU, aggiornate con le ultime misure nazionali. L'Oms intanto avverte: la scorsa settimana i contagi da Covid-19 sono tornati a crescere a livello globale, per la prima volta dopo due mesi. In Russia record di 700 vittime giornaliere, mentre la Francia lancia l'allarme per il rischio quarta ondata dopo l'estate.
30/6/2021
Entra in vigore domani, nel pieno dell'allerta pandemica per la variante Delta, il certificato digitale Covid. Certificato che rischia di partire azzoppato proprio a causa della variabile varianti, ora in crescita nel continente - emblematica in questo senso la decisione della Germania di imporre la quarantena di due settimane a tutte le persone in arrivo dal Portogallo, dove i nuovi contagi legati alla Delta sono quasi il triplo di quelli italiani.
La Commissione Europea ha inviato una lettera ai 27 Governi, nella quale chiede di applicare il prima possibile le raccomandazioni del Consiglio per attuare il coordinamento delle misure restrittive sul movimento dei cittadini, e quelle sul certificato digitale. La Commissione raccomanda in particolare di garantire la libertà di movimento delle persone guarite dal Covid o che hanno completato il ciclo vaccinale. Se è vero che il green pass non è automaticamente un passaporto, e che la recrudescenza dei contagi può portare a nuove restrizioni in determinate aree ad alto rischio, è pur vero che la sua istituzione è stata decisa proprio per salvaguardare le libertà di Schengen. Per il momento sono 20 gli Stati europei connessi al certificato: mancano ancora Cipro, Ungheria, Malta, Irlanda, Paesi Bassi, Romania e Svezia. Altra questione aperta gli eventi culturali: la Commissaria alla Cultura Gabriel incoraggia l'uso del pass per ripopolare gradualmente concerti, festival, mostre e teatri in tutta Europa.
30/6/2021
Viaggi e restrizioni tornano di attualità alla vigilia dell'entrata in vigore ufficiale del Certificato Digitale Covid, prevista domani.
La Commissione Europea ha inviato una lettera ai 27 Governi, nella quale chiede di applicare il prima possibile le raccomandazioni del Consiglio per coordinare le misure restrittive sul movimento dei cittadini e quelle sul certificato digitale comunitario. La Commissione raccomanda in particolare di garantire la libertà di movimento delle persone guarite dal Covid o che hanno completato il ciclo vaccinale. Il monito si dirige in primis contro la Germania, che ha reimposto una quarantena di quattordici giorni su tutti gli arrivi dal Portogallo, Paese europeo pesantemente toccato dalla variante Delta, con oltre 1700 nuovi contagi giornalieri. La Commissaria alla Cultura Gabriel da parte sua incoraggia l'uso del pass digitale per ripopolare gli eventi. Sul fronte economico, sempre da Bruxelles la stima della presidente della Commissione Von Der Leyen, che vede entro un anno e mezzo tutti i Paesi europei fuori dalla crisi, grazie a tassi di crescita superiori al 4%. Le fa eco la presidente BCE Lagarde: la pandemia ha portato la crescita della produttività al +1% annuo.
29/6/2021
Viaggi e restrizioni tornano di attualità alla vigilia dell'entrata in vigore ufficiale -dopodomani- del Certificato Digitale Covid.
La Commissione Europea ha inviato una lettera ai 27 Governi, nella quale chiede di applicare il prima possibile le raccomandazioni del Consiglio Europeo per coordinare le misure restrittive sul movimento dei cittadini e quelle sul certificato digitale comunitario. La Commissione raccomanda in particolare di garantire la libertà di movimento delle persone guarite dal Covid o che hanno completato il ciclo vaccinale. Per paradosso il monito si dirige in primis contro la Germania, che ha reimposto una quarantena di quattordici giorni su tutti gli arrivi dal Portogallo, Paese europeo pesantemente toccato dalla variante Delta, con oltre 1700 nuovi contagi giornalieri. La Commissaria Europea alla Cultura Gabriel da parte sua incoraggia l'uso del pass digitale per ripopolare gli eventi. Sul fronte economico, sempre da Bruxelles la stima della presidente della Commissione Von Der Leyen, che vede entro un anno e mezzo tutti i Paesi europei fuori dalla crisi, grazie a tassi di crescita superiori al 4%. Le fa eco la presidente BCE Lagarde: la pandemia ha portato la crescita della produttività al +1% annuo. Infine, si è chiuso da poco il G20 degli Esteri di Matera. Il Ministro degli Esteri Di Maio ha presentato la Dichiarazione di Matera.
29/6/2021
Si è aperto con un appello a tornare al multilateralismo nelle relazioni internazionali il G20 Esteri di Matera.
Così il Ministro degli Esteri Di Maio, che ha ricordato l'obiettivo della neutralità climatica entro il 2050, da perfezionare nella prossima Cop26 di Glasgow, insieme alla necessità di riformare l'Organizzazione Mondiale del Commercio su basi condivise. Il segretario di Stato americano Blinken insiste sulla necessità del multilateralismo, per fermare la crisi sanitaria globale - "dobbiamo portare più vaccini in più Paesi" attraverso il meccanismo Covax", dice, mentre il Ministro degli Esteri tedesco Maas attacca Cina e Russia: la loro diplomazia vaccinale punta ad "ottenere vantaggi geostrategici di breve termine", invece di salvaguardare la salute globale. Pronta la risposta di Pechino, che invita i Paesi in grado di fornire vaccini ad evitare restrizioni all'esportazione o l'accaparramento eccessivo.
28/6/2021
Italia al centro della diplomazia internazionale da oggi e fino a mercoledì, con un doppio appuntamento che inizierà a Roma e si chiuderà tra Matera e Brindisi.
Oggi -sotto presidenza italoamericana- si terrà la riunione ministeriale plenaria della coalizione anti-Daesh: l'appuntamento arriva a distanza di oltre due anni dall'ultimo meeting - saranno presenti più di 40 Ministri dei Paesi aderenti alla coalizione, oltre al segretario Nato Stoltenberg e all'Alto Rappresentante europeo Borrell. Il segretario di Stato americano Blinken, a Roma già da ieri, ha sottolineato "l'importanza dell'unità transatlantica e del forte rapporto Washington-Roma". Dopo un faccia a faccia con il Ministro degli Esteri Di Maio, Blinken ha avuto un ben più impegnativo incontro col collega israeliano Lapid, futuro premier a Tel Aviv, con in primo piano il difficile dossier del nucleare iraniano. Lapid ha ribadito le "forti riserve sul negoziato a Vienna", che a suo avviso merita di essere approfondito in "colloqui diretti" con gli israeliani. Ma ha allo stesso tempo teso la mano alla nuova amministrazione americana, offrendo un reset rispetto all'era Netanhyahu-Trump. Blinken da parte sua ha affermato la necessità di offrire un futuro a israeliani e palestinesi. Domani a Matera il G20 dei Ministri degli Esteri varerà la Dichiarazione Ministeriale, documento che afferma l'impegno delle principali economie mondiali ad affrontare le attuali emergenze alimentari e a costruire sistemi alimentari resilienti e sostenibili. Inevitabili però sullo sfondo le tensioni internazionali, soprattutto quelle tra Stati Uniti e Cina.
26/6/2021
La ripresa è a portata di mano, con una crescita che si annuncia a tassi maggiori dell'era pre-pandemica, grazie al Recovery Plan e alle politiche fiscali, ma la grande incognita restano le varianti Covid-19. Il premier Draghi lascia Bruxelles ottimista dopo una due giorni di vertice europeo surriscaldato dai dossier russo-ungherese, con l'Olanda a ricordargli che -finita la crisi- i frugali intendono tornare a politiche fiscali rigorose. Roma insiste invece per politiche espansive, ma lancia l'allarme Delta.
"La pandemia non è finita, non se siamo ancora fuori, va affrontata con determinazione, attenzione e vigilanza", avverte il premier, che chiede una riforma dell'Ema europea, in grado di garantirle maggiori poteri. Sul fronte epidemiologico la presidente della Commissione Von Der Leyen incalza: "la soluzione è vaccinare, vaccinare, vaccinare". Questione migranti: Draghi allontana le critiche per gli zero passi in avanti fatti giovedì sera dall'Unione Europea sulla loro redistribuzione interna, e lascia aperta la porta ad accordi tra Paesi. Infine, sulla Russia, il premier non nasconde la sconfitta dell'idea franco-tedesca - appoggiata anche da Roma, di un vertice tra i leader comunitari e Putin. Ma, aggiunge, "il tentativo di un incontro in formato Europa-Russia andava fatto".
25/6/2021
Nel giorno dedicato alla discussione sulla ripresa economica, il premier Draghi lancia da Bruxelles un chiaro avvertimento sui rischi che le varianti del virus -in particolare la Delta- stanno ponendo al rimbalzo dell'economia.
Draghi ha ribadito la necessità di politiche fiscali espansive, e ha aggiunto che il Recovery Plan aiuterà a riportare la crescita italiana a tassi maggiori dell'epoca pre-Covid. Sempre che la variante Delta del coronavirus non guasti tutto. Sul dossier migranti, il premier ha allontanato le critiche per gli zero passi avanti fatti ieri sera dall'Unione Europea sulla loro redistribuzione - "il mio obiettivo non era ottenere un accordo sui ricollocamenti, era prematuro avere un accordo per noi conveniente", e lascia aperta la porta ad accordi tra Paesi. Questo mentre la presidente della Commissione Von Der Leyen annuncia 3 miliardi nel prossimo triennio alla Turchia, per accogliere i rifugiati siriani. "Il tentativo di un incontro in formato Europa-Russia andava fatto", chiosa infine Draghi, senza nascondere la sconfitta dell'idea franco-tedesca appoggiata anche da Roma. "Parlare con Vladimir Putin "sarebbe un'espressione di sovranità per l'Unione", incalza la cancelliera Merkel.
25/6/2021
I rischi per la ripresa economica legati alle varianti Covid-19 hanno preso oggi la scena nella giornata conclusiva del vertice europeo.
Il premier Draghi se ne è fatto portavoce: "la pandemia non è finita, non se siamo ancora fuori, va ancora affrontata con determinazione, attenzione e vigilanza". Così Draghi, che ha chiesto anche una riforma dell'Ema europea - "deve essere rafforzata per avere i poteri che le spettano e che altre agenzie esercitano in altri Paesi, pensiamo agli Stati Uniti", ha detto. Sul fronte sanitario la presidente della Commissione Von Der Leyen incalza: "entro il weekend almeno il 60% degli adulti europei saranno vaccinati con almeno con una dose, ed il 40% con entrambe le dosi. Questo è necessario a causa della variante Delta: la soluzione è vaccinare, vaccinare, vaccinare". Questione migranti: Draghi allontana le critiche per gli zero passi avanti fatti ieri sera dall'Unione Europea sulla loro redistribuzione interna, e lascia aperta la porta ad accordi tra Paesi. La Von Der Leyen annuncia 3 miliardi di euro per il prossimo triennio alla Turchia, per accogliere i rifugiati siriani. Infine il premier Draghi ha toccato il dossier Russia, senza nascondere la sconfitta dell'idea franco-tedesca - appoggiata anche da Roma, di un vertice eurorusso.
25/6/2021
"La pandemia non è finita, non se siamo ancora fuori, va ancora affrontata con determinazione, attenzione e vigilanza". Così il premier Mario Draghi ha esordito nella conferenza stampa post-summit europeo, che oggi si è concentrato sulle questioni economiche. Draghi ha ribadito la necessità di politiche fiscali espansive, e ha aggiunto che il Recovery Plan aiuterà a riportare la crescita italiana a tassi maggiori dell'epoca pre-Covid. Sempre che la variante Delta del coronavirus non guasti tutto.
Draghi allontana le critiche per gli zero passi avanti fatti ieri sera dall'Unione Europea sulla redistribuzione dei migranti - "il mio obiettivo non era ottenere un accordo sui ricollocamenti, era prematuro avere un accordo per noi conveniente", ma lascia aperta la porta ad accordi tra Paesi. Questo mentre la presidente della Commissione Von Der Leyen annuncia 3 miliardi di euro per il prossimo triennio alla Turchia, per accogliere i rifugiati siriani. "Il tentativo di un incontro in formato Europa-Russia andava fatto", aggiunge poi Draghi, senza nascondere la sconfitta dell'idea franco-tedesca appoggiata anche da Roma. "Parlare con Vladimir Putin "sarebbe un'espressione di sovranità per l'Unione", incalza la cancelliera Merkel. Sullo scontro euro-ungherese in materia di leggi omofobe, molta tensione tra i leader, ma alla fine tutto sfocerà in una semplice procedura di infrazione contro Budapest.
25/6/2021
Vertice europeo che si è appena concluso, con l'economia ora in primo piano, ma con ancora gli echi dello scontro notturno su Russia e diritti della comunità omosessuale in Ungheria.
Sulla Russia clamorosa la sconfitta dell'asse franco-tedesco, e in subordine dell'Italia, che ne appoggiava la linea: le conclusioni della prima giornata, arrivate nella notte, escludono l'ipotesi di un vertice ad alto livello tra i leader europei e Putin - al contrario, il testo elenca una serie di richieste a Mosca, minaccia il ricorso a sanzioni, e solo en passant accenna alla possibilità di nuovi formati di dialogo eurorussi. Polonia e Paesi baltici hanno dunque vinto la loro battaglia. Via libera anche al rifinanziamento della Turchia, affinchè continui a prendersi carico dei rifugiati siriani, mentre la parte più emotiva ieri sera ha visto protagonista il premier ungherese Orban, finito sul banco degli imputati e sotto attacco della gran parte dei leader comunitari per le sue leggi omofobe. Più di un leader gli ha ricordato che se le regole previste nei Trattati europei non gli stanno bene, può sempre lasciare l'Unione. Scontato il lancio di una procedura di infrazione contro Budapest, a meno che Orban non faccia retromarcia nelle prossime settimane. In questi minuti ripresa economica post-pandemica e il completamento dell'unione bancaria in primo piano: nel primo pomeriggio, con la fine del summit, ne sapremo di più.
25/6/2021
Cina e Russia restano nel mirino del mondo occidentale, anche se l'Europa si spacca sul delicato dossier dei rapporti con Mosca.
Il presidente americano Biden ieri ha attaccato frontalmente Pechino, accusando la Cina di colpire l'autonomia di Hong Kong, prendendo di mira la stampa indipendente per affossare le libertà basilari e le istituzioni democratiche dell'ex-colonia britannica. In un chiaro segnale di sfida a Pechino, Biden ha aggiunto che gli Stati Uniti possono competere con la Cina, riferendosi all'approvazione bipartisan del piano di rilancio infrastrutturale da mille miliardi di dollari. Al di qua dell'Atlantico invece l'iniziativa franco-tedesca di resettare i rapporti con la Russia, mettendo in calendario un vertice con Vladimir Putin in autunno, provoca le barricate dei Paesi dell'Est Europa. Il presidente francese Macron definisce il dialogo con Mosca come necessario alla stabilità europea, la cancelliera Merkel ribadisce la necessità di aprire un canale di dialogo diretto con la Russia, ovviamente senza togliere dal tavolo sanzioni o contromisure adeguate, ma anche l'Olanda si sfila. Il premier Rutte dice di non avere nulla in contrario ad un incontro eurorusso, ma lui non ci sarà. Sulla linea franco-tedesca l'Italia, mentre il presidente lituano Nauseda riassume a nome dei colleghi esteuropei: "riavviare i rapporti con Putin equivale a impegnarsi affinchè un orso mantenga al sicuro un barattolo di miele".
25/6/2021
Asse franco-tedesco contro blocco dei Paesi dell'Est. Linea dialogante contro linea dura. A Bruxelles va in scena una spaccatura netta sulla Russia, che neppure le dichiarazioni dei leader riescono a nascondere.
La cancelliera tedesca Merkel, arrivando al summit, sostiene la necessità di un dialogo con Mosca, per evitare conflitti, mentre il presidente francese Macron sostiene la necessità di un vertice con Putin nell'interesse della stabilità del Continente. Anche l'Italia appoggia l'iniziativa franco-tedesca: fonti del Governo affermano che il premier Draghi è contrario a tagliare i ponti di comunicazione con Mosca, pur mantenendo una linea ferma sui punti di contrasto e divisione. A Ovest l'Olanda storce il naso sull'idea di un reset dei rapporti diplomatici con Mosca, mentre è il blocco dei Paesi dell'Est ad alzare le barricate contro l'ipotesi di dialogo con Putin. Mentre il tentativo di Parigi e Berlino di seguire le orme del presidente americano Biden nei rapporti con la Russia si arena, proprio Biden prende di mira la Cina, accusando Pechino di colpire l'autonomia di Hong Kong, attaccando la stampa indipendente per affossare le libertà basilari e le istituzioni democratiche dell'ex-colonia britannica.
24/6/2021
I rapporti con la Russia e le misure di contenimento della pandemia scaldano il Consiglio Europeo in corso a Bruxelles.
L'iniziativa franco-tedesca per avviare un dialogo con la Russia di Putin hanno provocato l'opposizione dei Paesi dell'Est, che preferiscono mantenere un approccio di scontro con Mosca. Il presidente francese Macron ha difeso l'intesa con Merkel: "il dialogo con Mosca è necessario alla stabilità del Continente, ma deve essere un dialogo esigente e ambizioso. E' un buon metodo e non possiamo restare in una strategia puramente reattiva nei confronti della Russia", ha detto Macron, mentre la Merkel ha ribadito che "serve un contatto diretto con la Russia". Sui migranti, Roma ha ribadito prima del vertice che la gestione dei flussi non può essere soltanto italiana, ma occorre che sia pienamente europea. Difficili però passi in avanti importanti: la solidarietà obbligatoria verso i Paesi di primo arrivo, attraverso la presa in carico dei salvati in mare, rimane ancora fortemente divisiva. E sulla pandemia, se il presidente dell'Europarlamento Sassoli ribadisce la necessità di una politica comune sulla salute, il punto di frizione resta sulla necessità di coordinare le misure di ingresso per i viaggiatori extraeuropei, con la Germania che spinge per un approccio comune, onde evitare il ripetersi di casi come quello portoghese, dove l'afflusso di turisti britannici nelle scorse settimane ha fatto aumentare i contagi nel Paese lusitano.
24/6/2021
Lavori in corso al Consiglio Europeo, con pandemia, Russia, Turchia e Recovery Plan in primo piano nella due giorni di summit, che si concluderà domani.
Sul tema dei rapporti con la Russia è intervenuto il presidente francese Macron. Macron ha difeso la necessità di un dialogo ad alto livello con Mosca, iniziativa che sta portando avanti in tandem con la cancelliera Merkel. Una mossa osteggiata principalmente dai Paesi dell'Est, che preferiscono un atteggiamento più duro con Putin. Altro motivo di frizione le regole sui viaggi dai Paesi extraeuropei, con la Germania che spinge per un approccio coordinato, attaccando Paesi come il Portogallo che nelle scorse settimane hanno aperto alla Gran Bretagna, importando sul Continente la variante Delta. Meno contrasti dovrebbero sorgere sulla Turchia, con un probabile via libera al finanziamento per Ankara per i fondi sui migranti, ma con maggiori condizionalità. A fare capolino anche il duro scontro che sta opponendo due terzi dei Paesi europei all'Ungheria, in materia di norme sulla discriminazione delle minoranze, in questo caso quella omosessuale. Per il premier olandese Rutte, dopo il varo dell'ultima legge "Budapest non ha posto nell'Unione Europea". E per il presidente dell'Europarlamento Sassoli, l'Europa è preoccupata delle recenti iniziative legislative ungheresi". Orban si è difeso, dicendo che la sua legge tutela i diritti di genitori e figli, poi -con un certo senso dell'iperbole- si è autodefinito uno strenuo difensore della comunità gay.
18/6/2021
Mentre la Commissione Europea prosegue con l'approvazione dei piani di rilancio nazionali, con i primi soldi veri di Next Generation EU pronti ad affluire nelle casse di dodici Paesi entro luglio, si riapre in Europa lo scontro fra Paesi frugali e Paesi del sud.
A dare fuoco alle polveri il Ministro delle Finanze austriaco Gernot Bluemel, che smorza ogni entusiasmo in vista della revisione del patto di stabilità - che resta sospeso fino alla fine del 2022: "il dibattito sull'abolizione del criterio del debito non vede d'accordo l'Austria e molti altri Paesi", ha ammonito, avvertendo che Vienna intende costruire un'alleanza di Paesi sostenitori di una solida politica di bilancio in Europa. Bluemel non vuole un'unione del debito, e accusa Italia e Francia di voler abolire i parametri di Maastricht - "creare debiti è pericoloso", avverte. Il segnale della sfiducia mai sopita tra Nord e Sud arriva anche sul fronte del congelamento del completamento dell'unione bancaria, con la Germania che -guardando alle elezioni di settembre- frena ancora sul sistema di assicurazione comune dei depositi. Se ne riparlerà forse a fine anno: così le buone notizie arrivano dall'approvazione ieri dei Recovery Plan di Grecia e Danimarca, mentre oggi toccherà al Lussemburgo. Martedì il giorno clou per l'Italia.
16/6/2021
L'ultima e forse più importante tappa del viaggio di Joe Biden in Europa arriva per ultima, a Villa La Grange, sul campo neutro di Ginevra.
E' qui che il presidente americano incontrerà oggi per un faccia a faccia il presidente russo Putin, convitato di pietra all'ultimo G7 e -soprattutto- al vertice Nato. Tutto avverrà nel pomeriggio: cinque ore di colloqui, prima alla presenza dei soli Ministri degli Esteri Blinken e Lavrov, poi allargati ad altri funzionari. Infine, conferenze stampa rigorosamente separate. La Russia resta la minaccia numero uno, per l'Alleanza Atlantica - e non solo su un piano militare. Putin non ha nascosto di preferire l'imprevedibile Trump a chi lo ha bollato pochi mesi fa come "killer". Le basi di partenza sono dunque a dir poco complicate, ma è anche vero che Mosca potrebbe cercare in Washington una sponda per non finire soffocata nell'abbraccio troppo stretto della Cina. Non è un caso che Pechino ieri abbia parlato di "amicizia indissolubile con la Russia", mentre inviava 28 aerei nella zona d'identificazione di difesa aerea di Taiwan, in aperta sfida ai moniti G7. La Cina teme che i rapporti russoamericani possano risollevarsi dal punto minimo toccato ora, in nome di pragmatismo e interessi comuni. Biden arriva a Ginevra con in tasca una tregua sui dazi Airbus-Boeing, che da 17 anni guastavano le relazioni commerciali nel settore dell'aviazione con l'Unione Europea. Non di pace si tratta, ma serve a evitare un prolungarsi della guerra dei dazi. L'intesa contiene una clausola per un lavoro congiunto euroamericano, mirato a contrastare l'ambizione cinese a costruire un settore dell'aviazione civile fuori dalle regole di mercato.
15/6/2021
Una tregua di cinque anni sui dazi tra le due sponde dell'Atlantico, per risolvere la controversia relativa alle sovvenzioni pubbliche concesse ad Airbus e Boeing. Unione Europea e Stati Uniti hanno concordato di mettere un punto ad un contenzioso che si trascina da ben 17 anni.
Per il momento si tratta di un armistizio, ma serve a proteggere i due blocchi dai rischi di imposizione di dazi reciproci per un quinquennio. "Questo apre un nuovo capitolo nelle nostre relazioni, perché ci spostiamo da un contenzioso alla collaborazione", ha detto la presidente della Commissione Europea Von der Leyen in conferenza stampa. La rappresentante per il commercio americana Tai ha precisato che l'intesa euroamericana contiene una clausola per "lavorare insieme", e contrastare "l'ambizione cinese a costruire un settore dell'aviazione civile fuori dalle regole di mercato". Anche il vicepresidente della Commissione Dombrovskis ha confermato l'esistenza della clausola per la cooperazione sulle pratiche distorsive della concorrenza nel settore. Plauso del presidente americano Biden, secondo cui la decisione di Washington e Bruxelles di lavorare insieme per combattere le pratiche anticoncorrenziali della Cina nel settore aereo e' 'un passo avanti considerevole. L'intesa sul settore aereo potrebbe a breve spianare la strada ad ulteriori accordi per risolvere altre questioni commerciali aperte, in particolare su acciaio e alluminio, secondo la Von Der Leyen.
14/6/2021
Destinazione Bruxelles: da Londra la diplomazia occidentale si sposta oggi nella capitale europea, per una due giorni di summit che inizierà col vertice Nato e proseguirà domani con quello tra Unione Europea e Stati Uniti. Al centro sempre lui, il presidente americano Biden, venuto al di qua dell'Atlantico per ribadire che il vento è cambiato, e che la sfida ora è tra democrazie e autocrazie.
"Putin ha ragione, i rapporti Washington-Mosca sono ad un punto basso", concede Biden in Cornovaglia. Il dossier russo sarà in cima all'agenda oggi, senza dimenticare le preoccupazioni per il rafforzamento militare della Cina: sul tavolo anche l'aggiornamento del foglio di rotta dell'Alleanza, il cosiddetto 'Strategic concept', rivisto per l'ultima volta una decina di anni fa. La Cina è stata anche al centro delle discussioni del G7 conclusosi ieri: se nel comunicato finale gli Stati Uniti sono riusciti a far passare un forte richiamo a Pechino sul rispetto dei diritti umani, e hanno lanciato un piano di investimenti internazionale alternativo alla via della Seta cinese, le dichiarazioni pubbliche dei leader si sono poi attutite, con dichiarazioni meno conflittuali verso Pechino. Nessun ulteriore scatto in avanti sulla pandemia, dopo il miliardo di dosi circa di vaccini promessi ai Paesi più vulnerabili, mentre anche sul clima prevale la buona volontà a proseguire sulla strada delle emissioni zero - insieme all'impegno a raccogliere 100 miliardi di dollari per aiutare i Paesi in via di sviluppo ad abbandonare i combustibili fossili.
14/6/2021
Attenzione ai valori e alla sfida democrazie-autocrazie, minore spinta sugli impegni economici. Si è chiusa così la tre giorni di G7 in Cornovaglia, che ha concentrato nelle fasi finali i propri sforzi su pandemia, Cina e ambiente.
Chiudere al più presto la crisi pandemica e porre le basi per reagire alle crisi sanitarie future figura in cima alle conclusioni - poi però le critiche superano gli apprezzamenti, quando si guarda ai circa 900 milioni di dosi di vaccini promessi ai Paesi più vulnerabili nel corso del prossimo anno. L'Oms stima siano 11 miliardi quelli necessari. Anche sul clima l'impegno è raccogliere 100 miliardi di dollari per aiutare i Paesi in via di sviluppo a tagliare le emissioni, poi però i Sette Grandi glissano sui propri impegni per una tabella di marcia di taglio dei combustili fossili. E mentre la saga di Brexit fa presagire crisi imminenti sulle due sponde della Manica, il messaggio più forte arriva sulla Cina: il comunicato finale richiama Pechino sul rispetto dei diritti umani, Biden ottiene il via libera al lancio della sua iniziativa infrastrutturale alternativa alla Via della Seta, poi però nelle dichiarazioni finali i leader stemperano le tensioni con Pechino. Il premier Draghi promette che esaminerà con attenzione il memorandum con la Cina firmato dal predecessore Conte.
13/6/2021
Quasi un miliardo di dosi di vaccino ai Paesi poveri nel corso del prossimo anno per sconfiggere la pandemia, un forte richiamo alla Cina -seppur sfumato rispetto alle intenzioni originali, e nascosto tra le pieghe del comunicato finale- sul rispetto dei diritti umani a Hong Kong e nello Xinjiang, infine il rinnovato impegno a ridurre a zero le emissioni inquinanti entro il 2050, per evitare il surriscaldamento globale.
Si chiude senza scatti in avanti il summit G7, con la conferma sostanziale di quanto già previsto, e con in più una potenziale guerra commerciale post-Brexit all'orizzonte tra Gran Bretagna e Unione Europea, dopo che il premier Johnson ha annunciato che farà tutto il suo possibile per preservare l'integrità territoriale del Regno. Sulla Cina il compromesso più difficile, lasciando aperta la porta della cooperazione auspicata dall'Europa, e includendo il piano infrastrutturale americano alternativo alla Via della Seta.
13/6/2021
Obiettivo: impedire un ripetersi di crisi pandemiche devastanti. La Carbis Bay Declaration, che chiuderà oggi la tre giorni del G7, porrà l'ambizioso obiettivo di sviluppare in soli cento giorni i vaccini per prevenire future pandemie.
A monte occorrerà sviluppare reti di sorveglianza globale, capacità di sequenziamento genetico, e occorrerà potenziare l'OMS. Ieri la giornata si è chiusa con il bilaterale tra il premier Draghi e il presidente americano Biden: al termine Draghi ha parlato di piena sintonia, dopo aver ribadito le stelle polari atlantista ed europeista del suo Governo. Mentre Biden ha puntato sul rafforzamento della cooperazione tra Roma e Washington nel superare la pandemia. Dall'America anche l'apprezzamento per il ruolo svolto dall'Italia in Afghanistan. Italia e Stati Uniti si sono trovate su fronti contrapposti nella questione dei rapporti con la Cina: se è vero che i Sette Grandi hanno approvato un piano globale sulle infrastrutture per i Paesi a basso reddito, in risposta alla Via della Seta di Pechino, l'asse anglosassone ha spinto per un confronto a viso aperto con la Cina, mentre l'Europa non ha chiuso la porta al dialogo. Nota negativa di giornata il trilaterale tra il premier britannico Johnson e i vertici europei. Johnson è arrivato a minacciare azioni unilaterali sui controlli doganali tra Gran Bretagna e Ulster, in palese violazione degli accordi su Brexit. Entro luglio potrebbe infiammarsi il confronto sull'asse Londra-Bruxelles.
13/6/2021
Piena sintonia: il premier Draghi riassume così l'incontro con il presidente americano Biden ieri pomeriggio a Carbis Bay. Mezz'ora di faccia a faccia, con ambiente e diritti in primo piano.
Da presidente del G20, che si terrà in ottobre a Roma, Draghi affronta con Biden le principali crisi del momento, dalla pandemia all'economia, dalla politica estera al clima. Il premier ribadisce l'asse europeista e atlantista che guida la politica estera del suo Governo, mentre sulla Cina cerca di spiegare la linea più morbida che condivide con Berlino e Bruxelles, un mix di cooperazione, competizione e confronto. Sintonia Roma-Washington sulla necessità di una ripresa economica più inclusiva. Il premier identifica in donne, giovani, diritti umani, civili, sociali e tutela dell'ambiente le aree di maggiore convergenza con gli Stati Uniti. Draghi vede pure il premier canadese Trudeau, con il quale la discussione vira soprattutto sul clima - obiettivo comune raggiungere un accordo ambizioso nel corso dei prossimi mesi. I due concordano sulla necessità di rafforzare il multilateralismo. Oggi, ultimo giorno del G7, i leader approveranno la Carbis Bay Declaration, che punterà a rafforzare la prevenzione di future pandemie, mentre sullo sfondo resta la questione cinese, con il via libera al piano globale sulle infrastrutture per i Paesi a basso reddito, una risposta alla Via della Seta di Pechino. Resta il neo delle frizioni angloeuropee su Brexit, che rischiano di infiammarsi in estate.
12/6/2021
La sfida alla Cina è lanciata, pur tra qualche distinguo: il G7 ha approvato un piano globale sulle infrastrutture per i Paesi a basso reddito, come risposta alla Via della Seta varata da Pechino.
A spingere con forza per il varo la Casa Bianca: il piano sarà chiamato "Build Back Better", e aiuterà soprattutto i Paesi a basso e medio reddito. Sul rapporto con Pechino però il G7 si è diviso tra chi, come Stati Uniti, Gran Bretagna e Canada, spingono per un confronto aperto con la Cina, e chi, come Germania, Italia e Unione Europea preferiscono il dialogo. E questo G7 è stato segnato anche dalla guerra delle salsicce. Il trilaterale tra il premier britannico Boris Johnson e i vertici europei è andato male: Johnson ha fatto marcia indietro sul confine doganale di fatto tra Gran Bretagna e Ulster, una delle condizioni del faticoso accordo su Brexit, irritando Bruxelles. Londra vuole sottrarre ai controlli il commercio delle carni tra Londra e Belfast alla fine del periodo transitorio in scadenza tra due settimane. E minaccia persino la guerra nucleare con l'Europa, invocando l'articolo 16 del protocollo nordirlandese, che consente azioni unilaterali. Bruxelles è allarmata: il fantasma di Brexit pesa sul successo del G7 britannico. Una crisi diplomatica e commerciale potrebbe esplodere sulle due sponde della Manica a luglio.
12/6/2021
L'esordio del premier Draghi al G7 avviene sull'onda della sua reputazione di "salvatore dell'euro". Il premier britannico Johnson, con cui Draghi aveva in precedenza avuto un bilaterale, lo introduce invitandolo a fornire la sua prospettiva sulla ripresa economica: Draghi non si lascia pregare e offre spunti ottimistici - "questo è un buon periodo per l'economia mondiale.
La ripresa ha avuto un forte picco, e le politiche attuate durante la fase più acuta della pandemia si sono mostrate corrette". Per Draghi, dopo il focus sulle misure di sostegno rivolte a imprese e persone, è ora il tempo della spesa per gli investimenti - abbandonando gradualmente i sussidi. Draghi illustra le ragioni per avere una politica di bilancio espansiva, anche per proteggere i posti di lavoro, e insiste sulla necessità di non perdere di vista la coesione sociale. La crescita economica è il modo migliore per assicurare la sostenibilità dei conti pubblici, chiosa Draghi, mentre i vertici dell'Unione Europea gli fanno eco sulla necessità di una ripresa inclusiva. Un tema questo, anticipato dal padrone di casa Johnson aprendo i lavori. Occorre far ripartire l'economia mondiale su basi più eque, evitando gli errori fatti dopo l'ultima crisi finanziaria, dice. "Sconfiggere la pandemia e ricostruire meglio insieme": questo il messaggio di Johnson. Dopo il ricevimento di ieri sera con la Regina e la famiglia reale, oggi la seconda giornata di lavori G7 si sposterà su pandemia e politica estera, con Cina e Russia convitati di pietra.
12/6/2021
Arriva da solo sulla spiaggia di Carbis Bay nel primo pomeriggio di ieri, per salutare con il tradizionale tocco di gomito pandemico il padrone di casa Boris Johnson, insieme alla moglie Carrie Symonds.
Alle spalle il premier Mario Draghi, al suo primo G7, ha già un bilaterale con lo stesso Johnson e -soprattutto- un incontro con i leader di Germania, Francia e Unione Europea. E' però aprendo i lavori della prima sessione del G7 britannico, dedicata alla ripresa economica, che l'ex-presidente BCE si prende la scena, introdotto da un Johnson che -un po' scaramanticamente- ricorda le parole che Draghi pronunciò nove anni fa, salvando l'euro. Johnson spera che i poteri taumaturgici di Draghi siano replicabili anche in questa crisi pandemica: il premier italiano non si lascia pregare e offre spunti ottimistici - "questo è un buon periodo per l'economia mondiale. La ripresa ha avuto un forte picco, e le politiche attuate durante la fase più acuta della pandemia si sono mostrate corrette". Per Draghi, dopo il focus sulle misure di sostegno rivolte a imprese e persone, è il tempo della spesa per gli investimenti - abbandonando gradualmente i sussidi. Draghi illustra le ragioni per avere una politica di bilancio espansiva, anche per proteggere i posti di lavoro, e insiste sulla necessità di non perdere di vista la coesione sociale. La crescita economica è il modo migliore per assicurare la sostenibilità dei conti pubblici, chiosa il premier.
11/6/2021
Ripresa post-pandemica, lotta al coronavirus ed economia verde: il premier britannico Boris Johnson ha messo sul piatto queste tre sfide, aprendo i lavori del G7 in Cornovaglia, il primo dopo due anni.
Johnson ha posto subito l'accento sulla necessità di far ripartire l'economia mondiale su basi più eque, evitando gli errori fatti dopo l'ultima crisi finanziaria. Il premier britannico si è detto ottimista sulle potenzialità di una forte ripresa economica globale, e ha sottolineato l'importanza di dare avvio ad una crescita verde, in grado di affrontare l'emergenza climatica e creare milioni di posti di lavoro altamente qualificati. "Sconfiggere la pandemia e ricostruire meglio insieme": questo in sintesi il messaggio di Johnson, aprendo la prima giornata del summit, dominata dal tema "ripresa economica". Sullo sfondo, tante questioni aperte: come l'impegno dei Sette a donare un miliardo di dosi di vaccino ai Paesi poveri entro il prossimo anno, il difficile rapporto con Russia e Cina - con Washington che spinge per costruire infrastrutture alternative a quelle di Pechino, il via libero definitivo alla tassa minima globale sulle multinazionali, le frizioni eurobritanniche sull'Irlanda del Nord. Il summit è stato preceduto da una serie di incontri: tra questi quello dei leader europei presenti, che hanno coordinato le rispettive posizioni, e il bilaterale Draghi-Johnson: i due premier hanno discusso di pandemia, Libia, politiche verdi e lotta al cambio climatico.
11/6/2021
Tre giorni di lavori in presenza, come segnale di ripartenza post-pandemica: il premier britannico Boris Johnson ha aperto nel primo pomeriggio il summit dei 7 Grandi a Carbis Bay, in Cornovaglia.
Johnson ha posto subito l'accento sulla necessità di far ripartire l'economia mondiale su basi più eque, evitando gli errori fatti dopo l'ultima crisi finanziaria. Il premier britannico si è detto ottimista sulle potenzialità di una forte ripresa economica globale, e -da presidente della prossima Cop26- ha sottolineato l'importanza di dare avvio ad una ripresa verde, in grado di affrontare l'emergenza climatica e creare milioni di posti di lavoro altamente specializzati. Sconfiggere la pandemia e ricostruire meglio insieme: questo in sintesi il messaggio di Boris Johnson, aprendo un vertice la cui prima giornata sarà segnata dal tema "ripresa economica". La prima sessione è infatti dedicata alla ricostruzione post-Covid, con l'introduzione affidata al premier italiano Draghi. Sullo sfondo, si attende l'annuncio ufficiale dell'impegno a donare un miliardo di dosi di vaccini ai Paesi poveri, per porre fine alla pandemia entro il prossimo anno - 100 milioni saranno messe sul piatto da Londra, mezzo miliardo da Washington. Proprio gli Stati Uniti hanno rilanciato l'invito a fare di tutto per vaccinare il mondo. La serata sarà animata da una visita dei vertici della famiglia reale britannica, inclusa la Regina Elisabetta, ai 7 leader mondiali - un evento più unico che raro, nella storia G7.
4/6/2021
Spazio aereo europeo interdetto alle compagnie bielorusse. Gli ambasciatori dei 27 Paesi comunitari hanno trovato l'intesa formale, peraltro anticipata dall'ultimo Consiglio Europeo, per replicare al clamoroso dirottamento nei cieli bielorussi di un volo Ryanair, lo scorso 23 maggio, per procedere all'arresto di un giornalista oppositore del regime di Lukaschenko.
Roman Protasevich venne fermato insieme alla fidanzata Sofia Sapega: da allora Protasevich ha fatto solo apparizioni televisive alla tv di Stato, in cui si è detto pentito, ha confessato crimini immaginari e ha lodato il dittatore bielorusso - confessioni le sue, evidentemente estorte dalle forze di polizia che lo detengono. Gli Stati europei saranno dunque tenuti a negare il permesso di atterrare, decollare o sorvolare i loro territori a qualsiasi aeromobile operato da vettori aerei bielorussi, anche vettori commerciali. L'Unione sta soprattutto preparando sanzioni mirate contro individui ed entità vicini a Lukashenko, nonché sanzioni economiche contro società bielorusse con stretti legami con il Governo. Quello sarà il vero banco di prova della credibilità della reazione comunitaria all'atto di pirateria aerea di Minsk.
3/6/2021
Resteranno nel congelatore fino a tutto il 2022 le regole del patto di stabilità europeo. La priorità resta aiutare la ripresa post-pandemica dell'economia continentale in questo biennio, evitando "il ritiro prematuro dei sostegni". Bruxelles ha disegnato così ieri la strategia economica europea a medio termine.
"L'attuazione di investimenti e riforme di Next Generation EU aiuterà la ripresa, rafforzerà la crescita potenziale e l'occupazione, ridurrà gli squilibri e migliorerà le finanze pubbliche", ha messo nero su bianco la Commissione, presentando il cosiddetto 'pacchetto' del semestre europeo. Resta un importante caveat, rivolto a quei Paesi, come l'Italia, con i conti resi già precari dall'elevato debito: Roma resta, insieme a Cipro e Grecia, tra i Paesi con squilibri macroeconomici "eccessivi", secondo la Bruxelles. Debito, bassa produttività e bassa occupazione danneggiano la crescita potenziale. Senza dimenticare l'incognita crediti deteriorati. La raccomandazione è usare -il prossimo anno- il Recovery Fund per finanziare investimenti aggiuntivi a sostegno della ripresa, mantenendo però politiche di bilancio prudenti.
2/6/2021
Patto di stabilità sospeso fino a tutto il 2022. E l'invito ai Paesi membri a sostenere l'economia in questo biennio, evitando "il ritiro prematuro dei sostegni".
Bruxelles disegna così la strategia economica europea a medio termine, mentre l'uscita dalla pandemia appare più vicina. "L'attuazione di investimenti e riforme di Next Generation EU aiuterà la ripresa, rafforzerà la crescita potenziale e l'occupazione, ridurrà gli squilibri e migliorerà le finanze pubbliche", afferma la Commissione, presentando il 'pacchetto' del semestre europeo di sorveglianza e orientamenti-guida per il prossimo anno. Lo sguardo europeo va però già oltre, e si rivolge a quei Paesi, come l'Italia, con i conti resi già precari dall'elevato debito: Roma resta, insieme a Cipro e Grecia, tra i Paesi con squilibri macroeconomici "eccessivi", secondo la Commissione. Debito, bassa produttività e bassa occupazione danneggiano infatti la crescita potenziale. Senza dimenticare l'incognita crediti deteriorati. Per questo la raccomandazione è di usare -il prossimo anno- il Recovery Fund per finanziare investimenti aggiuntivi a sostegno della ripresa, mantenendo al contempo politiche di bilancio prudenti.
2/6/2021
Un altro importante passo nella direzione di una più equa tassazione delle multinazionali, in vista dei progressi attesi nei prossimi G7 e G20 sulle aliquote minime di imposizione fiscale a livello globale.
Le istituzioni europee hanno raggiunto ieri sera una faticosa intesa sulla trasparenza fiscale delle società. L'accordo obbligherà le multinazionali a rendere accessibile al pubblico e alle autorità fiscali l'importo delle tasse che pagano in ciascuno Stato membro. Si applicherà alle multinazionali e alle loro controllate con un giro di affari di oltre 750 milioni di euro, attive in più di un Paese: dovranno rendere note queste informazioni anche online. Le controllate il cui giro d'affari è inferiore a quella cifra saranno comunque obbligate a fornire questo tipo di comunicazione, qualora esista il lecito sospetto che la loro esistenza è giustificata dalla sola necessità di garantire alla casa madre l'evasione degli adempimenti fiscali. Anche i Paesi sulla black list europea della tassazione, meglio noti come paradisi fiscali, saranno inclusi nei rapporti. Soddisfazione da parte dei negoziatori dell'Europarlamento, per aver superato il blocco imposto in Consiglio da quei Paesi che rappresentano a tutt'oggi dei veri e propri paradisi fiscali interni all'Unione: dopo un round di approvazioni formali, l'intesa sarà varata dopo l'estate.
1/6/2021
La Gran Bretagna festeggia un dato ancora simbolico, ma che fa ben sperare: zero vittime giornaliere per Covid-19 - non accadeva dall'inizio della pandemia, nel marzo di un anno fa.
Oltremanica i casi giornalieri viaggiano poco sopra i 3000, per la maggior parte sospinti dal propagarsi della variante indiana, ma gli effetti sui decessi sembrano decisamente attutiti. Sulla mortalità zero può avere inciso anche il weekend festivo del Bank Holiday, ma la speranza è che l'uscita dal tunnel sia vicina, con il 75% della popolazione adulta che ha già ricevuto almeno una dose. L'annuncio è arrivato nel giorno del via libera di emergenza dell'OMS al vaccino cinese Sinovac. Per l'Organizzazione Mondiale della Sanità rispetta gli standard internazionali di sicurezza, efficacia e fabbricazione. Anche l'altro vaccino cinese, Sinopharm, aveva ottenuto in precedenza l'ok d'urgenza. Molto più cauta l'Unione Europea, dove Sinovac, al pari del russo Sputnik, non è stato autorizzato dall'EMA. Proprio da Bruxelles è arrivato il lancio ufficiale dell'infrastruttura tecnica per consentire la validazione in sicurezza dei certificati Covid digitali. 10 i Paesi europei connessi, Italia inclusa - anche se il nostro Paese, a differenza di Germania e Grecia, non ha ancora iniziato a distribuire il certificato europeo ai cittadini vaccinati o guariti. L'obiettivo è andare a regime con il pass entro il primo luglio, per ridare una parvenza di libera circolazione all'area Schengen, senza tamponi e quarantene per i vaccinati.
31/5/2021
Conclusa la fase sperimentale per la piattaforma del certificato Covid europeo, domani ci sarà il lancio ufficiale del "Gateway comunitario", con i primi Stati membri che si collegheranno. Tra questi anche l'Italia, che tuttavia non inizierà fin da subito ad emettere i certificati digitali. Il via ufficiale del certificato Covid è atteso non prima della fine di giugno. E la Commissione Europea prova a uniformare le regole.
Massima libertà di circolazione per i vaccinati. La Commissione propone il ritorno alla normalità degli spostamenti per chi ha ricevuto l'immunità contro il coronavirus. Questo a partire dal 14esimo giorno dall'ultima dose. "Col miglioramento della situazione epidemiologica e con l'accelerazione delle campagne vaccinali nei Paesi membri, proponiamo l'allentamento graduale delle misure di viaggio", afferma Bruxelles. Nello specifico, la Commissione cerca di uniformare il lasciapassare europeo a due settimane dal completamento del ciclo vaccinale, lasciando la porta aperta anche a quei Paesi, come l'Italia, che si accontentano di 15 giorni già dopo la prima dose. Per Bruxelles i guariti da Covid-19 possono essere esenti da tamponi e quarantena nei sei mesi successivi alla malattia. Proposte 72 ore di validità per il test PCR, e 48 ore per i test rapidi. Altre due annotazioni: i minori di sei anni non devono fare quarantena e tamponi, se i genitori ne sono esenti. E i viaggiatori dai Paesi europei con un'incidenza di casi sotto quota 25 per 100mila abitanti non dovrebbero più avere limitazioni. Al momento solo Malta si trova in questa condizione. Il diavolo si cela nei dettagli, però, con la discrezionalità dei Paesi membri che resta alta: ad esempio, in presenza di un deterioramento della situazione epidemiologica, uno Stato europeo può reintrodurre restrizioni anche per i vaccinati. Intanto il Ministro del Turismo Garavaglia spera in un anticipo del pass europeo a metà giugno. E prevede nove milioni di italiani in vacanza in questo Ponte festivo.
26/5/2021
Ottimismo sulla riapertura dell'Europa dopo la crisi pandemica, stallo sul clima, ridefinizione dei rapporti con Russia e Bielorussia.
Nella due giorni di summit straordinario a Bruxelles i 27 leader hanno trovato -con qualche fatica- l'intesa sull'impegno a donare entro fine anno 100 milioni di vaccinni ai Paesi più poveri, sulla scorta anche degli ultimi dati forniti dalla Commissione, che prospettano quasi un miliardo di dosi in arrivo nel prossimo semestre. La presidente della Commissione Von Der Leyen vede a portata di mano l'obiettivo di vaccinare il 70% della popolazione adulta entro luglio, così da garantire una riapertura in sicurezza delle nostre società. Anche il premier Draghi confida in una fornitura di vaccini sufficiente a centrare gli obiettivi, e spiega che sulla vicenda brevetti si guarda ad una terza via intermedia: il conferimento obbligatorio delle licenze nei momenti di maggiore emergenza. Buco nell'acqua del summit sul clima, senza intesa sulla ripartizione dello sforzo di riduzione delle emissioni di gas serra. Palla rinviata nel campo della Commissione. Grande compattezza europea sulle sanzioni alla Bielorussia: la cancelliera tedesca Merkel parla di segnale politico a Minsk. Mentre il presidente francese Macron paventa addirittura che si possano rivedere i termini dei rapporti con la Russia, apertamente sospettata di aver avuto un ruolo nel dirottamento aereo - andando oltre le sanzioni.
25/5/2021
Avanti con le vaccinazioni e le riaperture, stallo sul clima. La due giorni di vertice europeo straordinario si chiude con l'ottimismo relativo alla graduale riapertura dell'Unione Europea.
"Stiamo rispettando la tabella di marcia di consegna delle dosi sufficienti a vaccinare il 70% della popolazione adulta entro fine luglio", afferma la presidente della Commissione Von Der Leyen, che poche ore prima aveva stimato in quasi un miliardo le dosi di vaccino in arrivo nel secondo semestre. E già questa settimana la metà degli adulti europei avrà ricevuto la prima dose. Motivo, aggiungerà poi, per ritenere che sia possibile riaprire in sicurezza le nostre società. Anche il premier Draghi confida in una fornitura di vaccini sufficiente a centrare gli obiettivi, e spiega che sulla vicenda brevetti si guarda ad una terza via intermedia: il conferimento obbligatorio delle licenze nei momenti di maggiore emergenza. Sul certificato vaccinale, che ha ricevuto il via libera dei 27, Draghi ritiene che sarà pronto per metà giugno. Buco nell'acqua del summit sul clima, senza intesa sulla ripartizione dello sforzo di riduzione delle emissioni di gas serra. Troppo forte l'opposizione polacca. Le sanzioni alla Bielorussia hanno messo invece tutti d'accordo: la cancelliera tedesca Merkel parla di segnale politico a Minsk, e il presidente francese Macron paventa addirittura che si possano rivedere i termini dei rapporti con la Russia, apertamente sospettata di aver avuto un ruolo nel dirottamento aereo - andando oltre le sanzioni.
25/5/2021
Graduale riapertura dei Paesi europei, mantenendo però la guardia alta sull'emergere di nuove varianti pandemiche. E la donazione di 100 milioni di dosi entro fine anno ai Paesi più poveri, aiutando la produzione in loco di vaccini.
Il Consiglio Europeo trova l'intesa -con qualche difficoltà- su questi passaggi, incoraggiando tutti i Paesi membri a tenere alto il ritmo delle vaccinazioni, ora che -come ha annunciato la presidente della Commissione Von Der Leyen- la stima sulle dosi che arriveranno nell'Unione Europea nel secondo semestre del 2021 fa segnare quota 981 milioni. Abbastanza per vaccinare con prima e seconda dose tutta la popolazione adulta. Per la Von Der Leyen, "questa settimana metà degli adulti nell'Unione avrà ricevuto la prima dose" di vaccino. Lo ha scritto in un tweet la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. Secondo fonti comunitarie, il premier Draghi avrebbe proposto che Ema fornisca un'indicazione sulla possibilità di mescolare i vaccini tra prima e seconda dose - soluzione che alcuni studi definiscono più efficace. Via libera anche al certificato vaccinale europeo: i 27 leader hanno proposto una revisione entro metà giugno della raccomandazione sui viaggi interni all'Unione Europea. E dopo le nuove sanzioni europee contro la Bielorussia, approvate nella notte, il presidente francese Macron si è detto favorevole ad invitare l'opposizione bielorussa al G7 di giugno, se la presidenza britannica lo riterrà opportuno.
22/5/2021
Impegni in sedici punti per rafforzare il multilateralismo sanitario, condividendo dati, tecnologia e know-how. E promesse più a breve termine per porre fine all'attuale pandemia.
Il Global Health Summit -co-organizzato da Italia e Commissione Europea- rilancia la lotta alle emergenze sanitarie, mettendo sul piatto impegni pubblici e privati. Tre dei maggiori produttori di vaccini, Pfizer, Johnson & Johnson e Moderna, doneranno o venderanno a prezzi calmierati un miliardo e 300milioni di dosi ai Paesi più vulnerabili entro l'anno. L'Europa intende aggiungere altri 100 milioni di vaccini con Covax - martedì deciderà il Consiglio Europeo. E l'Italia metterà sul piatto 300 milioni di euro per il finanziamento della vaccinazione dei Paesi più poveri. Dalla Cina 3 miliardi in un triennio per combattere la pandemia nei Paesi in via di sviluppo, mentre l'Fmi propone un piano da 50 miliardi di dollari per fermare il coronavirus. E poi c'è la questione brevetti. "L'Unione farà una proposta a inizio giugno al WTO per una terza via sulla condivisione dei brevetti", annuncia la presidente della Commissione Von der Leyen, mentre la cancelliera tedesca Merkel apre alla loro messa a disposizione - ma su base volontaria.
21/5/2021
Impegni per stanziamenti e promesse di cooperazione, per evitare il ripetersi di pandemie future: Italia e Commissione Europea chiudono il Global Health Summit con la Dichiarazione di Roma - 16 punti, per rafforzare il multilateralismo sanitario, condividendo dati, tecnologia e know-how.
Questo, aiutando i Paesi più poveri del mondo - gli stessi, dove i vaccini faticano ad arrivare. La presidente della Commissione Von Der Leyen ha annunciato che tre dei maggiori produttori di vaccini, Pfizer, Johnson & Johnson e Moderna, doneranno o venderanno a prezzi calmierati un miliardo e 300milioni di dosi ai Paesi più vulnerabili entro l'anno. L'Europa aggiungerà altri 100 milioni di vaccini con Covax. Il premier Draghi anticipa che in futuro la Dichiarazione di Roma potrebbe venire sostituita da un trattato più vincolante, dopo aver fatto registrare una convergenza di vedute col presidente francese Macron sulla sospensione dei brevetti. Il premier la definisce "una sospensione mirata, limitata nel tempo, e che non metta a repentaglio l'incentivo ad innovare per le aziende farmaceutiche". L'Italia metterà sul piatto altri 300 milioni di euro per il finanziamento della vaccinazione dei Paesi più poveri. Anche la Spagna a favore della sospensione temporanea dei brevetti, mentre il premier britannico Johnson propone un sistema di allerta rapido per le nuove varianti di COVID-19. Dalla Cina 3 miliardi in un triennio per combattere la pandemia nei Paesi in via di sviluppo, mentre l'Fmi propone un piano da 50 miliardi di dollari per mettere fine alla pandemia.
21/5/2021
Si è concluso pochi istanti fa il Global Health Summit, organizzato dalla presidenza italiana del G20 e dalla Commissione Europea.
Il summit si è chiuso con una dichiarazione in 16 punti, la 'Dichiarazione di Roma', "per migliorare la preparazione nella risposta e nella prevenzione, e per una risposta coordinata e resiliente" a future emergenze sanitarie. Tra questi punti, la condivisione dei dati, lo sviluppo di capacità, gli accordi di licenza e il trasferimento volontario di tecnologia e 'know-how'; nonchè la condivisione di dati e campioni durante le emergenze. Convergenza di vedute tra il premier Draghi e il presidente francese Macron sulla sospensione dei brevetti. Il premier la definisce una sospensione mirata, limitata nel tempo, e che non metta a repentaglio l'incentivo ad innovare per le aziende farmaceutiche. Per Draghi, occorre vaccinare il mondo rapidamente: la priorità è vincere la pandemia in vista di quelle future. L'Italia metterà sul piatto altri 300 milioni di euro per il finanziamento della vaccinazione dei Paesi più poveri. Anche la Spagna a favore della sospensione temporanea dei brevetti, mentre il premier britannico Johnson propone un sistema di allerta rapido per le nuove varianti di COVID e le nuove emergenti. Dalla Cina 3 miliardi in un triennio per combattere la pandemia nei Paesi in via di sviluppo, mentre l'Fmi propone un piano da 50 miliardi di dollari per mettere fine alla pandemia.
21/5/2021
Si è aperto da poco più di un'ora a Roma il Global Health Summit, vertice mondiale sulla salute organizzato dalla presidenza italiana del G20 e dalla Commissione Europea. Il premier Draghi ha dato inizio ai lavori.
Draghi ha affermato che "la pandemia ha sottolineato la straordinaria importanza della cooperazione internazionale", per il presente e il futuro. "Con i partecipanti capiremo cosa è andato male" nella lotta al Covid-19, ha spiegato Draghi, aggiungendo che occorre "vaccinare il mondo e farlo rapidamente". Sulla stessa lunghezza d'onda la presidente della Commissione Von Der Leyen, che ha delineato gli obiettivi del vertice: "mettere sotto controllo la pandemia ovunque, assicurare che i vaccini vengano dati a tutti, ovunque" attraverso le esportazioni ma anche condividendo la capacità di produzione. E prepararsi alle crisi future". La Von Der Leyen ha annunciato "100 milioni di dosi di vaccino ai Paesi a basso e medio reddito entro l'anno". Il Global Health Summit approverà una dichiarazione di sedici principi, per evitare il ripetersi di crisi sanitarie come il coronavirus: al momento si stano alternando -tutti collegati in videoconferenza- i rappresentanti della società civile, tra loro anche l'ex-premier Monti e Bill Gates. "La probabile traiettoria per il SarsCoV2 è di diventare endemica con dei focolai stagionali a causa della diminuzione dell'immunità naturale, della copertura globale insufficiente dei vaccini e/o dell'emergere di nuove varianti non controllate dai vaccini attuali. Nuove ondate epidemiche sono possibili soprattutto nei paesi con bassa copertura vaccinale". Lo afferma un panel di 26 scienziati. Dalle 13.40 inizierà il vertice vero e proprio, con i leader G20 collegati da tutto il mondo.
21/5/2021
Entrerà in vigore ufficialmente il primo luglio il nuovo certificato Covid digitale europeo, già ribattezzato -nella vulgata popolare- pass vaccinale.
Annunciando l'intesa, l'europarlamentare spagnolo Juan Fernando Lopez Aguilar ha lanciato il messaggio di una ripartenza, col ritorno alla libera circolazione in Europa, e la fine graduale delle restrizioni nell'area Schengen. Nel dettaglio il certificato, che sarà in formato digitale e cartaceo, attesterà se una persona è stata vaccinata, ha un risultato recente di test negativo, oppure è già guarita dal Covid-19. Tecnicamente non si tratta di un passaporto o di un documento di viaggio, ma dovrebbe nei fatti funzionare a regime da lasciapassare all'interno dell'Unione Europea. Resterà in vigore un anno L'Europarlamento ha ottenuto che i singoli Paesi non possano imporre ulteriori restrizioni di viaggio -come quarantena o autoisolamento- a meno di situazioni epidemiologiche particolarmente gravi, sulla base dei dati del Centro Europeo ECDC e notificando almeno due giorni prima la decisione a Bruxelles. Strasburgo ha ottenuto anche lo stanziamento di almeno 100 milioni di euro per calmierare il costo dei tamponi nell'Unione, spesso molto costosi se rapportati al prezzo dei viaggi. Alcune categorie saranno privilegiate nel beneficiare di tamponi scontati. I vaccini riconosciuti dall'EMA dovranno essere accettati in tutta Europa: sugli altri decideranno i singoli Paesi. L'intesa sarà prima ratificata dai 27 leader la prossima settimana, e poi votata a inizio giugno dall'Europarlamento.
20/5/2021
Dopo giorni di duri negoziati è finalmente arrivata l'intesa sul certificato digitale europeo che consentirà la ripresa dei viaggi tra i Paesi comunitari a partire dalla metà di giugno, in tempo per l'estate.
Ricordiamo che il pass sarà garantito a tutti coloro i quali avranno completato il ciclo di vaccinazioni, a chi potrà produrre un tampone negativo che non sia più vecchio di 48 ore, e a chi è guarito dal Covid-19. I negoziatori di Europarlamento e presidenza di turno portoghese hanno dunque raggiunto un faticosissimo compromesso, che -secondo alcune fonti- prevederebbe -per quanto riguarda i tamponi- prezzi calmierati in tutta Europa. Non saranno gratuiti, come chiedeva Strasburgo, ma il loro costo dovrebbe abbassarsi, anche per non incidere eccessivamente sul costo dei viaggi. Sull'altro nodo, la possibilità cioè dei Paesi membri di derogare al pass europeo chiudendo le frontiere o imponendo quarantene anche a chi possiede il certificato, il compromesso prevede che questo può avvenire, ma solo in condizioni estreme. L'Europarlamento dovrebbe approvare il nuovo regolamento nella sessione plenaria di inizio giugno, consentendone l'entrata in vigore per l'inizio dell'estate.
19/5/2021
La diplomazia arranca, mentre la situazione in Medio Oriente -in particolare a Gaza- si fa sempre più esplosiva.
Il fallimento della politica estera europea, se mai ne è esistita una, si riassume nella balbettante ammissione dell'Alto Rappresentante Borrell, che -dopo ore di infruttuosi colloqui- annuncia che l'Ungheria si è sfilato dal consenso comune raggiunto dai Ministri degli Esteri comunitari, che chiede la cessazione immediata delle ostilità tra israeliani e palestinesi, e l'implementazione del cessate il fuoco. Budapest ormai è impegnata a difendere più gli interessi israeliani, russi o cinesi, a seconda della congiunzione del momento, che non quelli europei. "Inaccettabili le morti di bambini e donne", si limita ad accusare Borrell, che condanna i lanci di razzi da parte di Hamas, e invita Israele a difendersi rispettando il diritto umanitario. Sulla stessa lunghezza d'onda il Ministro degli Esteri Di Maio. Questo mentre il segretario di Stato americano Blinken, dopo che il presidente Biden ha appoggiato formalmente la tregua, ha respinto le accuse cinesi circa un presunto intralcio statunitense nei confronti di una dichiarazione congiunta Onu. Secondo il New York Times, in privato Biden sarebbe stato ben più duro con Netanhyau, avvertendolo che Washington non può coprirne ancora a lungo le azioni militari. Questo mentre le Nazioni Unite sono chiamate alla prova del nove, domani, con la riunione dell'Assemblea Generale. Sottotraccia, una diplomazia parallela, con diversi mediatori tra i Paesi arabi, lavora per il cessate il fuoco.
18/5/2021
Mentre l'Europa discute, peraltro senza raggiungere l'unanimità, prosegue senza sosta il conflitto in Medio Oriente.
Al termine del Consiglio Straordinario Affari Esteri, l'Alto Rappresentante Europeo Borrell ha spiegato che 26 Paesi su 27 -Ungheria esclusa- appoggiano la cessazione immediata delle ostilità e l'implementazione del cessate il fuoco. "Inaccettabili le morti di bambini e donne", afferma Borrell, che condanna i lanci di razzi da parte di Hamas, e invita Israele a difendersi rispettando il diritto umanitario. Sulla stessa lunghezza d'onda il Ministro degli Esteri Di Maio, che ha condannato il lancio indiscriminato di razzi da Gaza e ha chiesto una risposta militare israeliana proporzionata. Questo mentre il segretario di Stato americano Blinken, dopo che il presidente Biden ha appoggiato una tregua, ha respinto le accuse cinesi su un presunto intralcio statunitense ad una dichiarazione congiunta Onu. Sul campo, Hamas ha ripreso il lancio di razzi verso Israele, colpendo un capannone in un villaggio agricolo sul confine, e uccidendo due lavoratori thailandesi. Centinaia di migliaia di palestinesi hanno intanto scioperato, sia a Gaza, sia in Cisgiordania, sia in Israele, per protestare contro gli attacchi di Tel Aviv. Una rara manifestazione di unità di tutto il mondo palestinese, contro quello che viene definito l'apartheid perpetrato da Israele. Un morto palestinese e una dozzina di feriti nelle proteste in Cisgiordania.
15/5/2021
Passo indietro della Gran Bretagna sulla detenzione dei migranti europei, dopo le numerose segnalazioni -anche di giovani italiani- finiti in veri e propri centri di reclusione in attesa di essere rimpatriati - in alcuni casi anche dopo diversi giorni.
Questo, sulla base delle nuove regole sull'immigrazione post-Brexit, che impediscono la ricerca di lavoro a chi non possiede un visto di impiego, o un permesso di residenza. Il Governo Johnson, sull'onda delle polemiche, ha deciso di fare una parziale retromarcia: resta sì l'obbligo di rimpatrio, ma -anzichè la detenzione- gli europei che violano le regole otterranno un ingresso su cauzione Oltremanica, con l'obbligo di prendere il primo volo di rientro disponibile. Non dovrebbero dunque più ripetersi i casi-limite dei 30 giovani italiani, spagnoli, tedeschi, greci e rumeni, finiti nelle ultime settimane in centri di detenzione, come quello di Colnbrook, nei pressi dell'aeroporto di Heathrow, senza contatti con l'esterno o con i famigliari o gli amici, che li attendevano agli arrivi. Questo, per aver cercato di entrare nel Paese per lavoro o lunghi periodi di studio, senza aver ottenuto il visto necessario. La decisione è stata annunciata dal Ministero dell'Interno britannico, con una circolare che aggiorna le politiche di ingresso: che -è bene però specificare- restano immutate. Il caso, oltre ad aver sollevato un polverone mediatico, era stato denunciato anche da diversi europarlamentari, che avevano investito la Commissione Europea, affinchè lo sollevasse ufficialmente con Downing Street.
11/5/2021
Pressing italiano in Europa per una soluzione comune della crisi migranti, ma -per ammissione della stessa Commissione Europea- il nuovo patto comunitario in materia procede al rallentatore.
La crisi migranti riprende il palcoscenico europeo, dopo gli sbarchi degli ultimi giorni a Lampedusa: è necessario "realizzare interventi strutturali nel sistema di gestione del fenomeno all'interno dell'Unione Europea, con l'attivazione di concreti e solidi meccanismi di solidarietà, anche d'emergenza, nonché attuare una strategia condivisa per la lotta ai trafficanti di esseri umani". Così la Ministra dell'Interno, Lamorgese, nel suo intervento alla Conferenza sulla gestione dei flussi migratori di Lisbona. L'Italia ha portato la questione anche al Consiglio Affari Generali dell'Unione, chiedendo una risposta europea urgente. "Gli eventi nel Mediterraneo centrale dimostrano che è necessaria una forte iniziativa dell'Unione per salvare vite umane in mare", ha aggiunto il presidente dell'Europarlamento Sassoli. Mentre la Commissaria Europea agli Affari Interni Johansson focalizza l'attenzione sulle partenze: "dobbiamo lottare contro i trafficanti e continuare a sostenere i rimpatri volontari verso i Paesi di origine", ha detto, ammettendo però che i negoziati "sul nuovo Patto comunitario su asilo e migrazione stanno avanzando, ma a rilento".
7/5/2021
L'Europa, dopo le spaccature interne e il no tedesco, scegli la linea attendista sulla questione dei brevetti per i vaccini anti-coronavirus.
"Sui brevetti la prossima mossa spetta agli Stati Uniti, per dare sostanza a quelle che finora sono solo dichiarazioni di principio, perché non si negozia su un comunicato di tre righe. Abbiamo bisogno di conoscere i dettagli". Così fonti della Commissione Europea, secondo cui occorre aumentare subito la capacità produttiva di vaccini e su vasta scala". Bruxelles insiste soprattutto sulla necessità di una maggiore "trasparenza negli scambi commerciali" dei sieri e dei loro ingredienti o componenti. Linea sicuramente più pragmatica, sulla quale è in corso il confronto tra i leader comunitari nella due giorni di summit informale a Porto: il francese Macron intanto chiede a Londra e Washington di esportare le loro dosi e non bloccarle. Il premier Draghi, intervenendo nel pomeriggio al workshop sull'occupazione, ha voluto lanciare due messaggi precisi, ai colleghi. Il primo, "non ridurre troppo presto gli stimoli di bilancio". Il secondo: rendere strutturale il programma comunitario Sure a sostegno dell'occupazione. Il premier ha snocciolato quanto fatto dall'Italia: i 6 miliardi di euro per riformare le politiche attive del mercato del lavoro.E gli oltre 14 miliardi per le infrastrutture di trasporto al Sud, per aumentare la produttività e l'accesso al mercato per imprese e lavoratori".
7/5/2021
Pandemia e ripresa economica al centro del vertice informale europeo di Porto, la cui agenda è stata pesantemente influenzata dalla decisione americana di promuovere la possibile sospensione dei brevetti sui vaccini contro il Covid-19.
Fonti della Commissione Europea, dopo l'iniziale reazione positiva all'annuncio dell'amministrazione Biden, ora temporeggiano: "sui brevetti dei vaccini la prossima mossa spetta agli Stati Uniti, per dare sostanza a quelle che finora sono solo dichiarazioni di principio, perché non si negozia su un comunicato di tre righe. Abbiamo bisogno di conoscere i dettagli". Così le fonti, secondo cui "i brevetti non sono un problema, mentre "non c'è tempo per un dibattito politico, pur legittimo, sulla proprietà intellettuale". Bruxelles insiste sulla necessità di una maggiore "trasparenza negli scambi commerciali" dei sieri e dei loro ingredienti o componenti. "La ripresa è il secondo passo importante: l'Europa fornirà uno stimolo da 750 miliardi, ma dobbiamo fare in modo che l'aspetto sociale sia l'assoluta priorità", ha sottolineato la presidente della Commissione Von Der Leyen al suo arrivo al summit. Il tema occuperà la sessione pomeridiana del summit, mentre in serata l'attenzione si sposterà tutta sui temi di più stretta attualità, a partire da pandemia e rapporti internazionali - Cina e Russia su tutti.
7/5/2021
Sarà ancora una volta la pandemia a caratterizzare un vertice europeo - questa volta quello sociale che si apre a Porto: la mossa a sorpresa americana, per sospendere i brevetti sui vaccini contro il Covid-19, ha spaccato i Paesi comunitari, tra chi -come Italia e Francia- appoggia la scelta statunitense, e chi -come invece la Germania, senza la quale in Europa non si muove una pietra- oppone il suo no netto. In mezzo, la Commissione Europea, possibilista sulla proposta americana, ma ora vaso di coccio tra i due blocchi.
La Commissaria alla Salute Kyriakides cerca un punto di incontro, su cui tutti i Paesi comunitari sono d'accordo: "ci teniamo a sottolineare che è importante assicurare che i farmaci raggiungano ogni angolo del mondo il più presto possibile. Chiediamo agli altri Paesi che producono vaccini di consentirne l'esportazione, e di evitare misure che possano danneggiare le catene di approvvigionamento". Messaggio diretto anche a Washington. A Porto, primo vertice in presenza dei leader europei dopo molti mesi di videoconferenze, andrà in scena un altro scontro: tra i Paesi che vogliono un'Europa più sociale e quelli che ritengono la questione un'area di competenza nazionale. Salari minimi e disparità di genere, in primis. E domani sarà il turno del vertice con l'India, nuovo epicentro della crisi Covid-19, ma anche nuovo punto di approdo commerciale europeo dopo lo stallo con la Cina.
6/5/2021
L'Europa apre alla proposta del presidente americano Biden per una deroga alla protezione della proprietà intellettuale sui vaccini anti-Covid-19, ma la Germania frena.
Mentre fonti comunitarie precisano che la possibile deroga sarà discussa al vertice informale dei leader europei nel weekend a Porto, la presidente della Commissione Von Der Leyen si è detta pronta a discutere qualsiasi proposta che affronti la crisi coronavirus in modo efficace e pragmatico. Strada dunque spianata? Tutt'altro, perchè dalla Germania sia le potenti multinazionali del farmaco, sia lo stesso Governo tedesco, frenano. Esplicita la VfA, associazione dei produttori farmaceutici, secondo cui una mossa del genere non aiuterebbe minimamente a superare i problemi pandemici attuali. Nessuno può contribuire a rafforzare la produzione di vaccini in meno di sei mesi, spiegano da Berlino, e nel 2022 le attuali aziende produttrici immetteranno sul mercato più dosi di quante ce ne sia bisogno. Un deciso "nein" alla proposta americana è arrivato anche dalla portavoce del Governo tedesco, secondo cui la difesa della proprietà intellettuale è sorgente stessa di innovazione. Intanto la Von Der Leyen fa un mezzo mea culpa sulla iniziale lentezza europea nel reagire all'esplodere della pandemia, a marzo 2020: "gli italiani chiesero la solidarietà ed il coordinamento dell'Europa. L'Italia aveva ragione. l'Europa doveva intervenire", ha detto.
5/5/2021
Nel giorno in cui i Ministri G20 del Turismo, sotto presidenza italiana, pubblicano le sette linee guida per la ripartenza post-pandemica del settore, il premier Draghi annuncia l'imminente riapertura del Paese, e lancia un implicito guanto di sfida alle altre destinazioni mediterranee: "è il momento di prenotare le vostre vacanze in Italia, non vediamo l'ora di tornare ad accogliervi", ha detto Draghi in inglese, rivolto ad una platea di turisti internazionale, prima di annunciare che si avvicinano i pass per tornare a viaggiare in libertà - sulla base di una vaccinazione completa, di un tampone negativo, o di una prova di guarigione da Covid-19.
Dalla seconda metà di giugno arriverà quello digitale europeo, ma già da metà maggio partirà il pass verde nazionale, in forma inizialmente cartacea. Draghi si è detto certo che il turismo in Italia tornerà più forte di prima. Turismo che ha bisogno anche di un ritorno alla normalità nella vita quotidiana, e su questo il Ministro Garavaglia si è detto fiducioso circa una revisione in tempi brevi degli orari del coprifuoco. La mossa del G20 si inserisce in un contesto di riapertura a tappe forzate del settore in Europa: solo lunedì la Commissione Europea ha annunciato l'intenzione di aprire il continente ai turisti internazionali vaccinati, o provenienti da aree a bassa incidenza pandemica. In Germania Baviera e Bassa Sassonia puntano a riaprire il turismo per Pentecoste, e pure Francia e Spagna, dopo la Grecia, cominciano seriamente a programmare la stagione estiva.
4/5/2021
L'Italia riapre al turismo: al termine del primo vertice ministeriale G20 sotto presidenza italiana il premier Draghi annuncia il graduale ritorno alla normalità in vista delle vacanze.
"E' il momento di prenotare le vostre vacanze in Italia, non vediamo l'ora di tornare ad accogliervi", ha aggiunto Draghi in inglese, prima di annunciare che si avvicinano i pass per tornare a viaggiare in libertà, sulla base di una vaccinazione, un tampone negativo, o di una prova di guarigione da Covid-19: dalla seconda metà di giugno arriverà quello europeo, ma già da metà maggio partirà il pass verde nazionale. Draghi si è detto certo che il turismo in Italia tornerà più forte di prima. Nel frattempo, ha anticipato, il Governo intende offrire un aiuto al settore. Il turismo però ha bisogno di un ritorno alla normalità nella vita quotidiana, e su questo il Ministro Garavaglia si è detto fiducioso circa una revisione in tempi brevi degli orari del coprifuoco, anche se non ha specificato quando, e ha auspicato che la ripartenza possa aiutare il Sud, in particolare i giovani e le donne. Nel comunicato finale dei 20 Ministri del Turismo mondiali, si individuano sette settori di azione per la ripartenza: mobilità sicura, gestione delle crisi, resilienza, inclusività, sostenibilità, transizione digitale e infrastrutture.
4/5/2021
L'Italia riapre ai turisti: il premier Draghi si presenta alla conferenza stampa del primo vertice ministeriale G20 sotto presidenza italiana, e annuncia il graduale ritorno alla normalità per le vacanze.
"E' il momento di prenotare le vostre vacanze in Italia, non vediamo l'ora di tornare ad accogliervi", ha detto Draghi in inglese, prima di annunciare che si avvicinano i pass per tornare a viaggiare in libertà, sulla base di una vaccinazione, un tampone negativo, o di una prova di guarigione da Covid-19: dalla seconda metà di giugno arriverà quello europeo, ma già da metà maggio partirà il pass verde nazionale. Così Draghi, che si è detto certo che il turismo in Italia tornerà più forte di prima. Nel frattempo, ha anticipato, il Governo intende offrire un aiuto al settore. Il turismo però ha bisogno di un ritorno alla normalità nella vita quotidiana, e su questo il Ministro Garavaglia si è detto fiducioso su una revisione in tempi brevi degli orari del coprifuoco, anche se non ha specificato quando, e ha auspicato che la ripartenza possa aiutare il Sud, in particolare i giovani e le donne. Nel comunicato finale dei 20 Ministri del Turismo mondiali, si individuano sette settori di azione per la ripartenza: mobilità sicura, gestione delle crisi, resilienza, inclusività, sostenibilità, transizione digitale e infrastrutture. Nei numeri del documento finale la fotografia della crisi attuale: il turismo a livello globale ha registrato nel 2020 un calo degli arrivi pari al 73%, con quasi 62 milioni di posti di lavoro persi.
3/5/2021
Tra un mese e mezzo il G7 delle principali economie mondiali in Cornovaglia. Ma già oggi i Ministri degli Esteri dei 7 Grandi dichiareranno guerra alle fake news.
Al via ufficialmente il G7 targato Gran Bretagna, con la prima riunione in presenza dei Ministri degli Esteri a Londra. Nel menù la lotta alle fake news propagandate dalle autocrazie russa e cinese. A proporla il Regno Unito, che intende costruire un vero e proprio meccanismo di risposta rapida per contrattaccare soprattutto alle falsità messe in rete da Mosca. Nell'ultimo quinquennio Mosca si è resa colpevole di numerose interferenze elettorali e informative in Europa e negli Stati Uniti. L'idea l'ha esplicitata alla vigilia del summit il Ministro degli Esteri britannico Raab: Londra vede in Mosca la maggiore minaccia alla sicurezza del Paese nel breve periodo, e per questa l'ha messa nel punto di mira. Allo stesso modo considera Pechino come la sfida più importante, a livello militare, economico e tecnologico, sul lungo periodo. Il primo confronto britannico sarà con l'alleato storico americano: Raab avrà subito un faccia a faccia con il segretario di Stato statunitense Blinken. Londra e Washington, dopo il cambio di amministrazione americana, stanno progressivamente costruendo un'alleanza internazionale contro le minacce russo-cinesi: anche per questo, oltre all'Italia e ai tradizionali alleati del G7, la Gran Bretagna ha invitato oggi a Londra i Ministri degli Esteri australiano, indiano e sudcoreano. Una chiara mossa strategica di espansione geopolitica nel quadrante indopacifico, in chiave soprattutto anticinese.
1/5/2021
Sale di livello lo scontro diplomatico tra Russia e Unione Europea, dopo mesi di contrasti, sanzioni e accuse incrociate.
Mosca ieri ha sanzionato ben otto rappresentanti europei, impedendone l'ingresso nel Paese. Tra loro il presidente dell'Europarlamento Sassoli, il più alto funzionario per grado, la vicepresidente della Commissione Jourova, e sei funzionari governativi lettoni, tedeschi ed estoni. La decisione secondo Mosca è stata presa in "risposta alle misure limitative introdotte il 2 e 22 marzo nei confronti di sei cittadini russi". Non è stato invece chiarito su quale base siano stati scelti questi otto rappresentanti, europei e nazionali. Giovedì l'Europarlamento ha approvato una risoluzione molto dura nei confronti di Mosca, nella quale condannava il ruolo svolto dai servizi segreti russi nell'esplosione di un deposito di armi in Repubblica Ceca, e ribadiva la richiesta di rilascio immediato dell'oppositore Navalny. A marzo Unione Europea e Stati Uniti avevano invece coordinato una serie di sanzioni congiunte contro la Russia, e a inizio febbraio l'Alto Rappresentante Europeo Borrell era stato umiliato dal Ministro degli Esteri Lavrov in conferenza stampa a Mosca. Le manovre militari russe al confine con l'Ucraina il mese scorso non hanno aiutato ad alleggerire la tensione. Solidarietà a Sassoli da tutto l'arco politico, mentre i tre presidenti delle istituzioni europee ieri sera hanno definito inaccettabili le sanzioni russe, che -scrivono- prendono di mira l'Unione stessa, non solo gli individui coinvolti. Bruxelles accusa Mosca di aver scelto la strada del confronto, e si riserva di valutare misure di risposta.
30/4/2021
Si va verso la stretta finale nella controversia che contrappone Commissione Europea e Governo su Alitalia.
"Siamo molto vicini, quasi pronti a prendere la decisione sui precedenti aiuti ricevuti da Alitalia". Così la vicepresidente della Commissione Europea Vestager, in merito ai due prestiti ponte da 900 e 400 milioni concessi alla compagnia di bandiera nel 2017 e 2019. In ballo c'è però anche il futuro della compagnia aerea: su Alitalia "continuo a credere che possiamo trovare una soluzione, spetta a Roma presentare una proposta rivista", ha detto la Vestager, secondo cui "è importante che qualunque lavoro di preparazione sia fatto non abbia conseguenze non intenzionali o irreversibili". Questo, nell'ipotesi sottintesa che l'Italia proceda con un piano B. "L'importante è che Ita sia un'azienda economicamente diversa e nuova rispetto ad Alitalia", ha ribadito la Vestager, che è tornata a sottolineare le differenze con le altre compagnie europee: "AirFrance e Lufthansa erano società redditizie" anche prima della pandemia, "e per questo hanno potuto ottenere una ricapitalizzazione a condizioni diverse". I sindacati hanno intanto reso noto che gli stipendi di aprile dei dipendenti Alitalia verranno corrisposti il 3 e il 4 maggio. Il 5 maggio vertice urgente tra i commissari straordinari di Alitalia e le sigle sindacali. Invitati anche i vertici di ITA.
28/4/2021
Una dichiarazione congiunta dei Ministri dei Paesi europei più coinvolti nel Recovery Fund, a soli due giorni dalla scadenza formale per l'invio dei piani nazionali di riforme e investimenti a Bruxelles. Con questa mossa simbolica Roma, Berlino, Parigi e Madrid hanno voluto sottolineare la loro volontà di sostenere il piano di ripartenza europeo Next Generation EU, del valore di 750 miliardi.
"Il Pnrr italiano includerà una riforma della pubblica amministrazione, riforma che aiuterà e sosterrà gli investimenti e che sosterrà la struttura del piano in un orizzonte temporale più lungo ", ha assicurato il Ministro dell'Economia, Daniele Franco. La Germania invierà oggi il proprio piano di attuazione del Recovery alla Commissione, ha annunciato il Ministro delle Finanze tedesco, Olaf Scholz, che ha parlato di "un'occasione storica per l'Europa" e per i suoi cittadini. Dal Ministro francese Le Maire una nuova sollecitazione alla Commissione, affinchè valuti "senza ritardi i Piani" in arrivo dai Paesi, "in modo che il Consiglio possa approvarli al massimo a luglio. Questo -dice Le Maire- permetterà alle risorse di fluire prima della fine dell'estate". Infine, la spagnola Nadia Calvino, che vede in Madrid "uno dei motori" della ripresa europea. La Spagna punta a 140 miliardi di investimenti pubblici entro il 2026: il 40% delle risorse andranno alla transizione ecologica e il 30% a quella digitale.
28/4/2021
Ad una manciata di ore dalla scadenza formale per la presentazione a Bruxelles dei Piani di Riforma Nazionali, Germania e Francia hanno battezzato insieme la conclusione di un percorso che -proprio Berlino e Parigi- proposero quasi un anno fa, garantendo la copertura politica necessaria a quello che sarebbe diventato il Next Generation EU, il primo maxipiano di ripartenza europeo finanziato con emissioni di bond comunitarie.
"Oggi è una buona giornata per l'Europa", ha detto il vicecancelliere tedesco e candidato Spd alle prossime elezioni Scholz, nel giorno in cui Francia e Germania hanno svelato congiuntamente i rispettivi Recovery Plans. "Abbiamo perso troppo tempo, la crescita cinese è ripartita, gli Stati Uniti sono in piena espansione, l'Unione europea deve restare nella corsa", ha dichiarato il Ministro francese delle Finanze Le Maire. La Francia riceverà circa 40 miliardi in fondi comunitari, e indirizzerà il suo Recovery Plan da 100 miliardi in maniera preponderante verso la transizione ecologica, cui spetterà la metà delle risorse, lasciandone un quarto alla digitalizzazione. Anche la Germania, che da Bruxelles si vedrà recapitare un assegno da 26 miliardi, spenderà il 90% dei fondi comunitari in misure verdi e digitale. Da Parigi è partita la sollecitazione a Bruxelles, affinchè analizzi al più presto i Recovery Plans nazionali, nell'ottica di ottenere il via libera definitivo al vertice dei Ministri europei delle Finanze a luglio. I primi pagamenti dovrebbero essere pari al 13% delle risorse previste.
20/4/2021
Guerra fratricida tra Cdu e Csu. Armonia nei Verdi. E' stato un avvio di settimana plasticamente capovolto quello che hanno vissuto ieri il primo e secondo partito nei sondaggi, in vista delle elezioni tedesche di fine settembre. Il dualismo della co-leadership nei Verdi si è risolto con un elegante passo indietro di Robert Habeck. E' stato lui a presentare la candidata cancelliera ieri mattina, spiegando che un partito può avere due leader, ma un Governo no.
Sarà dunque Annalena Baerbock a guidare i Verdi tedeschi alle prossime elezioni, con l'obiettivo di avere un'altra cancelliera donna dopo Angela Merkel. 40 anni, deputata al Bundestag da otto e copresidente dei Verdi dal 2018, la Baerbock non ha mai avuto ruoli di responsabilità di Governo. Un handicap che lei ha liquidato così: "la democrazia si rinnova con il cambiamento. Io mi candido per il rinnovamento. Altri lo fanno per mantenere lo status quo", ha detto. I Verdi veleggiano al 21% dei consensi nei sondaggi, e potrebbero sfrattare la Cdu/Csu dal Governo, con una coalizione alternativa che includa la Spd e un terzo partner. Il centrodestra invece è da otto giorni dilaniato da una guerra civile strisciante tra la Cdu di Armin Laschet e la Csu di Markus Soeder. Berlino contro Monaco di Baviera: uno psicodramma che ha raggiunto il suo culmine ieri sera, con la riunione dei vertici Cdu, e che dimostra quanto sia grande il vuoto di potere lasciato da 16 anni di Merkel, in un partito logorato da troppi anni di Governo.
19/4/2021
A cinque mesi dalle prossime elezioni politiche i due partiti in testa nei sondaggi in Germania, Cdu e Verdi, vivono situazioni diametralmente opposte. I Verdi oggi hanno ufficialmente lanciato il guanto di sfida. Il servizio.
Sarà un'altra donna a guidare la Germania per i prossimi quattro anni? La scommessa dei Verdi tedeschi si chiama Annalena Baerbock. 40 anni esatti, deputata al Bundestag da otto e copresidente dei Verdi dal 2018, la Baerbock resta ad oggi un enigma per molti commentatori politici. Al di là della leadership dei Verdi, non ha infatti mai avuto ruoli di responsabilità di Governo. Mancanza che lei stessa ha voluto ribaltare, facendone un punto di forza, nel discorso di investitura: "la democrazia si rinnova con il cambiamento. Io mi candido per il rinnovamento. Altri lo fanno per mantenere lo status quo", ha detto la Baerbock. I Verdi tedeschi sono attualmente seconda forza nei sondaggi in vista delle elezioni di settembre, con circa il 21% dei consensi. L'ipotesi che guidino una coalizione di centrosinistra con Spd e Linke, oppure con Spd e Liberali, sfrattando dal potere la Cdu/Csu, non appare poi così remota. Anche perchè l'Unione di centrodestra è nel marasma totale, incapace di scegliere tra i candidati Laschet e Soeder per il dopo-Merkel. Entrambi, dopo otto giorni di schermaglie a distanza e una guerra fratricida sotterranea, hanno lasciato al presidio CDU la scelta finale su chi correrà come candidato cancelliere, in un partito ancora primo nei sondaggi ma in crisi di consensi. Vittima, paradossalmente, dell'enorme vuoto poltico e di potere che Frau Merkel lascia alle sue spalle dopo 16 anni da cancelliera.
19/4/2021
In attesa del verdetto dell'Ema sul vaccino Johnson & Johnson, atteso domani pomeriggio, che chiarirà la posizione dell'ente comunitario in merito ai possibili casi tromboembolici legati all'assunzione del farmaco, si riaccende la discussione in Europa su Astrazeneca.
Il contratto europeo con AstraZeneca, in scadenza il 30 giugno, è a rischio di rinnovo a causa dei ritardi di consegna accumulati, ha confermato il Commissario Europeo Breton, responsabile del Mercato Interno. Che ha esposto i dati: 300 milioni di dosi ordinate in un semestre - 100 consegnate. Breton ha poi annunciato che l'Italia riceverà nei prossimi tre mesi dall'Unione Europea 54 milioni di vaccini dei quattro finora approvati - il triplo di quelli ricevuti finora". La previsione è di avere il 70% dei connazionali adulti vaccinati entro luglio. Ieri la Germania ha commemorato con una celebrazione religiosa le sue 80mila vittime della pandemia. Il presidente Steinmeier ha chiamato i tedeschi all'unità, in un Paese che continua a vedere salire il tasso di incidenza dei nuovi casi. In Gran Bretagna procede spedita la campagna vaccinale, con dieci milioni di cittadini che hanno completato il ciclo di due dosi. Oltremanica si progettano concerti-pilota a inizio maggio senza distanziamento sociale, mentre lo stadio di Wembley ieri ha riaperto le porte a 4000 tifosi per la semifinale di FA Cup. Infine Israele, altro esempio di vaccinazione di massa, ha tolto da ieri l'obbligo di mascherina all'aperto.
18/4/2021
Da indispensabile a fuori dai giochi. E' il curioso destino del vaccino Astrazeneca, sul quale la Francia sembra decisa a non fare sconti.
Il contratto europeo con AstraZeneca, in scadenza il 30 giugno, è a rischio di rinnovo a causa dei ritardi di consegna accumulati, conferma il Commissario Europeo transalpino Breton, responsabile del Mercato Interno. "Abbiamo ordinato 120 milioni di dosi per il primo trimestre e 180 milioni per il secondo. AstraZeneca ne ha consegnati prima 30 e poi 70 milioni", ha dichiarato Breton, lasciando intendere che la scarsa affidabilità della multinazionale anglosvedese potrebbe essere alla base del mancato rinnovo del contratto. Breton non ha citato i dubbi crescenti sui rischi di trombosi - ma certamente non aiutano. Questo nel giorno in cui la Germania ha commemorato con una celebrazione religiosa le sue 80mila vittime della pandemia. Il presidente Steinmeier ha chiamato i tedeschi all'unità, in un Paese che continua a vedere salire il tasso di incidenza - 162 nuovi casi positivi ogni 100mila abitanti. In Gran Bretagna procede spedita la campagna vaccinale, con dieci milioni di britannici che hanno completato il ciclo di due dosi. Oltremanica si progettano concerti-pilota a inizio maggio senza distanziamento sociale, mentre lo stadio di Wembley ha riaperto oggi le porte a 4000 tifosi per la semifinale di FA Cup Leicester-Southampton. Infine Israele, altro esempio di vaccinazione di massa, ha tolto da questo weekend l'obbligo di mascherina all'aperto.
18/4/2021
Lo stallo politico in Germania allarma il centrodestra conservatore: nonostante le promesse di decidere entro questa settimana chi sarà il candidato Cdu-Csu alle prossime elezioni di settembre, le prime senza Angela Merkel alla guida del blocco cristiano-democratico in sedici anni, il dualismo tra i pretendenti al trono sta mettendo in crisi i rapporti tra Berlino e Monaco di Baviera.
Da una parte c'è il neopresidente Cdu Armin Laschet, candidato naturale alla successione della cancelliera, ma poco carismatico e in calo nei sondaggi, anche per colpe non sue - l'ultima fase di gestione pandemica da parte del Governo e lo scandalo corruzione sulle mascherine, che ha coinvolto esponenti del partito, lo stanno logorando. Dall'altra troviamo il Governatore della Baviera Markus Soeder: carismatico, funambolico e più convincente nella gestione pandemica nel suo Land meridionale. Piccolo problema: nessun politico CSU è stato cancelliere nel Dopoguerra. Ci provarono Franz-Josef Strauss ed Edmund Stoiber, ma senza successo. Anche per questo la CDU vuole mantenere il potere di scelta. Nè Laschet nè Soeder sembrano intenzionati a fare un passo indietro. I sondaggi ribadiscono che l'unica possibilità per la Cdu-Csu di rimanere al Governo si chiama Markus Soeder: tuttavia diversi pesi massimi della Cdu -come il presidente del Bundestag Schaeuble- sostengono Laschet. La guerra fratricida potrebbe riservare importanti sorprese nelle prossime ore.
16/4/2021
Nel giorno in cui la cancelliera tedesca Merkel ha ricevuto la sua prima dose di vaccino Astrazeneca, il Bundestag ha tenuto un dibattito decisamente acceso sulla nuova legislazione che garantirebbe al Governo federale la possibilità di attivare il freno di emergenza in caso di aumento di incidenza dei contagi sopra quota 100.
A Berlino c'è grande preoccupazione per la tenuta delle terapie intensive, con i pazienti in condizioni più gravi che hanno superato i 4700. La Germania, insieme al Portogallo, ha depennato la Gran Bretagna dalla lista dei Paesi nelle zone di rischio Covid-19. Per chi arriva a Berlino da Londra non sarà dunque più necessaria la quarantena. I numeri sono ancora molto bassi Oltremanica: contagi ai minimi, vittime giornaliere appena 34, grazie alla massiccia campagna di vaccinazione. Preoccupano però i 600 casi identificati di variante sudafricana, che -si teme- potrebbe eludere la copertura vaccinale. Fanno intanto discutere le dichiarazioni della Ministra francese dell'Industria, Pannier-Rinacher, secondo cui è "probabile" che l'Unione Europea non rinnoverà i contratti di vaccini anti-Covid-19 con il gruppo farmaceutico AstraZeneca. E' stata infine resa nota la data in cui Ema comunicherà i risultati della sua valutazione sul vaccino Covid-19 Johnson & Johnson, per i timori di eventi tromboembolici. Sarà martedì prossimo nel pomeriggio.
10/4/2021
L'Europa non prende posizione sulla crisi diplomatica tra Italia e Turchia, provocata dalla sostanziale incapacità dell'attuale leadership comunitaria di farsi rispettare sulla scena internazionale. Prima a Mosca, poi ad Ankara. E in soli due mesi.
Mentre il duo Charles Michel - Ursula Von Der Leyen non si parla per tre giorni, a quanto pare per la fortissima irritazione della presidente della Commissione, per nulla addolcita dal pubblico mea culpa del presidente europeo, impegnato a piangere sul latte versato con la scusa che -sì- quanto accaduto è deplorevole, ma intervenire contro Erdogan avrebbe scatenato un incidente diplomatico, la Commissione Europea -da vaso di coccio- non prende posizione nella crisi diplomatica italoturca, frutto delle dure parole giovedì del premier Draghi, unico leader europeo ad avere alzato la mano per difendere la dignità continentale, definendo Erdogan un dittatore. Una crisi che getta ombre su un interscambio bilaterale economico da 20 miliardi di dollari, con oltre mille aziende italiane attive in Turchia - da anni siamo tra i primi partner del Paese anatolico. Neppure Angela Merkel interviene sulla crisi euroturca: a settembre si vota in Germania, ed Erdogan può sempre aprire i rubinetti dei profughi siriani, spingendoli in massa verso Berlino. A sostenere il premier italiano c'è il presidente del gruppo europarlamentare PPE Weber: "Draghi ha ragione, sotto la guida di Erdogan la Turchia si è allontanata dalla democrazia", dice.
9/4/2021
La sedia mancante di Ursula von Del Leyen al summit euroturco di Ankara scatena tensioni politiche e diplomatiche tra Bruxelles, Roma ed Ankara.
Il freddo polare è calato tra Commissione e Consiglio Europeo, al punto che Ursula Von Der Leyen e Charles Michel da tre giorni non si parlano. Non che Michel non ci abbia provato aa chiamarla, ma l'irritazione della presidente della Commissione è lunga da sbollire, dopo aver assistito impotente al teatrino machista del duo Erdogan-Michel, elegantemente sprofondati sulle loro due sedie. Michel ha provato ieri sera a giustificare la sua apparente noncuranza, spiegando che una sua eventuale reazione avrebbe provocato un incidente diplomatico. Ma ha ammesso di deplorare profondamento l'accaduto. Pilatescamente, la Commissione non ha voluto commentare le dure parole del premier Draghi sulla Turchia, unico leader europeo ad alzare la voce per denunciare la gravità di quanto accaduto ad Ankara: "la Turchia è un Paese che ha un Parlamento eletto e un presidente eletto. Non spetta all'Europa qualificare un sistema o una persona", dice Bruxelles. E mentre l'Italia paga con una crisi diplomatica la franchezza di Draghi sullo stato della democrazia in Turchia, sul sofagate arriva il no comment di Berlino, che ha elezioni a settembre e non può rischiare una nuova crisi dei profughi siriani. A sostenere Draghi c'è il presidente del gruppo europarlamentare PPE Weber: "Draghi ha ragione, sotto la guida di Erdogan la Turchia si è allontanata dalla democrazia".
9/4/2021
Alta tensione in Germania, dove la cancelliera Merkel ha annunciato la cancellazione del previsto vertice con i Laender federali, in calendario lunedì, per decidere su un eventuale nuovo lockdown.
Secondo informazioni della Bild Zeitung, al suo posto il Governo ha già pronta una modifica della legge sulla protezione della salute, concordata dopo ore di negoziati tra la Merkel, della Cdu, e il vicecancelliere Scholz, della Spd. Prevederebbe -in caso di tasso di incidenza settimanale dei nuovi contagi sopra la fatidica quota 100: coprifuoco dalle 21, chiusura di tutte le attività al dettaglio, esclusi generi essenziali, parrucchieri e farmacie, smart working generalizzato. Sopra quota 200 chiuderebbero anche le scuole. I Laender avrebbero detto sì alle modifiche. Attualmente l'incidenza dei nuovi casi in Germania è a 110, con 300 vittime giornaliere e 4500 pazienti ricoverati nelle terapie intensive. Il Ministro della Salute Spahn è tra i fautori di un lockdown duro, che spezzi la terza ondata pandemica. La buona notizia è che ieri la Germania ha registrato il record di vaccinazioni: quasi 720mila, oltre la metà delle quali realizzate dai medici di famiglia, il cui ruolo si sta rivelando fondamentale. Ci sono pure cattive notizie: brusco calo, a sorpresa, della produzione industriale tedesca a febbraio. Giù dell'1,6%. Gli analisti si attendevano un dato positivo.
9/4/2021
Il Sofagate avvelena le acque in un'Europa che ha incassato la sua seconda umiliazione sulla scena internazionale in soli due mesi, dopo quella patita dall'Alto Rappresentante Borrell in Russia. E provoca un serio incidente diplomatico tra Italia e Turchia.
Ankara ha convocato il nostro ambasciatore, dopo le dure dichiarazioni del premier Draghi contro il presidente turco Erdogan, definito dal premier italiano un dittatore, che ha umiliato la presidente della Commissione Von der Leyen. La Turchia ha condannato le affermazioni di Draghi, peraltro unico leader europeo ad aver alzato la mano per deplorare quanto accaduto martedì al summit euroturco. Questo, dopo che il Governo di Ankara ha perfidamente rovesciato ogni responsabilità sulle istituzioni comunitarie, affermando che la sedia per il presidente europeo Michel a fianco di quello turco Erdogan era stata concordata tra i due cerimoniali. E' emerso anche che non solo la presidente della Commissione Von Der Leyen è stata relegata sul divano nell'incontro a tre, ma che anche al pranzo ufficiale la politica tedesca ha rischiato di finire defilata. E come se non bastasse, inizialmente era stata esclusa pure dalla foto ufficiale. Un evidente atto di machismo misogino da parte del sultano turco. Nelle ultime ore a finire sulla graticola è stato anche il presidente europeo Michel, spettatore passivo dell'umiliazione inferta da Erdogan: "deploro profondamente quanto accaduto e l'immagine disastrosa che significa", si è scusato Michel in un'intervista. L'Europarlamento chiede un dibattito in plenaria a fine aprile per discutere l'accaduto.
6/4/2021
Tabella di marcia confermata: dal 12 aprile entreranno in vigore allentamenti sulle restrizioni pandemiche in Gran Bretagna.
A confermarlo ieri in un'attesa conferenza stampa il premier Johnson, che ha annunciato la riapertura di negozi, parrucchieri, palestre, biblioteche e i pub per il servizio all'aperto: Johnson ha invitato i connazionali a non abbassare la guardia, ma con oltre 30 milioni di vaccinati con almeno una dose, e appena 26 vittime al giorno, la situazione appare in deciso miglioramento, Delusione invece degli operatori turistici: sulla ripresa dei viaggi all'estero dopo il 17 maggio non sono state offerte certezze. Questo mentre la Francia ha deciso di far fronte alla carenza di vaccini, producendoli a livello nazionale: alcune fabbriche transalpine sforneranno in subappalto 250 milioni di fiale per tutta l'Europa entro l'anno. In Germania il presidente CDU e possibile candidato cancelliere Laschet ha chiesto un lockdown duro per aprile, al fine di contrastare la terza ondata pandemica, e consentire una vaccinazione di massa. E se il Portogallo, colpito duramente a inizio anno dalla pandemia, ha riaperto musei, bar con terrazze e scuole secondarie, grazie a un miglioramento dei dati, la Spagna -dove le misure sono più allentate rispetto all'Italia- sta facendo segnare una risalita del tasso di contagi e teme di dover presto tornare a misure più restrittive.
6/4/2021
Dopo la visita del presidente europeo Michel e in Libia e in Tunisia nei giorni di Pasqua e Pasquetta, oggi in calendario un cruciale faccia a faccia con il presidente turco Erdogan.
Fa tappa oggi in Turchia la diplomazia europea, particolarmente attiva questa settimana nello scacchiere mediorientale: il presidente europeo Michel e quella della Commissione Von Der Leyen saranno ad Ankara, per smussare le tensioni con il presidente turco Erdogan, dopo l'ultimo vertice europeo di fine marzo: in particolare, i tre discuteranno una nuova tranche di finanziamenti europei, mirati a garantire la prosecuzione dell'accoglienza dei rifugiati siriani sul territorio anatolico - un'arma decisamente a doppio taglio, se consideriamo quanto Erdogan nell'ultimo quinquennio abbia utilizzato i migranti come arma di ricatto verso l'Europa. Michel e Von Der Leyen affronteranno anche la questione della liberalizzazione dei visti, molto cara al presidente turco, insieme ad un approfondimento dell'unione doganale. Fuori dall'agenda ufficiale la questione dei diritti umani, che è però comparsa nelle conclusioni dell'ultimo summit europeo in quanto come "tema di grande preoccupazione": è auspicabile che Bruxelles insista nel chiedere conto al presidente turco delle azioni repressive contro partiti politici, media, stato di diritto e diritti delle donne. Solo ieri dieci ammiragli turchi in pensione sono stati arrestati, per aver osato criticare il progetto 'Kanal Istanbul', per la realizzazione di un maxi-canale artificiale di 45 chilometri tra il mar Nero e il mar di Marmara.
2/4/2021
L'Europa si prepara ad una Pasqua per lo più blindata, proprio mentre ieri è scattato il fatidico secondo trimestre, al quale tutti affidano la speranza di una ripartenza - l'Unione attende da qui a giugno 360 milioni di dosi di vaccino, e confida di riaprire viaggi e turismo a giugno col nuovo pass digitale.
A ricordare però la realtà di questi giorni ci ha pensato l'OMS, che ha denunciato i ritardi europei: la vaccinazione nel Continente è lenta in modo inaccettabile, afferma l'Organizzazione, aggiungendo che la situazione dei contagi è preoccupante come non si vedeva da mesi. Questo, per un mix di concause: su tutte, i pochi vaccini -appena il 16% degli europei ha ricevuto almeno una dose- e una nuova ondata di infezioni. Ieri in Francia la terza ondata ha colpito con oltre 50mila nuovi contagi e più di 300 morti. Dal vicino Belgio le immagini inedite di un intervento massiccio di decine di poliziotti, a piedi e a cavallo, per disperdere migliaia di persone, radunatesi a Bois de la Cambre, un grande parco a sud di Bruxelles. 15 arresti e 11 feriti negli scontri. In Germania la Commissione Vaccinale sconsiglia di iniettare Astrazeneca agli under 60 pure come seconda dose. E ieri sono volati gli stracci tra gli ambasciatori europei. La solita Austria ha osteggiato una ripartizione solidale a cinque Paesi dell'Est di tre milioni di dosi anticipate da Pfizer. In 19 -Italia compresa- hanno però deciso di andare avanti lo stesso.
2/4/2021
Scuote l'Europa il j'accuse dell'OMS, che ieri ha denunciato come il ritmo delle vaccinazioni anti-Covid nel Continente sia di una lentezza "inaccettabile", il tutto mentre si registra un'impennata di casi che da diversi mesi è "la più preoccupante" nel mondo.
Il caso forse più emblematico questa settimana è la Francia, dove i contagi registrati in sole 24 ore hanno superato ieri i 50mila, con oltre 300 vittime. Oltralpe, dopo il giro di vite annunciato mercoledì sera dal presidente Macron, si attende il picco della nuova ondata pandemica per metà mese. In Germania la cancelliera tedesca Merkel ha chiesto ai cittadini di rispettare le restrizioni a Pasqua, mentre i medici di famiglia tedeschi si preparano a iniettare dalla prossima settimana un milione di dosi. Preoccupazione in Spagna, dove se è vero che il processo vaccinale ha subito una decisa accelerazione, con oltre 300mila dosi di vaccino iniettate in un giorno, è anche vero che il tasso di contagio mostra una inquietante risalita. Infine in Gran Bretagna -con oltre 31 milioni di vaccinati- il numero di vittime giornaliero si attesta intorno ai 50.
1/4/2021
Mentre l'Oms lancia l'allarme sulla inaccettabile lentezza del ritmo di vaccinazione in Europa, parlando di un'impennata preoccupante di casi nel Vecchio Continente, l'opposizione dell'Austria e di altri due Paesi dell'Est mostra tutte le crepe della solidarietà vaccinale nel Vecchio Continente.
La riunione degli ambasciatori europei ha preso atto delle barricate dei tre e ha deciso di garantire comunque a cinque Paesi dell'Europa Orientale, tra cui Bulgaria e Croazia, quasi tre milioni di dosi di vaccino Pfizer sulle dieci anticipate dal produttore a questo trimestre. Questi tre mesi saranno decisivi per la campagna vaccinale di un'Europa che ha clamorosamente bucato gli obiettivi del primo trimestre, a causa principalmente dell'inadempienza di Astrazeneca. La presidente della Commissione Von Der Leyen incita Europarlamento e Stati membri ad accelerare sulla messa in funzione del certificato digitale, che dovrebbe far ripartire viaggi e turismo a giugno. In Germania la cancelliera Merkel ha invitato tutti a rispettare il distanziamento sociale a Pasqua, mentre i medici di famiglia tedeschi si preparano a iniettare dalla prossima settimana un milione di dosi. In Francia il Senato ha sì approvato le nuove misure restrittive, ma con un'astensione record, in protesta contro quello che è stato definito "un simulacro di democrazia". Preoccupazione in Spagna, dove il tasso di contagio mostra una risalita, mentre in Gran Bretagna -con oltre 31 milioni di vaccinati- il numero di vittime giornaliero si attesta intorno ai 50.
26/3/2021
No al blocco totale dell'export dei vaccini verso la Gran Bretagna, il blocco va attuato verso le società che non rispettano i patti.
Il premier Draghi precisa la posizione italiana, dopo il vertice europeo che ha registrato un'unità sostanziale -pur con qualche distinguo- sul nuovo meccanismo di esportazione delle dosi varato dalla Commissione. Draghi ha aggiunto che la via d'uscita dalla pandemia non è innescare una guerra commerciale sui vaccini, ma produrli. La linea dura verso Astrazeneca, vera missing in action della campagna vaccinale europea, è stata confermata dal Commissario al Mercato Interno Breton: "abbiamo gli strumenti e faremo in modo che tutte le dosi" di AstraZeneca "rimangano in Europa fino a quando la società non onorerà i suoi impegni". "L'Europa dovrebbe diventare il leader mondiale nella produzione di vaccini entro fine anno, con 52 fabbriche coinvolte", ha aggiunto Breton. Questo mentre -sul fronte delle buone notizie- l'Ema ha dato l'autorizzazione all'immissione in commercio in Europa dei vaccini prodotti sia nello stabilimento olandese di Halix, subappaltatore di AstraZeneca, sia in quello tedesco di Marburg, che produce per Pfizer. Dalla Commissione Europea è giunto immediato il richiamo ad Astrazeneca, affinchè ora aumenti la consegna delle dosi, mentre Pfizer ha alzato l'obiettivo a due miliardi di dosi di vaccino quest'anno, la metà delle quali made in Germany.
26/3/2021
Unità sulle possibili restrizioni all'export, divisioni sulla redistribuzione dei lotti di vaccini anticipati da Pfizer. Il summit europeo di ieri in videoconferenza ha ribadito gli impegni comunitari ad incrementare il ritmo delle vaccinazioni e -sebbene con qualche distinguo- ha confermato il nuovo approccio della Commissione sulle possibili limitazioni alle esportazioni.
Buco nell'acqua invece -causa opposizione austriaca- sulla ripartizione dei dieci milioni di dosi anticipate da Pfizer. Il premier Draghi si è fatto portavoce della linea dura, esprimendo tutta la sua delusione verso le case farmaceutiche che hanno ingannato gli europei - ovviamente Astrazeneca è in prima linea, e fornendo il pieno sostengo alla stretta all'export varata mercoledì. Sul tema è intervenuta anche la cancelliera tedesca Merkel. Che ha avvertito: "siamo in una nuova pandemia, legata alle mutazioni", e ha chiesto alle case farmaceutiche di rispettare gli impegni. "AstraZeneca deve innanzitutto recuperare" sulle dosi concordate con l'Unione "e onorare il contratto, prima di impegnarsi nell'esportazione di vaccini", ha tagliato corto la presidente della Commissione Von der Leyen, che in precedenza aveva fatto il punto sui numeri della campagna vaccinale: 88 milioni di dosi fin qui consegnate in Europa, ma solo il 4% di europei vaccinati a ciclo completo. 77 milioni di dosi esportate, un quarto verso Londra. La speranza è rivolta al secondo trimestre, con 360 milioni di dosi previste - più della metà da Pfizer. Ieri spazio anche alle questioni economiche, con il premier Draghi che ha esortato gli altri leader a procedere verso un titolo comune europeo sul lungo periodo, e ha incitato a evitare errori nella delicata fase di ripresa post-pandemica.
26/3/2021
Un invito ad agire contro le case farmaceutiche inadempienti: il premier Draghi ha portato ieri a Bruxelles la linea della fermezza contro le aziende che non rispettano gli impegni nelle consegne di vaccini.
"I cittadini europei si sentono delusi da Astrazeneca", avrebbe detto il premier senza troppi giri di parole in videoconferenza con gli altri leader, invitando a non restare inermi di fronte agli impegni non onorati. E dopo aver proposto per primo in Europa un bando sull'export, il premier ha fornito pieno sostegno al meccanismo di controllo rafforzato proposto mercoledì dalla Commissione, che potrebbe bloccare l'esportazione di alcuni lotti di vaccini. Su questa proposta, pur con qualche distinguo, si sono allineati tutti i Paesi. La riunione di ieri è stata dominata dalle polemiche del cancelliere austriaco Kurz, che ha rivendicato quote proporzionalmente maggiori sui dieci milioni di vaccini Pfizer che Bruxelles è riuscita ad anticipare: per colpa di Vienna la loro ripartizione è stata rinviata. Questo mentre la presidente della Commissione Von Der Leyen ha dettagliato le cifre della vaccinazione in Europa: 88 milioni di dosi fin qui consegnate, ma solo il 4% di europei vaccinati a ciclo completo. 77 milioni di dosi esportate, un quarto verso Londra. La speranza è rivolta al secondo trimestre, con 360 milioni di dosi previste - più della metà da Pfizer.
25/3/2021
In corso dal primo pomeriggio il vertice europeo in videoconferenza sui vaccini: due i temi-cardine sul tavolo, l'export extraeuropeo e la loro redistribuzione interna.
Sulla prima questione si starebbe delineando un appoggio alle nuove regole varate ieri dalla Commissione, che potrebbero introdurre maggiori divieti, anche da parte dei Paesi più riluttanti - a patto però di essere consultati prima di eventuali blocchi all'export. Mentre sulla seconda l'Austria continua a puntare i piedi, dopo aver sbagliato a prenotare le dosi. E dopo la tregua siglata ieri con Londra, riaffiorano le tensioni con il Governo britannico, dopo che il Ministro della Salute Hancock ha dichiarato oggi che il loro contratto con Astrazeneca prevale su quello siglato da Bruxelles. Ad animare la giornata ci hanno pensato anche i numeri presentati dalla Commissione Europea: 88 milioni le dosi di vaccini consegnate fin qui, e solo il 4% della popolazione continentale vaccinata a ciclo completo. Le dosi dovrebbero quadruplicare nel secondo trimestre, passando a 360 milioni, grazie a Pfizer. Inutile ricordare come Astrazeneca sia ormai un caso, con tagli continui rispetto agli impegni presi, tanto che Bruxelles sta pensando di adire alle vie legali contro l'azienda farmaceutica. Infine, sembra che il certificato vaccinale europeo godrà di una procedura di approvazione d'urgenza, con la speranza di introdurlo già a giugno, per aiutare la ripresa dei viaggi.
25/3/2021
Si andrebbe dunque verso un appoggio dei 27 Paesi membri al meccanismo di controllo rafforzato dell'export europeo di vaccini, secondo le ultime indiscrezioni emerse dal summit in videoconferenza.
Anche i Paesi più riluttanti al previsto giro di vite sull'export -come Belgio e Olanda- avrebbero dato il via libera, a patto però che la Commissione Europea consulti i Governi, prima di bloccare l'export. Nel pomeriggio la stessa Commissione ha illustrato gli ultimi dati sui vaccini: 88 milioni le dosi consegnate in Europa in quattro mesi, solo il 4% della popolazione ha però concluso il ciclo vaccinale. Nel secondo trimestre sono attese 360 milioni di dosi, oltre la metà marchiate Pfizer. Progressi dovrebbero arrivare sul fronte del certificato vaccinale: i leader insisteranno sulla sua urgenza e l'Europarlamento punta a giugno come mese per la sua introduzione. C'è anche il caso Astrazeneca, che ha consegnato finora appena 18 milioni di dosi in Europa, meno di un sesto del previsto. E ha già più che dimezzato le forniture del prossimo trimestre. Una debacle che starebbe convincendo la Commissione ad adire alle vie legali contro la casa farmaceutica, che in tre mesi ha infranto tutte le promesse fatte.
25/3/2021
Vertice europeo in videoconferenza in corso da circa tre ore, in attesa dell'intervento stasera del presidente americano Joe Biden da Washington.
Covid-19 e vaccini in primo piano, con gli ultimi dati sulla somministrazione in Europa, forniti dalla presidente della Commissione Von Der Leyen: 88 milioni di dosi saranno consegnate entro fine settimana, con 62 milioni di iniezioni e solamente 18 milioni di europei vaccinati a ciclo completo - il 4% della popolazione. 77 milioni le dosi esportate fuori dall'Unione - un quarto delle quali verso Londra. Nel secondo trimestre sono attese 360 milioni di dosi, oltre la metà marchiate Pfizer. Fonti comunitarie hanno sottolineato che persistono divisioni tra i Paesi membri in merito alla redistribuzione interna dei vaccini, dopo le proteste dell'Austria e di alcuni Paesi dell'Est. Difficilmente, spiegano da Bruxelles, si troverà un'intesa oggi. Progressi dovrebbero arrivare sul fronte del certificato vaccinale: i leader insisteranno sulla sua urgenza e l'Europarlamento punta a giugno come mese per la sua introduzione. I 27 confermeranno oggi che non è il momento di allentare le restrizioni antipandemiche in Europa, viaggi inclusi, e renderanno chiaro che le aziende devono rispettare le consegne. Qui si apre il capitolo Astrazeneca, che ha consegnato finora appena 18 milioni di dosi in Europa, meno di un sesto del previsto. E ha già più che dimezzato le forniture del prossimo trimestre. Una debacle che starebbe convincendo la Commissione ad adire alle vie legali contro la casa farmaceutica, che in tre mesi ha infranto tutte le promesse fatte.
24/3/2021
Nel giorno del giro di vite europeo sulle esportazioni di vaccini al di fuori dell'Unione, che supererà l'attuale meccanismo di controllo in vigore da gennaio, estendendo il potenziale blocco sull'export dalle aziende che non rispettano gli accordi -vedi Astrazeneca- ai Paesi che non mostrano reciprocità negli scambi vaccinali, si guarda già al summit in videoconferenza dei 27 leader domani, nel corso del quale occorrerà rassicurare una popolazione stremata da mesi di lockdown e da una campagna vaccinale al rallentatore.
Difficile capire quali mosse concrete potranno emergere, se non un appoggio alla strategia di Bruxelles e qualche dettaglio in più sulla volontà di istituire il certificato vaccinale, per aiutare la mobilità intraeuropea. Questo mentre dalla Germania arriva la notizia del clamoroso dietrofront della cancelliera Merkel, intenzionata a revocare il lockdown totale nei giorni di Pasqua. Resteranno dunque in vigore le misure di chiusura attuali fino al 18 aprile, ma i giorni pasquali non vedranno un inasprimento delle restrizioni. La Merkel avrebbe parlato di errore, da correggere in tempo, incontrando a sorpresa i Governatori dei Bundeslaender. Infine, fa discutere la notizia, riportata da La Stampa, secondo cui nello stabilimento Catalent di Anagni ci sarebbero ben 29 milioni di dosi del vaccino AstraZeneca pronte per essere spedite nel Regno Unito, e scoperte dalle autorità italiane in seguito ad un'indagine scattata su segnalazione della Commissione Europea.
24/3/2021
La Commissione Europea prova il cambio di passo sui vaccini, in vista del vertice di domani in videoconferenza tra i 27 leader comunitari: Bruxelles adotterà oggi una revisione del meccanismo di autorizzazione e trasparenza sull'export vaccinale, che prevederà alcune verifiche, prima di dare il via libera, tra cui criteri di "reciprocità" e "proporzionalità".
Stop insomma alle esportazioni verso i Paesi con i quali non c'è un equo interscambio, o che abbiano già una parte importante della popolazione vaccinata. Avvertimento anche per Astrazeneca, le cui consegne sono state inferiori del 75%, rispetto a quelle promesse: le case farmaceutiche in debito verso l'Unione rischiano di non avere più il via libera alle esportazioni fuori dal Continente. L'obiettivo è non fallire nel secondo trimestre, dopo un primo segnato da buchi pari a milioni di dosi. Il vicepresidente della Commissione Sefcovic ha puntualizzato che non si tratta di un divieto all'export tout court, per rassicurare i Paesi europei restii ad un giro di vite potenzialmente in grado di innescare una guerra commerciale. Ma di fronte ad un'opinione pubblica stremata dalla lentezza della campagna vaccinale, Bruxelles aveva poche opzioni. Il fronte di scontro maggiore si preannuncia con Londra, dove il premier Johnson ha annunciato ieri che sarà eretto un memoriale per le vittime del Covid-19. Downing Street ha moderato ultimamente i toni verso Bruxelles sui vaccini, temendo che uno scontro commerciale possa penalizzarla. Oltremanica, con circa 30 milioni di vaccinati, i numeri di contagi e ricoverati sono ai minimi, mentre sono risalite le vittime.
23/3/2021
Nel giorno della risalita a 112 delle vittime giornaliere per coronavirus, dopo il minimo di 17 ieri, la Gran Bretagna ha ricordato gli oltre 126mila decessi da inizio pandemia con un minuto di silenzio in tutto il Paese.
Il premier Johnson ha annunciato che sarà eretto un memoriale per le vittime del Covid-19. Con circa 30 milioni di vaccinati con almeno una dose, e ricoverati e casi giornalieri a quota cinquemila, il trend pandemico appare ormai in discesa Oltremanica. Anche per questo Londra sta per approvare una legge che punirà con una multa da 5000 sterline coloro che viaggeranno all'estero per motivi che non siano di necessità o lavoro. Vacanze congelate per ora, dunque. Intanto la Commissione Europea prova a dare una svolta alla fin qui claudicante campagna vaccinale nel Continente, annunciando per domani una revisione del meccanismo di autorizzazione e trasparenza sull'export. Fonti comunitarie precisano che questa revisione introdurrà i principi di reciprocità e proporzionalità, tra gli elementi da valutare per l'OK comunitario all'export. Le possibili restrizioni all'export saranno dirette a tutte le aziende e a tutti i Paesi, non solo ad Astrazeneca, finora il problema numero uno degli approvvigionamenti europei. Come ha spiegato all'Europarlamento Sandra Gallina, funzionaria della Commissione che ha negoziato i contratti con le aziende, Astrazeneca ha consegnato meno di un quarto delle dosi promesse.
23/3/2021
Muove i primi passi l'Unione Europea verso un giro di vite sugli scambi di vaccini: la Commissione ha annunciato che domani adotterà una revisione del meccanismo di autorizzazione e trasparenza sull'export.
Fonti comunitarie precisano che questa revisione introdurrà i principi di reciprocità e proporzionalità, tra gli elementi da valutare per l'OK europeo all'export. Tra gli altri punti che saranno considerati, all'atto di autorizzare le esportazioni, l'avanzamento delle immunizzazioni nel Paese di destinazione delle dosi, e se la casa farmaceutica stia rispettando i contratti stipulati con l'Unione. Questo mentre Sandra Gallina, funzionaria della Commissione che ha negoziato i contratti con le aziende, ha spiegato all'Europarlamento che i problemi sono sorti finora con un solo contratto, quello con Astrazeneca - che ha consegnato meno di un quarto delle dosi promesse. Ancora più grave, la casa farmaceutica aveva indicato cinque impianti produttivi: al momento ne usa uno solo. Per questo l'Europa ora intende agire. Intanto la Gran Bretagna commemora oggi le sue oltre 126mila vittime per coronavirus e si prepara a varare una legge che vieterà fino a nuovo ordine vacanze all'estero - sanzionabili con una multa da 5000 sterline. In Germania infuria invece la polemica politica dopo il prolungamento del lockdown fino al 18 aprile, con i cinque giorni pasquali di confinamento rafforzato, e quasi tutte le attività chiuse.
22/3/2021
Il giro di vite tedesco arriva sull'onda delle polemiche interne e delle divisioni tra gli stessi Bundeslaender, divisi tra chi ha spinto per tutto il pomeriggio a favore di restrizioni più dure anche a Pasqua, e chi invece -tra i presidenti regionali- ha frenato.
L'unità è stata raggiunta sul prolungamento del lockdown già in vigore, che arriverà fino al 18 aprile. Nessun allentamento delle misure, dunque, alla luce dell'incremento del tasso di contagio in Germania, mentre l'esclusione delle Baleari dalle zone di rischio straniere fomenta ulteriori polemiche interne sull'opportunità di una Pasqua in lockdown per chi resta nel Paese, e al sole di Mallorca per chi opta per un tampone e una partenza verso la Spagna. Se la Germania è ormai il simbolo della stanchezza di un'Europa ancora alle prese con contagi in salita e vaccinazioni a rilento, la Gran Bretagna invece mostra l'effetto benefico di un modello vaccinale condotto a tappe forzate - anche, non dimentichiamolo, a scapito delle stesse forniture europee: solamente 17 vittime registrate nell'arco di 24 ore Oltremanica, un terzo rispetto ad una settimana prima, con appena 5300 contagi. Da settembre non si registravano così poche vittime. Risultati che si spiegano con le oltre 30 milioni di dosi somministrate, a ritmi per noi ancora impensabili: sabato le vaccinazioni giornaliere hanno sfiorato in Gran Bretagna le 850mila.
22/3/2021
Attesa in Germania per il nuovo giro di vite sulle restrizioni: decisivo il vertice odierno tra Governo federale e Bundeslaender, nel corso del quale la cancelliera Merkel dovrebbe annunciare nuove restrizioni pandemiche per quasi 40 milioni di tedeschi, circa la metà del totale della popolazione - tra queste, anche possibili divieti di uscita dalle abitazioni. Questo secondo quando riporta la Bild Zeitung.
Le nuove misure dovrebbero aiutare a far scendere la curva dei contagi, che in Germania è tornata a crescere nelle ultime settimane. Praticamente certo invece che il lockdown già in vigore sarà prolungato fino al 18 aprile - sarà dunque attivato il freno di emergenza, per evitare la prevista e graduale riapertura sociale. Decisioni che quasi certamente inaspriranno le tensioni nel Paese, dove anche nel weekend si sono registrate manifestazioni anti-restrizioni, con scontri tra polizia e manifestanti a Kassel. Intanto il Commissario Europeo per il Mercato Interno Breton, che ha annunciato il raggiungimento dell'immunità di gregge in Europa entro metà luglio, lancia avvertimenti a Londra e ai Paesi che non collaborano nello scambio di vaccini: "finché tutti i produttori non avranno consegnato le dosi concordate per l'Unione, dovremmo essere fermi sul controllo delle esportazioni".
20/3/2021
In Germania tocca ai medici di famiglia. Dopo Pasqua scenderanno in campo anche loro per rafforzare il processo di vaccinazioni tedesco, nel momento in cui il Paese vede salire il tasso di contagi - con il serio rischio che gli allentamenti previsti delle restrizioni debbano aspettare.
"Siamo vicini ad un'incidenza settimanale di 100 nuovi contagi ogni 100mila abitanti", ha detto la cancelliera Merkel, che ha ricordato come esista un freno di emergenza nel meccanismo di riapertura, e che dovrà essere usato. Già alcuni Laender hanno sospeso le riaperture pasquali. Così si punta tutto sul modello britannico di vaccinazioni a tappe forzate, anche se si comincerà con appena 20 dosi settimanali per medico di base. "Dobbiamo essere più rapidi e flessibili", ha esortato la Bundeskanzlerin, mentre le autorità sanitarie tedesche non escludono più di avviare ordini in proprio del vaccino russo Sputnik. Il modello vaccinale britannico ha intanto fatto segnare un traguardo significativo, con oltre 660mila somministrazioni in un solo giorno effettuate giovedì - ieri anche il premier Johnson è stato vaccinato, con Astrazeneca, nello stesso ospedale dove era stato ricoverato l'anno scorso, e ne è uscito euforico - "non ho sentito nulla", ha detto. La corsa ai vaccini potrebbe intanto porre problemi paradossali negli Stati Uniti, dove Pfizer avrebbe scritto una lettera agli ospedali, avvertendoli di possibili interruzioni nei rifornimenti di alcuni medicinali, a causa dello sforzo produttivo legato al vaccino anti-Covid.
17/3/2021
Un pass per riaprire l'Europa in vista della stagione turistica: è quanto proporrà oggi la Commissione, all'interno di un pacchetto più ampio mirato a coordinare la progressiva revoca delle misure di contenimento antipandemiche.
Si chiamerà Certificato Green Digitale, e -per non discriminare tra chi ha ricevuto il vaccino e chi no- dovrebbe contenere -in alternativa- i dati che certificano l'inoculazione, oppure i risultati di un tampone negativo, oppure ancora la presenza di anticorpi post-guarigione. Nelle intenzioni dovrebbe fornire una corsia preferenziale in vista della stagione turistica a chi può provare di essere non infettivo. Questo su pressione dei Paesi del sud Europa, che intendono riaprire le frontiere a maggio. "Con l'arrivo dell'estate, i cittadini hanno bisogno di chiarezza su viaggi e turismo. Presenteremo anche proposte agli Stati membri per bilanciare l'allentamento delle restrizioni con la necessità di limitare la diffusione del virus", ha dichiarato ieri la Commissaria Europea alla Salute Kyriakides. E in audizione all'Europarlamento la direttrice dell'ECDC Andrea Ammon ha frenato facili entusiasmi: "il pass digitale dovrebbe essere un documento che attesta la vaccinazione, oppure l'avvenuta guarigione. Tuttavia l'uso di questa informazione come lasciapassare alle frontiere presenta delle limitazioni, a nostro parere, perchè non sappiamo se chi è guarito e vaccinato può ancora essere infettivo".
13/3/2021
Incorreggibile Sebastian Kurz: il cancelliere austriaco, lo stesso che a inizio mese aveva annunciato che Vienna non farà più affidamento sull'Europa per l'approvvigionamento di vaccini, lo stesso che rivelava -insieme alla Danimarca- di voler produrre con Israele dosi di vaccino di seconda generazione per far fronte ad ulteriori mutazioni - dimenticandosi però che Israele è sì all'avanguardia nella distribuzione ma non ha prodotto una sola dose, ieri ha fatto l'annuncio a effetto.
In conferenza stampa, Kurz ha denunciato che alcuni Paesi europei hanno "contratti segreti" per le forniture. Ha accusato questi Paesi di aver concluso dietro le quinte "contratti" con aziende farmaceutiche, criticando una distribuzione iniqua dei vaccini anti-Covid. Ha parlato addirittura di bazar. Accuse gravissime, che andranno provate. Ma che suonano strane: in primis, perchè proprio l'austriaco Clemens Auer copresiede con la Commissione lo steering group che ha lavorato all'approvvigionamento. Se truffa c'è stata, sarebbe avvenuta sotto il naso di Vienna. Bruxelles la spiega così: alcune dosi, non opzionate da diversi Paesi dopo la firma dei contratti tra Europa e case farmaceutiche, vengono redistribuite tra quelli disposti a comprarne di aggiuntive. E' risaputo come in questo la parte del leone l'abbia fatta la Germania. Fonti comunitarie aggiungono che Vienna avrebbe comprato meno dosi di Pfizer, puntando su Astrazeneca. E ora starebbe cercando di coprire l'errore di calcolo.
12/3/2021
Fuga in avanti di Spagna e Grecia sul pass vaccinale europeo, in vista della stagione turistica estiva: questa settimana sia Madrid sia Atene hanno reso chiaro che intendono puntare sul mese di maggio, per riaprire le porte a chi vorrà visitare le loro spiagge.
La Ministra del Turismo iberica Maroto ha dichiarato che il passaporto sanitario dovrebbe essere disponibile tra due mesi, per consentire una mobilità sicura a tutte le persone che o sono state vaccinate o sono considerate immuni. La proposta è stata accolta con favore in patria: il 62% degli spagnoli, secondo un sondaggio, è per il passaporto sanitario. Anche la Grecia punta a riaprire le porte ai turisti dal 14 maggio, concentrandosi su due assi: l'accelerazione del programma di vaccinazioni interno. E, come anticipato dal Ministro del Turismo Theocharis, la messa a punto di "un protocollo per l'estate". "I turisti saranno accolti se, prima del viaggio, saranno stati vaccinati, avranno anticorpi o esibiranno un test negativo", ha precisato. Atene ha fatto intendere che procederà comunque, anche se spera -come Madrid- che la Commissione riesca a far approvare un "certificato verde digitale" che -secondo le prime indiscrezioni- seguirà un modello simile a quello che i due Paesi hanno in mente, fornendo una corsia preferenziale per i viaggi a vaccinati, immuni e a chi è in possesso di un test negativo. Senza però -questa è la critica principale- discriminare il diritto alla mobilità di tutte le altre categorie.
12/3/2021
Maggio è dunque il mese in cui due delle principali destinazioni dell'Europa del sud, Spagna e Grecia, pianificano di far ripartire il turismo, con un filtro al confine paragonabile al passaporto vaccinale. In attesa -non dimentichiamolo- che il 17 marzo la Commissione Europea proponga la sua piattaforma.
niziamo dalla Spagna, dove la Ministra del Turismo Reyes Maroto ha dichiarato che il passaporto sanitario dovrebbe essere disponibile tra due mesi, per consentire una mobilità sicura a tutte le persone che o sono state vaccinate o sono considerate immuni dopo la malattia. L'ottimismo della Maroto deriva anche dalla stima di una popolazione vaccinata fra il 30 e il 40% nel mese di aprile. L'obiettivo è anche far coincidere il lancio di questo progetto pilota con due grosse fiere mondiali, una a Madrid sul turismo e una Barcellona sulla tecnologia. Che si terranno tra maggio e giugno. La proposta è stata accolta con favore in patria: il 62% degli spagnoli, secondo un sondaggio, è per il passaporto sanitario. La Grecia aveva già indicato la volontà di optare per il passaporto: qualche giorno fa il Ministro del Turismo Theocharis aveva annunciato che le persone vaccinate contro il Covid-19, con gli anticorpi o in possesso di un test negativo potranno viaggiare nel Paese ellenico questa estate. Atene punta a dare il via alla stagione estiva entro metà maggio. Resta ora da capire come queste due iniziative si incroceranno e si amalgameranno con il cosiddetto "certificato verde digitale" che Bruxelles presenterà a metà mese e che -secondo le prime indiscrezioni- seguirà un modello molto simile a quello che Madrid e Atene hanno in mente, fornendo una corsia preferenziale per i viaggi ai vaccinati, agli immuni e a chi è in possesso di un test negativo. Senza però -questa è la preoccupazione principale- discriminare il diritto alla mobilità di tutte le altre categorie.
11/3/2021
Tassi invariati, con l'impegno ad un'accelerazione sul fronte acquisto titoli. La Banca Centrale Europea rassicura i mercati in merito al timore di rialzi inflazionistici o degli spread, annunciando che saranno effettuati acquisti del programma per l'emergenza pandemica 'Pepp' ad un ritmo "significativamente più alto" nel corso del prossimo trimestre.
Il Pepp resta a 1850 miliardi, con un orizzonte fissato a marzo 2022. Francoforte ha aggiunto che la potenza di fuoco del programma di acquisti di debito "può essere ricalibrata, se richiesto, per preservare condizioni di finanziamento favorevoli che contribuiscano a contrastare lo shock negativo della pandemia sul profilo dell'inflazione". "Effettueremo acquisti in modo flessibile e sulla base delle condizioni di mercato", ha precisato la presidente Bce Lagarde, secondo cui il rialzo dei rendimenti innescato da aspettative di inflazione più alte "non è benvenuto". La Lagarde ha però smentito che Francoforte stia virando verso una politica monetaria di controllo della curva dei rendimenti. E ha alzato la stima di crescita dell'Eurozona quest'anno a +4%, ritmo che dovrebbe mantenere anche il prossimo. Dopo un primo trimestre ancora in sofferenza, l'economia europea dovrebbe beneficiare dall'effetto combinato di vaccinazioni e fine delle restrizioni. La Lagarde ostenta tranquillità sull'inflazione: "possibile che tocchi il 2% a fine anno, ma ciò è dovuto a "ragioni tecniche e temporanee".
8/3/2021
Parte oggi il pressing europeo sugli Stati Uniti, per avviare un maggior coordinamento nella catena delle forniture di vaccini.
Il Commissario al Mercato Interno Breton vedrà in videoconferenza il responsabile del team americano Zients. Ufficialmente non sarebbe in agenda l'ipotesi di export in Europa del vaccino Astrazeneca prodotto Oltreoceano, ma probabile che se ne parlerà. Questo mentre la presidente della Commissione Von Der Leyen ha dichiarato al quotidiano austriaco Der Standard che -da aprile- l'Unione dovrebbe poter contare su 100 milioni di dosi consegnate ogni mese, per un totale di 300 milioni nel prossimo trimestre. Questo mentre il Governo ungherese ha fatto circolare ieri una tabella, dalla quale si evince che ben 16 Paesi comunitari non hanno esercitato il diritto di opzione per ulteriori lotti di vaccini Moderna. "Sarebbero arrivati troppo tardi quest'anno", si è giustificata Budapest. La Germania ha fatto la parte del leone, opzionandone ulteriori 35 milioni, Italia terza dopo la Francia, con 10 milioni di dosi aggiuntive. L'Unione ha siglato due contratti con Moderna, per un totale di 460 milioni di dosi. Intanto i Paesi più rapidi nel vaccinare la popolazione stanno mostrando risultati incoraggianti: la Gran Bretagna, dove più di 23 milioni di persone sono state vaccinate, ha visto crollare il numero di contagi a 5000 giornalieri, e oggi riapriranno le scuole. In Israele, dove oltre la metà dei cittadini sono vaccinati, hanno riaperto gran parte delle attività economiche, a partire da bar e ristoranti. La scelta pragmatica ha pagato.
7/3/2021
L'Europa guarda agli Stati Uniti per colmare i vuoti apertisi nelle forniture di vaccini: Bruxelles ha confermato le indiscrezioni di stampa, secondo cui chiederà aiuto a Washington.
E' ancora il vaccino Astrazeneca a popolare gli incubi dei funzionari europei: dopo il taglio delle forniture della casa farmaceutica all'Unione Europea, dopo il blocco del lotto di dosi destinato all'Australia su iniziativa italiana, la Commissione ha intenzione di chiedere ora aiuto agli Stati Uniti. La strada è stata spianata da una telefonata -l'altroieri- tra la presidente dell'esecutivo comunitario Von Der Leyen e il presidente americano Biden, dopo la quale proprio la Von Der Leyen ha parlato di "un forte interesse a lavorare insieme per il buon funzionamento delle catene di approvvigionamento globali". In sostanza, Bruxelles, chiederà a Washington di consentire l'esportazione di milioni di dosi del vaccino AstraZeneca verso il Vecchio Continente. Non solo: l'idea rendere più fluido lo scambio dei componenti alla base dei vaccini, senza i quali è impossibile produrre le dosi. Negli Stati Uniti ha sede uno dei tre impianti di Astrazeneca autorizzati dall'Ema: sebbene l'ex-presidente Trump abbia firmato un ordine esecutivo per rendere obbligatorio l'utilizzo su suolo nazionale dei vaccini prodotti Oltreoceano, la speranza europea è che la nuova amministrazione sia più disponibile al dialogo. Astrazeneca è ormai un problema: entro marzo ha assicurato che saranno consegnate in Europa 40 milioni di dosi, il 60% in meno rispetto a quanto promesso, e ha già anticipato che dovrà ricorrere a forniture esterne al continente per mantenere l'obiettivo dei 90 milioni di dosi del secondo trimestre.
5/3/2021
L'Europa non fa retromarcia sul blocco all'export dei vaccini, e -anzi- rilancia, prendendo di mira direttamente Astrazeneca: dopo lo stop alle 250mila dosi indirizzate all'Australia, deciso a Bruxelles su richiesta italiana, anche la Francia non esclude di fermare ulteriori lotti destinati ai Paesi considerati "non vulnerabili".
Tuttavia il problema, come è ormai chiaro, riguarda -più che le nazioni di destinazione- le case farmaceutiche inadempienti che vi esportano. O meglio, una su tutte: AstraZeneca. Il vicepresidente della Commissione Dombrovskis, nel colloquio col Ministro del Commercio australiano Tehan, è stato esplicito: "non c'è rischio di blocco per i vaccini delle aziende che onorano gli impegni con l'Unione". La Germania appoggia la linea italiana: "dobbiamo fare pressione affinché le consegne promesse siano mantenute", ha dichiarato il ministro della Salute Spahn. Ed è curioso come il primo Paese colpito dal blocco delle esportazioni, l'Australia, sia la residenza del Ceo di AstraZeneca Soriot. L'azienda, intanto, ribadisce per l'ennesima volta l'impegno a recuperare terreno sulle forniture. Chi non appoggia la linea europea è la Gran Bretagna: "porre in atto restrizioni mette a rischio la battaglia globale dei vaccini", afferma Downing Street, peraltro nuovamente alle prese con le frizioni post-Brexit.
5/3/2021
Anche la Francia potrebbe seguire la linea italiana nel chiedere lo stop all'export dei vaccini fuori dall'Europa.
A dirlo il Ministro della Salute Veran, confermando un trend che sembra prendere piede, dopo l'ultimo summit europeo. Il vicepresidente della Commissione Dombrovskis, nel colloquio con il Ministro del Commercio australiano Tehan, è stato più esplicito: "non c'è alcun rischio di blocco per i vaccini delle case farmaceutiche che onorano gli impegni con l'Unione". Insomma, il problema è fondamentalmente AstraZeneca, si fa capire da Bruxelles. Ironia della sorte, proprio il ceo di Astrazeneca, il franco-australiano Soriot, vive e dirige le operazioni di distribuzione dei vaccini da Sydney, dove sta lavorando per incentivare la produzione locale, al fine di garantire l'indipendenza strategica al suo Paese dii adozione. Intanto il blocco dell'export apre un ulteriore fronte di scontro tra Unione Europea e Londra: "porre in atto restrizioni mette a rischio la battaglia globale dei vaccini", afferma Downing Street, ricordando le rassicurazioni ricevute dalla Commissione. Ma Roma non cede: "i ritardi delle case farmaceutiche sono inaccettabili, finchè permarranno continueremo a bloccare", ha detto il Ministro degli Esteri Di Maio.
5/3/2021
Il blocco all'export del vaccino Astrazeneca, deciso dall'Europa su richiesta dell'Italia, provoca una prima -seppur minima- tensione diplomatica tra Bruxelles e Canberra: il Governo australiano ha chiesto alla Commissione di riesaminare la decisione italiana di bloccare una spedizione del vaccino Covid-19, pur sottolineando che le dosi mancanti non influenzeranno il programma di inoculazione australiano. "Abbiamo chiesto alla Commissione di rivedere questa decisione", ha dichiarato il Ministro della Salute australiano Hunt. L'Australia si mostra comunque comprensiva sui motivi alla base della decisione di Roma.
"In Italia muoiono 300 persone al giorno per coronavirus", ha spiegato il premier Scott Morrison, che ha riconosciuto la situazione molto complicata che vive il nostro Paese. In Australia solo due casi di contagio locali in una settimana, in un Paese quasi Covid-free. Fonti comunitarie intanto hanno smentito che Canberra abbia avanzato richieste ufficiali di revisione del blocco. E si fa notare come nell'ultimo mese siano state autorizzate oltre 170 richieste di export vaccinale nel mondo. In ogni caso, sul lotto di 250mila dosi bloccate, l'Europa ha detto che non intende fare marcia indietro: se lo ritiene, Astrazeneca potrà inoltrare una nuova richiesta di esportazione verso l'Australia.
5/3/2021
Vasta eco ha avuto in Europa il blocco all'esportazione del vaccino Astrazeneca verso l'Australia - blocco concordato da Roma con la Commissione Europea.
L'impressione a Bruxelles è che il clima sia cambiato, dopo l'ultimo vertice comunitario e la linea dura suggerita da Draghi verso quelle aziende farmaceutiche che non solo non rispettano gli impegni presi, ma sulle quali gravano sospetti di aver venduto le stesse dosi a più acquirenti. Ultimo caso di mancata fornitura la Polonia, dove ieri non è arrivato l'atteso lotto da 62mila dosi del vaccino Astrazeneca. Sempre ieri l'Agenzia europea del farmaco ha avviato l'esame del vaccino russo Sputnik, che -grazie ad autorizzazioni d'emergenza nazionali- viene già iniettato in Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia. A presentare la richiesta la filiale tedesca del gruppo farmaceutico russo R-Pharm. Impossibile prevedere i tempi di una possibile autorizzazione, ma da Mosca è stata annunciata la disponibilità a fornire 50 milioni di dosi all'Europa da giugno. E mentre l'Oms avverte che -nell'ultima settimana- i casi di contagio nel nostro continente sono cresciuti del 9% in oltre la metà dei Paesi, le autorità sanitarie tedesche hanno autorizzato la somministrazione di Astrazeneca agli over-65, specificando che la seconda dose può essere iniettata a distanza di tre mesi. In Francia, dove il premier Castex annuncia 20 milioni di vaccinati entro metà maggio, sarà possibile -per gli over-50 affetti da patologie pregresse- vaccinarsi direttamente in farmacia tra dieci giorni.
2/3/2021
Si procede a tappe forzate verso il varo del "pass verde digitale" per i vaccinati contro il Covid-19, che la Commissione Europea presenterà il 17 marzo. "Avrà valore legale, in quanto proposta legislativa", ha assicurato il vicepresidente della Commissione Schinas, secondo cui il pass "si concentrerà sui viaggi e sulla revoca delle restrizioni, per una riapertura comune sicura". Ma che forma potrà concretamente avere?
Al momento esistono solo due indicazioni definite: il nuovo pass vaccinale verde europeo avrà una gestazione di circa tre mesi, arrivando così alla soglia dell'estate, per poter permettere la costruzione dell'infrastruttura software. E non conterrà solo una semplice attestazione di avvenuta vaccinazione, ma anche informazioni quali i risultati di tamponi recenti e quelle di un'avvenuta guarigione. Verosimilmente sarà scaricabile sul cellulare sottoforma di app, e sarà leggibile dalle autorità con i codici a barre QR. Sul suo utilizzo pratico non ci sono certezze: l'intenzione, come confermato anche ieri da Bruxelles, è facilitare una riapertura in sicurezza dei confini interni, in vista dell'estate e di una stagione turistica da salvare. Per evitare rischi di discriminazione tra vaccinati e non, l'escamotage potrebbe essere quello di non rendere il pass obbligatorio per viaggiare, ma trasformarlo in una corsia preferenziale per chi il vaccino lo ha fatto, per chi risulta negativo al test e per chi è presumibilmente immune dopo aver già contratto la malattia. Il tutto senza troppe scartoffie nazionali, e con un'unica infrastruttura gestita a livello comunitario. L'impressione è che l'ultimo vertice europeo e l'iniziativa presa dalla Commissione stiano accelerando i tempi, ma la parola finale è prerogativa dei 27 leader, che si riuniranno a fine mese: se i Paesi del sud, capeggiati dalla Grecia, spingono per restituire piena libertà di movimento a chi si presume immune, il centronord Europa -Germania inclusa- resta scettico su mosse troppo avventate.
1/3/2021
Prende gradualmente forma il nuovo pass vaccinale europeo, che dovrebbe vedere la luce in estate.
Ad annunciarlo al termine del vertice informale dei Ministri della Salute europei il vicepresidente della Commissione Schinas, che ha anticipato come Bruxelles intenda presentare la proposta il 17 marzo, focalizzandola su un pass verde Covid, che si concentrerà sui viaggi e sulla revoca delle restrizioni, per una riapertura comune sicura dei confini. "Avrà valore legale, in quanto proposta legislativa", assicura Schinas - ovviamente la decisione finale spetterà ai leader europei, nel vertice di fine marzo. Intanto si lavora già alla preparazione dell'infrastruttura necessaria per un certificato interoperabile. In precedenza, la presidente della Commissione Von Der Leyen aveva individuato tre obiettivi per il pass: certificare l'avvenuta vaccinazione, registrare i risultati dei tamponi per chi ancora non è stato vaccinato, e fornire informazioni sull'avvenuta guarigione degli ex-positivi. "Rispetteremo la protezione dei dati, la sicurezza e la privacy", ha garantito, rispondendo indirettamente alle preoccupazione del Garante italiano della Privacy, che aveva chiesto -prima di dare l'OK al pass- di varare una norma di legge nazionale sul trattamento dei dati sanitari relativi al vaccino. La Commissaria alla Salute Kyriakides ha intanto garantito che le consegne dei vaccini aumenteranno nei prossimi mesi. "È essenziale essere preparati per le vaccinazioni di massa, per far fronte al crescente ritmo delle consegne", ha affermato, dopo la rivelazione di milioni di dosi ancora ferme nei frigoriferi. Annunciato pure uno snellimento delle procedure dell'Ema per autorizzare i vaccini contro le varianti di Covid-19.
1/3/2021
Torna d'attualità con la riunione odierna dei Ministri europei del turismo la questione del passaporto vaccinale, che alcuni Paesi del sud, Grecia su tutti, stanno mettendo in primo piano. Sullo sviluppo del pass non sembrano esserci ostacoli: lo hanno deciso giovedì i 27 leader europei, e hanno stabilito che i prossimi tre mesi saranno dedicati alla realizzazione dell'infrastruttura necessaria per un certificato interoperabile.
La presidente della Commissione Von Der Leyen ha annunciato che la proposta legislativa sul pass sarà presentata a marzo, con tre obiettivi: certificare l'avvenuta vaccinazione, registrare i risultati dei tamponi per chi ancora non è stato vaccinato, e fornire informazione sull'avvenuta guarigione degli ex-positivi. "Rispetteremmo la protezione dei dati, la sicurezza e la privacy", ha garantito, rispondendo indirettamente alle preoccupazione del Garante italiano della Privacy, che oggi ha chiesto -prima di dare l'OK al pass- di varare una norma di legge nazionale sul trattamento dei dati sanitari relativi al vaccino. Il Commissario all'Economia Gentiloni si è detto favorevole ad un progetto su scala europea: tuttavia ha riconosciuto che il problema principale riguarda la necessità di "bilanciare l'interesse alla ripresa dei settori economici con l'evitare discriminazioni".
26/2/2021
Sono oltre 51 milioni le dosi di vaccino distribuite nell'Unione Europea, con più di 29 milioni di somministrazioni - il che vuol dire solo l'8% di europei vaccinati, secondo la Commissione. I pesanti ritardi accumulati sono stati al centro del vertice europeo straordinario di ieri, il primo dell'era Draghi.
Settimane ancora difficili davanti, ma ora bisogna accelerare drasticamente su autorizzazione, produzione e distribuzione dei vaccini. I 27 leader europei consegnano questo messaggio al termine del summit straordinario, facendo intendere che è il momento di cambiare passo. Una sana dose di pragmatismo la inietta il premier Draghi, al suo esordio: è lui a spingere per un modello britannico di vaccinazioni, che dia priorità alle prime dosi, al fine di ampliare il più possibile la platea degli immuni. Ed è ancora lui a dichiarare guerra alle inefficienze delle aziende farmaceutiche, proponendo una linea dura verso quelle inadempienti. Arriva anche a contestare la vaghezza delle previsioni della Commissione sulle vaccinazioni. Il presidente francese Macron condivide la linea di restrizioni più rigide all'export delle aziende meno affidabili, e lancia la sfida di un'Unione in grado di produrre entro l'anno vaccini in modo più autonomo e permanente. Il risultato più tangibile è quello dell'avvio dell'infrastruttura per un certificato vaccinale unico, approvata anche dalla cancelliera Merkel. La presidente della Commissione Von Der Leyen stima in tre mesi il tempo di sviluppo tecnico necessario. Al momento improbabile che si trasformi in un passaporto per muoversi liberamente in Europa. Ieri all'Europarlamento è stato il turno delle audizioni delle case farmaceutiche: ancora una volta ha deluso Astrazeneca, che promette di rispettare la consegna di 40 milioni di dosi. Più convincente Pfizer, impegnata a chiudere accordi con stabilimenti europei, per aumentare la produzione di vaccini.
26/2/2021
In Europa distribuite 51,5 milioni di dosi: somministrate 29,17 milioni con un tasso di vaccinazione all'8%. Pfizer tratta per ampliare la produzione del suo vaccino in Europa. AstraZeneca, farà "tutto il possibile per consegnare 40 milioni di dosi".
Massima pressione per un cambio di passo, ma ancora poche risposte concrete dal summit europeo: i 27 leader comunitari hanno fatto uno sforzo di coordinamento per accelerare l'autorizzazione dei vaccini, potenziarne la produzione interna, e velocizzare la distribuzione da parte delle aziende farmaceutiche. "La situazione epidemiologica rimane grave, con le varianti che pongono delle sfide", ha detto il presidente europeo Michel, lasciando poche illusioni su un ritorno alla normalità nelle prossime settimane. Nelle conclusioni del summit, viene ribadito il "no" europeo ai viaggi non essenziali, anche se si sottolinea la necessità di garantire il flusso senza ostacoli di beni e servizi nel mercato unico. Per il momento nessuna svolta immediata sul certificato vaccinale: la presidente della Commissione Von Der Leyen stima in tre mesi i tempi tecnici per svilupparlo, mettendolo in calendario per l'estate. Su questo si è detta d'accordo anche la cancelliera tedesca Merkel. "L'Unione si doterà della capacità di produrre da fine anno vaccini in modo più autonomo e permanente", ha garantito il presidente francese Macron, mentre il premier italiano Draghi, al suo esordio, ha portato pragmatismo: per Draghi occorre dare la priorità alle prime dosi, per ampliare la platea di immuni. Draghi si è fatto portatore della linea dura verso le case farmaceutiche inadempienti: nessuna scusante per loro. Ieri all'Europarlamento sono andate di scena le audizioni proprio delle aziende farmaceutiche: se Pfizer accelera, annunciando collaborazioni con undici stabilimenti in Europa per produrre vaccini, Astrazeneca non convince, ma promette il rispetto delle dosi previste nel secondo trimestre.
25/2/2021
Nell'Unione Europea sono stati distribuite oltre 51 milioni di dosi di vaccini. Più di 29 milioni le somministrazioni, con l'8% di europei vaccinati, secondo la Commissione. L'ad di Astrazeneca Soriot nega l'esistenza di mercati secondari dei vaccini, mentre Pfizer ha avviato trattative con undici aziende europee per ampliare la produzione del suo vaccino. Questo nel giorno del summit straordinario dei 27 leader europei sulla pandemia.
Accelerare con urgenza l'autorizzazione, la produzione e la distribuzione di vaccini, nonché la vaccinazione stessa. E' questo l'impegno che i 27 leader europei, riuniti in videoconferenza, sono pronti a sottoscrivere per fornire una prospettiva di exit strategy dalla pandemia. Si cerca anche di mettere pressione sulle case farmaceutiche: "devono garantire la prevedibilità della produzione di vaccini, e rispettare i termini di consegna contrattuali". Nel menù del summit anche i certificati vaccinali, con il premier austriaco Kurz che ha chiesto un passaporto verde comunitario per viaggiare e ritornare alle attività normali, e le restrizioni alle frontiere. "Il flusso senza ostacoli di beni e servizi nel mercato unico deve essere garantito, anche ricorrendo a corridoi verdi" - così la bozza, che ribadisce la necessità di limitare i viaggi non essenziali. Il premier Draghi si è detto per la linea dura contro le aziende inadempienti, mentre il presidente dell'Europarlamento Sassoli chiede di rifuggire ogni tentazione di nazionalismo sui vaccini, e auspica un rafforzamento delle competenze europee. Questo mentre l'ad di Astrazeneca Soriot, in audizione all'Europarlamento, si è difeso in merito alla riduzione delle forniture all'Unione, sostenendo che il numero di dosi prodotte per impianto è stato più basso del previsto. E assicura che si sta guardando ad altri siti produttivi per garantire il rispetto delle dosi previste nel secondo trimestre.
24/2/2021
Priorità alla vaccinazione: su questo convergono i leader europei, in vista del vertice straordinario pandemico in programma domani e dopodomani tra i 27.
A confermarlo nella lettera di invito il presidente europeo Michel, che indica nell'accelerazione delle vaccinazioni in tutto il Continente, e nella velocizzazione di autorizzazione, produzione e consegna gli obiettivi primari. A chiedere un incremento nella produzione di vaccini erano stati cinque leader, mentre la Commissione Europea ha annunciato che presenterà una proposta per arrivare ad un'autorizzazione europea di emergenza dei vaccini, che consentirebbe di ricalcare l'efficiente modello britannico. Proprio la Gran Bretagna sta già guardando oltre la pandemia: dopo l'exit strategy a tappe, Londra pensa all'introduzione di un passaporto vaccinale per fornire maggiore libertà di ingresso o rientro a chi è immune, e vede un boom di prenotazioni di viaggi turistici e aerei, dalla fine di giugno. Emblematico il caso Easyjet: +300% nelle prenota zioni di voli. Questo mentre l'Europa è ancora alle prese con il caso frontiere: probabile un prolungamento delle raccomandazioni contro i viaggi non essenziali, mentre sei Paesi, tra cui la Germania, sono stati richiamati da Bruxelles per le misure troppo restrittive ai confini. Proprio Berlino ha appena prolungato i controlli con Repubblica Ceca e Tirolo fino al 3 marzo. E l'Irlanda ha annunciato che resterà in lockdown almeno fino a Pasqua.
19/2/2021
Cento giorni per sviluppare nuovi vaccini contro nuove possibili pandemie: sarà questa una delle sfide che il premier britannico Johnson metterà in cima alla sua agenda, per il primo incontro dei leader del G7, tra cui l'Italia col neopremier Draghi, che si terrà questo pomeriggio in formato virtuale. Johnson ha posto la questione pandemica e dei vaccini tra le priorità della sua presidenza, che vedrà il suo apice nel summit di fine giugno in Cornovaglia.
Obiettivo britannico è ridurre di due terzi, a soli tre mesi dunque, i tempi per lo sviluppo di un vaccino contro le malattie future, dopo la crisi globale del Covid-19. Obiettivo molto ambizioso, che si sposa con altri due punti: la richiesta agli altri leader mondiali di sostenere gli sforzi per accelerare lo sviluppo di nuovi vaccini, trattamenti e test, e la promessa di Londra di inviare la maggior parte di ogni futura eccedenza di vaccini al programma COVAX, per sostenere i Paesi in via di sviluppo. Il Regno Unito si impegna anche ad aiutare a centrare gli obiettivi del piano Onu per la prevenzione delle pandemie. Questo mentre sul fronte europeo il vicepresidente della Commissione Dombrovskis, in audizione alla Commissione Esteri della Camera, ha affermato che come "il punto fondamentale è incrementare la capacità di produzione dei vaccini. Per Dombrovskis, "laddove ci sia una capacità di produzione occorrerebbe divulgare e far circolare le competenze e il know how per rendere quanto più possibile disponibili i vaccini, rispettando la proprietà intellettuale".
18/2/2021
Scontro politico e manifestazioni violente di piazza: si sta consumando tra queste due incognite il caso dell'arresto del rapper catalano Pablo Hasel, detenuto nell'università di Lleida dove si era barricato insieme ad alcuni simpatizzanti.
Su Hasel pende una condanna di nove mesi per apologia del terrorismo, a cui se ne è sommata un'altra di due anni e mezzo per minacce a un testimone. Tutto nasce con alcuni tweet e un video Youtube del rapper, nei quali inneggiava a gruppi terroristi come l'Eta, attaccava duramente il Re emerito Juan Carlos e incitava a compiere azioni violente. Una vicenda che ha scatenato un dibattito nella società iberica, circa la necessità di riformare un codice penale considerato troppo duro nel limitare la libertà di espressione, anche artistica. A complicare le cose, l'ondata di violenze notturne che ha fatto seguito all'arresto di Hasel, partita dalle città catalane ed estesasi successivamente fino a Madrid, in un crescendo di manifestazioni di protesta degenerate in scontri, vandalismi e decine di feriti. Questo ha prodotto una lacerazione nel Governo spagnolo, con i socialisti duri nel condannare le violenze, e Podemos che le ha sostanzialmente giustificate, attaccando la reazione della polizia e chiedendo l'indulto per Hasel. Una tensione che potrebbe persino sfociare in crisi politica tra i due alleati di Governo.
17/2/2021
"L'Unione Europea deve mantenere forti restrizioni pandemiche": così reciterebbe secondo le indiscrezioni, la bozza di comunicato del vertice europeo straordinario in programma la prossima settimana. I 27 chiederanno alla Commissione di "accelerare l'autorizzazione, la produzione e la distribuzione dei vaccini". Oggi è attesa una prima risposta da Bruxelles.
Due assi portanti: uno relativo all'approvazione accelerata dei vaccini adattati alle nuove varianti e alle mutazioni del coronavirus. E l'altro mirato a favorire la collaborazione tra i produttori per aumentare le forniture, sia dei vaccini già autorizzati, sia di quelli per possibili nuovi ceppi virali. Si baserà su questi cardini, secondo le ultime indiscrezioni, la nuova strategia che la presidente della Commissione Von Der Leyen presenterà oggi, per affrontare la nuova fase della pandemia, dove il pericolo maggiore è rappresentato proprio dalle mutazioni più trasmissibili. Sempre secondo la nuova strategia, la procedura accelerata di autorizzazione dei farmaci passerà dall'incremento delle capacità di sequenziamento e scambio di informazioni tra i sistemi sanitari nazionali. Mentre, sul versante industriale, Bruxelles punterà su una maggiore cooperazione tra pubblico e privato, facendo rete tra le diverse aziende farmaceutiche in tutta Europa al fine di ampliare la capacità e i volumi produttivi dell'Unione, e garantire che la produzione non subisca interruzioni. Questo mentre ieri sono arrivati due annunci: Johnson & Johnson ha fatto sapere di aver inviato all'Ema la richiesta di autorizzazione del suo vaccino, con l'autorizzazione attesa per la metà del prossimo mese - un ulteriore segnale di speranza. Nota negativa: Moderna ha avvertito di un ritardo nelle consegne delle dosi di febbraio, che -assicura- "sarà recuperato a marzo".
16/2/2021
Nel giorno in cui Johnson & Johnson ha inviato la richiesta di autorizzazione del suo vaccino all'Agenzia Europea per il Farmaco, con una risposta attesa per la metà di marzo, e in cui Moderna ha annunciato un ritardo nelle consegne delle dosi attese a febbraio, filtrano le prime indiscrezioni sulla nuova strategia vaccinale che la Commissione Europea presenterà nelle prossime ore: Bruxelles sarebbe orientata a concedere una procedura accelerata per l'approvazione dei vaccini adattati alle nuove varianti Covid-19, insieme ad una spinta alla collaborazione tra i produttori per aumentare le forniture, sia dei vaccini già autorizzati sia di quelli per possibili nuovi ceppi virali.
Queste le principali novità del piano europeo, mentre è caos in Olanda, dove un tribunale de L'Aja ha stabilito che il coprifuoco notturno in vigore nei Paesi Bassi deve essere revocato. Secondo il giudice l'esecutivo non avrebbe avuto torto sulla sostanza del provvedimento, bensì sulla forma scelta: la situazione ha creato un vuoto legale, nel quale il Governo olandese ha presentato ricorso d'urgenza di sospensione della sentenza, fino all'appello. E ha chiesto alla popolazione di rispettare il coprifuoco notturno. In Gran Bretagna la vaccinazione di oltre 15 milioni di persone sta portando ad un calo nei decessi per la prima volta da Natale, mentre preoccupa una nuova variante scoperta a Edinburgo, apparentemente simile a quella sudafricana.
16/2/2021
Sorpresa in Olanda, dove un tribunale de L'Aja ha stabilito che il coprifuoco notturno in vigore nei Paesi Bassi deve essere immediatamente revocato.
Secondo il tribunale, il coprifuoco -deciso sulla base della legge sui poteri straordinari dell'autorità civile- non ha ragion d'essere, in quanto non sussisterebbe una situazione di emergenza acuta. Secondo il giudice l'esecutivo non avrebbe torto sulla sostanza del provvedimento, bensì sulla forma scelta: la situazione ha creato un vuoto legale, nel quale il Governo olandese ha presentato ricorso d'urgenza di sospensione della sentenza, fino all'appello. E ha chiesto alla popolazione di rispettare il coprifuoco notturno. In Germania il Ministro della Salute Spahn lavora a tamponi gratuiti per tutti a partire da marzo, mentre in Gran Bretagna la vaccinazione di oltre 15 milioni di persone sta portando ad un calo nei decessi per la prima volta da Natale. Sempre le autorità britanniche hanno identificato -grazie ad un algoritmo- quasi due milioni di cittadini a rischio di infezione: avranno accesso prioritario al vaccino. Cattive notizie da Bruxelles: "Moderna ci ha annunciato qualche ritardo nelle consegne di febbraio, che saranno recuperate a marzo", ha affermato una portavoce della Commissione. Proprio con Moderna l'Unione starebbe trattando un contratto di preacquisto per ulteriori 150 milioni di dosi. Chi non si fa scrupoli a rastrellare vaccini ai quattro angoli del pianeta è l'Ungheria, che ha ricevuto mezzo milione di dosi del vaccino cinese Sinopharm.
15/2/2021
Alla fine si è tornati al punto di partenza. A quella psicosi, che poco meno di un anno fa mise in crisi il sistema Schengen, con una chiusura progressiva delle frontiere interne all'Unione. Non siamo ancora a quel punto, ma l'inasprimento dei controlli ai confini tedeschi ha messo Bruxelles in allerta.
La Commissione ha annunciato che invierà una lettera a tutti gli Stati membri, per ricordare loro l'importanza di seguire le linee guida concordate sulle restrizioni ai viaggi, ricordando la necessità di un "approccio comune". L'epicentro della nuova crisi diplomatica è il perno stesso dell'Unione, la Germania, il cui ambasciatore a Vienna è stato convocato per consultazioni. Il Governo austriaco non ha digerito il giro di vite sugli ingressi dal Tirolo, Land osservato speciale per il propagarsi delle variante sudafricana. Tuttavia, se i controlli con l'Austria non hanno causato frizioni particolari, al contrario quelli sull'autostrada che collega Dresda a Praga hanno provocato chilometri di coda e ore di attesa al confine, soprattutto per i camionisti. In quel caso si assommano non solo i controlli sui veicoli cechi, ma anche su quelli slovacchi - il transito in Repubblica Ceca è obbligato per chi da Bratislava intende dirigersi nel centronord della Germania. Quasi cinquemila in sole 30 ore i divieti di ingresso emessi ai confini orientali e meridionali tedeschi. Il prossimo fronte di scontro potrebbe essere con Parigi: il Ministro-Presidente del Saarland non esclude che sarà proprio la frontiera franco-tedesca a vedere un aumento dei controlli.
13/2/2021
Tornano a chiudersi lentamente le frontiere interne in Europa, sull'onda delle varianti del coronavirus: dopo il Belgio, che ha esteso fino al primo aprile il divieto dei viaggi non necessari, da domani la Germania vara una stretta sugli ingressi da Slovacchia, Repubblica Ceca e dal Land austriaco del Tirolo.
Sospeso il traffico ferroviario a lunga percorrenza verso queste aree, dove si sta osservando un preoccupante incremento delle mutazioni del virus, quali la sudafricana. Analogamente, anche il confine occidentale preoccupa la Germania: nel dipartimento francese della Mosella, con capoluogo Metz, sono stati censiti trecento casi in soli quattro giorni delle varianti sudafricana e brasiliana. Le autorità transalpine hanno annunciato di voler intensificare i test. Nonostante le restrizioni, però, le nuove varianti sembrano già approvate in Baviera, dove oltre il 10% dei contagi è frutto delle mutazioni del Covid-19 - più del doppio della media nazionale. Sul fronte delle buone notizie: in Gran Bretagna l'indice RT scivola sotto quota 1 per la prima volta da luglio, nel giorno in cui il numero di vaccinati nel Paese sfonda quota 14 milioni. L'Agenzia Europea per i Medicinali ha avviato l'esame con procedura accelerata del vaccino sviluppato da CureVac. E' il terzo vaccino attualmente sotto esame, insieme a Johnson & Johnson e NovoVax.
12/2/2021
L'attenzione ora è tutta sulle varianti del coronavirus, che in Germania fanno paura. Berlino ha aggiunto anche la Slovacchia, oltre a Repubblica Ceca e al Land austriaco del Tirolo, alla lista dei Paesi per cui valgono pesanti restrizioni all'ingresso.
In queste aree si sta osservando un preoccupante incremento delle mutazioni del virus, come la sudafricana. Analogamente, anche il versante occidentale preoccupa la Germania: nel dipartimento francese della Mosella, con capoluogo Metz, sono stati censiti trecento casi in quattro giorni delle varianti sudafricana e brasiliana. Le autorità transalpine hanno annunciato di voler intensificare i test. Nonostante le restrizioni, però, le nuove varianti sembrano già approdate in Baviera, dove oltre il 10% dei contagi è frutto delle mutazioni del Covid-19 - più del doppio della media nazionale. Sul fronte delle buone notizie: in Gran Bretagna l'indice RT scivola sotto quota 1 per la prima volta da luglio, nel giorno in cui il numero di vaccinati nel Paese sfonda quota 14 milioni. L'Agenzia Europea per i Medicinali ha avviato l'esame con procedura accelerata del vaccino sviluppato da CureVac. E' il terzo vaccino attualmente sotto esame, insieme a Johnson & Johnson e NovoVax. Infine, quattro isole greche hanno già vaccinato tutti i loro abitanti, per creare zone turistiche Covid-free in vista dell'estate.
12/2/2021
Dopo l'incontro-trappola e la pubblica umiliazione dell'Alto Rappresentante Europeo Borrell la scorsa settimana, dopo la raffica di espulsioni tra Mosca e tre capitali europee, ora siamo alle minacce definitive, tra Russia e Unione Europea.
Il Ministro degli Esteri russo Lavrov ha detto che il suo Paese "è pronto a rompere le relazioni con l'Unione". Questo nel caso, sempre più probabile che i leader europei il prossimo mese varino nuove sanzioni contro Mosca, sull'onda del caso Navalny. "Se vuoi la pace, prepara la guerra", ha sibilato Lavrov, che non arretra sulla difesa degli interessi nazionali e ostenta però preoccupazione per le possibili ricadute delle sanzioni sui settori economici più sensibili. In realtà la mossa più intelligente, come suggerisce l'Estonia, sarebbe quella di varare sanzioni mirate contro gli oligarchi russi, andando a colpire così i gangli nervosi del sistema-Putin. Di fronte alla minaccia di rottura totale l'Unione Europea, ancora scottata dal fallimento della missione di Borrell, per ora fa spallucce: "le relazioni tra l'Unione e la Russia sono ad un punto basso. Non abbiamo bisogno di un'intervista del Ministro degli Esteri per capire come Mosca intende condurre le relazioni con Bruxelles", ha affermato il portavoce di Borrell, che rispedisce al mittente l'accusa di non volere relazioni di buon vicinato.
12/2/2021
Nuove speranze sul fronte della lotta al coronavirus, dopo che l'Agenzia Europea per i Medicinali ha avviato l'esame del vaccino antiCovid-19 sviluppato da CureVac.
L'esame si svolgerà in "revisione continua", la procedura accelerata di valutazione di farmaci più promettenti. E' il terzo vaccino attualmente sotto esame, insieme a quelli sviluppati da Johnson & Johnson e NovoVax. Questo nel giorno in cui la presidente della Commissione Europea Von Der Leyen, finita nel mirino delle critiche per la sua controversa gestione degli approvvigionamenti di vaccini a livello continentale, ha anticipato che -per il futuro- ci si può aspettare un accorciamento dei tempi di approvazione e immissione dei vaccini sul mercato. Intanto è allarme per le mutazioni del virus: nel giorno in cui arriva la notizia che il bilancio complessivo dei casi di Covid-19 nell'Europa orientale ha superato la soglia dei 10 milioni da inizio pandemia, la Germania avvierà da domenica nuove chiusure, e controlli rafforzati ai confini con Repubblica Ceca e Austria. Troppo tardi, forse: oltre il 10% dei contagi in Baviera è già frutto delle mutazioni del Covid-19, più del doppio della media nazionale. Sotto accusa la variante sudafricana, che sarebbe entrata dal Tirolo austriaco. Allerta anche in Spagna, dove oltre 3400 persone sono decedute negli ultimi sette giorni per coronavirus, il livello settimanale più alto dalla prima ondata di infezioni.
9/2/2021
Scatta la ritorsione diplomatica contro la Russia da parte di Germania, Svezia e Polonia, che hanno risposto all'espulsione di tre loro diplomatici venerdì, con una mossa analoga contro altrettanti rappresentanti russi.
Mossa coordinata fra le tre capitali e d'intesa con l'Unione Europea, che il Ministero degli Esteri russo ha immediatamente bollato come "infondata", o meglio - come "ingerenza negli affari interni". Riferimento chiaro alla questione Navalny: i tre diplomatici europei erano stati espulsi proprio a causa della loro presunta partecipazione a manifestazioni di piazza in favore della liberazione del dissidente. L'Europarlamento intanto ha formalmente condannato l'espulsione dei diplomatici europei, mentre a Bruxelles è bufera sull'Alto Rappresentante comunitario Borrell, protagonista venerdì di una catastrofica missione diplomatica a Mosca. Cinquanta eurodeputati hanno pretesto per iscritto le sue dimissioni, e -in mancanza di queste- hanno chiesto alla presidente della Commissione Von Der Leyen di licenziarlo, per non aver sapputo difendere gli interessi europei, andando incontro ad una umiliazione pubblica. Lei per ora lo sostiene, mentre lo stesso Borrell -vista la mala parata- ha impresso un'accelerazione sul fronte del varo di sanzioni contro Mosca, in vista del prossimo vertice dei Ministri degli Affari Esteri europei.
8/2/2021
Offre speranze, ma non nasconde le incertezze, la presidente BCE Lagarde, parlando all'Europarlamento.
"L'avvio della campagna vaccinale fornisce l'attesa luce alla fine del tunnel, ma la nuova ondata, le mutazioni del virus e le misure di contenimento rappresentano rischi al ribasso significativi", ha detto la Lagarde. Che vede una ripresa all'orizzonte, non appena le restrizioni si allenteranno, accompagnata da misure espansive, ripresa della domanda e condizioni favorevoli di credito. Dalla presidente BCE un appello a non sprecare il Recovery Fund: "dovrebbe essere attuato in modo che tutti i Paesi escano dalla crisi più coesi e con strutture economiche più forti. Se attuato come pianificato, Next Generation EU può rafforzare la crescita già da quest'anno". Intanto, sul fronte della cronaca, preoccupa la situazione in Tirolo, proprio nel giorno in cui l'Austria ha riaperto dopo sei settimane di lockdown. Nel Land al confine con l'Italia, il diffondersi della variante sudafricana del virus ha portato il Governo a sconsigliare viaggi a Innsbruck, e a chiedere test per tutti coloro i quali hanno soggiornato nella zona. In Germania infuria il dibattito sull'efficacia dei vaccini contro le mutazioni, dopo i dubbi sorti su Astra Zeneca. Il Ministro della Salute Spahn rassicura. Oltremanica, dove si sono registrate altre 300 vittime, e dove le vaccinazioni corrono, gli over-70 ancora senza vaccino sono stati incoraggiati a prenotare al più presto un appuntamento.
6/2/2021
Relazioni diplomatiche ai minimi tra Europa e Russia, dopo una giornata segnata dagli attacchi di Mosca contro l'Unione e tre Paesi membri.
Dura reazione tedesca all'espulsione di tre diplomatici di Germania, Polonia e Svezia da Mosca, in seguito alla loro presunta partecipazione alle proteste di fine gennaio per la liberazione dell'oppositore Navalny. Berlino ha promesso che queste espulsioni "non rimarranno senza risposta" - e ha convocato, al pari di Varsavia, l'ambasciatore russo per protestare. In conferenza stampa con il presidente francese Macron, la cancelliera Merkel ha definito la mossa russa ingiustificata, "un altro aspetto dell'allontanamento di Mosca dal rispetto dello stato di diritto". "Condanno fermamente quanto è successo, dall'avvelenamento di Navalny, fino all'espulsione dei diplomatici", le ha fatto eco Macron. "A rischio i nostri rapporti con Mosca", ha chiosato minacciosa la Polonia. In precedenza si era chiusa con uno scontro diplomatico la visita dell'Alto Rappresentante Europeo Borrell in Russia. Con Mosca che umiliava lo stesso Borrell, per bocca del Ministro degli Esteri Lavrov: "l'Europa è un partner inaffidabile", arrivava a dire Lavrov, in conferenza stampa proprio a fianco dell'Alto Rappresentante. Lavrov affondava la lama delle sue parole, definendo "malsano" il rapporto tra Bruxelles e Mosca, e -di fronte al timido tentativo di Borrell di protestare per la condanna di Navalny- replicava sprezzante che l'avvelenamento dell'oppositore è una menzogna occidentale.
5/2/2021
Esplode la tensione tra Europa e Russia, dopo l'espulsione di diplomatici di tre Paesi comunitari, e il fallimento della missione a Mosca dell'Alto Rappresentante Europeo Borrell.
Si chiude con uno scontro diplomatico la visita dell'Alto Rappresentante Europeo Borrell in Russia. Con Mosca che umilia lo stesso Borrell, per bocca del Ministro degli Esteri Lavrov: "l'Europa è un partner inaffidabile", arriva a dire Lavrov, in conferenza stampa a fianco dell'Alto Rappresentante. Un punto stampa infarcito di trappole, con i giornalisti vicini a Putin pronti a provocare Borrell, mentre Lavrov affondava la lama delle sue parole, definendo "malsano" il rapporto tra Bruxelles e Mosca, e -di fronte al timido tentativo di Borrell di protestare per la condanna di Navalny- replicava sprezzante che l'avvelenamento dell'oppositore è una menzogna occidentale. E per aggiungere ulteriore sale sulle ferite della Caporetto diplomatica di Borrell, Mosca espelleva in quelle stesse ore diplomatici svedesi, polacchi e tedeschi, per la loro partecipazione alle proteste di massa di fine gennaio, per chiedere la liberazione di Navalny. La Germania rispondeva poche ore dopo, sostenendo che le espulsioni dei diplomatici europei "non rimarranno senza risposta" e convocando l'ambasciatore russo. In conferenza stampa con il presidente francese Macron, la cancelliera tedesca Merkel ha definito la mossa russa ingiustificata, "un altro aspetto dell'allontanamento di Mosca dal rispetto dello stato di diritto". "Condanno fermamente quanto è successo, dall'avvelenamento di Navalny, fino all'espulsione dei diplomatici", le ha fatto eco Macron. "A rischio i nostri rapporti con Mosca", ha chiosato minacciosa la Polonia.
5/2/2021
L'Europa aspetta Draghi, con l'attesa di chi vede nell'ex-presidente BCE la garanzia di un esecutivo che concentrerà i suoi sforzi -tra le altre cose- sul Recovery Fund.
La presidente della Commissione Von Der Leyen, in un'intervista ad un gruppo di giornali europei si lascia andare ad un elogio esplicito: "alla Bce ha svolto un ruolo straordinario, e di questo ne sono tutti consapevoli. Non solo in Italia". Parole che fanno il paio con quelle, mercoledì, del suo vice Schinas. A Bruxelles il premier incaricato raccoglie l'entusiasmo in primis del centrosinistra dei Socialisti e Democratici, cui appartiene il PD, che si espone più degli altri schieramenti all'Europarlamento nell'accogliere la nomina. Perchè, inutile girarci intorno, il successo del Recovery Plan italiano sarà anche il successo dell'Europa, che l'anno scorso per la prima volta ha compiuto il salto nel buio dell'emissione di debito comune. Come scrive il Financial Times, "se il nuovo Governo italiano dovesse fallire nell'usare in maniera ottimale le ingenti somme dei fondi comuitari, le conseguenze per l'Europa e per l'Italia saranno profonde". La BCE insiste: "gli investimenti aggiuntivi nell'ambito di Next Generation EU svolgeranno un ruolo di primo piano nel sostenere la ripresa". Per Francoforte, "la maggior parte degli interventi finanziati dovrebbe essere destinata agli investimenti e alle riforme strutturali". I mercati continuano a premiare la scelta di Draghi: ieri lo spread Btp-Bund ha chiuso a 100 punti base. Ai minimi da cinque anni.
2/2/2021
L'enorme pressione mediatica degli ultimi giorni su Bruxelles ha portato ad una accelerazione della fornitura di vaccini in Europa: prima l'annuncio di AstraZeneca su nove milioni di dosi aggiuntive nel primo trimestre, che portano il totale a 40 milioni, poi quello di Pfizer Biontech, che ha reso noto che fornirà all'Unione fino a 75 milioni di dosi aggiuntive di vaccino nel secondo trimestre, da aprile.
Annuncio confermato dalla presidente della Commissione Von Der Leyen, mentre la Commissaria Kyriakides ha precisato che 18 milioni e mezzo di dosi sono già state consegnate nel Continente. In audizione all'Europarlamento l'italiana Sandra Gallina, Direttrice Generale Salute alla Commissione, nonchè negoziatrice per i vaccini comunitari, ha assicurato che nell'Unione "avremo tutto l'ammontare di dosi per raggiungere il target del 70% di vaccinazioni entro fine estate". Per la Gallina, l'Europa entro giugno centrerà il target di 200 milioni di cittadini vaccinati. La Gran Bretagna intanto continua a macinare contratti, dopo aver raggiunto l'obiettivo della vaccinazione di tutti gli ospiti delle case di riposo inglesi - e dopo aver già vaccinato dieci milioni di persone: Londra ha annunciato che ha prenotato altre 40 milioni di dosi del vaccino francese Valneva, in aggiunta ai 60 milioni concordati. In Germania il colosso Bayer ha reso noto che produrrà il vaccino di Curevac, con un potenziale di 160 milioni di dosi. Curevac dovrebbe ottenere il via libera dell'EMA nel corso del prossimo mese.
1/2/2021
Giorni di polemiche hanno partorito promesse di dosi aggiuntive in arrivo nell'Unione Europea: prima l'annuncio di AstraZeneca su nove milioni di dosi in più nel primo trimestre, che portano il totale a 40 milioni, poi quello di Pfizer Biontech, che ha reso noto che fornirà all'Unione fino a 75 milioni di dosi aggiuntive nel secondo trimestre, da aprile.
Annuncio confermato dalla presidente della Commissione Von Der Leyen, che precisa come la casa farmaceutica potrebbe arrivare ad un totale di 600 milioni di dosi quest'anno. In audizione all'Europarlamento l'italiana Sandra Gallina, Direttrice Generale Salute alla Commissione, nonchè negoziatrice per i vaccini comunitari, ha assicurato che i Europa "avremo tutto l'ammontare di dosi per raggiungere il target del 70% di vaccinazioni entro fine estate". Per la Gallina, l'Europa già entro giugno centrerà il target di 200 milioni di cittadini vaccinati. La Gran Bretagna intanto continua a macinare contratti, dopo aver raggiunto l'obiettivo della vaccinazione di tutti gli ospiti delle case di riposo inglesi - e dopo aver già vaccinato dieci milioni di persone: Londra ha annunciato che ha prenotato altre 40 milioni di dosi del vaccino francese Valneva, in aggiunta ai 60 milioni concordati. In Germania il colosso Bayer ha reso noto che produrrà il vaccino Curevac, con un potenziale di 160 milioni di dosi. Curevac dovrebbe ottenere il via libera dell'EMA nel corso del prossimo mese.
1/2/2021
Dopo giorni di aspre polemiche, Pfizer Biontech ha annunciato che fornirà all'Unione Europea fino a 75 milioni di dosi aggiuntive di vaccino nel secondo trimestre del 2021, quindi a partire da aprile.
Annuncio confermato dalla presidente della Commissione Von Der Leyen, che precisa come la casa farmaceutica potrebbe arrivare ad un totale di 600 milioni di dosi nel corso dell'anno. In Germania questo pomeriggio in programma un summit tra la cancelliera Merkel, i Ministri-presidente dei Laender federali, e i rappresentanti delle case farmaceutiche. Questo nel giorno in cui il colosso Bayer ha annunciato che produrrà il vaccino di Curevac, con un potenziale di 160 milioni di dosi. Curevac è nella fase avanzata delle sperimentazioni cliniche, e dovrebbe ottenere il via libera dell'EMA nel corso del prossimo mese. Il Ministro-presidente bavarese e possibile candidato Cdu/Csu alla cancelleria Soeder intanto lascia intendere che il lockdown in Germania potrebbe venire prolungato oltre il 14 febbraio. Infine, l'NHS, il servizio sanitario britannico, ha annunciato di aver completato la prima fase di vaccinazioni anti-Covid-19 in tutte le case di riposo inglesi. Il Regno Unito mira a garantire una prima dose di vaccino a 15 milioni di persone entro metà febbraio.
30/1/2021
Sul fronte vaccini, anche Moderna ha annunciato un taglio nelle consegne delle dosi. Mentre l'Ema ha approvato il terzo farmaco, che oggi sarà al vaglio dell'Aifa italiana.
Sull'onda delle recenti polemiche, il vaccino Astrazeneca è ufficialmente entrato da ieri nel paniere di medicinali nelle mani dell'Europa per immunizzare la popolazione contro il coronavirus. Come previsto, l'Agenzia europea del Farmaco ha dato il via libera al vaccino, specificando che Astra Zeneca è raccomandato per i maggiori di 18 anni. Germania e Francia però dissentono, e potrebbero iniettarlo solo agli under 65. Dopo l'annuncio del taglio di 75 milioni di dosi sulle consegne previste nel primo trimestre, Astrazeneca ha intanto provato a smorzare lo scontro con Bruxelles, promettendo l'invio di milioni di dosi verso i Paesi comunitari nei prossimi giorni, e sostenendo che la copertura contro i contagi gravi è pari al 100%. L'aria che tira in Commissione non è però delle più favorevoli: dopo giorni di polemiche, l'esecutivo ha pubblicato il contratto firmato con la casa farmaceutica a fine agosto. Su questa base Bruxelles sostiene che l'utilizzo di fabbriche britanniche per rifornire l'Unione "non è un'opzione, ma un obbligo contrattuale". Il contratto tra l'Europa e AstraZeneca "è chiarissimo, ci sono ordini vincolanti", ha rincarato la presidente della Commissione von der Leyen. Intanto proprio l'esecutivo comunitario ha adottato sotto procedura d'urgenza il meccanismo di monitoraggio e autorizzazione dell'esportazione al di fuori dall'Unione dei vaccini anti Covid-19 sino a fine marzo. Un primo assaggio di Europe First, in tema sanitario: in sostanza, i Paesi europei potranno bloccare le esportazioni dei vaccini coperti dagli accordi di pre-acquisto.
29/1/2021
Il vaccino AstraZeneca/Oxford garantisce una copertura "del 100%" contro un contagio "grave" da Covid-19 e contro il rischio di dover essere ricoverati in ospedale. Lo ha detto l'amministratore delegato di AstraZeneca in un briefing online, plaudendo alla decisione europea di approvarne la somministrazioni. Ma anche la Francia, dopo la Germania, esprime dubbi sulla sua efficacia negli anziani.
Nel giorno in cui l'EMA approva il vaccino Astra Zeneca, la Commissione vara lo strumento che -nei fatti renderà- difficile per le aziende farmaceutiche esportare i vaccini prodotti nell'Unione fuori dai confini continentali. Come previsto, l'Agenzia europea del Farmaco ha dato il terzo via libera ad un vaccino, specificando che Astra Zeneca è raccomandato per i maggiori di 18 anni. Una significativa differenza, rispetto alle raccomandazioni tedesche, scettiche sull'uso nella fascia over-65, per la mancanza di dati sull'efficacia. Ma Astra Zeneca, atteso con impazienza al di qua della Manica, è già oggetto di controversie, dopo l'annuncio del taglio di 75 milioni di dosi nel primo trimestre. La Commissione, dopo giorni di polemiche, ha pubblicato il contratto firmato con la casa farmaceutica a fine agosto. Su questa base Bruxelles sostiene che l'utilizzo di fabbriche britanniche per rifornire l'Unione Europea "non è un'opzione, ma un obbligo contrattuale". Il contratto tra l'Unione e AstraZeneca "è chiarissimo, ci sono ordini vincolanti", ha rincarato la presidente della Commissione von der Leyen, alla radio Deutschlandfunk. Intanto proprio l'esecutivo comunitario ha adottato sotto procedura d'urgenza il meccanismo di monitoraggio e autorizzazione dell'esportazione al di fuori dall'Unione dei vaccini anti Covid-19 sino a fine marzo. Un primo assaggio di Europe First, in tema sanitario: in sostanza, i Paesi europei potranno bloccare le esportazioni dei vaccini, qualora gli ordini comunitari non fossero stati ancora soddisfatti.
19/1/2021
Dopo il pacato avvertimento del Commissario agli Affari Economici Gentiloni durante l'Eurogruppo, tocca al collega rigorista Dombrovskis -al termine dell'Ecofin- esplicitare i timori di Bruxelles in merito ai giorni di crisi politica che si vivono in Italia.
"Il lavoro sul Recovery plan italiano è in corso e spero che l'instabilità politica italiana non metta a repentaglio questo lavoro, perché Roma è il maggiore beneficiario e bisogna assicurarsi che i fondi arrivino, sono molto importanti per la ripresa nella Penisola", ha dichiarato il vicepresidente della Commissione. Dombrovskis ha pure ricordato di aver parlato del piano italiano con il Ministro dell'Economia Gualtieri qualche giorno fa, e che i contatti sono sempre in corso. "I lavori avanzano", ha quindi accennato, con una nota di ottimismo. Più in generale Dombrovskis ha notato come molti Paesi stiano avanzando bene con i piani di Recovery, ma c'è ancora molto lavoro da fare, per esempio sulla definizione dei costi, sugli obiettivi finali e su quelli intermedi, e sulla convergenza con le raccomandazioni europee". Il Ministro delle Finanze tedesco Scholz da parte sua ha suonato la carica ai colleghi: l'implementazione del Recovery plan europeo "deve procedere veloce, i fondi sono necessari in modo urgente per la ripresa economica continentale".
15/1/2021
Governo olandese al capolinea, a soli due mesi dalle elezioni generali già in programma. A determinare la caduta dell'esecutivo uno scandalo interno, relativo ai sussidi per l'infanzia.
Una commissione parlamentare ha infatti scoperto il mese scorso che i funzionari del fisco hanno ingiustamente accusato circa 26mila famiglie di frode, facendone indebitare molte per rimborsare le cosiddette indennità per l'infanzia. In realtà, più che di frode vera e propria, si trattava di errori minori nella compilazione delle domande. La scoperta ha agitato le acque del piccolo Paese nordico, portando alcuni partner della coalizione di maggioranza a decidere di concludere anzitempo l'esperienza di Governo. Ipotesi che vedeva contrario il premier Rutte, che resta comunque in carica per gli affari correnti: le elezioni generali si terranno il 17 marzo, e il PVV di Rutte, premier di centrodestra, vola nei sondaggi, sfiorando il 40%. In Germania intanto si è aperto il congresso della CDU, che dovrà eleggere il presidente del primo partito tedesco e -ipoteticamente- candidato cancelliere a settembre, quando Angela Merkel lascerà la politica. Il favorito, nonchè storico rivale della Merkel, Friedrich Merz, ha incassato il pesante appoggio del presidente del Bundestag Schaeuble. Ma i sondaggi mostrano come gli elettori della CDU ritengano i tre sfidanti -Merz, Laschet e Roettgen- poco convicenti, preferendo loro la stessa Merkel e il Ministro-Presidente bavarese Soeder.
15/1/2021
Si apre oggi il Congresso della CDU tedesca, che eleggerà il nuovo presidente del partito, avviando la chiusura dell'era-Merkel, prossima al ritiro dalla politica dopo ben 16 anni al potere. Ma non è affatto detto che il nome che emergerà domani dal voto sarà automaticamente quello del futuro candidato cancelliere.
Tre candidati e due outsider, con vista sulle elezioni di settembre. La successione a Frau Merkel, nella CDU e in Germania, prende il via oggi, con un congresso cristiano-democratico virtuale, causa pandemia, chiamato ad eleggere il prossimo presidente del partito. L'immaterialità del summit rappresenta una metafora perfetta, per uno schieramento che -in primis- è chiamato a colmare il vuoto enorme di una cancelliera considerata ancora il personaggio politico più solido e popolare in Germania. Naufragata e bruciata l'ipotesi dell'ex-delfina Kramp-Karrenbauer, sono tre i candidati presidenti. Favorito appare Friedrich Merz, storico rivale della Merkel: è il più conservatore, nonchè vicino al mondo del business. Dietro di lui inseguono il Governatore del potente Nordreno-Vestfalia Armin Laschet, fino a qualche mese fa sugli allori, poi però sceso nel gradimento, a causa della complicata gestione della pandemia, e il deputato Norbert Roettgen, politicamente meno pesante, ma potenzialmente gradito ai Verdi, nell'ottica di una futura coalizione di Governo. La sfida si annuncia intensa - e non è affatto detto che il vincitore diventerà automaticamente candidato cancelliere del primo partito tedesco: il giovane Ministro della Salute Spahn, abile nel gestire la seconda ondata pandemica, attende da outsider la fase 2, quella elettorale. E nell'ombra pare aspetti anche il Governatore della Baviera Soeder, del partito-gemello CSU.
6/1/2021
La Germania allunga e rafforza il lockdown: come previsto, la cancelliera Merkel ha annunciato -in accordo con i Ministri-Presidenti dei Laender federali- un prolungamento del confinamento fino al 31 gennaio. Restano quindi chiusi negozi, ristoranti, teatri e musei. Spostamenti limitati ad un massimo di 15 chilometri nelle aree più colpite, stop a qualsiasi viaggio per turismo. Anche gli ingressi nel Paese saranno condizionati ad un tampone negativo. Chiuse scuole e asili.
La cancelliera Merkel, finita sotto accusa per gli scarsi approvvigionamenti di vaccino, ha difeso il metodo europeo di contrattazione con le case farmaceutiche. "E' anche nel nostro interesse, che i Paesi vicini ottengano il vaccino", ha detto. L'obiettivo è portare i contagi giornalieri sotto i cinquemila. Va decisamente peggio in Gran Bretagna, dove il terzolockdownè una realtà, e i dati sui contagi indicano un ulteriore aggravamento della situazione, con un record assoluto di oltre 60mila casi giornalieri e 830 vittime. Il segnale più evidente che la cosiddetta "variante inglese" del Covid-19 rappresenta una forma molto contagiosa. Il Governo ormai guarda addirittura a marzo quale possibile mese per l'allentamento dellockdown. Il premier Johnson ha annunciato che sono state vaccinate un milione e 300mila persone. In Olanda il premier Rutteha ammesso l'impreparazione del suo Governo: L'Aja è l'ultimo Paese europeo ad avviare -oggi- le vaccinazioni.
5/1/2021
Dopo l'annuncio del terzo lockdown, i dati sui contagi indicano un ulteriore aggravamento della situazione Oltremanica, con un record assoluto di oltre 60mila casi e 830 vittime. Il segnale più evidente che la cosiddetta "variante inglese" del Covid-19 rappresenta una forma molto contagiosa: nelle ultime due settimane di dicembre il tasso di infezione è salito del 70%. Il Governo ormai guarda addirittura a marzo quale possibile mese per l'allentamento dellockdownin Inghilterra.
"Abbiamo vaccinato oltre 1 milione e 300mila persone nel Paese", ha annunciato il premier Boris Johnson. Londra utilizza anche il vaccino AstraZeneca, non ancora autorizzato in Europa. Questo mentre in Germania la cancelliera Merkel e i 16 Ministri-Presidenti dei Lander federali hanno confermato il prolungamento dellockdownfino al 31 gennaio. Previste limitazioni fino a un massimo di 15 chilometri, per gli spostamenti dalla propria abitazione, nelle aree più colpite. La strategia Merkel e soprattutto la lentezza nella somministrazione dei vaccini è però oggetto di forti critiche nella stampa popolare. In Olanda il premier Rutteha ammesso l'impreparazione del suo Governo: L'Aja è l'ultimo Paese europeo ad avviare le vaccinazioni, nel giorno dell'Epifania. In Spagna, sempre più comunità autonome stanno tornando a limitare le libertà di spostamento. Infine, la Commissione Europea negozia con Pfizer-Biontechun numero addizionale di dosi, mentre si attende il via libera dell'Ema a Moderna - ci sarebbero ancora questioni in sospeso da chiarire.
4/1/2021
Il rischio di rifornimenti vaccinali col contagocce, dopo l'allungamento dei tempi sul vaccino AstraZeneca, ha portato la Commissione Europea a chiedere a Pfizer-Biontechdosi addizionali, oltre a quelle sulle quali esiste un accordo. E che erano già state incrementate: 80 milioni di dosi in più per Moderna -160 milioni in totale- e 100 milioni in più per Pfizer - 300 milioni in totale.
Proprio il previsto OK dell'Ema su Moderna, il giorno dell'Epifania, potrebbe dare ulteriore respiro ai rifornimenti europei, per ora limitati ad una sola casa farmaceutica. Questo mentre la Gran Bretagna ha avviato ufficialmente la vaccinazione con AstraZeneca: il primo ad essere vaccinato è stato BrianPinker, un paziente di 82 anni. Il sistema sanitario britannico, travolto dalla cosiddetta "variante inglese" del coronavirus, ha accelerato: già 700 i siti aperti per la vaccinazione, che dovrebbero salire a mille entro fine settimana. Il premier Johnson parla di un ulteriore giro di vite per le restrizioni. In Germania la Bild Zeitung annuncia che il Governo federale e i Laender avrebbero trovato l'accordo per estendere il lockdown fino al 31 gennaio. Nel Paese, la quota di vaccinati è salita a 265mila, più del doppio dell'Italia. E nella Penisola iberica, la comunità catalana ha annunciato nuove restrizioni alla mobilità, con l'impossibilità di lasciare il proprio comune per dieci giorni a partire dal 7 gennaio.
28/12/2020
Solo tre giorni all'addio definitivo della Gran Bretagna all'Unione Europea, con la fine del periodo di transizione. Dopodomani Westminster voterà sull'intesa di partnership commerciale con Bruxelles. E c'è una novità che riguarda l'Erasmus.
Una parte del Regno Unito continuerà a beneficiare del programma Erasmus anche dopo Brexit: gli studenti nordirlandesi potranno infatti continuare gli scambi di studio nelle università europee, grazie al finanziamento della Repubblica d'Irlanda, che coprirà le loro spese. Un altro mattoncino nel mantenimento dell'unità dell'Isola di Smeraldo, dopo l'intesa di divorzio tra Londra e Bruxelles, che ha già nei fatti creato una barriera commerciale nel Mare d'Irlanda tra l'Ulster e il resto della Gran Bretagna. Questo mentre il premier Johnson ha scelto il fidato Sunday Telegraph per promettere grandi cambiamenti all'orizzonte, e per invitare il Paese a cogliere le opportunità offerte da Brexit. Ha ammesso, Johnson, che l'intesa non arriva fin dove Londra avrebbe desiderato, ma pur sempre di un compromesso si è trattato. Intanto si va definendo la nuova struttura che vigilerà e supervisionerà sul rispetto degli accordi presi tra i due blocchi: avrà un Consiglio di Direzione, dove siederanno la Commissione e il Governo britannico, conterà 18 comitati specializzati, e potrebbe persino avere una sua mini-assemblea parlamentare.
27/12/2020
Esaurita l'analisi del mastodontico accordo da oltre 1200 pagine su Brexit, si delineano -a soli quattro giorni dal divorzio definitivo tra Londra e Bruxelles- le conseguenze pratiche anche per la libera circolazione dei cittadini. Che -va precisato subito- finirà il primo gennaio.
Poco cambierà per chi si reca Oltremanica per soggiorni di breve durata, ma da ottobre sarà accettato solo il passaporto, con validità di almeno sei mesi. Per visite Oltremanica fino a sei mesi non serve il visto, ma oltre quella soglia ne occorrerà uno per poter studiare o lavorare. In quest'ultimo caso, attenzione al nuovo sistema di immigrazione a punti, che garantisce un permesso di residenza a patto però che si abbia una buona conoscenza dell'inglese, un'offerta di lavoro tra le mani e un salario minimo dii oltre 26mila sterline. Eccezioni sono previste per i lavoratori della sanità e per altre professioni qualificate. Non ci sarà più neppure un riconoscimento automatico delle qualifiche professionali. Per lo studio, si chiude la finestra Erasmus, nonostante il premier britannico Johnson avesse garantito a gennaio che la Gran Bretagna non sarebbe uscita dal programma comunitario. Dal prossimo anno accademico, le università britanniche saranno dunque fuori dai nostri radar: vi potrà studiare solo chi passa le selezioni e avrà un patrimonio sufficiente per pagarne le costosissime rette, oltre 30mila euro l'anno - ovviamente previa conferma del visto.
27/12/2020
1246 pagine, per un trattato che regolerà negli anni a venire le relazioni tra Unione Europea e Gran Bretagna dopo il divorzio.
Confermati i punti chiave già resi noti nelle prime ore: nessun dazio e nessuna quota sulle merci che rispettano le regole di origine, ma ciò non eviterà il peso della burocrazia per le aziende che esportano sulle due sponde della Manica. I primi giorni di gennaio saranno un test importante per i porti di confine. Il terreno di gioco dovrà essere equo negli standard sociali e ambientali, per evitare il dumping, ma -premesso questo- Londra non sarà obbligata a copiare la legislazione europea. Anche sugli aiuti di Stato potrà scrivere le proprie regole: qualsiasi violazione palese della concorrenza finirà al giudizio di un arbitrato, che potrà imporre dazi punitivi. Nel limbo restano i servizi finanziari e la protezione dei dati, mentre in tema di sicurezza Londra resta in Europol ma perde l'accesso ad alcuni database. Fuori dall'intesa infine il settore audiovisivo, con il Regno Unito che ospita circa 1400 emittenti - il 30% di tutti i canali nell'Unione: i fornitori di servizi tv e video on demand britannici non saranno più in grado di offrire prodotti ai telespettatori europei.
26/12/2020
La Commissione Europea ha presentato la proposta per una Riserva di adeguamento per Brexit, che avrà un budget complessivo di 5 miliardi, e attutirà le conseguenze economiche e sociali negative negli Stati membri e nei settori più colpiti. Intanto è pubblico il testo dell'intesa.
1246 pagine, per unmaxitrattatoche regolerà negli anni a venire le relazioni tra Unione Europea e Gran Bretagna dopo il divorzio. La Commissione Europea ha pubblicato il testo integrale dell'intesa raggiunta con Londra la Vigilia di Natale. Confermati i punti chiave già resi noti nelle prime ore: nessun dazio e nessuna quota sulle merci che rispettano le regole di origine, ma ciò non eviterà il peso della burocrazia per le aziende che esportano sulle due sponde della Manica. I primi giorni di gennaio saranno un test importante per i porti di confine. Il terreno di gioco dovrà essere equo negli standard sociali e ambientali, per evitare il dumping, ma -premesso questo- Londra non sarà obbligata a copiare la legislazione europea. Anche sugli aiuti di Stato potrà scrivere le proprie regole: qualsiasi violazione palese della concorrenza finirà al giudizio di un arbitrato, che potrà imporre dazi punitivi. I trasporti saranno garantiti, ma finirà la libera circolazione: servirà il visto, per chi vorrà fermarsi Oltremanica per oltre un semestre, mentre scatta il sistema di immigrazione a punti per chi vi vuole lavorare. E finisce il riconoscimento reciproco delle qualifiche professionali. Nel limbo restano i servizi finanziari e la protezione dei dati, mentre in tema di sicurezza Londra resta in Europol ma perde l'accesso ad alcuni database. Fuori dall'intesa infine il settore audiovisivo: i fornitori di servizi tv e video on demand britannici non saranno più in grado di offrire prodotti ai telespettatori europei.
26/12/2020
Dopo l'intesa su Brexit, la Gran Bretagna punta ora a risolvere in tempi rapidi la crisi dei tir ancora bloccati nel Kent.
Oltre 1100 militari sono stati dispiegati per agevolare la somministrazione dei tamponi e la distribuzione di acqua e cibo alle migliaia di camionisti che hanno trascorso il giorno di Natale nelle cabine dei tir. 4500 camion sono riusciti tra la Vigilia e Natale a rientrare sul Continente, attraversando la Manica, come confermato dal porto di Calais, che prevede la soluzione della crisi nella giornata di oggi. Previsione forse un po' troppo ottimista, almeno guardando alla situazione lato britannico, dove ancora ieri erano migliaia i camionisti bloccati. Eseguiti 10mila test, con solo 24 positivi al coronavirus riscontrati. Ieri Brexit è stata oggetto di un briefing mattutino a Bruxelles tra il caponegoziatore comunitario Barnier e i 27 rappresentanti dei Paesi membri: il testo dell'intesa, oltre mille pagine, passa ora all'esame delle capitali europee, mentre Westminster voterà mercoledì e l'Europarlamento si esprimerà il prossimo mese - motivo per il quale l'intesa entrerà in vigore il primo gennaio in forma provvisoria. La Commissione Europea dal canto suo ha presentato la proposta di un fondo di emergenza di cinque miliardi, a supporto dei Paesi e dei settori -come la pesca- che risentiranno maggiormente dei contraccolpi legati all'uscita definitiva della Gran Bretagna dall'Unione Europea.
25/12/2020
Un briefing la mattina di Natale, prima assoluta a Bruxelles, ha chiuso -lato europeo- il negoziato Brexit, dopo l'accordo siglato in extremis tra Gran Bretagna e Unione.
L'ultimo atto del caponegoziatore comunitario Barnier è stato incontrare i 27 ambasciatori nella capitale europea, per aggiornarli sui risultati delle trattative. L'intesa entrerà in vigore in via provvisoria il primo gennaio, in quanto per quella data avrà votato solo il Parlamento britannico - l'Europarlamento lo farà con ogni probabilità alla prima occasione utile a gennaio, dopo il via libera dei Governi comunitari. Nei prossimi giorni il testo sarà attentamente analizzato in tutta l'Unione: i toni, pur soddisfatti, spaziano tra il trionfalismo di Londra - dove il premier Johnson regala l'ottimismo della ritrovata libertà, e la soddisfazione triste di Bruxelles, dove l'intero negoziato di Brexit è stato vissuto come una sconfitta, della quale era importante limitare i danni. Il mantenimento del traffico commerciale senza dazi o quote è visto da entrambi i blocchi come un successo, anche se questo non scongiurerà maggiore burocrazia e controlli doganali, mentre la City di Londra aspetta di capire cosa ne sarà dei servizi finanziari, praticamente esclusi dall'intesa. Non è un dettaglio di poco conto. Da Calais arriva intanto la notizia che la coda di tir bloccati Oltremanica è in via di smaltimento, con quasi 4000 camion rientrati sul Continente in 48 ore.
24/12/2020
Arriva alla Vigilia di Natale la storica intesa post-Brexit, che getta le basi della partnership futura, commerciale ma non solo, tra Unione Europea e Gran Bretagna. L'accordo entrerà in vigore il primo gennaio. Migliaia di pagine, che coprono gli scambi tra i due blocchi, la sicurezza e la governance delle relazioni future. "E' ora di lasciarci Brexit alle spalle, il nostro futuro è Made in Europe", ha dichiarato la presidente della Commissione VonDerLeyen, secondo cui l'intesa è equa e bilanciata.
"Abbiamo ripreso il controllo delle nostre leggi e del nostro destino", ha commentato il premier britannico Johnson, secondo cui l'intesa vale 660 miliardi di sterline l'anno, proteggendo i posti di lavori e permettendo un commercio senza dazi e senza quote tra Gran Bretagna e Unione Europea. In realtà non è esattamente così, in quanto ci saranno controlli doganali e le aziende dovranno pagare i costi di certificazione dell'origine delle merci - l'inizio del 2021 non sarà insomma una passeggiata. I servizi finanziari, cruciali per la City di Londra, sono relegati ad una fumosa dichiarazione di equivalenza, e servirà un accordo separato. Il nodo della pesca è stato superato con un periodo transitorio di oltre cinque anni, nel corso dei quali la quota di pescato europea nelle acque britanniche sarà ridotta di un quarto. Vittima dell'intesa sarà l'Erasmus, con le università britanniche che usciranno dal programma europeo di scambio. La partnership non copre aree-chiave quali politica estera, sicurezza esterna e difesa. La Corte di Giustizia Europea non avrà voce in capitolo su eventuali controversie, che saranno regolate da un arbitrato indipendente. Il Parlamento britannico si riunirà per votare il 30 dicembre, mentre l'Europarlamento esaminerà il testo dell'intesa a gennaio.
24/12/2020
Intesa post-Brexit davvero ad un passo, con tutte le indiscrezioni che lasciano pensare che i negoziati siano praticamente finiti.
Un aereo della RAF sarebbe da poco atterrato a Bruxelles per riportare a casa i negoziatori britannici, mentre la sterlina saliva nei cambi e una delle figure-chiave di Brexit, l'ex-leader UKIP NigelFarage, dichiarava "la guerra è finita". Sembra che l'intesa sia già pronta, ma per tutta la mattinata i negoziatori europei e britannici hanno lavorato per controllare il testo e limare gli ultimi dettagli. Superato l'ultimo scoglio della pesca, con un compromesso che dovrebbe collocarsi a metà strada tra le esigenze dei due blocchi: in sostanza, ci dovrebbe essere un taglio delle quote di pescato per le flotte europee pari al 25% per un periodo transitorio di cinque anni e mezzo,dopodichèLondra riprenderà pieno possesso delle sue acque e l'Europa dovrà negoziare ogni anno l'accesso dei suoi pescatori. La buona notizia è che l'intesa evita il rischio caos nei commerci, con l'eliminazione di dazi e tariffe - che sarebbero entrati in vigore il primo gennaio, oltre al caos alle frontiere - scene peraltro già assaggiate in questi giorni causa coronavirus. Lato europeo, il via libera dei 27 Stati membri dovrebbe supplire almeno fino a inizio anno alla mancata approvazione dell'Europarlamento, che arriverà comunque a inizio gennaio, mentre lato britannico si attende una convocazione straordinaria del Parlamento il 30 gennaio.
22/12/2020
L'annuncio arriva prima di cena, spianando la strada all'avvio della vaccinazione in Europa contro il coronavirus.
La presidente della Commissione VonDerLeyen conferma il via libera condizionato di Bruxelles alla immissione in commercio del vaccino Pfizer/Biontech, e annuncia che presto altri vaccini seguiranno. I Paesi europei si preparano già ad effettuare le prime vaccinazioni tra il 27 e 29 dicembre, mentre da gennaio scatterà quella di massa. Dall'Ema, che in precedenza aveva dato luce verde, arrivano rassicurazioni: "al momento non ci sono indicazioni che il vaccino non possa funzionare contro la variante del Covid-19", ha detto la direttrice esecutivaEmerCooke. La Cooke garantisce anche sulla sicurezza ed efficacia del medicamento. Dalla Germania il capo diBiontech,Sahinaggiunge che la copertura garantita è di almeno un anno. I primi vaccini usciranno dai cancelli dello stabilimento belga di Pfizer, per approdare in tutta Europa. Un'Europa che intanto ha isolato la Gran Bretagna, fermando gli ingressi dal Regno Unito. Uno dopo l'altro, seguiti da decine di altri Stati del mondo, quasi tutti i Paesi dell'Unione hanno vietato i voli in arrivo, pur con orizzonti temporali diversi. Complicata la situazione al porto britannico di Dover, con il traffico merci verso la Francia è bloccato, a causa della chiusura delle frontiere. Una telefonata tra i leader britannico e francese, Johnson eMacron, non ha risolto lo stallo.
21/12/2020
L'Europa si prepara ad avviare le vaccinazioni contro il Coronavirus subito dopo Natale, in seguito al via libera dell'EMA al vaccino Pfizer/Biontech.
Tra il 27 e 29 dicembre i primi vaccinati, in quella che si prevede una partenza simbolica, seguita nei diversi Paesi da una maratona che durerà mesi. "Al momento non ci sono indicazioni che il vaccino non funzionerà contro la variante del Covid-19", ha dettoEmerCooke, direttrice esecutiva Ema. La Cook garantisce anche sulla sicurezza ed efficacia del vaccino, che ha ricevuto in serata la benedizione della Commissione Europea, ultimo step burocratico di approvazione per la sua commercializzazione. MarcoCavaleri, responsabile dell'unità sulle minacce biologiche e strategia vaccinale all'EMA, precisa: "per costringerci ad aggiornare il vaccino con i nuovi ceppi il virus dovrebbe cambiare in modo sostanziale". Altro fronte aperto per l'Europa sono i collegamenti con la Gran Bretagna, epicentro della nuova mutazione: gli esperti comunitari appoggiano un approccio coordinato, ma chiedono di tenere aperte le frontiere interne di Schengen. Sorprende in questo senso la dichiarazione del sottosegretario agli Interni Sibilia, che ipotizza uno stop ai voli anche con Olanda e Lussemburgo. Questo mentre il Regno Unito è sempre più isolato: sono ormai oltre 30 i Paesi, la metà dei quali europei, ad aver chiuso i collegamenti aerei - tra gli ultimi a farlo Spagna, India, Svizzera e Russia.
21/12/2020
Inizieranno già a fine dicembre, con ogni probabilità il 27, le vaccinazionianticoronavirusin Europa, dopo il via libera dell'EMA al vaccino Pfizer/Biontech.
"Al momento non ci sono indicazioni che il vaccino non funzionerà contro la variante del Covid-19", ha detto EmerCooke, direttrice esecutiva Ema. Per la Cook, "è possibile garantire ai cittadini europei la sicurezza e l'efficacia di questo vaccino, che soddisfa gli standard di qualità necessari". E MarcoCavaleri, responsabile dell'unità sulle minacce biologiche e strategia vaccinale, rassicura: "anche se non abbiamo ancora una conferma definitiva, riteniamo molto probabile che il vaccino proteggerà anche dalla nuova variante. E sottolinea come "sarebbe preoccupante se avessimo mutazioni multiple, soprattutto sulla proteinaspike. Per costringerci ad aggiornare il vaccino con i nuovi ceppi il virus dovrebbe cambiare in modo sostanziale". A questo punto la ratifica finale della Commissione è pura formalità, come annunciato dalla stessa presidente VonDerLeyen. C'è intanto attesa su una posizione comune europea nei confronti della libertà di circolazione con la Gran Bretagna: gli esperti comunitari appoggiano un approccio coordinato, ma chiedono di tenere aperte le frontiere interne di Schengen. Questo mentre il Regno Unito è sempre più isolato: sono ormai 30 i Paesi, la metà dei quali europei, ad aver chiuso lo spazio aereo - tra gli ultimi a farlo Spagna, India, Svizzera e Russia. Il Ministro francese dei TrasportiDjebbariha anticipato che l'intenzione è attuare un protocollo sanitario europeo solido, affinché i flussi dal Regno Unito possano riprendere.
19/12/2020
Si naviga a vista su Brexit, con la scadenza negoziale di domani sera imposta dal Parlamento Europeo, sulla quale però Londra non ha fatto una piega.
"E' il momento della verità, resta poco tempo per garantire l'entrata in vigore dell'accordo il 1° gennaio", ha riferito ieri all'Europarlamento il caponegoziatore comunitario Barnier, frustrato da tutti gli ultimatum che hanno segnato oltre tre anni di trattative. "La possibilità di un'intesa c'è, ma il cammino è molto stretto, dobbiamo prendere decisioni e ognuno deve assumersi le sue responsabilità", ha chiosato Barnier. Il Governo britannico mantiene "la porta aperta" per un'intesa di libero scambio in extremis sul dopo-Brexit, e il negoziato "continua", ma "ci sono cose che sembrano difficili" da risolvere, ha risposto a distanza il premier britannico Johnson. Il melodramma è all'apice: la questione pesca, che sembrava passata in secondo piano, è riesplosa, mentre pare che tra i mille paradossi negoziali ci sia persino il "no" britannico a regole d'ingaggio squilibrate negli aiuti di Stato - proprio il terreno su cui Bruxelles ha bacchettato per mesi Londra. A Westminster intanto i deputati sono rassegnati ad aspettare la possibile chiamata d'urgenza in pieno periodo natalizio, per votare in fretta e furia un'eventuale accordo. I km di tir già in coda a migliaia sulle due sponde della Manica in questi giorni ci rammentano però del caos che incombe in caso di no deal.
15/12/2020
Multe fino al 10% del fatturato per i giganti tecnologici che si rendono colpevoli di gravi violazioni della concorrenza.
E' uno dei punti forti della proposta di regolamento sul Mercato Unico Europeo dei Servizi Digitali, che la Commissione presenterà oggi. Bruxelles va dunque all'attacco delle multinazionali del web, finora padrone quasi incontrastate del mercato di settore. "Gli interessi economici e politici di poche aziende non dovrebbero dettare il nostro futuro. L'Europa deve stabilire i propri termini e le proprie condizioni": con questa motivazione i due Commissari responsabili del dossier, la daneseVestagere il francese Breton, motivano le loro scelte. Secondo alcune anticipazioni, nel primo pilastro della proposta, il Digital Services Act, l'esecutivo comunitario richiederà alle società tecnologiche "molto grandi" come Google, Amazon, Facebook, Apple e Microsoft di assumersi una maggiore responsabilità per la moderazione dei contenuti che circolano sulle loro piattaforme. Se non lo faranno, dovranno pagare ammende fino al 6% del loro giro d'affari globale. Più pesanti le sanzioni nel caso di pratiche sleali di mercato: nel Digital Markets Act, secondo pilastro del pacchetto, Bruxelles prevede multe fino al 10% del fatturato per chi stronca la concorrenza, e apre alla possibilità della separazione strutturale dei servizi europei delle aziende.
12/12/2020
Unione Europea e Gran Bretagna tentano il miracolo di arrivare ad un'intesa di partenariato sulla fase post-Brexit entro domani, o quantomeno porre delle serie fondamenta, per chiudere prima di Natale. Mentre i negoziatori restano riuniti a oltranza a Bruxelles, ieri gli umori tra i leader non erano dei migliori.
"C'è ancora della strada da fare, speriamo si facciano progressi, ma al momento appare molto probabile che la soluzione finale sarà quella di un no deal", ha spiegato il premier britannico Johnson, che continua a privilegiare in alternativa il modello australiano - nei fatti una cooperazione non vincolante, dunque non paragonabile ad un accordo commerciale. L'ex-premier australianoTurnbullha già avvertito che quel modello, tanto celebrato da Johnson, porta più problemi che vantaggi. Non molto diversa la visione della presidente della Commissione VonDerLeyen, che -informando ieri i 27 leader europei sul fallimento del suo faccia a faccia con Johnson- ha concordato con il premier britannico che l'uscita definitiva di Londra senza intesa appare ora lo scenario più probabile. E mentre numerosi Paesi europei cominciano a guardare con preoccupazione ai contraccolpi commerciali del nodeal, il premier Conte prova a rassicurare le imprese: "dobbiamo prepararci ad una hard Brexit, come Italia l'abbiamo fatto da tempo, abbiamo predisposto tutto".
11/12/2020
Intesa sui tagli alle emissioni inquinanti, via libera aMese Recovery Fund, verso sanzioni alla Turchia: la due giorni di vertice comunitario centra gli obiettivi minimi, salvando così la presidenza europea della cancelliera tedesca Merkel.
"Ora dobbiamo accelerare l'erogazione dei finanziamenti", incita la Merkel, guardando ai 750 miliardi del fondo per la ripresa, mentre sull'accordo climatico la cancelliera mostra ancora maggiore soddisfazione: "un programma che ci traghetta nel futuro e che ci porta al vertice Onu con una posizione unica - è valsa la pena non dormirci una notte", scherza - ma non troppo. I 27 Paesi hanno trovato l'intesa per un taglio delle emissioni pari al 50% entro il 2030, 15 punti in più rispetto all'obiettivo precedente, ma hanno dovuto sopportare fino a notte fonda l'ostruzionismo polacco, che chiede sostanzialmente più soldi in cambio del rinnovamento energetico. I Governi polacco e ungherese si confermano un serio problema per l'Europa. Sulle possibili sanzioni alla Turchia, Grecia e Cipro strappano solo un impegno a tornare su una loro implementazione in primavera - decisivo il "no" tedesco, che non vuole rovinare le relazioni commerciali. Un "no" che incassa il plauso soddisfatto di Ankara. Infine, appello dei 27 alla Libia, affinché "rilasci immediatamente i pescatori italiani trattenuti da settembre".
11/12/2020
Vertice europeo concluso dunque con una serie di intese: a parte quella sugli obiettivi climatici e il taglio delle emissioni, il più importante riguarda sicuramente il via libera al Recovery Fund - i 1800 miliardi di euro tra fondo per la ripresa e bilancio settennale, che nelle intenzioni dovranno promuovere il rilancio economico in Europa.
La presidente della Commissione VonDerLeyenha garantito che sul rispetto dello stato di diritto Bruxelles non si perderà un singolo caso di possibile infrazione, anche se l'attesa per il pronunciamento della Corte di Giustizia allungherà inevitabilmente i tempi. Polonia e Ungheria sono avvisate. Sentiamo cosa ha detto poco fa il premier Conte. Su Brexit, i leader restano in attesa di sviluppi entro dopodomani: la VonDerLeyenha confermato che domenica si deciderà se esistono le condizioni per sottoscrivere un'intesa di partenariato. Altrimenti sarà nodeal - al momento il risultato più verosimile. Cresce la tensione sulla Turchia: i 27 leader hanno non solo allungato la lista di entità e individui turchi colpiti da misure restrittive, ma hanno messo in canna la possibilità di varare in primavera sanzioni contro Ankara, ricalcando la mossa statunitense. E infine, tornando al fronte economico, via libera definitivo dei leader alla riforma delMes, con l'introduzione di un paracadute finanziario per il fondo salva-banche.
11/12/2020
Prende il largo dopo settimane di veto polacco-ungherese il Recovery Fund europeo, maxipiano da 750 miliardi ideato per ridare ossigeno all'economia e rilanciare l'Unione dopo la crisi pandemica.
Sminato il terreno grazie al compromesso servito mercoledì dalla presidenza tedesca, e fornite le ultime rassicurazioni a chi temeva un arretramento eccessivo di fronte al rispetto dello stato di diritto in Ungheria e Polonia, che hanno comunque incassato la possibilità di dilazionare nel tempo ogni meccanismo sanzionatorio, il fondo per la ripresa -insieme al bilancio settennale europeo- entrerà in vigore nel 2021, anche se i primi soldi veri confluiranno nei budget nazionali non prima della tarda primavera. "Questo significa poter sbloccare le ingenti risorse destinate all'Italia: 209 miliardi. Ora avanti tutta con la fase attuativa: dobbiamo solo correre!", commenta soddisfatto il premier Conte, mentre il presidente franceseMacronparla di accordo robusto - "avanziamo uniti, mantenendo i nostri valori". Primi commenti positivi anche dall'Europarlamento, il cui assenso è fondamentale. Con un rischio di nodealsu Brexit tra 20 giorni a turbare la serata dei leader, che aspettano però domenica prima di valutare il da farsi, il summit è stato animato dalla battaglia sull'obiettivo di riduzione del 55% delle emissioni inquinanti entro il 2030 - ancora una vota il blocco dell'Est sulle barricate, mentre la Grecia ha agitato la discussione premendo per sanzioni contro la Turchia.
11/12/2020
Accordo raggiunto e tutti soddisfatti a Bruxelles sul varo del Recovery Fund, una potenza di fuoco complessiva da 1800 miliardi - se unita al bilancio settennale comunitario.
"Questo significa poter sbloccare le ingenti risorse destinate all'Italia: 209 miliardi. Ora avanti tutta con la fase attuativa: dobbiamo solo correre!", commenta soddisfatto il premier Conte, mentre il presidente franceseMacronparla di accordo robusto - "avanziamo uniti, mantenendo i nostri valori". Esultano pure i guastatori: "abbiamo difeso gli interessi ungheresi", tuona il premier Orban, che col premier polaccoMorawieckirivendica di avere ricevuto forti garanzie dall'Europa. La verità sta nel mezzo: per consentire la partenza del fondo europeo per la ripresa, che tra ratifiche e approvazione dei piani nazionali non comincerà ad erogare fondi prima della tarda primavera, l'Europa ha sì mantenuto invariata la condizionalità legata al rispetto dello stato di diritto, ma solo dal prossimo gennaio, e introducendo una serie di caveat -tra i quali il giudizio della Corte di Giustizia, alla quale Budapest e Varsavia intendono già rivolgersi- che potrebbero ritardare di mesi ogni azione punitiva. Il vertice ha avuto unreplaybarricaderodi Polonia e Ungheria -insieme a Repubblica Ceca- sui tagli alle emissioni inquinanti del 55% entro il 2030, mentre Grecia e Austria hanno spinto per un giro di vite più coraggioso sulla Turchia. Rinnovate infine per altri sei mesi le sanzioni alla Russia.
10/12/2020
Vicini all'intesa per l'avvio del Recovery Fund, i leader europei cercano anche l'accordo sulla riduzione delle emissioni inquinanti al vertice di Bruxelles. Sul Fondo per la Ripresa dichiarazioni rassicuranti all'arrivo, a partire da chi fino ad oggi ha tenuto l'Unione col fiato sospeso.
Il premier ungherese Orban ha parlato di negoziati ad un centimetro dall'intesa, augurandosi persino una lotta per l'unità europea. "Dobbiamo evitare decisioni arbitrarie" nelle regole sullo stato di diritto, gli ha fatto eco il premier polaccoMorawiecki. La realtà è che i 1800 miliardi europei, tra bilancio settennale e fondo per la ripresa, finalmente partiranno, ma dopo aver sacrificato in parte la condizionalità sullo stato di diritto -e il suo rispetto- sull'altare di un meccanismo reso più farraginoso, che introdurrebbe il giudizio della Corte di Giustizia Europea sulla sua legittimità, rendendone più tortuoso l'utilizzo. Resta la sostanza, si modifica la forma: tutti i leader spingono per chiudere. Complicata anche la trattativa sulla riduzione delle emissioni inquinanti del 55% entro il 2030: la discussione in materia è stata interrotta, con i Paesi dell'Est ancora una volta sulle barricate. Approvate le conclusioni su coronavirus, altro tema di scontro è la Turchia, con il cancelliere austriacoKurzche premer per nuove sanzioni contro Ankara, come reazione alle sue violazioni del diritto internazionale.
10/12/2020
Un possibile compromesso per salvare capra e cavoli, del quale però si discuterà oggi pomeriggio per ottenere l'avallo di tutti i Paesi europei: dopo settimane di minaccia di veto, Polonia e Ungheria -più Varsavia che Budapest, in realtà, stando alle prime dichiarazioni-avrebbero raggiunto un'intesa con la presidenza di turno tedesca, per diluire nel tempo il meccanismo di condizionalità sullo stato di diritto, che tanto allarma le due capitali, sotto pressione europea per averlo ripetutamente violato.
In sostanza, nelle conclusioni del vertice europei di oggi si suggerirebbe di attendere la pronuncia della Corte di Giustizia Europea sulla legittimità di questo nuovo strumento. La Commissione dal canto suo potrà preparare delle linee guida sul regolamento connesso alla condizionalità, ma nei fatti si allungherà il loro processo di introduzione, facendo guadagnare mesi preziosi a Ungheria e Polonia, che potranno passare all'incasso sia dei fondi strutturali sia di quelli pandemici. Varsavia e Budapest potranno quindi rivendicare di aver bloccato -anche solo temporaneamente- le nuove regole, e l'Europa potrà rivendicare di non aver ceduto sullo stato di diritto. Pura realpolitik. Qualora questo compromesso dovesse però naufragare, e qualora perdurasse il veto dei due Paesi, sarebbe inevitabile una cooperazione rafforzata a 25 per avviare -con ulteriori mesi di ritardo- il Recovery Fund.
8/12/2020
Sarà dunque un faccia a faccia tra la presidente della Commissione VonDerLeyene il premier britannico Johnson nei prossimi giorni a Bruxelles a porre fine alla saga di Brexit.
Dopo una seconda telefonata interlocutoria, i due hanno dato mandato ai rispettivi team negoziali di preparare una panoramica delle questioni ancora aperte -pesca, aiuti di Stato e governance futura-affinchèvenga discussa vis a vis. Su questi tre dossier la diversità di vedute resta significativa: probabilmente l'incontro si svolgerà a margine del Consiglio Europeo, in programma giovedì e venerdì, quando nella capitale belga arriveranno anche i pesi massimi europei Merkel eMacron. Da parte britannica è emerso che lo stallo totale si protrae da venerdì, il che rende necessario spostare le trattative da un piano tecnico a uno politico, per evitare il nodeal il primo gennaio. Parlando in Parlamento, la Ministra britannicaMordauntha detto ieri che l'unico accordo possibile è quello compatibile con la ritrovata sovranità britannica - in alternativa Londra propone un'intesa simile a quella che regola i rapporti Europa-Australia. Più tardi il Governo britannico ha lanciato però segnali distensivi, offrendo di ritirare dalla nuova legge sul Mercato Interno le clausole che violerebbero l'intesa di divorzio già raggiunta, e che metterebbero a repentaglio la stabilità dell'Irlanda del Nord. Questo, a patto di un accordo sul nuovo partenariato post-Brexit.
7/12/2020
Ore decisive e drammatiche per il futuro della partnership tra Europa e Gran Bretagna dal primo gennaio. Alle 17 è iniziata la telefonata tra la presidente della Commissione VonDerLeyene il premier britannico Johnson, per fare il punto negoziale e decidere le prossime mosse, dopo i due giorni di trattative supplementari decisi sabato.
Dialogo difficile, tanto che i due avrebbero interrotto la telefonata mezz'ora fa per prendersi una pausa. Sempre la Von Der Leyen ha avuto una videoconferenza con il presidente europeo Michel e i leader francese e tedesca, Macron e Merkel. Le chances di un'intesa sul futuro post-Brexit vengono date a non più del 50%, mentre il caponegoziatore europeo Barnier apre a una scadenza negoziale che non superi mercoledì, prima del vertice comunitario a Bruxelles. Parallelamente, in queste ore si sta giocando un'altra partita negoziale a Westminster, dove i Comuni stanno dibattendo il disegno di legge sul mercato interno, oggetto di un aspro rimpallo con la Camera dei Lord. Una legge che contiene clausole in palese violazione dell'intesa di divorzio tra Unione Europea e Gran Bretagna, entrata in vigore lo scorso febbraio. Ebbene, il Governo britannico ha teso poche ore fa un ramoscello d'ulivo a Bruxelles, dicendosi disposto a rimuovere i paragrafi più controversi, relativi alle dichiarazioni doganali e agli aiuti di Stato, che rischierebbero di reintrodurre un confine fisico tra le dueIrlande- a condizione però che emerga un'intesa soddisfacente dai negoziati di queste ore.
7/12/2020
Ultimatum europeo a Ungheria e Polonia sul Recovery Fund: 48 ore per tornare a bordo, togliendo il veto legato allo stato di diritto, o perdere l'accesso a miliardi di fondi europei.
Alla fine laBundeskanzlerinMerkel ha perso la pazienza: di fronte al ripetuto diniego polacco-ungherese di trovare soluzioni accettabili per tutti, Parlamento Europeo compreso, la presidenza di turno tedesca ha emesso il suo ultimatum nei confronti di Budapest e Varsavia: due giorni di tempo, fino a mercoledì, per sanare la rottura e togliere il veto su bilancio settennale europeo e Recovery Fund, oppure gli altri 25 Paesi andranno avanti da soli. Berlino decide insomma di andare a vedere il bluff, se esiste, nella partita a poker che i due Paesi dell'Est hanno intavolato con l'Europa a fine novembre. L'azzardo tedesco è insomma quello di rischiare ulteriori ritardi nell'erogazione dei fondi europei, e di partire nel 2021 con un bilancio comunitario provvisorio - ma di esplorare comunque una cooperazione rafforzata a 25, o addirittura un trattato intergovernativo ad hoc, che permetta al Fondo Europeo per la Ripresa di partire. Dall'altra parte Ungheria e -soprattutto- Polonia saranno disposte a perdere i preziosi miliardi del Recovery Fund, e in prospettiva anche quelli dei fondi strutturali, principali artefici dello sviluppo del Pil nei due Paesi per ben 15 anni, pur di evitare le condizionalità europee sul rispetto dello stato di diritto? Se la risposta è sì, lo scontro finale si sposterà giovedì al vertice europeo.
7/12/2020
E' una settimana di passione, quella che si apre oggi in Europa, con più nodi che convergono contemporaneamente e che richiedono una soluzione rapida.
Il bilancio settennale europeo e il Recovery Fund, un pacchetto economico che vale da solo una robusta iniezione da 1800 miliardi in Paesi provati dalla crisi, resta appeso al veto polacco-ungherese: giovedì e venerdì il Consiglio Europeo proverà a mettere le due nazioni all'angolo, od opterà per una clamorosa rottura, varando una cooperazione rafforzata a 25 e tagliando fuori Varsavia e Budapest dai finanziamenti europei. Il rischio è che si accumulino però ulteriori ritardi nell'erogazione dei miliardi del fondo, e che da gennaio l'Unione non sarà in grado di finanziare spese importanti, dovendo esercitare un bilancio provvisorio. 24 regioni europee, tra cui Lazio ed Emilia-Romagna, hanno inviato una lettera ai vertici comunitari, chiedendo di essere attivamente incluse nella progettazione e realizzazione dei piani nazionali sul Recovery Fund. L'altra scadenza-chiave è prevista oggi, quando il premier britannico Johnson e la presidente della Commissione VonDerLeyentorneranno a parlarsi, in una estenuante trattativa su Brexit che -in termini calcistici- potremmo definire arrivata ai rigori a oltranza. Il Ministro britannico all'AmbienteEusticeieri ha parlato di una situazione molto difficile, ma ha ribadito la volontà di Londra di continuare a negoziare fino a quando avrà senso farlo. Anche questo nodo verrà al pettine nel prossimo vertice europeo.
4/12/2020
Recovery Fund e Brexit agitano il weekend europeo, in un conto alla rovescia arrivato ormai all'epilogo.
Sul Fondo Europeo per la Ripresa lo scontro appare ormai spostato al vertice europeo di giovedì prossimo, dopo che il Commissario all'Economia Gentiloni ha definito "completamente ingiustificati" i veti di Ungheria e Polonia - "non ci faremo bloccare", promette Gentiloni, mentre il presidente europeo Michel resta diplomatico e -pur ammettendo le difficoltà- si dice ottimista. Le parole di Gentiloni in realtà mettono sul tavolo l'arma nuclearedel'opzioneB, vale a dire un Recovery Fund a cooperazione rafforzata, o mediante accordo intergovernativo, senza Budapest e Varsavia. L'Ungheria non dà segni di cedimento: "non abbiamo bisogno di aiuti del Next Generation EU, il nostro veto resta", afferma il premier Orban, mentre la Polonia appare in preda ad una crisi di identità. Prima lascia intravedere uno spiraglio, in cambio di rassicurazioni europee sullo stato di diritto, poi fa filtrare che la sua posizione sul veto resta. Su Brexit l'impressione è che un'intesa entro questo weekend sul prossimo accordo di partenariato con Londra sia ancora alla portata, ma stavolta a frenare sono alcuni Paesi europei - in particolare la Francia, che si dice pronta al veto qualora l'accordo con Londra non fosse buono. Come nelle migliori tradizioni, sarà ancora una contesa anglofrancese a tenere in ostaggio fino all'ultimo il futuro post-Brexit.
27/11/2020
Muro contro muro tra Ungheria e Polonia da una parte e l'Unione Europea dall'altra, sul veto al Recovery Fund: dopo il vertice tra i premier Orban eMorawieckia Budapest, nel quale i due hanno ribadito il "no" al meccanismo di condizionalità sullo stato di diritto, il duo dell'Est passa ora alle minacce.
Il più esplicito è come sempre l'ungherese Orban, che -dopo aver ribadito che il rifiuto è di ferro e nessun compromesso è possibile- arriva ad accusare coloro i quali "insistono nel legare le questioni finanziarie a quelle politiche,perchèporteranno alla rovina vari Stati membri", in quanto "i Paesi europei con elevato rapporto debito-Pil si troveranno in grandi pasticci". Il suo omologo polacco ha scritto una nuova lettera alla Commissione Europea, in cui ribadisce le sue obiezioni ed il veto sul pacchetto da 1800 miliardi, che comprende Bilancio e Recovery Fund. Una dimostrazione di forza, che nasconde però anche la debolezza dell'isolamento dei due Paesi in Europa - neppure la Slovenia li ha seguiti nel veto: da Bruxelles la Commissione fa sapere che la sua posizione non cambia, e che il suo giudizio sul meccanismo per lo stato di diritto resta inalterata. E comincia anzi a sbandierare l'ipotesi di un piano B, che porti al varo del Recovery Fund con un'intesa intergovernativa o a cooperazione rafforzata, che taglierebbe fuori Budapest e Varsavia dai fondi comunitari. Senza svolte improvvise, si rischia di andare alla resa dei conti nel vertice del 10 dicembre.
21/11/2020
L'Ungheria apre ad un'intesa sul Recovery Fund, dopo la minaccia di bloccare tutto.
Si lavora ad un compromesso, per cercare di uscire dall'impasse sul Recovery Fund: ieri un timido segnale di apertura è arrivato dall'Ungheria, dove il premier Orban, parlando alla radio di Stato, si è detto pronto al dialogo "I negoziati devono continuare, alla fine arriveremo ad un accordo, così accade solitamente in Europa", ha detto Orban, tendendo la mano: "ci sono molti modi accettabili di arrivare ad una intesa per Budapest e Varsavia, facendo contare gli aspetti legali e non una maggioranza politica". Un chiaro segnale di abbassamento del livello delle pretese, dopo il "no" secco delle due capitali ad un meccanismo europeo in grado di legare i fondi comunitari al rispetto dello stato di diritto, già frequentemente violato a Budapest. L'isolamento di Polonia e Ungheria giovedì al vertice europeo, appoggiate dalla sola Slovenia, il rischio concreto di perdere preziosi miliardi in fondi europei - con Varsavia che pagherebbe il prezzo maggiore, lo sguardo critico delle rispettive opinioni pubbliche, dopo che un sondaggio dell'Europarlamento ha rivelato che oltre il 70% di ungheresi e polacchi sono d'accordo con le condizionalità poste dall'Europa, senza contare il pressing della Germania sulle due capitali - tutto ciò, potrebbe accelerare una soluzione della crisi più rapida del previsto.
20/11/2020
L'Ema, l'agenzia europea per i farmaci, potrebbe dare l'autorizzazione alla commercializzazione dei vaccini diBionteche Moderna nella seconda metà di dicembre "se tutto procederà senza problemi". Lo ha detto la presidente della commissione Ue Ursula VonderLeyenalla fine della videoconferenza tra i leader Ue.
E' stata liquidata in 16 minuti ieri a Bruxelles la nuova crisi sul Recovery Fund, con i soli interventi dei protagonisti: il presidente europeo Michel e la cancelliera tedesca Merkel a nome della maggioranza, l'ungherese Orban, il polaccoMorawieckie lo slovenoJansa- per i ribelli. Fonti europee parlano di discorsi brevi, a supporto delle rispettive ragioni, senza toni accesi. Segno che sottotraccia le trattative fervono, e già da oggi riprenderanno, per provare ad arrivare ad un'intesa entro fine anno, sotto presidenza tedesca. "Dobbiamo implementare al più presto il Recovery Fund, continueremo a cercare una soluzione", ha rimarcato Michel, urgenza echeggiata dalla presidente della Commissione VonDerLeyen, mentre la Merkel parla di "problema serio, che dobbiamo risolvere esplorando tutte le soluzioni possibili". Per ora Berlino, che guida i negoziati, eviterà un'entrata in vigore immediata della condizionalità sullo stato di diritto, puntando ad offrire rassicurazioni a Budapest e Varsavia che questo meccanismo non sarà usato in modo arbitrario. Se i negoziati dovessero però deragliare, si cercherà probabilmente di far partire un Recovery Fund a 25, sottoforma di Trattato intergovernativo o attraverso una cooperazione rafforzata prevista dai Trattati, con l'effetto però di allungare ulteriormente i tempi di arrivo dei fondi nei Paesi più colpiti dalla pandemia. Proprio la crisi Covid-19 è stato il piatto principale in agenda: tra i dossier, un approccio comune ed un mutuo riconoscimento dei test antigenici rapidi, un'erogazione veloce e coordinata dei vaccini non appena saranno disponibili, infine un ritiro graduale delle restrizioni.
19/11/2020
L'ennesimo stallo sul Recovery Fund europeo è in questi minuti il rompicapo al centro del vertice europeo originariamente dedicato alla pandemia.
Videoconferenza dei 27 leader europei in corso da un'ora, con nel menù il coordinamento sulla pandemia e -soprattutto- l'ultima crisi sul Recovery Fund, nuovamente bloccato dopo il veto posto da Ungheria e Polonia sullo stato di diritto. Proprio da quest'ultimo tema è iniziata la discussione, con gli interventi del presidente europeo Michel e della cancelliera tedesca Merkel. Fonti comunitarie hanno raffreddato sul nascere ogni entusiasmo: nessuna decisione formale sarà presa stasera sulla questione del fondo, ma ciascun leader esprimerà semplicemente la sua opinione,dopodichèla discussione sarà spostata su altri tavoli negoziali, prima di essere ripresa dai leader comunitari - a questo punto difficilmente prima del 10 dicembre, quando è in programma il prossimo vertice. A conferma di questa soluzione interlocutoria la notizia di poco fa, secondo cui la discussione sul Recovery Fund si è chiusa dopo solo mezz'ora - i leader sono già passati al coordinamento sulla pandemia. Nel pomeriggio l'Ungheria aveva ribadito il suo veto - parlando di ricatto europeo sullo stato di diritto. E il premier polaccoMorawieckiaccusava una presunta oligarchia europea di punire i più deboli e metterli nell'angolo. Sullo sfondo, resta l'arma nucleare di un Recovery Fund intergovernativo o ancora sotto il cappello europeo, ma frutto di una cooperazione rafforzata, che escluda chi non ci sta. Soluzione possibile, ma dai tempi potenzialmente lunghi, che condannerebbe il fondo ad una partenza estiva.
18/11/2020
Serrano i ranghi i Paesi dell'Est Europa, con un nuovo gruppo di Visegrad a geometria variabile: dopo Ungheria e Polonia, anche la Slovenia del premierJansa, già celebre per essersi affrettatamente congratulato con Donald Trump per la vittoria la mattina del 4 novembre, annuncia il suo appoggio al veto posto da Budapest e Varsavia, che sta bloccando l'intero bilancio settennale europeo e il Recovery Fund.
Le motivazioni diJansasono più o meno le stesse già ascoltate, e cioè che lo stato di diritto è giudicabile da un organo giudiziario - non da una maggioranza politica. Motivazioni che nascondono la volontà di continuare a fare come si vuole a casa propria, in barba ai principi fondanti dell'Unione Europea. Il premier ungherese Orban cerca alibi improbabili: "col Recovery Plan l'Europa vuole ricattare chi si oppone all'immigrazione". Ma intanto avanza una proposta di possibile compromesso: la possibilità di ricorrere contro le decisioni di sospensione dei fondi comunitari, legate al meccanismo di condizionalità. Dalla Commissione l'appello ai leader europei:iltitolaredegli Affari Economici Gentiloni sottolinea che "un'entrata in vigore del Next Generation EU è cruciale per mettere le nostre economie su un sentiero di ripresa". Ci sono anche buone notizie: intesa raggiunta tra Consiglio ed Europarlamento su REACT-EU, la mobilitazione straordinaria da 47,5 miliardi nei prossimi due anni per rispondere all'emergenza pandemica. All'Italia dovrebbero andare 13,5 miliardi nel biennio.
16/11/2020
Un'altra luce si è accesa ieri in fondo al tunnel della pandemia, con l'annuncio del secondo vaccino altamente efficace nella protezione dai sintomi del Covid-19.
"Quando abbiamo ricevuto la notizia, ho strabuzzato gli occhi, non me l'aspettavo proprio un simile tasso di efficacia", ha commentato alla BBC StephenHoge, presidente di Moderna - secondo cui ora ci sono gli strumenti necessari per sconfiggere il Covid-19. L'Oms da parte sua invita alla prudenza, e mette in guardia dalle curve di contagi in forte ascesa in molti Paesi. Il vaccino di Moderna è il secondo a fornire dati preliminari, dopo quello di Pfizer-Biontech. A differenza del primo, il suo tasso di efficacia sfiora il 95%. Soprattutto, presenta minori problemi logistici: può essere conservato a -20 gradi per sei mesi e in frigorifero per un mese. Moderna prevede di produrre 20 milioni di dosi entro fine anno, da destinare agli Stati Uniti. E di poter arrivare al miliardo il prossimo. Altre dieci aziende farmaceutiche nel mondo sono vicine a concludere gli studi clinici della fase 3, alimentando le speranze. Questo mentre la presidente della Commissione Europea VonDerLeyenha annunciato la firma di un accordo con l'aziendaCurevacper il vaccino, che dovrebbe garantire 400 milioni di dosi. Si tratta del quinto contratto di fornitura europeo: con Moderna le trattative sono ancora in corso.
16/11/2020
Un'altra buona notizia nella ricerca di una prevenzione efficace contro il coronavirus: dopo Pfizer un'altra azienda americana annuncia ottimi risultati per un vaccino contro il Covid-19. E con condizioni persino migliori: secondo Moderna, l'efficacia del suo prodotto nelle sperimentazioni cliniche sfiora il 95%, quasi cinque punti sopra Pfizer.
Soprattutto, questo vaccino presenta minori problemi logistici: a differenza del precedente, che ha bisogno di una conservazione a -70 gradi, quello di Moderna può resistere a -20 gradi per sei mesi e in frigorifero per un mese. Entrambi i vaccini sono di tipo RNA, vale a dire che parte del codice genetico del coronavirus viene iniettato nel paziente. Moderna prevede di poter produrre 20 milioni di dosi di vaccino anti-Covid19 entro la fine dell'anno, da destinare agli Stati Uniti. E di poter arrivare al miliardo il prossimo anno. L'annuncio ha fatto balzare non solo gli indici di borsa, ma anche le quotazioni di Moderna. Altre dieci aziende farmaceutiche nel mondo sono prossime a concludere gli studi clinici della fase 3. E l'Europa annuncia nuovi contratti per la fornitura. La presidente della Commissione VonDerLeyenha reso nota la firma di un accordo con l'aziendaCurevacper il vaccino, che dovrebbe garantire 400 milioni di dosi a livello continentale. Bruxelles specifica che si tratta del quinto contratto del portafoglio vaccini, mentre quello con Moderna non è ancora chiuso, ma le trattative sono avviate.
16/11/2020
Nuovamente a rischio l'approvazione del bilancio settennale europeo da 1800 miliardi, all'interno del quale sono compresi i 750 miliardi del Recovery Fund. Stavolta il veto è polacco-ungherese. Stallo a livello di ambasciatori europei.
Dalle minacce ai fatti: Ungheria e Polonia si confermano pecore nere d'Europa, bloccando l'intesa sul Recovery Fund, approvata solo pochi giorni fa da Europarlamento e presidenza di turno tedesca, dopo settimane di duro negoziato. Budapest e Varsavia, finite in minoranza nel voto sul nuovo meccanismo di condizionalità, che lega l'esborso dei fondi europei al rispetto dello stato di diritto, hanno potuto congelare l'intero impianto non appena si è passati al voto all'unanimità. Qui, come ha spiegato il portavoce delCoreper, l'organismo che riunisce i 27 ambasciatori, i due Paesi hanno votato contro l'adozione delle risorse proprie, il prerequisito stesso alla base della raccolta dei 750 miliardi del fondo per la ripresa. Non tanto per il dossier insè, ma quanto per mettere tutto in pausa e portare la questione al livello dei leader europei. I quali hanno già in calendario una riunione in videoconferenza giovedì, per discutere della pandemia, che potrebbe però trasformarsi in un vertice di crisi sul bilancio settennale. La posta in gioco è alta: i ritardi negoziali hanno già fatto slittare alla primavera inoltrata l'erogazione dei primi fondi comunitari, e un ulteriore stallo metterebbe l'intero impianto a rischio. Ungheria e Polonia sono però anche tra i maggiori percettori di denaro europeo: non hanno alcun interesse a bloccare tutto, come non hanno alcun interesse a rischiare sanzioni, per le loro ripetute violazioni dello stato di diritto. Quale partita proveranno a giocare ora?
16/11/2020
Una maximanovra da 38 miliardi e 248 articoli, che torna oggi in Consiglio dei Ministri, prima di approdare in Parlamento, in ritardo sulla tabella di marcia.
I grandi capitoli di spesa riguardano soprattutto le misure emergenziali: i 3 miliardi per l'assegno unico - quasi raddoppiati il prossimo anno, il rifinanziamento dellaCigCovidper oltre 5 miliardi, e il fondo per i ristori delle attività più colpite dalla pandemia - 4 miliardi. Tra le nuove misure, gli sgravi 'rosa', per incentivare il lavoro femminile, 400 milioni per vaccini e cure anti-Covid, e niente tasse sulcashbackper gli acquisti con carte e bancomat, in partenza a dicembre. Salta invece l'accisa del 25% sulle sigarette elettroniche. Prorogata fino a marzo la possibilità di rinnovare i contratti a tempo determinato senza causali, in deroga al decreto Dignità. Intanto il Governo, considerata la difficile situazione economica, potrebbe decidere a giorni di chiedere un ulteriore scostamento al Parlamento per finanziare con extradeficit un nuovo decreto, che potrebbe anche andare oltre il solo 'ristori ter'. Dall'Europa il Commissario all'Economia Gentiloni ha allontanato i timori di un possibile veto polacco-ungherese sul Recovery Fund, che metterebbe a rischio il fondo per la ripresa, dopo le proteste congiunte di Budapest e Varsavia contro le norme sullo stato di diritto. E anticipa che tra la primavera e l'estate del prossimo anno avanzerà proposte sulla revisione del patto di stabilità.
29/10/2020
Pronti a rivedere gli strumenti, anche alla luce della dinamica pandemica.
La Banca Centrale Europea rinvia a dicembre ogni decisione sull'espansione dei suoi stimoli monetari e sul programma di acquisto titoli, pur facendo ampiamente prevedere che -a fine anno- Francoforte tornerà ad agire concretamente per sostenere l'economia dell'area Euro, in seguito all'ondata di lockdown e restrizioni che sempre più Governi stanno mettendo in campo per contenere la pandemia. A fare intendere che dicembre sarà il mese cruciale per le nuove misure è stata la stessa presidente Bce Christine Lagarde, secondo cui il Consiglio Direttivo ritiene necessario agire e ricalibrare gli strumenti tra due mesi. Il "balzo significativo" dei contagi e le misure di contenimento prese da fine estate fanno prevedere "un significativo indebolimento dell'attività economica nell'ultimo trimestre" dopo il rimbalzo del terzo trimestre, dice la Lagarde, che vede una perdita di slancio della ripresa più rapida del previsto. Francoforte c'era durante la prima ondata, e ci sarà anche durante la seconda, ha poi rassicurato la Lagarde, che -nonostante i tassi di inflazione negativi- non vede all'orizzonte il rischio deflazione. Gli analisti prevedono che la Bce aggiungerà 500 miliardi in acquisto titoli tra due mesi, da aggiungere ai 1350 già attivi. Sul fronte borse, chiusura contrastata per le piazze d'affari europee. Gli investitori restano cauti: in lieve calo Milano, sulla parità Parigi, lievemente positiva Francoforte.
28/10/2020
Lo scontro franco-turco sulle vignette si estende, alimentando la querelle politica e approdando nelle piazze. Al punto che la Francia ha invitato i suoi cittadini residenti nei Paesi musulmani a muoversi con prudenza, evitando manifestazioni e assembramenti.
Questo dopo che decine di migliaia di manifestanti sono scesi in strada in Bangladesh, chiedendo il boicottaggio dei prodotti transalpini, come proposto dal presidente turco Erdogan - invito peraltro già raccolto da alcuni negozi e supermercati in Kuwait, Giordania e Qatar. A far discutere anche l'invettiva del leader ceceno filo-Putin Kadyrov, che arriva a definire il presidente francese "terrorista". In Europa la Commissione ricorda ad Ankara che il boicottaggio di prodotti transalpini contravviene agli accordi commerciali di libero scambio con Bruxelles, e rischia di allontanare la Turchia dal Vecchio Continente. Erdogan si è intanto reso protagonista di un feroce scambio di insulti a distanza con il leader dell'estrema destra olandese Wilders, mentre la Danimarca si appresta a presentare un disegno di legge per criminalizzare i finanziamenti alle moschee provenienti da entità straniere. Tornando in Francia, il Ministro dell'InternoDarmaninha annunciato che venerdì gli imam della Moschea di Parigi leggeranno un poema per la Repubblica e per la Francia - "un atto simbolico molto forte", lo definisce.
27/10/2020
Assume una dimensione pericolosamente geopolitica lo scontro tra Francia e Turchia, dopo le polemiche in merito alle vignette su Maometto e la decapitazione del professore Samuel Paty.
Lato europeo, l'ultima invettiva del presidente turco Erdogan -che aveva lanciato l'appello a boicottare i prodotti francesi- ha provocato la dura reazione della Commissione Europea, che ha fatto presente come queste affermazioni contravvengano allo spirito degli accordi commerciali di libero scambio tra Ankara e Bruxelles, e rischiano di allontanare la Turchia dall'Europa. Lontani anni-luce i tempi in cui Ankara vedeva l'ingresso nell'Unione Europea come punto di approdo. Le parole incendiarie di Erdogan stanno facendo proseliti nel mondo islamico: decine di migliaia di manifestanti sono scesi in piazza a Dhaka, in Bangladesh, chiedendo il boicottaggio dei prodotti francesi, e bruciando una immagine del presidenteMacron. I talebani pakistani minacciano conseguenze, mentre il leader filo-Cremlino della Cecenia,Kadyrov, ha accusatoMacrondi provocare i musulmani e lo ha paragonato ad "un terrorista". Negozi e supermercati in Kuwait, Giordania e Qatar hanno avviato il boicottaggio della vendita di prodotti francesi - tuttavia il Ministro al Commercio Estero transalpinoRiesterrassicura: "al momento questo boicottaggio è estremamente circoscritto, limitato ad un certo numero di prodotti alimentari".
27/10/2020
Esplode la crisi diplomatica tra Turchia e Francia, dopo il richiamo dell'ambasciatore transalpino ad Ankara, in seguito alle insinuazioni del presidente turco Erdogan sulla salute mentale dell'omologo franceseMacron. Ieri Erdogan si è spinto oltre.
Soffia cinicamente sul fuoco del conflitto interreligioso il presidente turco Erdogan, che anche ieri è tornato a inasprire lo scontro con Parigi. Erdogan ha prima lanciato un appello alla nazione,affinchèboicotti i prodotti francesi, sostenendo che l'odio contro l'Islam in alcuni Paesi europei è promosso dagli stessi leader politici, poi ha oltrepassato ogni limite, paragonando il trattamento dei musulmani in Francia -da lui definito "linciaggio"- a quello contro gli ebrei prima della Seconda Guerra Mondiale. Affermazione -quest'ultima- respinta subito al mittente dallo stesso Centro Wiesenthal. Il duro confronto tra Erdogan eMacronsi è esacerbato dopo l'annuncio del presidente francese sull'intensificazione della lotta all'Islam radicale e a favore della difesa della libertà di espressione - vignette religiose incluse, in seguito alla decapitazione di SamuelPaty. Ma affonda le radici nelle crisi geopolitiche mediterranee - Libia, Siria e Cipro su tutte, che hanno visto Ankara scontrarsi con Europa e Francia. L'Europa ha fatto quadrato intorno aMacron: "parole diErdiganinaccettabili, piena solidarietà aMacron", ha tweettato il premier Conte, mentre la cancelliera Merkel definisce le invettive turche "diffamatorie". La Turchia ha però centrato l'obiettivo di riunire intorno asèparte del mondo islamico, dopo che Pakistan, Iran e Algeria hanno criticato Macron.
26/10/2020
L'Iran appoggia la Turchia nello scontro aperto con la Francia, mentre l'Europa si schiera a difesa del presidente francese Macron.
E' scontro aperto fra Turchia e Francia, con l'Unione Europea che interviene a difesa del presidente transalpinoMacron, protagonista da giorni di un feroce duello a distanza con l'omologo turco Erdogan. Il quale ha scagliato -poche ore fa- le sue ultime parole incendiarie contro Parigi: prima l'appello alla nazione,affinchèavvii un boicottaggio dei prodotti francesi, sostenendo che l'odio contro l'Islam in alcuni Paesi europei è promosso dagli stessi leader politici, poi ha oltrepassato ogni limite, paragonando il trattamento dei musulmani in Europa -da lui definito "linciaggio"- a quello contro gli ebrei prima della Seconda Guerra Mondiale. Affermazione -quest'ultima- peraltro respinta al mittente dallo stesso Centro Wiesenthal. Il duro confronto tra Erdogan eMacronsi è esacerbato dopo l'annuncio del presidente francese sull'intensificazione della lotta all'Islam radicale, in seguito alla decapitazione di SamuelPaty. Ma affonda le radici nelle crisi geopolitiche mediterranee - Libia, Siria e Cipro su tutte, che hanno visto Ankara scontrarsi con Europa e Francia. Gli ultimi attacchi di Erdogan hanno sollevato le dure reazioni italo-tedesche: "parole inaccettabili, piena solidarietà a EmmanuelMacron", ha twittato il premier Conte, mentre la cancelliera tedesca Merkel definisce le invettive turche "diffamatorie". Unico a difendere Erdogan l'Iran, che attacca Macron: "la Francia alimenta l'estremismo anti-islamico". Il crinale del conflitto interreligioso appare pericolosamente imboccato.
23/10/2020
Oltre al numero di casi e di vittime per Covid-19, in Europa continua a crescere anche l'incidenza, cioè il numero di persone positive: 120 casi ogni 100mila abitanti in quasi tutti gli Stati. E' quanto emerge dalla mappa aggiornata pubblicata dal Centro europeo per il controllo delle malattie. ieri a tenere banco è stato il caso francese.
L'Europa estende le aree soggette a coprifuoco, mentre torna a chiudere i propri confini esterni, con i cittadini di Canada, Georgia e Tunisia -tra gli altri-nuovamente impossibilitati a entrare nell'Unione Europea. Nel giorno in cui la Francia ha superato la cifra record di oltre 41mila nuovi casi in 24 ore, con 165 vittime, il premierCastexha annunciato l'ulteriore estensione del coprifuoco -dalle 21 alle 6 del mattino- fino a comprendere 54 dipartimenti, con ben 46 milioni di cittadini -i due terzi- toccati dalle misure eccezionali notturne. "La situazione è grave, le settimane che verranno saranno dure, con un inevitabile incremento delle vittime", ha predettoCastex. Coprifuoco notturno da domani anche in Grecia - Atene e Salonicco offlimits. Nuovo record di contagi giornalieri in Spagna -quasi 21mila- con il Ministero della Sanità che ha approvato un documento che prevede quattro scenari di rischio epidemiologico - mentre cresce la richiesta delle comunità autonome di instaurare un coprifuoco notturno. In Olanda i nuovi casi superano i novemila giornalieri, con i pazienti trasferiti negli ospedali tedeschi, per alleviare il peso sui presidi sanitari dei Paesi Bassi. Casi record anche in Austria, dove la sola Carinzia regge l'onda d'urto - il premierKurzsconsiglia viaggi e visite ai cimiteri durante le festività di Ognissanti.
22/10/2020
Con un numero di nuovi casi di coronavirus in crescita costante in tutta Europa, aumentano anche le restrizioni dei Governi.
Il premier francese Castex ha annunciato l'estensione del coprifuoco notturno -dalle 21 alle 6 del mattino- a 38 nuovi dipartimenti, con ormai quasi la metà del Paese e ben 46 milioni di cittadini toccati dalle misure eccezionali notturne. "La situazione è grave, le settimane che verranno saranno dure, con un inevitabile incremento delle vittime", ha annunciato Castex, che incoraggia un utilizzo massiccio dello smart working. In Olanda i nuovi casi superano i novemila giornalieri, con i pazienti trasferiti negli ospedali tedeschi, per alleviare il peso sui presidi sanitari dei Paesi Bassi. Casi record anche in Austria, dove la sola Carinzia regge l'onda d'urto - il premier Kurz sconsiglia viaggi e visite ai cimiteri durante le prossime festività di inizio novembre. Oltre 12mila casi in Polonia e quasi 15mila in Repubblica Ceca, mentre in Spagna si ragiona su un nuovo giro di vite di restrizioni, mentre altre tre comunità autonome, le dueCastigliee Valencia, chiedono di poter introdurre il coprifuoco. Pure Oltremanica si allargano le nuove aree soggette a restrizioni. Unica eccezione in questo quadro in progressivo deterioramento la Svezia, che ha deciso di porre termine all'isolamento per gli "over 70".
22/10/2020
Dopo lo sblocco dello stallo negoziale tra Consiglio Europeo ed Europarlamento sul Recovery Fund, è ora allarme per i possibili ritardi sull'avvio del nuovo bilancio europeo e nell'erogazione del fondo comunitario per la ripresa.
"Non sarà più possibile avere il Recovery Fund in funzione dal primo gennaio, e anche il bilancio comunitario sarà ritardato. Questo ritardo potrebbe avere conseguenze sugli esborsi", hanno riferito fonti diplomatiche europee, che evidenziano come i negoziati non si siano ancora conclusi - e se un'intesa appare vicina sul nodo del collegamento tra fondi e rispetto dello stato di diritto, sull'aumento del budget chiesto dal Parlamento Europeo si naviga invece a vista. Proprio dall'Europarlamento è giunta una replica stizzita nei confronti della presidenza di turno tedesca: "siamo contenti che la presidenza si stia accorgendo che potrebbero verificarsi ritardi nelle ratifiche dei Parlamenti nazionali". Sull'impasse negoziale il Parlamento appare invece meno pessimista. Quel che è certo, è che difficilmente denaro europeo del Recovery Fund arriverà ai Paesi più colpiti dalla pandemia prima dell'estate - se non addirittura oltre, di questo passo.
16/10/2020
"E' tempo di prepararsi a un futuro di scambi commerciali senza intesa con l'Unione Europea": in un clima da Mezzogiorno di Fuoco, il premier britannico Boris Johnson ha rilanciato la palla negoziale su Brexit nel campo di Bruxelles.
Johnson ha accusato l'Europa di aver rinunciato all'ambizione di un'intesa, e ha indicato il modello australiano, come quello che si delinea all'orizzonte. Ergo: introduzione di dazi e tariffe nei commerci, una specie di nodeal mascherato. Johnson non ha del tutto chiuso la porta ai negoziati, nonostante il suo precedente ultimatum fissato a metà ottobre - eperalrogià scaduto, ma la replica del Consiglio Europeo è stata sostanzialmente identica al testo delle precedenti conclusioni. Anzi, il presidente franceseMacronha attaccato Johnson: "non abbiamo il compito di rendere felice il premier britannico", ha detto, aggiungendo che Londra ha molto di più da perdere da un nodeal. In questo scambio di accuse incrociate, la possibile soluzione passa da un nuovo sondaggio del caponegoziatore europeo Barnier, in missione a Londra la prossima settimana. Gli analisti prevedono un'ulteriore finestra di tre settimane per i tempi supplementari: se va male e non si trovano intese sui tre nodi ancora aperti, cominceranno seriamente i preparativi per un nodeal economico-commerciale il primo gennaio.
16/10/2020
La saga di Brexit prosegue, con negoziati che riprenderanno la prossima settimana, ma con i due attori in campo -Unione Europea e Gran Bretagna- sempre più distanti e reciprocamente sospettosi l'uno dell'altro.
Dopo le conclusioni dei 27 ieri, che sostanzialmente invitavano Londra a fare la prossima mossa per non arrivare ad un'uscita scomposta -in termini economici e commerciali- del Regno Unito il primo gennaio, il premier britannico Johnson ha lasciato socchiusa la porta negoziale, ricalcando però nei toni il pessimismo europeo. "Il Regno Unito deve prepararsi a un nodeal, a meno che l'Unione non cambi radicalmente la sua posizione sugli accordi per Brexit", ha detto - insomma, le trattative proseguono, ma ora è Londra a recriminare sul fatto che l'Europa non si sarebbe impegnata a sufficienza per arrivare ad un'intesa sul modello canadese, lasciando come unica opzione una partnership sul modello australiano. Johnson non ha dunque fatto saltare il tavolo, mandando tutto a carte quarantotto, come aveva minacciato un mese fa, quando aveva fissato un ultimatum per metà ottobre, ma ha lasciato aperta una finestra di due o tre settimane per i negoziatori. Se entro l'inizio di novembre le trattative non mostreranno progressi, cominceranno seriamente i preparativi per evitare un potenziale disastro nei flussi economici, commerciali, finanziari e nei trasporti, tra le due sponde della Manica.
16/10/2020
L'Europa rilancia la palla nel campo britannico su Brexit: il dossier che -nelle intenzioni doveva dominare la due giorni di vertice- viene liquidato in neppure due ore.
In sei punti di conclusioni i 27 leader dicono di avvertire con preoccupazione come non siano stati ancora fatti progressi sui punti fondamentali del negoziato, invitano il caponegoziatore Barnier a proseguire le trattative anche nelle prossime settimane, e -ricordando a Londra come la nuova legge sul mercato interno violi gli accordi già presi- fanno intravedere la minaccia, invitando tutti gli attori interessati al di qua della Manica a prepararsi anche ad un no deal economico a gennaio. "Sono pronto ad andare a Londra la prossima settimana per riprendere con intensità i negoziati", accelerandoli, ha poi annunciato lo stesso Barnier in conferenza stampa. Gelida per ora la prima reazione da Londra, con il caponegoziatore britannico Frost che si dice deluso dalla conclusioni del summit, denuncia il metodo europeo di buttare l'onere della prossima mossa su Downing Street, e annuncia per oggi la risposta ufficiale del premier Johnson. Il quale, solo un mese fa, aveva posto un ultimatum temporale, legandolo proprio a questo summit. Johnson ora dovrà scoprire le sue carte.
15/10/2020
Sotto la pressione di Londra, che aveva fissato proprio per questo summit di ottobre un ultimatum per chiudere i negoziati sulla partnership futura con l'Europa, e con lo spettro della pandemia, che ha obbligato all'improvviso la presidente della Commissione VonDerLeyen all'autoisolamento, dopo essere entrata in contatto con un positivo, i 27 hanno optato per un messaggio interlocutorio a Londra: nelle conclusioni diffuse dopo una sola ora di vertice l'Unione ha avvertito con preoccupazione che i progressi sui punti fondamentali dei negoziati non sono stati raggiunti, invitando il caponegoziatore Barnier a proseguire le trattative anche nelle prossime settimane.
E -ricordando a Londra che la nuova legge sul mercato interno viola gli accordi già presi- Bruxelles ha lanciato la minaccia, invitando tutti gli attori interessati al di qua della Manica a prepararsi anche ad un nodeal economico a gennaio. Di Brexit ha parlato il premier Conte al suo arrivo. Altri temi in agenda del vertice gli obiettivi di taglio delle emissioni inquinanti - improbabile un'intesa, lo sblocco dei negoziati con l'Europarlamento sul Recovery Fund, e il coordinamento comunitario di fronte a una pandemia in piena seconda ondata europea.
13/10/2020
Il Consiglio Affari Generali dell'Unione Europea è chiamato a varare oggi l'intesa raggiunta la scorsa settimana su criteri armonizzati per la definizione delle aree di rischio Covid-19 in Europa, secondo un semaforo a quattro colori: verde, arancione, rosso e grigio, in base alla gravità. A questo si dovrebbe aggiungere un modulo comune digitale per localizzare i viaggiatori. Intanto in Inghilterra si vara una nuova stretta.
"Siamo in una fase cruciale": così il premier britannico Johnson ha giustificato ieri sera in conferenza stampa la scelta di passare ad uno schema a tre livelli di restrizione in Inghilterra, che ha registrato una risalita dei contagi a quasi 14mila, con 50 vittime. Johnson ha spiegato che il livello medio prevede un limite massimo di sei persone all'esterno, con l'orario di chiusura dei pub alle 22. Quello elevato -già in vigore a Manchester e Birmingham- aggiunge l'impossibilità di fare visite a casa, mentre quello estremamente elevato prevede pure la chiusura di pub e bar, a meno che non possano operare come ristoranti, e la limitazione negli spostamenti. La regione di Liverpool sarà la prima area -domani- a entrare nel terzo livello, il più stringente: Johnson ha aggiunto che non ritiene un secondolockdownnazionale generalizzato la soluzione migliore per combattere la pandemia. In Francia il calo di tamponi nel weekend ha dimezzato i contagi a poco più di ottomila, mentre il portavoce del Governo Attal annuncia restrizioni supplementari. Si parla già di un coprifuoco serale a Parigi. Oltralpe preoccupa l'elevato numero di vittime: ieri ben 96. Stasera il presidenteMacronparlerà alla nazione. Intanto la Germania valuta la reintroduzione di controlli alla frontiera, mentre Monaco e Duesseldorfsuperano la soglia critica dei contagi. In Spagna quasi 30mila nuovi contagi nel weekend, con la Catalunya che torna ad essere la comunità più colpita. Barcellona si prepara a nuove restrizioni.
12/10/2020
Tre livelli di restrizioni per la Gran Bretagna, da medio a estremamente elevato, per contrastare la recrudescenza della pandemia, che nelle ultime ore ha visto una nuova risalita dei contagi a quasi 14mila, con un calo delle vittime - 50.
Il premier Johnson ha annunciato che il livello medio prevede un limite massimo di sei persone all'esterno, con un orario di chiusura dei pub alle 22. Quello elevato -già in vigore a Manchester e Birmingham, aggiunge l'impossibilità di fare visite in casa, mentre quello estremamente elevato prevede pure la chiusura di pub e bar, a meno che non possano operare come ristoranti, e la limitazione negli spostamenti. La regione di Liverpool sarà la prima area a entrare nel terzo livello, il più stringente: Johnson ha aggiunto che non ritiene un secondolockdownnazionale generalizzato la soluzione migliore per combattere la pandemia. In Francia, nonostante i contagi record, il Governo ha incoraggiato la popolazione a prenotare le vacanze di Ognissanti, assicurando che farà il possibile per garantire la stagione turistica autunnale. Domani sera il presidenteMacronparlerà in televisione. Intanto però la Germania valuta la reintroduzione di controlli alla frontiera proprio con la Francia, mentre Monaco di Baviera supera la soglia di contagi considerata critica. In Spagna, infine, Granada e Pamplona sono ad un passo dal confinamento.
10/10/2020
Nel giorno in cui l'Europa supera i 100mila contagi, Bruxelles prova a mettere un po' di ordine nel labirinto delle norme nazionali.
Prima i numeri, però: in Francia l'ascesa dei contagi appare senza freni, con oltre 20mila nuovi casi e 62 vittime. Quasi 14mila nuovi casi in Gran Bretagna, dove le vittime sfiorano le 90. Il Cancelliere dello ScacchiereSunak ha annunciato un'estensione del programma di sostegno ai salari dei lavoratori - il Governo di Sua Maestà pagherà i due terzi dello stipendio ai dipendenti di pub, ristoranti e imprese obbligate a chiudere. In Germania la cancelliera Merkel ha incontrato i sindaci di 11 grandi città, concordando che -qualora entro 10 giorni la curva dei contagi non si appiattisse- "ulteriori misure restrittive sarebbero inevitabili". A Madrid il Governo spagnolo ha dichiarato uno "stato di allerta", che nei fatti ripristina la chiusura parziale della capitale. La Svizzera intanto ha aggiunto Campania, Sardegna e Veneto alla lista delle regioni italiane per cui si prevede la quarantena all'arrivo nella Confederazione. Infine, l'Unione Europea ha dato il via libera a maggioranza qualificata ad una raccomandazione che introduce criteri armonizzati per la definizione delle aree a rischio. Sarà basata su un semaforo a quattro colori: verde, arancione, rosso e grigio, in base alla gravità. Introdotto anche un modulo comune per localizzare i viaggiatori. La decisione sarà ufficializzata dai Ministri europei la prossima settimana.
6/10/2020
Investimenti e incentivi per l'occupazione, con l'obiettivo di un Pil a +6% il prossimo anno - a patto però che i danni all'economia provocati dalla pandemia non si rivelino peggiori del previsto, con nuove restrizioni invernali.
Questo il cuore della nota di aggiornamento al Def, che prevede un -9% per il Pil quest'anno, con un deficit prossimo all'11% e il debito a quota 158%. Effetti devastanti del coronavirus, che dovrebbero venire controbilanciati nel 2021, sempre che una recrudescenza del virus non limiti la crescita sotto il 2%. Per ridare fiato all'economia e ai conti pubblici l'esecutivo punta su una nuova tornata della spending review, e sull'implementazione del piano cashless. La riforma complessiva del fisco scatterà invece tra due anni. Un ruolo fondamentale lo giocherà il Recovery Fund europeo, sul quale -a dispetto dell'ottimismo del Ministro dell'Economia Gualtieri- ieri non sono giunte sostanziali novità in sede di Eurogruppo. Al fondo per la ripresa comunitario è affidata la spinta per "incrementare gli investimenti pubblici e aumentare le risorse per ricerca, formazione, digitalizzazione e riconversione ambientale". Roma intende utilizzare appieno le sovvenzioni a fondo perduto europee, mentre sui prestiti si guarderà alla loro compatibilità con gli obiettivi di bilancio. Il loro peso sul rilancio economico il prossimo anno dipenderà molto dai tempi del varo, per cui si attende un impatto maggiore dei fondi comunitari a partire dal 2022.
5/10/2020
Nota di aggiornamento al DEF in dirittura d'arrivo al Consiglio dei Ministri, con un occhio a quanto accade in Europa, dove il Recovery Fund resta ostaggio dei veti incrociati di Paesi dell'Est e Paesi frugali.
Secondo le ultime anticipazioni, la pandemia porterà ad una contrazione del Pil quest'anno pari al 9%, con un deficit primario a -7,3% e un debito che schizzerà al 158% del Pil. Il Governo si riserva un margine di peggioramento, nel caso di un riacutizzarsi della crisi da Covid-19, che porterebbe quest'anno il deficit a -10,5%, con un Pil 2021 in calo a +1,8% - dal +6 previsto. La manovra 2021 sarà finanziata anche attraverso le risorse messe a disposizione dal pacchetto Next Generation EU, con un utilizzo pieno delle sovvenzioni a fondo perduto europee, e dei prestiti, purchè siano compatibili con il raggiungimento degli obiettivi di bilancio. Previste -sempre nella prossima manovra- politiche di sostegno agli investimenti pubblici e di incentivo all'occupazione, nonché un piano di riforme strutturali sempre inquadrate nel fondo europeo per la ripresa. Nella videoconferenza dell'Eurogruppo, intanto, è stato deciso di ridiscutere la riforma del Mes il prossimo 30 novembre, mentre l'olandese Frank Elderson è stato selezionato per il board BCE.
2/10/2020
Un vertice interlocutorio, tranne che per lo sblocco delle sanzioni contro la Bielorussia, ora operative, e con l'ombra dei miliardi del Recovery Fund -ancora in stallo per le resistenze di sette Paesi- a turbare l'Italia.
Così il premier Conte, che precisa come "nessuno oggi possa permettersi di mettere in discussione un impegno politico assunto a 27. L'Italia sostiene gli sforzi della presidenza tedesca, la soluzione di compromesso ci sembra coerente, in linea con il principio dello stato di diritto", chiosa il premier. Proprio la presidenza tedesca dell'Unione avvisa che l'intesa definitiva sul fondo europeo per la ripresa arriverà non prima di fine ottobre - inizio novembre - con slittamenti significativi anche sull'erogazione dei fondi il prossimo anno. Il summit ha raggiunto il risultato minimo, convincendo Cipro a togliere il veto sulle sanzioni contro la Bielorussia: già in Gazzetta Ufficiale la lista dei nomi dei promotori dei brogli elettorali e della successiva repressione a Minsk 40 persone in tutto, raggiunte dal divieto di viaggio nell'Unione e dal congelamento dei beni. Tra loro il Ministro dell'Interno bielorusso. Su Brexit, in attesa della videoconferenza tra la presidente della Commissione Von Der Leyen e il premier britannico Johnson, proprio la Von Der Leyen ribadisce che Bruxelles vuole un'intesa ma non ad ogni costo, e la cancelliera tedesca Merkel parla di "momento amaro" e "giorni cruciali".
21/9/2020
Alla fine hanno prevalso -come da copione- i tatticismi, prolungando la discussione sulle sanzioni europee contro il regime di Lukashenko ai tempi supplementari del vertice comunitario in programma giovedì a Bruxelles.
"Nonostante ci sia una chiara volontà" di dare il via libera alle sanzioni contro Minsk, "non è stato possibile raggiungere l'unanimità necessaria", ha ammesso l'Alto rappresentante europeo Borrell al termine del Consiglio Affari Esteri. Cipro non ha tolto il blocco al suo sì, che continua a condizionare al via libera alle sanzioni comunitarie contro la Turchia, che invece convincono meno gli altri 26. A nulla è servito l'accorato appello della leader dell'opposizione bielorussa Tikhanovskaya, che in audizione all'Europarlamento ha chiesto a Bruxelles di mostrare più coraggio nella crisi di Minsk e di non legittimare in alcun modo il dittatore Lukaschenko. "Continueremo a protestare per settimane, mesi, anche anni, se necessario. Non saremo più ostaggi di Lukashenko, non vivremo più nelle sue prigioni, non torneremo più nello stato in cui abbiamo versato per ventisei anni", ha promesso la leader dell'opposizione.
21/9/2020
Sarà oggi a Bruxelles, per un'audizione con la Commissione Affari Esteri dell'Europarlamento, l'ex-candidata dell'opposizione alle ultime presidenziali bielorusse, SviatlanaTskikhanouskaya. Anche ieri proteste e repressioni a Minsk, mentre i Ministri degli Esteri europei sono ancora in stallo sulle sanzioni
Mentre anche ieri decine di migliaia di cittadini bielorussi sono scesi in piazza per il sesto weekend consecutivo, invocando l'uscita di scena del padre-padrone Lukaschenko, nelle prossime ore toccherà all'Europa battere un colpo contro il regime di Minsk. Per l'ennesima domenica le piazze della capitale si sono riempite di oppositori, prontamente affrontati dalle forze dell'ordine fedeli al dittatore, che le hanno arrestate - a fine giornata oltre 120 persone sarebbero state fermate e portate via in tutto il Paese, secondo leOng. Questo mentre hacker anonimi hanno fatto filtrare dati personali di un migliaio di poliziotti complici degli arresti arbitrari operati dal regime: gli hacker hanno minacciato di continuare a far filtrare queste informazioni, fino a quando la crisi non avrà soluzione. Oggi -come anticipavamo- è il turno dell'Unione Europea nel far sentire la propria voce, con l'incontro dei Ministri degli Esteri, chiamati a varare sanzioni contro una quarantina di rappresentanti dell'establishment di Lukashenko. Tutti sono d'accordo nel passare all'azione, tranne Cipro, che condiziona il suo sì al varo di altre sanzioni europee - stavolta però contro la Turchia, per le perforazioni di Ankara nelle acque territoriali di Nicosia. In questo ginepraio di crisi internazionali, che si traducono anche anche in veti incrociati ai summit, non è da escludere che a sciogliere il bandolo della matassa dovranno essere i 27 leader europei, nel vertice straordinario di giovedì.
20/9/2020
Appare in crescita un po' ovunque in Europa il tasso di contagi da coronavirus, lasciando presagire un inizio d'autunno molto complicato, con possibili nuove restrizioni alla mobilità un po' ovunque, che potrebbero far ripiombare il continente nell'incubo lockdown.
Un esempio in questo senso è la capitale spagnola Madrid, che da domani vedrà ben 37 aree e 850mila cittadini -quasi tutti nel sud dell'area metropolitana- impossibilitati a lasciare il proprio distretto, se non per esigenze di lavoro o sanitarie. Nella capitale spagnola 18 ospedali registrano un'occupazione di posti letto superiore al 90%, con unità di terapia intensiva che si stanno gradualmente affollando. In Francia sempre elevatissimi i nuovi contagi - ben 13mila500 in un solo giorno, con 26 vittime. Oltralpe sono numeri da record. In Gran Bretagna oltre 4400 casi giornalieri - si tratta del maggiore incremento in quattro mesi, un dato che sta portando il Governo Johnson a ipotizzare un lockdown autunnale di due settimane, con chiusure di pub e ristoranti, per evitare un Natale da reclusi in casa. Record di contagi anche in Danimarca, mentre la Germania ha registrato il più elevato numero giornaliero di nuovi casi da fine aprile, con quasi 2300 infezioni. NordReno-Westfalia e Baviera i Laender più colpiti.
18/9/2020
E' scontro diplomatico tra Europa e Bielorussia, dopo l'approvazione -a stragrande maggioranza- di una risoluzione dell'Europarlamento che chiede sanzioni contro il presidente Lukashenko e il suo entourage, a seguito delle "cosiddette elezioni", che Bruxelles ha definito in flagrante violazione di tutti gli standard internazionali.
Elezioni che il Parlamento Europeo non riconosce, e -condannando la repressione dei manifestanti- annuncia che dal 5 novembre, alla scadenza del precedente mandato, non considererà più Lukashenko presidente. Da Minsk l'accusa di una "risoluzione aggressiva" da parte dell'Europarlamento. Intanto i Ministri degli Esteri europei porranno lunedì le basi per le sanzioni contro il regime bielorusso. Sempre il Parlamento Europeo ha votato a stragrande maggioranza una risoluzione che condanna l'avvelenamento dell'oppositore russo Navalny con novichock, puntando esplicitamente il dito contro la Russia di Vladimir Putin. La risoluzione chiede un'indagine internazionale sul caso Navalny e sulle violazioni da parte di Mosca degli obblighi relativi all'utilizzo di armi chimiche. In entrambe le votazioni ha destato stupore il voto della Lega di Salvini, che si è opposta all'atto di accusa contro Putin -prevedibilmente, considerate le affinità leghiste con Mosca- e si è addirittura astenuta sulla risoluzione bielorussa, provocando la condanna di altre forze politiche.
17/9/2020
L'Europarlamento vota a stragrande maggioranza -532 voti a favore e 84 contrari- una risoluzione che condanna l'avvelenamento dell'oppositore russo Navalny con novichock, puntando il dito contro la Russia di Vladimir Putin.
"Il tipo di agente nervino utilizzato può essere solo sviluppato da laboratori militari dell'apparato statale", recita il testo della risoluzione approvata a Bruxelles, che non lascia molto spazio all'immaginazione sul mandante dell'avvelenamento. Per questo la risoluzione chiede un'indagine internazionale sul caso Navalny e sulle violazioni russe degli obblighi relativi all'utilizzo di armi chimiche. Il voto europarlamentare ha avuto un cotè tutto italiano, con la Lega di Salvini -notoriamente vicina alle sensibilità di Putin- che ha votato no, mentre -all'interno della coalizione giallorossa- il PD ha votato a favore e i 5 Stelle si sono astenuti. Il caso Navalny è tornato di stretta attualità nelle ultime ore, dopo la scoperta di tracce di novichock su una bottiglia d'acqua nell'ultimo albergo di Tomsk dove l'oppositore aveva dormito. A fare la scoperta membri del suo team: fino ad ora si era sospettato un avvelenamento con il tè in aeroporto, ma probabilmente Navalny era stato colpito ben prima. Sempre l'Europarlamento ha approvato un'altra risoluzione, nella quale chiede sanzioni contro il presidente bielorusso Lukashenko, che dal 5 novembre non sarà riconosciuto come legittimo, respinge i risultati delle presidenziali e condanna la repressione dei manifestanti.
16/9/2020
Un discorso di ben 80 minuti, con una visione per l'Europa che verrà, sullo sfondo della più grave crisi pandemica da un secolo a questa parte. Lo Stato dell'Unione pronunciato a Bruxelles dalla presidente della Commissione Von Der Leyen guarda innanzitutto avanti, verso le sfide che attendono il Continente.
"E' il momento per l'Europa di uscire dalla fragilità, e infondere nuova vitalità", ha detto. Tra i punti principali menzionati dalla presidente della Commissione, la necessità di costruire un'unione della sanità - a questo proposito l'annuncio che il prossimo anno -sotto presidenza italiana del G20- si organizzerà un vertice globale sulla salute, probabilmente a Roma. Il Green Deal si conferma perno della ripresa post-pandemica: il 37% del Recovery Fund sarà speso su obiettivi legati a clima e sostenibilità, precisa la Von Der Leyen, che conferma le indiscrezioni secondo cui Bruxelles proporrà di ridurre 'almeno' del 55% le emissioni di gas serra entro il 2030. Spazio anche all'economia sociale: la presidente della Commissione ha affermato che "tutti nell'Unione Europea devono avere salari minimi". Bruxelles avanzerà una proposta su una normativa in tal senso. Non solo: la Commissione annuncia una nuova strategia per Schengen, e presenterà la prossima settimana un nuovo patto sulla migrazione. Pessimismo sull'andamento di Brexit, con un'intesa sempre più lontana, appoggio ai manifestanti bielorussi, critiche alla Russia sul caso Navalny, spinta al digitale - tra gli altri temi toccati da Ursula Von der Leyen.
11/9/2020
Non è molto ottimista sui tempi della ripresa economica la presidente Bce Lagarde, che ipotizza un ritorno alla situazione pre-Covid-19 non prima della fine del 2022. Tra due anni esatti.
La Lagarde ha parlato al termine dell'Eurogruppo informale di Berlino - una risposta diretta a chi le chiedeva le tempistiche di ripristino del patto di stabilità, sospeso sull'onda dell'emergenza pandemica. "La Commissione aveva aperto discussione sulla sua revisione', ha ricordato la Lagarde, dicendosi d'accordo con chi sostiene che le regole di bilancio devono essere 'meno oscure e più comprensibili dalla gente'. Sulla ripresa la presidente Bce la considera -almeno per quanto riguarda il terzo trimestre- "irregolare, incompleta e asimmetrica", dopo un "catastrofico" secondo trimestre, ed è "circondata da molta incertezza, su sviluppi del mercato del lavoro, problemi di liquidità delle aziende e possibile seconda ondata di Covid-19". Concorda il Commissario all'Economia Gentiloni: "osserviamo una profonda contrazione del Pil nel secondo trimestre, profondamente disomogenea, la ripresa è in corso ma c'è ancora molta incertezza sulla sua rapidità". Fuga in avanti del Ministro delle Finanze francese Le Maire, che annuncia un nuovo trattato sul Mes a novembre, che permetta di rendere il cosiddetto "backstop" -il paracadute finale del fondo salva-banche- operativo da fine 2021".
11/9/2020
Muro contro muro tra Gran Bretagna ed Europa, nonostante l'incontro di emergenza eurobritannico a Londra, per tentare di appianare le divergenze su Brexit - la crisi ormai è a tutto campo, e investe sia la partnership futura, sia l'intesa di divorzio già siglata.
La maggiore controversia riguarda proprio l'intesa firmata, con Bruxelles che è passata alle maniere forti e ha intimato a Londra di ritirare entro fine mese parte del progetto di legge che consentirebbe ai Ministri britannici di prendere decisioni su scambi commerciali e doganali - in particolare con l'Irlanda del Nord, in violazione degli accordi sottoscritti con l'Europa. "Violare i termini dell'Accordo di Recesso infrangerebbe la legge internazionale, farebbe venire meno la fiducia e metterebbe a rischio i negoziati sulle relazioni future", ha scritto il vicepresidente della Commissione Sefcovic, volato ieri a Londra per calmare le acque. Senza successo, però: il Ministro britannico Gove ha risposto affermando che il Governo di Sua Maestà non può ne intende ritirare il progetto di legge, che continuerà il suo iter legislativo. Sull'altro fronte, quello delle relazioni future, le cose vanno persino peggio: al termine di un'altra settimana di trattative, il caponegoziatore europeo Barnier ha affermato che permangono differenze significative tra Bruxelles e Londra sul nuovo accordo di partnership, che a questo punto difficilmente vedrà la luce entro metà ottobre. Barnier ha reso chiaro che l'Europa si sta preparando a tutti gli scenari in vista di gennaio.
10/9/2020
Al via in serata il vertice Euromed ad Ajaccio, con la partecipazione del premier Conte. Si parlerà anche di migranti: un tema sul quale Parigi e Berlino hanno lanciato oggi una proposta.
Un accordo franco-tedesco per accogliere 400 minori non accompagnati dal campo di Moria a Lesbo è stato annunciato dalla cancelliera tedesca Merkel e dal presidente francese Macron, dopo gli incendi che hanno devastato il centro. L'idea di Parigi e Berlino è coinvolgere in questa operazione di ricollocamento dei minori anche altri Paesi europei, per togliere pressione sui centri di accoglienza ellenici: nel campo di Moria erano presenti circa 12mila persone, su una capacità di accoglienza prevista di 2800. Il numero dei minori da ricollocare è comunque indicativo, nelle intenzionidi Merkel e Macron, e potrebbe ancora variare: la Germania ha già accolto 460 minori non accompagnati o malati, insieme ai loro genitori, e sta pianificando di prenderne altri. "La Germania, la Francia e altri Paesi sono pronti a fare qualcosa, si tratta di sviluppi positivi", ha commentato il vicecancelliere tedesco Scholz. La pressione si concentra soprattutto sul Ministro dell'Interno Seehofer, del partito conservatore bavarese Csu, meno incline a concessioni in materia di migranti. A lui hanno scritto 16 deputati, perorando la causa dell'accoglienza di 5000 rifugiati in Europa o, in assenza di accordi tra Paesi del Continente, anche nella sola Germania. Il tema migranti figura anche al centro dei lavori del vertice Euromed in programma ad Ajaccio, tra Francia, Italia, e gli altri Paesi del Sud Europa.
9/9/2020
Sceglie il giorno in cui il caponegoziatore Barnier approda a Londra in Eurostar per proseguire una serrata -e finora infruttuosa- trattativa sul nuovo accordo di partnership il Governo britannico, per depositare in Parlamento l'annunciato progetto di legge che intende tutelare il mercato interno dell'isola nel periodo post-Brexit.
Un progetto che -come previsto- rischia seriamente di violare il diritto internazionale, in quanto consentirebbe ai Ministri britannici di decidere le regole su aiuti di Stato e sul traffico merci tra Gran Bretagna e Irlanda del Nord, anche a costo di entrare in contrasto con trattati internazionali quali l'accordo di divorzio firmato tra Londra e Bruxelles. Il progetto di legge, che deve passare nei due rami del Parlamento, punta a snellire alcuni punti oscuri del periodo post-Brexit, ma può andare incontro ad una raffica di ricorsi legali a livello nazionale e internazionale. La reazione da Bruxelles è stata durissima: "sono molto preoccupata dagli annunci del governo britannico, che violano l'Accordo di recesso" per la Brexit. Pacta sunt servanda", ha minacciato la presidente della Commissione Von Der Leyen, mentre il presidente europeo Michel definisce "inaccettabile la violazione della legge internazionale". Il vicepresidente della Commissione Sefcovic ha convocato una seduta straordinaria della commissione eurobritannica sull'attuazione dell'accordo di divorzio, affinché Londra "risponda e spieghi".
4/9/2020
Al via la prossima settimana un nuovo round negoziale tra Unione Europea e Gran Bretagna, per evitare il rischio di un'uscita senza intesa di Londra il primo gennaio. Il clima delle trattative non è però dei migliori.
Sale la temperatura negoziale tra Bruxelles e Londra, in vista delle fasi finali delle trattative sul nuovo partenariato commerciale, da chiudere entro fine ottobre. L'atmosfera è decisamente pessimistica, a neppure quattro mesi dal taglio definitivo del cordone ombelicale tra Unione Europea e Gran Bretagna. Il premier britannicoJohnson non si rassegna ad un clamoroso no deal, e punta tutto su una cooperazione sul modello Europa-Canada. "Siamo però pronti ad ogni eventualità", ha minacciatoJohnson, ricalcando i toni già usati pochi giorni fa dal caponegoziatore europeo Michel Barnier. Il problema è che il tempo corre, e Downing Street -al di là dell'ottimismo di facciata- valuta in un 30-40% appena le possibilità di intesa con Bruxelles, con il tema degli aiuti di Stato che si staglia sui problemi ancora da risolvere - l'Europa non vuole un potenziale concorrente alle porte, con tutti i rischi di dumping connessi. Il rischio caos alle frontiere spaventa però i gruppi di trasporto e logistica britannici, che hanno scritto una lettera al Governo, chiedendo un incontro urgente per affrontare i troppi buchi neri ancora presenti nelle nuove disposizioni di transito al confine marittimo, che entreranno in vigore il primo gennaio. Il rischio è quello di una paralisi del trasporto merci alle frontiere, undici mesi dopo la Brexit "ufficiale".
3/9/2020
Il caso Navalny alza lo scontro diplomatico tra Germania e Gran Bretagna da una parte, e Russia dall'altra.
Dopo la durissima condanna tedesca, a seguito dell'accertamento relativo all'avvelenamento da novichock, è stato il turno di Londra nell'alzare i toni contro Mosca: un portavoce di Downing Street ha evocato "conseguenze severe" per chiunque sarà ritenuto responsabile, mentre il ministro degli Esteri Raab, ha sentito il collega tedesco Maas per concordare la reazione. Il premier Johnson aveva definito "oltraggioso l'uso di armi chimiche vietate" contro Navalny. Londra non accusa al momento direttamente il Cremlino, ma nuove sanzioni contro la Russia non sono escluse, come pure l'espulsione di diplomatici. Da parte sua la cancelliera tedesca Merkel ha affermato di non avere nulla da aggiungere, rispetto a quanto già detto, mentre a Berlino si valuta uno strappo clamoroso con Mosca sul gasdotto Nord Stream2, al punto che uno dei candidati alla guida della Cdu, Roettgen, arriva a mettere in discussione la partnership con la Russia. L'Europa chiede intanto un'inchiesta indipendente sul caso Navalny, e l'Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche fa sapere che sta monitorando la situazione, ed è pronta ad impegnarsi e ad assistere qualsiasi Stato membro possa richiederne l'assistenza.
4/8/2020
Linea dura del premier, attivismo in sede europea del Ministro degli Esteri. E' su questo doppio binario che l'Italia prova a gestire una situazione che si è fatta -col passare dei giorni- sempre più complessa: il premier Conte inasprisce il registro, invocando la necessità di essere duri e inflessibili sulla crisi migranti, perché -spiega- "non si entra in Italia in questo modo e soprattutto in questo momento di fase acuta.
Ci sono migranti che tentano di sfuggire alla sorveglianza sanitaria: non ce lo possiamo permettere". Così il premier, che spinge per intensificare i rimpatri, mentre il Ministro degli Esteri Di Maio ha avuto prima un colloquio telefonico con il Commissario Europeo all'Allargamento, l'ungherese Varhelyi, al quale ha chiesto che anche l'Unione si doti di una lista di Paesi sicuri, per velocizzare la cooperazione comunitaria in materia migratoria. Poi ha sentito l'Alto Rappresentante europeo Borrell, al quale ha ribadito la necessità di un impegno comunitario su redistribuzione e rimpatri. Da Bruxelles tante rassicurazioni, ma l'impressione è che quest'estate le priorità siano altre, e che si attenda la presentazione -in autunno- della proposta della Commissione sul nuovo patto europeo per la migrazione e asilo. Anche ieri una giornata segnata sia dai numerosi nuovi approdi a Lampedusa, sia da diverse fughe dai centri di accoglienza.
3/8/2020
Il Governo inasprisce la linea sui migranti, giocando la carta interna e quella europea. Duro il premier Conte, che afferma: "non si entra in Italia in questo modo e soprattutto in questo momento di fase acuta.
Ci sono migranti che tentano di sfuggire alla sorveglianza sanitaria: non ce lo possiamo permettere. Dobbiamo essere duri e inflessibili". Così il premier, che spinge per intensificare i rimpatri, mentre il Ministro degli Esteri Di Maio ha avuto un colloquio telefonico con il Commissario Europeo all'Allargamento, l'ungherese Varhelyi, al quale ha chiesto che anche l'Unione Europea si doti di una lista di Paesi sicuri, per velocizzare la cooperazione comunitaria in materia migratoria. Da Varhelyi la vaga rassicurazione del massimo supporto europeo all'azione italiana. Al momento solo Germania e Francia però hanno teso la mano. E' però la cronaca ancora a dominare, tra fughe e approdi: 83 migranti in quarantena precauzionale sono fuggiti dal centro di accoglienza di Campomarino, in Molise. Altri 50 tunisini sono scappati dalla tensotruttura di Porto Empedocle, nell'agrigentino. E 200 migranti sono sbarcati nelle ultime ore a Lampedusa.
31/7/2020
L'Europa lancia un timido segnale di solidarietà all'Italia. E Roma fa pressioni sulla Tunisia, vero epicentro dell'ultima ondata di partenze verso la Sicilia. La giornata di ieri sul fronte migranti è stata soprattutto politica, con il risveglio della Commissione Europea sull'attuale emergenza siciliana - la svedese Johansson, titolare degli Affari Interni, non ha dimostrato fin qui grande attivismo.
"Difficoltà significative a Lampedusa", ammette il portavoce per le Migrazioni Jahnz, ribadendo la disponibilità europea a venire incontro alle richieste italiane, e ammettendo che pochi Stati membri sono disposti a partecipare ai ricollocamenti. Il sottotitolo è che questo rende abbastanza inutile il coordinamento di Bruxelles. Sempre da Bruxelles la risposta alle accuse sui respingimenti dei migranti: "non ce ne sono da parte dell'Italia o di Malta verso la Libia. La guardia costiera libica interviene nelle sue acque di competenza". Ieri sera il Ministro degli Esteri Di Maio ha convocato l'ambasciatore tunisino, chiedendo di contrastare le partenze illegali e accelerare i voli di rimpatrio dei clandestini. Tunisi ha assicurato che dal 6 agosto i voli riprenderanno, e che due pattugliatori al largo di Sfax controlleranno la costa. Oggi la Ministra dell'Interno Lamorgese incontrerà l'omologo francese Darmanin per parlare del nuovo patto europeo sull'immigrazione, in arrivo nell'autunno.
30/7/2020
"Difficoltà significative": la Commissione Europea accende i fari sull'emergenza migranti che sta vivendo negli ultimi giorni la Sicilia, in particolare Lampedusa.
Il portavoce per le Migrazioni Jahnz afferma che Bruxelles sta seguendo da vicino quanto accade nei centri di accoglienza. Jahnz ribadisce la disponibilità europea a venire incontro alle richieste italiane, e ricorda come la Commissione prosegua "nel coordinamento dei ricollocamenti dei migranti salvati in mare". Ammette però che sono sempre pochi gli Stati membri disposti partecipare. Problema per nulla nuovo, ma quest'anno la nuova Commissaria agli Interni, la svedese Johansson, non brilla certo per attivismo sul tema, rispetto al suo predecessore, il greco Avramopoulos. Sempre da Bruxelles la risposta alle accuse sui respingimenti di migranti: "non ce ne sono da parte dell'Italia o di Malta verso la Libia. La guardia costiera libica interviene nelle sue acque di competenza". Non si fermano però gli sbarchi: sono soprattutto barchini, principalmente tunisini, a sbarcare a Lampedusa, anche se approdi si segnalano pure in Calabria. Chiuso intanto il centro di accoglienza di Ventimiglia.
30/7/2020
Grande attesa per il voto oggi in Senato sull'autorizzazione a procedere contro il leghista Salvini per il caso Open Arms. L'Italia chiede aiuto all'Europa di fronte al forte incremento degli sbarchi.
Un "contesto senza precedenti", nel quale la gestione dei flussi migratori "è molto più complessa rispetto agli anni precedenti" a causa dell'emergenza coronavirus e della conseguente crisi economica. Il Viminale descrive così la crisi migranti, che va assumendo proporzioni sempre più preoccupanti . La Ministra dell'Interno Lamorgese definisce inaccettabili gli arrivi continui dei migranti, che stanno portando al collasso Lampedusa. Ieri sull'isola siciliana sono approdate oltre 300 persone. Obiettivo del Governo è poter disporre nei prossimi giorni di almeno due unità navali da destinare alla quarantena di chi sbarca. L'acuirsi della crisi porta il Ministro degli Esteri Di Maio a chiedere una soluzione europea: "l'Unione deve dare una risposta, soprattutto in una fase in cui c'è un rischio sanitario altissimo causa pandemia. Ci aspettiamo che la redistribuzione riparta subito, e che Bruxelles rispetti i patti: l'Italia da sola non ce la può fare", ha scritto Di Maio. Bruxelles aveva già precisato di essere in contatto con gli altri Paesi per risolvere il problema ricollocamento - tuttavia la Commissaria agli Interni Johansson non pare brillare per attivismo. Oggi è il giorno del voto in Senato sulla richiesta di autorizzazione a procedere contro il leghista Salvini per il caso Open Arms. Lui, che rischia il processo, ostenta sicurezza e tira in ballo il premier Conte - decisivo sarà il voto di Italia Viva.
25/7/2020
Istituzione della task force della Commissione Europea il 16 agosto, presentazione del piano nazionale di rilancio italiano a ottobre, mentre -parallelamente- i Parlamenti nazionali e l'Europarlamento cominceranno un processo di ratifica del Recovery Fund che dovrebbe chiudersi -salvo imprevisti- a inizio 2021.
Ieri l'annuncio della task force di Bruxelles, coordinata dalla francese Celine Gauer, ha fatto partire le grandi manovre di un processo che -pur con tutta la buona volontà possibile- non potrà che diventare visibile in termini di erogazione dei fondi solamente tra un anno: lo ha reso chiaro lo stesso Commissario all'Economia Gentiloni, spiegando che i piani di riforma dei singoli Paesi saranno approvati a Bruxelles non prima di aprile - a quel punto la Commissione potrà andare sui mercati, piazzando titoli europei comuni. Solo il 10% dei fondi sarà anticipato, una volta approvato il piano di rilancio. Suppergiù una ventina di miliardi tra prestiti e aiuti, per l'Italia: per questo Gentiloni invita a usare anche il MES -su cui la maggioranza a Roma resta divisa- per gli investimenti più urgenti. La task force della Commissione sarà incaricata da un lato di aiutare gli Stati a preparare i piani di riforma, e dall'altro ne coordinerà l'attuazione successiva, garantendo così un supporto concreto di Bruxelles all'intero processo.
24/7/2020
Inizierà le sue attività a metà agosto la task force della Commissione Europea, incaricata di coordinare le prossime fasi del Recovery Plan in Europa. Sarà guidata dalla vicesegretaria generale della Commissione, la francese Celine Gauer, e sosterrà da un lato i Paesi membri nella preparazione dei loro piani nazionali di riforma, mentre dall'altro coordinerà l'attuazione successiva del Piano per la Ripresa nei 27 Paesi membri.
Molto probabile che un ruolo importante lo giocherà l'ex-presidente Consob Mario Nava, nominato appena due mesi fa a capo della Direzione Generale Sostegno alle Riforme Strutturali, incaricata proprio di valutare i progressi nazionali nei capitoli-chiave su cui si concentreranno i finanziamenti del fondo per la ripresa. Intanto il Commissario agli Affari Economici Gentiloni lancia un avviso ai naviganti: le erogazioni del Recovery Fund "inizieranno nella seconda parte del 2021, ad eccezione di un 10% che sarà anticipato con l'approvazione del Piano di rilancio" Gentiloni stima che i Piani dei singoli Paesi non saranno approvati prima di aprile: a quel punto Bruxelles andrà sui mercati con titoli europei comuni. Insomma, il caldo consiglio che arriva da Gentiloni è di fare ricorso al MES per i fondi ritenuti più urgenti. Da parte sua la presidente della Commissione Von Der Leyen invita a usare i fondi europei anche per modernizzare l'economia, e ricorda che in arrivo a breve ci saranno pure gli aiuti Sure per la cassa integrazione.
23/7/2020
Impossibile chiudere un'intesa sulle future relazioni tra Unione Europea e Gran Bretagna entro luglio: ora Londra ammette che la partnership futura tra i due blocchi, a poco più di cinque mesi dal taglio definitivo del cordone ombelicale, con la fine del periodo di transizione, è in serio pericolo.
Il caponegoziatore britannico David Frost ha ammesso -al termine di un altro round di negoziati- che l'uscita definitiva senza un accordo resta possibile, e che le imprese devono prepararsi a tutti gli scenari. Frost ha ammesso che questo mese non si chiuderà alcuna intesa preliminare, come il Governo britannico auspicava: l'obiettivo ora è settembre. Pessimista anche il suo omologo europeo Barnier, che ha aggiunto come un'intesa tra i due blocchi sia in questo momento improbabile. Regole sugli aiuti di Stato e sulla concorrenza da un lato, e pesca dal'altro, restano i nodi più importanti da sciogliere - al di là delle schermaglie negoziali, sottotraccia però qualche lento passo in avanti sarebbe già avvenuto. Questo mentre il premier Johnson, ad un anno dal suo ingresso a Downing Street, è volato in Scozia, per rinsaldare il legame con la nazione del Regno maggiormente percorsa da venti secessionisti. In dote ha portato 50 milioni di fondi. Ma il clima con la First Minister scozzese Sturgeon resta glaciale. E una Brexit senza intesa a fine anno, aggravata dall'introduzione di dazi e tariffe con l'Europa, potrebbe accelerare le pulsioni indipendentiste scozzesi.
22/7/2020
Chi vince e chi perde: l'intesa sul Recovery Fund raggiunta ieri a Bruxelles ridisegna i rapporti di forza all'interno dell'Unione Europea, con interessanti implicazioni future.
L'asse franco-tedesco conferma di avere ancora in mano il timone della nave, e di riuscire a giocare un ruolo di mediazione. Nonostante nettamente più schierati con i Paesi del Sud, Berlino e Parigi hanno guidato le trattative, rivestendo i passi dei poliziotti buono e cattivo: più irruento e integrazionista Macron, che arriva quasi al confronto diretto con i frugali, più flemmatica e imperturbabile la Merkel. L'asse frugale maschera la gigantesca concessione di un primo debito comune europeo, vero e proprio taboo fino alla scorsa primavera, con una battaglia logorante che rivede al ribasso le sovvenzioni e la loro facilità di esborso. Pragmatico il fronte mediterraneo, che alla fine porta a casa anche più del previsto, in termini di prestiti, grazie ad un abile gioco contabile. Bravo regista, dopo i tentennamenti dei mesi scorsi, il presidente europeo Michel, capace di aspettare il momento giusti per calare il poker. Tutti contenti? Non proprio: la Commissione Europea vede sparire o ridursi programmi post-pandemici su sanità, digitale, green, investimenti e ricerca. Forse si è guardato troppo alle esigenze immediate, e meno a costruire le basi di una ripartenza futura.
21/7/20202
Inchiodati a Bruxelles. Il summit più lungo nella storia europea, in grado persino di sbaragliare il record del vertice di Nizza, che resisteva da 20 anni, ha ben fotografato le due velocità dell'Europa, e - in un certo senso le sue profonde contraddizioni.
Pronta a passi coraggiosi, quali la messa in comune del debito, anche se guai a chiamarli Eurobond, ma profondamente spaccata lungo faglie di difficile ricomposizione: nord contro sud ed est contro ovest, con Francia e Germania a cercare il necessario punto di equilibrio - Berlino e Parigi dopotutto rivendicano la loro essenza di motore franco-tedesco. Lo scontro più pesante è andato in scena tra venerdì e domenica, con Italia e Olanda protagoniste della contesa. L'Aja, con il premier Rutte, è andata subito all'assalto della cosiddetta governance che amministra gli esborsi di sussidi e prestiti: il dibattito ha ingolfato la prima giornata. Ma già dal secondo giorno l'attenzione si è spostata all'ammontare complessivo del Recovery Fund: qui oltre all'Olanda sono entrati in gioco gli altri quattro Paesi frugali, Austria su tutti, che hanno spalleggiato Rutte nella richiesta di abbassare considerevolmente la quota di sovvenzioni. Una posizione talmente decisa, che ha portato il vertice ad un serio rischio fallimento nella giornata di domenica. Poi l'appello, due sere fa, del presidente europeo Michel, a non mostrare il volto di un'Europa debole. La notte tra domenica e lunedì è così passata, trasformandosi in una lunga maratona negoziale fino all'alba. E quando ieri sera sono ripresi i negoziati, è finalmente approdata una proposta dettagliata e articolata da parte della presidenza. Condizione necessaria e propizia per l'ultimo miglio.
20/7/2020
Ore cruciali a Bruxelles, in attesa di dare inizio alla plenaria decisiva per l'approvazione del Recovery Fund.
Dopo la lunga notte negoziale, che ha rimesso in carreggiata trattative sull'orlo del fallimento, l'ultima proposta di compromesso sulla quale sta lavorando il presidente Michel ammonterebbe ad un totale di 700 miliardi per il RecoveryFund, divisi fra 390 miliardi di sussidi e 310 miliardi di prestiti. Una via di mezzo che potrebbe accontentare tutti: si scende sotto i 400 miliardi -come chiedono i frugali- ma non troppo, come esigono i mediterranei, e si sforbicia di 50 miliardi il totale del fondo per la ripresa. Il ridimensionamento del pacchetto implica tagli a numerosi programmi importanti legati al fondo, in questo periodo di crisi economica e sanitaria: verranno rivisti al ribasso gli aiuti alla coesione, quasi dimezzati i fondi alla ricerca, fortemente ridotto il piano di transizione ecologica, e -dato imbarazzante- dovrebbe essere cancellato il nuovo piano europeo per la sanità. Se le caselle stanno andando lentamente a posto sul fronte del Recovery Fund, restano da sistemare gli ultimi ostacoli, legati in particolare al rispetto dello stato di diritto quale condizionalità per gli aiuti, e gli obiettivi climatici."Stanotte c'è stata una svolta: dobbiamo essere ancora cauti, ma direi che sono cautamente ottimista", ha dichiarato il premier Conte nel pomeriggio. Anche lacancelliera tedesca Merkel e la presidente della Commissione Von Der Leyen prima di lui avevano espresso ottimismo: a questo punto non resta che aspettare la serata.
20/7/2020
Prima la governance sulla gestione degli esborsi legati ai piani nazionali. Poi lo scontro con i Paesi dell'Est sulle condizionalità legate allo stato di diritto. Ieri infine è esplosa la vera querelle. Quella sul vile denaro.
In un'Unione a 27 il cui Pil vale oltre 15mila miliardi, i leader ieri sera si sono bloccati su una cinquantina di miliardi di differenza. Quelli che separavano le richieste -decisamente eccessive- dei Paesi frugali, dal minimo accettabile per il fronte mediterraneo. 350 miliardi di sovvenzioni a fondo perduto nelRecovery Fund, più altri 350 miliardi di prestiti, proponeva il quintetto del nord. Non si scende sotto i 400, ribatteva il sud, spalleggiato dall'asse franco-tedesco. Anche volendo comprendere le ragioni del clan Rutte, che ha più volte insistito su quanta strada abbia dovuto fare l'Olanda per arrivare ad ammettere la creazione di debito comune europeo mascherato, salta all'occhio quanto i frugali abbiano tirato la corda oltre il necessario. Non solo hanno obbligato gli altri Paesi a seguirli nella corsa al ribasso delle sovvenzioni, ma -bilaterale dopo bilaterale- hanno portato il presidente europeo Michel a cedere su tutto: taglio del bilancio settennale dell'Unione, introduzione di un simil-diritto di veto sugli esborsi, incremento degli sconti di bilancio proprio per i frugali, persino un aumento sulle quote doganali appannaggio dei Governi. Michel ieri sera è sbottato: "i 27 leader sono in grado di costruire un'Europa basata su unità e fiducia, oppure -attraverso uno strappo- presenteremo il volto di un'Europa debole, minata dalla sfiducia reciproca?".
19/7/2020
In corso da circa 40 minuti la cena dei 27 leader europei - è anche la prima volta in cui si riuniscono oggi in plenaria, dopo una giornata interamente trascorsa in riunioni per gruppi di Paesi, con l'Italia molto attiva nel dividersi tra incontri con gli alleati e meetings con i nordici.
Proprio gli ormai cinque Paesi frugali avrebbero messo sul piatto in serata una proposta che potrebbe far naufragare il summit: un taglio di ben 150 miliardi alle sovvenzioni a Fondo perduto del Recovery Fund, che scenderebbero così a 350 miliardi, insieme ad una leggera sforbiciata pure al totale del Fondo Europeo per la Ripresa, che scenderebbe a 700 miliardi. Richieste che paiono decisamente eccessive non solo per i Paesi mediterranei, ma anche per l'asse franco-tedesco, ideatore della proposta di 500 miliardi in sussidi. E' a questo punto probabile che o i fronti contrapposti trovano un qualche terreno di compromesso stasera sulle cifre macro, magari riportando i sussidi almeno a 400 miliardi, per poi dare avvio ad una maratona negoziale notturna per definire i dettagli, oppure il vertice si avvierà inesorabilmente al fallimento. Fiutando l'aria, la presidente BCE Lagarde, ha preso poco fa una posizione chiara, dichiarando che è meglio concordare una struttura ambiziosa del Recovery Fund, anche se richiede un po' più di tempo. "Meglio un accordo ambizioso piuttosto che veloce", ha detto la Lagarde, lasciando intendere che il ridimensionamento del Recovery Fund chiesto dai frugali non è affatto gradito a Francoforte.
19/7/2020
Si tratta senza sosta a Bruxelles, per evitare il fallimento del summit europeo. Sui tre nodi che hanno rallentato in questi tre giorni il negoziato, quello attualmente al centro delle discussioni è l'ammontare delle sovvenzioni a fondo perduto.
Dopo le avvisaglie di ieri sera, i cinque Paesi frugali del nord hanno ingaggiato da stamattina una battaglia senza sosta per una drastica riduzione dei sussidi. Fonti hanno fatto trapelare poco fa che il loro obiettivo è scendere addirittura a 350 miliardi di sovvenzioni, con un taglio netto di 150 miliardi, abbassando il totale del Recovery Fund a 700 miliardi - 50 meno del previsto. I Paesi mediterranei e l'asse franco-tedesco non intendono scendere sotto quota 400 miliardi di sovvenzioni. Le trattative sono proseguite per tutta la giornata, a geometrie variabili: l'Italia si è riunita con Francia, Germania e Spagna, poi lo schema si è allargato ad un confronto con il blocco dei frugali, mentre pare che le delegazioni italiana e olandese siano impegnate in un confronto serrato. A dispetto degli annunci, la plenaria dei 27 non si è mai tenuta, e secondo indiscrezioni tutti i leader si stanno per rivedere proprio in questi minuti a cena. L'impressione generale, arrivati al terzo giorno di negoziati, è che o si trova un qualche terreno di incontro nelle prossime due o tre ore, spianando la strada ad una maratona negoziale notturna, oppure il vertice fallirà, per essere riconvocato in data da destinarsi. Pessimista si era dimostrata stamattina la cancelliera tedesca Merkel: è "ancora possibile" che non vi sia "alcun accordo" al vertice", aveva detto la Merkel. "C'è molta buona volontà, ma anche molte posizioni diverse", aveva ammesso.
19/7/2020
Dopo il "no" del premier olandese Rutte venerdì sera sulle modalità di approvazione dei piani di rilancio nazionali, con l'Olanda inamovibile nella sua richiesta di unanimità quale condizione per l'esborso delle sovvenzioni a fondo perduto, la giornata di ieri -dopo un avvio positivo, sull'onda della nuova proposta di compromesso negoziale- è stata zavorrata da una nuova barricata eretta stavolta da tutto il fronte nordico-frugale: una richiesta per certi versi ancora più dura da digerire per il fronte mediterraneo e per quello franco-tedesco - parliamo infatti del taglio secco di 155 miliardi di aiuti a fondo perduto del Recovery Fund.
Con la conseguenza di un dimezzamento della Recovery and Resilience Facility, il fondo destinato alle riforme e agli investimenti pubblici - cuore pulsante del pacchetto per la ripresa: poche ore prima, in un gesto di buona volontà, il presidente europeo Michel aveva offerto uno spostamento di 50 miliardi dalla casella sovvenzioni a quella prestiti. Ma la mossa serale dei frugali è andata ben oltre, aggiungendo un secondo ambito di contrapposizione, e ponendo condizioni eccessive per il negoziato. Senza dimenticare la costante opposizione -sottotraccia- del fronte dei Paesi dell'Est, Ungheria in testa, sul tema della condizionalità dell'erogazione dei fondi, subordinata al rispetto dello stato di diritto. Un puzzle realmente complicato da far quadrare, nel suo insieme.
18/7/2020
Si continua a trattare a Bruxelles per arrivare all'approvazione del Fondo Europeo per la Ripresa, ma le indiscrezioni che trapelano non fanno sperare in una soluzione nelle prossime ore. Si fa anzi sempre più probabile un prolungamento dei negoziati nella notte. Esplicito a questo proposito -circa un'ora- fa il premier Conte, che ha aggiornato sullo stato dei lavori durante una diretta Facebook.
Conte ha ammesso che è in atto un duro confronto con l'Olanda e con i Paesi frugali. Poco fa fonti diplomatiche europee hanno spiegato perché: apparentemente la Svezia, a nome anche di Olanda, Austria e Danimarca, avrebbe presentato una posizione in cui chiede di ridurre drasticamente i sussidi inseriti nel cuore del Recovery Fund, la cosiddetta Recovery and Resilience Facility - che passerebbe da 310 a soli 155 miliardi di sovvenzioni a fondo perduto. Un taglio netto del 50%. Non solo: i quattro propongono un taglio di altri 190 miliardi in programmi di spesa. Richieste, che vanno ad aggiungersi al "no" olandese sulle modalità di approvazione dei piani di rilancio nazionali, per le quali L'Aja chiede l'unanimità. Richieste chiaramente inaccettabili per i Paesi mediterranei. In serata il premier Conte si è incontrato con la presidente della Commissione Von Der Leyen, mentre tutte le speranze sono ora legate alla nuova proposta di compromesso che il presidente europeo Michel dovrebbe presentare a cena.
18/7/2020
Si tratta senza sosta a Bruxelles per arrivare ad un accordo sul Fondo europeo per la Ripresa. Dal no olandese di ieri sera si è passati in mattinata ad un confronto serrato in plenaria tra i 27 e con bilaterali tra i vari leader, entrando nei dettagli delle voci di spesa.
A livello macro, l'ultimo compromesso messo sul tavolo dal presidente europeo Michel propone di spostare 50 miliardi dalle sovvenzioni ai prestiti, riequilibrando dunque il totale del Recovery Fund in un rapporto di 450 miliardi in aiuti e 300 in prestiti. Ci sarebbero tagli però ai fondi per la ricerca, al fondo per gli investimenti e allo sviluppo rurale, mentre verrebbero incrementati i fondi per la coesione. Nell'ultima ora Michel si è confrontato con i due big al tavolo, la cancelliera tedesca Merkel e il presidente francese Macron, mentre fonti italiane continuano ad attaccare l'Olanda, che -secondo Roma-non starebbe mollando di un millimetro sull'unanimità nel via libera ai piani di rilancio nazionali. Insomma, dal Governo aleggia un certo pessimismo sui progressi negoziali - pessimismo che filtra anche dalle indiscrezioni a Bruxelles, che parlano di un vero e proprio assalto dei Paesi frugali contro le sovvenzioni a fondo perduto, per le quali propongono un taglio di ben 170 miliardi. Ipotesi impossibile da digerire per Italia e Spagna. Tra poco è atteso un aggiornamento del premier Conte, per il momento è tutto.
18/7/2020
Linee rosse, scontri, infine la proposta di compromesso, prima di uno stop alle trattative, a causa dei troppi no di Olanda e Austria.
Il vertice europeo straordinario sul Recovery Fund ha vissuto ieri una giornata di sostanziale guerra di posizione, con i Paesi -soprattutto quelli frugali- barricati dietro le proprie linee rosse e poco disposti a muoversi e fare concessioni. Momenti di tensione si sono vissuti nel confronto tra Danimarca e Francia, portabandiera rispettivamente dei frugali e dei mediterranei, mentre il premier Conte attaccava l'olandese Rutte sulla governance del fondo per la ripresa: un antipasto dello scontro andato in scena in tarda serata, quando il presidente europeo Michel ha presentato la sua proposta: da un lato l'introduzione di una sorta di freno di emergenza per l'esborso delle sovvenzioni a fondo perduto sulla base dei piani di rilancio nazionali, attivabile da un Paese in caso di perplessità sui contenuti, dall'altro una allocazione di queste stesse sovvenzioni per il 70% nel prossimo biennio e per il 30 nell'anno successivo, sulla base anche del calo del Pil. Proposta che si è scontrata con il fuoco di fila di Olanda e Austria: prima l'olandese Rutte ha ribadito la sua richiesta di diritto di veto sull'approvazione dei piani nazionali, poi l'austriaco Kurz ha addirittura rimesso in discussione la somma totale di 500 miliardi in sovvenzioni. Fine delle trattative: si riprende oggi alle 11, ma gli auspici non sono granchè buoni.
18/7/2020
Si è chiusa poco prima di mezzanotte la prima giornata del Consiglio Europeo a Bruxelles. Un pessimo segnale, sintomo di un sostanziale muro contro muro sul Recovery Fund.
Le trattative erano entrate nel vivo ieri a tarda sera, dopo che il presidente europeo Michel aveva presentato ai 27 leader l'attesa proposta di compromesso, al termine di una girandola di incontri bilaterali nel tardo pomeriggio. Secondo indiscrezioni, il punto forte della proposta mirava a rassicurare l'Olanda, in merito al meccanismo di approvazione dei piani di rilancio nazionali che beneficeranno dei fondi comunitari per la ripresa post-pandemica. In sostanza, si introdurrebbe un freno di emergenza dopo l'approvazione di questi piani: in mancanza di consenso, gli Stati contrari ad un piano nazionale possono portare la questione al Consiglio Europeo, bloccando così gli esborsi delle sovvenzioni a fondo perduto. Tema questo che riguarda da vicino l'Italia. La seconda proposta riguardava invece la ripartizione del fondo per la ripresa, con 310 miliardi di sovvenzioni che verrebbero allocate ai Paesi beneficiari per il 70% tra il 2021 e il 2022, e per il 30% nel 2023. Tuttavia, il fronte dei Paesi frugali non si è piegato: l'Olanda ha risposto picche alla proposta, mentre il cancelliere austriaco Kurz ha ribadito il no di Vienna ai 500 miliardi in sovvenzioni a fondo perduto. Si riprende stamattina alle 11. Ma il clima ora è pesante.
17/7/2020
Sono entrati nel vivo questa sera i negoziati al vertice di Bruxelles sul fondo europeo per la ripresa, dopo che il presidente europeo Michel ha presentato ai 27 leader l'attesa proposta di compromesso, al termine di una girandola di incontri bilaterali e trilaterali nel tardo pomeriggio.
Secondo indiscrezioni, il punto forte della proposta mira a rassicurare l'Olanda, in merito al meccanismo di approvazione dei piani di rilancio nazionali che beneficeranno dei fondi comunitari per la ripresa post-pandemica. Nella sostanza, si introdurrebbe un freno di emergenza dopo l'approvazione di questi piani, che non sarebbe quindi decisa all'unanimità: in mancanza di consenso, gli Stati contrari ad un piano nazionale possono portare la questione al Consiglio Europeo, bloccando così gli esborsi delle sovvenzioni a fondo perduto. Tema questo che riguarda da vicino l'Italia. La formula non appare chiarissima, ma il diavolo sta nei dettagli. La seconda proposta riguarda invece la ripartizione del fondo per la ripresa, con 310 miliardi di sovvenzioni che sarebbero allocate ai Paesi beneficiari per il 70% tra il 2021 e il 2022, e per il 30% nel 2023. Al momento questi sarebbero i due punti sui quali si tratta: staremo a vedere se i negoziati proseguiranno nella notte, o se saranno aggiornati a domani mattina.
17/7/2020
Negoziati al rallentatore a Bruxelles, dove le trattative dei 27 leader in plenaria dovrebbero riprendere tra un'ora a cena.
Al momento sono in corso riunioni ristrette per appianare le divergenze. Questo dopo sette ore di discussioni che -secondo fonti comunitarie- avrebbero sostanzialmente ribadito le posizioni di partenza e gli schieramenti contrapposti. L'azione generale si è concentra su tre dossier: il totale di sovvenzioni e prestiti e il loro equilibrio, chi decide sull'approvazione dei piani di rilancio nazionali, e gli sconti ai Paesi frugali. Per l'Italia ci sono in gioco circa 170 miliardi tra aiuti e prestiti, insieme al timore di una bocciatura del piano di rilancio da parte dei partner - Roma vorrebbe affidare l'analisi alla Commissione, e per questo il premier Conte avrebbe attaccato al summit l'omologo Rutte. Fonti italiane parlano di situazione complessa. Nelle prime ore del negoziato sarebbero state Danimarca e Francia a guidare gli schieramenti contrapposti: Copenhagen per tagliare il bilancio settennale e ridurre i sussidi di quasi 200 miliardi, Parigi in contropiede per mettere fine agli sconti di cui beneficiano i nordici. Questa mattina le dichiarazioni dei leader all'arrivo. La cancelliera tedesca Merkel tatticamente pessimista sull'intesa nel weekend, l'olandese Rutte pessimista per davvero. Tra un'ora riprendono i lavori: vedremo se si prolungheranno nella notte.
17/7/2020
Negoziati in corso a Bruxelles da ormai sette ore sul fondo europeo per la ripresa e sul prossimo bilancio comunitario settennale.
Poco fa l'annuncio che i lavori sono stati messi in pausa fino alle 20, per la cena - nel frattempo si svolgeranno gli incontri bilaterali o trilaterali, per smussare gli angoli. Fonti parlano di negoziati al rallentatore, il che non è affatto di buon auspicio. Nel pomeriggio le trattative si sono concentrate su tre punti: le condizionalità degli aiuti legate al rispetto dello Stato di diritto, le risorse proprie con cui andare a finanziare il debito, e la chiave di allocazione degli aiuti del fondo di rilancio. L'azione più generale si concentra però su tre dossier: il totale di sovvenzioni e prestiti e il loro equilibrio, chi decide sull'approvazione dei piani di rilancio nazionali, e gli sconti ai Paesi frugali. I leader avrebbero sostanzialmente ribadito le rispettive posizioni di partenza, mentre nelle prime ore del negoziato sarebbero state Danimarca e Francia a guidare gli schieramenti contrapposti: Copenhagen per ridurre il bilancio settennale e ridurre i sussidi di quasi 200 miliardi, Parigi in contropiede per mettere fine agli sconti di cui beneficiano i nordici. La mattina era trascorsa con le dichiarazioni dei leader all'arrivo: il premier Conte determinato a superare le divergenze, la cancelliera tedesca Merkel tatticamente pessimista sull'intesa nel weekend, il premier olandese Rutte pessimista per davvero, e determinato nell'esigere riforme ai Paesi del sud in cambio degli aiuti. E' praticamente scontato che a Bruxelles si vada verso una notte di maratona negoziale, che si protrarrà fino a domani e persino -potenzialmente- fino a domenica.
17/7/2020
Il giorno -o i giorni- della verità per il Recovery Fund europeo da 750 miliardi, da legare ad un bilancio comunitario settennale da oltre mille miliardi: oggi a Bruxelles i 27 leader comunitari giocheranno la partita più difficile dalla crisi finanziaria di un decennio fa.
Lo faranno, dopo giorni di febbrili consultazioni, culminate ieri sera in un bilaterale in terra belga tra il premier Conte e il presidente francese Macron. Quello stesso Macron, che negli ultimi giorni è stato il vero playmaker delle trattative, d'intesa con la cancelliera tedesca Merkel. Nelle ultime ore il premier, che ha ribadito come non sia più il tempo dei rinvii, ma delle decisioni, si è confrontato con alcuni degli omologhi più critici, come l'austriaco Kurz, il ceco Babis e l'ungherese Orban. Le distanze restano: il gruppo dei frugali, di cui fanno parte Austria e Olanda, chiede una riduzione delle sovvenzioni a fondo perduto e un irrigidimento nella gestione dei piani di rilancio nazionali, che sarebbero approvati dagli stessi Paesi membri e non dalla Commissione. E poi ci sono i Paesi dell'Est, su tutti Ungheria e Polonia, che vogliono vedere incrementata la loro fetta di torta e -soprattutto- intendono rafforzare le loro democrazie illiberali slegando gli aiuti pandemici dal rispetto dello stato di diritto. Barriere, che rendono difficile la scalata verso la montagna da 1824 miliardi sul piatto, tra fondo per la ripresa e bilancio settennale. Un rinvio delle decisioni a fine luglio non è affatto da escludere.
16/7/2020
Fervono le trattative sul Fondo Europeo per la Ripresa, a poche ore dall'inizio di un summit straordinario dei leader europei che si annuncia tesissimo.
Il premier Conte scherza, prima di partire per Bruxelles, dove in serata vedrà il presidente francese Macron per allineare le posizioni, in vista di un confronto complicato soprattutto con i quattro Paesi frugali e con quelli dell'Est. La Polonia nelle ultime ore ha fatto sentire la sua voce, chiedendo una distribuzione delle risorse sulla base delle differenze di ricchezza. Lo stesso Macron, vero jolly negoziatore dell'asse franco-tedesco, ha incontrato il premier svedese Lovfen, per proseguire il pressing sui Paesi più malleabili del fronte frugale. Un cauto ottimismo è arrivato dalla presidente Bce Lagarde: "diamo per scontato che il Recovery Fund arriverà, e che sarà un forte mix di trasferimenti a fondo perduto e prestiti, i primi in misura maggiore", ha detto laLagarde, dopo che Francoforte ha confermato gli acquisti di debito col programma per l'emergenza pandemica 'Pepp' "almeno fino a giugno 2021". "L'Eurozona necessita ancora di un ampio stimolo monetario", ha affermato laLagarde, sottolineando come la Bce abbia acquistato più titoli pubblici italiani o portoghesi, rispetto ai principi di proporzionalità degli acquisti. Francoforte si "è detta pronta a regolare tutti i suoi strumenti, come opportuno, per assicurare la convergenza dell'inflazione verso il suo obiettivo in maniera sostenibile".
15/7/2020
"E' cruciale che la decisione del Consiglio Europeo sul Fondo per la Ripresa venga assunta entro luglio, e non sia svilita da un compromesso a ribasso. Sarebbe inaccettabile dal punto di vista politico, economico e anche morale. Non lo meritano le decine di migliaia di vittime, le imprese che stanno affrontando le conseguenze della pandemia".
Nelle comunicazioni alla Camera il premier Conte ribadisce i paletti negoziali del Governo sul Recovery Fund europeo, conscio che venerdì e sabato i negoziati al summit comunitario saranno duri. Forse i più duri a livello europeo da otto anni a questa parte. Conte si appella alla solidarietà: la decisione sul Recovery Fund "è stata senza precedenti" e "modifica i termini del rapporto tra Commissione e Governi nazionali. Tocca ora a noi, capi di Stato e di governo, assumere una decisione altrettanto coraggiosa. Quando sono in pericolo le fondamenta dell'Unione nessuno Stato può avvantaggiarsi a scapito di altri. O vinciamo tutti o perdiamo tutti", sentenzia. Il premier esplicita i margini negoziali con il gruppo dei Paesi nordico-frugali, calando il suo unico vero asso nella manica - "sui rebates, gli sconti, ogni nostra sensibilità non può che essere condizionata ad una piena ed effettiva apertura di quegli stessi Paesi sull'intesa sul Recovery Fund", afferma poi promette il massimo coinvolgimento del Parlamento in questa fase cruciale, e annuncia -dopo la pausa estiva- la presentazione a Bruxelles del piano di ripresa e resilienza. "Saremo i primi a farlo", assicura.
9/7/2020
Massima priorità: la necessità di una chiusura dell'intesa sul fondo europeo per la ripresa a luglio, possibilmente nel vertice in programma la prossima settimana a Bruxelles, è stata messa nero su bianco ieri sera nel minisummit tra la presidente di turno dell'Unione Merkel e i leader delle tre istituzioni comunitarie.
Si è conclusa così una giornata densa di avvenimenti, ma anche di pretattica negoziale, con tutti gli schieramenti in campo impegnati ad affermare le rispettive posizioni. Momento clou il discorso della cancelliera tedesca all'Europarlamento, nel quale la Merkel ha ribadito la necessità di un'intesa sul Recovery Fund, e -per caricare il messaggio- ha avvertito: "non possiamo perdere tempo, a farci da monito c'è l'abisso della crisi economica". LaMerkel ha difeso i 500 miliardi di sovvenzioni proposte insieme al francese Macron, cuore del progetto avanzato poi dalla Commissione. Non sarà tuttavia semplice trovare una sintesi al vertice: il presidente europeo Michel metterà sul tavolo nei prossimi giorni una bozza di compromesso, che proverà a superare i nodi principali, quali dimensione del fondo, equilibrio prestiti-sovvenzioni, condizionalità legata alle riforme. I quattro Paesi frugali ieri hanno avuto un meeting virtuale, nel corso del quale hanno coordinato le proprie posizioni. L'ungherese Orban ha esplicitato tutto lo scetticismo del gruppo orientale di Visegrad, allontanando le speranze di un'intesa tra otto giorni. L'asse più visibile e attivo resta quello mediterraneo, con il premier Conte volato ieri dall'omologo spagnolo Sanchez: i due leader hanno difeso la proposta della Commissione sul Recovery Fund. Nessuna sponda iberica però sul MES - la Spagna non intende attivarlo. Conte proseguirà il round di consultazioni nei prossimi giorni in Olanda, Germania e Francia.
8/7/2020
Via libera europeo allo schema italiano da 6,2 miliardi di euro per sostenere le piccole imprese e gli autonomi danneggiati dal coronavirus.
Lo schema prevede un sostegno pubblico sottoforma di sovvenzioni dirette, ed è aperto a tutte le imprese e i lavoratori autonomi di tutti i settori, tranne che in quello finanziario e nell'amministrazione pubblica. L'importo di ciascuna sovvenzione sarà calcolato come percentuale sulla differenza tra il fatturato di aprile 2020, rispetto a quello di aprile 2019 - con una quota minima di mille euro per gli autonomi e duemila euro per le Pmi. La Commissaria alla Concorrenza Vestager ha sottolinato come lo schema italiano aiuterà le piccole e medie imprese e gli autonomi, fornendo loro la liquidità necessaria a proseguire l'attività in tempi di crisi. Nelle previsioni del Governo, la misura dovrebbe sostenere 2.6 milioni di Pmi e autonomi. Si inquadra nello schema temporaneo adottato da Bruxelles per allentare le regole in materia di aiuti di Stato a causa della pandemia: lo schema resterà in vigore fino alla fine dell'anno.
8/7/2020
Ora bisogna correre. Dopo le pesanti previsioni economiche della Commissione Europea, che ieri ha stimato un Pil dell'Eurozona in affondamento dell'8,7% quest'anno, con l'epicentro della crisi in Italia, dove il calo supera l'11%, l'appello che arriva da Bruxelles -per bocca del Commissario agli Affari Economici Gentiloni- è di fare presto a varare il Recovery Fund.
La "recessione è ancora più profonda" delle attese, e con "divergenze più ampie. Per evitare un loro ulteriore incremento, occorre varare entro luglio il fondo europeo da 750 miliardi", dice Gentiloni. La cancelliera tedesca Merkel farà il suo debutto questo pomeriggio a Bruxelles da presidente di turno dell'Unione: presenterà il programma di lavoro all'Europarlamento, ma soprattutto incontrerà i tre leader delle istituzioni comunitarie, per definire insieme la proposta di compromesso che il presidente europeo Michel presenterà entro venerdì, ad una sola settimana dal vertice straordinario dei 27 Paesi. Il senso di urgenza è presente, ma potrebbe non essere uguale per tutti: se il gruppo dei paesi nordici frugali fa registrare perdite del Pil tra il 5 e il 7%, quello dei mediterranei viaggia oltre il 10% di crollo. Divergenze, per dirla conGentiloni, che minano l'omogeneità continentale, insieme ai rischi potenziali posti -nei prossimi mesi- da possibili nuove ondate pandemiche, boom della disoccupazione, fallimenti societari, turbolenze sui mercati, fino ad una Brexit senza intesa.
7/7/2020
Peggiorano nell'arco di soli due mesi le previsioni economiche della Commissione Europea, che pongono l'Italia all'ultimo posto nella classifica di crescita, con un crollo del Pil previsto quest'anno all'11,2%. L'Eurozona nel suo complesso arretrerà dell'8,7%. E se la ripresa nel 2021 nell'area Euro -intorno al 6%- dovrebbe ribilanciare le perdite, l'Italia recupererà solo metà del Pil andato in fumo.
La "recessione è ancora più profonda" delle attese, e con "divergenze più ampie", sintetizza la Commissione. Il Commissario agli Affari Economici Gentiloni avverte: per evitare un aumento ulteriore delle divergenze occorre varare entro luglio il fondo europeo per la ripresa proposto da Bruxelles. E il collega Dombrovskis non nasconde i timori per le conseguenze economiche di una seconda ondata pandemica. La divergenzaintraeuropea sta tutta nei numeri, che rispecchiano i fronti pronti a darsi battaglia al summit di metà luglio: Austria, Olanda, Finlandia e Svezia vedono cali del Pil compresi tra il 5 e il 7%, poco più della metà del nostro. Roma è in buona compagnia con Madrid e Parigi, con crolli superiori al 10%. Sull'Italia si abbatte pure il monito Ocse: la Penisola si avvia verso una disoccupazione al 12,4% a fine anno, occorre "agire rapidamente per aiutare i giovani, anche rinnovando significativamente il programma Garanzia Giovani".
7/7/2020
Ultimi in Europa per il Pil, che quest'anno la Commissione prevede in calo dell'11,2%. Un crollo che -secondo Bruxelles- l'Italia non compenserà affatto nel 2021, quando -se tutto andrà bene- cresceremo del 6,1%.
L'Eurozona nel 2020 vedrà il Pil scendere dell'8,7%: dopo l'Italia i Paesi con il calo maggiore sono Spagna e Francia, entrambe con un crollo superiore al 10%. Per Bruxelles si tratta di "una recessione ancora più profonda" delle attese, e con "divergenze più ampie". Il Commissario agli Affari Economici Gentiloni è esplicito. Gentiloni non lancia solo un appello a varare urgentemente il fondo per la ripresa, ma ribadisce che anche il MES è un'arma appetibile, ora che le condizionalità macro sono state eliminate. Di "acque tempestose" parla il vicepresidente della CommissioneDombrovskis, che avverte dei rischi economici di una seconda ondata di contagi, e rilancia l'appello per il varo del Recovery Fund. La divergenza intraeuropea sta tutta nei numeri, che rispecchiano i fronti pronti a darsi battaglia al summit di metà mese: Austria, Olanda, Finlandia e Svezia vedono cali del Pil compresi tra il 5 e il 7%, poco più della metà del nostro. La stessa Germania è a -6,3%. Come da previsioni, l'inflazione è ai minimi, allo 0,3% quest'anno nell'Eurozona, giustificando la politica monetaria accomodante della BCE.
6/7/2020
Due settimane per arrivare all'intesa: da domani entrano nel vivo i negoziati che definiranno gli assetti futuri dell'Europa, alla luce della devastante crisi pandemica.
Il fischio d'inizio delle trattative saranno -simbolicamente- le previsioni economiche della Commissione, che tra 24 ore metteranno nero su bianco l'aggiornamento di numeri pesanti - nelle ultime stime di maggio si prevedeva un arretramento di quasi l'8% per l'Eurozona quest'anno, con l'Italia a -9,5%. Sempre domani il premier Conte inizierà un tour diplomatico della Penisola iberica, che lo porterà a incontrare gli omologhi portoghese e spagnolo, Costa e Sanchez. Obiettivo: rinsaldare il fronte del sud in vista del vertice europeo di metà mese, quando i cosiddetti frugali opporranno resistenza al maxipiano per la ripresa da 750 miliardi proposto da Bruxelles. Mercoledì la cancellieratedesca Merkel sarà in Belgio per un incontro con i vertici delle istituzioni europee, prologo necessario alla presentazione -entro fine settimana- di una proposta di compromesso sul Recovery Fund da parte del presidente europeo Michel. Tra le ipotesi, un minitaglio di prestiti e sovvenzioni, e una sforbiciata al bilancio settennale. Questa settimana si deciderà pure la corsa alla presidenza dell'Eurogruppo, con la spagnola Calvino favorita. Intanto il Ministro degli Esteri Di Maio, intervistato da un giornale austriaco, invoca decisioni rapide sul fondo per la ripresa, ma glissa sui dissidi interni relativi al MES.
5/7/2020
Pressing a tutto campo della diplomazia italiana, in vista di due settimane che potrebbero definire i destini prossimi dell'Europa.
Il Ministro degli Esteri Di Maio parla al quotidiano austriaco Die Presse, lanciando messaggi al gruppo dei Paesi frugali. "Una posizione di chiusura rappresenta un rischio", afferma Di Maio riferendosi all'approvazione del fondo europeo per la ripresa. Di Maio indica il mercato interno come l'area più sensibile e a rischio, "del quale siamo tutti beneficiari netti", ricorda. E invoca decisioni rapide sull'intero pacchetto. Sul MES, questione che tormenta e divide la maggioranza PD-5 Stelle, il Ministro degli Esteri nega battaglie ideologiche, liquidando però frettolosamente la questione - "c'è un negoziato aperto a livello internazionale che sta portando avanti il presidente del Consiglio Conte". Proprio Conte sta tessendo la tela delle alleanze in vista del vertice europeo di metà luglio: martedì sarà a Lisbona e mercoledì a Madrid per incontrare gli omologhi Costa e Sanchez. E, presumibilmente, definire il fronte comune dei Paesi mediterranei, in vista del difficile confronto con l'asse nordico. Una mossa, quella italiana, che si inserisce in una settimana particolarmente densa di appuntamenti in Europa: sempre martedì le nuove previsioni economiche della Commissione, il giorno dopo la cancelliera Merkelsarà a Bruxelles per un incontro con i vertici comunitari - ed entro fine settimana la proposta di compromesso del presidente europeo Michel sul Recovery Fund.
4/7/2020
La politica monetaria della BCE dovrà restare accomodante, a causa degli effetti portati della pandemia: la presidente della Banca Centrale Europea Christine Lagardeconferma che il coronavirus ha cambiato negli ultimi mesi le priorità di Francoforte. Anche perché ora spunta l'allarme inflazione.
La necessità di mantenere politiche accomodanti dipende soprattutto dagli effetti della crisi sui prezzi: secondo la Lagarde, l'Eurozona dovrà ora affrontare due anni di pressione al ribasso. "Il passaggio a nuovi modelli economici sarà dirompente: naturalmente colpirà l'occupazione e la produzione, e poi si spera migliori la produttività", ha detto, spiegando che "ci sarà un impatto sulla dinamica dell'inflazione: all'inizio probabilmente di tipo disinflazionistico e deflazionistico, e poi una dinamica d'inflazione". La presidente BCE non si è mostrata eccessivamente preoccupata della decisione della Corte costituzionale tedesca, in merito al Quantitative Easing: "non credo sia una minaccia per la Bce, perché la Bce è soggetta alla giurisdizione della Corte europea di giustizia". Anzi, dopo i chiarimenti di Berlino a Karlsruhe, il caso è da considerarsi chiuso. Infine, il Covid-19 porterà con sègrandi cambiamenti sociali, non sempre positivi - suggerisce la Lagarde, che osserva sì una accelerazione verso la digitalizzazione, ma allo stesso tempo intravede -anche a causa di questa repentina trasformazione- un aumento delle disuguaglianze.
2/7/2020
L'urgenza resta evidente, tuttavia il realismo prevale ancora sulla sorte di negoziati che si annunciano estremamente complessi, in merito al maxipiano per la ripresa europeo. La cancelliera tedesca Merkel e la presidente della Commissione Von Der Leyen hanno virtualmente dato l'avvio al semestre di presidenza con Berlino alla guida dell'Unione, in attesa che l'8 luglio i tre leader delle istituzioni europee e la stessa Merkel si incontrino di persona a Bruxelles, quando mancheranno solo nove giorni al cruciale vertice di metà mese.
"Sul fondo europeo per la ripresa e sul budget settennale comunitario deve essere raggiunto entro questa estate un accordo, non so immaginare un'altra variante", ha detto la cancelliera. Per la Merkel, "la risposta a questa crisi deve essere una risposta poderosa, che sia in grado di muovere qualcosa". Secondo la presidente della Commissione VonDer Leyen, "c'è unanimità nell'approccio che riguarda il programma Next Generation EU, ma naturalmente ci sono ancora molti dettagli da negoziare". E se il presidente dell'Europarlamento Sassoli insiste sulla necessità di un accordo ambizioso, il Commissario agli Affari Economici Gentiloni frena su una riattivazione troppo frettolosa del patto di stabilità: "una stretta intempestiva alle spese potrebbe avere effetti negativi", dice. Intanto il Bundestag tedesco ha approvato la manovra straordinaria di bilancio antipandemica. Per il 2020 previsti oltre 200 miliardi di nuovi debiti.
2/7/2020
La cancelliera Angela Merkel affronta l'ultima -fondamentale- tappa della sua carriera politica, prendendosi sulle spalle due sfide cruciali per l'Europa, all'avvio del semestre di presidenza tedesco dell'Unione.
Il maxipiano per la ripresa continentale da 750 miliardi, strettamente connesso con il prossimo bilancio settennale comunitario - qui "le posizioni dei diversi partner sono ancora lontane le une dalle altre, i negoziati saranno ancora lunghi, in vista del vertice di metà luglio", ammette la cancelliera. E la fine del periodo di transizione della Brexit. La Merkel, dopo mesi di negoziati infruttuosi con Londra, avverte: occorre prepararsi anche ad un addio britannico senza intesa, a fine anno. La cancelliera ieri è finita sotto il fuoco di fila delle domande dell'opposizione nel Bundestag - anche i dossier interni premono sul Governo a Berlino, ma intanto promette di portare fuori da questo periodo di crisi tutta l'Europa. Anche per questo ha trascorso le ultime ore al telefono con i principali partner, incluso l'italiano Conte. In Europa si osserva il tormentato dibattito italiano sul ricorso ai prestiti del MES, e si ragiona sul ripristino del patto di stabilità: il fondo Salva-Stati ha "condizionalità estremamente leggere", e "non porterebbe alcuno stigma" dei mercati, rassicura Niels Thygesen, presidente dello European Fiscal Board. Sia la Commissione sia l'Eurogruppo intanto cominciano a ipotizzare un ritorno graduale alle regole del patto entro la prossima primavera.
1/7/2020
Prende le redini dell'Europa con una sana dose di realismo la cancelliera tedesca Angela Merkel, che -parlando al Bundestag- ammette che sul fondo europeo per la ripresa da 750 miliardi, le posizioni dei diversi partner comunitari sono ancora lontane le une dalle altre, per cui i negoziati saranno ancora lunghi, in vista del vertice di metà luglio. Sulla fine del periodo di transizione di Brexit, altro grattacapo del semestre tedesco, la cancelliera ha affermato che occorre prepararsi anche ad un addio di Londra senza intesa, con tutte le conseguenze del caso.
Nel video di presentazione del semestre al timone dell'Europa, la Merkel ha riconosciuto che la presidenza tedesca inizia in un periodo inedito per la storia continentale. "Un momento difficile", aggiungerà poi al Bundestag, "che vedrà al centro gli sforzi per contenere e superare la pandemia". In Europa intanto si osserva da vicino il tormentato dibattito italiano sul ricorso ai prestiti del MES: il fondo Salva-Stati ha "condizionalità estremamente leggere", e "non ci sarebbe lo stigma" dei mercati, "nemmeno qualora l'Italia fosse il solo Paese o uno dei pochi a chiederlo", ha rassicurato Niels Thygesen, presidente dello European Fiscal Board. Proprio il Fiscal Bard ha raccomandato oggi alla Commissione Europea di rivedere al più tardi la prossima primavera lo stop temporaneo alle regole del patto di stabilità. Anche il presidente dell'Eurogruppo Centenovede un ritorno graduale alle regole del patto.
1/7/2020
Un luogo carico di simbolismi per far ripartire il motore europeo: con una cerimonia di passaggio di consegne alla Porta di Brandeburgo tra il Ministro degli Esteri croato Radman e quello tedesco Mass, la Germania assume da oggi la presidenza semestrale dell'Unione Europea, in uno dei momenti-chiave della costruzione comunitaria.
Nel radar del programma tedesco da qui a dicembre pochi punti, ma tutti di importanza capitale: l'uscita del Continente dalla crisi pandemica, con l'approvazione del RecoveryFund da 750 miliardi, il via libera al bilancio settennale comunitario, e l'addio il più possibile ordinato della Gran Bretagna all'Unione a fine anno. Clima, digitale e politica estera -questioni primarie fino a febbraio- passano in secondo piano, in quello che viene considerato da molti come l'ultimo grande test per la cancelliera Angela Merkel: una presidenza di successo la collocherebbe di diritto nel Pantheon dei leader dell'Europa. L'8 luglio la cancelliera sarà a Bruxelles per il suo primo discorso all'Europarlamento. Gli occhi sono però tutti puntati sul vertice straordinario del 17 e 18: da Vienna il cancelliere austriaco Kurz apre uno spiraglio. "Sì agli aiuti pandemici, ma non vogliamo un'unione del debito permanente". L'Austria e il gruppo nordico osserva con attenzione il tormentato dibattito italiano sul ricorso al MES. Un "no" di Roma ai 37 miliardi di prestiti potrebbe irrigidire la posizione dei Paesi frugali nel negoziato sul fondo per la ripresa.
1/7/2020
Luglio porta con sè la riapertura delle frontiere Schengen ad una prima manciata di Paesi terzi, che potranno riprendere i viaggi considerati non essenziali verso il Vecchio Continente. Una boccata d'ossigeno potenziale, per l'industria turistica europea.
Questo primo gruppo comprende nazioni vicine -Algeria, Marocco, Tunisia, Serbia, Georgia eMontenegro- e lontane - Canada, Australia, Nuova Zelanda, Giappone e Corea del Sud. In lista anche Rwanda, Thailandia e Uruguay. Porte aperte pure ai cinesi, a patto però che Pechino autorizzi i movimenti dall'Europa verso l'Oriente. Fuori dal gruppo restano Paesi importanti, per la mobilità europea: almeno fino a metà luglio le frontiere Schengen resteranno chiuse per i cittadini di Stati Uniti, Russia, India, Turchia e Brasile, a causa di una situazione pandemica ancora grave, e di misure di contenimento ritenute non all'altezza degli standard comunitari. Gli europei che vivono in Paesi ancora off limits e i cittadini di questi Paesi che risiedono nel Vecchio Continente saranno esentati dalle limitazioni di movimento. L'Italia ha votato a favore della raccomandazione, che sarà aggiornata ogni due settimane, e che tecnicamente non è affatto vincolante: un Paese può continuare a mantenere restrizioni di viaggio ad hoc, e potrebbe persino aprire i suoi confini a Stati fuori dalla lista. Intanto cade un'altra frontiera: la Repubblica Ceca ha inserito ieri l'Italia tra i Paesi graditi, per cui si potrà tornare a fare vacanze a Praga.
30/6/2020
Si allenta da domani il blocco delle frontiere europeo nei confronti di alcuni Paesi terzi, con la riapertura agli spostamenti non essenziali da e verso 15 Stati extracomunitari: sarà dunque possibile riprendere i viaggi tra il Vecchio Continente e nazioni con le quali abbiamo forti interscambi, sia vicine -Algeria, Marocco, Tunisia, Serbia, Georgia e Montenegro- sia lontane - Canada, Australia, Nuova Zelanda, Giappone e Corea del Sud.
Porte aperte anche ai cinesi, a patto però che Pechino autorizzi i movimenti dall'Europa verso l'Oriente. Una mossa che rappresenta una potenziale boccata d'ossigeno per l'industria del turismo continentale, anche se l'apertura non è totale: almeno fino a metà luglio le frontiere Schengen resteranno chiuse per i cittadini di Stati Uniti, Russia, India, Turchia e Brasile, a causa di una situazione pandemica ancora grave, e di misure di contenimento ritenute non all'altezza degli standard comunitari. Gli europei che vivono in Paesi ancora off limits e i cittadini di questi Paesi che risiedono nel Vecchio Continente saranno esentati dalle limitazioni di movimento. L'Italia ha votato a favore della raccomandazione, che sarà aggiornata ogni due settimane, e tecnicamente non è vincolante: un Paese può mantenere restrizioni di viaggio ad hoc, e potrebbe persino aprire i suoi confini a Stati esclusi dalla lista. Roma pare al momento orientata alla linea prudente, optando per non riaprire ai 15 paesi in lista, o mettendone in quarantena i turisti - una idea sostenuta soprattutto dal Ministro della Salute Speranza.
30/6/2020
E' stata resa nota una ventina di minuti fa la lista dei Paesi extraeuropei che da domani vedranno abolite le restrizioni di viaggio con l'area Schengen.
Confermata la lista di 14 Paesi: Algeria, Australia, Canada, Georgia, Giappone, Montenegro, Marocco, Nuova Zelanda, Rwanda, Serbia, Corea del Sud, Thailandia, Tunisia ed Uruguay. La Cina potrà divenire il 15esimo Paese, i cui cittadini potranno riprendere i viaggi cosiddetti "non essenziali" verso l'Europa, a patto però che anche Pechino autorizzi gli spostamenti dal Vecchio Continente verso l'Oriente. Fuori dalla lista, come previsto, restano dunque per almeno altre due settimane gli Stati Uniti, la Russia e il Brasile, dove la situazione pandemica sconsiglia la riapertura delle frontiere. Va anche precisato che queste restrizioni non si applicano ai cittadini europei che risiedono nei Paesi terzi ancora offlimits o ai cittadini extracomunitari residenti nell'Unione. L'Italia ha votato a favore della raccomandazione europea, approvata da una maggioranza qualificata di Stati con procedura scritta, che -ricordiamo- non è obbligatoria, considerato che ogni Paese resta responsabile delle proprie frontiere.
26/6/2020
Una scoperta che potrebbe riscrivere la storia della pandemia: a farla i ricercatori dell'Università di Barcellona, che in un campione di acque reflue del capoluogo catalano, risalenti al 12 marzo 2019, hanno trovato tracce di SARS-CoV-2.
Il riscontro farebbe ipotizzare una possibile circolazione del virus in Europa ben dieci mesi prima che la Cina lanciasse l'allarme, e ben un anno prima che l'OMS dichiarasse la pandemia globale. Secondo il coordinatore del gruppo di ricerca, Albert Bosch, il fatto di aver trovato tracce del virus prima che venissero diagnosticati casi ufficiali nella popolazione dimostra che molti dei contagiati potrebbero essere stati erroneamente confusi con casi di influenza stagionale. In Spagna risalgono intanto vittime -otto- e contagi giornalieri - quasi 200. Allerta in Gran Bretagna, dove le vittime per coronavirus sfiorano le 190 al giorno, e preoccupa l'invasione delle spiagge Oltremanica: scene da costiera romagnola in alta stagione nel sud del Paese, in particolare a Bournemouth, logica conseguenza di temperature particolarmente elevate, hanno portato il premier Johnson a condannare l'episodio, invitando gli inglesi a mantenere il distanziamento sociale. Infine Ranieri Guerra, direttore aggiunto dell'OMS, traccia uno scenario inquietante: l'epidemia "si sta comportando come ipotizzato, il paragone è con la Spagnola: andò giù in estate e riprese ferocemente a settembre e ottobre, facendo 50 milioni di vittime nellaseconda ondata".
25/6/2020
Approvazione condizionata del comitato dell'agenzia europea del farmaco all'immissione in commercio del remdesivir per il trattamento del Covid-19 in adulti e adolescenti dai 12 anni di età con polmonite che richiede il supporto respiratorio.
E' il primo farmaco contro Covid-19, rende noto l'Ema, a ricevere questa approvazione, che ora deve avere il via libera definitivo dalla Commissione Europea. Intanto l'Oms lancia l'allarme: proprio in Europa tornano a salire i casi di coronavirus - "la scorsa settimana, il continente ha registrato un aumento del numero dei casi settimanali" di Covid-19 "per la prima volta da mesi", ha avvertito il direttore della sezione europea dell'Oms, Hans Kluge. "Trenta Paesi hanno visto un aumento del numero di nuovi casi nelle ultime due settimane", ha aggiunto Kluge. Nello specifico, "in undici di questi Paesi, l'accelerazione della trasmissione ha portato ad un'impennata molto significativa che, se non controllata, spingerà ancora una volta i sistemi sanitari sull'orlo del precipizio in Europa", ha chiosato Kluge, salutando la reazione "rapida" di alcuni paesi come Polonia, Germania e Spagna riguardo allo scoppio di nuovi casi in "scuole, miniere di carbone e nei siti di produzione alimentare". Secondo l'OMS l'Europa registra ogni giorno circa 20mila nuovi casi e oltre 700 decessi.
23/6/2020
Massima allerta in Germania per il focolaio di coronavirus nel nord del Paese. Il totale dei contagiati nel distretto di Guetersloh sfiora i 2000, mentre il capo del Robert-KochInsistut Wieler riconosce che una seconda ondata di casi può verificarsi anche in Germania.
Torna in lockdown il distretto di Guetersloh, insieme a quello confinante di Warendorf: si rimaterializza dunque l'incubo Covid-19 nel nord della Germania per circa 650mila persone, dopo l'esplosione del caso del mattatoio Tonnies, azienda di carni dove centinaia di dipendenti sono rimasti contagiati nelle ultime settimane. "Lo scopo del lockdown è far calmare la situazione, allargare i test, e verificare se il virus si sia già propagato alla popolazione", ha detto in conferenza stampa il Ministro-Presidente del Nordreno-Westfalia Armin Laschet, che ha indugiato fino all'ultimo nella chiusura. Una chiusura che durerà una settimana, fino al 30 giugno: previsto il divieto di assembramento per oltre due persone, chiusi bar, palestre, cinema, teatri e musei. E ora preoccupa anche un altro mattatoio, a Oldenburg, città nei pressi di Brema: metà dei 50 dipendenti testati ha il coronavirus. Attesi i risultati dei test per gli altri mille. Si pone ora il problema dei viaggi da queste zone - tecnicamente non è vietato uscirne, ma è fortemente sconsigliato: alcuni Laender tedeschi, come Baviera e Mecklemburg-Vorpommern, hanno già cominciato a rifiutare turisti dall'area, o a chiedere l'effettuazione di test prima della partenza. Lo Schleswig-Hostein ordina quarantene per chi arriva dalle aree di contagio. Il problema potrebbe presto porsi anche nei Paesi europei di vacanza dei turisti tedeschi: su tutti Spagna e Italia. Il 29 giugno scattano le ferie nel Nordreno-Westfalia. Una data da monitorare con attenzione.
20/6/2020
Obiettivo: varare il fondo europeo per la ripresa e il nuovo bilancio comunitario settennale entro fine luglio. Si è chiuso così ieri il vertice comunitario in videoconferenza, ultimo summit virtuale, in attesa che i 27 tornino a negoziare di persona alla metà del prossimo mese, su un pacchetto che attualmente vale 1850 miliardi.
Il presidente europeo Michel ha riassunto i punti che impediscono al momento un'intesa: l'ammontare complessivo del Recovery Fund e del bilancio comunitario settennale, il rapporto tra prestiti e aiuti a fondo perduto, le condizionalità cui saranno legati i fondi, i criteri di distribuzione - chi riceve quanto, fino ai tradizionali sconti sul bilancio. Dietro le quinte, nonostante il severo monito della cancelliera tedesca Merkel sulla necessità di trovare un'intesa entro l'estate, per affrontare la peggiore crisi degli ultimi 75 anni, le divisioni tra asse franco-tedesco-mediterraneo da una parte e frugali dall'altra sono ancora ben presenti. L'ottimismo di prammatica resta, ma la scarsa incisività di Michel nell'imporre un'agenda strategica e la chiara opposizione dei Paesi nordici a soluzioni affrettate pongono una seria ipoteca sull'intesa estiva. Il premier Conte non vede collegamenti tra Mes e Fondo per la Ripresa.
19/6/2020
Corsa contro il tempo, per arrivare ad un'intesa sul Piano Europeo per la ripresa entro fine luglio: il summit in videoconferenza tra i 27, l'ultimo in modalità virtuale prima di un ritorno ai vertici in presenza a Bruxelles a metà luglio, ha sostanzialmente delineato gli schieramenti in campo, provando a smussare alcune delle frizioni maggiori.
A fine summit il presidente europeo Michel, che avrà nelle prossime settimane l'arduo compito di mettere sul tavolo una proposta negoziale condivisa, riassume i punti più critici: l'ammontare complessivo del fondo e del bilancio comunitario settennale, al momento ipotizzati in 1850 miliardi circa, il rapporto tra prestiti e aiuti a fondo perduto, le condizionalità cui saranno legati i fondi, i criteri di distribuzione - chi riceve quanto, fino ai tradizionali sconti sul bilancio. Inevitabilmente, trovare un punto di caduta sarà complicato: nella discussione online l'asse franco-tedesco ha fatto fronte comune sulla proposta della Commissione, appoggiato dai Paesi mediterranei. L'ottimismo di prammatica di fine vertice si è però scontrato a con lo scetticismo del fronte nordico: la Finlandia parla di proposta inaccettabile, la Svezia sottolinea le posizioni ancora lontane, attendista anche l'Olanda, che però potrebbe formare un asse con l'Italia, scambiando il mantenimento degli sconti al budget per l'Aja, in cambio di un via libera all'attuale ammontare del Recovery Fund.
19/6/2020
Si va dunque ai supplementari, nella maratona negoziale sul Recovery Plan europeo, che viene aggiornata a metà luglio, quando sarà convocato un vertice europeo in presenza a Bruxelles.
Ammontare complessivo del Recovery Fund e del prossimo bilancio settennale, sconti sul budget, proporzione tra prestiti e sovvenzioni, condizionalità, e criteri di distribuzione: questi, secondo il presidente europeo Michel, i temi su cui la discussione "resta molto difficile". L'idea, come ha affermato anche la presidente della Commissione Von der Leyen, è chiudere la partita prima di agosto, quindi -potenzialmente- con un terzo vertice a fine luglio, qualora questo dovesse rendersi necessario. L'atmosfera a fine videoconferenza è stata sostanzialmente rilassata, con la cancelliera tedesca Merkel che ha parlato di clima costruttivo, dopo aver presentato fronte comune con il francese Macron, quale argine contro i mugugni nordici. L'Italia sembra incassare l'apprezzamento olandese per il piano di riforme che Roma sta avviando: il premier Conte sarebbe intenzionato a non opporre ostacoli ai tradizionali sconti sul bilancio comunitario a favore dei Paesi nordici, purchè restino intatti i 750 miliardi del il Fondo europeo per la Ripresa, così come delineati dalla Commissione. Proprio dal Nord Europa arrivano però le prime voci discordanti: il premier olandese Rutte resta scettico sulla possibilità di chiudere il pacchetto entro l'estate, mentre il premier svedese Lovfen parla di "posizioni ancora lontane", all'interno del Consiglio Europeo.
19/6/2020
Nulla di fatto, come d'altronde ci si attendeva, dal vertice europeo in videoconferenza: i 27 torneranno a riunirsi, stavolta in presenza a Bruxelles, a metà luglio, per quella che si annuncia come una lunga maratona negoziale. Sul Recovery fund e il bilancio settennale c'è un consenso emergente ma allo stesso tempo non dobbiamo sottostimare le differenze di visione sui diversi punti": così il presidente europeo Michel ha riassunto poco fa lo stato dell'arte.
A fine lavori la cancelliera tedesca Merkel ha lasciato intravedere una moderata soddisfazione, parlando di una discussione orientata ai fatti, in una atmosfera concreta. La Merkel ha però gelato le speranze italiane: i fondi europei per la ripresa non arriveranno prima del 2021. Fonti comunitarie parlano di una posizione franco-tedesca molto chiara e decisa, appoggiata dagli Stati mediterranei. Per il resto gli schieramenti che si oppongono a questo Recovery Plan hanno sostanzialmente ribadito le loro linee rosse. Buone notizie arrivano però dai rapporti italo-olandesi: il premier Rutte avrebbe detto di guardare con favore allo spirito che sta ispirando il Governo italiano sulle riforme. Il premier Conte, nel suo intervento, ha ribadito la necessità di un'intesa sul fondo per la ripresa entro luglio, e ha insistito che "l'Italia ha già avviato una consultazione nazionale per elaborare un piano di investimenti e riforme che ci consenta di non ripristinare la situazione pre-Covid 19, ma di migliorare il livello di produttività e di crescita economica".
19/6/2020
In corso da tre ore il primo vertice europeo dedicato al varo del fondo per la ripresa comunitario -ricordiamo che la tappa odierna sarà interlocutoria.
"L'Unione europea sta affrontando la recessione più grave dalla Seconda guerra mondiale e ha tutto l'interesse a varare il Recovery Plan entro fine estate". Così avrebbe detto la cancelliera tedesca Merkel agli altri leader. Resta l'opposizione dei cosiddetti Paesi "frugali", il cui capofila, il cancelliere austriaco Kurz, su Twitter non arretra: "il Recovery Fund non deve aprire la strada a un'unione del debito" perciò "deve esserci un limite di tempo" e "si deve discutere di chi paga quanto, di chi beneficia di più e di quali condizioni vincolano gli aiuti". A suonare come sempre l'allarme la presidente Bce Lagarde: i mercati finanziari sono a rischio, se i Governi europei non raggiungeranno un accordo sulle misure di stimolo per rilanciare e sostenere la ripresa economica dopo l'emergenza coronavirus. Fonti parlano di uno scenario di sostanziale immobilismo - ognuno resta insomma sulle proprie posizioni, mentre dieci minuti fa ha preso la parola in videoconferenza il premier Conte. Noi vi lasciamo con le parole del presidente dell'Europarlamento Sassoli, che ha avvertito: "non accetteremo passi indietro sul "Recovery Fund". Sassoli chiede una riforma delle entrate di bilancio comunitarie, con un sostanziale incremento delle risorse proprie.
19/6/2020
Risposte concrete e in tempi rapidi all'impiego dei fondi europei per la ripresa economica post-emergenza sanitaria.
Governo e Quirinale si compattano in vista di un delicato vertice europeo, il primo di una serie, che dovrà porre le basi per un'intesa sul Recovery Fund da 750 miliardi e sul prossimo bilancio settennale comunitario. Il premier Conte intravede la sfida. L'Italia punta a presentare il piano nazionale per la ripresa -condizione necessaria per accedere agli oltre 170 miliardi di aiuti e prestiti europei- già a settembre, ma, al di là degli interrogativi sulla forma finale che assumerà il fondo per la ripresa, resta il fatto che Roma non vedrà un euro prima del prossimo anno. E quindi dovrà accedere -volente o nolente- ai 36 miliardi del MES. Sul fronte negoziale, i 27 leader si riuniranno questa mattina ancora in videoconferenza. Parlando ieri al Bundestag, la cancelliera tedesca Merkel -che tra dodici giorni assumerà la presidenza semestrale europea- ha lanciato un appello alla solidarietà continentale contro la crisi, e ha tracciato l'obiettivo di un'intesa sul Recovery Fund entro fine luglio. Ad ostacolarla ci sono sempre i veti incrociati dei quattro Paesi nordici e dei Paesi dell'Est: i primi contestano la natura degli aiuti a fondo perduto e spingono per incrementare la quota di prestiti, i secondi vogliono una fetta più grossa della torta di denaro che sarà spartita, a scapito dei mediterranei. L'unico dato certo è che serviranno due o tre summit per venire a capo di questo rebus negoziale.
18/6/2020
L'Europa andrà avanti su una proposta di web tax anche senza in'intesa, qualora non si giungesse ad un accordo globale entro il 2020.
Il Commissario all'Economia Paolo Gentiloni reagisce così all'uscita degli Stati Uniti dai negoziati Ocse sulla tassazione delle imprese tecnologiche, che ha gettato una seria ipoteca sulla possibilità di imposte fiscali comuni a livello internazionale sui giganti del web. La Francia è andata ben oltre, parlando di provocazione americana, e annunciando che tirerà dritto sul proprio progetto di web tax, incurante di qualsiasi ritorsione da Washington. Parigi ha il dente avvelenato sulla questione, dopo che gli Stati Uniti avevano persino ventilato la possibilità di dazi contro quei Paesi che avessero imposto tasse alle multinazionali internet. Appare ormai evidente come un altro fronte di tensione sia pronto ad esplodere nelle relazioni transatlantiche, anche se la tempistica delineata da Gentiloni lascia intravedere una tattica attendista da parte europea, in attesa di un possibile cambio della guardia alla Casa Bianca a novembre, che potrebbe rimescolare le carte. Bruxelles segue intanto la via diplomatica, chiedendo agli Stati Uniti di tornare al tavolo negoziale, per garantire che tutti paghino la giusta quota di imposte. Il segretario Ocse Gurria lancia l'appello ad evitare tensioni commerciali, quale naturale conseguenza di azioni unilaterali. E il Ministro dell'Economia Gualtieri tira dritto: "continuiamo a lavorare per una soluzione entro l'anno sulla web tax".
11/6/2020
Un giovedì nero per le Borse mondiali, con il Ftse Mib che arriva a perdere a fine giornata il 4,81%, un calo non diverso dalla consorelle europee - al punto che l'indice Eurostoxx 600 lascia sul terreno il 4,10%. 28 miliardi di capitalizzazione persi in un'unica seduta. A peggiorare le cose l'apertura di Wall Street a metà pomeriggio, che ha accelerato la corsa al ribasso.
Oltreoceano la preoccupazione è motivata sia dall'incremento di casi di Covid 19 in numerosi Stati americani, che lasciano gli Stati Uniti tra i focolai più attivi a livello mondiale, sia dal giudizio espresso nelle ore precedenti dalla FED, secondo cui il tasso di disoccupazione potrebbe rimanere sopra il 9% quest'anno, continuando a restare elevato anche negli anni a venire. Wall Street non ha creduto alle parole del presidente Trump, che ha cercato di confutare le previsioni della FederalReserve, parlando del 2021 come di uno degli anni migliori di sempre, economicamente. In Europa intanto si continua a ragionare sul piano per la ripresa: i Paesi orientali del gruppo di Visegrad hanno ufficialmente costituito un'altra opposizione -oltre ai cosiddetti "frugali"- al progetto da 750 miliardi proposto dalla Commissione. In questo caso il problema è distributivo: le capitali dell'Est vogliono più soldi, a scapito dei mediterranei. Mentre il presidente dimissionario dell'Eurogruppo Centeno difende il MES, sottolineando che il fondo salva-stati ha imparato la lezione greca. E gli errori fatti allora.