18/6/2025
L'obiettivo è contenuto nella roadmap di Repower EU, e oltre a garantire una maggiore indipendenza strategica all'Europa sulle forniture energetiche, va ad azzerare in prospettiva una evidente ipocrisia continentale: il continuare cioè a finanziare la macchina da guerra dell'aggressore russo con una mano, mentre con l'altra si aiuta l'aggredito ucraino a difendersi.
Il Commissario all'Energia Jorgensen ieri ha presentato l'attesa proposta legislativa per fermare l'import di petrolio e gas russi entro fine 2027. Uno stop che -nello specifico del gas- presenta un percorso in tre tappe: dal primo gennaio 2026 sarà vietato firmare nuovi contratti sul gas, gli accordi a breve termine in corso dovranno terminare entro il 17 giugno del prossimo anno, mentre quelli a lungo termine entro il 31 dicembre 2027. Prevista una deroga per i Paesi senza accesso al mare -come Ungheria e Slovacchia- che potranno continuare a importare gas russo fino a fine 2027. Proprio Ungheria e Slovacchia rappresentano i maggiori problemi politici interni all'Unione: con Governi filorussi e con una grossa dipendenza per le forniture energetiche Mosca, il rischio di andare allo scontro è più di una ipotesi. Se su questa misura specifica basta una maggioranza qualificata, i due Paesi potrebbero rivalersi dicendo no a nuovi o già esistenti pacchetti sanzionatori contro Mosca. Il prossimo Consiglio Europeo sarà il primo banco di prova. Intanto dal G7 il premier britannico Starmer ha annunciato nuove sanzioni contro Mosca. Il pacchetto prende di mira individui, entità e una ventina di navi impegnate nelle attività della cosiddetta flotta fantasma. E anche il premier canadese Carney ha annunciato nuove sanzioni contro la Russia.
17/6/2025
L'annuncio era atteso, ma paradossalmente è stato il passo più semplice. Il difficile ora sarà trovare la quadratura del cerchio tra le 27 capitali europee.
Per bocca del Commissario all'Energia Jorgensen, Bruxelles intende accelerare sullo stop al gas e al petrolio russi. Se per il petrolio si punta a uno stop totale delle importazioni entro il 2027, per il gas si punta a una stretta in tre fasi: dal primo gennaio 2026 sarà vietato firmare nuovi contratti sul gas, gli accordi a breve termine in corso dovranno terminare entro il 17 giugno del prossimo anno, mentre quelli a lungo termine entro il 31 dicembre 2027. Prevista una deroga per i Paesi senza accesso al mare -come Ungheria e Slovacchia- che potranno continuare a importare gas russo fino a fine 2027. Proprio Ungheria e Slovacchia rappresentano i maggiori problemi politici interni all'Unione: con Governi filorussi e con una grossa dipendenza per le forniture energetiche Mosca, il rischio di andare allo scontro è più di una ipotesi. Se su questa misura specifica basta una maggioranza qualificata, i due Paesi potrebbero rivalersi dicendo no a nuovi o già esistenti pacchetti sanzionatori contro Mosca. Il prossimo Consiglio Europeo sarà il primo banco di prova. Intanto dal G7 il premier britannico Starmer ha annunciato nuove sanzioni contro Mosca. Il pacchetto prende di mira individui, entità e una ventina di navi impegnate nelle attività della cosiddetta flotta fantasma. E anche il premier canadese Carney ha annunciato nuove sanzioni contro la Russia.
17/6/2025
Quinto giorno di guerra tra Israele e Iran, con le ultime notizie che giungono da Teheran che riferiscono di una tv di Stato in fiamme, dopo l'attacco israeliano di ieri che ha causato tre vittime, interrompendo per alcune ore le trasmissioni.
Due violente esplosioni sarebbero state udite nel primo pomeriggio nel centro di Teheran. L'esercito israeliano ha affermato di aver neutralizzato il principale quartier generale di emergenza militare del regime iraniano: in mattinata aveva fatto sapere di aver eliminato il comandante dell'esercito Ali Shadmani: il suo predecessore era stato ucciso la settimana scorsa. Stime ufficiose parlano di oltre 450 vittime in Iran -da venerdì- per gli attacchi israeliani. Mentre l'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica ha scritto che "sulla base di analisi di immagini satellitari ad alta risoluzione ci sarebbero indicazioni di impatti diretti sulle sale di arricchimento sotterranee della centrale nucleare di Natanz. L'Iran dal canto suo ha affermato di aver colpito con un attacco missilistico il quartier generale del Mossad, l'agenzia di intelligence israeliana, vicino a Tel Aviv. Fronte diplomatico, questa mattina i Ministri degli Esteri europei hanno tenuto una riunione straordinaria in videoconferenza, al termine della quale l'Alta Rappresentante Kallas ha affermato di intravedere un ruolo dell'Unione Europea nei negoziati sul nucleare, ora che le trattative tra Stati Uniti e Iran sono in stallo e posto che la Russia non può essere considerata un mediatore credibile. La Cina è tornata a dirsi "profondamente preoccupata" per l'azione militare di Israele contro l'Iran. Infine, è mistero sulle parole del presidente americano Trump, che -lasciando il G7 con un giorno di anticipo- ha affermato che si sta guardando ad una soluzione migliore del cessate il fuoco tra Israele e Iran, senza chiarire il senso delle sue parole.
17/6/2025
Le ultime notizie che arrivano da Bruxelles, dove l'Alta Rappresentante Kallas ha presieduto una videoconferenza dei Ministri degli Esteri europei.
C'è un bisogno urgente di de-escalation, la diplomazia è la soluzione per non consentire all'Iran di avere una bomba, ha affermato Kallas, che ha dichiarato che l'Unione Europea ha attivato il meccanismo di protezione civile per evacuare i cittadini comunitari dall'area di guerra. Kallas ha sottolineato i rischi provocati dalla guerra israelo-iraniana sui mercati dell'energia e la preoccupazione delle capitali europee. I 27 Ministri degli Esteri hanno infine ribadito la necessità di un cessate il fuoco, con un accesso immediato degli aiuti nella Striscia e il rilascio degli ostaggi. La conferenza stampa di Kallas ha nei fatti avuto come sfondo un senso di sostanziale impotenza europea di fronte ai gravi fatti in Medio Oriente: sul campo, l'Iran afferma di aver colpito con un attacco missilistico il quartier generale del Mossad, l'agenzia di intelligence israeliana, vicino a Tel Aviv. Da parte sua l'esercito israeliano fa sapere di aver eliminato il comandante dell'esercito Ali Shadmani: il suo predecessore era stato ucciso la settimana scorsa. Il capo della direzione dei Servizi segreti militari israeliani Binder avrebbe infine annunciato che presto sarà dato il via alle operazioni' in altre zone dell'Iran.
14/6/2025
L'Europa prova a coordinare una soluzione diplomatica per spegnere l'incendio che divampa in Medio Oriente, che si aggiungerebbe alla guerra in Ucraina e alla minaccia russa.
La regia negoziale a livello continentale è stata gestita dal presidente francese Macron, dal cancelliere tedesco Merz e dal premier britannico Starmer, che oltre a sentire sia l'israeliano Netanyahu sia l'americano Trump, hanno lanciato un appello congiunto ad evitare ogni ulteriore escalation. In serata Macron ha affermato che Parigi "parteciperà a operazioni di protezione e difesa di Israele" nel caso di rappresaglie condotte da Teheran. Ma ha subito precisato che non intende in alcun modo partecipare a operazioni offensive. L'Unione Europea, vittima del suo nanismo politico, si è limitata a dichiarazioni di circostanza con la presidente della Commissione Von Der Leyen e l'Alta Rappresentante Kallas, chiedendo moderazione e sforzo diplomatico. Critiche all'azione israeliana sono arrivate dal presidente turco Erdogan, che ha parlato di una chiara provocazione, che minaccia di far precipitare la regione e il mondo nel disastro. La Cina ha espresso profonda preoccupazione e ha chiesto a Israele di evitare qualsiasi escalation. Condanna dell'azione israeliana anche da parte del presidente russo Putin, che ha parlato con Netanyahu proponendosi come mediatore tra i due Paesi in guerra. Interessante registrare le reazioni degli attori regionali, a partire dall'Oman, che ha fatto sapere di ritenere Israele responsabile di questa escalation e delle sue conseguenze. Mentre l'Arabia Saudita definisce l'attacco israeliano una chiara violazione delle leggi internazionali.
13/6/2025
L'attacco israeliano all'Iran preoccupa l'Europa, già alle prese con la crisi ucraina e con la minaccia russa: particolarmente attiva la Francia, con il presidente Macron che ha parlato col premier israeliano Netanyahu e ha lanciato, insieme al premier britannico Starmer e al cancelliere tedesco Merz un appello congiunto ad evitare ogni ulteriore escalation.
In un comunicato i tre leader hanno discusso le gravi preoccupazioni che gravano sul programma nucleare iraniano, sollecitando tutte le parti a evitare una ulteriore destabilizzazione della regione mediorientale. Anche la premier Meloni ha avuto una serie di colloqui telefonici: tra gli altri il presidente americano Trump, il cancelliere tedesco Merz e la presidente della Commissione von der Leyen. Critiche all'azione israeliana sono arrivate dal presidente turco Erdogan, che ha parlato di una chiara provocazione israeliana, che minaccia di far precipitare la regione e il mondo nel disastro. La Cina ha espresso profonda preoccupazione e ha chiesto a Israele di evitare qualsiasi escalation. Condanna dell'azione israeliana anche da parte del portavoce del Cremlino Peskov, mentre è interessante registrare le reazioni degli attori regionali, a partire dall'Oman, mediatore dei negoziati tra Washington e Teheran sul nucleare- Oman che ha fatto sapere di ritenere Israele responsabile di questa escalation e delle sue conseguenze. Mentre l'Arabia Saudita definisce l'attacco israeliano una chiara violazione delle leggi internazionali.
10/6/2025
Si punta a un accordo entro fine giugno sul diciottesimo pacchetto di sanzioni europee contro la Russia, annunciato dalla presidente della Commissione Von Der Leyen.
L'elemento più interessante è rappresentato dalla proposta di abbassare a 45 dollari -dai 60 attuali- il tetto del prezzo per barile del greggio di Mosca, con l'obiettivo di colpire le entrate della macchina da guerra di Putin, alimentate per un terzo proprio dall'export di petrolio. Non è la sola misura: altre 22 banche russe verrebbero escluse dal circuito Swift, e insieme a quelle già sanzionate sarebbero completamente tagliate fuori da ogni circuito di transazioni, mentre saranno bandite nuove navi della flotta ombra utilizzata dal Cremlino per eludere le sanzioni, portando il totale a oltre 400 imbarcazioni. Anche i gasdotti Nord Stream 1 e 2, non operativi dall'inizio della guerra in Ucraina, verrebbero formalmente posti sotto regime sanzionatorio. "Le nuove misure", ha affermato Von Der Leyen, "sono dure e colpiscono Mosca in due settori chiave: l'energia e il settore bancario". A questo punto si aprono due partite, entrambe condizionate dalla variabile Trump: se i Paesi europei discuteranno di queste misure già in settimana, con l'obiettivo di arrivare a un'approvazione nel vertice di fine giugno, non è un mistero che l'imminente G7 canadese chiarirà quali sono le posizioni americane in merito. La seconda variabile è rappresentata dagli sforzi coordinati tra l'Europa e il senatore repubblicano Graham, che sta lavorando a dazi del 500% per i Paesi che aiutano Mosca a eludere le sanzioni sul petrolio.
10/6/2025
Secondo giorno di negoziati tra Stati Uniti e Cina a Londra, con un ottimismo crescente che dovrà essere poi verificato alla prova dei fatti. Il segretario americano al Commercio Lutnick ha parlato di trattative che procedono bene.
L'unica certezza è che le trattative proseguiranno per tutta la giornata odierna: al centro della discussione l'intesa raggiunta a Ginevra tra le due superpotenze il mese scorso. In particolare sulle terre rare, con Washington che ha accusato Pechino di eccessiva lentezza nella ripresa dell'export Oltreoceano, frenando il commercio di una commodity sempre più vitale per l'economia globale. In cambio, gli Stati Uniti sono disposti a rimuovere una serie di misure volte a limitare l'accesso di Pechino alla tecnologia utilizzata per i semiconduttori. Gli ultimi dati sulla bilancia commerciale tra i due Paesi hanno mostrato un calo di oltre il 34% dell'export cinese a maggio verso gli Stati Uniti, il peggiore dalla pandemia. Un trend che non avrebbe ancora avuto impatti inflazionistici sull'economia a stelle e strisce, ma che ha già messo sotto pressione il dollaro e la fiducia delle imprese e dei consumatori Oltreoceano.
5/6/2025
La Nato si avvia verso un obiettivo della spesa militare sul Pil pari al 5%: ad annunciarlo dopo la Ministeriale a Bruxelles il segretario generale Rutte.
Una decisione formale è attesa al vertice dei leader dell'Alleanza Atlantica a L'Aja, a fine giugno: il 5% sarà suddiviso in un 3,5% di spese militari e in un punto e mezzo percentuale di investimenti su iniziative legate a difesa e sicurezza. Rutte non ha fornito dettagli sulla tabella di marcia, entro quale data cioè questo obiettivo diverrà vincolante: l'Italia, per bocca del Ministro Crosetto, ha ipotizzato il 2035, tra ben dieci anni, sulla base di una spesa militare tricolore che -secondo le stime della Commissione- è ferma ad appena l'1,3% del Pil. A dirimere il dubbio sarà con ogni probabilità l'atteggiamento del presidente americano Trump, che arriverà in Europa con l'obiettivo di dettare legge. Rutte ha sottolineato l'intesa raggiunta sugli obiettivi di capacità Nato, superiori del 30% rispetto a quelli concordati quattro anni fa. Come ha notato sui social il presidente del Comitato Militare, l'ammiraglio Cavo Dragone, questo incremento avrà effetti importanti sulle truppe, sulle munizioni, sulla difesa aerea, sulla flotta navale, sui jet e sulla logistica. "La Nato resterà un'alleanza nucleare fino a quando esisteranno le armi nucleari", ha rassicurato Rutte. E sull'Ucraina, in vista del summit, il segretario generale annuncia l'impegno a garantire a Kiev ciò di cui ha bisogno per poter trattare una pace durevole.
5/6/2025
Obiettivo spese in difesa pari al 5% del Pil: è l'obiettivo su cui intendono chiudere oggi i Ministri Nato, in vista del vertice de L'Aja di fine mese, quando ad approdare in Europa sarà il presidente americano Trump.
L'intesa sarebbe ad un passo, secondo quanto ha rivelato in tarda mattinata il segretario americano alla Difesa Hegseth. Molti Paesi "superano ampiamente il 2%, pensiamo che siamo molto vicini al consenso" sul target del 5%, ha spiegato, evidenziando che "è tempo per l'Europa di fare di più" sul fronte della spesa militare. "Ci sono alcuni Paesi che non sono ancora arrivati" all'obiettivo del 2%: "non farò nomi, ma li porteremo lì", ha chiosato Hegseth. Guardando ai numeri, uno di questi è l'Italia, che ha allo stato una spesa in difesa intorno all'1,3% e che per questo dovrà fare uno sforzo di bilancio enorme per salire al 5. I Paesi baltici sposano da parte loro in toto l'obiettivo 5%: anche la Germania, a poche ore dall'incontro alla Casa Bianca tra il cancelliere Merz e il presidente americano Trump, ha lanciato segnali di un maggior impegno per rafforzare le proprie strutture di difesa. Berlino avrà bisogno di circa "50-60mila soldati" attivi in più per soddisfare i nuovi obiettivi di capacità Nato, ha affermato il Ministro tedesco Pistorius. E dopo i recenti annunci del premier Starmer, anche il Regno Unito ha ribadito -per bocca del Ministro Healey- che intende investire nella tecnologia militare, per aumentare la "letalità" delle sue forze armate e la "prontezza operativa" per i conflitti del futuro.
4/6/2025
Nessuna nuova misura ulteriore è necessaria per l'Italia, all'interno della procedura per deficit eccessivo: la Commissione lo afferma nel Pacchetto di primavera del Semestre Europeo.
Analogo giudizio per Francia, Ungheria, Malta, Polonia e Slovacchia. Mentre Bruxelles propone l'apertura di una procedura per deficit contro l'Austria, ammonisce la Romania per non aver adottato misure efficaci e raccomanda un nuovo percorso correttivo al Belgio. Per Roma non sono ovviamente tutte rose e fiori: l'esecutivo europeo sottolinea come l'Italia "continui a presentare squilibri" per vulnerabilità che "rimangono complessivamente rilevanti". Per questo viene raccomandato di perseguire la sostenibilità di bilancio, rendendo "il sistema fiscale più favorevole alla crescita, contrastando l'evasione fiscale, riducendo il cuneo sul lavoro e le restanti spese fiscali, comprese quelle relative all'Iva e ai sussidi dannosi per l'ambiente, nonché aggiornando i valori catastali". Gli sforzi per rendere la spesa pubblica efficiente ed efficace vanno intensificati. Tra le buone notizie, quella secondo cui Roma starebbe accumulando un tesoretto virtuale di circa 4 miliardi di euro, frutto di una spesa inferiore a quanto raccomandato. Sempre da Bruxelles il sostanziale via libera a tutti i Paesi che hanno chiesto l'attivazione delle clausole di salvaguardia per le spese in difesa – manca solo la Germania per motivi procedurali. E a proposito di spesa per la difesa: Bruxelles stima che in Italia non supererà quest'anno l'1,3%, drammaticamente al di sotto delle richieste americane.
4/6/2025
Baci e sorrisi all'arrivo a favore di telecamere e fotografi, per un faccia a faccia che -nelle intenzioni- doveva segnare il disgelo tra Giorgia Meloni ed Emmanuel Macron, dopo settimane di tensione, soprattutto sull'Ucraina.
Macron è approdato a Palazzo Chigi nel tardo pomeriggio di ieri, in leggero ritardo, quando Meloni aveva già incontrato il premier slovacco Fico, con il quale ha discusso soprattutto di Ucraina e migranti. Un incontro rapido, se paragonato a quello con Macron, che si è protratto per diverse ore fino a sera. Fonti transalpine hanno fatto filtrare che l'Italia rappresenta un partner importante per la Francia, con "un ruolo cruciale da svolgere nelle decisioni europee", soprattutto nel conflitto ucraino. "Dobbiamo verificare di poter essere capaci di avanzare insieme sull'essenziale, hanno aggiunto, lasciando intravedere che se anche non si dovesse arrivare ad una corrispondenza politica di amorosi sensi tra due leader mai in grande sintonia, sulle questioni fondamentali che attendono l'Europa una visione comune è più che mai necessaria, alla vigilia di un trittico di appuntamenti internazionali quali G7, vertice Nato e Consiglio Europeo che domineranno l'agenda nella seconda metà di giugno. Vertici sui quali l'estrema volubilità del presidente americano Trump rappresenta una minaccia, che obbliga i leader europei a serrare i ranghi.
3/6/2025
Bilaterale Meloni-Macron iniziato circa tre quarti d'ora fa, in leggero ritardo rispetto al previsto. Un faccia a faccia tra due leader politici che non sono riusciti a costruire un grande feeling in oltre due anni e mezzo, ma che hanno la necessità di trovare punti di convergenza in vista di un mese diplomaticamente durissimo, con G7, Vertice Nato e Consiglio Europeo in rapida sequenza dopo metà giugno.
Ucraina e garanzie europee per il cessate il fuoco in primo piano, soprattutto alla luce di un possibile e temuto disimpegno americano dal quadrante di Kiev, mentre Medio Oriente, dazi, rapporti transatlantici, accordo commerciale Mercosur e partnership industriali franco-italiane completeranno l'agenda del meeting, che si concluderà con una cena e nessuna dichiarazione alla stampa. In precedenza, sempre nel pomeriggio, la premier ha incontrato l'omologo slovacco Fico, con dichiarazioni di circostanza sull'Ucraina e l'auspicio di una pace giusta e duratura - impossibile andare oltre, con un premier vicino a Putin come Fico. Forti convergenze sul tema migranti, con il contrasto dei flussi irregolari, e la comunanza di vedute sugli hotspot nei Paesi terzi e sui Paesi di origine sicuri. Come pure forti convergenze sono state registrate tra Meloni e Fico sul finanziamento della politica agricola comune e della politica di coesione, in vista del prossimo bilancio comunitario.
3/6/2025
Prima il premier slovacco Fico, il cui incontro si sta svolgendo in queste ore, poi l'atteso faccia a faccia con il presidente francese Macron: si gioca su un doppio binario sovranista-europeista il pomeriggio diplomatico della premier Meloni, apertosi per l'appunto con l'arrivo a Palazzo Chigi di uno dei due enfant terribles della politica europea.
Prima l'ex-socialista, sospeso dallo stesso Pse, convertitosi al sovranismo e alle posizione filorusse - che con l'omologo ungherese Orban fa ormai coppia quasi fissa nelle operazioni di sabotaggio dei progetti politici comunitari. Poi un presidente francese con cui il feeling è tutto da costruire, se mai fiorirà, ma che con il quale serve firmare un armistizio, considerato che l'asse franco-tedesco sta ritornando col nuovo cancelliere Merz, e che il tanto sognato ruolo di pontiera europea con l'amministrazione Trump stenta drammaticamente a concretizzarsi per Meloni. Sul tavolo del vertice con Macron la crisi ucraina e le diverse visioni dei due leader sull'invio di truppe di peacekeeping, che hanno scatenato la crisi di Tirana in seno alla Coalizione dei Volenterosi. E a seguire: i dazi americani, l'accordo commerciale Europa-Mercosur - osteggiato dalla Francia, il Medio Oriente con le differenti visioni sul riconoscimento dello Stato palestinese, la Libia e la cooperazione franco-italiana nel settore industriale. Nonostante lo scarso feeling personale, Meloni e Macron dovranno trovare giocoforza punti di convergenza su tutti questi dossier.
3/6/2025
L'incontro è fissato per le 18, in apertura di un mese che si annuncia di svolta su numerose questioni internazionali, sulle quali -ora più che mai- un fronte comune europeo è necessario: Giorgia Meloni ed Emmanuel Macron si vedranno stasera a Roma, per mettersi alle spalle mesi di frizioni e scarso feeling, da ultima la riunione della Coalizione dei Volenterosi a Tirana senza la premier italiana.
"Non c'è assolutamente alcun ostracismo nei confronti di Giorgia Meloni", hanno ribadito ieri fonti dell'Eliseo, stuzzicate dai giornalisti, precisando che "l'Italia per la Francia è un partner importante: i format possono variare, l'importante è che fra europei, sul fondo delle questioni, si sia d'accordo", hanno chiosato diplomaticamente le fonti transalpine. L'Ucraina, alla luce del vertice di ieri a Istanbul, dovrebbe occupare uno spazio di primo piano nell'agenda del meeting, dopo le evidenti tensioni tra i due in merito all'ipotetico invio di truppe: in questo senso urgono chiarimenti reciproci e identificare una linea comune, anche alla luce del crescente attivismo tedesco sul dossier. E poi il rapporto con gli Stati Uniti, sia sulla guerra russo-ucraina sia soprattutto sui dazi: Meloni ha cercato di intestarsi il ruolo di pontiera con Trump, che l'imprevedibilità del presidente americano ha gradualmente sgretolato. E in vista dei prossimi G7, vertice Nato e Consiglio Europeo -tutti in programma questo mese- un coordinamento italofrancese appare una necessità, accantonando i dissapori passati.
29/5/2025
E' ormai scontro totale a livello giudiziario sull'università di Harvard: dopo che l'amministrazione Trump ha avviato il processo per revocare all'ateneo la possibilità di ospitare studenti internazionali - mossa che puntava a smantellare la causa legale intentata dall'università, una giudice di Boston ha ordinato al al Dipartimento per la Sicurezza Interna e a quello di Stato di non apportare alcuna modifica al programma di visti per studenti di Harvard, mantenendo così lo status quo.
La situazione si fa sempre più tesa nel campus: alcuni studenti stranieri hanno espresso paura di partecipare alle cerimonie di laurea e gli stessi studenti americani stanno rivalutando l'idea di immatricolarsi il prossimo autunno. Intanto finisce col taglio del suo stesso posto di lavoro la rivoluzione annunciata da Elon Musk al Doge, il Dipartimento per l'Efficienza Governativa. A soli quattro mesi dall'insediamento di Trump, Musk esce di scena, non senza aver criticato in un'intervista alla Cbs la finanziaria targata Trump, in particolare i giganteschi tagli fiscali e l'aumento della spesa in difesa. Una manovra che, secondo Musk, finirà con incrementare ulteriormente il deficit di bilancio. Nel tweet di saluto, il miliardario ha attenuato i toni della polemica, ringraziando Trump per l'opportunità. Infine, monta la polemica sui perdoni presidenziali di Trump, di cui hanno beneficiato questa settimana una ventina di condannati, tra cui grandi evasori fiscali, narcotrafficanti e star televisive in bancarotta. Una lista di criminali che fa impallidire -al confronto- i rari e più mirati perdoni presidenziali usati nel passato.
28/5/2025
Un girone infernale, con l'assalto di migliaia di persone -stremate dalla fame- agli aiuti distribuiti ieri da un contractor americano -su mandato israeliano- nel sud della Striscia, ad ovest di Rafah.
Immagini e urla di sofferenza che resteranno impresse nella storia tragica di questo ennesimo capitolo del conflitto mediorientale, stavolta a causa di una distribuzione degli aiuti iniziata male, con l'estromissione delle Nazioni Unite, e finita peggio, con gli spari dell'esercito israeliano in aria, per calmare una folla impazzita, della quale si è perso ad un certo punto il controllo. L'Onu aveva già criticato l'impiego della americana Gaza Humanitarian Foundation. E ora afferma di non poter verificare se la sua opera di distribuzione degli aiuti sia stata efficace o meno. Sul fronte diplomatico, cade un tabù, con il nuovo Governo siriano che ha avviato negoziati diretti con Israele, cominciando con una discussione sulle questioni di sicurezza per "calmare la situazione" nell'area del Golan. Chi sembra aver perso la pazienza con Gerusalemme appare l'Europa: dura ieri la presidente della Commissione Von Der Leyen, secondo cui "l'espansione delle operazioni militari israeliane a Gaza, che uccidono civili, compresi i bambini, è abominevole". E in Germania, dopo il cancelliere Merz anche il Ministro della Difesa Wadephul mostra un cambio di passo, indicando che Berlino non può essere sempre e comunque obbligata ad una solidarietà forzata con Israele. La Spd tedesca starebbe spingendo per uno stop alla vendita di armi: la Germania è il secondo fornitore militare dello Stato ebraico.
26/5/2025
Europa e Stati Uniti puntano ad accelerare i negoziati tariffari, dopo l'estensione della deadline americana al 9 luglio, così come concordato dalla presidente della Commissione Von Der Leyen e dal presidente americano Trump.
A livello tecnico le trattative sono tornate al Commissario al Commercio Sefcovic e al segretario americano Lutnick. Paradossalmente, prima che Trump venerdì minacciasse l'arma nucleare dei dazi contro l'Europa al 50%, un'intesa sembrava alla portata, ma l'insistenza americana sull'abolizione della tassa sui servizi digitali o dell'Iva sui prodotti a stelle e strisce appare tra i motivi che ha fatto deragliare tutto. Se l'atteggiamento europeo punta a concessioni mirate e a un abbassamento e livellamento verso lo zero dei dazi reciproci, quello americano sembra molto più teso a obbligare l'Europa a rinunciare alla sua sovranità in materia commerciale, sfruttando le divisioni tra Paesi membri. Il presidente francese Macron è apparso ottimista, affermando che Trump e Von Der Leyen hanno avuto uno scambio buono di opinioni, che dovrebbe permettere di abbassare le tariffe. Più minaccioso il cancelliere tedesco Merz, che ha parlato di possibili ritorsioni europee nell'ambito tech, nel caso Washington insistesse sulla linea dura. Fonti comunitarie hanno parlato invece di un colloquio Meloni-Von Der Leyen, proprio sul tema dazi. Il rasserenamento tariffario ha avuto conseguenze positive sui mercati, con le Borse europee che hanno chiuso in positivo, con gli indici che hanno guadagnato ben oltre l'1% - Ftse MIB a +1,3%.
21/5/2025
E' uno scontro diplomatico durissimo quello andato in scena ieri tra Gran Bretagna e Israele. Lo scenario: la Camera dei Comuni a Londra.
Dove Il Ministro degli Esteri Lammy annuncia la sospensione dei negoziati sull'accordo di libero scambio con Gerusalemme. Londra convoca l'ambasciatore israeliano per contestare il blocco degli aiuti umanitari alla popolazione di Gaza, definendolo indifendibile e crudele. "Abominevole", per Lammy, la minaccia della morte per fame. Anche il premier Starmer si dice inorridito dall'escalation israeliana. Il Foreign Office vara un pacchetto di sanzioni contro esponenti delle frange più estreme dei coloni in Cisgiordania. La risposta del Ministero degli Esteri israeliano è altrettanto dura: "il mandato britannico è terminato 77 anni fa. Pressioni esterne non devieranno Israele dalla sua strada". E accusa Londra di ossessione antisraeliana. La misura però appare colma anche in Europa. Al termine del vertice dei Ministri degli Affari Esteri l'Alta Rappresentante Kallas annuncia che Bruxelles riesaminerà il suo accordo di associazione con Israele, in particolare l'articolo 2 sul rispetto dei diritti umani. Dopo decine di migliaia di vittime civili tra la popolazione palestinese è ormai impossibile chiudere gli occhi, soprattutto se a fare pressioni è un Paese fondatore e di peso come l'Olanda, supportata dalla Francia e da altri quindici Paesi. Italia e Germania però non sono tra questi. La palla passa ora alla Commissione Europea, cui spetta una decisione formale, sulla base della chiara maggioranza emersa in Consiglio.
20/5/2025
"Da sabato, non si sono svolti negoziati seri in Qatar". Lo ha dichiarato Hamas, aggiungendo che "solo un piccolo numero di camion di aiuti umanitari è entrato a Gaza". Durissimi scambi di accuse tra Londra e Gerusalemme.
Salgono i toni dello scontro diplomatico tra Gran Bretagna e Unione Europea da una parte e Israele dall'altra, per l'offensiva di Gerusalemme nella Striscia di Gaza e il blocco degli aiuti alla popolazione palestinese. L'iniziativa più drastica la prende Londra, con il Ministro degli Esteri Lammy che annuncia in Parlamento la sospensione dei negoziati sull'accordo di libero scambio con Israele. Londra ha convocato l'ambasciatore israeliano per contestargli che il blocco degli aiuti umanitari alla popolazione di Gaza è indifendibile e crudele. Abominevole", per Lammy, la minaccia della morte per fame. Parole durissime, che fanno il paio con quelle del premier Starmer, che si dice inorridito dall'escalation israeliana. Il Foreign Office vara pure un pacchetto di sanzioni contro esponenti delle frange più estreme dei coloni israeliani in Cisgiordania. La risposta del Ministero degli Esteri israeliano è altrettanto dura: "il mandato britannico è terminato 77 anni fa. Pressioni esterne non devieranno Israele dalla sua strada". Fronte Bruxelles, tra i temi al centro del Consiglio Affari Esteri la revisione dell'accordo di associazione Unione Europea-Israele. Qui è l'Olanda a premere, come sottolineato dal Ministro degli Esteri Veldkamp, che dice: "vogliamo lanciare un segnale molto chiaro, siamo seriamente preoccupati per la situazione umanitaria nella Striscia e vogliamo una completa revoca del blocco umanitario". Sul tavolo l'articolo 2 dell'intesa, che parla di rispetto dei diritti umani. Anche la Francia è d'accordo, ma è la Commissione a dover prendere l'iniziativa. Sul campo, solo 100 camion con aiuti Onu sono stati autorizzati ad entrare nella Striscia.
20/5/2025
Sono almeno 87 i morti nella Striscia di Gaza a causa delle operazioni militari israeliane effettuate nelle ultime 24 ore a Gaza.
Lo riporta la tv satellitare al-Jazeera. Questo mentre l'Onu stima che oltre 28mila donne e ragazze siano state uccise nella Striscia dall'inizio della guerra. Le Nazioni Unite sono state autorizzate a inviare "circa 100" camion di aiuti umanitari a Gaza. Onu che nelle ore precedenti aveva avvertito: serve con urgenza "un flusso" massiccio di aiuti umanitari, altrimenti altri "14mila bambini" palestinesi potrebbero morire nelle prossime 48 ore. Di Medio Oriente hanno discusso i Ministri degli Esteri europei: l'Alta Rappresentante Kallas ha affermato che "gli aiuti devono raggiungere Gaza il prima possibile, quello che passa ora non è abbastanza, è una goccia nell'oceano, ci sono migliaia di camion che aspettano". Tema spinoso per i diplomatici comunitari la richiesta -da parte dell'Olanda e di altri Paesi- di verificare il rispetto dell'accordo di associazione tra Unione Europea e Israele, in merito ai diritti umani nella Striscia. L'Aja chiede una revisione dell'accordo di associazione, per lanciare un segnale chiaro a Gerusalemme: la decisione finale spetta alla Commissione. I 27 hanno nominato nel frattempo Christophe Bigot nuovo Rappresentante Speciale per il processo di pace in Medio Oriente. Intanto il premier britannico Starmer, a nome del suo Paese, della Francia e del Canada, ha affermato di essere "inorridito" dall'escalation a Gaza.
20/5/2025
Un buon segnale, ma è solo l'inizio: l'intesa raggiunta ieri tra Gran Bretagna e Unione Europea al termine di mesi di negoziati per un reset delle relazioni tra i due blocchi spiana la strada a un riavvicinamento, in seguito al velenoso divorzio di Brexit. E si incanala nel sentiero stretto che si incunea tra due fazioni: chi vorrebbe annullare quanto più possibile gli effetti di Brexit, sfruttando un crescente sentimento popolare di delusione, e chi -come conservatori e brexiteers- denuncia qualsiasi passo in avanti come un tradimento della volontà popolare.
Margini così ristretti hanno prodotto un'intesa sull'unico punto non controverso, quello della difesa, insieme a un do ut des su pesca e controlli delle merci. L'Europa potrà contare su una maggiore cooperazione con uno degli eserciti più forti e strutturati a livello continentale: in cambio aprirà i suoi appalti militari, incluso il nuovo strumento Safe da 150 miliardi, alle imprese britanniche. Londra concederà l'accesso alle sue acque ai pescatori europei -soprattutto quelli francesi- fino al 2038, ottenendo in cambio che i controlli sul suo export alimentare diventino di fatto una formalità, grazie ad un allineamento dinamico degli standard. Per la Gran Bretagna significa un ritorno alle regole comunitarie, anche se limitato: le linee rosse di Londra su libera circolazione, unione doganale e mercato unico vengono formalmente rispettate, ma cominciano ad apparire alcune eccezioni. La prossima barriera da abbattere sarà la libera circolazione degli under 30 e un rientro britannico nel programma Erasmus. L'intesa di massima c'è, ma servono tempi supplementari di negoziati.
19/5/2025
Un nuovo partenariato strategico: Londra e Bruxelles riavviano le relazioni cinque anni dopo Brexit, cominciando con i settori dove la necessità di una partnership è più forte, oppure dove le esigenze reciproche hanno imposto concessioni.
Il premier britannico Starmer parla di un'intesa win win, che apre una nuova era nelle relazioni sulle due sponde della Manica, affrettandosi a precisare che non equivale a un ritorno in Europa nè costituisce un passo indietro rispetto a Brexit. Nel concreto l'intesa prevede in primis un patto sulla difesa, quantomai importante in tempi così incerti. Londra può offrire dalla sua competenze militari in missioni comuni e un esercito tra i più strutturati sul continente: Bruxelles aprirà invece i suoi appalti militari e offrirà alle imprese britanniche accesso al nuovo strumento Safe da 150 miliardi. Più controverso lo scambio tra pesca e controlli fitosanitari: la Gran Bretagna ha accettato di prolungare fino al 2038 l'accesso dei pescatori europei alle sue acque. In cambio Bruxelles ha concesso un allineamento dinamico degli standard di controllo alla frontiera sull'export dei prodotti alimentari britannici. E nonostante l'entusiasmo della presidente della Commissione Von Der Leyen resta per ora sulla carta il progetto di una mobilità più libera per gli under 30 europei e britannici, con un eventuale ritorno di Londra nel programma Erasmus. Serviranno ulteriori negoziati e approfondimenti. Ma il percorso appare segnato.
19/5/2025
Voltare pagina dopo Brexit. La Gran Bretagna non rientrerà nell'Unione Europea, nonostante la crescente disillusione dei sudditi di Sua Maestà verso la scelta di divorziare. Ma ha negoziato un accordo last minute, frutto di un lungo weekend di trattative, rafforzando la cooperazione in aree specifiche.
"Un'intesa win win", la definisce il premier britannico Starmer, sotto pressione dall'ala conservatrice e brexiteer per quella che viene percepita come una concessione all'Europa. L'accordo comprende una sessantina di punti: al centro una partnership tra i due blocchi nel settore difesa, che apre alle imprese britanniche gli appalti del settore militare europeo e garantisce all'Unione una cooperazione con uno dei due eserciti più forti -insieme a quello francese- del Continente. Il vero scambio, che ha trascinato i negoziati fino alle prime ore dell'alba, riguarda pesca e controlli delle merci: sul primo punto Londra ha ceduto, offrendo ai pescatori europei un accesso per 12 anni alle acque britanniche - a beneficiarne soprattutto i francesi. In cambio ha ottenuto una drastica riduzione dei controlli sanitari e fitosanitari sull'import/export di cibi e bevande verso il Continente. Intesa anche sulla carbon tax europea, da cui saranno esentate le imprese britanniche, mentre le trattative proseguiranno su altri punti controversi: uno schema di mobilità giovanile under 30 che includa un possibile rientro di Londra nel programma Erasmus, insieme a intese specifiche sull'immigrazione e un rientro britannico nel mercato unico dell'elettricità.
19/5/2025
Storica prima intesa tra Unione Europea e Gran Bretagna cinque anni dopo Brexit, per un reset delle relazioni diplomatiche e commerciali.
L’accordo comprende vari capitoli, a cominciare da un patto per la difesa, che formalizza la cooperazione in materia di cybersecurity, guerra ibrida e apre -soprattutto- il mercato degli appalti europei alle imprese britanniche. Allo stesso tempo, garantisce all’Europa una più stretta collaborazione in tempi molto incerti con uno dei due eserciti più forti a livello continentale, insieme a quello francese. I negoziati sono proseguiti tutta la notte per risolvere i punti più controversi, a partire da un’intesa che consentirà ai pescatori europei un accesso di dodici anni alle acque territoriali britanniche – una cessione molto sofferta da parte di Londra, che sta già causando le proteste dei pescatori e dell’opposizione conservatrice e brexiteer. In cambio la Gran Bretagna ha ottenuto una riduzione dei controlli sull’export alimentare verso l’Europa. Altro punto su cui ci sarebbe un’intesa è il ritorno di Londra nel mercato unico europeo dell’energia. Serviranno invece ulteriori trattative per risolvere un altro punto controverso, il riavvio di una qualche forma di mobilità senza visti per i giovani britannici ed europei “under 30”, ma pare si andrà verso un progetto di scambio istituzionalizzato. Il summit è in corso, a breve ci sarà una conferenza stampa con maggiori dettagli.
19/5/2025
Unione Europea e Gran Bretagna si trovano oggi a Londra, per un summit che ha l'ambizione di rilanciare le relazioni post-Brexit.
Obiettivo Reset: Europa e Gran Bretagna provano a mettersi alle spalle il difficile divorzio consumato oltre cinque anni fa, con un vertice che punta a riavvicinare le due sponde della Manica. Gli sherpa delle due delegazioni hanno lavorato anche ieri per trovare la quadra sui numerosi capitoli aperti: il più semplice e scontato appare quello della difesa, con un patto sulla sicurezza in grado non solo di proteggere i rispettivi confini ma anche di sviluppare partnership tra le imprese militari del settore, garantendo a quelle britanniche l'accesso ai progetti finanziati dai 150 miliardi di prestiti previsti dalla proposta della Commissione Europea. A livello commerciale, se sui dazi Londra e il resto dell'Europa hanno seguito strade diverse per reagire alla politica americana - la prima firmando subito un'intesa con Trump alla Casa Bianca, mentre Bruxelles deve ancora cominciare la fase calda delle trattative, sono almeno tre i capitoli sui quali i due blocchi cercano un'intesa più complessa: i controlli sanitari e fitosanitari alle frontiere, con Londra che ne chiede l'abolizione per facilitare gli interscambi commerciali e Bruxelles che insiste per un allineamento dinamico degli standard. Se sulla pesca lo scontro è soprattutto tra Francia e Gran Bretagna, per l'accesso alle acque di Sua Maestà, la mobilità giovanile è al contrario un settore dove l'Europa punta a progressi per agevolare l'espatrio degli under 30 tra i due blocchi e Londra si dimostra meno disposta ad aperture. I mercati dell'energia, delle emissioni e il riconoscimento delle qualifiche professionali le altre aree dove si cercano intese.
18/5/2025
E' un Supersunday elettorale quello che si sta svolgendo in tre Paesi comunitari, con il focus principale sulla Romania, dove il candidato di estrema destra Simion potrebbe diventare il nuovo presidente, provocando un terremoto politico a Bucharest. Contro di lui in corsa il sindaco della capitale Dan, che parte da una percentuale di voti del primo turno che rappresenta la metà di quelli raccolti da Simion. I sondaggi pre-voto paventavano un testa a testa.
Due ore fa l'affluenza alle urne era pari al 55%, in aumento rispetto alla prima tornata. I seggi chiuderanno tra un'ora. In caso di vittoria, Simion rappresenterebbe la Romania ai vertici internazionali, andando ad aggiungersi all'ungherese Orban e allo slovacco Fico, altri due leader euroscettici e filorussi, in sede di Consiglio Europeo. Non meno interessante l'altra elezione presidenziale, questa volta in Polonia, dove però siamo al primo turno, e dove la piattaforma europeista di Coalizione Civica prova a conquistare, dopo il Governo, anche la massima carica dello Stato, strappandola ai conservatori di destra del presidente in carica Duda. Anche qui portabandiera dell'europeismo e candidato presidente è il sindaco della capitale Trzaskowski, in vantaggio nei sondaggi contro il candidato di destra Nawrocki. Infine, guardando a occidente, si vota per le elezioni parlamentari anticipate in Portogallo, con i sondaggi che indicano una probabile rielezione della coalizione di centrodestra del premier uscente Montenegro. Alle 16 ora locale affluenza in calo di tre punti rispetto a un anno fa: alle urne è andato finora il 48% degli aventi diritto.
17/5/2025
Sarà probabilmente l'occasione per un altro rendez-vous diplomatico globale l'intronizzazione di Papa Leone XIV°, con ben 156 delegazioni provenienti da tutto il mondo.
Oltre al presidente della Repubblica Mattarella e alla premier Meloni, sarà a Roma anche il vicepresidente americano Vance insieme al segretario di Stato Rubio. Non mancheranno le rappresentanti delle istituzioni europee, la presidente della Commissione Von Der Leyen e quella dell'Europarlamento Metsola, mentre la presenza del presidente ucraino Zelensky dovrebbe costituire la premessa necessaria per un incontro con Vance. Lo scambio di battute al vetriolo tra i due alla Casa Bianca a fine febbraio è ancora nelle orecchie di tutti, ma da allora di acqua ne è passata sotto i ponti. Dopo un incontro con il presidente della Cei Zuppi, Rubio ha chiaramente aperto alla possibilità che il Vaticano possa essere la sede per colloqui di pace. A Roma anche il presidente israeliano Herzog, il che potrebbe aprire anche una finestra di dialogo mediorientale, sebbene la situazione a Gaza appaia molto più complicata. A Roma presenti anche il presidente polacco Duda e quello portoghese De Sousa, in una domenica molto particolare, di Supersunday elettorale in Europa: si vota per il primo turno delle presidenziali in Polonia, per le elezioni anticipate in Portogallo e per il secondo turno delle presidenziali in Romania, con la possibilità concreta di vittoria del candidato di estrema destra Simion.
14/5/2025
E' una decisione per certi versi storica, che scalfisce la tradizionale impermeabilità che ha circondato negli ultimi sei anni le modalità di comunicazione della presidente della Commissione Von Der Leyen e la capacità di rendere conto del suo operato, nonostante il suo impegno a garantire gli standard di trasparenza necessari.
In un'attesissima sentenza, il Tribunale dell'Unione Europea ha affermato che la decisione della Commissione di negare ad una giornalista del New York Times l'accesso ai messaggi di testo scambiati tra von der Leyen e l'amministratore delegato di Pfizer, Albert Bourla, nel quadro delle trattative che portarono al maxi-accordo sui vaccini anti-Covid "è annullata". La Commissione non ha fornito spiegazioni plausibili per giustificare il non possesso dei documenti richiesti, nello specifico gli sms incriminati. Inoltre, non ha sufficientemente chiarito se i messaggi di testo richiesti fossero stati eliminati e, se l'eliminazione fosse stata effettuata volontariamente o automaticamente, scrivono i giudici. "La Commissione esaminerà attentamente la decisione del Tribunale e deciderà i passi successivi. Adotterà una nuova decisione" con "una spiegazione più dettagliata", ha risposto a stretto giro Bruxelles. L'intera vicenda paradossalmente non scalfisce l'azione in sè della Commissione, che riuscì in frangenti molto complicati a garantire l'approvvigionamento di dosi di vaccino per il coronavirus grazie ad una trattativa personale tra Von Der Leyen e Pfizer, ma solleva grossi punti interrogativi sia sul modus operandi di Von Der Leyen sia sulla sua trasparenza.
14/5/2025
Iran, Siria e accordi di business: il primo di quattro giorni di tour diplomatico del presidente americano in Medio Oriente mostra il volto pragmatico di Donald Trump, dopo lo sconquasso provocato dai dazi, su cui solo ora sta ricucendo.
La tappa saudita è un gigantesco show commerciale, con intese per l'export militare a Riad pari a 142 miliardi di dollari, oltre a decine di altri accordi per diverse centinaia di miliardi, quali quello tra l'americana Nvidia e la saudita Humain, che prevede l'esportazione di migliaia di microchip nel Golfo. Il principe ereditario bin Salman, messo sulla graticola tre anni fa da Biden per l'omicidio Kashoggi, è ora un partner e un alleato di tutto rispetto. Trump intanto, tra gli applausi dei presenti, ha annunciato lo stop alle sanzioni contro la Siria: la fine del regime degli Assad cambia tutto e oggi il presidente americano vedrà il nuovo presidente Ahmad Al Sharaa. Sull'Iran emerge il pragmatismo: "voglio un accordo con Teheran, diversamente non avremo altra scelta che infliggere la massima pressione, portando a zero l'export di petrolio iraniano. Ora spetta a Teheran decidere, la nostra offerta non durerà per sempre", ha minacciato Trump, promettendo che l'Iran non avrà mai l'arma nucleare. Meno entusiasmo, anzi gelo totale tra il pubblico quando il presidente americano invita i sauditi a entrare negli accordi di Abramo con Israele. Su Gaza, la speranza di un futuro migliore per i suoi abitanti, ma solo se Hamas rinuncerà a rapire e uccidere persone innocenti.
13/5/2025
Pace in Medio Oriente e la volontà di raggiungere un'intesa con l'Iran: il presidente americano Trump inaugura il suo tour in Medio Oriente, con la prima tappa al Forum di Investimento tra Stati Uniti e Arabia Saudita di Riad.
Un forum nel quale Washington ha firmato accordi di export militare pari a 142 miliardi di dollari con l'Arabia Saudita, mentre appare più confuso il valore complessivo delle intese sottoscritte: gli organizzatori parlano di 145 accordi siglati per oltre 300 miliardi di dollari, Trump ha elevato la cifra fino a oltre mille miliardi di dollari. La parte più interessante del discorso del presidente americano ha riguardato la politica estera, con un messaggio diretto all'Iran: "voglio un accordo con Teheran, ma diversamente non avremo altra scelta che infliggere la massima pressione, portando a zero l'export del petrolio iraniano. Ora spetta a Teheran decidere, la nostra offerta non durera' per sempre", ha detto Trump, promettendo che l'Iran non avrà mai l'arma nucleare. La sua promessa di pace in Medio Oriente e a Gaza passa anche dagli accordi di Abramo, siglati cinque anni fa tra Israele e alcuni Paesi Arabi - non dall'Arabia Saudita, però: l'auspicio di Trump è che pure Riad possa unirsi. Qui un silenzio gelido ha accolto le sue dichiarazioni, a differenza della standing ovation tributatagli non appena ha annunciato lo stop alle sanzioni contro la Siria. Secondo fonti della Casa Bianca, il presidente americano vedrà nelle prossime ore a Ryad proprio Ahmad al-Sharaa, leader della Siria del dopo-Assad.
9/5/2025
Doppio appuntamento per la politica europea in Ucraina, in opposizione alle celebrazioni della parata militare a Mosca: prima una ventina di Ministri degli Esteri hanno approvato a Leopoli l'istituzione di un tribunale per giudicare i russi responsabili dei crimini di guerra. Poi l'annuncio, da parte del presidente Zelensky, di un summit con alcuni leader facenti parte della coalizione dei volenterosi.
L'Europa lancia così un segnale, di fronte all'atteggiamento ambiguo fin qui tenuto da Washington, ribadendo il suo sostegno a Kiev. Il tribunale per processare i leader russi sarà tecnicamente istituito sotto l'egida del Consiglio d'Europa, organizzazione internazionale che raggruppa un numero di Paesi superiore a quelli dell'Unione Europea. 38 i Paesi firmatari, almeno per ora. Già dalla prossima settimana si procederà all'avvio delle pratiche necessarie per renderlo operativo. "Un segnale importante, contro l'impunità", ha commentato l'Alta Rappresentante Europea Kallas, che ha aggiunto che l'Unione si è impegnata a erogare un miliardo di euro, frutto dei proventi dei beni russi congelati, a favore delle aziende di armamenti ucraine. "Nel corso di questo fine settimana c'è la possibilità di avere una tregua piena di 30 giorni, che possa successivamente trasformarsi in negoziati di pace", ha commentato il neocancelliere tedesco Merz. Chi continua a non allinearsi alle politiche comuni è l'Ungheria, ormai in piena guerra di spie con l'Ucraina. Due diplomatici di Kiev sono stati espulsi a Budapest, in rappresaglia contro l'arresto di due presunte spie ungheresi.
9/5/2025
E' con la Gran Bretagna la prima intesa commerciale post-dazi dell'amministrazione Trump.
Un grande accordo, annuncia il presidente americano Trump, bisognoso -esattamente quanto la sua controparte britannica Starmer- di mostrare risultati concreti, dopo i pesanti contraccolpi economici provocati dalla sua spericolata politica tariffaria. Nel caso britannico è invece Brexit, con le persistenti frizioni con l'Unione Europea, a obbligare Londra a trovare una via d'uscita dalla trappola tariffaria. L'intesa non è ancora chiusa al 100%, i dettagli dovranno essere finalizzati nelle prossime settimane, ma per intanto conta l'annuncio: gli Stati Uniti rimuoveranno i dazi sull'acciaio e l'alluminio britannici, abbassandoli al 10% sull'export di automobili. Secondo il segretario statunitense al Commercio Luttnick l'intesa apre opportunità di export all'industria americana per cinque miliardi di dollari, in particolare nel settore agricolo, inclusa la controversa carne- Downing Street si è affrettata a precisare che gli standard di import alimentare non saranno abbassati. L'ottimismo di Trump lo ha spinto a dirsi convinto che si farà un accordo anche con l'Unione Europea, che vedrà la presidente della Commissione Von Der Leyen, e che sabato ci sarà un incontro tra rappresentanti commerciali di Stati Uniti e Cina. Trump che prosegue la propria crociata contro il Governatore della Fed Powell, non potendo licenziarlo: lo ha accusato di eccessiva lentezza nel ridurre i tassi, aggiungendo l'insulto nel chiamarlo stupido.
5/5/2025
Il Governo di Grosse Koalition Cdu-Csu-Spd a guida Merz pronto al debutto in Germania, dopo la sottoscrizione formale del contratto di esecutivo.
Le ultime ore prima del varo del Governo sono servite a mettere a punto i tasselli mancanti della squadra: la Spd, junior partner di coalizione, ha presentato la sua lista di Ministri. Oltre al vicencancelliere e Ministro delle Finanze Klingbeil, c'è la conferma di Pistorius alla Difesa, mentre l'ex-presidente del Bundestag Bas prenderà le redini del Ministero del Lavoro. Alla Giustizia Stefanie Hubig, all'ambiente Carsten Schneider. Sull'altro fronte, la Cdu ha scelto il suo uomo forte in Parlamento: l'ex-Ministro della Salute Spahn è stato eletto a maggioranza capogruppo dei cristiano-democratici al Bundestag. "Un Governo che porterà avanti la Germania con riforme e investimenti, un Governo che costruirà le infrastrutture necessarie, un Governo la cui voce sarà ascoltata in Europa e nel mondo", ha dichiarato Merz, che si prepara al debutto da cancelliere in un contesto geopolitico incerto come mai. Intanto il partito di estrema destra Alternative fuer Deutsschland ha presentato ricorso contro i servizi di intelligence, dopo essere stato classificato "schieramento pericoloso per l'ordine democratico". Afd è il secondo partito al Bundestag: la decisione dei servizi consente una sorveglianza rafforzata da parte delle autorità di sicurezza e potrebbe anche aprire la strada a una sua dissoluzione.
5/5/2025
Oltre cinque mesi dopo l'annullamento del precedente tentativo, a causa delle pesanti interferenze elettorali di Mosca, che portarono lo sconosciuto candidato filorusso Georgescu in prima posizione, il primo turno delle presidenziali rumene ha fatto registrare la netta vittoria di George Simion, candidato di estrema destra dell'Alleanza per l'Unione dei Romeni.
Populista filotrumpiano e nazionalista euroscettico, Simion appare più presentabile di Georgescu, del quale ha ereditato una cospicua fetta di voti, quasi raddoppiandola. E al quale ha promesso un ruolo di primo piano a livello istituzionale, qualora riuscisse ad arrivare alla presidenza della Repubblica. Sebbene meno filoputiniano di Georgescu, Simion mantiene una posizione critica verso Kiev, e vuole fermare gli aiuti all'Ucraina. "Il popolo rumeno ha parlato. È ora di farsi sentire, nonostante gli ostacoli, nonostante le manipolazioni. I rumeni si sono sollevati", ha dichiarato dopo i primi exit-poll. Per lui il secondo turno potrebbe rivelarsi più complicato, nonostante l'ampio distacco di quasi venti punti percentuali: le forze filoeuropeiste potrebbero ricompattarsi intorno al suo avversario. Bruxelles osserva preoccupata: trovare al prossimo Consiglio Europeo di fine giugno un terzo leader dichiaratamente euroscettico e populista, oltre all'ungherese Orban e allo slovacco Fico, potrebbe costituire un serio problema.
4/5/2025
Aveva promesso in campagna elettorale che avrebbe risolto il conflitto tra Russia e Ucraina in un giorno, se eletto presidente. Tre mesi dopo l'insediamento, Donald Trump alza già bandiera bianca, segnando la distanza tra i discorsi da comizio e la realtà dei fatti.
"Forse non è possibile arrivare alla pace", ha ammesso in una lunga intervista alla rete Nbc News. "C'è un odio tremendo tra Zelkensky e Putin e tra i generali. Stanno combattendo duramente da tre anni", ha spiegato il tycoon, che -dopo aver messo le mani avanti- è tornato all'ottimismo, dichiarando che ci sono "ottime possibilità di farcela". Intanto dopo la firma dell'accordo su minerali e terre rare, Kiev ha ottenuto un primo segnale di supporto da parte della nuova amministrazione americana: secondo il New York Times, un sistema di difesa aerea Patriot, precedentemente basato in Israele, verrà inviato in Ucraina dopo essere stato ricondizionato. Tornando all'intervista di Trump con Nbc News, il presidente americano ha bilanciato segnali inquietanti per la tenuta democratica del Paese con altri più rassicuranti: se da un lato ha dichiarato -fatto senza precedenti- di non sapere se deve rispettare la Costituzione degli Stati Uniti, dall'altro pare aver messo a tacere i ventilati propositi di violarla, rinunciando a cercare un terzo mandato presidenziale, proibito dalla Costituzione stessa. Trump ha frenato anche su un'altra potenziale violazione delle regole istituzionali, affermando che non rimuoverà il presidente della Fed Powell prima della scadenza. Per il resto, il presidente americano ha difeso la sua politica economica e tariffaria, addossando tutte le colpe dell'attuale situazione all'ex-presidente Biden.
2/5/2025
Primo defenestramento, a poco più di 100 giorni dall'entrata in carica, di un pezzo da 90 dell'amministrazione Trump. Fuori il Consigliere per la Sicurezza Nazionale Waltz, dopo lo scandalo della chat su Signal. Il segretario di Stato Rubio ne assumerà ad interim le funzioni.
L'annuncio è arrivato via social, nonostante Donald Trump avesse tenuto poco prima un lungo incontro pubblico a sfondo religioso: il presidente americano ha scelto di liquidare online l'ormai ex-Consigliere alla Sicurezza Nazionale Mike Waltz, ricorrendo alla formula classica del promoveatur ut amoveatur - la promozione in questo caso assomiglia più ad un esilio, per quanto dorato da ambasciatore statunitense all'Onu. L'amministrazione Trump prova a chiudere così lo scandalo Signal, esploso a fine marzo quando il direttore di The Atlantic, Jeffrey Goldberg, rivelò al mondo l'esistenza di una chat sulla nota app di messagistica, nella quale esponenti di primissimo piano del Governo, quali il vicepresidente Vance e il segretario alla Difesa Hegseth, si scambiavano informazioni altamente sensibili su attacchi militari imminenti contro gli Houthi nello Yemen. E attaccavano con evidente disprezzo gli alleati europei. Ad aggiungere per errore Goldberg alla chat era stato proprio Waltz, che se ne era successivamente assunto la piena responsabilità. Pagherà lui per tutti? I Democratici ora vorrebbero le dimissioni del controverso Hegseth, che avrebbe avuto una sua seconda chat privata, per scambiare informazioni altamente sensibili con moglie e fratello. Fonti della Casa Bianca hanno riferito che a decidere il defenestramento di Waltz sarebbe stato lo stesso Trump. Inutili i tentativi di Waltz di adularlo pubblicamente, lodando e magnificando pubblicamente i traguardi raggiunti dal presidente fino a poche ore prima della sua uscita di scena.
2/5/2025
Il consigliere uscente per la sicurezza nazionale Waltz ha dichiarato di essere "profondamente onorato" di continuare a servire Donald Trump, dopo che il presidente ha annunciato che lo avrebbe nominato ambasciatore degli Stati Uniti presso le Nazioni Unite. Dietro la nomina, una vendetta servita fredda a seguito del Signalgate.
Cinquant'anni dopo Henry Kissinger, un'unica figura politica, per quanto ad interim, accumulerà su di sè il doppio incarico di segretario di Stato e Consigliere per la Sicurezza Nazionale. Marco Rubio prende temporaneamente il posto di Mike Waltz, defenestrato ieri via social dal presidente Trump, sull'onda dello scandalo delle chat su Signal. Per lui si profila un futuro da ambasciatore all'Onu, se supererà la conferma del Senato. A fine marzo dettagli sensibili su attacchi imminenti contro gli Houthi nello Yemen furono scambiati su chat private, al di fuori dei circuiti protetti. La notizia filtrò, poichè alle chat venne aggiunto per errore il giornalista Jeffrey Goldberg, direttore dell'Atlantic. La successiva divulgazione dei messaggi portò al primo grande scandalo della seconda presidenza Trump, che ha trovato in Waltz il capro espiatorio. Non foss'altro perchè fu lui a prendersi la piena responsabilità del clamoroso errore di aver aggiunto il reporter alla chat. Tra gli altri esponenti di primo piano presenti nelle conversazioni figuravano il vicepresidente Vance e il segretario alla Difesa Hegseth. Di quelle chat colpì pure l'atteggiamento di profondo disprezzo verso gli alleati europei, soprattutto da parte di Vance ed Hegseth. In pole position per sostituire Waltz ci sarebbe ora Steve Witkoff, inviato speciale di Trump per le crisi internazionali, amico del presidente da anni per i comuni trascorsi nel settore immobiliare. L'atteggiamento condiscendente di Witkoff verso Putin gli ha già attirato forti critiche.
1/5/2025
Si aprono le prime crepe nell'amministrazione Trump, a poco più di tre mesi dall'insediamento ufficiale. Lascia il Consigliere per la Sicurezza Nazionale Mike Waltz, insieme al suo vice, Alex Wong, sull'onda dello scandalo delle chat su Signal.
A fine marzo dettagli sensibili su attacchi imminenti contro gli Houthi nello Yemen furono scambiati su chat private, al di fuori dei circuiti protetti. La notizia filtrò, poichè alle chat fu aggiunto per errore il giornalista Jeffrey Goldberg, direttore dell'Atlantic. La successiva divulgazione dei messaggi portò al primo grande scandalo della seconda presidenza Trump, che ha trovato in Waltz il capro espiatorio. Non foss'altro perchè fu lui a prendersi la piena responsabilità del clamoroso errore di aver aggiunto il reporter alla chat. Tra gli altri esponenti di primo piano presenti nelle conversazioni figuravano il vicepresidente Vance e il segretario alla Difesa Hegseth. L'uso disinvolto di comunicazioni non protette per discutere affari sensibili da parte di Hegseth è emerso anche in occasioni successive. Di quelle chat colpì pure l'atteggiamento di profondo disprezzo verso gli alleati europei, soprattutto da parte di Vance ed Hegseth. In pole position per sostituire Waltz ci sarebbe Steve Witkoff, l'inviato speciale di Trump per le crisi internazionali, amico del presidente da anni per i comuni trascorsi nel settore immobiliare. L'atteggiamento condiscendente di Witkoff verso Putin gli ha già attirato forti critiche.
30/4/2025
Entrerà formalmente in carica martedì il nuovo Governo tedesco, uscito dalle elezioni di fine febbraio. La Spd, che oggi ha approvato il contrato di Grosse Koalition, renderà nota la lista dei suoi sette Ministri il giorno prima.
Anche l'ultimo scoglio è stato superato a Berlino per la formazione del nuovo Governo tedesco, che sarà a questo punto una riedizione della Grosse Koalition Cdu/Spd. Dopo il voto dei cristiano-democratici lunedì, con la contestuale pubblicazione dell'elenco dei loro Ministri, i socialdemocratici hanno reso noto il risultato della consultazione sul contratto di Governo: quasi l'85% ha votato sì, con un 15% di no - mentre il tasso di partecipazione tra gli iscritti è stato pari al 56% dei quasi 360mila aventi diritto. L'area più critica è stata rappresentata dall'ala giovanile della Spd, che ha contestato la virata a destra della Grosse Koalition in materia di politiche sociali e migrazione. Pochi in realtà i margini negoziali dei socialdemocratici, che della coalizione sono partner di minoranza e che -rifiutando l'ingresso al Governo- avrebbero portato la Germania a nuove elezioni anticipate. Il presidente Spd Klingbeil sarà vicencancelliere e Ministro delle Finanze, mentre la lista di Ministri dei Socialdemocratici sarà presentata lunedì. Si dà per scontata la conferma del Ministro della Difesa Pistorius, il più popolare tra i politici Spd. Martedì invece l'elezione di Friedrich Merz a cancelliere, con il nuovo Governo che a quel punto sarà pienamente operativo. Tra le sfide, sicuramente quella economica: il Pil tedesco nel primo trimestre di quest'anno è aumentato di appena lo 0,2%. L'istituto Ifo ha avvertito che l'economia potrebbe tornare a contrarsi a partire dall'estate sotto l'effetto dei dazi.
25/4/2025
Molto vicino ad un accordo con il Giappone e pronto ad annunciare decine di accordi nel prossimo mese: il presidente americano Donald Trump spande ottimismo sul tema dazi, finora rivelatosi molto più complicato del previsto, sia per la reazione di numerosi Paesi, che non hanno abbassato la testa di fronte all'ondata di misure tariffarie annunciate a inizio aprile e poi sospese, sia per quella dei mercati, che hanno reagito molto male alle mosse statunitensi.
Prima di partire per Roma, Trump ha detto ai giornalisti di essere prossimo ad un'intesa con il Giappone, mentre in un'intervista col settimanale Time condotta all'inizio di questa settimana si è detto convinto che i dazi sono necessari e che anzi considererà una vittoria un livello tariffario base del 50% sull'import americano tra un anno. Si è spinto a quantificare in duecento le intese già concluse, senza fornire però alcuna prova o indizio a supporto. La narrazione si fa controversa quando si parla di Cina: Trump non solo si vanta di aver ricevuto una chiamata dal presidente cinese Xi Xinping, concedendogli che non si tratta a parer suo di un segno di debolezza, ma conferma che Washington sta conducendo negoziati con Pechino. In questo caso non solo la Cina ha sempre smentito di aver chiamato gli Stati Uniti, ribadendo che lo stop ai dazi americani rappresenta la premessa per ogni negoziato, ma il Politburo ha detto di essere pronto ad opporsi alle intimidazioni unilaterali nel commercio globale.
23/4/2025
Dopo aver fatto una parziale marcia indietro verso il resto del mondo, mettendo in pausa per tre mesi le misure tariffarie unilaterali, l’amministrazione Trump abbassa il livello dello scontro anche con la Cina, con Washington che starebbe valutando la riduzione dei dazi sulle importazioni da Pechino – dimezzandoli, in alcuni casi.
Secondo il Wall Street Journal, tutto sarebbe nelle mani di Donald Trump. Le ipotesi prevedono un taglio generalizzato fra il 50 e il 65%, rispetto al 145% attualmente in vigore, mantenendoli comunque su livelli elevatissimi. Oppure un doppio binario: dazi al 35% su beni non ritenuti una minaccia per la sicurezza nazionale e al 100% per quelli considerati strategici. E se proprio Trump promette un accordo equo con la Cina, il segretario al Tesoro Bessent frena entusiasmi prematuri: “non abbiamo ancora parlato con Pechino di dazi”, dice. In precedenza erano arrivati segnali distensivi anche dall’Estremo Oriente: "la Cina ha sottolineato fin dall'inizio che non ci sono vincitori nelle guerre tariffarie e commerciali", aveva commentato il portavoce del Ministero degli Esteri, affermando che "la porta per i colloqui è spalancata". Infine, lato Europa, il Commissario all’Economia Dombrovskis ha affermato che la politica comunitaria verso la Cina "si fonda sulla riduzione del rischio, non sul disaccoppiamento" economico. E rivolto a Washington ha accusato: “imporre dazi contro di noi non è il modo migliore per mantenere alleati".
20/4/2025
Da trenta giorni a trenta ore: la Russia tende la mano a Stati Uniti e Cina dopo oltre tre anni di invasione e guerra ininterrotta, con la notizia di una tregua pasquale che alla fine semina più dubbi che speranze.
Nel pomeriggio di ieri il presidente russo Putin ha fatto un doppio annuncio: non solo si è detto pronto a colloqui di pace con l'Ucraina, cogliendo gli assist di Washington e Pechino in tal senso, e rispondendo indirettamente ai crescenti malumori americani sullo stallo negoziale. Ma ha lanciato anche una tregua unilaterale per Pasqua di trenta ore, che scadrà alle 23 italiane di oggi. "Considerazioni umanitarie", la motivazione alla base dell'annuncio di Putin, che ha invitato Kiev ad aderirvi. Troppo poco e troppo tardi, questo il senso della risposta ucraina, che ha ricordato come la proposta originaria di cessate il fuoco fosse di 30 giorni. In serata il presidente ucraino Zelensky è sembrato assumere un tono più conciliante, promettendo in sostanza di rispecchiare le azioni russe. Stop alle armi se Mosca ferma i cannoni, ma attacchi difensivi in risposta ad attacchi offensivi. Zelensky ha lasciato spazio ad un barlume di speranza, proponendo di estendere la tregua un mese oltre Pasqua, qualora dovesse effettivamente funzionare. Una linea anticipata sostanzialmente dalla Commissione Europea, che ha invitato la Russia a mettere in atto un cessate il fuoco duraturo, abbandonando l'aggressione contro Kiev.
17/4/2025
Scende di un ulteriore quarto di punto il tasso sui depositi Bce, che si attesta ora al 2,25%, nel settimo taglio a partire dallo scorso giugno.
"Le prospettive economiche sono offuscate da incertezze eccezionali", ha affermato la presidente Bce Lagarde, riferendosi allo "sconvolgimento del commercio internazionale", alle tensioni sui mercati e all'incertezza geopolitica che pesano su consumi e investimenti. Una situazione che -nelle sue parole- ha portato ad un incremento dei "rischi al ribasso per la crescita dell'area euro", in quanto il clima creato dalla guerra commerciale "abbasserà la crescita indebolendo l'export" e rischia di pesare su investimenti e consumi, "portando a una stretta sulle condizioni finanziarie". Per quanto riguarda l'inflazione, la Bce afferma che 'il processo disinflazionistico e' ben avviato. L'andamento ha continuato a rispecchiare le attese degli esperti. Le misure di fondo suggeriscono che si attestera' stabilmente intorno all'obiettivo del 2% a medio termine" - la buona notizia insomma è che non sembra esserci più necessità di una politica monetaria restrittiva. Intanto l'Fmi ha annunciato che diffonderà nuove stime di crescita la prossima settimana, che includeranno notevoli revisioni al ribasso ma non una recessione - così la direttrice Georgieva. Oltreoceano infine, il presidente americano Trump alza ulteriormente il tiro contro il presidente della Fed Powell: "è troppo lento nell'abbassare i tassi di interesse", accusa, minacciandolo velatamente di licenziamento.
17/4/2025
Come previsto la Banca Centrale Europea ha tagliato i tassi di 25 punti base per la settima volta da giugno, portando il tasso sui depositi al 2,25%. Il tasso sulle operazioni di rifinanziamento principali cala al 2,40%, quello sui prestiti marginali al 2,65%.
"L'economia dell'area dell'euro ha acquisito una certa capacità di tenuta agli choc mondiali, ma le prospettive di espansione si sono deteriorate a causa delle crescenti tensioni commerciali", afferma Francoforte al termine del Consiglio Direttivo con un chiaro riferimento ai dazi di Donald Trump, aggiungendo: "è probabile che la maggiore incertezza riduca la fiducia di famiglie e imprese e che la risposta avversa e volatile dei mercati alle tensioni commerciali determini un inasprimento delle condizioni di finanziamento. Tali fattori possono gravare ulteriormente sulle prospettive economiche per l'area euro". Per quanto riguarda l'inflazione, la Bce afferma che 'il processo disinflazionistico e' ben avviato. L'andamento dell'inflazione ha continuato a rispecchiare le attese degli esperti. Le misure di fondo suggeriscono che si attestera' stabilmente intorno all'obiettivo del 2% a medio termine". "Non ci impegnano ad un taglio programmato dei tassi", ha tenuto a precisare la presidente Bce Lagarde in conferenza stampa, che ha sottolineato la profonda incertezza sui mercati e che è probabile che l'economia dell'Eurozona sia cresciuta nel primo trimestre.
11/4/2025
Dazi in primo piano all'Eurogruppo informale in corso a Varsavia: "la situazione dell'economia dell'area euro è molto stabile, ho fiducia che i fondamentali siano resilienti e solidi.
Accogliamo con favore la pausa sui dazi perché è una finestra di opportunità per interagire costruttivamente con gli Stati Uniti e verificare se è possibile individuare una alternativa negoziata". Così il presidente dell'Eurogruppo Donohoe, che poco fa ha sottolineato l'impegno comune dei Ministri dell'Eurozona per diversificare gli sbocchi commerciali. Il Commissario all'Economia Dombrovskis ha aggiunto che Bruxelles è pronta ad agire se non osserverà movimenti da parte di Washington, anche se non è lo scenario preferito. E ha ribadito che tutte le opzioni sono sul tavolo, compreso il colpire il surplus commerciale americano nel settore big tech. Dombrovskis ha mostrato alcune stime: se i dazi fossero confermati permanentemente le conseguenze economiche in termini di Pil saranno negative fino al 3,6% per gli Stati Uniti e fino allo 0,6% per l'Unione Europea. Per la presidente Bce Lagarde, ammonta al 30% la stima che effettivamente rappresenterebbe i dazi effettivi applicati dagli Stati Uniti alle merci europee nel caso in cui venissero applicate le regole ora sospese. Dalle capitali: per il Ministro delle Finanze tedesco uscente Kukies, "gli Stati Uniti devono essere consapevoli che se i negoziati non funzioneranno, avremo un'altra discussione sui meccanismi di risposta".
9/4/2025
L'obiettivo è stato raggiunto: Cdu ed Spd hanno sottoscritto un contratto di Governo prima di Pasqua, con l'elezione formale del cancelliere Friedrich Merz prevista a partire dal 5 maggio.
"La Germania è tornata", ha affermato Merz in un messaggio rivolto all'America di Trump, le cui politiche commerciali stanno sconvolgendo il pianeta. "Adempiremo ai nostri obblighi in materia di difesa e rafforzeremo la nostra competitività", ha chiosato, con una chiara allusione ad una stabilità che molti rimpiangono. Il contratto di Governo prevede 146 pagine e mette in primo piano il rafforzamento dell'economia, un giro di vite sulle politiche migratorie e una riforma del sussidio di cittadinanza. Previste per le imprese nuove possibilità di ammortamento, e saranno gradualmente abbassate le imposte societarie. Previsti sgravi fiscali per i redditi medio-bassi, pure la tassa energetica sarà ridotta. Sullo sfondo, resta la recente riforma del freno del debito, che libererà 500 miliardi in investimenti infrastrutturali e altre potenziali centinaia per quelli in difesa. Sui Ministeri: alla Cdu Esteri ed Economia, alla Csu gli Interni, alla Spd Finanze, Difesa e Ambiente. Ora però bisognerà correre: le intense settimane di negoziati con la Spd hanno danneggiato Merz, con i sondaggi che indicano l'estrema destra Afd per la prima volta in testa, un punto avanti rispetto alla Cdu. La Grosse Koalition dovrà offrire subito segnali tangibili al Paese, in termini di riforme e risultati.
9/4/2025
Alza il volume dello scontro con la Cina la Casa Bianca: da oggi i dazi contro Pechino saliranno alla percentuale astronomica del 104%, ha annunciato la portavoce della presidenza Leavitt, dopo che il segretario al Tesoro Bessent aveva dichiarato che "tutto è sul tavolo" sui dazi e aveva preso di mira proprio la Cina, sostenendo che Pechino ha commesso un grosso errore e sta giocando una mano perdente.
La stessa Leavitt, parlando successivamente ai giornalisti, ha annunciato che Trump sarà incredibilmente magnanimo con Pechino qualora negoziasse, ha confermato che 70 Paesi hanno contattato la Casa Bianca per trattare sulle tariffe, ha aggirato la domanda sui rischi di recessione per l'economia americana, ostentando invece l'ottimismo presidenziale, ma non ha saputo spiegare l'evidente contraddizione della posizione statunitense. Come definire i dazi non negoziabili, e avviare al contempo trattative con i Paesi colpiti? Parlando alla Commissione Finanze del Senato, il rappresentante al Commercio Greer ha insistito: i dazi partiranno comunque, in attesa dei risultati delle trattative. Nessun rinvio. Greer è apparso in grande difficoltà di fronte alle dure critiche dei senatori, che gli hanno rinfacciato sia gli effetti sull'economia reale sia l'improvvisazione generale dell'intero piano tariffario. Infine è deflagrato lo scontro tra Elon Musk e il consigliere al Commercio Navarro, con Musk che lo ha definito un idiota, più stupido di un sacco di mattoni, dopo essere stato a sua volta definito "assemblatore di automobili" da Navarro.
8/4/2025
La strategia americana sui dazi finisce sulla graticola al Senato, mentre l'amministrazione Trump lancia segnali contrastanti sulla strategia da seguire e deflagra lo scontro interno tra Elon Musk e il consigliere al Commercio Navarro.
Il segretario al Tesoro Scott Bessent ha dichiarato alla Cnbc che "tutto è sul tavolo", specificando che circa 70 Paesi hanno contattato la Casa Bianca per avviare negoziati. Bessent ha però duramente attaccato la Cina, sostenendo che Pechino ha commesso un grosso errore e sta giocando una mano perdente, dopo la dura reazione orientale di fronte alla salva di dazi statunitense. Parlando alla Commissione Finanze del Senato, il rappresentante al Commercio Jamieson Greer ha ribadito la linea ufficiale, secondo cui i dazi rappresentano la risposta all'emergenza nazionale dichiarata da Trump sugli squilibri commerciali. Greer ha aggiunto che una cinquantina di Paesi hanno già contattato la Casa Bianca per negoziare le tariffe, ma ha specificato che i dazi partiranno comunque, in attesa dei risultati delle trattative. Greer è apparso in grande difficoltà di fronte alle dure critiche dei senatori, che gli hanno rinfacciato sia gli effetti sull'economia reale sia l'improvvisazione generale dell'intero piano tariffario. Che al di là delle dichiarazioni di facciata la strategia sui dazi stia minando l'unità interna all'amministrazione lo si intuisce dal deflagrare dello scontro tra Elon Musk e Peter Navarro, con Musk che definisce il consigliere un idiota, più stupido di un sacco di mattoni, dopo essere stato a sua volta definito "assemblatore di automobili" da Navarro.
8/4/2025
Meglio negoziare, ma -per cominciare- sarà rappresaglia: la giornata di ieri ha delineato la strategia europea in risposta ai dazi americani, con un atteggiamento ancora complessivamente morbido da parte dei 27.
Il segnale più forte lo ha lanciato la presidente della Commissione Von Der Leyen, annunciando che Bruxelles ha offerto a Washington dazi reciproci a zero sui beni industriali. Ciò includerebbe il settore auto, oltre a chimica, farmaceutica, macchinari, plastica e gomma - ha precisato successivamente il Commissario al Commercio Sefcovic, che ha avvertito: "la nostra pazienza non sarà infinita". I passi appaiono a questo punto obbligati: domani i 27 voteranno a maggioranza qualificata una prima lista di contromisure tariffarie, che entreranno in vigore il 15 aprile e che -nei fatti- costituiranno un avvertimento. Sefcovic ha quantificato come inferiore a 26 miliardi il valore del pacchetto, meno dei dazi statunitensi su acciaio e alluminio. La prima tranche farà guadagnare tempo ai negoziati: in caso contrario la discussione entrerà nel vivo a fine aprile, con l'ottica di varare un secondo e più cospicuo pacchetto ritorsivo a metà maggio. Qui l'Europa appare divisa: se Irlanda, baltici e Italia sostengono la linea morbida, Germania e Francia appaiono più determinate a tenere aperti tutti gli scenari. Berlino include l'ipotesi di ricorrere allo strumento anticoercizione, che prenderebbe di mira i giganti tech e digitali statunitensi e potrebbe escludere le aziende americane dalle gare d'appalto europee.
7/4/2025
"Aperti al negoziato, ma la nostra attesa non sarà infinita": la dichiarazione del Commissario Europeo al Commercio Sefcovic al termine del vertice ministeriale in Lussemburgo riassume la crescente impazienza dei 27 sui dazi, di fronte all'ostinazione americana a seguire su una strada di rottura con gli alleati europei.
Per cominciare, Sefcovic ha delineato la strategia comunitaria, basata su tre pilastri: contromisure, diversificazione dei mercati di esportazione e protezione del mercato unico. Sul primo punto, mercoledì ci sarà un voto sulla prima lista di contromisure tariffarie, con l'avvio della tranche numero 1 il 15 aprile. La seconda tranche di dazi è prevista il 15 maggio. "Ma prima o poi dovremo sederci al tavolo con Washington e trovare un compromesso accettabile", ha sintetizzato Sefcovic. Dietro le quinte, la discussione appare molto articolata: il Ministro dell'Economia tedesco Habeck indica lo strumento anticoercizione europeo quale mezzo per colpire i giganti tecnologici americani. Parigi gioca di sponda e invita a non escludere alcuna opzione, mentre Paesi come l'Irlanda o i baltici chiedono di evitare l'escalation. Per l'Italia, il Ministro degli Esteri Tajani ha portato la linea morbida del Governo, che invoca trattative con Washington al fine di evitare una guerra commerciale. Roma sperava in un rinvio delle prime contromisure europee - una linea rivelatasi perdente. La presidente della Commissione Von Der Leyen intanto ha reso noto che Bruxelles ha offerto gli Stati Uniti dazi reciproci a zero sui beni industriali. Novità interessante, sulla quale Washington pare però tacere.
7/4/2025
La presidente della Commissione Von Der Leyen ribadisce la disponibilità a negoziare sui dazi con gli Stati Uniti, rimanendo pronti alla controffensiva.
"Abbiamo offerto tariffe zero per zero per i beni industriali, come abbiamo fatto con successo con molti altri partner commerciali, perché l'Europa è sempre pronta per un buon affare", ha precisato Von Der Leyen parlando a fianco del premier norvegese Store. La presidente della Commissione ha aggiunto che l'Europa si proteggerà "anche dagli effetti indiretti" dei dazi, dovuti alla "deviazione degli scambi". "Istituiremo una task force di sorveglianza delle importazioni", ha annunciato. Al termine della riunione dei Ministri degli Esteri sul Commercio, il presidente di turno della presidenza polacca Baranowski ha ribadito il messaggio di unità europea. E ha annunciato che la risposta tariffaria su acciaio e alluminio arriverà nei prossimi giorni. Il Ministro degli Esteri Tajani aveva precedentemente confermato che la data cerchiata in rosso sul calendario è quella del 15 aprile. Per il Ministro dell'Economia tedesco Habeck, "l'Europa non si lascerà dividere adesso, i Paesi non dovrebbero cercare di negoziare i vantaggi per se stessi, perché questo non gioverebbe a nulla". "L'obiettivo -secondo il Ministro francese Saint-Martin- è negoziare questa escalation. Se non sarà possibile, l'Unione reagirà fermamente". E il Commissario al Commercio Sefcovic poco fa ha riassunto la strategia europea in tre punti: contromisure sui dazi, diversificazione dei mercati con la firma di nuovi accordi commerciali e protezione del mercato unico dalla deviazione del surplus commerciale di altri Paesi.
3/4/2025
Dopo le prime dichiarazioni di sgomento, l'Europa calcola i danni potenziali e delinea le prime contromisure sui dazi: fonti comunitarie hanno identificato nel 15 aprile la data di entrata in vigore della prima tranche di contromisure e nel 15 maggio la seconda.
Il 9 aprile i Paesi dovrebbero votare con una procedura speciale a maggioranza qualificata. Prima però occorrerà fare quadrato e chiudere le consultazioni tra i 27, per allineare sensibilità diverse, anche se sostanzialmente ricompattate dall'annuncio-choc di Trump. "La ritorsione rifletterà gli input ricevuti dai Governi nazionali", fanno trapelare da Bruxelles. Che non potrà non tenere conto delle stime sui danni inflitti alle nostre economie dal nuovo sistema tariffario a stelle e strisce: un funzionario ha ammesso che si sta cercando di elaborare un modello per quantificare la stima degli effetti. A guidare le reazioni politiche il presidente francese Macron che, incontrando all'Eliseo gli imprenditori colpiti dai dazi, ha parlato di una decisione brutale e infondata, e ha invitato le aziende europee a sospendere gli investimenti Oltreoceano fino a nuovo ordine. Il primo segnale lo aveva lanciato la presidente della Commissione Von Der Leyen, delineando le mosse successive: "passiamo dallo scontro alla trattativa, Bruxelles è preparata a rispondere e sta definendo ulteriori contromisure per proteggere i propri interessi e le proprie imprese, qualora i negoziati fallissero". Il primo passo saranno in ogni caso le contromisure da 26 miliardi in risposta ai dazi su acciaio e alluminio. Intanto si negozierà, sperando per il meglio.
3/4/2025
La risposta dell'Unione Europea sarà calma e graduale, hanno commentato poco fa fonti comunitarie dopo l'annuncio di dazi americani. All'alba la prima dichiarazione della Commissione.
Un colpo forte, ma non inatteso, quello che l'Europa si è trovata a dover parare sui dazi dopo l'annuncio di Trump. La reazione più attesa era quella della Commissione, che nella politica commerciale comunitaria ha una competenza esclusiva e che può rispondere a nome dei 27: la presidente Von Der Leyen tocca prima la corda emozionale, sottolineando il sentimento di delusione verso l'alleato più antico dell'Unione, poi scende nei dettagli. "Passiamo dallo scontro alla trattativa, dice Von Der Leyen, ribadendo che Bruxelles è preparata a rispondere e sta definendo ulteriori contromisure per proteggere i propri interessi e le proprie imprese, qualora i negoziati fallissero. Da Von Der Leyen un appello all'unità verso i Governi continentali, subodorando il rischio di un divide et impera da parte di Washington in ipotetici negoziati bilaterali. Una prima risposta indiretta è stata la firma a Samarcanda di un partenariato strategico con l'Asia Centrale, l'ultimo di una serie di accordi con Paesi terzi, utili a costruire una diplomazia parallela, di fronte al venir meno degli Stati Uniti. Sudamerica, India e Messico gli esempi portati dal presidente europeo Costa, che ha confermato l'intenzione di impegnarsi per un commercio leale col mondo. Il premier polacco Tusk, fin qui tiepido verso gli Stati Uniti, ha pronunciato parole da falco, invocando dazi reciproci. Sulla stessa linea Irlanda, Svezia, Finlandia e Danimarca. Il premier francese Bayrou parla di catastrofe per l'Europa. Il cancelliere tedesco Scholz di attacco all'ordine globale del commercio. Resta cauta Londra, colpita in misura minore dai dazi, col premier Starmer che invita a mantenere la calma.
2/4/2025
Sarà un altro test di maturità geopolitica per l'Europa, col vantaggio che stavolta la Commissione potrà far valere la sua competenza esclusiva in ambito commerciale: dopo la difesa, saranno i dazi americani a rappresentare la prossima sfida esistenziale su cui l'Unione dovrà misurarsi.
Parlando ieri a Strasburgo, la presidente della Commissione Von Der Leyen non si è discostata dalla linea prudente adottata nelle ultime settimane, dopo un atteggiamento iniziale più aggressivo: "siamo pronti a trattare e lo faremo da una posizione di forza. L'Europa ha molte carte in mano. Questa forza si basa anche sulla nostra prontezza ad adottare contromisure ferme. Tutti gli strumenti sono sul tavolo", ha dichiarato, lasciando la porta aperta a rappresaglie commerciali, qualora ogni tentativo di mediazione fallisse. A Bruxelles la strategia appare duplice: da un lato esistono già dei dazi in arrivo, la cui entrata in vigore è stata posticipata a metà aprile, e che dovrebbero comprendere bourbon, vini, carne, prodotti caseari, abbigliamento e motociclette - il cui valore è pari a 26 miliardi. Dall'altro si potrebbe fare ancora più male, andando a colpire i servizi, dove la bilancia commerciale è favorevole a Washington: come suggerito ieri dal Ppe la prima linea del fuoco potrebbe toccare i giganti digitali statunitensi, e -grazie allo strumento anti-coercizione- lo spettro potrebbe allargarsi. Chi per ora frena, sperando in un'intesa a due anti-dazi, è il Regno Unito, col premier Starmer che invita a evitare reazioni d'impulso. Il Canada osserva, mentre -in Asia- Cina, Giappone e Corea del Sud promettono misure congiunte e il Vietnam già si piega, tagliando i dazi di importazione.
1/4/2025
Il presidente americano Trump annuncerà domani alle 16 di Washington, le 22 ora italiana, i nuovi dazi contro il resto del mondo. La portavoce della Casa Bianca Leavitt ha affermato che saranno immediatamente operativi. L'Europa osserva con grande preoccupazione delineando un primo abbozzo di strategia.
Aperti al negoziato, ma pronti alla rappresaglia: la presidente della Commissione Von Der Leyen riassume così la strategia europea a Strasburgo, alla vigilia del "Giorno della Liberazione" promesso da Donald Trump, pronto a una sventagliata di misure tariffarie contro l'Europa e il resto del mondo. "Siamo pronti a trattare e lo faremo da una posizione di forza. L'Europa ha molte carte in mano. Questa forza si basa anche sulla nostra prontezza ad adottare contromisure ferme. Tutti gli strumenti sono sul tavolo", afferma, dopo aver sottolineato come questo scontro non sia nell'interesse di nessuno e che non c'è alcun desiderio di vendetta, ma -se necessario- Bruxelles reagirà. Più tardi la Commissione eliminerà la parola "vendetta" dal contesto del discorso, ma il senso resta: fin qui Bruxelles ha preferito lanciare segnali concilianti, come rinviare a metà aprile contromisure tariffarie pari a 26 miliardi. Questo, anche a causa della non totale unità tra i 27 sul modo di procedere. Bourbon, carne, prodotti caseari, vini e vestiti - questi al momento i settori produttivi a stelle e strisce nel mirino. L'Europa potrebbe anche invocare lo strumento anticoercitivo, prendendo di mira i settori tech, finanziario e dei servizi. Pure il resto del mondo osserva preoccupato: Londra preferisce giocare da sola, sperando nella relazione speciale. Il premier Starmer invita a evitare reazioni impulsive, sperando di chiudere in fretta un'intesa commerciale privilegiata con Washington. Cina, Giappone e Corea del Sud, in una inedita alleanza, sono pronti a misure congiunte. E anche il Canada non intende stare a guardare.
1/4/2025
Il nervosismo scandisce la vigilia del cosiddetto "Giorno della Liberazione" annunciato dal presidente americano Trump sui dazi.
Nervosismo palpabile a Strasburgo, dove la presidente della Commissione Von Der Leyen prova un'ultima mediazione: "questo scontro non è nell'interesse di nessuno" - quella tra Unione Europea e Stati Uniti "è la relazione commerciale più grande e prospera al mondo e staremmo tutti meglio se potessimo trovare una soluzione costruttiva", afferma. Infine lancia un messaggio a Washington: "l'Europa non ha iniziato questo scontro. Non vogliamo vendicarci, ma abbiamo un piano forte per vendicarci se necessario". Von Der Leyen non nasconde che in ultima analisi Bruxelles prenderà contromisure decise. Due i sottotitoli al suo discorso: da un lato, la necessità della Commissione di camminare sulle uova, a causa delle divisioni interne ai Paesi membri sull'atteggiamento da tenere con Washington, dall'altro il già automposto rinvio delle contromisure tariffarie da 26 miliardi, spostate a metà aprile quale gesto -fin qui inascoltato- di buona volontà. Il leader del Ppe a Strasburgo Weber punta il mirino verso i giganti digitali statunitensi, ben sapendo di poter fare male, in quanto trattasi di ambito molto sensibile della nuova amministrazione. E Oltremanica, se il Governo Starmer sulla difesa fa quadrato con Bruxelles, sui dazi gioca in solitaria: per il Ministro al Commercio Reynolds, Londra si trova "in una posizione migliore rispetto a qualunque altro Paese" per far rientrare i dazi annunciati da Washington.
22/3/2025
Mentre l'Europa riparte col piano di riarmo, guardando al vertice di giugno, anche l'Onu si avvicina ad un coinvolgimento nella possibile forza di pace a protezione della tregua in Ucraina: secondo fonti diplomatiche, si starebbe lavorando ad una ipotesi con quattro livelli di interposizione.
I caschi blu dell'Onu, provenienti da Paesi non europei, verrebbero schierati nella zona demilitarizzata per osservare il rispetto della tregua. Il secondo anello sarebbe costituito dalle forze ucraine. Il terzo dal contingente dei volenterosi, magari al confine occidentale ucraino. Il quarto sarebbe il backstop americano. Il coinvolgimento delle Nazioni Unite non entusiasma il presidente ucraino Zelensky, secondo cui l'Onu non proteggerebbe Kiev da una nuova invasione o dal desiderio di Putin di tornare. Fronte Europa, archiviato il vertice comunitario di giovedì, che ha approvato il piano di riarmo ma si è dato tre mesi per mettere nero su bianco le sue caratteristiche e soprattutto come finanziarlo, ieri il segnale forte è arrivato dalla Germania, con la Commissione Bilancio del Bundestag che ha scongelato tre miliardi di euro aggiuntivi in aiuti militari all'Ucraina, mentre il Bundesrat ha dato il via libera definitivo alle modifiche costituzionali sulla riforma del freno al debito, che libereranno altre centinaia di miliardi di investimenti in infrastrutture e -per l'appunto- spese militari. Anche la Francia suona la carica: il presidente Macron da un lato spinge per aprire al debito comune, sostenuto in questo anche dal Partito Popolare Europeo, per fornire liquidità al piano di armamenti, dall'altro lavora insieme alla Gran Bretagna per fornire garanzie di sicurezza a Kiev. Indiscrezioni affermano che a Londra si sarebbe parlato di una operazione con 20mila uomini.
21/3/2025
"Le linee guida principali dell'accordo sull'Ucraina sono state stabilite, dopo i miei colloqui con Putin e Zelensky". Lo ha detto questo pomeriggio il presidente americano Trump nello Studio Ovale, dopo le notizie che la sua amministrazione starebbe cercando nuove condizioni per l'accesso alle risorse minerarie ed energetiche essenziali a Kiev. Intanto l'Europa ragiona sul da farsi dopo il vertice di ieri a Bruxelles.
Tre miliardi di euro aggiuntivi in aiuti militari all'Ucraina dalla Commissione Bilancio del Bundestag, mentre il Bundesrat dà il via libera definitivo alle modifiche costituzionali sulla riforma del freno al debito, che libereranno altre centinaia di miliardi di investimenti in infrastrutture e -per l'appunto- spese militari: il giorno dopo il Consiglio Europeo, Berlino lancia il segnale del riarmo al resto dell'Europa. Il Bundestag ha contemporaneamente dato luce verde a oltre 8 miliardi di aiuti militari a Kiev per il prossimo quadriennio. Una corsa al riarmo che se da un lato genera ottimismo a Bruxelles, dall'altro preoccupa i partner europei, per i possibili effetti distorsivi sulla competitività e sul mercato interno, a favore delle aziende tedesche. In attesa che si definiscano da qui a giugno i dettagli del piano di riarmo europeo, superando le divisioni sui metodi di finanziamento, anche la Francia suona la carica: il presidente Macron da un lato spinge per aprire al debito comune per fornire liquidità al piano di armamenti, dall'altro lavora insieme alla Gran Bretagna per fornire garanzie di sicurezza a Kiev. Oltre al vertice di giovedì a Parigi, secondo il Telegraph l'Eliseo starebbe valutando alternative alla coalizione dei volenterosi per inviare truppe europee a protezione di un futuro accordo di pace. Si pensa a una missione a guida Nazioni Unite - ipotesi quest'ultima respinta dal presidente ucraino Zelensky: "l'Onu non ci proteggerebbe dall'invasione o dal desiderio di Putin di tornare".
21/3/2025
Pieno sostegno all'Ucraina a 26 - perchè anche stavolta l'Ungheria si è smarcata, e via libera al piano di riarmo: il Consiglio Europeo avanza un'altra pedina sullo scacchiere della difesa comunitaria in tempi geopolitici incerti, ma rinvia il nucleo delle decisioni a giugno, dopo il vertice Nato.
Si chiude con poche sorprese un vertice fitto di temi, dove a tarda sera l'ordine di scuderia contenuto nelle conclusioni è quello di accelerare i lavori su tutti i fronti per aumentare in modo decisivo la prontezza di difesa dell'Europa entro i prossimi cinque anni. Come? Dando seguito alle proposte della Commissione e valutando le opzioni di finanziamento. Tema quest'ultimo estremamente divisivo, tra prestiti, esenzioni dal patto di stabilità, ipotetici eurobond e anche la proposta italiana. Maggiore chiarezza dovrebbe arrivare al prossimo vertice di giugno. Sull'Ucraina ribaditi il pieno sostegno a Kiev e alla sua sovranità territoriale, la minaccia di nuove sanzioni contro la Russia e le necessarie garanzie di sicurezza: da parte sua il presidente Zelensky ha esortato gli europei a non allentare la pressione su Putin. La Francia dovrebbe ospitare giovedì un minivertice europeo per discutere proprio le garanzie di sicurezza, mentre fonti diplomatiche fanno trapelare che ai leader i colloqui Trump-Putin tutto sembrino, tranne che veri negoziati di pace. Una maggiore integrazione dei mercati dei capitali per tradurre i risparmi europei in investimenti, la condanna della fine del cessate il fuoco a Gaza e l'input a lavorare sulla proposta della Commissione sui rimpatri completano il quadro delle conclusioni.
21/3/2025
Difesa europea e Ucraina sono state al centro del vertice europeo conclusosi nella serata di ieri. Sull'invasione russa tutto come previsto: l'Ungheria si è autoisolata per la seconda volta in due settimane, lasciando agli altri 26 Paesi l'approvazione di conclusioni che riaffermano il pieno sostegno a Kiev e alla sua sovranità territoriale, ribadiscono la minaccia di nuove sanzioni contro la Russia e confermano le necessarie garanzie di sicurezza.
Il presidente Zelensky, intervenendo da remoto, ha attaccato l'omologo Putin. Zelensky ha invitato i 27 a continuare a mantenere alta la pressione sulla Russia. La prossima settimana il presidente francese Macron dovrebbe riunire a Parigi alcuni leader per discutere proprio le garanzie di sicurezza, mentre l'Alta Rappresentante Kallas ha confermato la drastica diminuzione a 5 miliardi del suo piano di aiuti militari a Kiev, per la fornitura di munizioni di artiglieria su base volontaria, stralciando il criterio della proporzionalità dei contributi sulla base del pil. Via libera alle proposte della Commissione sul riarmo, ma ora viene il difficile, per definirne soprattutto le modalità di finanziamento. L'Italia spinge per un modello di garanzie pubbliche, per attrarre -attraverso un effetto-leva- gli investimenti privati, ma in primo piano resta l'idea della Commissione di un mix di prestiti e spazio fiscale esentato dalle clausole del patto di stabilità. L'Eurosummit ha sottolineato "l'urgenza di un progresso rapido verso l'Unione del Risparmio e degli Investimenti", mentre sul Medio Oriente i 27 hanno condannato la fine del cessate il fuoco a Gaza.
20/3/2025
Procede rapido il Consiglio Europeo a Bruxelles, con numerose conclusioni rese note nell'ultima ora - ma andiamo con ordine e partiamo dai temi forti, difesa e Ucraina.
Sull'invasione russa tutto come previsto: l'Ungheria si è autoisolata per la seconda volta in due settimane, lasciando agli altri 26 Paesi l'approvazione di conclusioni che riaffermano il pieno sostegno a Kiev e alla sua sovranità territoriale, ribadiscono la minaccia di nuove sanzioni contro la Russia e confermano le necessarie garanzie di sicurezza per l'Ucraina. Il presidente Zelensky, intervenendo da remoto, ha attaccato l'omologo Putin. Zelensky ha invitato i 27 a continuare a mantenere alta la pressione sulla Russia. Più tardi, parlando a Oslo, Zelensky ha precisato che Kiev manterrà il controllo sulle sue centrali nucleari e non lo trasferirà agli Stati Uniti. L'Alta Rappresentante Kallas da parte sua ha confermato la drastica diminuzione a 5 miliardi del suo piano di aiuti militari a Kiev, per la fornitura di munizioni di artiglieria su base volontaria, stralciando il criterio della proporzionalità dei contributi sulla base del pil, osteggiato da Francia e Italia. Piatto forte in queste ore l'approvazione del piano Rearm EU, ma ci sono novità anche dall'Eurosummit, che ha sottolineato "l'urgenza di un progresso rapido verso l'Unione del Risparmio e degli Investimenti", con "attenzione all'Unione dei Mercati dei Capitali per mobilitare i risparmi". L'invito anche ad accelerare i progressi verso un euro digitale, mentre sul Medio Oriente i 27 hanno condannato la fine del cessate il fuoco a Gaza.
20/3/2025
Consiglio Europeo in corso a Bruxelles, con Ucraina e difesa in primo piano: approvate poco dopo l'inizio della riunione le conclusioni a 26 su Kiev - l'Ungheria come previsto si è nuovamente isolata.
Nessuna novità: pieno sostegno all'Ucraina e alla sua sovranità territoriale, minaccia di nuove sanzioni contro la Russia e conferma delle necessarie garanzie di sicurezza a Kiev. Il presidente Zelensky, intervenendo da remoto, ha attaccato l'omologo Putin, affermando che Mosca deve smettere di fare richieste non necessarie e ha invitato i 27 a continuare a mantenere alta la pressione sulla Russia. Fonti diplomatiche hanno riferito che dopo l'intervento di Zelensky i leader europei hanno discusso la situazione sul campo: l'opinione emersa è che al momento non siano in corso veri e propri negoziati. L'altra novità delle prime ore di vertice è giunta dall'Alta Rappresentante Kallas. Kallas ha confermato che la sua proposta di piano di aiuti militari a Kiev è scesa da 40 ad appena cinque miliardi, per fornire munizioni di artiglieria su base volontaria. Scomparso il criterio della proporzionalità dei contributi sulla base del pil, osteggiato da Francia e Italia. Poco fa le conclusioni dell'Eurosummit: i 20 leader dell'Eurozona hanno sottolineato l'urgenza di progressi decisivi sull'integrazione dei mercati dei capitali, per un'unione dei risparmi e degli investimenti, spingono sull'acceleratore della creazione dell'euro digitale e prendono atto dell'aumento dei rischi e delle incertezze geopolitiche.
20/3/2025
Consiglio Europeo in corso a Bruxelles, con già un primo risultato, vale a dire le conclusioni a 26 sull'Ucraina, a causa dell'ormai assodata opposizione dell'Ungheria di Orban.
Nessuna novità rispetto alle bozze già circolate, con il pieno sostegno a Kiev e alla sua sovranità territoriale, la minaccia di nuove sanzioni contro la Russia e le necessarie garanzie di sicurezza all'Ucraina. Il presidente Zelensky, intervenendo da remoto, ha attaccato l'omologo russo Putin, affermando che Mosca deve smettere di fare richieste non necessarie, che allungano solo i tempi della guerra, e ha invitato i 27 a continuare a mantenere alta la pressione sulla Russia. Fonti diplomatiche hanno riferito che dopo l'intervento di Zelensky i leader europei hanno discusso la situazione sul campo: l'opinione emersa è che al momento non siano in corso veri e propri negoziati. Altra novità delle prime ore di vertice: l'ennesimo arretramento dell'Alta Rappresentante Kallas sul suo piano di aiuti militari a Kiev, passato da 40 ad appena cinque miliardi, per la fornitura di munizioni di artiglieria su base volontaria. Scomparso il criterio della proporzionalità dei contributi sulla base del pil, osteggiato da Francia e Italia. E sul fronte dei lavori, i 27 sono tornati a riunirsi dopo il pranzo con il segretario Onu Guterres: competitività e difesa - con il piano Rearm EU proposto ieri dalla Commissione, in primo piano per il via libera, prima di passare alla discussione sulla migrazione e sul prossimo bilancio europeo nel corso della cena.
20/3/2025
Difesa in primo piano ma non solo, in un summit che misurerà le reali ambizioni dell'Europa in un contesto geopolitico sempre più incerto. Il tema militare si incrocerà inevitabilmente con la guerra in Ucraina, e prenderà le mosse dal Libro Bianco presentato ieri dalla Commissione.
L'obiettivo è varare Rearm EU con un occhio a fine giugno, quando si incroceranno il vertice Nato e un nuovo Consiglio Europeo dedicato alla difesa. Nel Libro Bianco Bruxelles invita i Paesi membri ad incrementare rapidamente gli acquisti collaborativi nel settore militare: il testo fornisce dettagli aggiuntivi su come attuare il piano ReArm Europe, precisando il modo in cui gli Stati avranno accesso ai fondi previsti dal meccanismo di prestiti Safe e in che modo vi potranno partecipare. Qui arriva la novità: gli acquisti non riguarderanno gli Stati Uniti e al momento neppure la Gran Bretagna. Tornando ai temi del vertice, se nelle bozze circolate alla vigilia i 27 sembrano vicini ad approvare il pacchetto difesa, le crepe potrebbero emergere nei dettagli, così come sul piano di aiuti militari da 40 miliardi da stanziare per l'Ucraina, proposto dall'Alta Rappresentante Kallas, le cui quotazioni appaiono in discesa. Le conclusioni sul conflitto a Kiev saranno ancora una volta approvate a 26, a causa dell'opposizione ungherese. Tra gli altri temi del vertice, la competitività europea, la situazione in Medio Oriente, l'immigrazione e una prima discussione sul prossimo bilancio comunitario.
19/3/2025
L'Europa prova a tenere il punto nella trattativa a due fra Trump e Putin sull'Ucraina, che ha escluso Bruxelles dai negoziati: Kiev può contare sulla prosecuzione degli aiuti militari, hanno assicurato il cancelliere tedesco uscente Scholz e il presidente francese Macron nel faccia a faccia di ieri sera a Berlino.
Germania e Francia guardano con cauto ottimismo all'andamento dei negoziati, dopo la chiamata Trump-Putin: se Scholz parla di un primo passo sulla strada di una pace giusta e duratura, ma rilancia sulla necessità di un cessate il fuoco totale da annunciare rapidamente, Macron si limita a dire che "gli ultimi colloqui vanno nella giusta direzione''. Intanto le ultime bozze delle conclusioni del vertice europeo in programma domani e dopodomani non faranno piacere al Cremlino: si ribadisce infatti il sostegno comunitario alla sovranità e integrità territoriale dell'Ucraina e la necessità di fornire a Kiev un sostegno finanziario regolare e prevedibile. Si fa riferimento all'istituzione di un Tribunale speciale per il crimine di aggressione. E si reitera la necessità di fornire solide e credibili garanzie di sicurezza all'Ucraina. Anche stavolta l'Ungheria di Orban si dissocerà dal testo, che dovrebbe essere approvato a 26. Oggi altro passaggio significativo, con la presentazione del Libro Bianco sulla Difesa da parte della Commissione, che servirà da base alla discussione dei 27 in materia di riarmo: ieri la presidente Von Der Leyen ha indicato l'obiettivo del 2030 per garantire al Continente una posizione forte in ambito militare. A instillare ulteriore ottimismo l'approvazione ieri al Bundestag della riforma del freno del debito, che libererà centinaia di miliardi di investimenti in Germania, anche in difesa.
18/3/2025
Alla vigilia della presentazione del Libro Bianco sulla Difesa, che costituirà la base di discussione del vertice europeo in programma giovedì e venerdì, la presidente della Commissione Von Der Leyen traccia l'orizzonte del piano di riarmo che si sta delineando.
"Entro il 2030, l'Europa deve avere una forte posizione sulla difesa. Prontezza 2030 significa aver riarmato e sviluppato le capacità per avere una deterrenza credibile", ha affermato Von Der Leyen, parlando all'Accademia MIlitare Reale danese di Copenhagen. Trasporti militari, munizioni, droni, difesa aerea e missili saranno i punti su cui concentrare gli investimenti, perchè -afferma, ricalcando la celebre locuzione latina- se l'Unione vuole evitare la guerra, deve prepararsi alla guerra. Sullo sfondo, la presidente della Commissione vede formarsi un nuovo ordine internazionale, con la Russia che ha creato un'economia di guerra ampliando enormemente la sua capacità industriale, nell'ottica di un confronto futuro con le democrazie europee. Tra le anticipazioni del Libro Bianco anche la proposta dell'istituzione di un "meccanismo europeo di vendita militare". La Danimarca è stata portata ad esempio della volontà di riarmo, così come la Germania, dove il Bundestag ha approvato con una maggioranza superiore ai due terzi la riforma costituzionale della clausola di freno al debito, liberando non solo 500 miliardi per le infrastrutture, ma anche una esenzione delle spese in sicurezza e difesa superiori all'1% del Pil dal parametro del debito. Venerdì voto definitivo del Bundesrat.
18/3/2025
Alle 18 faccia a faccia a Berlino tra il cancelliere tedesco uscente Scholz e il presidente francese Macron su politiche europee di difesa e situazione in Ucraina: questo, nel giorno in cui il Bundestag ha votato per ilmaxi-piano di investimenti in infrastrutture e difesa, rimuovendo il freno al debito.
Supera senza problemi il voto del Bundestag uscente la modifica costituzionale per eliminare la clausola di freno al debito in Costituzione, proposta da Cdu ed Spd: come previsto, i voti di cristiano-democratici, socialdemocratici e Verdi sono stati sufficienti ad approvare una riforma storica, che elimina l'equilibrio di bilancio come obbligo costituzionale e apre la strada a 500 miliardi di investimenti in infrastrutture, oltre ad una esenzione delle spese in sicurezza e difesa superiori all'1% del Pil. 513 i voti favorevoli, 207 i contrari, in un risultato che non ha riservato sorprese - ben 24 i voti sopra la maggioranza di due terzi richiesta. "Vogliamo costruire passo dopo passo un sistema di difesa europeo. Il voto di oggi non è niente di meno che il primo grande step verso una nuova comunità di difesa europea", ha dichiarato il cancelliere in pectore Merz, chiedendo al Bundestag di sostenere la misura, per un cambiamento di paradigma nelle politiche in materia di difesa. La palla passa ora alla Camera alta, il Bundesrat, dove l'unica incognita è legata ai possibili ricorsi -già annunciati dalla Fdp- per bloccare i voti dei singoli Laender federali, facendo deragliare il procedimento. Il Bundesrat si pronuncerà venerdì e la sua sarà l'ultima parola.
14/3/2025
Due buone notizie per il cancelliere in pectore tedesco Merz: i Verdi hanno tolto il blocco alla riforma del freno del debito e la Corte Costituzionale ha rigettato i ricorsi di Afd e Linke contro la convocazione straordinaria del vecchio Bundestag per approvarla.
Intesa a tre per approvare l'allentamento della regola sul freno al debito tedesco: dopo giorni di negoziati, Cdu ed Spd hanno avuto il via libera dei Verdi per varare la riforma costituzionale in questa legislatura, prima che il nuovo Bundestag -che si insedia a fine mese- possa bloccare la mossa, con i voti contrari di sinistra ed estrema destra. "Trattative buone e segnate dalla fiducia", ha dichiarato il cancelliere in pectore Merz, che vede avvicinarsi il doppio traguardo di una riforma del freno del debito in grado di creare un fondo speciale per le infrastrutture da 500 miliardi e di una esenzione delle spese in sicurezza e difesa superiori all'1% del Pil. Centinaia di miliardi che si liberano nel cuore della locomotiva d'Europa e che avranno una ricaduta anche all'interno dell'Unione Europea. I Verdi hanno modificato la loro posizione dopo aver ottenuto di poter incanalare un quinto degli investimenti in infrastrutture verso un fondo per il clima e la transizione ambientale. Per Berlino una svolta epocale, che pone fine alla dottrina Schaeuble dello Schwarze Null, che aveva incardinato l'equilibrio di bilancio in Costituzione. Per la coalizione entrante Cdu-Spd inizia un'altra corsa contro il tempo: il vecchio Bundestag dovrebbe approvare la riforma martedì, venerdì toccherà al Bundesrat. In entrambi i casi esistono rischi: al Bundestag non sono da escludere franchi tiratori tra i deputati uscenti nelle file di Cdu, Spd e Verdi. Al Bundesrat alcuni Laender potrebbero non trovare una linea comune nei loro Parlamenti e quindi astenersi o votare contro.
12/3/2025
Luce verde del Parlamento Europeo al piano Rearm Europe, con 419 voti a favore, 204 contrari e 46 astenuti. La risoluzione di Strasburgo non è vincolante e invita l'Unione Europea ad agire con urgenza per garantire la propria sicurezza.
Tra le opzioni previste, la possibilità di introdurre un sistema di obbligazioni europee per finanziare investimenti militari su larga scala e di fare ricorso ai "coronabond" inutilizzati, a integrazione del "ReArm EU". Il testo invita anche la Banca europea per gli investimenti a investire più attivamente nell'industria europea della difesa, anche mediante l'emissione di debito a destinazione vincolata. La risoluzione rappresenta il contributo dell'emiciclo al Libro Bianco sulla Difesa che la Commissione presenterà la prossima settimana in vista del secondo Consiglio Europeo del mese dedicato proprio alla difesa. In una seconda risoluzione, gli eurodeputati hanno ribadito l'appoggio all'Ucraina, chiedendo di incrementare e accelerare l'assistenza militare a Kiev. Da Strasburgo sostegno alla proposta di cessate il fuoco e alla coalizione dei volenterosi, per offrire all'Ucraina garanzie di sicurezza. Il voto su Rearm EU ha spaccato la delegazione italiana e la maggioranza di Governo, con il sì di Fratelli d'Italia e di Forza Italia e il no della Lega. Nel centrosinistra, PD spaccato a metà tra favorevoli e astenuti, voti contrari da Movimento 5 Stelle, Sinistra e Verdi.
12/3/2025
Entro una settimana il Libro Bianco sulla Difesa della Commissione, che sarà discusso tra otto giorni al Consiglio Europeo: queste le nuove tappe del percorso del piano Rearm EU, che dovrebbe vedere la luce entro fine giugno, e che ieri ha ricevuto il via libera sostanziale anche dei 27 Ministri Ecofin, i quali hanno manifestato interesse pure per la proposta italiana sui finanziamenti alla difesa.
Per quanto riguarda Rearm EU, il Commissario all'Economia Dombrovskis ha tenuto a precisare che se da un lato c'è consenso tra i 27 sull'attivazione della clausola di salvaguardia per consentire una spesa addizionale in difesa e sicurezza, dall'altro non c'è intenzione di riaprire i testi del patto di stabilità riformato. Ha suscitato interesse, come confermato dal presidente di turno, il Ministro polacco Domanski, la proposta italiana sulla Sicurezza e l'Innovazione Industriale, per fornire garanzie europee pari a oltre 16 miliardi, sulla falsariga del piano Invest EU. E da Strasburgo la presidente della Commissione Von Der Leyen ha citato Alcide De Gasperi per perorare la causa del riarmo europeo: "non abbiamo bisogno solo della pace, ma di costruire una difesa comune, per scoraggiare qualsiasi attacco esterno, mosso dall'odio contro l'Europa unita". Per Von Der Leyen il tempo delle illusioni è finito, serve aumentare rapidamente le capacità comunitarie, al fine di creare una difesa comune. Von Der Leyen ha specificato che i 150 miliardi di prestiti proposti dovranno finanziare acquisti presso produttori europei, per stimolare la produzione industriale continentale.
11/3/2025
Ampio sostegno al piano di riarmo presentato dalla Commissione, pollice in su anche per la proposta italiana sui finanziamenti alla difesa.
L'attesa due giorni dei Ministri finanziari si chiude nel solco dell'ultimo Consiglio Europeo, in attesa che Ursula Von Der Leyen presenti i testi legislativi delle sue proposte. Per quanto riguarda Rearm EU, il Commissario all'Economia Dombrovskis ha tenuto a precisare che se da un lato c'è consenso tra i 27 sull'attivazione della clausola di salvaguardia per consentire una spesa addizionale in difesa e sicurezza, dall'altro non c'è alcuna intenzione di riaprire i testi del patto di stabilità riformato. Ha suscitato invece interesse la proposta italiana sulla Sicurezza e l'Innovazione Industriale, per fornire garanzie europee pari a oltre 16 miliardi, generando un potenziale effetto leva fino a 200 miliardi, sulla falsariga del piano Invest EU. Da Strasburgo, intanto, la presidente della Commissione Von Der Leyen ha citato Alcide De Gasperi per perorare la causa del riarmo europeo: "non abbiamo bisogno solo della pace, ma di costruire una difesa comune, per scoraggiare qualsiasi attacco esterno, mosso dall'odio contro l'Europa unita". Per Von Der Leyen il tempo delle illusioni è finito, serve aumentare rapidamente le capacità comunitarie, al fine di creare una difesa comune. Von Der Leyen ha specificato che i 150 miliardi di prestiti proposti dovranno finanziare acquisti presso produttori europei, per stimolare la produzione industriale continentale. Dalla presidente della Commissione anche un appello a favorire acquisti comuni, per promuovere economie di scala e facilitare l'interoperabilità degli armamenti.
11/3/2025
E' stata accolta con favore in sede Ecofin la proposta italiana sui finanziamenti alla difesa, mirata a costituire un "un fondo di garanzia per ottimizzare l'utilizzo delle risorse nazionali ed europee, con l'obiettivo di convogliare capitali privati".
Ad affermarlo il Ministro delle Finanze polacco e presidente di turno dell'Unione Domanski al termine dell'Ecofin. Il fondo proposto dall'Italia, chiamato "Iniziativa Europea per la Sicurezza e l'Innovazione Industriale", con un capitale di partenza stimato in oltre 16 miliardi di garanzie pubbliche, dovrebbe arrivare a mobilitare fino a 200 miliardi di investimenti industriali aggiuntivi in un lasso temporale di tre-cinque anni, sulla falsariga di Invest EU. Modello quest'ultimo sostenuto dal Commissario Europeo all'Economia Dombrovskis. La presidenza di turno europea e la Commissione escludono l'ipotesi di 'riaprire' le regole del Patto di stabilità per consentire maggiori investimenti in difesa: "rispetteremo le regole esistenti. Noi crediamo che all'interno di tali regole esista la possibilità di aumentare radicalmente la spesa per la difesa". Premesso questo, tra i 27 si è registrato un ampio sostegno all'attivazione coordinata della clausola nazionale di salvaguardia" per il pacchetto Rearm Europe, anche se diversi Paesi hanno sottolineato che dovrebbe essere mirata e temporanea. L'Ecofin ha anche approvato una decisione che conferisce alla Banca europea per gli investimenti maggiore flessibilità nella gestione della sua capacità di investimento.
10/3/2025
E' una settimana con il pedale sull'acceleratore in materia di difesa comune quella che si apre oggi in Europa.
Tra oggi e domani, Eurogruppo ed Ecofin cominceranno ad esplorare due aspetti molto significativi: entrambi riguardano il piano Rearm Eu presentato dalla Commissione, sia nella parte che concerne l'esclusione delle spese in difesa dai vincoli del patto di stabilità, sia nella parte più generale dei finanziamenti - si ragiona per esempio su come mobilitare altri investimenti, coinvolgendo il Meccanismo Europeo di Stabilità. Il binario sarà doppio, fanno trapelare fonti comunitarie: soluzioni di emergenza e soluzioni a lungo termine. Domani l'attenzione si sposterà invece a Parigi, dove inizierà un'altra due giorni: prima il meeting dei capi di stato maggiore dei Paesi europei pronti a fornire garanzie di sicurezza all'Ucraina, dopodomani invece sarà il turno dei Ministri della Difesa di Francia, Germania, Italia, Polonia e Gran Bretagna, che si troveranno per coordinare la propria azione e il sostegno a Kiev, nell'ambito di un sempre più marcato attivismo francese, con Macron determinato nel prendere il posto lasciato vuoto dagli Stati Uniti. Ieri la presidente della Commissione Von Der Leyen, parlando alla vigilia dei primi cento giorni del suo secondo mandato, ha tenuto aperte tutte le opzioni: "nulla è escluso per quanto riguarda la difesa", ha detto, rispondendo a una domanda sull'ipotesi di erogare sussidi anzichè prestiti ai Paesi membri. Nuovo strumento di prestiti da 150 miliardi che si chiamerà "Safe".
9/3/2025
Parla di "tempi turbolenti", alla vigilia dei primi cento giorni del suo secondo mandato come presidente della Commissione, Ursula Von Der Leyen, guardando al bicchiere mezzo pieno di una situazione geopolitica internazionale sconvolta dal duo Trump-Musk, che in un mese e mezzo ha buttato a mare l'intero libro delle alleanze su cui l'Occidente ha costruito il Dopoguerra: "l'Europa ha iniziato a correre", afferma.
"Il mondo cambia alla velocità della luce", aggiunge Von Der Leyen, che -nonostante essere stata platealmente snobbata dalla nuova amministrazione americana- non firma ancora il divorzio: "Washington resta un alleato per l'Europa", ma comincia a tracciare un solco, escludendo gli Stati Uniti dal nucleo dei Paesi affini con cui approfondire l'alleanza, vale a dire Canada, Norvegia e Gran Bretagna. Sul piano Rearm Europe, che giovedì ha ottenuto un primo via libera dai 27 leader, la presidente della Commissione tiene aperte tutte le opzioni: "nulla è escluso per quanto riguarda la difesa", dice, rispondendo a una domanda sull'ipotesi di erogare sussidi anzichè prestiti ai Paesi membri. Nuovo strumento di prestiti da 150 miliardi che si chiamerà "Safe". Due altri annunci: martedì la proposta della Commissione sui rimpatri dei migranti irregolari, entro fine mese quella sull'Unione dei risparmi e degli investimenti. Il tema difesa sarà anche al centro di Eurogruppo ed Ecofin di inizio settimana. Sul tavolo sia le proposte della Commissione sul finanziamento di Rearm Europe e sulle modifiche al patto di stabilità, sia lo studio di come mobilitare ulteriori investimenti, facendo ricorso anche al Meccanismo europeo di Stabilità.
8/3/2025
A neppure due settimane dal voto Cdu ed Spd arrivano all'unica conclusione possibile, sulla base del risultato elettorale del 23 febbraio: a guidare per i prossimi quattro anni il Paese sarà una Grosse Koalition.
"Abbiamo raggiunto un accordo di principio", ha dichiarato il cancelliere in pectore Merz, parlando a fianco del leader della Csu bavarese - partito gemello della Cdu, e di quelli Spd. Il primo passo è stato fatto, in attesa che i vertici dei partiti approvino l'intesa e che i negoziati veri e propri sui singoli punti inizino. A quanto è dato sapere, il pre-contratto di coalizione sarebbe composto da 11 pagine, contenenti i capitoli sui quali occorrerà stilare un corposo programma comune. Migranti, Finanze, Lavoro ed Economia i punti principali, sui quali gli schieramenti hanno mostrato un fronte unito, fornendo alcune anticipazioni: sui migranti, Merz ha affermato che saranno respinti ai confini quelli che non hanno diritto di asilo, ma solo d'intesa coi Paesi confinanti. Saranno molto limitati i ricongiungimenti famigliari. Sarà ridisegnata la prestazione sociale del Buergergeld, assegno di cittadinanza contestato dal centrodestra, per negarlo a chi rifiuta proposte di lavoro. La Spd intende includere l'innalzamento a 15 euro del salario minimo. Tra gli altri punti: incentivi per l'acquisto di auto elettriche, sconti sulla bolletta energetica, stimoli agli investimenti, riforma della tassazione sulle imprese. Il tutto nel contesto di un allentamento della clausola di freno del debito per liberare centinaia di miliardi a favore di investimenti infrastutturali e difesa. L'obiettivo resta varare il Governo entro Pasqua.
7/3/2025
L'Europa pone le basi del piano di riarmo, mentre l'Ungheria spacca l'unità comunitaria sull'Ucraina. Finisce così il vertice straordinario sulla difesa, che farà da battistrada a riunioni più concrete dove mettere nero su bianco i progetti per finanziare le nuove politiche militari, sulla base del piano presentato in settimana dalla presidente della Commissione Von Der Leyen.
Il presidente ucraino Zelensky è venuto di persona a Bruxelles per illustrare, in un faccia a faccia con i 27 leader durato un'ora e mezza, la situazione sul campo e chiarire di cosa ha bisogno il suo Paese per resistere, in seguito all'atteggiamento sempre più ambiguo -se non ostile- dell'amministrazione Trump. E così se nelle conclusioni adottate all'unanimità i Paesi europei danno il via libera alla clausola di salvaguardia per le spese in difesa nel patto di stabilità, prendono nota dell'intenzione di varare uno strumento comunitario di prestiti da 150 miliardi per gli armamenti e dettagliano le aree di acquisto, nella dichiarazione approvata a 26 vengono confermati i cinque "principi" per arrivare alla pace giusta a Kiev: nessun negoziato sull'Ucraina senza l'Ucraina, nessun negoziato sulla sicurezza continentale senza l'Europa, un cessate il fuoco solo all'interno di un accordo di pace complessivo, garanzie di sicurezza per Kiev e il rispetto della sovranità e integrità territoriale ucraina. La premier Meloni dice no all'utilizzo dei fondi di coesione per le armi.
6/3/2025
Il piano Rearm Europe proposto dalla Commissione e il sostegno comunitario all'Ucraina al centro dei negoziati oggi al Consiglio Europeo straordinario sulla Difesa. Summit apertosi con l'apparizione congiunta del presidente ucraino Zelensky, di quello europeo Costa e della presidente della Commissione Von Der Leyen.
"Un momento spartiacque", ha definito quello odierno Von Der Leyen, che punta a cercare unità intorno al suo piano da 800 miliardi per riarmare il continente, con al centro i 150 miliardi in prestiti da mettere a disposizione degli Stati membri e la deroga al patto di stabilità per le spese in difesa. "Sentiamo di non essere soli", ha commentato da parte sua Zelensky, che si è intrattenuto per circa un'ora e mezza con i 27 leader, illustrando la situazione sul campo e spiegando le necessità del suo esercito, dopo la messa in pausa degli aiuti americani. Se sul piano di riarmo continentale si va verso un via libera all'unanimità, sugli aiuti a Kiev un Paese minaccia di bloccare tutto. Ovviamente parliamo dell'Ungheria e del suo leader Orban, che minaccia di porre il veto, facendo andare in frantumi l'unità continentale. Se infatti il premier slovacco Fico sembra aver ceduto, dietro promessa di una ripresa del transito di gas russo verso la Slovacchia, Orban non ha ceduto ai tentativi di mediazione di Macron, per cui si studiano varie opzioni su come presentare le conclusioni del vertice. L'intenzione, secondo l'ultima bozza è ribadire l'impegno ad armare Kiev, un cessate il fuoco nella cornice di un accordo di pace complessivo, garanzie di sicurezza credibili e soprattutto un negoziato che includa l'Ucraine e l'Europa.
6/3/2025
Consiglio Europeo in corso a Bruxelles, con i negoziati tra i 27 in pieno svolgimento dopo la cacofonia di dichiarazioni dei leader, che ha contraddistinto la tarda mattinata e il primo pomeriggio.
"Un summit che arriva in un momento spartiacque", ha dichiarato la presidente della Commissione Von Der Leyen. La notizia resta l'opposizione dell'Ungheria a sottoscrivere il testo comune sulla difesa dell'Ucraina, mentre è salita a bordo dei negoziati la Slovacchia, dopo l'inclusione nel testo di un paragrafo sulla possibile ripresa del passaggio di gas russo attraverso l'Ucraina. Il presidente Zelensky ha avuto un confronto di circa un'ora e mezza con i leader, nel quale ha illustrato la situazione sul campo e ha reso chiari i bisogni di Kiev in materia di difesa, dopo la sospensione degli aiuti americani. Dicevamo dell'Ungheria, che se da un lato supporta le proposte della Commissione per il riarmo continentale, dall'altro si oppone a quelle per sostenere l'Ucraina. Non demorde il presidente europeo Costa, che al suo arrivo ha dichiarato: "siamo qui per prendere decisioni e dare risultati, per costruire la difesa e la sicurezza europea. E spendere meglio. La sicurezza dell'Europa non è separata dall'Ucraina". Nelle dichiarazioni dei leader anche la questione del possibile ombrello nucleare francese all'Europa: se il premier polacco Tusk afferma che vale la pena prenderla in considerazione, il cancelliere tedesco Scholz, che sostiene d'intesa col successore Merz la necessità di rivedere le regole del patto di stabilità per garantire le spese per la difesa, frena e ricorda che non si può rinunciare alla Nato. In ogni caso il tema non è all'ordine del giorno. Da Mosca arriva minaccioso l'ennesimo avvertimento di Vladimir Putin: "non abbiamo bisogno di niente che non è nostro, ma non rinunceremo a niente che è nostro".
5/3/2025
Sarà presente anche il presidente ucraino Zelensky al vertice straordinario europeo sulla Difesa, che si tiene in uno dei momenti più drammatici nella storia recente dell'Unione.
Uno stato di eccezionalità testimoniato dal fatto che la Germania, nel corso della riunione degli ambasciatori comunitari, ha chiesto di rivedere i limiti di spesa previsti dal Patto di stabilità per il settore della difesa, andando oltre la deroga dell'1,5% per quattro anni proposta dalla presidente della Commissione von der Leyen nel piano 'Rearm Europe'. E proprio le proposte della Commissione serviranno da base per la discussione, con gli 800 miliardi di euro complessivi stanziabili nei prossimi anni per spese in difesa - la parte più concreta riguarda i 150 miliardi di prestiti per equipaggiamenti comuni. E non ci sarà solo la variabile Trump ad aleggiare sul vertice, col rischio che il presidente americano forzi i tempi per arrivare ad una soluzione a due sulla pace insieme alla Russia, passando sopra la testa di Kiev e dell'Europa: Paesi come Ungheria e Slovacchia possono rappresentare ostacoli interni, considerato il loro atteggiamento filorusso. Nelle bozze di conclusione circolate fin qui, i 27 puntano a fornire quest'anno aiuti all'Ucraina su base regolare per oltre 30 miliardi, chiedono che ogni iniziativa di pace rispetti "l'indipendenza, la sovranità e l'integrità territoriale" di Kiev e propongono garanzie di sicurezza anche con i partner Nato.
28/2/2025
Colloqui aperti e in un’atmosfera costruttiva. Il primo giorno di negoziati per formare la Grosse Koalition Cdu-Spd, l’unica strada politicamente percorribile per dare alla Germania un Governo dopo le elezioni di domenica, si è concluso con un cauto ottimismo tra i diciotto negoziatori -nove per parte- che hanno partecipato alle trattative.
Trattative che hanno preso le mosse con uno sguardo alla situazione economica, uno dei dossier che hanno segnato la campagna elettorale. Le due parti, dove spiccano per la Cdu/Csu i due leader Merz e Soeder e per la Spd i co-presidenti Klingbeil ed Esken, dopo la rinuncia di Olaf Scholz a trattare, si dovrebbero rivedere la prossima settimana, una volta superate le elezioni comunali di Amburgo in programma domenica, primo test elettorale post-elezione del Bundestag. Non sarà solo la ricerca di una ricetta comune per far ripartire l’economia uno dei nodi da superare: anche i respingimenti dei migranti al confine chiesti dalla Cdu, l’aumento del salario minimo a 15 euro all’ora preteso dalla Spd, la riforma dell’assegno di cittadinanza e finanche quella della clausola di freno del debito, appaiono come gli scogli più problematici sui quali trovare una sintesi.
26/2/2025
Rallenta su una riforma entro fine marzo della clausola di freno al debito il cancelliere in pectore Merz, che ieri ha incontrato l’uscente Scholz per una lunga chiacchierata, utile a organizzare la fase di transizione.
Dopo le aperture del day after elettorale, Merz ha escluso nel breve periodo una revisione della clausola che blocca allo 0,35% del Pil strutturale l’indebitamento possibile. Clausola incastonata in Costituzione e per questo modificabile solo con i due terzi del voto parlamentare – eventualità che appare molto complicata, nel nuovo Bundestag che si insedia tra un mese, dove per motivi diversi sia Afd sia Die Linke non saranno aperti al dialogo. Il dossier però non è chiuso, dopo che il presidente della Bundesbank Nagel ha annunciato una proposta entro due settimane per riformare la clausola, affinchè serva a finanziare investimenti e non spese improduttive. Economia, migrazione e difesa restano i tre assi sui quali la Cdu spinge la Spd a trattare per chiudere un contratto di Governo entro Pasqua, mentre ieri -nel giorno della costituzione dei gruppi parlamentari- l’estrema destra Afd ha fatto nuovamente parlare di sé per aver accettato tra le sue file i deputati Krah ed Helferich, le cui dichiarazioni accondiscendenti verso il nazismo avevano fatto scandalo. Ora però, dopo il boom elettorale, è tutto perdonato.
25/2/2025
Si muove con passo rapido la politica tedesca, sulla spinta di un cancelliere in pectore, Friedrich Merz, che non sembra intenzionato a perdere tempo per formare il nuovo Governo.
Ieri sera il primo faccia a faccia con il co-presidente Spd Klingbeil, per apparecchiare i colloqui di Grosse Koalition, oggi l'incontro in cancelleria con Olaf Scholz, per avviare la transizione. Come scrive la Bild Zeitung, Merz si muove già da cancelliere, anche nei rapporti internazionali. Il tempo è poco, l'obiettivo resta quello di avere una coalizione e un Governo operativi entro Pasqua - già oggi le prime riunioni dei gruppi parlamentari usciti dal voto faranno entrare la Germania nella nuova legislatura. Al di là della riforma elettorale, tema finito in cima all'agenda Cdu dopo alcune sbavature dell'attuale sistema, che con la riduzione del Bundestag ha portato alcune città a non esservi rappresentate, sono la politica estera e di difesa e la riforma del freno del debito a dominare i negoziati. Aspetti in realtà collegati: solo riformando la clausola di salvaguardia dei conti incastonata in Costituzione si possono liberare decine di miliardi da investire in esercito ed armamenti, ma non solo. Per farlo, servono i due terzi dei voti parlamentari, ipotesi molto complicata con i numeri al Bundestag che si insedia a fine marzo. E così comincia a farsi largo un'idea decisamente creativa per gli standard politici tedeschi: votare la riforma del debito con l'attuale Parlamento. C'è ancora un mese di tempo per farlo.
25/2/2025
La politica tedesca guarda obtorto collo ad un matrimonio di convenienza, con l'obiettivo di celebrare le nozze entro Pasqua. Non per convergenza programmatica o affinità politica, ma per assoluta mancanza di alternative.
Economia, migrazione e politica estera i capitoli su cui cominciare a negoziare per la Grosse Koalition Cdu-Spd: così ha annunciato ieri il cancelliere in pectore Merz, certificando senza troppi giri di parole che il prossimo esecutivo sarà un affare a due con i socialdemocratici. Sul fatto che non ci sia tempo da perdere concorda anche il co-presidente Spd Klingbeil, leader ad interim in attesa che arrivi una figura più carismatica, dopo la fine dell'era Scholz. Ma il partito è precipitato in una crisi esistenziale, con l'ala giovanile che attacca la leadership, obbligandola a non dare nulla per deciso nelle trattative di Governo e a impegnarsi a sottoporre qualsiasi futuro contratto con la Cdu al voto degli iscritti. Trattative non scontate, quindi, quelle che si affacciano all'orizzonte politico di un Paese dove l'estrema destra Afd ha raddoppiato i consensi è si è presa l'intera ex-Germania Est. Afd che osserva sorniona dopo aver teso la mano invano a Merz, sperando che qualsiasi incidente di percorso faccia deragliare i negoziati, portando il Paese verso il caos politico. A Bruxelles si osserva con attenzione, nella speranza che una leadership tedesca rinvigorita aiuti l'Europa a uscire dalle secche.
24/2/2025
Sarà dunque, salvo clamorose sorprese, una Grosse Koalition a guidare la Germania dalla primavera. Il cancelliere in pectore della Cdu Merz non usa giri di parole nel day after elettorale, per indicare qual è la strada che intende seguire.
"Abbiamo un chiaro mandato e costruiremo una Grosse Koalition", ha detto Merz, annunciando che i colloqui con la SPD inizieranno nei prossimi giorni, prima di tendere la mano ad un partito sprofondato in una crisi esistenziale, in seguito al peggior risultato elettorale del Dopoguerra. Il primo segnale Merz lo invia ammorbidendo i toni sull'immigrazione, laddove afferma che non intende chiudere i confini, tuttavia ribadisce che i respingimenti sono necessari. Proprio l'immigrazione, insieme al rilancio di una crescita economica boccheggiante e alla politica estera in un contesto internazionale incerto come mai, sono le tre priorità messe nero su bianco da Merz. Più cauto il co-presidente Spd Klingbeil, che deve fronteggiare la rivolta interna dell'ala giovanile, e che in conferenza stampa si dice sì pronto ad assumere la responsabilità di Governo, ma avverte: "il partito socialdemocratico esaminerà con attenzione le proposte negoziali e non si unirà per default ad un esecutivo di Grosse Koalition". L'Spd sottoporrà qualsiasi contratto programmatico ai suoi membri, anche per forzare la mano negoziale. E dopo l'uscita di scena dell'ex-Ministro delle Finanze, il liberale Lindner, le elezioni fanno un'altra vittima: il candidato cancelliere dei Verdi Habeck lascia la prima linea e si dimette da leader.
24/2/2025
Un Governo entro Pasqua: il cancelliere in pectore Friedrich Merz conferma l'obiettivo di fare presto, dopo la vittoria annunciata che riporta la Cdu alla cancelleria, quattro anni dopo la fine dell'era Merkel.
A urne ancora calde Merz annuncia la vittoria e accelera sui tempi - "il mondo là fuori non aspetta", dice, riferendosi ad una situazione geopolitica senza precedenti con l'avvento di Trump a Washington. Nè può essere ignorato il risultato storico dell'estrema destra Afd, filorussa e sostenuta dall'entourage trumpiano, che raddoppia i consensi e si posiziona oltre il 20%, secondo partito del Paese con l'obiettivo di crescere ancora - la leader Weidel tende la mano a Merz per governare assieme e gioca la carta moderata, conscia che le porte della Cdu sono chiuse e il cordone sanitario intorno al suo partito resterà. Chi esce dai giochi è il cancelliere Scholz: la sua Spd crolla, perde oltre nove punti, è ora terzo partito e lui è ai saluti: non farà parte nè del team negoziale nè del prossimo esecutivo. Il nuovo uomo forte della Spd è il Ministro della Difesa Pistorius, che lancia già segnali di dialogo alla Cdu. In calo anche i Verdi, che si interrogano sulla possibilità di restare al Governo in una ipotetica coalizione a tre, mentre la sinistra Die Linke sfiora il 9% e sarà un'altra voce forte dell'opposizione del Bundestag. Altra vittima della serata l'ex-Ministro delle Finanze, il liberale Lindner: l'Fdp sparisce e lui lascia la politica.
24/2/2025
Il terremoto politico arriva a Berlino, confermando i sondaggi della vigilia, ma apre una breccia storica nella politica tedesca del Dopoguerra: la Cdu del futuro cancelliere Merz vince sì le elezioni, tuttavia per la prima volta un partito di estrema destra, l'Afd, arriva secondo superando ampiamente il 20% e raddoppiando i consensi di quattro anni fa.
Crolla ai minimi l'Spd del cancelliere uscente Scholz, poco sopra il 16%, in calo anche i Verdi, intorno al 12. A sinistra festeggia solo la Linke, che sfiora il 9%. Considerato che regge il cordone sanitario e l'estrema destra resta fuori dai piani di coalizione, tutti gli occhi sono puntati su una probabile Grosse Koalition Cdu-Spd. Il capogruppo Cdu all'Europarlamento Daniel Caspary non si sbilancia: "dobbiamo vedere i dati definitivi, con gli schieramenti in Parlamento: la certezza è che Merz sarà cancelliere, poi considereremo con quale forza democratica costruiremo un Governo stabile e capace di agire. Certamente mi preoccupa molto l'ascesa dell'Afd: nei prossimi quattro anni dobbiamo conseguire risultati, a livello economico, sull'immigrazione e nell'affrontare la situazione internazionale, afferma Caspary. Si sbilancia già la Spd, dove il leader in pectore Pistorius si dice pronto a colloqui per la formazione del Governo e Scholz annuncia la sua uscita di scena. Non parteciperà ai negoziati per formare il nuovo esecutivo. L'Afd tende la mano alla Cdu ma viene respinta - insieme alla Linke sarà all'opposizione, mentre i Verdi temporeggiano. Obiettivo dichiarato da Merz: formare un esecutivo entro Pasqua.
23/2/2025
Due voti per inaugurare la nuova stagione politica tedesca: dalle 8 di questa mattina oltre 59 milioni di elettori sono chiamati alle urne in Germania per esprimere due preferenze sulla scheda, la prima per eleggere il candidato del proprio distretto, la seconda destinata invece al partito.
Premesso che vincerà la Cdu di Merz e che l'estrema destra Afd sarà quasi certamente il secondo schieramento, i ragionamenti ruotano già intorno al prossimo Governo: una Grosse Koalition con Merz cancelliere e un nuovo leader Spd come vice, oppure un ingresso dei Verdi, che i bavaresi della Csu intendono però evitare con ogni mezzo? Sarà un esecutivo a due o a tre? Riuscirà ad entrare in carica entro Pasqua, come vuole Merz? In un seggio nel quartiere berlinese di Mitte osserviamo per prima cosa l'estrema eterogeneità dell'elettorato, con una forte componente di immigrati che hanno acquisito la cittadinanza tedesca. Politicamente forte è la spinta per la sinistra della Linke, come per Emily e il suo compagno, ma c'è anche chi vota Afd e non lo dice, limitandosi ad affermare che l'immigrazione è stato l'unico tema realmente importante. La situazione economica e la crisi degli alloggi le altre questioni emerse ai nostri microfoni, con gli elettori apparentemente meno preoccupati dalla situazione internazionale e dal dossier difesa.
23/2/2025
59 milioni e 200mila aventi diritto, per 29 partiti e oltre 4500 candidati in lizza. In numeri, è la fotografia delle elezioni tedesche, con le urne che si chiuderanno alle 18.
Il Bundestag che ne uscirà sarà ridotto nelle dimensioni, rispetto all'ultima legislatura: vi siederanno 630 deputati, il che abbasserà a 316 seggi la soglia per costruire qualsiasi coalizione di Governo. Comunque vada, saranno elezioni storiche, e non solo per i tempi eccezionali che vive la geopolitica internazionale: per la prima volta dal Dopoguerra una forza di estrema destra dovrebbe arrivare seconda - l'Afd è accreditata negli ultimi sondaggi del 21%. Vincitore annunciato e futuro cancelliere il leader CDU Merz, che punta a superare il 30%, mentre il cancelliere uscente Scholz vede la sua Spd affondare al 15%, due punti e mezzo sopra i Verdi. Numeri da verificare stasera con i voti reali, mentre tra i partiti minori si segnala il balzo della sinistra Die Linke al 7% e la lotta per superare la soglia di sbarramento tra Liberali e rossobruni BSW. Il capo della ricerca politica di Ipsos a Berlino, Robert Grimm, prova a ipotizzare quali potrebbero essere le sorprese stasera: "che la sinistra Die Linke entri al Bundestag col 7% è già una prima sorpresa. Sorprendente sarebbe pure un calo ulteriore dei Verdi a favore dell'Spd, in vista di una Grosse Koalition. Altra possibile sorpresa: un balzo dell'Afd al 24% - non è impossibile, infine un'ultima clamorosa novità potrebbe essere un risultato della Cdu al di sotto del 30%, anche di un paio di punti percentuali.
22/2/2025
Ultime ore di appelli al voto per un'elezione tedesca che ha gli occhi dell'Europa e del mondo puntati addosso.
Da Monaco di Baviera, in visita al partito gemello CSU, il candidato cancelliere favorito nei sondaggi, il leader CDU Merz, parla di "voto storico per determinare la direzione della politica tedesca". Merz pone il rafforzamento dell'economia e delle forze armate come priorità programmatiche di fronte a sfide epocali, mentre il cancelliere uscente Scholz mostra fiducia, nonostante sondaggi poco confortanti e punta sui giovani, dicendosi disposto ad abbassare l'età del voto a 16 anni. La vigilia delle elezioni è stata caratterizzata da numerose manifestazioni contro l'estrema destra: la più grossa ad Amburgo, dove si stima abbiano sfilato 10mila persone, per protestare sia contro l'Afd sia contro la politica migratoria proposta dalla Cdu. Gli ultimi sondaggi danno la Cdu di poco sotto il 30%, mezzo punto per la precisione, mentre l'estrema destra Afd resta al 21, con l'Spd terza forza al 15 e i Verdi al 12,5%. Confermato il balzo in avanti della sinistra Die Linke, che con il 7% entrerebbe nel Bundestag, mentre lottano per non restare fuori sia i Liberali sia i rossobruni BSW. Alla luce di questi numeri, resta come ipotesi più probabile una nuova Grosse Koalition guidata da Merz, ma molto dipenderà da quanti partiti riusciranno ad entrare in Parlamento, condizionando di conseguenza il numero di alleati necessari a formare il Governo.
21/2/2025
L'Europa prova a ritessere la tela diplomatica strappata l'altroieri da Donald Trump con le sue invettive contro l'Ucraina: prima il presidente francese Macron lunedì, poi il premier britannico Starmer giovedì, quest'ultimo naturale alleato transatlantico, attraverseranno l'Oceano per incontrare il presidente americano.
"Dirò a Donald Trump che non può essere debole davanti a Vladimir Putin e che il suo"interesse strategico corrisponde al nostro", ha anticipato ieri sera Macron, parlando ai cittadini dalle piattaforme social. "Come essere credibili con la Cina se sei debole con Putin?", ha stuzzicato Macron, tornando ad evidenziare la necessità che Europa e Stati Uniti restino uniti e sorprendendo l'audience, nell'affermare che l'incertezza creata da Trump potrebbe persino tornare utile ad Europa e Ucraina. Il presidente francese ha fatto il punto sugli incontri con gli altri leader di questa settimana e ha perorato la causa di un esercito comune europeo, che dovrebbe -sostiene- rappresentare un obiettivo. Dalla Commissione Europea si ribadisce che Zelensky è il presidente legittimo e che la Russia di Putin non è una democrazia. Lunedì il presidente europeo Costa e quella della Commissione Von Der Leyen saranno a Kiev nel terzo anniversario della guerra - con loro anche il premier spagnolo Sanchez. Infine il segretario Nato Rutte ammette: qualunque impegno europeo per l'Ucraina "avrà bisogno della copertura americana" ma sferza i membri dell'Alleanza, Italia inclusa: entro l'estate occorre arrivare al 2% del Pil in difesa.
21/2/2025
L'Europa riafferma il suo sostegno all'Ucraina, il giorno dopo la sfuriata di Donald Trump contro il presidente Zelensky.
Zelensky è il "presidente eletto di un sistema libero, non è il caso di Putin", ha puntualizzato in serata il presidente francese Macron in una lunga diretta social. Macron andrà lunedì a Washington per incontrare l'omologo statunitense: "dirò a Donald Trump che "non può essere debole" davanti a Vladimir Putin e che il suo "interesse strategico corrisponde al nostro", ha anticipato, tornando ad evidenziare la necessità che Europa e Stati Uniti restino uniti sulla guerra. Il presidente francese, che si pone come interlocutore europeo nei confronti dell'amministrazione Trump, ha puntualizzato che 'nessuno ha il diritto di dire'' che ''l'Ucraina non ha il diritto di entrare nell'Unione Europea o nella Nato''. Dalla Commissione si ribadisce che Zelensky è il presidente legittimo e che la Russia di Putin non è una democrazia. Lunedì il presidente europeo Costa e quella della Commissione Von Der Leyen saranno a Kiev nel terzo anniversario della guerra - con loro anche il premier spagnolo Sanchez. Parallelamente, il premier britannico Starmer intende portare giovedì prossimo al presidente americano Trump un piano per inviare 30mila soldati europei in Ucraina a garanzia di un eventuale accordo di cessate il fuoco. E il segretario Nato Rutte ammette: qualunque impegno europeo per l'Ucraina "avrà bisogno della copertura americana".
20/2/2025
E' un coro di sostegno europeo quello che si leva a favore del presidente ucraino Zelensky, che in un ribaltamento prospettico senza precedenti nella politica estera americana finisce da alleato a nemico nel giro di appena un mese.
"L'unico dittatore in questa guerra è Putin. Zelensky è un eroe'', afferma il Ministro francese per gli Affari Europei Haddad, commentando le dichiarazioni di Trump. Haddad che ha confermato la missione del presidente Macron la prossima settimana a Washington - prova che la Francia è ormai l'interlocutore europeo di riferimento dell'amministrazione Trump sulla guerra. Dalla Commissione si ribadisce che Zelensky è il presidente legittimo e che la Russia di Putin non è una democrazia. Lunedì il presidente europeo Costa e quella della Commissione Von Der Leyen saranno a Kiev nel terzo anniversario della guerra - con loro anche il premier spagnolo Sanchez. C'è anche chi si prepara al peggio: il Commissario Europeo alla Difesa Kubilius evoca il rischio di un attacco russo all'Europa entro il 2030. Parallelamente, il premier britannico Starmer intende portare al presidente americano Trump un piano per inviare 30mila soldati europei in Ucraina a garanzia di un eventuale accordo di cessate il fuoco. E il segretario Nato Rutte ammette: qualunque impegno europeo per l'Ucraina "avrà bisogno della copertura americana". Il Ministro degli Esteri Tajani, intervenendo a Radio 24, invita tutti ad abbassare i toni.
19/2/2025
Seconda riunione di emergenza sull'Ucraina in soli tre giorni a Parigi, allargata ad altri Paesi europei ma non solo: il presidente francese Macron incrementa gli sforzi diplomatici per non lasciare a Stati Uniti e Russia il pallino sulla guerra in Ucraina.
Oggi nella capitale francese arriveranno i leader già presenti l'altroieri, insieme a quelli di altri nove Paesi comunitari e di Canada e Norvegia, entrambi alleati Nato. Macron tende anche la mano a Donald Trump, dichiarando che gioca un ruolo decisivo per permettere il negoziato e la fine del conflitto. Intanto, in un ulteriore segnale di distensione transatlantica, dopo aver dichiarato che anche l'Europa dovrà sedere al tavolo delle trattative, il segretario di Stato americano Rubio ha avuto una conversazione telefonica con i Ministri degli Esteri di Francia, Germania, Gran Bretagna, Italia e con l'Alta Rappresentante Europea Kallas. Europa che da parte sua prepara nuove sanzioni contro Mosca: sia il Ministro delle Finanze polacco Domanski, sia quello degli Esteri francese Barrot hanno confermato che il 16esimo pacchetto è pronto per essere varato, in occasione del terzo anniversario dell'aggressione russa. La presidente della Commissione Von Der Leyen, nel corso di un bilaterale con l'inviato americano per l'Ucraina Kellogg, ha sottolineato "il ruolo fondamentale dell'Unione nel garantire la stabilità finanziaria e la difesa di Kiev, con un impegno di 135 miliardi di euro, più di qualsiasi alleato". Parallelamente, a Bruxelles si lavora a "proposte concrete" su come intensificare gli investimenti europei in difesa. Secondo la presidenza polacca, si discute di come escludere gli investimenti per la difesa dai calcoli di debito e deficit, ipotesi ventilata nel weekend dalla stessa Von Der Leyen.
18/2/2025
La Francia ha in programma di ospitare un secondo incontro per discutere di Ucraina e sicurezza europea domani, estendendo l'invito ai Paesi europei che non erano presenti ai colloqui di ieri e il Canada, alleato Nato. Lo scrive la Reuters citando alcune fonti diplomatiche.
Verso nuove sanzioni europee alla Russia, dopo che sia il Ministro delle Finanze polacco Domanski, sia il Ministro degli Esteri francese Barrot hanno confermato che il 16esimo pacchetto è pronto per essere varato, in occasione del terzo anniversario dell'aggressione russa. Nei giorni scorsi erano filtrate indiscrezioni sull'inclusione di alluminio, media e della flotta fantasma russa che trasporta greggio negli obiettivi, mentre sarebbe stato escluso il gas naturale liquefatto. Questo mentre la presidente della Commissione Von Der Leyen, nel corso di un bilaterale con l'inviato americano per l'Ucraina Kellogg, ha sottolineato "il ruolo fondamentale dell'Unione nel garantire la stabilità finanziaria e la difesa di Kiev, con un impegno di 135 miliardi di euro, più di qualsiasi alleato". Secondo Von der Leyen "l'Europa sta fornendo la sua assistenza militare all'Ucraina ed è pronta a fare ancora di più, lavorando al fianco degli Stati Uniti". Parallelamente, a Bruxelles si lavora a "proposte concrete" su come intensificare gli investimenti europei in difesa, così ha detto il Commissario all'Economia Dombrovskis. Secondo la presidenza polacca, si discute di come escludere gli investimenti per la difesa dai calcoli di debito e deficit, ipotesi ventilata nel weekend dalla stessa Von Der Leyen. Intanto, se il segretario di Stato americano Rubio sembra tendere la mano al di qua dell'Atlantico, affermando che anche l'Europa dovrà sedersi al tavolo negoziale, fanno discutere le dichiarazioni del portavoce del Cremlino Peskov, secondo cui Mosca non ha nulla in contrario a un ingresso dell'Ucraina nell'Unione Europea, a patto che non entri nella Nato.
17/2/2025
Immigrazione, economia, Ucraina e cordone sanitario contro l'Afd. Questi i temi che hanno caratterizzato il dibattito a quattro tra i leader dei principali partiti tedeschi, ad una settimana dal voto.
L'avvio della discussione è stato caratterizzato dall'attacco congiunto del cancelliere Scholz e del leader dell'opposizione CDU Merz contro la leader dell'estrema destra Afd Weidel: Scholz l'ha accusata di revisionismo storico sul nazionalsocialismo, Merz di voler considerare un politico come Hoecke, già condannato per uso di frasi naziste, per un incarico ministeriale. Ma è stata l'immigrazione a dominare l'inizio del duello, con Merz ad accusare Scholz di rappresentare l'unico Governo che ancora accoglie afghani, e Scholz che si è difeso affermando che Berlino ha organizzato un primo volo di reimpatrio di afghani a Kabul. Weidel non ha saputo spiegare dal canto suo come intende sigillare i 4000 km. di confini. Sull'economia tutti d'accordo sulla necessità di uscire dalla crisi: Scholz propone sgravi fiscali per i meno abbienti, Merz accusa il Governo di essere responsabile dello stato delle cose e la leader Afd Weidel, accusata di non fornire coperture alle sue proposte fiscali, che difende la clausola di freno al debito. E' sulla situazione internazionale che il dibattito si scalda: il leader verde Habeck accusa Weidel di sottomettersi a Putin, Scholz e Merz attaccano l'intervento del vicepresidente americano Vance a Monaco, con Merz che incalza "non permetterò a politici altri Paesi di dirmi cosa fare" - Weidel invece difende Vance, esclude l'invio di armi all'Ucraina e rivendica di avere amici anche a est.
15/2/2025
Verso un vertice di emergenza dei leader europei a Parigi: di fronte alla rapida evoluzione della situazione diplomatica a Washington e alle mosse attendiste di Bruxelles, la Francia -d'intesa con la presidenza polacca dell'Unione- punta a ospitare un summit che non dovrebbe avere al centro solamente la situazione in Ucraina, ma anche e più in generale il rapporto transatlantico, con le sfide poste da Trump.
L'anticipazione è giunta in una giornata estremamente densa, con i Ministri degli Esteri G7 che da Monaco di Baviera hanno affermato che "ogni nuova sanzione aggiuntiva dovrebbe essere collegata al fatto che la Federazione Russa intraprenda sforzi reali e in buona fede per porre fine in modo duraturo alla guerra contro l'Ucraina", con il Dipartimento di Stato americano che ha chiesto ai Governi europei di fornire informazioni dettagliate sulle armi, sulle truppe di mantenimento della pace e sulle misure di sicurezza che potrebbero fornire a Kiev come eventuali garanzie di sicurezza e con il presidente ucraino Zelensky che ha scelto una linea dura: "Kiev non accetterà mai accordi fatti alle nostre spalle senza il nostro coinvolgimento. Nessuna decisione sull'Ucraina senza l'Ucraina. Nessuna decisione sull'Europa senza l'Europa", ha detto, rimarcando la richiesta di l'ingresso nella Nato. Zelensky riserva una stoccata anche a Washington, quando afferma che ha rifiutato di firmare un accordo con gli Stati Uniti sulle terre rare. Infine, dal cancelliere tedesco uscente Scholz una stoccata all'amministrazione Trump: "non accetteremo che persone dall'esterno intervengano nelle nostre elezioni", ha detto, dopo le dichiarazioni del vicepresidente Vance sul partito di estrema destra Afd.
12/2/2025
L’Austria precipita nel caos politico, dopo che anche i colloqui per formare una coalizione centrodestra-estrema destra fra Oevp ed Fpoe sono falliti.
Si tratta del secondo tentativo, dopo che le elezioni di settembre hanno visto l’estrema destra di Kickl vincere, per venire poi messa da parte nelle trattative di Governo, in favore di una possibile coalizione fra Popolari, Socialdemocratici e Liberali. Opzione successivamente naufragata con l’uscita dei Liberali dai negoziati, il che ha obbligato il presidente austriaco Van Der Bellen ad affidare l’incarico di formare una coalizione a Kickl, le cui posizioni antieuropee e filorusse non sono viste di buon occhio a Bruxelles. Comunicando la fine delle trattative il leader Oevp Stocker ha dato proprio a Kickl la colpa della mancata intesa, lasciando intendere che l’estrema destra non avrebbe garantito le condizioni minime per un Governo in linea con i paletti prefissati, e che non è stata trovata la quadra necessaria per la divisione dei principali Ministeri - su tutti Interni, Finanze e Immigrazione. Parlando in serata alla nazione il presidente Van Der Bellen ha lasciato intravedere quattro opzioni: nuove elezioni, Governo di minoranza, Governo tecnico o riavvio dei negoziati per un esecutivo di coalizione, prendendosi ancora qualche giorno per decidere. Nel frattempo la Fpoe ha rafforzato la sua leadership nei sondaggi portandosi al 35%, staccando i socialdemocratici al 21% e i Popolari, crollati da secondo a terzo partito col 18%.
7/2/2025
L'Italia diventa un caso anche a livello internazionale sulla Corte Penale Internazionale: dopo il caso Al Masri, con tutte le opacità nell'azione governativa, Roma non firma il documento promosso da 79 Paesi Onu per condannare le sanzioni americane, motivate da un presunto comportamento improprio della Cpi contro Stati Uniti e Israele.
"Le misure americane comprometterebbero gravemente tutte le situazioni attualmente sotto inchiesta, poiché la Corte potrebbe dover chiudere i suoi uffici sul campo", oltre ad "aumentare il rischio di impunità per i crimini più gravi e minacciare di erodere lo stato di diritto internazionale", si legge nel testo sostenuto da tutti i principali Paesi comunitari, quali Germania, Francia e Spagna, e pure dal Regno Unito. Ben due terzi delle nazioni che hanno ratificato lo statuto della Corte hanno apposto la firma al testo di condanna - tra loro quasi tutti i membri dell'Unione Europea. Europa che ha protestato con particolare veemenza contro le sanzioni americane: dopo l'attacco del presidente europeo Costa, secondo cui sanzionare la Corte ne minaccia l'indipendenza e mina il sistema della giustizia penale internazionale, è toccato alla presidente della Commissione Von Der Leyen schierarsi. "La Cpi garantisce la responsabilità per i crimini internazionali e deve poter perseguire liberamente la lotta contro l'impunità globale". L'Onu ha chiesto agli Stati Uniti di revocare le sanzioni. La Corte stessa le ha definite un danno alla sua indipendenza e imparzialità.
7/2/2025
L'estrema destra europea si dà appuntamento a Madrid, col motto già copiato dalla campagna del presidente americano Trump e poi rilanciato dal suo braccio destro Musk.
Quel "Make Europe Great Again" che i leader dei Patrioti faranno risuonare nella capitale dell'unico grande Paese europeo destinato a rimanere con un Governo di centrosinistra, considerato che le prossime elezioni tedesche consegneranno Berlino al centrodestra. Una sfida quindi in primis a Pedro Sanchez, sotto la spinta del partito Vox, che ospiterà l'ungherese Orban, la francese Le Pen, l'olandese Wilders e l'italiano Salvini. Non ci sarà l'Afd tedesca, non solo perchè impegnata in una campagna elettorale che la vede seconda forza nei sondaggi, ma anche perchè a suo tempo espulsa dal gruppo europeo di estrema destra che precedette gli attuali Patrioti. E quindi tecnicamente non imparentata politicamente. Con l'arrivo di Trump alla Casa Bianca le posizioni sembrano però gradualmente riavvicinarsi, sull'onda del sostegno di Musk proprio all'Afd: l'altro obiettivo della due giorni di convention sarà soprattutto l'Europa delle istituzioni comunitarie, insieme alla politica green, alla globalizzazione e all'ideologia woke, nel tentativo di posizionarsi come schieramento più in sintonia con il vento politico che arriva da Washington.
7/2/2025
Prosegue il lavoro di revisione del Green Deal a Bruxelles, con due anticipazioni che puntano entrambe nella direzione di una modifica delle norme ambientali: la prima arriva dal settimanale tedesco Der Spiegel, secondo cui l'Unione starebbe valutando la possibilità di consentire anche alle auto ibride plug in di restare sul mercato dopo il 2035, anno cerchiato in rosso per l'entrata in vigore del divieto di vendita di auto a benzina e diesel.
La proposta è contenuta in un documento strategico datato fine gennaio, e nascerebbe anche sull'onda delle pressioni dei costruttori auto europei, da mesi in grossa difficoltà. L'altra notizia riguarda l'annuncio del Commissario per il Clima Hoekstra, secondo cui oltre l'80% delle aziende europee soggette al nuovo meccanismo di aggiustamento della CO2 alle frontiere sarà esentato dall'obbligo di conformità. L'obiettivo, secondo Hoekstra, è far entrare questa misura nel primo decreto omnibus di semplificazione, che sarà presentato dalla Commissione entro fine mese. L'idea è limitare l'applicazione della tassa, uno dei pilastri del Green Deal, ai maggiori importatori, riducendo la burocrazia e i costi per la maggioranza delle imprese. "Meno del 20% delle aziende coperte dal meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere sono responsabili di oltre il 95% delle emissioni nei prodotti", ha spiegato il Commissario, secondo cui l'approccio "non compromette gli obiettivi climatici ma semplifica la vita a molte aziende europee".
6/2/2025
La Commissione Europea intende esentare la maggioranza delle imprese europee dalla tassa sulla CO2 alle frontiere. Lo rivela il Commissario al Clima in un'intervista al Financial Times.
Prosegue il lavoro di semplificazione e snellimento delle normative europee - operazione lanciata la scorsa settimana con la bussola sulla competitività. Per molti un passo indietro -nella pratica- sul Green Deal comunitario, varato dalla prima Commissione Von Der Leyen e ora rimesso in discussione: l'ultimo annuncio è del Commissario al Clima Hoekstra, secondo cui oltre l'80% delle aziende europee soggette al nuovo meccanismo di aggiustamento della CO2 alle frontiere sarà esentato dall'obbligo di conformità. L'obiettivo, secondo Hoekstra è far entrare questa misura nel primo decreto omnibus di semplificazione, che sarà presentato dalla Commissione entro fine mese. L'idea è limitare l'applicazione della tassa, uno dei pilastri del Green Deal, ai maggiori importatori, riducendo la burocrazia e i costi per la maggioranza delle imprese. "Meno del 20% delle aziende coperte dal meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere sono responsabili di oltre il 95% delle emissioni nei prodotti", ha spiegato il Commissario, secondo cui l'approccio "non compromette gli obiettivi climatici ma semplifica la vita a molte aziende europee". Nella sua formulazione originale, il sistema obbliga gli importatori di settori quali acciaio, ferro, alluminio e fertilizzanti a dichiarare l'intensità di emissioni dei loro prodotti e, dal 2026, a pagare la differenza tra il costo delle emissioni nell'Unione e quello nel Paese di produzione.
3/2/2025
Donald Trump vara i primi dazi, aprendo la guerra commerciale col resto del mondo. Il Canada reagisce, il Messico pronto a contromisure, la Cina più attendista ma comunque orientata a replicare.
Tutti gli occhi sono però puntati sull'Europa, che sa di essere la prossima e gioca d'anticipo: l'Unione è pronta a "rispondere con fermezza a qualsiasi partner commerciale che imponga dazi in modo ingiusto o arbitrario sui prodotti comunitari", dichiara un portavoce della Commissione, esprimendo "rammarico per la decisione degli Stati Uniti". Bruxelles afferma di non avere attualmente informazioni su dazi in arrivo, ma ricorda a Washington che il rapporto commerciale con transatlantico è il più grande al mondo. C'è molto in gioco - i dazi sono dannosi per tutte le parti", ricorda il portavoce, mentre da Parigi si leva la voce più determinata. "Bisogna reagire alla minaccia dei dazi, concentrandosi sui prodotti che sono importanti per gli Stati Uniti", afferma il Ministro dell'Industria Ferracci. Più attendista il cancelliere tedesco Scholz, che si limita a constatare che l'Europa ha le sue opzioni, mentre il membro olandese del board Bce Knot riflette sul probabile aumento dell'inflazione e dei tassi di interesse Oltreoceano. Tornando alla prima salva di misure - il premier canadese Trudeau ha annunciato dazi pari al 25% su un paniere di prodotti statunitensi del valore commerciale di oltre 100 miliardi, la presidentessa messicana Sheinbaum annuncerà oggi il piano B, ma anticipa che si tratterà di misure di ritorsione, mentre la Cina si appellerà al Wto.
2/2/2025
La guerra dei dazi è iniziata. A poco più di dieci giorni dal suo insediamento, Donald Trump dà seguito alle minacce contro Canada, Messico e Cina, attirandosi l'avvertimento preventivo di un'Unione Europea che vede come imminenti l'imposizione di tariffe anche sui suoi prodotti esportati.
L'Unione è pronta a "rispondere con fermezza a qualsiasi partner commerciale che imponga dazi in modo ingiusto o arbitrario sui prodotti comunitari", dichiara un portavoce della Commissione, esprimendo "rammarico per la decisione degli Stati Uniti di imporre tariffe commerciali contro tre Paesi". Bruxelles afferma di non avere attualmente informazioni su dazi in arrivo contro l'Europa, ma ricorda a Washington che il nostro rapporto commerciale con gli Stati Uniti è il più grande al mondo. C'è molto in gioco - i dazi sono dannosi per tutte le parti". Il membro olandese del board Bce, Klaas Knot, ha commentato che l'imposizione di dazi da parte degli Stati Uniti porterà ad un aumento dell'inflazione e dei tassi di interesse Oltreoceano. Per Knot, una guerra commerciale indebolirà tutti: il suo consiglio è aspettare, e replicare con contromisure, qualora i dazi americani colpissero l'Europa. L'analisi di Knot è condivisa dal Wall Street Journal, che critica Trump, che a sua volta contrattacca il giornale economico, definendolo un quotidiano "globalista", che guida le lobby contro i dazi. Intanto arrivano le prime contromisure dai Paesi colpiti: il premier canadese Trudeau ha annunciato dazi pari al 25% su prodotti americani del valore di oltre 100 miliardi. La Cina si appellerà al WTO e, al pari del Messico, prenderà contromisure.
2/2/2025
Dopo Canada, Messico e Cina toccherà dunque all'Europa? La minaccia dei dazi statunitensi preoccupa Bruxelles, sull'onda dell'atteggiamento aggressivo che il presidente Trump è tornato ad assumere verso il Vecchio Continente, accusandolo di aver trattato gli Stati Uniti in modo terribile, da un punto di vista commerciale.
Nel 2023 l'Europa ha esportato beni pari a 576 miliardi di dollari, un quinto delle sue esportazioni complessive, Oltreoceano. "L'Unione resterà fedele ai suoi principi e, se necessario, sarà pronta a difendere i propri interessi legittimi", ha ribadito ieri un portavoce della Commissione, richiamando le posizioni espresse nei giorni scorsi dalla presidente von der Leyen. Il dossier commerciale potrebbe fare capolino nel vertice informale dei 27 leader domani in Belgio - summit che sarà focalizzato sulla difesa, altra questione delicata dopo le minacce di Trump contro i Paesi Nato che investono troppo poco in armamenti.
31/1/2025
Votazione a sorpresa al Bundestag, al culmine di una settimana che ha buttato a mare i vecchi manuali della politica del Dopoguerra, in seguito al voto centrodestra-estrema destra di mercoledì sulla mozione relativa ai migranti: questa volta la proposta di legge per limitare la migrazione, presentata dalla Cdu del candidato cancelliere Merz, è stata sconfitta di pochissimo, 350 voti a 338, in uno scontro sul filo di lana dove a mancare non sono stati i voti dell'estrema destra Afd, che ha nuovamente votato con Cdu e Liberali, ma proprio quelli di questi due schieramenti.
Dodici nel centrodestra e due tra i liberali. I volti dell'inedita maggioranza raccontavano lo choc di un voto deragliato senza preavviso: impietrita la leader Afd Weidel, immobili molti deputati Cdu. Merz, sconfitto, ha incolpato il centrosinistra, i cui deputati avevano accolto il risultato con grida di giubilo. La proposta di legge si basava su tre assi: incardinare per legge la necessità di porre un limite all'immigrazione, sospendere i ricongiungimenti famigliari per chi gode di protezione, infine, consentire alla polizia di arrestare o ricorrere alla custodia cautelare contro chiunque venga espulso. Il dibattito nell'emiciclo è stato molto emotivo, specchio fedele di un clima elettorale surriscaldato. La mozione approvata mercoledì aveva scatenato proteste di piazza contro la Cdu, accusata di aver rotto il cordone sanitario intorno all'estrema destra. L'ex-cancelliera Merkel aveva criticato il suo successore Merz. A tre settimane dal voto, resta da capire come questo dibattito si tradurrà nelle intenzioni di voto.
29/1/2025
La 'Bussola sulla competitività' che sarà adottata oggi dalla Commissione "sarà incentrata su tre imperativi di trasformazione per aumentare la competitività come identificato nel rapporto Draghi, colmando il divario di innovazione, una tabella di marcia congiunta per la decarbonizzazione e la competitività", ha affermato ieri il Commissario all'Economia Dombrovskis all'Europarlamento.
Annunciata per l'inizio di gennaio e poi rinviata a fine mese, complice la polmonite che ha colpito la presidente della Commissione, vedrà oggi la luce l'attesa Bussola Europea sulla Competitività, primo pilastro del secondo mandato Von Der Leyen. Le anticipazioni filtrate negli ultimi giorni identificano in Intelligenza Artificiale, biotech e tecnologie verdi i focus d'azione del piano, pensato per tradurre in azioni concrete il rapporto Draghi. Sarebbero 29 le misure strategiche contenute nel documento, tutte da implementare nell'arco di questo biennio, con l'obiettivo di rendere l'Unione Europea una potenza nei settori cruciali del futuro, che includono anche robotica e spazio: "la libertà, la sicurezza e l'autonomia dell'Europa dipendono più che mai dalla sua capacità di innovare, competere e crescere", si legge nell'introduzione, che riecheggia tutte le incertezze del momento. Sicurezza economica, fine delle dipendenze energetiche, decarbonizzazione tra gli obiettivi principali. Difficilmente la Bussola conterrà alcune delle proposte più coraggiose del Rapporto Draghi, quale ad esempio un debito comune utile a condividere risorse per raggiungere gli obiettivi di competitività. Per cominciare, anche su impulso francese, Bruxelles avvierà un percorso di sburocratizzazione, sia a livello di finanza sostenibile, che di sostenibilità: un esempio sarà il Clean Industrial Deal in agenda a fine febbraio, che dovrebbe tagliare gli obblighi di rendicontazione sulla sostenibilità per le imprese e ridurre i prezzi dell'energia.
28/1/2025
Primi raid a New York contro i migranti. Ad annunciarli la segretaria al Dipartimento di Sicurezza Interna Kristi Noem, che ha montato un'operazione mediatica via social per pubblicizzare l'arresto di migranti irregolari nella Grande Mela, sui quali pendevano accuse per crimini di vario tipo. Noem, ex-Governatrice del South Dakota e fedelissima di Trump, ha l'incarico di supervisionare la politica antiterrorismo e l'immigrazione.
Di prima mattina il post sull'arresto nel Bronx di un immigrato accusato di rapimento e furto. "Stronzi come questi saranno rimossi ancora dalle nostre strade", il pacato commento della segretaria, per iscritto e anche in video, che ha diffuso anche una foto della riunione delle forze di sicurezza coinvolte nell'operazione, parlando di un imprecisato numero di immigrati irregolari criminali arrestati. Quella di New York è una prima assoluta per la città, ma non per gli Stati Uniti, dopo l'inizio della seconda amministrazione Trump: raid analoghi sono già avvenuti a Chicago, Seattle, Atlanta, Boston, Los Angeles e New Orleans. Il sindaco di New York, il democratico Adams, che starebbe trattando con Trump un perdono presidenziale per le accuse di corruzione che lo coinvolgono, si è detto disponibile a cooperare con la casa Bianca in materia di immigrazione. Dall'avvio della presidenza Trump sono stati oltre 3500 gli arresti di immigrati irregolari.
28/1/2025
Le pretese avanzate dal presidente americano Trump sulla Groenlandia e il futuro dei rapporti transatlantici hanno animato il vertice dei Ministri degli Esteri europei, in un summit che è riuscito a superare la minaccia di veto ungherese sulla Russia, confermando il rinnovo delle sanzioni a Mosca.
L'Alta Rappresentante Kallas ha ammesso che si è parlato dei rapporti con la nuova amministrazione statunitense. La telefonata burrascosa fra Trump e la premier danese Frederiksen questo mese e la volontà del presidente americano di annettere il territorio ricco di terre rare, reiterata nel weekend davanti ai giornalisti che lo accompagnavano in Florida, hanno imposto il tema in agenda. "Non stiamo negoziando, sosteniamo la Danimarca, non possiamo fare speculazioni", ha detto Kallas, invitando a non prendere Trump alla lettera. Incalzata dai giornalisti, l'Alta Rappresentante ha invitato a non lasciarsi andare a scenari ipotetici. Scenari che però non sembrano così campati in aria, se è vero che Kallas ha ammesso che quello di Trump è un linguaggio transazionale e che anche Bruxelles e le capitali dovranno parlare quella lingua. L'invito finale è a non sottostimare la propria forza in quanto Unione Europea, restando uniti. Tuttavia la tendenza fin qui registrata -al di qua dell'Atlantico- a nascondere la testa sotto la sabbia, cercando una qualche forma di compromesso con Trump, non fa presagire scenari incoraggianti sull'unità e sulla determinazione europea.
27/1/2025
Medio Oriente al centro anche del vertice dei Ministri degli Esteri europei. L'Alta Rappresentante Kallas ha annunciato che la missione comunitaria a Rafah sarà rilanciata dal prossimo mese. E per il Ministro degli Esteri Tajani a breve partiranno i carabinieri italiani, per prendervi parte. Molti altri i temi affrontati nel summit, a partire dalla guerra in Ucraina.
Passa il rinnovo semestrale delle sanzioni europee alla Russia, dopo settimane di ricatto da parte dell'Ungheria su un possibile veto, che avrebbe fatto saltare in un solo colpo ben 15 pacchetti sanzionatori e 400 miliardi di controvalore. Oltretutto, il mancato rinnovo avrebbe avuto l'effetto indesiderato di scongelare gli asset russi in Europa, attualmente utilizzati per finanziare un prestito a Kiev in ambito G7. A minacciare il blocco era Budapest, dopo lo stop al transito di gas russo attraverso l'Ucraina: blocco ritirato in extremis sia sull'onda degli orientamenti dell'amministrazione Trump, che ha minacciato essa stessa provvedimenti contro Mosca, sia grazie all'uscita di sicurezza offerta dalla Commissione, che ha prodotto una dichiarazione che la impegna a negoziati con Kiev sulla fornitura di gas all'Europa, associando Ungheria e Slovacchia. "E' una dichiarazione di solidarietà energetica verso Paesi senza sbocco sul mare, per l'Ungheria ha significato qualcosa", ha chiosato l'Alta Rappresentante Europea Kallas. Deciso dai 27 l'allentamento delle sanzioni europee alla Siria, dopo il cambio di regime a Damasco - in questo caso si tratta di una roadmap di ritiro graduale, per permettere al Governo di avviare la ricostruzione. Infine il caso Groenlandia: "non stiamo negoziando, sosteniamo la Danimarca, non possiamo fare speculazioni. La nuova amministrazione americana usa un linguaggio transazionale e dobbiamo parlare quella lingua: l'Unione è una potenza economica, non dobbiamo sottostimare la nostra forza", ha affermato Kallas.
27/1/2025
Arriva sul filo di lana il rinnovo delle sanzioni europee alla Russia, in scadenza a fine mese. Dopo oltre un mese di minacce, il premier ungherese Orban ha quindi tolto il veto in sede di vertice dei Ministri degli Affari Esteri.
In mattinata era stato il Ministro francese Barrot ad anticipare la decisione, annunciando il rinnovo dei 400 miliardi di euro di sanzioni contro Mosca, frutto di 15 pacchetti varati nel corso di quasi tre anni. A far tornare Budapest, la capitale più filorussa tra i 27, nei ranghi comunitari sono stati due fattori: la postura dell'amministrazione Trump, che ha minacciato nuove sanzioni contro Putin, qualora non si sedesse al tavolo negoziale con Zelensky, e la foglia di fico di una dichiarazione dei 27 sulla sicurezza energetica ungherese, di fronte all'interruzione dei flussi di gas da Mosca di inizio gennaio - eventualità quest'ultima che aveva sollevato non solo le proteste ungheresi, ma anche quelle slovacche, in quanto a determinarla era stata una decisione di Kiev. "La Commissione è pronta a proseguire le discussioni con l'Ucraina sulla fornitura di gas all'Europa attraverso il sistema dei suoi gasdotti, in linea con gli obblighi internazionali di Kiev. In questo contesto, la Commissione è pronta ad associare l'Ungheria al processo, insieme alla Slovacchia", questo il testo della dichiarazione. Intanto proprio dal Cremlino è giunta in mattinata una nota, secondo cui Mosca attende "segnali" dagli Stati Uniti su un possibile incontro tra il presidente russo Putin e quello americano Trump.
24/1/2025
La questione migranti potrebbe far cadere il cordone sanitario eretto intorno al partito di estrema destra Afd in Germania.
A meno di un mese dalle elezioni anticipate, la Cdu del candidato cancelliere Merz, favorita nei sondaggi, annuncia che porterà nella prossima sessione del Bundestag, l'ultima della legislatura in programma la prossima settimana, alcune proposte per rafforzare le politiche sull'immigrazione, in particolare su asilo e ingressi: a far scattare l'allarme l'indicazione che il centrodestra tedesco sarebbe aperto a raccogliere voti da qualsiasi schieramento. Per costruire una maggioranza con i numeri attuali, dovrebbe ottenere l'appoggio dei liberali, dei rossobruni di BSW e soprattutto dell'Afd. Una mossa che ha un sapore elettorale, sull'onda dell'attacco contro alcuni bambini nella cittadina bavarese di Aschaffenburg, che ha fatto due vittime, e che il centrosinistra Spd del cancelliere Scholz ha bollato come grimaldello per aprire le porte alla collaborazione con l'estrema destra. Collaborazione che la stessa leader di Afd, Weidel, aveva chiesto per iscritto a Merz. Intanto a Bruxelles riunione tra i funzionari della Commissione, del Coordinatore per i Servizi Digitali tedesco e i rappresentanti delle principali piattaforme social, per discutere misure preparatorie in vista delle elezioni a Berlino. Sul tavolo gli scenari potenziali di applicazione del Digital Services Act. Nei sondaggi infine, Cdu sempre in testa col 30%, Afd seconda al 21, praticamente appaiati Spd e Verdi intorno al 15%.
24/1/2025
"C'è una forte fiducia" sul fatto che l'inflazione della zona Euro "stia andando verso il basso piuttosto che verso l'alto, e che continuerà a rallentare", ha detto la presidente Bce Lagarde al panel sulla crescita economica al World Economic Forum di Davos. Tra sei giorni l'attesa riunione del board per decidere nuovi tagli dei tassi. Ma Lagarde ha affrontato anche altri temi.
Anche la presidente della Bce Lagarde lancia l'allarme sulla necessità di agire al di qua dell'Atlantico, sull'onda della presidenza Trump. "L'Europa ha un enorme capitale di talenti e di risparmi: ora c'è una grande sveglia ad agire, c'è una minaccia esistenziale, ma se rispondiamo c'è un'enorme potenziale per l'Unione", ha detto Lagarde parlando a Davos. Un ottimismo moderato, quello della presidente Bce, che torna a chiedere il completamento dell'unione dei mercati dei capitali e l'unione bancaria, promesse fin qui non realizzate. Da Lagarde una disamina degli altri problemi che affliggono il Vecchio Continente, a partire dalla burocrazia: il suo è stato soprattutto un messaggio al Vecchio Continente affinché colga l'opportunità di ripensarsi. Non è a questo proposito casuale il riferimento al rapporto di Mario Draghi sulla competitività europea e il suo invito ai leader continentali ad agire. Un richiamo diretto infine anche alla nuova amministrazione americana: di fronte alla minaccia di dazi "Trump sta guardando al deficit dell'interscambio fra Stati Uniti ed Europa soprattutto sui prodotti, ma non è tutto bianco e nero. C'è anche l'interscambio dei servizi e dei flussi di capitale. In ogni caso le questioni si affrontano sedendosi a un tavolo nell'ambito delle istituzioni preposte e seguendo le regole", ha ricordato Lagarde.
22/1/2025
E' un quadro geopolitico radicalmente mutato, quello con cui si sono confrontati i leader delle istituzioni europee nella prima sessione plenaria dell'anno all'Europarlamento di Strasburgo.
"Siamo entrati in una nuova era di dura competizione geostrategica. Abbiamo a che fare con potenze di dimensioni continentali, che si confrontano soprattutto in base agli interessi. Questa nuova dinamica dominerà sempre di più le relazioni tra gli attori globali. Le regole di ingaggio stanno cambiando. A noi europei questa nuova realtà non ci piace, ma dobbiamo affrontarla", ha dichiarato la presidente della Commissione Von Der Leyen, che chiede un cambio di passo. In merito al rapporto con la prossima amministrazione Trump, Von Der Leyen propone negoziati con Washington, restando però fermi sui propri principi. Nella pratica, resta da vedere ciò che questo significherà per le politiche verdi e digitali avviate negli ultimi anni. Anche il presidente europeo Costa punta su una cooperazione economica positiva ed equa, all'interno di un mondo multipolare, nel quale l'Europa deve rafforzare le sue relazioni. Dal presidente di turno, il polacco Tusk, l'invito a difenderci da soli, spendendo soldi europei per la difesa comune. Ragionamento condiviso dall'Alta Rappresentante Europea Kallas, che chiede di investire nel settore militare, usando fondi nazionali, privati e del bilancio comunitario. "Gli Stati Uniti sono il nostro alleato più forte e devono restarlo", ha chiosato Kallas.
21/1/2025
Giura sulla Bibbia di Lincoln e su quella di famiglia donatagli dalla madre Donald Trump, prima di iniziare un discorso di mezz'ora diviso in due parti.
La prima disegna la nuova età dell'oro americana, fondata su prosperità, ricchezza e libertà, per porre fine al declino degli Stati Uniti, che lui dichiara concluso in una data, quella del 20 gennaio, che per Trump segna il giorno della liberazione. Un discorso apparentemente unificante, in linea con i precedenti presidenti, che riserva però forti critiche all'amministrazione Biden. Il tono cambia con l'annuncio dei primi ordini esecutivi. Sul dossier immigrazione fine degli ingressi illegali su suolo americano e deportazione di milioni e milioni di immigrati irregolari, con dichiarazione di un'emergenza nazionale sul confine sud, che prevederà l'invio di truppe. I cartelli che controllano il traffico di esseri umani saranno inclusi nell'elenco delle organizzazioni terroriste annuncia, come annuncia la fine del Green New Deal, con l'uscita dagli accordi climatici di Parigi e la ripresa delle trivellazioni, insieme alla revoca delle agevolazioni sulle auto elettriche. Il tutto, nel quadro della proclamazione di un'emergenza energetica. I dazi saranno un'altra arma che Trump impiegherà, nelle sue intenzioni, per rilanciare la crescita interna, anche se su questo punto non è stato dettagliato e si aprono margini negoziali con i Paesi nel mirrino, mentre sulle guerre il neopresidente statunitense si autopromuove a peacemaker, un costruttore di pace in grado di far finire i conflitti. Trump ha infine ribadito che intende cambiare il nome del Golfo del Messico in Golfo d'America, che la sua amministrazione si riprenderà il Canale di Panama e che gli Stati Uniti pianteranno la loro bandiera su Marte.
21/1/2025
"L'età dell'oro comincia ora, il nostro Paese fiorirà, metterò sempre al primo posto l'America": è il manifesto della seconda presidenza Trump, in un discorso di mezz'ora pronunciato nella Rotonda del Campidoglio - discorso durante il quale Trump ha delineato le sue priorità.
"Prosperità, ricchezza e libertà": queste le promesse al Paese, al quale ha garantito la fine del declino, definendo il 20 gennaio "giorno della liberazione". Dopo un riferimento all'unità nazionale, Trump ha passato in rassegna gli ordini esecutivi del suo nuovo mandato: il primo riguarderà la dichiarazione di emergenza al confine col Messico, con respingimenti, espulsioni e l'inclusione dei cartelli criminali nella lista delle organizzazioni terroristiche. "Deporterò milioni e milioni di migranti criminali", ha promesso. Il secondo provvedimento prenderà di mira l'inflazione, con la dichiarazione di emergenza energetica nazionale, e la nuova parola d'ordine, "trivellazioni", che sancirà di fatto la fine delle politiche green e delle agevolazioni sui veicoli elettrici. Gli Stati Uniti usciranno nuovamente dagli accordi di Parigi. Un riferimento anche all'imposizione di dazi ai Paesi stranieri, sebbene abbastanza sfumato, in quanto non si prevede che entreranno subito in vigore ma saranno preceduti da una fase di studio e -probabilmente- di trattive con i Paesi interessati. A conclusione del discorso, Trump ha ribadito che intende cambiare il nome del Golfo del Messico in Golfo d'America, che la sua amministrazione si riprenderà il Canale di Panama e che gli Stati Uniti pianteranno la loro bandiera su Marte.
20/1/2025
"L'età dell'oro comincia ora, il nostro Paese fiorirà, metterò sempre al primo posto l'America": è il manifesto della seconda presidenza Trump, in un discorso durato poco meno di mezz'ora nella Rotonda del Campidoglio - discorso durante il quale Trump ha delineato le sue priorità programmatiche.
"Prosperità, ricchezza e libertà": qieste le promesse di Trump al Paese, al quale ha promesso la fine del declino, definendo il 20 gennaio il "giorno della liberazione". Dopo un riferimento all'unità nazionale, col ringraziamento alle minoranze di colore e ispanica per il loro voto, Trump ha passato in rassegna gli ordini esecutivi del suo nuovo mandato: il primo riguarderà la dichiarazione di emergenza al confine col Messico, con respingimenti, espulsioni e l'inclusione dei cartelli criminali nella lista delle organizzazioni terroristiche. "Deporterò milioni e milioni di migranti criminali", ha promesso. Il secondo provvedimento prenderà di mira l'inflazione, con la dichiarazione di emergenza energetica nazionale, e la nuova parola d'ordine, "trivellazioni", che sancirà di fatto la fine delle politiche green e delle agevolazioni sui veicoli elettrici. Gli Stati Uniti usciranno nuovamente dagli accordi di Parigi. Un riferimento anche all'imposizione di dazi ai Paesi stranieri, sebbene abbastanza sfumato, in quanto non si prevede che entreranno subito in vigore ma saranno preceduti da una fase di studio e -probabilmente- di trattive con i Paesi interessati. A conclusione del discorso, Trump ha ribadito che intende cambiare il nome del Golfo del Messico in Golfo d'America, che la sua amministrazione si riprenderà il Canale di Panama e che gli Stati Uniti pianteranno la loro bandiera su Marte. Annuncio quest'ultimo accolto con soddisfazione da Elon Musk.
20/1/2025
Manca appena un'ora al giuramento di Donald Trump come 47esimo presidente americano. Trump questa mattina ha preso parte ad una funzione religiosa, prima di dirigersi con il vicepresidente Vance alla Casa Bianca per un te di saluto con Joe Biden.
Nell'ultima mezz'ora Trump ha preso invece la via del Campidoglio, insieme proprio a Biden, con una sfilata di auto lungo Pennsylvania Avenue. I due hanno fatto poco fa ingresso nell'edificio. Biden ha confermato di aver lasciato una lettera per Donald Trump nello studio Ovale, secondo la moderna tradizione presidenziale. Al di là del discorso programmatico, che Trump terrà subito dopo il giuramento all'interno della Rotonda del Campidoglio, e sul quale c'è molta attesa, si guarda già alla raffica di ordini esecutivi che Trump dovrebbe firmare nelle prossime ore: tra questi la dichiarazione di un'emergenza migratoria al confine col Messico, che dovrebbe bloccare gli ingressi. Dovrebbe essere cancellato anche il diritto di cittadinanza per nascita. Così come dovrebbe essere proclamata un'emergenza nazionale nel settore energetico, premessa per bloccare gli incentivi alle auto elettriche e soprrattutto le importazioni dalla Cina, oltre che per una nuova uscita dagli accordi di Parigi. Non dovrebbero essere imposti subito dazi contro la Cina, il Messico e il Canada, ma dovrebbero essere date direttive alle agenzie federali, affinchè analizzino i deficit commerciali e lavorino a delle soluzioni - nei fatti, si tratterebbe di una premessa a futuri dazi.
20/1/2025
Succederà di nuovo alle 18 ora italiana, mezzogiorno a Washington. Donald Trump giurerà come 47esimo presidente statunitense, dopo aver presenziato ad una messa la mattina e aver incontrato il presidente uscente Biden alla Casa Bianca.
Ad esattamente quarant'anni di distanza da Reagan, Trump non giurerà all'aperto, nell'ala ovest del Campidoglio, ma nella sala della Rotonda, considerate le bassissime temperature previste. I cittadini che vorranno presenziare all'evento saranno ospitati nella Capital One Arena, dove potranno seguire su maxischermo e ricevere la visita del neopresidente. Dopo il discorso, la firma di rito in Senato, prima del pranzo, della parata presidenziale e dei tre balli inaugurali, che chiuderanno la giornata. Dicevamo del discorso: otto anni fa colpì l'espressione usata da Trump, sulla carneficina del popolo americano, in termini di crisi, crimine e declino. Una carneficina cui Trump contrappose la formula "America First". In otto anni molto è cambiato ed è un Trump più addentro ai meccanismi di potere quello che torna a Washington. Quale sarà il messaggio? Infine, per la prima volta saranno presenti leader politici stranieri. L'identikit è chiaro: l'area politica prediletta è destra ed estrema destra. Così, oltre alla premier italiana Meloni, ecco il presidente argentino Milei, il vicepresidente cinese Han Zheng, l'ispiratore della Brexit Farage, il leader della francese Reconquete Zemmour, il co-leader della tedesca Afd Chrupalla e l'ex-premier polacco Morawiecki. In prima fila anche i numeri uno della Silicon Valley e il ceo di Tik Tok.
20/1/2025
Ha ripreso le operazioni a ora di pranzo sulla East Coast, la serata in Italia, la versione americana di Tik Tok, dopo l'intervento del presidente eletto Trump.
"In accordo con i nostri fornitori, stiamo ripristinando le operazioni", ha scritto la multinazionale cinese in una dichiarazione, ringraziando pubblicamente Trump per aver fornito la necessaria chiarezza e aver garantito alle aziende che forniscono i servizi al social network che non incorreranno in sanzioni. Tik Tok, nel mirino del Congresso e delle autorità statunitensi da diverso tempo per i rischi di sicurezza nazionale legati alla sua proprietà cinese, aveva smesso di funzionare nella tarda serata americana di sabato. Negli Stati Uniti si contano 170 milioni di utilizzatori - la metà della popolazione. Poche ore prima Donald Trump aveva mostrato tutta la sua contrarietà alla messa al bando di Tik Tok, scrivendo sul suo social Truth che avrebbe emanato nel suo primo giorno da presidente un decreto esecutivo per sospendere il divieto e far slittare la sua entrata in vigore. Trump aveva chiesto alle aziende di aiutare Tik Tok a non restare al buio, e aveva auspicato che gli Stati Uniti possano avere una quota del 50% nella divisione americana dell'azienda. Nonostante le minacce di dazi, la prossima amministrazione americana sembra avere un canale aperto con Pechino: ieri il vicepresidente eletto Vance ha incontrato l'omologo cinese Zheng. Lo stesso Trump ha parlato telefonicamente con Xi venerdì. Tra i temi, Tik Tom, commercio e Taiwan.
19/1/2025
Il giorno dei due presidenti: quello uscente, Joe Biden, saluta l'America e il mondo celebrando la tregua a Gaza. Quello entrante, Donald Trump, si concentra inece su TikTok.
"Hamas non governerà più Gaza", promette Biden dal South Carolina, nel suo ultimo giorno in carica, segnato proprio dall'inizio del cessate il fuoco. "Hamas è morto e gli sponsor di Hamas nel Medio Oriente sono stati indeboliti da Israele", dice, citando tra questi l'Iran, con Teheran che -afferma- si trova nella posizione più debole da decenni. I quindici mesi di conflitto nella Striscia hanno lasciato il segno anche in un veterano della diplomazia come Biden: "ho lavorato in politica estera per decenni, e questa è stata una delle trattative più dure cui ho preso parte", ha ammesso, celebrano il silenzio delle armi a Gaza, mentre centinaia di camion entrano nel territorio per portare aiuti. Dal presidenne uscente un segnale di speranza per il Libano, dove -dice- c'è l'opportunità di un futuro libero dalla morsa di Hezbollah. Per Donald Trump la giornata è stata invece segnata da un altro dossier. L'oscuramento per legge del social network Tik Tok Oltreoceano sembra non essere a lui gradito, al punto che ha annunciato per il suo primo giorno da presidente un decreto esecutivo per sospendere il divieto e far slittare la sua entrata in vigore. Trump ha chiesto alle aziende di aiutare Tik Tok a non restare al buio, e ha auspicato che gli Stati Uniti possano avere una quota del 50% nella divisione americana dell'azienda.
19/1/2025
L'ultima chiamata all'azione per l'Europa: il candidato del centrodestra tedesco Merz accoglie i colleghi europei a Berlino, in una riunione mirata anche a promuoverne l'immagine pubblica, in vista delle elezioni federali di fine febbraio.
Merz ha chiamato l'Europa all'unità, in vista dell'avvio della presidenza Trump Oltreoceano: "finché i Paesi europei saranno uniti, saranno rispettati nel mondo e anche dagli Stati Uniti. Se saranno divisi, nessuno ci prenderà sul serio. Questa è l'ultima chiamata all'azione: dobbiamo agire comunque, ma quello che accade a Washington lunedì accelererà i nostri sforzi", ha detto Merz, secondo cui Trump è molto prevedibile. "Dice quello che pensa e fa quello che dice", ha chiosato il favorito alla prossima carica di cancelliere tedesco. Nelle stesse ore il Ministro dell'Economia uscente, il verde Habeck, avvertiva: Berlino è il principale Paese europeo nel mirino dei dazi di Trump. Dalla riunione Ppe la richiesta di una neutralità tecnologica nel settore automotive europeo, senza divieti e vincoli categorici, ma xon una strategia guidata dalla neutralità che includa tutte le tecnologie pulite, e un obiettivo del 2% del Pil europeo in spese per la difesa. A proposito di elezioni tedesche, ieri l'ex-cancelliera Merkel, da sempre rivale di Merz nella Cdu, ha annunciato il suo sostegno -tutt'altro che scontato- alla candidatura di Merz alla cancelleria.
18/1/2025
Prenderà il via a fine mese, in contemporanea con il lancio ritardato dell'attesa "bussola sulla competitività europea", Il dialogo strategico comunitario sull'automotive.
Un tema sempre più di attualità, di fronte alla crisi che attraversano i costruttori comunitari - basti pensare che le previsioni sul 2025 del maggior produttore europeo, Volkswagen, fanno temere un calo peggiore persino del 2024. Il confronto con le parti punta a definire un piano d'azione industriale per il comparto: l'obiettivo, come annunciato dal vicepresidente della Commissione responsabile per l'Industria Sejournè, è dare risposte al settore entro quaranta giorni, cominciando con il Clean Industrial Deal, atteso per fine febbraio. Anche l'Italia sta lavorando in ambito comunitario, con il Ministro dello Sviluppo Economico Urso atteso martedì all'Europarlamento di Strasburgo, per incontrare quattro Commissari. Questa settimana l'amministratore delegato di Mercedes, Kaellenius, neopresidente dei costruttori europei, aveva dichiarato che "serve un quadro realistico per la decarbonizzazione del settore, che sia più attento al mercato e non solo guidato dalle sanzioni". Kaellenius aveva lamentato la debolezza della domanda di auto elettriche in Europa e aveva per l'appunto auspicato uno stop alle multe per chi non rispetta da quest'anno i limiti sulle emissioni - sanzioni che potrebbero pesare per altri quindici miliardi su un settore che ha visto calare di quasi il 6% le vendite di auto elettriche costruite in Europa nel 2024.
15/1/2025
Una missione di vigilanza per proteggere i cavi e i gasdotti sottomarini nel Mar Baltico. La Nato corre ai ripari, dopo i ripetuti incidenti e atti di sabotaggio degli ultimi mesi, ad opera di navi russe e cinesi.
Nel vertice degli alleati Nato baltici, il segretario Rutte ha annunciato il lancio della missione Baltic Sentry, che potrà contare su fregate navali, aerei da pattugliamento marittimo e droni. Non garantirà una protezione al 100% dei cavi sottomarini, ha ammesso il presidente lettone Rinkevics, secondo il quale però si lancia un segnale forte che dovrebbe portare alla fine di questi atti di provocazione e sabotaggio, che colpiscono un'infrastruttura essenziale - come ha ricordato Rutte, il 95% del traffico internet transita su fondali marini. Una minaccia talmente concreta che rischia di trasformarsi in paranoia: nelle ore in cui si teneva il summit l'esercito polacco ha smentito voci di una nave fantasma russa avvistata nei pressi del gasdotto Baltic Pipe, che collega Norvegia e Polonia - oltre ai cavi che trasportano dati e comunicazioni, i flussi energetici sono un altro obiettivo sensibile. Il cancelliere tedesco uscente Scholz ha assicurato da parte sua che i membri Nato stanno valutando ulteriori misure e sanzioni contro la flotta russa fantasma, per colpire navi e compagnie marittime che rappresentano una minaccia concreta per infrastrutture critiche e ambiente.
14/1/2025
Il giorno dopo il congresso e sull'onda della spinta di Elon Musk, l'estrema destra tedesca preme l'acceleratore sul tema immigrazione, fin qui uno dei motivi del suo successo, sfruttando anche i dati relativi alle espulsioni dei cosiddetti dublinanti verso i Paesi europei di primo approdo.
Numeri sparati in prima pagina a titoli cubitali ieri dal tabloid popolare Bild Zeitung, ricavati dai dati dell'Ufficio Federale per le Migrazioni. Lo scorso anno appena il 13% dei migranti destinati ad essere ripresi da altri Paesi comunitari vi hanno effettivamente fatto ritorno. A scandalizzare soprattutto i numeri italiani: Roma ha accettato solo tre degli oltre 10mila rifugiati ospitati dalla Germania. Lo 0,03%. Numeri piccoli anche verso Grecia, Croazia e Bulgaria, con la cancelleria impegnata ieri a giustificarsi ,adducendo le sfide che i Paesi del Mediterraneo devono affrontare sul fronte immigrazione. In questo contesto la polizia ha aperto un'indagine sull'iniziativa della sezione di Karlsruhe del partito di estrema destra Afd, che ha depositato nelle cassette delle lettere, prendendo a quanto pare di mira soprattutto gli immigrati, 30mila volantini elettorali minacciosi. "Ticket di espulsione", si legge sul foglio, che ha le sembianze di un boarding pass aereo, del quale riproduce le fattezze anche nell'origine del volo - la Germania, e della destinazione, un non meglio precisato "Paese sicuro". L'argine appare rotto, con Afd che ormai non si vergogna più di promuovere politiche di remigrazione, quelle stesse che un anno fa avevano scatenato proteste di massa in Germania.
13/1/2025
Si scalda la campagna elettorale tedesca, entrata nel vivo questa settimana in vista delle elezioni anticipate del 23 febbraio.
Dopo un weekend segnato dal congresso dell'estrema destra Afd, in crescita nei sondaggi grazie anche al supporto del magnate Musk, è proprio Alternative fuer Deutschland a far parlare di sè per un'iniziativa che spinge ancora in là l'asticella di ciò che è tollerabile, facendo leva sul tema immigrazione. La sezione di Karlsruhe dell'Afd, Land del Baden-Wuerttemberg, ha depositato nelle cassette delle lettere, prendendo a quanto pare di mira soprattutto gli immigrati, alcuni volantini elettorali di dubbio gusto. "Ticket di espulsione", si legge sul foglio, che ha le sembianze di un boarding pass aereo, del quale riproduce le fattezze anche nell'origine del volo - la Germania, e della destinazione, un non meglio precisato "Paese sicuro". Un'indagine è stata aperta dalla polizia, ma l'argine appare rotto, con Afd che ormai non si vergogna più di promuovere politiche di remigrazione, quelle stesse che un anno fa avevano scatenato proteste di massa in Germania. A soffiare sul fuoco anche la stampa popolare, con la Bild Zeitung che ha titolato in prima pagina i numeri del flop dei dublinanti, i migranti rimandati nei Paesi europei di primo approdo. Lo scorso anno la Germania è riuscita a trasferirne solo il 13%: a far discutere sono soprattutto i numeri di quelli rinviati in Italia - appena 3 su più di 10mila, lo 0,03%.
8/1/2025
Mentre l’Europa nasconde la testa sotto la sabbia, ricorrendo a dichiarazioni di prammatica davanti ai toni imperialisti del presidente americano eletto Trump, l’asse franco-tedesco dà segnali di vita.
Ma andiamo con ordine: se Trump rilancia con un post online le sue ambizioni e provocazioni, riunendo Stati Uniti e Canada sotto un’unica bandiera, da Bruxelles la Commissione preferisce non entrare nello specifico delle dichiarazioni sulla presa della Groenlandia con la forza, preferendo puntare su una forte agenda transatlantica. Dalla sala stampa la provocazione di un reporter, che ha chiesto se la Commissione aspetti l’arrivo dei marines a Nuuk per reagire in modo più concreto. Più risoluta la risposta del Ministro degli Esteri francese Barrot, secondo cui l’Unione Europea non consentirà l’invasione di confini nazionali, concetto condiviso dal cancelliere tedesco uscente Scholz: "l'inviolabilità delle frontiere è un principio fondamentale e vale per tutti”. Getta acqua sul fuoco il Ministro degli esteri danese Rasmussen: “non penso ci troviamo nel mezzo di una crisi, ma è evidente che Trump ha un forte focus sull’Artico”, ha detto. Intanto tra reset post-Brexit e fronte comune in vista dell’arrivo di Trump alla Casa Bianca, si annuncia ricca di dossier la visita del presidente francese Macron a Chequers, dove incontrerà il premier britannico Starmer.
8/1/2025
A neppure due settimane dal giuramento, il presidente eletto americano Donald Trump alza l'asticella dell'offensiva contro l'Europa, dimostrando come le ultime uscite del suo consigliere Musk non siano casuali.
In una conferenza stampa in Florida, nel giorno in cui il figlio Don era volato nella capitale groenlandese Nuuk con l'esplicita intenzione di provocare il Governo danese, Trump alza la tensione: prima non esclude l'uso della forza militare contro la Danimarca -alleato Nato- per annettere la Groenlandia, poi minaccia dazi contro Copenhagen, lasciando intendere che le sue mire sull'Artico possono non essere una boutade. Trump ignora le dichiarazioni della premier danese Frederiksen, che poche ora prima aveva affermato che la Groenlandia non è in vendita. Analoga subdola minaccia militare contro Panama, affinchè ceda il canale, che Trump sostiene essere gestito dalla Cina. E nella sua offensiva totale, il presidente eletto minaccia l'uso della forza economica contro il Canada, altro Paese su cui ha mire espansionistiche, suscitando la reazione di Ottawa - "non faremo passi indietro". Trump alza al 5% l'asticella degli investimenti in difesa sul Pil per gli alleati Nato - obiettivo per l'Italia al momento irraggiungibile. Sul Medio Oriente, infine, l'impressione che la bilancia penda a favore di Israele, dopo che Trump ha ribadito la minaccia di scatenare l'inferno contro Hamas, qualora non dovesse rilasciare tutti gli ostaggi che ancora tiene reclusi.
8/1/2025
E' un Donald Trump a tutto campo quello che ieri, dalla Florida, ha terremotato le relazioni internazionali, scagliandosi sia contro i nemici tradizionali, sia -soprattutto- contro gli alleati europei e della Nato.
In una conferenza stampa organizzata nel giorno in cui il figlio Don era volato nella capitale groenlandese Nuuk con l'esplicita intenzione di provocare il Governo danese, Trump ha alzato la tensione: prima non ha escluso l'uso della forza militare contro la Danimarca -alleato Nato- per annettere la Groenlandia, poi ha minacciato dazi contro Copenhagen, lasciando intendere che le sue mire sull'Artico possono non essere una boutade. Trump ha ignorato le dichiarazioni della premier danese Frederiksen, che poche ora prima aveva affermato che la Groenlandia non è in vendita. Analoga subdola minaccia militare contro Panama, affinchè ceda il canale, che Trump sostiene essere gestito dalla Cina. E nella sua offensiva totale, il presidente eletto ha minacciato l'uso della forza economica contro il Canada, altro Paese su cui ha mire espansionistiche, suscitando la reazione di Ottawa - "non faremo passi indietro". Trump ha pure alzato al 5% l'asticella degli investimenti in difesa sul Pil per gli alleati Nato - obiettivo per l'Italia al momento irraggiungibile. Sul Medio Oriente, infine, l'impressione che la bilancia penda a favore di Israele, dopo che Trump ha ribadito la minaccia di scatenare l'inferno contro Hamas, qualora non dovesse rilasciare tutti gli ostaggi che ancora tiene reclusi.
7/1/2025
La diplomazia spericolata della seconda amministrazione Trump nei confronti dell'Europa, dopo l'antipasto del suo consigliere Musk e gli attacchi ai Governi britannico e tedesco, entra in una nuova fase, con la visita di Donald Trump junior, figlio del presidente eletto, in Groenlandia, territorio autonomo del Regno di Danimarca.
Che la prossima amministrazione statunitense abbia rimesso gli occhi su un territorio cruciale per la sua posizione geografica e ricco di terre rare, arrivando a proporne l'acquisto a Copenhagen, non è un mistero. Tuttavia, la visita giornaliera di Trump junior assume i contorni della provocazione. Una provocazione amplificata poche ore dopo dal padre, che in una lunga conferenza stampa in Florida ha toccato anche questo tema, rimanendo prima ambiguo su un possibile uso della forza militare per annettere la Groenlandia - inizialmente l'ha esclusa, poi però si è mostrato possibilista, poi ha detto di valutare dazi contro la Danimarca. Ricorrendo dunque alla minaccia commerciale. Stavolta la provocazione pare aver oltrepassato il limite, se la premier danese Frederiksen è dovuta intervenire pubblicamente, per ribadire che la Groenlandia appartiene ai groenlandesi, e non è in vendita. Tuttavia, la tensione politica corre sottotraccia, con il premier groenlandese Egede che a fine anno ha nuovamente accennato alla possibilità di un referendum sull'indipendenza già in primavera, che potrebbe sancire il distacco dalla Danimarca.
7/1/2025
La diplomazia spericolata della seconda amministrazione Trump nei confronti dell'Europa, dopo l'antipasto del suo consigliere Musk e gli attacchi ai Governi britannico e tedesco, entra in una nuova fase, con la visita di Donald Trump junior, figlio del presidente eletto, in Groenlandia, territorio autonomo del Regno di Danimarca.
Che la prossima amministrazione statunitense abbia rimesso gli occhi su un territorio cruciale per la sua posizione geografica e ricco di terre rare, arrivando a proporne l'acquisto a Copenhagen, non è un mistero. Tuttavia, la visita giornaliera di Trump junior assume i contorni della provocazione. A sostenerlo dalla Florida con una raffica di messaggi social il padre, che ha scritto, tra l'altro: "l'accoglienza è stata ottima. Questo è un accordo che deve realizzarsi. Rendere la Groenlandia di nuovo grande!" Atteggiamento da businessman, più che da politico. Stavolta la provocazione pare aver oltrepassato il limite, se la premier danese Frederiksen è dovuta intervenire pubblicamente, per ribadire che la Groenlandia appartiene ai groenlandesi, e non è in vendita. Tuttavia, la tensione politica corre sottotraccia, con il premier groenlandese Egede che a fine anno ha nuovamente accennato alla possibilità di un referendum sull'indipendenza già in primavera, che potrebbe sancire il distacco dalla Danimarca.
27/12/2024
Il dado è tratto. Come previsto, il presidente tedesco Steinmeier ha dissolto il Bundestag, fissando elezioni anticipate per il 23 febbraio.
Una mossa inevitabile, dopo il voto di sfiducia di metà dicembre contro il Governo Scholz, un esecutivo ormai privo di una delle sue tre gambe, quella liberale, e per questo impossibilitato a governare fino alla scadenza naturale del mandato, a settembre. Dopo l'annuncio formale, Steinmeier non ha risparmiato un avvertimento, in vista di una campagna elettorale che si annuncia agitata, sull'onda della crescita annunciata del partito di estrema destra Afd. "Spero che la campagna sarà condotta con mezzi equi e trasparenti", ha detto Steinmeier, memore anche del recentissimo caso rumeno, con le elezioni presidenziali annullate per le pesanti interferenze condotte sui social media. "L'influenza esterna è un pericolo per la democrazia: sia quando è nascosta, come di recente nelle elezioni in Romania, sia quando è aperta e palese, come avviene attualmente in modo intenso sulla piattaforma X", ha affermato Steinmeier, con un riferimento indiretto all'endorsement da parte del proprietario di X Elon Musk in favore dell'estrema destra. Steinmeier ha infine auspicato che la prossima campagna elettorale renda visibile la forza della democrazia tedesca. Nei sondaggi, la Cdu di Merz è data ampiamente in testa, con il 31%. Al secondo posto proprio l'Afd al 19%, terzi i socialdemocratici del cancelliere Scholz al 17%.
20/12/2024
E' scontro tra il Consiglio d'Europa e il presidente del Senato La Russa sul ddl Sicurezza italiano, finito nel mirino dell'istituzione di Strasburgo, che chiede una modifica sostanziale del testo in discussione al Senato.
In una lettera il Commissario per i Diritti Umani, Michael O' Flaherty, contesta il fatto che diversi articoli del ddl "restringono il diritto a manifestare ed esprimersi pacificamente". Per questo i senatori dovrebbero astenersi dall'adottarlo, scrive, a meno che il testo non venga modificato, al fine di garantirne la conformità agli standard del Consiglio d'Europa. O' Flaherty critica la picconata normativa al diritto di espressione e assemblea pacifica, pietre angolari della società democratica, che vede messe a rischio. "Ogni restrizione di questi diritti deve essere normata, necessaria, proporzionata, non discriminatoria e soggetta a revisione indipendente dell'autorità giudiziaria. Non può essere usata per minare l'essenza del diritto alla protesta o per criminalizzare i manifestanti pacifici", scrive, precisando che la discrezionalità dei Paesi membri non può considerarsi illimitata e la vaghezza dei reati introdotti in sei articoli del disegno di legge può porre le basi per una loro applicazione arbitraria e sproporzionata. Il presidente del Senato La Russa, dopo aver girato la missiva al Ministro per i Rapporti col Parlamento Ciriani, ha attaccato la lettera, definendola una "inaccettabile interferenza nei lavori parlamentari". Non ha però commentato nel merito sui punti incriminati.
20/12/2024
Dura accusa del Consiglio d'Europa all'Italia, in merito al DDL Sicurezza. A metterlo nero su bianco una lettera inviata al presidente del Senato La Russa.
Il DDL Sicurezza italiano finisce sotto la lente di ingrandimento del Consiglio d'Europa, che chiede una modifica sostanziale del testo, attualmente in discussione al Senato. In una lettera del Commissario per i Diritti Umani dell'organizzazione con sede a Strasburgo, Michael O' Flaherty, viene contestato il fatto che diversi articoli del ddl "restringono il diritto a manifestare ed esprimersi pacificamente". Per questo i senatori dovrebbero astenersi dall'adottarlo, a meno che non venga modificato, al fine di garantire che sia conforme agli standard del Consiglio d'Europa in materia di diritti umani". O' Flaherty contesta la picconata normativa al diritto di espressione e assemblea pacifica, una pietra angolare della società democratica, che vede messi a rischio. "Ogni restrizione di questi diritti deve essere normata, necessaria, proporzionata, non discriminatoria e soggetta a una revisione indipendente dell'autorità giudiziaria. Non può essere usata per minare l'essenza del diritto alla protesta o per criminalizzare i manifestanti pacifici", scrive, precisando che la discrezionalità dei Paesi membri non può considerarsi illimitata e la vaghezza dei reati introdotti in sei articoli del disegno di legge può porre le basi per una loro applicazione arbitraria e sproporzionata. Laconica la risposta del presidente del Senato La Russa, che ha trasmesso la comunicazione al Ministro per i Rapporti con il Parlamento Ciriani e ai presidenti di Commissione.
20/12/2024
Forte determinazione europea sull'Ucraina, per consentire a Kiev di vincere una pace giusta. Ma il presidente Zelensky non crede a garanzie di sicurezza unicamente continentali, e invoca l'alleato americano.
Si chiude su questo doppio binario il primo vertice comunitario con istituzioni rinnovate, che ha avuto l'Ucraina al centro delle discussioni. "L'Unione è unita nel suo sostegno a Kiev, affinchè vinca una pace duratura, non una capitolazione, solo l'Ucraina può dare il via ai negoziati", dice il neopresidente europeo Costa, che sottolinea la determinazione dei 27 e invita a non speculare sugli scenari possibili ma a lavorare per rafforzare Kiev. Nelle conclusioni del vertice l'impegno continentale a versare oltre 30 miliardi complessivi in finanziamenti il prossimo anno, ma il presidente Zelensky fa capire che non basta. Le garanzie di sicurezza offerte dall'Europa da sole non sono sufficienti, questo il messaggio che recapita Zelensky senza giri di parole, tendendo la mano alla prossima amministrazione Trump, che intende portare dalla sua parte. Parole al vetriolo per Putin, che definisce un pazzo pericoloso, che ama uccidere. Ucraina a parte, il resto del summit ha toccato la questione migratoria, con l'annunciata riunione di dieci Paesi, tra cui l'Italia, che stanno indirizzando il lavoro della Commissione verso un modello più restrittivo - entro marzo la proposta di direttiva sui rimpatri, entro giugno i canoni per definire i Paesi sicuri di origine. Sulla nuova amministrazione Trump l'impegno europeo a lavorare in modo pragmatico. Infine, sulla Siria, canali diplomatici attivi con i nuovi padroni di Damasco, ma è presto per dire se le promesse di cambiamento sono reali.
19/12/2024
Le garanzie di sicurezza offerte dall'Europa non bastano da sole all'Ucraina. Porta un messaggio chiaro a Bruxelles il presidente Zelensky, davanti ai 27 leader che -oltre a ribadire il loro incrollabile sostegno a Kiev e a impegnare 30 miliardi complessivi nel 2025 per gli aiuti- non sembrano offrire quelle certezze di cui l'Ucraina ha bisogno per non soccombere.
Zelensky dà il benvenuto alla presidenza Trump e afferma che intende portare il futuro presidente dalla sua parte, sorvolando sulla sua imprevedibilità. Anche il premier polacco Tusk lancia un messaggio conciliante alla nuova amministrazione, "l'Europa ha bisogno di relazioni il più forti possibili con gli Stati Uniti per offrire reali garanzie di sicurezza" all'Ucraina, dice. Zelensky ha parole durissime per Putin, che prima definisce un nazista, poi un pazzo pericoloso, "un uomo che ama uccidere". Ed è tagliente anche verso i leader europei più filorussi, come l'ungherese Orban, che sventola un piano di tregua natalizia ma che Zelensky considera in rapporti troppo cordiali con Putin, e lo slovacco Fico, che chiede di prolungare oltre dicembre il transito di gas russo in territorio ucraino, facendo guadagnare a Mosca -secondo Zelensky- altri miliardi sul sangue e sulla pelle di Kiev. Le nuove sfide geostrategiche, su tutte Trump, Cina, Brexit e Medio Oriente, hanno animato il resto della giornata, insieme al tema migranti, affrontato anche durante un vertice mattutino dei Paesi più rigidi sul tema rimpatri, tra cui l'Italia.
19/12/2024
Il presidente ucraino Zelensky ha da poco concluso la sua conferenza stampa, al termine dell'incontro con i 27 leader. Un briefing dal quale sono emersi alcuni messaggi chiari.
Il primo è che Kiev non ritiene sufficienti le garanzie di sicurezza fornite dalla sola Europa, servono anche quelle statunitensi e quindi serve l'appoggio della presidenza Trump. In una parola, serve la Nato. Successivamente, Zelensky è stato più esplicito, affermando che vuole Trump dalla sua parte. Non è stato molto dettagliato, volutamente, sul tipo esatto di garanzie di sicurezza che l'Ucraina chiede, ma ha ribadito la necessità di avere almeno 19 sistemi di difesa aerea operativi. Anche sulla richiesta slovacca di prolungare il transito di gas russo attraverso il territorio ucraino, in vista della scadenza di fine mese, Zelensky è stato chiaro: non sarà prolungato, "non daremo la possibilità" a Mosca "di guadagnare altri miliardi sul nostro sangue e sulla pelle degli ucraini". Molto duro Zelensky è stato nei confronti di Putin, che ha definito pazzo e pericoloso, "un uomo che ama uccidere", lo ha definito. E duro è stato anche verso il premier ungherese Orban e la sua presunta tregua di Natale: il presidente ucraino ha definito un po' troppo cordiali i rapporti Orban-Putin e ha chiarito che ogni tregua deve indicare in modo chiaro cosa accadrà dopo sul futuro dell'Ucraina.
19/12/2024
C'è attesa per il risultato delle discussioni sull'Ucraina, a conclusione della due giorni del presidente Zelensky nella capitale belga. Tra i primi ad arrivare al summit questa mattina proprio Zelensky.
"Dobbiamo contare ancora sull'unità tra gli Stati Uniti e l'Europa. È molto difficile sostenere l'Ucraina senza l'aiuto dell'America. Ed è di questo che parleremo con il presidente Trump quando sarà alla Casa Bianca", ha detto Zelensky, che ha stilato un elenco di priorità: rafforzare la protezione del settore energetico, aumentare la produzione militare interna e mettere in sicurezza bambini e scuole. Il premier olandese Schoof, tra i pochi ammessi alla riunione Nato informale di ieri, ha detto che nessuna decisione è stata presa nell'incontro, non si è parlato di negoziati di pace e l'unico Paese che ha il diritto di decidere a quali condizioni avviarli è l'Ucraina. Ma il tema vero è un altro: come garantire il sostegno a Kiev se gli Stati Uniti venissero meno, o riducessero aiuti e armamenti? Il premier filorusso ungherese Orban l'ha risposta ce l'ha ed è un presunto piano di pace, ma il suo invito a prendere o lasciare è troppo semplicistico e irricevibile per Kiev. Da segnalare anche che la Commissione ha deciso di mettere a disposizione dell'Ucraina un prestito di assistenza macrofinanziaria di 18,1 miliardi di euro. Verrà erogato a rate nel corso del 2025. Gli altri temi sul tavolo sono il dossier migranti, qui l'Italia ha un grosso interesse e non è un caso che questa mattina abbia riunito il gruppo dei cosiddetti falchi, dieci Paesi cioè che spingono per un approccio europeo più rigido. Anche stavolta era presente la presidente della Commissione Von Der Leyen, che ha confermato che presenterà la proposta di un nuovo quadro giuridico sui rimpatri in primavera. Roma ha riproposto il modello Albania, fin qui però fallimentare, e più in generale la creazione di hub di rimpatrio in Paesi terzi. Il tema passerà pomeriggio all'esame dei 27, preceduto però da una discussione geostrategica sui rapporti con gli Stati Uniti di Trump, l'espansionismo cinese e il reset post-Brexit. Medio Oriente e Siria chiuderanno la discussione stasera: sarà importante definire i rapporti coi nuovi padroni a Damasco. Non è in agenda, ma emerge da Bruxelles il tema della crisi dell'industria automobilistica, con la Commissione che annuncia un dialogo sul suo futuro a gennaio e il cancelliere tedesco Scholz, già in campagna elettorale, che attacca a testa bassa l'ipotesi di multe contro i costruttori per il mancato rispetto dei limiti di emissioni.
19/12/2024
L'Ucraina è al centro dei lavori questa mattina al summit europeo. Arrivando al vertice, il presidente Zelensky ha sottolineato l'importanza dell'unità tra Stati Uniti ed Europa.
"È molto difficile sostenere l'Ucraina senza l'aiuto dell'America. Ed è di questo che parleremo con il presidente Trump quando sarà alla Casa Bianca", ha detto Zelensky, a Bruxelles da ieri per incontri strategici sul futuro del conflitto - la cena con alcuni leader Nato è stata il prologo al vertice odierno. Di Ucraina ha parlato anche l'Alta Rappresentante Kallas. "La Siria ci mostra come la Russia non sia invincibile, non dobbiamo sottostimare il nostro potere", ha detto Kallas, secondo cui spingere troppo presto per trattative di pace potrebbe rivelarsi un cattivo affare per Kiev. Il tema migranti sarà discusso invece nel pomeriggio, ma già questa mattina la premier Meloni e altri nove leader europei si sono riuniti al margine del vertice, nel giorno in cui Roma è stata bacchettata dalla Corte Europea in una sentenza relativa ai trasferimenti, relativa a un caso in cui li aveva sospesi per carenze sistemiche nelle strutture di accoglienza. Se la presidente della Commissione Von Der Leyen, presente all'incontro, ha ribadito la presentazione di una proposta ad hoc sui rimpatri in primavera, la premier ha riproposto il modello Albania, fin qui però fallimentare, e più in generale la possibile creazione di hub di rimpatrio in Paesi terzi. Esaminata anche la possibilità di lavorare con l'Onu per incrementare i rimpatri volontari assistiti.
19/12/2024
Il primo summit europeo a istituzioni completamente rinnovate si annuncia -almeno sulla carta- potenzialmente indolore e senza grandi attriti in vista. Il metodo introdotto dal neopresidente del Consiglio Costa prevede una discussione sostanzialmente geostrategica, senza vere e proprie decisioni operative, con un solo giorno di vertice e bozza finale già preparata in anticipo.
Spazio dunque alle grandi crisi e a come affrontarle, partendo già questa mattina con l'Ucraina, alla presenza del presidente Zelensky. La discussione informale di ieri sera, ristretta ai pesi massimi Nato per evitare la presenza di leader filorussi e per questo considerati poco affidabili, come l'ungherese Orban e lo slovacco Fico, dovrebbe aver spianato la strada alla discussione sul futuro del conflitto e sul ruolo europeo nell'Alleanza Atlantica, in vista anche del ritorno di Trump alla Casa Bianca. Proprio la variabile Trump, insieme ad altre sfide geopolitiche, come i rapporti con la Cina e Gran Bretagna post-Brexit, animeranno le discussioni a pranzo, prima di cedere il passo al rebus allargamento, con le variabili contrapposte Moldavia e Georgia. L'immigrazione sarà un tema centrale del vertice - a margine si terrà anche un incontro degli undici Paesi cosiddetti "falchi", l'Italia è tra questi, per approfondire il tema rimpatri e centri di rimpatrio nei Paesi terzi. La cena infine sarà tutta dedicata al Medio Oriente, con in primo piano il cambio di regime in Siria e quali rapporti intrattenere con i nuovi padroni di Damasco.
18/12/2024
E la questione siriana, come avete appena ascoltato, sarà uno dei temi al centro del summit europeo in programma domani a Bruxelles. L'Europa nelle ultime ore si è mossa sullo scacchiere diplomatico.
E' tornata ieri in Turchia in perfetta solitudine, seppellendo la diarchia con l'allora presidente europeo Michel all'origine dello scandalo Sofagate, la presidente della Commissione Von Der Leyen, fresca di riconferma. Avocando a sè la politica estera comunitaria, Von Der Leyen è andata a trattare la questione dei rifugiati siriani con l'uomo potente di Ankara, il presidente turco Erdogan. Un approccio pragmatico, quello della presidente della Commissione, che ha annunciato "un ulteriore miliardo di euro per il 2024" in favore della Turchia per gestire i rifugiati. Istruzione, sanità, migrazione e frontiere le aree di finanziamento, per le quali l'Europa ha già sborsato quasi dieci miliardi alla Turchia, in nome di un malcelato ricatto da parte di Ankara di riaprire i corridoi dei migranti verso l'Occidente. Erdogan, non contento, vuole che l'Europa finanzi anche i rimpatri dei profughi siriani a Damasco, che l'Onu stima in un milione di persone da qui a giugno. Al di là dei migranti, esiste una questione di rapporti tra l'Europa e la nuova Siria. La nuova Alta Rappresentante Kallas ha anticipato che Bruxelles è pronta a riaprire la sua delegazione a Damasco, ad aumentare la sua assistenza umanitaria e a rivedere il regime di sanzioni. Mano tesa ai nuovi governanti, fin qui classificati come organizzazione terrorista, con cui l'Unione manterrà contatti attraverso la delegazione in Libano. Nella bozza di conclusioni del summit di domani, i 27 dovrebbero ribadire l'importanza di un processo "inclusivo e guidato dai siriani", del mantenimento dell'integrità territoriale e della sovranità della Siria. Attenzione particolare al processo di transizione.
18/12/2024
L'Europa focalizza il suo lavoro sulla Siria, in vista del summit in programma domani a Bruxelles. La presidente della Commissione Von Der Leyen è volata ieri in Turchia per un faccia a faccia col presidente turco Erdogan, uno dei grandi vincitori del cambio di regime a Damasco.
Von Der Leyen ha annunciato "un ulteriore miliardo di euro per il 2024" in favore della Turchia per la gestione dei rifugiati. I fondi sosterranno "l'istruzione e la sanità, la gestione della migrazione e delle frontiere, compresi i rimpatri volontari dei rifugiati siriani", ha sottolineato von der Leyen, che ha precisato: gli aiuti potranno essere adattati all'evoluzione degli eventi sul campo. Erdogan, che proprio sui rifugiati siriani non ha esitato a ricattare l'Europa nell'ultimo decennio, aveva poco prima aumentato il conto, dichiarando che Ankara si aspetta un sostegno economico dall'Unione per rimpatriare i profughi siriani che vivono nel Paese, 3 milioni di persone. L'Onu stima che un milione di loro potrebbe tornare a casa entro giugno. La presidente della Commissione ha anche annunciato che a metà marzo Bruxelles presenterà una proposta di quadro legislativo più rigoroso in materia di rimpatri. La nuova Alto Rappresentante Kallas, parlando all'Europarlamento, ha anticipato che l'Europa è pronta a riaprire la sua delegazione a Damasco, ad aumentare la sua assistenza umanitaria e a rivedere il regime di sanzioni.
17/12/2024
Diplomazia al lavoro sullo scacchiere siriano, con l'Europa che si mobilita in vista del vertice in programma giovedì a Bruxelles. La presidente della Commissione Von Der Leyen è volata in Turchia, avocando a sè un ruolo in politica estera, per un faccia a faccia col presidente turco Erdogan, uno dei grandi vincitori del cambio di regime a Damasco.
Von Der Leyen ha annunciato "un ulteriore miliardo di euro per il 2024" in favore della Turchia per la gestione dei rifugiati. I fondi sosterranno "l'istruzione e la sanità, la gestione della migrazione e delle frontiere, compresi i rimpatri volontari dei rifugiati siriani", ha sottolineato von der Leyen, che ha precisato: gli aiuti potranno essere adattati all'evoluzione degli eventi sul campo. Erdogan, che proprio sui rifugiati siriani non ha esitato a ricattare l'Europa nell'ultimo decennio, aveva poco prima presentato il conto, dichiarando che Ankara si aspetta un sostegno economico dall'Unione per rimpatriare i profughi siriani che vivono nel Paese, 3 milioni di persone. L'Onu stima che un milione di loro potrebbe tornare a casa entro giugno. La presidente della Commissione ha anche annunciato che a metà marzo Bruxelles presenterà una proposta di quadro legislativo più rigoroso in materia di rimpatri. La nuova Alto Rappresentante Kallas, parlando all'Europarlamento, ha anticipato che l'Europa è pronta a riaprire la sua delegazione a Damasco, ad aumentare la sua assistenza umanitaria e a rivedere il regime di sanzioni. Mano tesa insomma ai nuovi governanti, fin qui classificati come organizzazione terrorista, con cui l'Europa manterrà contatti attraverso la sua delegazione in Libano.
13/12/2024
"L'anno che volge al termine ha visto allargarsi il novero delle crisi su scala globale. Rilevazioni recenti fanno registrare ben 56 conflitti in atto - il più alto numero dal tempo della Seconda Guerra mondiale, in un contesto di generalizzato deterioramento delle condizioni di sicurezza", ha detto il presidente della Repubblica Mattarella, ricevendo al Quirinale il corpo diplomatico. Mattarella ha ribadito che il sostegno italiano all'Ucraina resta fermo e determinato. Il servizio.
E' uno sguardo critico a un mondo che cambia, ricco di moniti, quello che il presidente della Repubblica Mattarella lancia nel corso dell'incontro con il corpo diplomatico. L'Europa è sempre in primo piano. Da Mattarella un attacco al protezionismo, che tornerà presto in voga con la seconda presidenza Trump, che definisce una pretesa di autosufficienza che vorrebbe cancellare l'evoluzione del mondo degli ultimi tre secoli: il capo dello Stato prende una posizione precisa a favore del trattato commerciale Mercosur, definendolo un veicolo di pace. E poi c'è la crisi climatica, con Mattarella che sottolinea come l'esasperazione delle tensioni tra gli Stati non può farci distogliere lo sguardo dalla nostra casa comune, la Terra, dal suo stato di salute. Il capo dello Stato cita i recenti dati sul clima e le catastrofi come quelle di Valencia. "Occorrono sforzi comuni e rapidi che permettano di superare al più presto il divario tra ambizioni in termini di decarbonizzazione e capacità di attuazione. Occorre imprimere l'indispensabile accelerazione alla transizione energetica globale", dice, lanciando uno sguardo al tema dell'Intelligenza Artificiale, che -afferma- "pone sfide nuove". "Le scoperte e gli sviluppi in questo ambito non possono essere monopolio privato", avverte.
13/12/2024
La diplomazia occidentale si muove, mentre la situazione in Siria si sviluppa rapidamente dopo la caduta del regime di Assad. Lunedì i Ministri degli Esteri europei affronteranno il dossier, ma già ieri il G7 ha prodotto un comunicato, nel quale afferma il suo sostegno al popolo della Siria e a un processo di transizione politica inclusivo, nello spirito della risoluzione Onu.
Risuona l'invito a preservare l'integrità territoriale e nazionale, rispettando indipendenza e sovranità. Un solo riferimento all'ex-rais rifugiato a Mosca, laddove ci si augura che il passato regime sia ritenuto responsabile dei suoi crimini. A Damasco intanto è sia l'ora dell'orrore, con la scoperta di una fossa comune nei pressi della capitale contenente migliaia di corpi chiusi in sacchi di plastica bianca, sia del cambiamento, con il nuovo Governo che ha annunciato la sospensione della Costituzione e del Parlamento per tre mesi, per facilitare la transizione e riscrivere la carta fondamentale. Le manovre politiche e militari intorno non si fermano: Israele afferma di aver inflitto gravi danni agli armamenti strategici siriani, il presidente turco Erdogan tende la mano all'Unione Europea per la ricostruzione, mentre il segretario di Stato americano Blinken sottolinea l'importanza delle forze curde in Siria in funzione anti-Isis, proprio ora che Ankara muove un'offensiva contro di loro nel nord del Paese, per conquistare una strategica diga sull'Eufrate. E la Russia negozia con i nuovi padroni di Damasco per mantenere le due basi militari nel Paese.
12/12/2024
Sostegno del G7 al popolo della Siria e a un processo di transizione politica inclusivo, a guida siriana, nello spirito della risoluzione Onu. I Sette Grandi producono la prima dichiarazione dopo i drammatici avvenimenti del weekend, che hanno portato alla caduta del regime di Assad.
Risuona l'invito a preservare l'integrità territoriale e nazionale della Siria, rispettandone indipendenza e sovranità. L'impressione è che l'Occidente guardi ai nuovi padroni a Damasco con un misto di mano tesa e sospetto, laddove pone come precondizione l'inclusività del nuovo esecutivo e il rispetto dello stato di diritto e dei diritti umani. Un solo riferimento all'ex-rais rifugiato a Mosca, laddove ci si augura che il passato regime sia ritenuto responsabile dei suoi crimini. A Damasco è l'ora dell'orrore, con la scoperta di una fossa comune nei pressi della capitale contenente migliaia di corpi, chiusi in sacchi di plastica bianca - il tutto filmato dall'emittente Al Jazeera, che sostiene si tratti di prigionieri politici torturati e uccisi. Il nuovo Governo ha annunciato la sospensione della Costituzione e del Parlamento per tre mesi, per facilitare la transizione e riscrivere la carta fondamentale, mentre c'è tensione nella parte nord del Paese, dove le forze turche e filoturche starebbero portando avanti un'offensiva contro quelle curde, che controllano l'area. L'obiettivo sarebbe la presa della diga di Tishrin, sul fiume Eufrate. Le forze curdo-siriane hanno intanto teso la mano ai ribelli islamisti che hanno preso il potere, dicendosi parte della nuova Siria unita.
9/12/2024
E' un terremoto geopolitico sullo scacchiere mediorientale quello scatenato dalla caduta del regime siriano.
"Finalmente il regime di Assad è caduto. Questa è un'opportunità storica per il popolo siriano", ha dichiarato il presidente americano Biden dalla Casa Bianca. Biden ha annunciato che Washington lavorerà con i partner per cogliere le opportunità apertesi a Damasco e contenere i rischi. Più indecifrabile il suo successore Trump, che da gennaio si troverà a gestire il dossier e che ieri ha attaccato la Russia, affermando che Mosca non aveva più interesse a proteggere Assad. Da ricordare che solo sabato Trump aveva scritto -riferendosi alla Siria- "questa non è la nostra battaglia". Ma sarà difficile per lui aggirare il problema. A proposito dei sostenitori del regime caduto, secondo il capo della diplomazia iraniana Araghchi il deposto presidente siriano "non ha mai chiesto" aiuto a Teheran, per combattere l'offensiva dei ribelli. Araghchi non ha nascosto la sua sorpresa per la "velocità" dell'offensiva. La Russia ha chiesto per oggi una riunione d'emergenza del Consiglio di Sicurezza Onu, dopo aver ottenuto dai ribelli siriani garanzie per le sue basi aeree e le missioni diplomatiche in Siria. Nelle capitali europee reazioni prevalentemente positive alla caduta di Assad, col dossier siriano che dovrebbe finire tra dieci giorni sul tavolo del Consiglio Europeo. "La fine della dittatura è uno sviluppo positivo e atteso da tempo. La nostra priorità è garantire la sicurezza nella regione", ha dichiarato la neo Alto Rappresentante Europea Kallas.
8/12/2024
La caduta del regime di Assad sta provocando un terremoto geopolitico nell'area mediorientale, come dimostrato dal susseguirsi di dichiarazioni, a partire proprio da uno dei maggiori sostenitori di Assad, l'Iran.
Il Ministero degli Esteri di Teheran ha dichiarato che rispetta l'unità e la sovranità nazionale di Damasco, chiedendo la fine rapida dei conflitti militari, la prevenzione di azioni terroristiche e l'avvio di un dialogo nazionale. Se l'Iraq osserva da vicino la situazione, il Re di Giordania Abdallah, sul cui confine nord si affaccia la Siria meridionale, chiede di evitare il caos nel Paese. "Oggi c'è speranza a Damasco", ha affermato il Ministro degli Esteri turco Fidan, che chiede una nuova amministrazione inclusiva, che non lasci spazio a vendette settarie. Ankara è preoccupata dalla possibile espansione territoriale dei curdi nel nord. Tra i grandi sconfitti, oltre all'Iran, la Russia, che ha messo in stato di massima allerta le sue basi militari nel Paese e chiede di evitare un'escalation della violenze. Fronte occidentale, se il presidente americano Biden afferma che la sua amministrazione sta monitorando da vicino gli eventi ed è in contatto costante con i partner regionali, è più esplicito il presidente eletto Trump: "Assad se ne è andato, il suo protettore, la Russia, non era interessato a proteggerlo ulteriormente", ha scritto. "La fine della dittatura di Assad è uno sviluppo positivo e atteso da tempo. La nostra priorità è garantire la sicurezza nella regione", ha dichiarato la neo Alto Rappresentante Europea Kallas.
8/12/2024
La diplomazia e la guerra in Ucraina si intrecciano con la cerimonia di riapertura della cattedrale di Notre Dame. Il vertice a tre fra il presidente francese Macron, padrone di casa, quello eletto americano Trump e l'ucraino Zelensky lascia aperti cauti spiragli di ottimismo in vista di gennaio, quando cambierà l'amministrazione a Washington.
L'Eliseo ha rilasciato una foto dell'incontro, con il commento di Macron: "proseguiamo l'azione comune per la pace e la sicurezza", ha scritto, dopo aver parlato di sfide comuni da affrontare col prossimo inquilino della Casa Bianca. Non è un mistero che il rapporto Macron-Trump sia sì stato segnato da alti e bassi, ma nel primo mandato il presidente francese abbia avuto relazioni decisamente migliori con il magnate statunitense, rispetto per esempio alla Germania, creando una sorta di canale preferenziale. Zelensky ha pubblicato una foto nell'atto di stringere la mano a Trump, definendo il summit informale "buono e produttivo. Vogliamo tutti finire questa guerra il prima possibile e nel modo giusto. Arrivare alla pace con la forza è possibile", ha scritto sui social. Il presidente ucraino, è stato reso noto ieri, è atteso a Bruxelles al vertice europeo del 19 dicembre su invito del neopresidente del Consiglio Costa, che nella lettera di presentazione del summit ha scritto: "il vertice costituisce un'importante occasione per inviare un messaggio univoco e inequivocabile da parte dell'Europa a sostegno di Kiev".
7/12/2024
Il maltempo mette lo zampino nella riapertura della cattedrale di Notre Dame: dopo le fiamme che hanno divorato uno di simboli di Parigi oltre cinque anni fa, la pioggia e le raffiche di vento attese oggi obbligheranno a tenere le celebrazioni all'interno della chiesa.
Francia sotto i riflettori del mondo, in una settimana burrascosa Oltralpe. Una quarantina i leader internazionali presenti, anche se l'attenzione sarà tutta per il presidente americano eletto Trump e quello ucraino Zelensky: da Kiev filtra l'indiscrezione che i due potrebbero incontrarsi, a conclusione di giorni di diplomazia sotterranea tra Ucraina e Stati Uniti. Mancherà a Parigi la presidente della Commissione Von Der Leyen, che ha dato un grande dispiacere al presidente francese Macron, finalizzando l'intesa commerciale Mercosur - "testo che resta inaccettabile allo stato attuale", fa filtrare l'Eliseo, facendo presagire battaglia in Europa sulla ratifica. Mercosur che rappresenta il male minore, se rapportato alla crisi politica che vive la Francia: ieri ha sorpreso l'incontro tra Macron e il leader socialista Faure, che ha aperto una breccia nel Nuovo Fronte Popolare. Faure ha tenuto a precisare che il PS non parteciperà ad un Governo guidato da una personalità di destra, ma il leader della France Insoumise Melenchon ha tagliato corto, affermando che i socialisti non hanno alcun mandato a parlare a nome della coalizione. Ricevuta anche la destra dei Republicains, il cui Ministro uscente Retailleau insiste che un compromesso con la sinistra è da escludere. Ad aggiungere incertezza la dichiarazione della leader di estrema destra Le Pen, che non esclude di votare un'altra mozione di censura contro il prossimo premier.
6/12/2024
Il giorno dopo il discorso presidenziale alla nazione, iniziano le consultazioni all'Eliseo per dare alla Francia un Governo in tempi rapidi, come promesso dallo stesso Macron.
La giornata è stata segnata dalla rottura a sinistra tra socialisti e il leader de La France Insoumise Melenchon, dopo che il segretario del PS Faure è stato ricevuto all'Eliseo. Precondizione per qualsiasi intesa è la richiesta di un premier di sinistra, secondo i socialisti, che ribadiscono che non parteciperanno in alcun caso a un Governo guidato da una personalità di destra. Melenchon non l'ha presa bene, affermando che il Partito Socialista non ha alcun mandato per parlare a nome del Nuovo Fronte Popolare. E se i rappresentanti del partito di Macron non si dicono contrari a un premier proveniente dalle file del centrosinistra, il Ministro dell'Interno uscente Retailleau, dei Republicains, chiude la porta ad ogni ipotesi di compromesso tra i due estremi del Parlamento. Chi torna a indurire i toni è la leader del Rassemblement National Le Pen, secondo cui il suo partito può votare senza problemi un'altra mozione di sfiducia. Le Pen che ha definito il discorso televisivo di Macron pericoloso. Le trattative sulla formazione del nuovo esecutivo si intrecciano con l'imminente riapertura della cattedrale parigina di Notre Dame, con il presidente americano Trump e quello ucraino Zelensky presenti, in quella che potrebbe essere un'occasione per un faccia a faccia trai due sulla guerra in Ucraina.
3/12/2024
Si è chiuso con uno sciopero di due ore per turno in nove stabilimenti sui dieci che Volkswagen possiede in Germania, e con la partecipazione di oltre un dipendente su due, il primo atto della mobilitazione sindacale promossa da IG Metall contro il piano di tagli agli stipendi e chiusura delle fabbriche, che il produttore automobilistico tedesco è pronto a mettere in campo per far fronte alla pesante crisi del settore.
"Chi ignora le maestranze, finisce col giocare con il fuoco, e sappiamo come una scintilla possa trasformarsi in fiamma", ha avvertito dal palco della manifestazione a Wolfsburg Thorsten Groeger, caponegoziatore dei metalmeccanici tedeschi. L'avvertimento è stato lanciato, con effetti negativi sulla produzione ieri che l'azienda sostiene di aver contenuto: i sindacati accettano il taglio degli stipendi come forma di sacrificio, per un risparmio di un miliardo e mezzo, ma si oppongono fermamente alla chiusura degli impianti, inclusa nel pacchetto di tagli più radicale dell'azienda, che punta a 4 miliardi. Al momento le parti restano distanti: i sindacati hanno avvertito che se il prossimo incontro, in programma tra una settimana, si risolvesse con un nulla di fatto, scatterà una escalation. La crisi che coinvolge la maggiore casa automobilistica tedesca si intreccia con la campagna elettorale, in vista delle elezioni in programma a fine febbraio: Spd e Verdi premono per sovvenzioni pubbliche all'industria, l'opposizione vuole invece tagliare la spesa statale.
2/12/2024
Il dado è tratto. La Francia si avvia verso una crisi al buio, con la quasi sicura caduta a metà settimana dell'esecutivo guidato da Michel Barnier.
A nulla è valso il tentativo in extremis dello stesso Barnier di trattare con l'estrema destra del Rassemblement National, rinunciando alla misura della sospensione dei rimborsi sui medicinali. Dopo la mano tesa, Barnier ha fatto ricorso allo strumento dell'articolo 49.3 della Costituzione, per far passare -senza il voto parlamentare- la legge sulla sicurezza sociale, un pilastro della manovra 2025. La mossa ha avuto la conseguenza di spianare la strada alla mozione di censura annunciata nei giorni scorsi dalla sinistra francese, alla quale -nel giro di pochi minuti- si è unita la stessa Le Pen, che non solo ha annunciato che l'estrema destra voterà la mozione di censura della sinistra, ma ne presenterà una sua. Barnier si è presentato all'Assemblea Nazionale, parlando di "momento della verità, che mette ciascuno di fronte alle sue responsabilità. Penso che i francesi non ci perdoneranno l'aver preferito gli interessi particolari al futuro della nazione", ha avvertito. A questo punto la politica transalpina entra in territorio inedito: dal '62 un Governo non cade a causa della sfiducia, e in quell'ipotesi l'esecutivo Barnier sarebbe il più breve della Quinta Repubblica. Resterebbe in pericoloso bilico la manovra, ma soprattutto si entrerebbe in uno scenario di caos politico: per legge non si può tornare alle urne prima di luglio, quindi la soluzione va cercata in un emiciclo frammentato, con le opposizioni che invocano le dimissioni dello stesso presidente Macron.
27/11/2024
Trentuno voti in meno rispetto a luglio, quando la sola presidente della Commissione Von Der Leyen ottenne il via libera per la riconferma superando la barriera simbolica dei 400 voti: alla prova dei fatti, e dopo settimane di duri negoziati segnati da scontri e veti incrociati, sono 370 gli eurodeputati che votano a favore dell'intero collegio, mentre 282 dicono no e 36 si astengono.
La base di consenso si allarga a parti dell'estrema destra, ma si frammenta nel nucleo duro della cosiddetta maggioranza europeista, con ampi settori di popolari, socialdemocratici e Verdi che si dissociano, rendendo i prossimi cinque anni potenzialmente imprevedibili, dal punto di vista politico. Tra gli eurodeputati italiani, Fratelli d'Italia vota a favore, ma spacca a metà il gruppo dei Conservatori. Divisi anche i Verdi, mentre il Pd vota sì, al pari della maggioranza dei Socialdemocratici. Situazione analoga per Forza Italia e Ppe, dove è il centrodestra spagnolo a votare contro. Lega, Sinistra e Cinque Stelle contrari, in linea con gli estremi dell'emiciclo. "Un bel giorno per l'Europa, il voto mostra la tenuta del centro", commenta Von Der Leyen dopo il disco verde, al termine di una mattina che non l'aveva vista brillare in termini di discorso programmatico. Secondo l'italiano Fitto, dal primo dicembre vicepresidente esecutivo della Commissione, l'Europa si trova di fronte a sfide cruciali e ora serve una prova di unità.
27/11/2024
Via libera formale del Parlamento Europeo alla Commissione Von Der Leyen 2, che passa con 370 sì, 282 no e 36 astenuti.
Per la presidente dell'esecutivo comunitario si tratta di ben 31 voti in meno, rispetto a luglio, quando l'emiciclo di Strasburgo votò solo su di lei, e l'OK arriva al termine di settimane convulse e travagliate, tra i veti reciproci dei maggiori gruppi europarlamentari, che hanno riguardato soprattutto le nomine dell'italiano Fitto e della spagnola Ribera, entrambi vicepresidenti esecutivi. Non un segnale di grande compattezza sulla base politica che accompagnerà Von Der Leyen in questa seconda legislatura, nonostante l'allargamento della sua base di voti all'estrema destra. Se andiamo a vedere come hanno votato i singoli gruppi, scopriamo che Fratelli d'Italia ha votato -come previsto- a favore, spaccando però a metà il gruppo dell'estrema destra dei Conservatori. Spaccati praticamente a metà anche i Verdi, la quasi totalità del PD italiano a votato a favore, mentre i Popolari spagnoli e parte dei socialdemocratici ha votato contro. La seconda Commissione Von Der Leyen entrerà in carica, lo ricordiamo, il primo dicembre.
26/11/2024
Via libera della Commissione Europea al piano di bilancio italiano, considerato in linea con le raccomandazioni comunitarie, sulla base del patto di stabilità riformato: per Roma l'OK si estende anche alla legge di bilancio 2025. Il Commissario all'Economia Gentiloni.
Più in generale, i piani a medio termine sono stati approvati per 21 Paesi su 22, con la sola eccezione dell'Olanda, il cui piano strutturale di bilancio non soddisfa i requisiti. L'Aja bocciata anche sulla manovra 2025. E in un inusuale ribaltamento di ruoli, sono proprio i Paesi frugali a presentare i conti più problematici per il prossimo anno: Germania, Estonia, Finlandia e Irlanda -tra gli altri- presentano una spesa netta superiore ai limiti consentiti. L'Italia, insieme a Francia, Spagna, Finlandia e Romania, ha ricevuto il sì europeo anche per un'estensione a sette anni del periodo di aggiustamento strutturale dei conti, anzichè i quattro previsti, a condizione che vengano realizzate le riforme e gli investimenti contenuti nei piani. "I progetti di bilancio 2025 mostrano che, in base alle nuove regole, il consolidamento non avviene a scapito degli investimenti. Allo stesso tempo, dobbiamo rimanere agili e pronti a rispondere a choc inattesi", ha aggiunto Gentiloni, che è tornato a sostenere l'ipotesi di eurobond nel settore della difesa.
26/11/2024
Potrebbe essere il giorno decisivo, quello odierno, per l'annuncio dell'atteso cessate il fuoco tra Israele ed Hezbollah. Cruciale sarà la riunione del gabinetto di sicurezza politica israeliano, che si incontrerà nel pomeriggio in quello che si annuncia già come un lungo confronto.
Ad aggiungere mistero ad un'intesa da settimane in gestazione, le voci secondo cui già nella tarda mattinata di oggi i presidenti americano Biden e francese Macron, i due leader mondiali più coinvolti nelle trattative, potrebbero procedere con l'annuncio formale. Secondo indiscrezioni, il cessate il fuoco dovrebbe avere una durata di due mesi, prevedendo il ritiro delle forze israeliane dal sud del Libano e la fine della presenza di Hezbollah nell'area. La giornata di ieri è stata segnata da un cauto ottimismo, a partire proprio dalla Casa Bianca, dove il portavoce per la Sicurezza Nazionale Kirby ha affermato: "abbiamo raggiunto il punto che possiamo definire come più vicino, ma non possiamo ancora dire di essere al traguardo". Ottimismo che ha contagiato i Ministri degli Esteri G7, riuniti per la prima giornata di lavoro a Fiuggi, dedicata proprio al Medio Oriente. Il presidente di turno Tajani ha invitato a toccare ferro e a sperare che non si registrino marce indietro dell'ultimo minuto, anche se il lavorio diplomatico su cui si è concentrata l'Italia ha riguardato soprattutto il raggiungimento di una posizione unica sui mandati di arresto emessi dalla Corte Penale Internazionale contro il premier israeliano Netanyahu e l'ex-Ministro della Difesa Gallant, alla luce della cacofonia di voci emersa al proposito in Occidente.
22/11/2024
Nuova fuga in avanti dell'Ungheria, che provoca l'ennesima spaccatura del fronte europeo: il casus belli è il mandato d'arresto spiccato dalla Corte Penale Internazionale contro il premier israeliano Netanyahu e l'ex-Ministro della Difesa Gallant.
Budapest, presidente di turno dell'Unione, invita Netanyahu in Ungheria, garantendo che non applicherà il mandato di arresto. Un annuncio che vale il ringraziamento del premier israeliano, ma che provoca l'ennesimo richiamo di Bruxelles: un funzionario europeo ha affermato che il mancato arresto "violerebbe gli obblighi legali internazionali e la posizione dell'Unione sulla Corte penale internazionale". Al di là delle provocazioni ungheresi, il caso mostra un'Europa divisa: il Regno Unito fa sapere che "rispetterà i suoi obblighi legali". Più cauto il Governo tedesco, che prende atto della decisione della Corte. "Esamineremo coscienziosamente i passi da compiere", fa sapere Berlino, che al pari di Parigi non scopre le carte. In Italia la premier Meloni mantiene l'ambiguità, cercando di dare una linea in un Governo dove la Lega si è già lanciata in una fuga in avanti pro-israeliana: "approfondirò le motivazioni della sentenza, che dovrebbero essere sempre oggettive e non di natura politica. La presidenza italiana G7 intende porre il tema all'ordine del giorno della prossima ministeriale Esteri", dice Meloni. La Cina sollecita la Corte ad adottare e perseguire "una posizione oggettiva". La Russia definisce "insignificanti" le posizioni della Corte, rifiutandosi di commentarle, mentre l'Iran definisce il mandato di arresto la "fine e la morte politica" di Israele.
20/11/2024
Si è chiuso con l'appello del presidente brasiliano Lula ad affrontare con maggiore ambizione la crisi climatica un G20 avaro di risultati concreti, in un mondo che scivola sempre più nel baratro delle crisi.
"Non c'è più tempo da perdere", ha detto Lula, guardando a quanto accade a Baku in questi giorni e sperando di non dover presiedere una Cop30 il prossimo anno, trasformata in ultima spiaggia per evitare una crisi climatica irreversibile. Di qui la richiesta ai Paesi industrializzati di agire in fretta per anticipare i loro obiettivi di neutralità sul clima. Per il resto il documento finale rappresenta una lista di buoni propositi sulla tassa minima globale sui super ricchi, sulla riforma del Consiglio di Sicurezza Onu, su Ucraina e Medio Oriente. La pace giusta e duratura auspicata per Kiev scontenta aggressore e aggredito, con il Ministro degli Esteri russo Lavrov che accusa l'Occidente di volere l'escalation ma incassa il fatto che Mosca non viene mai nominata. Più irritato il presidente ucraino Zelensky, che denuncia il silenzio del summit sulla revisione della dottrina nucleare russa. Lato Italia, da registrare l'apprezzamento del presidente francese Macron per l'apparente cambio di rotta di Roma sulla firma del trattato Mercosur tra Europa e America Latina, a seguito delle dichiarazioni del Ministro dell'Agricoltura Lollobrigida. Parigi si oppone fermamente all'accordo. La premier Meloni intanto condivide la mossa americana di autorizzare l'utilizzo di missili contro la Russia, e ribadisce: "l'Italia resta al fianco di Kiev".
19/11/2024
L'emergenza climatica ha dominato la giornata conclusiva del G20 a Rio de Janeiro, con l'appello del presidente di turno, il brasiliano Lula, a fare presto per contrastare il cambiamento in atto.
"Non c'è più tempo da perdere", ha detto Lula, guardando a quanto accade a Baku in questi giorni e sperando di non dover presiedere una Cop30 il prossimo anno, trasformata in ultima spiaggia per evitare una crisi climatica irreversibile. Di qui la richiesta ai Paesi industrializzati di agire in fretta per anticipare i loro obiettivi di neutralità sul clima. Sulla guerra in Ucraina, il G20 finisce per non soddisfare nè aggressore nè aggredito: al di là della vaga dichiarazione finale per una pace giusta e duratura, il Ministro degli Esteri russo Lavrov accusa l'Occidente di volere l'escalation, mentre il presidente ucraino Zelensky denuncia il silenzio del summit sulla revisione della dottrina nucleare russa. Lato Italia, da registrare l'apprezzamento del presidente francese Macron per il cambio di rotta di Roma sulla firma del trattato Mercosur tra Europa e America Latina, a seguito delle ultime dichiarazioni del Ministro dell'Agricoltura Lollobrigida. Parigi si oppone fermamente all'accordo e l'Assemblea Nazionale terrà un dibattito in aula la prossima settimana. La premier Meloni da parte sua ha condiviso la mossa americana di autorizzare l'utilizzo di missili contro la Russia, in risposta alla crescente aggressività di Mosca. "Finché c'è una guerra in Ucraina noi saremo a fianco di Kiev", ha ribadito la premier.
19/11/2024
G20 in Brasile verso la conclusione, con la questione clima a farla oggi fa da padrone. Il presidente brasiliano Lula ha chiesto ai leader presenti a Rio De Janeiro di non rinviare al prossimo anno gli obiettivi in discussione in questi giorni a Baku. Sarà infatti proprio il Brasile ad accogliere nel 2025 i negoziati della Cop 30.
Più in generale, i 20 leader hanno dato il via libera alla dichiarazione finale, che include "l'alleanza globale contro la fame e la povertà, la Task Force su una mobilitazione globale contro i cambiamenti climatici e l'invito all'azione sulla riforma della governance globale". Generiche le conclusioni sull'Ucraina, con l'impegno a sostenere una pace globale, giusta e duratura, in perenne fotocopia quelle sul Medio Oriente, con la riaffermazione della soluzione dei due Stati. Fronte italiano, da registrare l'apprezzamento del presidente francese Macron per l'apparente nuova posizione italiana contro la firma del trattato Mercosur, a seguito delle ultime dichiarazioni del Ministro dell'Agricoltura Lollobrigida. Premier italiana che nel punto stampa ha condiviso la mossa americana di autorizzare l'utilizzo di missili contro la Russia, in risposta all'aggressività di Mosca. "Finché c'è una guerra in Ucraina noi saremo a fianco all'Ucraina", ha ribadito la premier, prima di riaffermare l'impegno del Governo sul nucleare da fusione, per un approccio pragmatico alla transizione energetica.
18/11/2024
A due mesi dalla fine del mandato presidenziale Joe Biden si lascia alle spalle ogni esitazione e autorizza l'Ucraina all'uso di missili a lungo raggio per colpire all'interno della Russia.
Un mutamento radicale della politica americana, che va incontro alle richieste del presidente Zelensky, che da mesi lamenta il fatto di doversi difendere -metaforicamente- con un braccio legato alla schiena, ma che allo stesso tempo segna un'escalation nel conflitto. Gli analisti interpretano la mossa americana come una reazione al dispiegamento di truppe nordcoreane al fronte. Kiev ha fatto filtrare che lancerà i suoi primi attacchi missilistici in territorio russo nei prossimi giorni. Intanto dopo il massiccio attacco con missili e droni lanciato nella notte tra sabato e domenica dalla Russia contro le infrastrutture ucraine, Kiev annuncia restrizioni energetiche a livello nazionale, per riparare i danni agli impianti energetici. In tutte le regioni black-out temporanei. E se la presidente della Commissione Von Der Leyen promette che l'Unione sarà al fianco di Kiev finchè servirà, più realista si rivela il premier canadese Trudeau, che ammette come un ritiro completo degli Stati Uniti sul fronte delle forniture militari con Trump non potrebbe essere compensato dal resto dei Paesi occidentali. Il cancelliere tedesco Scholz, dopo l'irritazione di Zelensky per la sua telefonata di venerdì con Putin assicura: senza Kiev nulla sarà deciso nell'ambito del conflitto. Oggi la guerra in Ucraina sarà tra i temi in agenda al Consiglio degli Affari Esteri europeo, che sarà seguito domani dal summit dei Ministri di Weimar, allargato a Regno Unito, Italia e Ucraina.
17/11/2024
Dopo il massiccio attacco lanciato dalla Russia contro l'Ucraina e le sue infrastrutture, Kiev annuncia restrizioni energetiche a livello nazionale, causate dai danni agli impianti energetici.
In tutte le regioni black-out temporanei, per permettere la riparazione delle strutture danneggiate da una delle ondate più violente di missili e droni lanciati dalla Russia. 120 missili balistici e da crociera, 90 droni di varia matrice, tra cui quelli iraniani, hanno colpito il territorio ucraino, facendo vittime tra Mikolayv e Odessa. E se la presidente della Commissione Von Der Leyen promette che l'Unione sarà al fianco di Kiev finchè servirà, più realista si dimostra il premier canadese Trudeau, che ammette come un ritiro completo degli Stati Uniti sul fronte delle forniture militari non potrebbe essere compensato dal resto dei Paesi occidentali. E il cancelliere tedesco Scholz, dopo l'irritazione del presidente ucraino Zelensky per la sua telefonata di venerdì con Putin assicura: senza Kiev nulla sarà deciso nell'ambito del conflitto. Proprio a Berlino si è svolta una manifestazione organizzata dalle principali figure dell'opposizione russa. Un migliaio le persone che hanno sfilato per il centro della capitale tedesca insieme a Yulia Navalnaya, Ilya Yashin e Vladimir Kara-Murza. La marcia si è conclusa davanti all'ambasciata russa. La settimana in arrivo si annuncia ricca di vertici diplomatici sull'Ucraina, a partire dal Consiglio degli Affari Esteri europeo, seguito subito dopo dal summit dei Ministri di Weimar, allargato a Regno Unito, Italia e Ucraina.
16/11/2024
Il futuro della guerra in Ucraina ondeggia tra la conferma del sostegno da parte degli alleati occidentali e la variabile Trump, che ha scompigliato le mappe.
Dopo la telefonata del cancelliere tedesco Scholz a Putin, criticata da Kiev per aver rotto il cordone sanitario diplomatico intorno al presidente russo, i leader G7 hanno prodotto una dichiarazione, nella quale affermano che dopo mille giorni di guerra la Russia resta l'unico ostacolo a una pace giusta e duratura. Di qui la conferma dell'impegno dei Sette Grandi a imporre gravi costi a Mosca attraverso sanzioni, controlli sulle esportazioni e altre misure. Una dichiarazione particolarmente apprezzata dal presidente ucraino Zelensky, che ha ringraziato i leader, ma che ha allo stesso tempo riposizionato la sua azione diplomatica. Da un lato, si è detto determinato a porre fine alla guerra con Mosca il prossimo anno attraverso mezzi diplomatici, dopo aver ammesso che la situazione sul fronte orientale si sta facendo complicata. Dall'altro, ha solleticato l'ego del prossimo presidente americano Trump, il cui piano di pace resta un enigma, affermando che il conflitto si chiuderà più rapidamente grazie alle politiche progettate dal suo team. Zelensky non vedrà Trump prima dell'avvio della sua presidenza a gennaio. Infine, la Russia ha ripreso a ricattare l'Europa usando l'arma del gas: fermati nel weekend i rifornimenti di Gazprom all'Austria, ma Vienna afferma che le riserve sono sufficientemente piene. "L'Europa è unita nel sostenere l'Austria", ha affermato la presidente della Commissione Von Der Leyen.
14/11/2024
Nuova Commissione Europea ancora in stallo, mentre la maggioranza europeista all'Europarlamento si spacca un'altra volta, lasciando presagire settimane difficili a Strasburgo.
Al di là dell'invito alla calma lanciato dalla presidente dell'Europarlamento Metsola, che ha ricordato come manchino quasi due settimane al voto in plenaria del 27 novembre sull'intera Commissione, per consentire all'esecutivo Von Der Leyen 2 di entrare in carica il primo dicembre, la frattura tra Socialisti, Liberali e Verdi da una parte e Popolari dall'altro appare sempre più profonda. L'iniziale e blanda minaccia di veto del centrosinistra contro la promozione dell'italiano Raffaele Fitto alla vicepresidenza esecutiva si è trasformata -a inizio settimana- in un attacco frontale del centrodestra contro la Commissaria spagnola designata Ribera - attacco eseguito su preciso mandato del Pp iberico, impegnato a deviare le pesanti responsabilità del suo presidente valenciano nelle alluvioni che hanno causato oltre 200 vittime. I veti incrociati hanno a quel punto fatto esplodere il confitto, esacerbato dall'ennesimo voto in plenaria dei Popolari in tandem con l'estrema destra. Oggetto del contendere stavolta la modifica del regolamento sulla deforestazione, appena approvato, uno dei perni del Green Deal: Ppe, Conservatori, Patrioti ed Europa delle Nazioni hanno votato emendamenti per annacquare alcuni punti della norma, come ad esempio l'introduzione di un gruppo di Paesi considerati "senza rischio", anzichè limitarsi a rinviare di un anno l'implementazione degli obblighi di legge, come concordato col centrosinistra.
12/11/2024
Attesa per l'audizione questa mattina, dalle 9 alle 12, del vicepresidente designato della Commissione Europea Raffaele Fitto, al centro dei negoziati tra le forze europarlamentari per evitare una paralisi delle nomine a Bruxelles.
E venne il giorno di Raffaele Fitto. Il Commissario italiano designato affronta l'audizione al Parlamento Europeo, con il centrosinistra che minaccia le barricate. Fino alla serata di ieri sono proseguite le trattative per cercare di evitare lo scontro totale sulle sei vicepresidenze esecutive della seconda Commissione Von Der Leyen, le cui audizioni sono tutte in calendario oggi. Il nodo politico ruota intorno al candidato italiano: non tanto per la personalità di Fitto in sè, nota da anni nei corridoi europarlamentari, quanto per la sua appartenenza a Fratelli d'Italia e ai Conservatori Europei, forza che gravita nell'area della destra estrema comunitaria e che si colloca al di fuori della maggioranza europeista. I Socialisti europei si dicono contrari alla vicepresidenza esecutiva, facendo filtrare la richiesta di un declassamento a semplice Commissario per la Coesione e le Riforme: così la pensano anche Liberali, Verdi e Sinistra. A favore di Fitto sono invece, oltre alla sua famiglia politica, i Popolari Europei, forza di centrodestra che rappresenta la maggioranza relativa a Strasburgo e che vanta il maggior numero di Commissari. Uno scenario simile potrebbe però causare una reazione a cascata sui candidati vicepresidenti socialisti e liberali, su tutti la potente spagnola Ribera e il francese macroniano Sejournè. Portando ad uno scontro nucleare che potrebbe paralizzare le nomine più importanti. Fonti di Fratelli d'Italia ieri hanno attaccato la linea del Pd e il suo peso nei Socialisti, chiedendo ai Dem italiani di farsi valere e difendere l'interesse nazionale.
6/11/2024
Voto popolare e Stati in bilico: su questi due fattori, secondo una prima analisi dei dati, si è giocata l'elezione di Donald Trump. Il dato che salta all'occhio è che -a differenza di otto anni fa, quando Trump vinse i collegi elettorali ma perse nei voti totali contro Hillary Clinton- questa volta la vittoria è stata legittimata anche dai grandi numeri.
Circa cinque milioni di americani in più hanno votato per lui, rispetto a quelli che hanno scelto Kamala Harris. L'altro fattore-chiave è geografico e si chiama Blue Wall: quel conglomerato di Stati nel nord-est, una Rust Belt che Biden era riuscito a riportare all'ovile quattro anni fa, ma che ha nuovamente invertito la marcia. Quando Trump si è aggiudicato Ohio e Pennsylvania, conservando un buon vantaggio in Michigan e Wisconsin, è stato chiaro che le possibilità di vittoria di Kamala Harris si erano azzerate, in una replica del KO di Hillary Clinton. Infine, terzo fattore da prendere ancora con le molle: i gruppi sociali che hanno fatto pendere la bilancia verso Trump. Secondo la Cnn, gli elettori più giovani hanno fatto registrare un movimento a favore di Trump, solo parzialmente recuperato da un ritorno della fascia senior verso Harris. Sempre secondo la Cnn, le donne hanno scelto Harris e gli uomini Trump, gli elettori maschi ispanici hanno fatto registrare una decisa sterzata verso Trump, che ha ripreso il controllo dell'America rurale, precedentemente sedotta da Joe Biden. Infine, Trump ha attirato più nuovi elettori di Harris - l'ultimo fattore-chiave.
4/11/2024
E' una settimana-chiave quella che si apre oggi in Europa, pur all'ombra di elezioni americane che -inevitabilmente- terranno indaffarati anche i politici del Vecchio Continente.
Oggi all'Eurogruppo si comincerà a parlare di leggi di bilancio, con l'Italia e il Ministro Giorgetti che guardano alla scadenza di fine mese per l'atteso giudizio della Commissione Europea sulla manovra. L'obiettivo è ottenere il via libera per l'estensione a sette anni, anzichè quattro, nel percorso di risanamento dei conti, per riportare il deficit all'interno dei parametri di Maastricht. Sempre oggi iniziano le audizioni dei futuri Commissari europei, con i primi quattro a finire sulla graticola delle Commissioni europarlamentari: un processo che durerà una settimana e che si concluderà martedì 12, quando sarà audito tra gli altri l'italiano Fitto, nel mirino del centrosinistra europeo per la sua carica di vicepresidente esecutivo, giudicata non adatta a causa della sua provenienza politica. Possibili delle bocciature, ma conteranno anche i calcoli di convenienza politica dei vari gruppi europarlamentari. Infine, giovedì e venerdì l'apice della settimana, con la riunione informale dei 27 leader a Budapest. In Ungheria, ospiti di Viktor Orban, il leader più antieuropeo del Continente, a farla da padrone saranno le ripercussioni delle elezioni americane, soprattutto in caso di vittoria di Trump, ma non solo: la dichiarazione di Budapest, base del patto europeo per la competitività proposto dai rapporti Draghi e Letta, raccoglie al momento più divisioni che consensi.
4/11/2024
La giornata della rabbia. Improvvisa, non annunciata, è tracimata come le onde di fango che solo cinque giorni prima si erano portate via centinaia di vite, riversandosi sulle autorità che -nella giornata di ieri- hanno visitato i luoghi della tragedia nella Comunidad Valenciana.
Il re Felipe e la regina, il premier Sanchez e anche il presidente regionale Mazon, l'uomo che ha sottovalutato il pericolo. Scene mai viste, quelle che hanno avuto come protagonista il re a Paiporta, una delle località più colpite in termini di vittime: accolto con lanci di fango e apostrofato al grido di "assassino", mentre lui si aggirava incredulo e cercava di parlare con gli abitanti. I quali gli hanno urlato in faccia il proprio dolore, accusando le autorità di essere state abbandonate. Senza alcuna riverenza. Insulti anche per la regina, visibilmente sotto choc. I reali hanno dovuto sospendere il programma della visita. Contro il premier Sanchez invece si è sfiorata l'aggressione fisica, anche se in questo caso si indaga per un possibile agguato da parte dell'estrema destra locale, denominata Revuelta. Un bastone gli ha sfiorato la spalla, la sua auto è stata presa a calci da alcuni esagitati. L'estrema destra politica di Vox ha offerto patrocinio legale agli aggressori di Sanchez. Il meteo non ha aiutato: il ritorno delle precipitazioni in serata ha complicato e ostacolato i soccorsi, con un'allerta rossa per precipitazioni a sud di Valencia e diverse allerte arancioni nella regione. Ieri pomeriggio è finita sott'acqua anche la parte sud della Catalunya, in particolare l'area del Garraf, tra Sitges e Vilanova i la Geltrù.
3/11/2024
L'Europa riaccende i motori, in una settimana dominata dalle elezioni americane. L'Eurogruppo e l'Ecofin, cui prenderà parte il Ministro dell'Economia Giorgetti, rappresenteranno il primo vero test per la manovra, attesa al vaglio del Parlamento e già sotto la lente della Commissione Europea uscente, che fornirà il suo giudizio in merito entro la fine di questo mese, poco prima che entri in carica l'esecutivo Von Der Leyen 2.
Per Giorgetti il doppio appuntamento a Bruxelles con i colleghi titolari delle Finanze rappresenta la prima uscita europea dopo il varo del documento: Roma chiede sette anni, anzichè quattro, per risanare i conti sulla base delle nuove regole del patto di stabilità riformato, riportando nei parametri deficit e debito. Non sarà semplice, ma Roma non sarà l'unica osservata speciale, considerate le difficoltà nei conti che si trova a vivere la Francia e una Germania che -a dispetto del pareggio di bilancio scritto in costituzione- ha perso la rotta economica in vista dell'ultimo anno di difficile coabitazione nell'ormai disgregata coalizione semaforo. La settimana entrante vedrà anche l'inizio delle audizioni dei futuri Commissari Europei: i primi ad essere scrutinati dalle Commissioni dell'Europarlamento saranno lo slovacco Sefcovic, il maltese Micallef, il lussemburghese Hansen e il greco Tzitzikostas. L'italiano Fitto, nel mirino del centrosinistra per la sua appartenenza a Fratelli d'Italia, sarà sentito tra gli ultimi, martedì 12.
3/11/2024
C'è una tragedia nella tragedia, nel dramma che vive da martedì la regione di Valencia. Il luogo ha un nome preciso: centro commerciale di Bonaire.
Uno spazio enorme, con 123 negozi, 34 ristoranti e un multisala. Aperto fino all'1 di notte. Facile da raggiungere: è ubicato esattamente alle spalle dell'aeroporto di Manises. Un centro come ne conosciamo tanti, anche nelle nostre città. Martedì sera, dopo le 20, l'enorme parcheggio sottostante -con oltre cinquemila posti auto- è stato progressivamente invaso da tre metri d'acqua, detriti e fango. Le foto diffuse ieri mostrano l'imbocco del parking sotterraneo ancora allagato, con le idrovore che lentamente prosciugano l'area. Le forze dell'ordine hanno sigillato l'ingresso: si lavora nel totale silenzio, interrotto solo dal rumore delle macchine. I testimoni raccontano che martedì alcune centinaia di persone, vedendo salire rapidamente il livello dell'acqua, hanno cercato rifugio nel piano più alto di Bonaire, quello dei ristoranti e del cinema. Vi avrebbero passato la notte, salvando la propria vita. Altri, ignorando il livello del pericolo e gli avvertimenti degli addetti alla sicurezza, sono scesi nel parcheggio per mettere in salvo le auto e andarsene. Il timore è che, una volta reso accessibile l'ingresso del parcheggio, i soccorritori scoprano un enorme cimitero, con un numero estremamente elevato di vittime. Al momento incalcolabile.
26/10/2024
Dopo la richiesta di opt-out, al pari dell'Ungheria, dalle politiche migratorie europee, il nuovo Governo olandese di destra vara il primo giro di vite sull'immigrazione. Sentiamo cosa prevede.
E' un altro duro colpo allo spazio Schengen quello annunciato ieri dall'Olanda, all'interno del più drastico pacchetto di misure su migranti e rifugiati approvato dal Governo de L'Aja, dopo la svolta a destra alle ultime elezioni, che hanno visto l'estrema destra di Wilders trionfare. Oltre all'introduzione di controlli alle frontiere dalla fine del prossimo mese, che rappresentano dunque l'ennesimo caso di sospensione dello spazio europeo di libera circolazione, le misure che l'esecutivo dei Paesi Bassi sottoporrà al voto parlamentare includono l'abolizione della legge sulla distribuzione dei migranti e la dichiarazione di parti della Siria come sicure, in modo da poter negare il permesso di asilo ai siriani stessi. La misura sarà retroattiva, al fine di revocare i permessi già rilasciati. Tra le altre misure, anche l'introduzione di restrizioni ai ricongiungimenti famigliari. "Vogliamo rendere l'Olanda il meno attrattiva possibile per i migranti", ha dichiarato la Ministra per l'Asilo e la Migrazione Faber, del Partito per la Libertà del leader ultranazionalista Wilders. Con l'Olanda salgono a nove i Paesi che attualmente hanno in vigore restrizioni sulla libera circolazione nello spazio Schengen. Il caso più emblematico e recente è quello della Germania, ma anche l'Italia ha in atto una sospensione di Schengen sul confine con la Slovenia fino a metà dicembre.
24/10/2024
Per la prima volta nella sua storia l'Austria elegge un presidente del Parlamento di estrema destra, conseguenza diretta della vittoria del Partito della Libertà Fpoe alle elezioni di fine settembre.
Il 62enne Walter Rosenkranz è stato nominato con i voti del suo partito e quelli del centrodestra Oevp, 100 voti sui 162 risultati validi. La sua storia politica riporta però a galla fantasmi del passato, quando ha fatto parte di una confraternita studentesca, la Libertas, in odore di simpatie neonaziste. Anche per questo la comunità ebraica ha fatto sentire la sua indignazione. Oskar Deutsch, presidente dell'IKG, che rappresenta la comunità ebraica di Vienna, ha descritto Rosenkranz come una persona proveniente dal "campo revisionista", che "rende un vero e proprio omaggio ai criminali nazisti". Gli appelli a boicottare il suo nome avevano animato le ore precedenti il voto, tuttavia la nomina di un esponente Fpoe alla massima carica parlamentare era data quasi per scontata nei giorni successivi alle elezioni, in considerazione della prassi di affidare la carica ad un esponente del primo partito nelle urne. Ben diverso il discorso per la formazione del nuovo Governo: questa settimana il presidente Van Der Bellen ha tagliato fuori dal nuovo esecutivo proprio l'estrema destra, dopo aver appurato che nessuno schieramento vuole formare una coalizione con l'Fpoe. Incarico dunque affidato al cancelliere uscente Nehammer, dei Popolari, che sonderà una coalizione con i socialdemocratici e un junior partner tra Liberali e Verdi.
19/10/2024
Scontri in corso tra manifestanti anti G7 e forze di polizia nella centrale piazza Carità, a Napoli. I manifestanti si sono avvicinati alle forze dell'ordine ed hanno usato come scudo grossi manifesti di cartone, al di sopra dei quali hanno fatto volare pietre e bottiglie. La polizia ha risposto con fumogeni e poi con i manganelli. Intanto il vertice dei Ministri della Difesa ha prodotto dichiarazioni su Ucraina e Medio Oriente.
Arriva dal G7 Difesa un nuovo importante segnale sulla prospettiva occidentale dell'Ucraina: nel comunicato finale i Ministri della Difesa dei Paesi industrializzati hanno rimarcato il loro sostegno al cammino irreversibile di Kiev verso una piena integrazione euroatlantica, incluso l'ingresso nella Nato. Parole, quelle dei Sette, che arrivano da Napoli, e che chiudono una settimana nel corso della quale Kiev ha in realtà ottenuto ben poco, in termini di concessioni: la visita del presidente Zelensky a Bruxelles, con il suo piano per la vittoria, non ha fatto registrare progressi nè in sede Nato, in merito alla richiesta di ingresso, e men che meno in sede europea, con i 27 paralizzati dal veto ungherese sui finanziamenti e in attesa di notizie su chi sarà il nuovo leader a Washington, dopo le elezioni di novembre. Il G7 ha anche ribadito la richiesta di un cessate il fuoco a Gaza, accompagnato dal rilascio degli ostaggi, e ha espresso preoccupazione per gli eventi in Libano, in particolare per le minacce alla forza di sicurezza Unifil. Il Ministro della Difesa Crosetto ha messo in dubbio la sua visita in programma proprio in Libano e Israele, dopo gli ultimi sviluppi. Confermata invece la sua visita in Turchia.
18/10/2024
Il tour europeo di saluto del presidente americano Joe Biden passa da Berlino, dove Ucraina e Medio Oriente sono stati al centro del suo bilaterale con il cancelliere tedesco Scholz, allargatosi nelle ore successive al presidente francese Macron e al premier britannico Starmer.
"Grazie alla tua guida Putin ha fallito", ha detto Scholz al presidente americano, ricevendolo in cancelleria. Biden ha ringraziato, riaffermando la volontà di sostenere Kiev, nonostante il prezzo da pagare sia alto. Ma, ha osservato subito dopo, "il prezzo sarebbe ancora più alto in caso di vittoria di Putin". Il presidente uscente ha salutato gli alleati occidentali con un messaggio chiaro: occorre sostenere l'Ucraina di fronte ad un altro inverno che si annuncia duro, sia a livello militare, sia di assistenza alla rete energetica. E per farlo si fa sempre più pressante lo sblocco dei 50 miliardi di dollari in finanziamenti promessi a Kiev dal G7, attualmente bloccati in sede europea a causa del veto ungherese. Per il britannico Starmer, lo schieramento di truppe nordcoreane al fronte ucraino, se confermato, dimostrerebbe la disperazione russa. Sul dossier mediorientale, sia Starmer sia Scholz hanno concordato che l'uccisione del leader di Hamas Sinwar apre la strada ad una possibile intesa su tregua e rilascio dei prigionieri.
18/10/2024
Mantenere il sostegno a Kiev: il presidente americano Joe Biden arriva in Germania a poche settimane dalle elezioni presidenziali per lanciare un messaggio di unità contro l'aggressione russa.
"Abbiamo davanti a noi un inverno difficile e non possiamo cedere, non possiamo stancarci, dobbiamo continuare fornire il nostro sostegno fino a quando l'Ucraina vincerà una pace giusta", ha detto Biden a Berlino. "Grazie alla tua guida Putin ha fallito", ha detto Scholz al presidente americano ricevendolo in cancelleria. Biden ha ringraziato, riaffermando la volontà di sostenere Kiev, nonostante il prezzo da pagare sia alto. Ma, ha osservato, sarebbe ancora più alto in caso di vittoria di Putin. Sul tavolo della discussione lo scongelamento dei 50 miliardi di dollari in finanziamenti promessi a Kiev dal G7, attualmente bloccati in sede europea a causa del veto ungherese. Nei colloqui, cui si sono aggiunti nel primo pomeriggio il presidente francese Macron e il premier britannico Starmer, entrerà anche la questione mediorientale, dopo l'assassinio del leader di Hamas Sinwar. Secondo Scholz, la sua morte aumenta la possibilità di un'intesa per la tregua e il rilascio dei prigionieri.
18/10/2024
Mantenere il sostegno a Kiev: il presidente americano Joe Biden arriva in Germania a poche settimane dalle elezioni presidenziali per lanciare un messaggio di unità contro l'aggressione russa.
"Abbiamo davanti a noi un inverno difficile e non possiamo cedere, non possiamo stancarci, dobbiamo continuare fornire il nostro sostegno fino a quando l'Ucraina vinca una pace giusta", ha detto Biden a Berlino. "Un'Europa unita resta il compito del nostro tempo", ha aggiunto il presidente americano, ricordando il Muro che divideva l'attuale capitale tedesca. E proprio l'Ucraina, insieme al Medio Oriente, sono stati i temi al centro dell'incontro con il presidente tedesco Steinmeier, prima di un meeting faccia a faccia con il cancelliere tedesco Scholz, cui si uniranno nel pomeriggio il presidente francese Macron e il premier britannico Starmer. Con i tre la discussione verterà soprattutto sul conflitto in Ucraina e su come fornire a Kiev garanzie di sicurezza che possano consentirgli di superare i prossimi mesi, di fronte alla lenta ma costante avanzata russa sul fronte orientale. Per Biden il viaggio odierno rappresenta anche il saluto agli alleati occidentali, prima di cedere il testimone al prossimo presidente -o presidentessa- degli Stati Uniti.
18/10/2024
La svolta a destra sull'immigrazione in Europa arriva, ma la sua realizzazione pratica resta costellata di punti interrogativi.
"La discussione sugli hub di rimpatrio riguarda i migranti che non hanno diritto di restare. Ne abbiamo parlato, ci sono domande sul tavolo, ad esempio per quanto tempo possono essere detenuti, o cosa fare se un rimpatrio non fosse possibile", afferma a fine giornata la presidente della Commissione on Der Leyen, presente diverse ore prima alla riunione ospitata dall'Italia insieme ad altri dieci Paesi per promuovere soluzioni innovative. Sul tavolo pure la ridefinizione di Paesi terzi sicuri e la cooperazione con le organizzazioni umanitarie nei Paesi di partenza e transito. Nonostante l'opposizione di Spagna e Germania e le ambiguità francesi, le conclusioni del vertice includono un riferimento alla necessità di esplorare modalità innovative per contrastare la migrazione irregolare, unita alla richiesta -rivolta alla Commissione- di sottoporre con urgenza una proposta legislativa per facilitare, aumentare e accelerare i rimpatri. Dal summit anche l'indicazione implicita che l'Europa attenderà novembre, dopo le elezioni americane, per ricalibrare le sue strategie sull'Ucraina: la presenza del presidente Zelensky a Bruxelles, con il suo piano per la vittoria, non ha sbloccato i 50 miliardi di finanziamenti a Kiev, promessi dal G7 e ancora tenuti in ostaggio dall'Ungheria. Anche la richiesta di ingresso nella Nato resta per ora nel congelatore.
18/10/2024
I 27 Paesi europei approvano il testo delle conclusioni sulla migrazione, dopo una giornata passata a cercare soluzioni di compromesso.
Il risultato che salta all'occhio è l'inserimento di un riferimento alla necessità di esplorare modalità innovative per contrastare la migrazione irregolare, unita alla richiesta -rivolta alla Commissione- di sottoporre con urgenza una proposta legislativa per facilitare, aumentare e accelerare i rimpatri dall'Unione. Un primo accenno dell'idea di hub di rimpatrio in Paesi terzi, dove destinare i migranti che non hanno diritto all'asilo - progetto sul quale restano aperti molti punti interrogativi di fattibilità giuridica. Tra le righe, anche un inatteso sostegno implicito alla decisione polacca di sospendere il diritto d'asilo, come reazione di Varsavia all'utilizzo dei migranti come arma ibrida da parte di Russia e Bielorussia, e una leggera tirata d'orecchi alla Germania, dopo la sospensione di Schengen. Il vertice era iniziato con un focus sull'Ucraina, grazie alla presenza del presidente Zelensky, che ha presentato a Bruxelles il suo piano di pace. Tuttavia, i 15 punti di conclusioni del summit non vanno oltre il reiterato supporto a Kiev, la condanna di Mosca e dei suoi alleati unita alla minaccia di nuove sanzioni, e l'impegno a sbloccare i 50 miliardi di dollari di aiuti. La realtà però è che si aspetteranno le elezioni americane per procedere, adattandosi al nuovo contesto. Sul Medio Oriente infine, l'annuncio della morte di Sinwar indebolirà molto Hamas, secondo la presidente della Commissione Von Der Leyen.
17/10/2024
Preceduto dal primo vertice tra Unione Europea e Paesi del Golfo, si apre oggi a Bruxelles un summit europeo contrassegnato dai contrasti.
Uno dei più evidenti è sull'immigrazione, al punto che il summit potrebbe produrre un nulla di fatto. Per quanto la premier Meloni definisca il protocollo Italia-Albania un modello cui guardano altri Paesi, suscitando anche l'interesse esplicito della stessa presidente della Commissione Von Der Leyen, non tutti considerano la soluzione italiana come ottimale - il Ministro per le Migrazioni greco Panagiotopoulos chiede "una soluzione europea", perché "gli accordi bilaterali non ci porteranno da nessuna parte". Con un Patto sulle Migrazioni e l'Asilo appena varato e già invecchiato male, con il nodo giuridico relativo all'impossibilità di esternalizzare in Paesi terzi le politiche di rimpatrio, oggi la discussione si annuncia complicata. Mai forse come quella sul Medio Oriente: le divisioni tra i Paesi filoisraeliani e quelli più severi con la guerra totale portata avanti da Gerusalemme sono talmente profonde che l'Europa non conta più nulla sullo scacchiere mediorientale - probabilmente produrrà il solito inutile appello per un cessate il fuoco. Divisioni anche sul dossier Ucraina, ma qui sono tutti contro l'Ungheria, Paese presidente di turno dell'Unione e allo stesso tempo migliore alleato in Europa di Putin. La presenza del presidente Zelensky a Bruxelles, col suo piano di pace, potrebbe -si spera- obbligare Orban a un arretramento sui suoi veti in materia di finanziamenti a Kiev.
16/10/2024
Si rischia un nulla di fatto in materia di immigrazione al vertice europeo che si apre domani a Bruxelles.
La spinta di Ursula Von Der Leyen verso l'abbattimento di uno degli ultimi tabù della politica migratoria comunitaria, vale a dire l'allestimento di centri di rimpatrio al di fuori dell'Unione, soprattutto in vista di una nuova proposta legislativa in materia, finisce nel mirino delle contestazioni. Anche perchè il tema era già stato giudicato giuridicamente contrario alle norme europee dalla precedente Commissione Juncker. La proposta ha scatenato ieri la levata di scudi del gruppo dei Socialisti europei, che hanno messo nero su bianco il loro "no" alla creazione di hub di rimpatrio o a qualsiasi forma di esternalizzazione della politica di asilo. Socialisti che contestano a Von Der Leyen un voltafaccia rispetto all'approccio tenuto fin qui in materia. Più verosimilmente, la presidente della Commissione fiuta il vento politico e guarda sempre più a destra. Ieri i portavoce della Commissione hanno gettato acqua sul fuoco delle polemiche, ammettendo che al momento l'ipotesi di centri di rimpatrio esterni non è legalmente possibile. Italia, Danimarca e Olanda starebbero intanto organizzando una riunione con altri Paesi proprio sul tema migrazione, a margine dei lavori del summit: i 27 sarebbero molto divisi, perchè in ballo resta il dossier della presa in carico da parte dei Paesi del Mediterraneo dei richiedenti asilo spostatisi illegalmente nel nord Europa.
9/10/2024
L'intonazione finale di "Bella Ciao", inno della resistenza contro il nazifascismo, da parte degli eurodeputati della sinistra è solo l'ultimo dei bocconi amari che il premier ungherese Viktor Orban, presidente di turno europeo, deve ingerire all'Europarlamento. Anche perchè l'attacco più sferzante dell'intera mattinata arriva dal pulpito meno atteso.
Quello della presidente della Commissione Von Der Leyen. Tralasciando i passati cedimenti per compiacere i capricci di Orban, Von Der Leyen lo attacca senza remore, rinfacciandogli di aver liberato dalle carceri di Budapest i trafficanti di essere umani - proprio lui che si fa paladino della lotta contro i migranti, di aver avviato uno schema speciale di visti per i cittadini russi - mettendo a rischio la sicurezza europea, fino all'apice del discorso: "il mondo è stato testimone delle atrocità russe in Ucraina. Ma c'è ancora chi dà la colpa della guerra non all'invasore ma all'invaso. Mi domando: sarebbe stata data la colpa agli ungheresi per l'invasione sovietica del '56? O ai cechi per l'oppressione nel '68? O ai lituani per il giro di vite del '91?" Il Parlamento applaude sorpreso, Orban incassa l'attacco più amaro, dopo aver riproposto la solita retorica: hotspot per migranti fuori dall'Europa, no al Green Deal, l'Europa deve cambiare. In coda, un duello con l'eurodeputata italiana Salis: lei lo accusa di aver instaurato in Ungheria un regime repressivo, lui la definisce picchiatrice. Orban lascia Strasburgo, conscio che anche per i suoi media nazionali, così sensibili alle sue istanze, sarà difficile nascondere la disfatta subita nella casa della democrazia europea.
8/10/2024
Attacco hacker alla tv russa, sabotaggi alle navi di Mosca nell'enclave di Kaliningrad. La giornata di ieri è stata segnata dalle operazioni di disturbo contro Putin.
L'episodio più eclatante è stata l'operazione hacker che ha colpito la radiotelevisione di Stato russa, interferendo soprattutto con le attività online, con l'interruzione delle trasmissione web dei principali canali. L'operazione è stata rivendicata dal gruppo Sudo rm-RF, già autore di altre azioni contro la Federazione. Più a ovest, a Kaliningrad, l'agenzia di spionaggio ucraina afferma di aver condotto un'operazione di sabotaggio contro una nave dragamine russa nel Mar Baltico, mettendola fuori combattimento. E sul campo le forze di Kiev hanno colpito con un raid missilistico "il più grande terminal petrolifero in Crimea". Oggi la questione dei finanziamenti all'Ucraina approderà all'Ecofin, per provare ad aggirare il veto ungherese: la questione si trascina da mesi, con Budapest ormai apertamente schierata con gli interessi russi. In sostanza, il G7 ha promesso a giungo un prestito da 50 miliardi a Kiev, utilizzando come garanzia gli asset russi congelati, per la maggior parte in Europa. Gli Stati Uniti chiedono come precondizione che le sanzioni europee che bloccano questi asset vengano rinnovate ogni tre anni, e non ogni sei mesi come accade ora. Il Governo Orban dice no. La Commissione Europea ha rilanciato offrendo fino a 35 miliardi, e usando come garanzia il bilancio comunitario, per aggirare il veto. La palla è ora in mano ai Ministri delle Finanze: il rischio è che si trascini fino al vertice europeo di metà mese.
4/10/2024
Passa con diversi mal di pancia l'OK europeo all'introduzione di dazi aggiuntivi definitivi fino al 35,3% sulle auto elettriche cinesi importate nell'Unione, in risposta ai maxi-sussidi elargiti da Pechino alle proprie aziende.
La Germania finisce in minoranza e vota contro, insieme ad altri quattro Paesi - Ungheria, Malta, Slovacchia e Slovenia. Decisivo il voto favorevole di dieci Paesi, tra cui Italia e Francia, mentre ben dodici -tra cui la Spagna- si sono astenuti, in una decisione combattuta e controversa fino all'ultimo. Tecnicamente, non si è raggiunta una decisione nè a favore nè contro la misura tariffaria proposta dalla Commissione Europea, per cui in ultima istanza si concede libertà a Bruxelles di procedere sulla strada intrapresa. Il voto non suppone neppure l'avvio di una guerra commerciale stricto sensu con Pechino, poichè è già stato deciso che l'Europa continuerà a trattare con la Cina, lasciando aperto dunque in parallelo il canale negoziale. Il voto arriva al termine di un percorso di indagine sulle auto elettriche avviato dalla Commissione, che sarà pubblicato entro il 30 ottobre in Gazzetta Ufficiale - il giorno dopo le misure entreranno in vigore. I dazi proposti si aggiungono al 10% già applicato. Il Ministro delle Finanze tedesco Lindner, poco dopo l'annuncio del voto, ha reso chiara una volta di più la posizione di Berlino, che riecheggia le preoccupazioni della potente industria automobilistica: "la Commissione Europea non dovrebbe innescare una guerra commerciale. Abbiamo bisogno di una soluzione negoziata".
1/10/2024
In attesa che il partito di estrema destra Fpoe, fresco vincitore delle elezioni austriache, venga allo scoperto, rivelando quali saranno le sue prossime mosse, il cancelliere uscente Nehammer prende tempo, mentre le possibili stampelle di una coalizione a tre che escluda l'Fpoe -Liberali e Verdi- pongono le prime condizioni.
In una conferenza stampa dopo la riunione dei vertici del partito Nehammer -fresco di riconferma come leader Oevp nonostante il crollo elettorale- sorprende tutti, auspicando che il presidente della Repubblica Van Der Bellen rispetti la prassi e affidi il mandato esplorativo all'estrema destra. Gesto elegante, che potrebbe però nascondere la convinzione che l'Fpoe si andrà a schiantare contro il muro del cordone sanitario eretto intorno al suo leader, il controverso Herbert Kickl, restando col cerino in mano. Il tatticismo di Nehammer sta nel portare l'Fpoe allo scoperto, lasciando all'estrema destra anche la scelta del nome per la presidenza del Parlamento austriaco, altra prassi che -secondo l'Oevp- andrebbe rispettata. Dopo le riunioni dei rispettivi vertici, sia i Verdi sia i liberali di Neos hanno avanzato le prime richieste nell'ottica di una futura coalizione alternativa a tre con Popolari e Socialdemocratici: politiche climatiche da una parte e riforme strutturali dall'altra. La palla passa ora sia al presidente Van Der Bellen per l'assegnazione del mandato esplorativo, sia a Herbert Kickl, la cui figura diventa sempre più centrale in questo puzzle negoziale.
1/10/2024
"Nessuna coalizione è possibile senza i Popolari Europei, e l'Oevp non entrerà in un Governo di coalizione guidato dal leader del Partito della Libertà austriaco Kickl". Così avrebbero affermato i rappresentati del centrodestra austriaco a Bruxelles, confermando quanto affermato dal loro leader Lopatka. A Vienna intanto di naviga a vista.
Le scommesse sul prossimo Governo a Vienna, al di là della coalizione che lo comporrà, vertono ora sui tempi: all'ultimo esecutivo Popolari-Verdi servirono 100 giorni per vedere la luce, stavolta si rischia di superare i quattro mesi necessari -25 anni fa- alla formazione del primo esecutivo con la partecipazione dell'estrema destra Fpoe. Domani la prima riunione dello stato maggiore Fpoe dovrebbe fornire qualche indicazione sulle mosse che il suo leader Herbert Kickl intende intraprendere. La sua candidatura a cancelliere, considerate le posizioni estremiste, appare tossica a tutti gli altri partiti - potrebbe ottenere come premio di consolazione la presidenza del Parlamento tra un mese, mossa che spianerebbe la strada ad una coalizione con i Popolari. Ma difficilmente Kickl accetterà una tale umiliazione. Sottotraccia, politici e analisti viennesi continuano a vedere come più probabile una coalizione tra Popolari e Socialdemocratici, magari con l'aggiunta dei liberali di Neos per puntellarla - qui però le discrepanti visioni soprattutto in campo economico potrebbero costituire un ostacolo non indifferente. A complicare il quadro, le imminenti elezioni in due Laender austriaci, Voralberg e Steiermark - senza dimenticare il potere del presidente della Repubblica Van Der Bellen di porre il veto sui nomi del cancelliere o di alcuni Ministri. Il puzzle di Governo appare insomma estremamente complesso.
30/9/2024
La calma dopo la tempesta. Il giorno dopo l'attesa scossa elettorale, che ha proiettato l'estrema destra Fpoe al primo posto tra i partiti austriaci, emergono pochi indizi sulla formazione del nuovo Governo .
L'Fpoe ha rimandato di un giorno, a metà settimana, la riunione del suo stato maggiore, mentre i Popolari Oevp, che -pur sconfitti- restano l'ago della bilancia, riflettono sul da farsi. Solo i socialdemocratici hanno analizzato la sconfitta, senza sbilanciarsi troppo, come confermato dal loro leader Babler - "non precipitiamoci nei negoziati", ha detto. Primo appuntamento da segnare in agenda l'elezione -tra un mese- del presidente del Parlamento - per prassi dovrebbe essere un membro dell'Fpoe. Qualora non fosse così, avremmo un primo indizio di una possibile concreta coalizione popolari-socialdemocratici. L'ultimo Governo cinque anni fa rimase tre mesi in gestazione. "Herbert Kickl è il nostro candidato cancelliere e lo resta. Sta ai Popolari decidere se intendono cambiare la loro posizione. Se non lo faranno ne affronteranno le conseguenze alle prossime elezioni", dice l'economista Barbara Kolm, eletta in Parlamento con l'Fpoe. Le elezioni austriache hanno provocato uno scontro tra Forza Italia e Lega: se il Ministro degli Esteri Tajani invoca l'esclusione dell'Fpoe dal Governo per respingere ogni rigurgito neonazista, il collega di Governo Salvini, alleato di Kickl in Europa, replica: "non c'è alcun allarme neonazista".
30/9/2024
Il giorno dopo lo storico risultato che ha visto per la prima volta l'estrema destra Fpoe vincere le elezioni in Austria, migliorando persino il record di Joerg Haider, si apre il rebus delle coalizioni.
Al cui centro, nonostante il crollo di oltre undici punti rispetto a cinque anni fa, ci sono sempre loro. I popolari Oevp del cancelliere uscente Nehammer. Senza, un Governo è impossibile: dovranno dunque decidere se orientarsi verso una confortevole maggioranza con l'estrema destra Fpoe del controverso Herbert Kickl, oppure puntare su una risicatissima maggioranza costruendo una Grosse Koalition insieme ai socialdemocratici, usciti anch'essi molto male dal voto, magari aggiungendo l'ossigeno fresco dei liberali di Neos, unica forza europeista a guadagnare seggi. Sull'ipotesi di Kickl cancelliere o Ministro, considerate le sue posizioni estremiste filorusse, no-vax e anti-migranti, pesa il no dello stato maggiore dei Popolari. Senza Kickl se ne potrebbe parlare, ma il leader della delegazione Oevp a Bruxelles, l'eurodeputato Reinholdt Lopatka, vede una coalizione di centro come unico risultato possibile. "Kickl rimarrà leader Fpoe, nessuno pensa di rinunciare a lui, per cui non si pone il problema. Ovviamente un Governo Oevp-Spoe non sarebbe più numericamente una Grande Coalizione, ma la storia austriaca del Dopoguerra è costellata di Governi dei due partiti", afferma Lopatka. Nei prossimi giorni partiranno le trattative, con il presidente della Repubblica Van Der Bellen -notoriamente avverso a Kickl- che ieri sera ha già posto i primi paletti sul rispetto dei principi costituzionali.
30/9/2024
Il terremoto elettorale arriva atteso, lasciando alle sue spalle una politica austriaca disorientata e alle prese col rompicapo della prossima coalizione di Governo.
L'estrema destra Fpoe di Herbert Kickl vince per la prima volta nella sua storia le elezioni, sfiorando il 29% e staccando di due punti e mezzo i popolari Oevp del cancelliere uscente Nehammer, mentre i socialdemocratici boccheggiano al 21%. Il concetto di Fortezza Austria anti-migranti, il posizionamento filorusso e il cospirazionismo novax di Kickl portano l'estrema destra alla vittoria, ma -probabilmente- non al Governo. In serata il presidente della Repubblica Van Der Bellen posa i primi paletti, ricordando che affiderà l'incarico alla coalizione che rispetterà le fondamenta liberali della Costituzione, quali stato di diritto, diritti umani e delle minoranze, indipendenza dei media e appartenenza all'Unione Europea. I leader si tengono per lo più abbottonati, con i socialdemocratici che tendono la mano ai popolari, i quali hanno già ribadito che non intendono affidare il cancellierato a Kickl. Ma il deputato Fpoe Hubert Fuchs ricorda: "nella Bassa Austria abbiamo un governo Oevp-Fpoe, e tutti dicevano che ciò sarebbe stato inimmaginabile". Per la politica austriaca si apre ora una fase di grande incertezza e negoziati che ruoteranno comunque intorno al cancelliere uscente Nehammer, mentre ieri sera a Vienna si sono tenute le prime manifestazioni di protesta contro la vittoria dell'estrema destra.
29/9/2024
Si profila una forte partecipazione alle elezioni austriache, potenzialmente superiore al 75% di cinque anni fa, di fronte alla concreta ipotesi che l'estrema destra Fpoe ottenga la maggioranza relativa dei seggi per la prima volta nella storia, piazzandosi al primo posto.
Tutti i sondaggi prefigurano un testa a testa dell'Fpoe con il centrodestra Oevp del cancelliere Nehammer, che nelle ultime settimane -anche in seguito all'emergenza delle inondazioni- avrebbe recuperato terreno. "Ogni voto conta", ha ricordato proprio Nehammer questa mattina dopo aver votato nel suo seggio, a sudovest della capitale Vienna. Il cancelliere uscente ha fatto appello alla stabilità e ha invitato ad evitare la presa di potere da parte di forze estremiste. Gli analisti ritengono però che proprio una vittoria del suo partito potrebbe paradossalmente spianare la strada alla quarta coalizione destra-estrema destra in 25 anni, qualora il leader dell'Fpoe Kickl, che Nehammer vede come fumo negli occhi per le sue posizioni estreme, arrivasse secondo, rinunciando così a qualsiasi pretesa di cancellierato. Da non escludere neppure l'ipotesi di un tripartito tra centrodestra, centrosinistra e liberali, al fine di escludere l'estrema destra. Il presidente Van Der Bellen ha invitato al voto, in una giornata disturbata da nuovi attacchi hacker contro i siti dei maggiori partiti.
29/9/2024
Oltre sei milioni di austriaci oggi al voto per scegliere il nuovo Parlamento, in un'elezione che si preannuncia come storica: per la prima volta dal Dopoguerra l'estrema destra Fpoe, salita agli onori della cronaca 25 anni fa con l'allora leader Joerg Haider e il suo controverso ingresso al Governo, potrebbe vincere, diventando prima forza politica del Paese.
Questo affermano da mesi i sondaggi, con l'Fpoe quotata intorno al 27%, due punti davanti al centrodestra Oevp del cancelliere uscente Nehammer, mentre i socialdemocratici Spoe hanno poche chances, relegati al 21%. La scommessa è quella del possibile sorpasso dell'ultim'ora da parte di Nehammer - un fattore che, paradossalmente, potrebbe spianare la strada a un esecutivo destra - estrema destra, come già avvenuto con Haider prima e -quasi vent'anni- dopo con il suo successore Strache. L'estremismo dell'attuale leader Fpoe Herbert Kickl, ideologo e sostenitore del concetto di Fortezza Austria in chiave anti-migranti, fautore di un posizionamento filorusso del Paese, vicino a posizioni no vax, nonchè amante della definizione hitleriana di "Cancelliere del Popolo", non piace a nessuno: una sua vittoria e una sua successiva pretesa di cancellierato potrebbe forzare un cordone sanitario da parte degli altri partiti tradizionali. Mentre un secondo posto renderebbe la presenza dell'Fpoe più digeribile in un nuovo esecutivo guidato dall'attuale cancelliere Nehammer.
28/9/2024
E' un'Austria che si prepara alla possibile prima assoluta della vittoria dell'estrema destra Fpoe alle elezioni quella che si avvia al voto, 25 anni dopo l'approdo al Governo con Joerg Haider e il periodo di forte tensione con l'Europa che ne seguì.
L'Fpoe, guidata ora dall'ideologo Kickl, che ha trascinato il partito su una linea ancora più a destra in materia di immigrazione, posizioni filorusse e cospirazionismo novax, è accreditata negli ultimi sondaggi del 27%, tallonata -due punti- sotto dal centrodestra Oevp del cancelliere in carica Nehammer, mentre i socialdemocratici Spoe rischiano di incassare un amaro terzo posto al 21%. Molto staccati i liberali di Neos e i Verdi. L'Fpoe non ha mai vinto nel Dopoguerra le elezioni austriache: anche qualora questa eventualità si verificasse, per governare dovrà costruire una coalizione col centrodestra, che però considera Kickl troppo estremista. Le ultime ore hanno rinfocolato le polemiche intorno alla presenza in lista -tra i candidati Fpoe- di personaggi vicini all'estrema destra neonazista. Un video diffuso dal quotidiano Der Standard dimostra la presenza di almeno tre candidati Fpoe, tra cui il capolista a Vienna, al funerale di un personaggio della destra estrema viennese: durante la sepoltura, i presenti hanno intonato una canzone utilizzata dalle SS tedesche. Immediata la condanna delle altre forze politiche - una denuncia è stata presentata in procura.
27/9/2024
Ucraina, rapporti italo-tedeschi nel pieno della lotta sul controllo di Commerzbank, Europa: l'incontro a Berlino tra il presidente della Repubblica Mattarella e l'omologo tedesco Steinmeier fa il punto sui molti dossier aperti nei rapporti tra Italia e Germania.
"Il nostro atteggiamento comune è chiaro: Germania e Italia restano salde al fianco dell'Ucraina", afferma Steinmeier. Mattarella rilancia: "siamo alla ricerca di una conclusione a questa sconsiderata avventura russa contro l'Ucraina, ma la pace non vuol dire sottomissione e abbandono dei principi di dignità di ogni Stato e del diritto internazionale". Il dossier del momento è il tentativo di scalata di Unicredit a Commerzbank. Mattarella lancia una frecciata alle tentazioni protezionistiche del Governo Scholz. "E' indispensabile che crescano campioni europei" in vari settori e in grado di competere a livello internazionale". L'Europa entra nei colloqui, con la richiesta di Mattarella di "completare sistema finanziario, difesa comune, e raggiungere decisioni più veloci', mentre Steinmeier guarda ai recenti risultati delle elezioni nei Laender tedeschi: "abbiamo visto i risultati delle elezioni in Germania e vediamo una ragione di inquietudine, occorre recuperare la fiducia dei cittadini". Sull'immigrazione, Mattarella annota: "risolveremo il problema quando saremo capaci di avere ingressi regolari, togliendo dalle mani dei trafficanti il mercato umano". Infine un accenno ai rapporti intergovernativi Roma-Berlino: per Steinmeier, la collaborazione fra i due governi procede in modo molto professionale.
25/9/2024
E' il momento della legacy per il presidente americano Joe Biden, di ciò che lascerà in eredità al termine di una straordinaria carriera politica che lo ha portato fino alla carica presidenziale.
Al suo ultimo discorso all'Assemblea Generale Onu, Biden delinea un mondo che vive un punto di svolta. Purtroppo i quattro anni di presidenza si sono rivelati insufficienti per ristabilire l'ordine globale, con violazioni e abusi crescenti che -parole del segretario Onu Guterres- minacciano le fondamenta del diritto internazionale. Soluzioni in vista da qui a gennaio appaiono difficili, ma Biden ribadisce le sue convinzioni: "la guerra di Putin è fallita nei suoi obiettivi-chiave", dice parlando dell'Ucraina, ribadendo che occorre fare una scelta di campo. Washington, ha chiarito, non cesserà di sostenere Kiev. Domani il vertice alla Casa Bianca con Zelensky dirà di più sul piano di pace che Kiev intende presentare. Sul secondo fronte, quello mediorientale, Biden insiste: "è il momento di finalizzare l'accordo sul cessate il fuoco e di portare a casa gli ostaggi, che non hanno chiesto questa guerra che Hamas ha iniziato". Biden ha annunciato lo stanziamento di 500 milioni di dollari per combattere il vaiolo delle scimmie in Africa e ha messo in guardia sull'intelligenza artificiale: "presenta grandi rischi: servono delle norme, delle regole globali". Infine un accenno al ritiro dalla corsa presidenziale: "qualcosa è più importante di rimanere al potere: la tua gente. Noi siamo qui per servire la gente. E' il momento per una nuova generazione".
24/9/2024
Un punto di inflessione, che presuppone un cambio di direzione: nel suo ultimo discorso all'Onu il presidente americano Biden avverte sui rischi che questa fase storica sta ponendo.
"Le scelte che faremo oggi determineranno il nostro futuro nei prossimi decenni", afferma, passando in rassegna i conflitti che segnano l'inizio del millennio: sull'Ucraina Biden va all'attacco, "la guerra di Putin è fallita nei suoi obiettivi-chiave", dice, prima di ribadire che occorre fare una scelta di campo e che Washington non cesserà di sostenere Kiev. Sul secondo fronte, quello mediorientale, Biden insiste. "E' il momento di chiudere l'accordo sul cessate il fuoco, finire la guerra e portare a casa gli ostaggi, che non hanno chiesto questa guerra che Hamas ha iniziato". Biden ha chiesto una regolamentazione dell'intelligenza artificiale e ha annunciato lo stanziamento di 500 milioni di dollari per combattere il vaiolo delle scimmie in Africa. In precedenza il segretario generale dell'Onu Guterres aveva lanciato un appello affinchè il Libano non diventi un'altra Gaza, denunciando "un mondo di impunità, dove violazioni e abusi minacciano le fondamenta del diritto internazionale e della Carta Onu". Da segnalare gli interventi del presidente turco Erdogan, che ha nuovamente paragonato l'israeliano Netanyahu a Hitler, chiedendo che venga fermato, e del presidente brasiliano Lula, che sull'Ucraina ha chiesto di considerare il piano di pace promosso dal suo Paese e dalla Cina.
24/9/2024
L'ultimo discorso del presidente americano Biden all'Assemblea Generale Onu è un invito all'ottimismo, in un mondo che -solo poco prima- il segretario generale Guterres aveva dipinto come in fiamme: "le cose possono migliorare", ha detto Biden, prima di avviare una disamina della geopolitica attuale, rivendicando l'intervento americano per evitare la conquista dell'Ucraina da parte della Russia - sentenziando che "la guerra di Putin è fallita" e reiterando che occorre fare una scelta di campo.
Washington, ha chiarito, non cesserà di sostenere Kiev. Sul secondo fronte di guerra, quello mediorientale, Biden ha insistito: "è il momento di finalizzare l'accordo sul cessate il fuoco e di portare a casa gli ostaggi, che non hanno chiesto questa guerra che Hamas ha iniziato". Biden ha infine annunciato lo stanziamento di 500 milioni di dollari per combattere il vaiolo delle scimmie in Africa. In precedenza il segretario generale dell'Onu Guterres aveva lanciato un appello affinchè il Libano non diventi un'altra Gaza. Per Guterres è inaccettabile "un mondo di impunità, dove violazioni e abusi minacciano le fondamenta stesse del diritto internazionale e della Carta Onu". Guterres ha elencato il catalogo geografico di impunità: "in Medio Oriente, nel cuore dell'Europa, nel Corno d'Africa e oltre. La guerra in Ucraina si sta diffondendo senza segni di cedimento", ha notato. Di Ucraina ha parlato il presidente brasiliano Lula: "il conflitto non può finire per via militare", ha dichiarato, ricordando che la Cina ha offerto alcuni punti per creare un dialogo tra Mosca e Kiev. Infine la premier Meloni ha incontrato il presidente ucraino Zelensky a margine dei lavori dell'Assemblea Generale dell'Onu.
20/9/2024
Nessun annuncio oggi per il primo Governo Barnier, che dovrebbe essere varato entro il weekend.
Dopo la presentazione della lista di Ministri ieri sera all'Eliseo, le indiscrezioni parlano di trattative in corso, che vertono soprattutto intorno al partito centrista Modem, insoddisfatto dell'apparente spostamento a destra dell'esecutivo. 16 i Ministri titolari, che avranno dunque piene funzioni, di cui sette appartenenti al campo macronista di Renaissance e tre del centrodestra Les Republicains. Tra questi ultimi, la presenza di una figura considerata molto a destra soprattutto sul tema immigrazione, come quella del Ministro dell'Interno designato Retailleu, avrebbe provocato forti mal di pancia all'interno di Modem, con una discussione accesa e interventi pubblici di alcuni suoi esponenti, come l'ex-deputato Bourlanges, che invitano a mettere da parte i dubbi per fare spazio all'interesse del Paese. Un altro ostacolo sarebbe la nomina di Laurence Garnier alla delega per la Famiglia, a causa delle sue posizioni antiabortiste e contro i matrimoni omosessuali. Intanto la sinistra, di cui nessun rappresentante appare inserito nella lista del futuro esecutivo, contesta già i nomi circolati, facendo presagire un autunno politicamente caldo. Ma sarà soprattutto la politica economia e fiscale a segnare il destino del Governo Barnier, finito nella difficile strettoia del dover da un lato scongiurare un aumento delle tasse per la classe media e dall'altro sanare una situazione dei conti molto delicata, anche in vista della presentazione del piano strutturale di bilancio a Bruxelles.
20/9/2024
Faccia a faccia di quasi un'ora ieri sera all'Eliseo tra il premier incaricato Barnier e il presidente francese Macron. Barnier ha portato la lista dei Ministri del suo Governo. Oggi il probabile annuncio, ma circolano già molte indiscrezioni.
Ad oltre due mesi dalle elezioni anticipate e due settimane dopo aver ricevuto l'incarico, Michel Barnier ha presentato ieri sera al presidente francese Macron il suo Governo, ponendo fine ad uno stallo che ha paralizzato questa estate la politica francese. Un esecutivo sostanzialmente a trazione centrodestra, con una squadra di 38 ministri - di cui 16 a pieno titolo e gli altri delegati o segretari di Stato. Nei posti chiave, secondo le indiscrezioni circolate ieri sera nei media francesi, il senatore conservatore Retailleau come Ministro dell'Interno, l'attuale Ministro centrista degli Affari Europei Barrot promosso agli Esteri, e la conferma del Ministro della Difesa Lecornu. Il dirigente de Les Republicains Wauquiez ha fatto sapere di aver rifiutato il portafoglio dell'Economia, ma ha reso noto che saranno nove i Ministri, di cui tre a pieno titolo, che proverranno dal suo schieramento. Dalle indiscrezioni, sono sostanzialmente tre i partiti che si spartirebbero i Ministeri: oltre a Les Republicains, anche Renaissance di Macron, che conterebbe il maggior numero di portafogli, e il centrista Modem. Oltre all'estrema destra lepenista mancano i rappresentanti della sinistra - un'assenza che potrebbe pesare in termini di voti all'Assemblea Nazionale. "Un Governo pronto ad agire per servire i francesi", così recita il comunicato dell'ufficio del primo ministro, che avrebbe promesso di non aumentare le tasse per la classe media, nonostante il progressivo deterioramento dei conti pubblici. Un tema, quello delle tasse, che avrebbe già creato forti tensioni tra Barnier e Macron. Sicurezza, immigrazione ed ecologia le altre priorità.
18/9/2024
Ora tocca alle audizioni europarlamentari, cruciali per delineare i contorni definitivi della seconda Commissione Von Der Leyen.
Metà ottobre o inizio novembre, queste le ipotesi più realistiche filtrate ieri sera a Strasburgo, per un esecutivo che -con ogni probabilità- non entrerà in carica prima di dicembre. Quasi certo che qualche testa rotolerà o qualche portafoglio cambierà, come peraltro avvenuto con le ultime Commissioni. Ciò che non muterà sarà il suo identikit: un esecutivo a forte trazione di centrodestra, con il PPE che si accaparra metà dei Commissari, un gruppo di sei vicepresidenti esecutivi e una certa tendenza a sovrapporre le competenze che finirà per rafforzare il ruolo del capo. La presidente Von Der Leyen, liberatasi dei pesi massimi che ne hanno contestato la gestione accentratrice, potrà ora esercitare un potere superiore, in un team svuotatosi di profili di rilievo. Tra i pochi che potranno farle da contrappeso si segnalano la socialista spagnola Ribera, vicepresidente con delega alla Transizione e alla Concorrenza, l'estone Kallas, già designata Alto Rappresentante e il sempiterno Dombrovskis, lettone con delega ora esclusiva agli Affari Economici. Da segnalare lo slovacco Sefcovic, con portafoglio Commercio, la finlandese Virkkunen alla Sovranità Digitale, il francese Sejournè alla Strategia Industriale, il lituano Kubilius alla Difesa. Una vicepresidenza esecutiva va all'italiano Fitto, portafoglio Coesione e Riforme, scelta contestata dal centrosinistra per la sua appartenenza all'area dei Conservatori - ma difesa da Von Der Leyen. Sul Pnrr Fitto dovrà coabitare con Dombrovskis, che -uscito Gentiloni- sarà l'unico dominus dei conti pubblici.
17/9/2024
Una Commissione Europea a forte trazione centrodestra, con ben 14 Commissari del PPE, una prevalenza maschile riequilibrata nell'assegnazione delle vicepresidenze esecutive - quattro donne e due uomini, un livellamento verso il basso del peso specifico dei Commissari rispetto al team precedente, e una protagonista assoluta: al suo secondo mandato Ursula Von Der Leyen -epurati gli oppositori interni, da ultimo il francese Breton- diventa il centro nevralgico del potere dell'esecutivo comunitario.
Tra i pochi pesi massimi la spagnola Ribera, vicepresidente con delega alla Transizione e alla Concorrenza, l'estone Kallas, già designata Alto Rappresentante, i sempiterni Dombrovskis, lettone con delega all'Economia e Sefcovic, slovacco con portafoglio Commercio. Il francese Sejournè, paracadutato 24 ore prima, diventa vicepresidente esecutivo per la Strategia Industriale, l'austriaco Brunner va all'Immigrazione, la portoghese Albuquerque ai Servizi Finanziari. Diverse le sovrapposizioni, che alla fine rafforzano la posizione di Von Der Leyen come decisore di ultima istanza. L'italiano Fitto ottiene una vicepresidenza esecutiva alla Coesione e alle Riforme, portafoglio attualmente nelle mani dell'anonima Commissaria portoghese Ferreira. Il grado superiore e la supervisione del Pnrr, in tandem con Dombrovskis, dovrebbero garantirgli qualche gallone in più, ma per l'Italia appare un declassamento rispetto all'attuale portafoglio economico. Tutti, Fitto compreso, dovranno affrontare le audizioni europarlamentari, che potrebbero far cadere qualche testa o provocare cambi di delega.
17/9/2024
Fatta la squadra, è il turno ora delle ora alle audizioni parlamentari, che promettono come sempre sorprese e la caduta di qualche testa, da prassi: premesso ciò, la squadra della seconda Commissione Von Der Leyen è pronta per il nuovo quinquennio.
"Prosperità, sicurezza, democrazia, insieme alla competitività per realizzare la doppia transizione ecologica e digitale": così la presidente tedesca ha presentato questa mattina il team. che si fonda su sei vicepresidenti esecutivi, di qui quattro donne e due uomini, in una Commissione composta da 11 donne e 16 uomini - Von Der Leyen ha riequilibrato con questo accorgimento la mancanza di parità di genere complessiva. Espulso ieri l'ultimo dei contestatori interni, il francese Breton, la nuova Commissione parte con una bilancia del potere che vede la presidente tedesca sempre più centrale nell'esecutivo, in controllo di quasi tutte le leve del potere, considerato sia il basso peso specifico dei Commissari designati, sia la predominanza di quelli appartenenti al centrodestra del PPE, la famiglia politica della presidente. All'italiano Fitto è andata una vicepresidenza esecutiva, per la Coesione e le Riforme. Una mossa che denota la volontà di Von Der Leyen di lasciare la porta del dialogo aperta con l'estrema destra dei Conservatori di Meloni, anche se -come specificato nella lettera di missione- Fitto non avrà la supervisione esclusiva sui fondi del Pnrr. La condividerà con il rigorista lettone Dombrovskis. Fitto dovrà inoltre guadagnarsi pazientemente la nomina, superando nelle audizioni gli ostacoli posti da liberali, verdi e socialisti, tutti contrari al suo ruolo da vicepresidente.
17/9/2024
Ha visto la luce oggi la seconda Commissione Von Der Leyen, dopo un parto travagliato ma con la prospettiva ora di una serie di audizioni parlamentari che potrebbero portare a diversi cambi di nome in corsa.
Sei vicepresidenti esecutivi, di qui quattro donne e due uomini, in una Commissione composta da 11 donne e 16 uomini - Von Der Leyen ha riequilibrato così la mancanza di parità di genere complessiva. Espulso ieri anche l'ultimo dei contestatori interni, il francese Thierry Breton, la nuova Commissione Von Der Leyen parte con una bilancia del potere che vede la presidente tedesca sempre più al centro dell'esecutivo, in controllo di quasi tutte le leve del potere, considerato sia il livello mediamente basso dei Commissari, sia la predominanza di quelli appartenenti al centrodestra del PPE, la stessa famiglia politica della presidente. All'italiano Fitto è andata come previsto una vicepresidenza esecutiva, per la Coesione e le Riforme. Una mossa che denota la volontà di Von Der Leyen di lasciare la porta del dialogo aperta con l'estrema destra dei Conservatori di Meloni, anche se -come specificato nella lettera di missione- Fitto non avrà la supervisione esclusiva sui fondi del Pnrr. La condividerà con il rigorista lettone Dombrovskis. Su Fitto pesa la censura dei liberali di Renew, che hanno deplorato la scelta di portafoglio, promettendo massima vigilanza. Sugli altri portafogli, segnaliamo la Transizione alla spagnola Ribera, la Strategia Industriale al francese Sejournè, l'immigrazione all'austriaco Brunner, il Commercio allo slovacco Sefcovic e la Difesa al lituano Kubilius.
16/9/2024
Due giorni da vivere pericolosamente: la plenaria dell'Europarlamento che si apre a Strasburgo riserva ben tre appuntamenti da seguire con molta attenzione.
Il primo domani mattina, quando la presidente della Commissione Von Der Leyen incontrerà i presidenti dei gruppi politici. Tutto lascia pensare che ufficializzerà in quella sede la struttura del prossimo esecutivo comunitario e che dovrebbe assegnare anche i portafogli ai Commissari designati. Resta la spada di Damocle della Commissaria slovena Kos, la cui nomina non è stata ancora ratificata dal Parlamento di Lubiana dopo le barricate dell'opposizione: un grattacapo in più per Von Der Leyen, che deve già far fronte al caso Fitto, con l'italiano nel mirino di socialisti, liberali e Verdi, i quali non vedono di buon occhio una vicepresidenza esecutiva per un rappresentante dei Conservatori. Domani alle 13.30 prenderà invece la scena all'emiciclo l'ex-premier italiano Draghi, che porterà a Strasburgo il suo rapporto sulla competitività in Europa, che ha aperto un acceso dibattito su scala continentale, scontrandosi con i tanti "no" dei Paesi frugali su debito comune e necessità di investimenti. Infine mercoledì mattina la tensione raggiungerà l'apice, quando il controverso presidente di turno dell'Unione, l'ungherese Viktor Orban, prenderà la parola. Lo farà, dopo aver incontrato i giornalisti domani - prassi abbastanza inusuale. Per Orban, reduce da un'estate di spericolata politica estera, quello di Strasburgo potrebbe trasformarsi in un ring politico fatto di accuse e attacchi reciproci con la maggioranza europeista.
13/9/2024
La domanda ora è quale sarà la prossima mossa della Banca Centrale Europea, dopo il taglio di 25 punti base annunciato ieri, che ha portato il tasso sui depositi al 3,5%.
La presidente Christine Lagarde non ha fornito piste, ribadendo che l'azione di Francoforte si baserà sui dati, e che non è possibile vincolarsi ad un percorso prestabilito. E così, se i mercati danno per già acquisito un ulteriore taglio dei tassi entro dicembre, gli analisti riducono sensibilmente una simile eventualità nella prossima riunione di ottobre. Secondo le ultime stime di Francoforte, l'inflazione appare sì su una china discendente, restando ancora mezzo punto sopra l'obiettivo del 2% quest'anno, prima di centrare l'1,9% nel 2026. Ma le previsioni sul Pil fanno intravedere una crescita ricca di incertezze, tanto che la Bce ha dovuto rivedere leggermente al ribasso le proprie previsioni: solo otto decimali in più quest'anno nell'Eurozona, che dovrebbero salire nel prossimo biennio, fino a raggiungere l'1,5% nel 2026. "La ripresa affronta venti contrari", chiosa Lagarde, che vede nei consumi domestici e nella manifattura i talloni d'Achille dell'area euro. Da Lagarde lodi al rapporto sulla competitività stilato dal suo predecessore Draghi: lo ha definito "formidabile", perché fornisce proposte concrete, che potrebbero portare non solo ad un rafforzamento dell'Unione, ma anche a benefici per la Bce. Per quanto riguarda infine l'operazione UniCredit-Commerzbank, secondo Lagarde "il consolidamento bancario a livello europeo è auspicato da molto tempo e sarà interessante vedere come procederà".
12/9/2024
Una sforbiciata di un quarto di punto, il secondo taglio dell'anno per la Bce, senza tracciare alcuna mappa per i mesi a venire. Francoforte naviga a vista, tra un'inflazione che lentamente retrocede verso l'obiettivo del 2% e un'economia che presenta troppe incognite e criticità. La notizia è dunque che il tasso sui depositi della Banca Centrale Europea scende al 3,50%.
"La nostra azione si baserà sui dati, non ci possiamo vincolare ad un percorso prestabilito", avverte la presidente Bce Lagarde, snocciolando i numeri che hanno determinato quest'ultima decisione: l'inflazione appare sì su una rotta discendente, restando mezzo punto sopra l'obiettivo del 2% quest'anno, prima di centrare l'1,9% nel 2026. Ma le previsioni sul Pil fanno intravedere una crescita ricca di ostacoli, tanto che Francoforte deve rivedere leggermente al ribasso le sue previsioni: solo otto decimali di crescita in più quest'anno nell'Eurozona, che dovrebbero salire nel prossimo biennio, fino a raggiungere l'1,5% nel 2026. "La ripresa affronta venti contrari", chiosa Lagarde, che vede nei consumi domestici e nella manifattura i talloni d'Achille dell'area euro. Da Lagarde lodi al rapporto sulla competitività stilato dal suo predecessore Draghi: lo definisce "formidabile" perché fornisce proposte concrete per un rafforzamento dell'Unione. Per quanto riguarda infine l'operazione UniCredit-Commerzbank, secondo Lagarde "il consolidamento bancario a livello europeo è auspicato da molto tempo e sarà interessante vedere come procederà".
12/9/2024
Taglio di un quarto di punto dei tassi: la Banca Centrale Europea non sorprende gli analisti e porta il tasso sui depositi al 3,50%, proseguendo il lento percorso di abbassamento, dopo gli anni rialzisti per combattere la corsa dell'inflazione post-pandemica.
Bce che conferma la sua stima sull'inflazione nell'area euro per il 2024, mantenendola al 2,5%. Per il 2025 la stima resta al 2,2%, mentre nel 2026 scenderebbe sotto quota 2% - attestandosi all'1,9%. Secondo Francoforte, l'inflazione "dovrebbe tornare ad aumentare nell'ultima parte di quest'anno, per poi "diminuire fino a raggiungere l'obiettivo nella seconda metà del prossimo anno". Per quanto riguarda il Pil, la Bce rivede invece leggermente al ribasso le stime di crescita rispetto alle proiezioni di giugno: il Pil crescerà dello 0,8% nel 2024, dell'1,3% nel 2025 e dell'1,5% nel 2026, "principalmente per effetto del minore contributo della domanda interna nei prossimi trimestri". Le condizioni di finanziamento "rimangono restrittive e l'attività economica resta contenuta, di riflesso alla debolezza dei consumi privati e degli investimenti", si legge. Nella conferenza stampa, tuttora in corso, la presidente Bce Lagarde ha ribadito che Francoforte è determinata a far tornare l'inflazione all'obiettivo del 2%, e che non c'è alcun percorso prestabilito di taglio dei tassi. Resteranno restrittivi per tutto il tempo necessario. Lagarde ha tracciato un quadro critico della crescita nell'Eurozona, con i soli servizi a sostenerla, mentre industria e costruzioni appaiono in frenata. Il mercato del lavoro resta resiliente, secondo la Bce, ma la crescita dell'occupazione sta rallentando. Lagarde ha infine citato i rapporti Draghi e Letta, per sottolineare l'urgenza di riforme in Europa.
11/9/2024
Proseguono i negoziati per la formazione della prossima Commissione Europea, a soli sei giorni dall'attesa presentazione della struttura dell'esecutivo comunitario.
Il gruppo dei Socialisti e Democratici, che ieri ha piantato pubblicamente -con una mossa abbastanza irrituale- i maggiori paletti, rivendicando per un suo esponente il portafoglio dell'Occupazione e dicendo "no" all'assegnazione di una vicepresidenza esecutiva all'italiano Raffaele Fitto, in quanto esponente del raggruppamento di estrema destra di ECR, sembra ora prendere tempo. "Stiamo negoziando, vedremo", ha risposto sibillina la presidente del gruppo dei Socialisti, la spagnola Garcia Perez, di fronte ad una domanda sulle riserve del suo gruppo su Fitto. Anche Liberali e Verdi sarebbero su una linea simile, complicando il lavoro di una Von Der Leyen fin qui più attenta a esaudire le richieste del suo gruppo politico, i Popolari di centrodestra. Intanto si prospetta un avvio di settimana pirotecnico a Strasburgo: martedì mattina la presentazione della nuova Commissione, in attesa delle audizioni autunnali dei singoli Commissari. Martedì pomeriggio la discussione con Mario Draghi sul suo rapporto in materia di competitività, appena presentato. Infine, mercoledì atterrerà in Alsazia anche il controverso presidente di turno europeo Viktor Orban, per parlare proprio alla plenaria.
10/9/2024
Sarà presentata martedì prossimo a Strasburgo, e non domani come inizialmente previsto, la nuova Commissione Europea, che dovrà poi affrontare -tra ottobre e novembre- le forche caudine delle audizioni europarlamentari. Un varo sempre più complicato, per la presidente Ursula Von Der Leyen.
La tensione sulla composizione e sulla struttura della prossima Commissione Europea suggerisce a Ursula Von Der Leyen un rinvio di sei giorni della presentazione del nuovo esecutivo comunitario. L'appiglio formale è il recentissimo cambio del Commissario sloveno: il nuovo candidato designato è Marta Kos, che deve essere ancora approvata dal Parlamento di Lubiana, di qui la necessità del rinvio, secondo fonti comunitarie. La realtà di fondo è però ben più complessa, ed è deflagrata con la comunicazione dei Socialisti e Democratici europei, che hanno lanciato due avvertimenti a Von Der Leyen. Il primo riguarda l'assegnazione del portafoglio sull'occupazione ad un candidato di centrosinistra. Il secondo ha a che vedere con l'italiano Raffaele Fitto, laddove i socialisti attaccano l'idea di affidargli una vicepresidenza esecutiva. La richiesta insomma è avere una Commissione che rispecchi la maggioranza europarlamentare, non troppo sbilanciata a destra nel peso specifico e senza elementi di primo piano provenienti dai Conservatori Ecr di Meloni. Altrimenti si rischia un "no" del centrosinistra di Strasburgo alla squadra. Fonti del PD hanno fatto sapere che Fitto "sarà valutato senza alcun pregiudizio, ma è necessario che dia segnali ampiamente europeisti". Sarebbero soprattutto le delegazioni francese e tedesca ad aver preso di mira il candidato italiano. Mettono in guardia Von Der Leyen anche i liberali di Renew, secondo cui i futuri Commissari "devono essere completamente indipendenti". Il puzzle per la presidente della Commissione rischia di divenire molto complicato, quando mancano una manciata di giorni alla presentazione del suo team.
6/9/2024
Nuvole nere incombono sull'economia tedesca, con effetti potenzialmente negativi per tutte quelle economie europee -come quella italiana- collegate al motore produttivo teutonico.
Secondo l'ufficio federale di statistica Destatis, a luglio in Germania la produzione industriale ha registrato un calo del 2,4% mensile e del 5,3% tendenziale. Il confronto trimestrale ha mostrato che nel periodo maggio-luglio la produzione e' stata inferiore del 2,7% rispetto ai tre mesi precedenti. Questo mentre anche l'istituto economico tedesco DIW ha rivisto al ribasso le previsioni di crescita, portandole da +0,4% a 0. "Le speranze di una ripresa da parte dell'industria non si sono materializzate", commentano gli analisti dell'istituto, secondo cui "anche il consumo privato è più debole delle aspettative". Per il prossimo anno il DIW prevede una crescita dello 0,9% e per il 2026 dell'1,4. Previsioni che ricalcano sostanzialmente quelle dell'istituto Ifo, che aveva anch'esso tagliato a zero le stime di crescita per l'anno in corso. Tornando all'analisi di Destatis, emergono anche due buone notizie: a luglio in Germania la bilancia commerciale ha registrato un surplus di 16,8 miliardi. Su base mensile e destagionalizzata, le esportazioni sono aumentate dell'1,7% e le importazioni del 5,4% rispetto a giugno.
6/9/2024
E' una Cernobbio con due visioni simmetricamente opposte dell'Europa quella che va in scena nella prima giornata del convegno: da un lato il premier ungherese Orban, che insiste nella sua politica estera a tinte filorusse, dall'altro la visione europeista del presidente della Repubblica Mattarella.
"Un incontro tra Putin e Zelensky è sicuramente possibile e necessario", insiste Orban, la cui spericolata politica estera di luglio ha finito con l'azzoppare politicamente l'avvio del semestre di presidenza ungherese. Orban non arretra, e sull'Ucraina propone prima un cessate il fuoco tra Kiev e Mosca, poi il dialogo fra i Paesi, infine il piano di pace. Ma è sull'Europa che Orban va all'attacco. Abbiamo bisogno di più cooperazione in quanto unione di mercato, se parliamo di unione politica non ne abbiamo bisogno, dimentichiamocela perché ucciderebbe l'Unione, sarebbe un fattore di disintegrazione". Il premier ungherese ne ha anche per l'immigrazione, che a suo dire sta disintegrando l'Europa, per questo insiste nella richiesta di un opt-out per i Paesi che -come l'Ungheria- non intendono seguire le politiche comuni. Su Ilaria Salis afferma: "se vi piace delegare questo tipo di persone in Europa è un affare vostro", mentre ha parole zuccherate per la premier Meloni: è la mia "sorella cristiana", dice. Diametralmente opposta l'analisi del presidente Mattarella, secondo cui "l'Europa è incompiuta", avverte che nella pubblica opinione si riaffacciano spinte che immaginano, senza motivo, un futuro frutto di nostalgie di un passato che ci ha riservato spesso, tragedie" e rilancia: "non bisogna avere paura delle riforme, di guardare avanti, di immaginare un'Europa sempre più perfezionata nella sua architettura e sempre più inclusiva".
3/9/2024
La notizia arriva dalla Germania, quando mancano pochi giorni all'ufficializzazione dei portafogli della prossima Commissione Europea.
Secondo il quotidiano Die Welt, per la prima volta il rappresentante di un partito populista di destra otterrà un incarico di primo piano nell'esecutivo comunitario. Il riferimento è a Raffaele Fitto, nominato la scorsa settimana dal Governo Meloni come prossimo Commissario Italiano. La novità starebbe soprattutto nella delega di Fitto, cui starebbe pensando la presidente Von Der Leyen: confermata la responsabilità sull'attuazione del Pnrr, confermate le indiscrezioni su una vicepresidenza esecutiva, ma -a sorpresa- si aggiungerebbe la delega sull'Economia. Fitto non dovrebbe avere responsabilità dirette sulla supervisione sui bilanci nazionali e sull'applicazione del patto di stabilità, ma dovrebbe supervisionare il lavoro del Commissario delegato. Secondo Die Welt, gli altri vicepresidenti esecutivi della Commissione sarebbero il conservatore lettone Dombrovskis - Allargamento e ricostruzione dell'Ucraina, il liberale francese Breton - Industria e Autonomia Strategica, la socialista spagnola Ribera -Transizione climatica, digitale e sociale. Non saranno vicepresidenti, ma avranno deleghe di peso l'olandese Hoekstra - al Commercio, il ceco Sikela all'Energia, lo slovacco Sefkovic alla riduzione della burocrazia e il polacco Serafin al Bilancio. Due incognite restano sulla formazione della prossima Commissione: lo sbilanciamento di genere, con appena 9 donne su 27 posizioni, sul quale Von Der Leyen sta lavorando, e le audizioni al Parlamento Europeo, che potrebbero portare a clamorose bocciature in ottobre.
2/9/2024
Il sisma politico arriva annunciato, ma non per questo risulta meno choccante, per un Paese che pensava di aver archiviato per sempre la dolorosa pagina dell'ascesa dell'estrema destra.
Per la prima volta dopo la Seconda Guerra Mondiale uno schieramento più a destra della Cdu vince l'elezione in un Land, quello orientale della Turingia. Alternative fuer Deutschland si attesta intorno al 33%, staccando proprio la Cdu di nove punti. L'altra rivelazione è il nuovo partito di sinistra Bundnis Sahra Wagenknecht, oggetto politico di difficile definizione, per le sue posizioni rossobrune o di sinistra conservatrice, uno strano paradosso che potrebbe portarla persino in coalizione al Governo del Land con Cdu ed Spd - partito quest'ultimo che salva il salvabile in una serata da dimenticare per la coalizione Scholz. I Verdi annaspano, i Liberali spazzati via. In Sassonia il risultato è poco meno eclatante: vince la Cdu, che sfiora il 32%, ma stacca di appena un punto l'estrema destra Afd. "Siamo pronti ad assumere la responsabilità di Governo", dichiara il leader dell'ultradestra in Turingia, l'estremista con simpatie neonazi Bjoern Hoecke, sconfitto clamorosamente nell'elezione diretta - e ora a rischio di esclusione dal Parlamento. Nessun partito sembra però orientato a colloqui di coalizione con Afd - il cordone sanitario potrebbe reggere. Ora si attende che le scosse telluriche del voto arrivino fino a Berlino, con effetti potenzialmente dirompenti per il fragile esecutivo Scholz - in attesa delle elezioni in Brandeburgo del 22 settembre: Afd primo partito nei sondaggi, davanti alla Spd.
1/9/2024
E' un terremoto politico quello che arriva dai due Laender della Germania Est, Turingia e Sassonia: in Turingia trionfa l'estrema destra di Alternative fuer Deutschland, col 33,5%, staccando di nove punti il centrodestra Cdu, seguito al 14,5% dalla sinistra rossobruna di Bundnis Sahra Wagenknecht, tre punti sopra la sinistra della Linke.
Il tripartito al Governo a Berlino, Spd, Verdi e Liberali non arriva al 12% - solo la Spd supera la soglia di sbarramento. In Sassonia vince di un'incollatura la Cdu, col 32%, mezzo punto sopra l'Afd. Terza, la sinistra conservatrice di Wagenknecht. La coalizione semaforo al Governo arriva al 17% sommando i tre partiti, con Spd e Verdi oltre la soglia di sbarramento. Sentiamo la co-leader di Alternative fuer Deutschland Alice Weidel, alla tv Ard. "E' un risultato storico, per la prima volta vinciamo l'elezione in un Land federale", dice Weidel, che parla di "punizione degli elettori contro il Governo Spd-Verdi-Liberali". Secondo Weidel "è il momento di chiedersi se sia il caso di proseguire col Governo Scholz per un altro anno, o se non sia meglio andare a elezioni anticipate". Il rebus delle coalizioni locali rischia però di complicare la partita: se in Sassonia una coalizione Cdu-Verdi-Spd potrebbe garantire una maggioranza minima, in Turingia le coalizioni sono pressochè impossibili, con sinistra, estrema destra e centrodestra incompatibili. Ora si attende che le scosse telluriche del voto arrivino a Berlino, con gli effetti sul traballante Governo Scholz - in attesa delle elezioni in Brandeburgo del 22 settembre: Afd primo partito nei sondaggi, davanti alla Spd.
31/8/2024
Sono elezioni regionali, ma ad un anno da quelle legislative il voto nei due Laender orientali della Turingia e della Sassonia rappresenta un banco di prova cruciale per la politica tedesca.
I sondaggi sono chiari, e indicano una forte avanzata del partito di estrema destra Afd. Nato come movimento antieuropeista, con gli anni ha spostato il proprio baricentro politico sempre più verso posizioni neofasciste. Qualcosa di impensabile in Germania. Non è però un caso che Alternative fuer Deutschland trovi maggior radicamento nell'Est tedesco, dove il processo di riunificazione è stato impervio, e dove le spinte di ritorno totalitariste ricordano quelle di altri Paesi dell'Est Europa. Nei sondaggi i due Laender mostrano differenze importanti: in Sassonia sarebbe davanti il centrodestra della Cdu, tre punti sopra l'Afd, mentre la nuova estrema sinistra rossobruna è terza al 12%. In Turingia il quadro è ben più preoccupante: Afd primo partito al 29% davanti alla Cdu al 23% e con i rossobruni al 18%. Il tripartito al Governo a Berlino praticamente sparito dalla mappa elettorale dei due Laender. Nel comizio finale ad Erfurt, il leader locale Bjoern Hoecke ha ribadito il no ad una società multiculturale. "Vogliamo la remigrazione. Gli interessi della Germania prima di tutto", ha scandito Hoecke, mentre la leader Afd Weidel ha ricalcato posizioni filorusse: "nessuna arma tedesca, e nessun soldato tedesco in Ucraina. Mai!" I recenti fatti di Solingen hanno rappresentato un insperato trampolino elettorale per l'Afd. Le urne diranno se l'allarme estrema destra sia più che mai reale in Germania.
30/8/2024
Si infrangono contro le divisioni interne dei 27 le proposte più audaci lanciate ieri dall'Alto Rappresentante Europeo Borrell su Ucraina e Medio Oriente.
Sulla guerra a Kiev, Borrell -arrivato a Bruxelles con il Ministro degli Esteri ucraino Kuleba- aveva ventilato l'idea di revocare le restrizioni all'uso delle armi consegnate all'Ucraina, affinchè possano essere utilizzate per colpire obiettivi militari in Russia, in linea con le norme internazionali. Poche ore dopo, e dopo l'attacco pubblico dell'Ungheria, che parlava di proposta folle, Borrell ha dovuto ammettere che si tratta di una competenza nazionale, e che gli Stati membri hanno reso chiaro che deve restare una decisione nazionale. Capitolo chiuso, dunque, anche se riecheggia l'appello di Kuleba a velocizzare la consegna di sistemi di difesa aerea e armi a Kiev. L'altra proposta europea, le sanzioni contro i Ministri della destra ortodossa israeliana, responsabili di messaggi di incitamento all'odio contro i palestinesi, si infrange pure sulle divisioni interne ai 27 -Italia e Ungheria contrarie, Irlanda favorevole- ma qui Borrell non demorde e annuncia che lancerà comunque l'iter a livello tecnico, con l'accusa di violazione dei diritti umani. Bruxelles annuncia un incontro sulla crisi mediorientale a New York e si dice pronta ad avviare la missione al confine di Gaza. Infine, sul Venezuela, dall'Europa il no al riconoscimento della legittimità democratica di Maduro.
29/8/2024
Il primo vertice dei Ministri degli Esteri europei dopo la pausa estiva non risparmia polemiche e divisioni tra i 27.
L'Ungheria, cui è stata tolta la gestione del summit dopo le spericolate avventure diplomatiche del premier Orban, ha guidato la carica contro l'Alto Rappresentante europeo Borrell, sulle sue proposte relative a Medio Oriente e Ucraina. Borrell è arrivato all'incontro con il Ministro degli Esteri di Kiev Kuleba, che ha chiesto all'Europa l'invio di armi e dei sistemi di difesa aerea promessi. Borrell ha rincarato, proponendo la revoca delle restrizioni all'uso delle armi consegnate all'Ucraina, affinchè possano essere utilizzate per colpire obiettivi militari in Russia, in linea con le regole internazionali. "Proposta folle", secondo il Ministro degli Esteri ungherese Szijjártó, secondo cui ciò potrebbe portare ad un'escalation del conflitto. E anche il Ministro italiano Tajani ha ribadito che le armi consegnate da Roma non possono essere utilizzate al di fuori del territorio ucraino. Tajani è stato più duro, sempre al pari del collega ungherese, sull'altra proposta di Borrell, quella di sanzionare i Ministri di Israele responsabili di messaggi d'odio e di incitamento a commettere crimini di guerra contro i palestinesi - nomi Borrell non ne ha fatti, ma il pensiero va al Ministro della Sicurezza Ben-Gvir e quello delle Finanze Smotrich, entrambi della destra ultraortodossa. Per Tajani un'ipotesi irreale, mentre l'Irlanda si è detta favorevole. Ma i disaccordi tra i 27 sono tali, che probabilmente la proposta resterà lettera morta.
29/8/2024
Ucraina e Medio Oriente in primo piano al vertice dei Ministri degli Esteri europei a Bruxelles - summit che originariamente si sarebbe dovuto tenere a Budapest, ma l'avventurosa politica estera estiva del premier ungherese Orban, tra Russia e Cina, ha determinato lo spostamento del summit nella capitale belga.
Proprio l'Ungheria si è resa protagonista di una polemica con l'Alto Rappresentante Europeo Borrell, che ha proposto la revoca delle restrizioni all'uso delle armi consegnate all'Ucraina, affinchè possano essere utilizzate per colpire obiettivi militari in Russia, in linea con le regole internazionali. "Proposta folle", secondo il Ministro degli Esteri ungherese Szijjártó, secondo cui ciò potrebbe portare ad un'escalation della guerra. Ungheria contraria anche all'altra proposta di Borrell, quella di sanzionare i Ministri di Israele responsabili di messaggi d'odio e incitazione a commettere crimini di guerra contro i palestinesi - nomi Borrell non ne ha fatti, ma il pensiero va al Ministro della Sicurezza Itamar Ben-Gvir e quello delle Finanze Bezalel Smotrich, entrambi della destra ultraortodossa. Qui è stato il Ministro degli Esteri italiano Tajani a dire di no, definendo l'ipotesi di sanzioni "irreale". Tajani che ha ribadito la contrarietà di Roma anche all'utilizzo di armi italiane fuori dal territorio ucraino. Favorevole all'ipotesi di sanzioni contro politici israeliani invece l'Irlanda, ma le profonde divisioni interne ai 27 difficilmente produrranno risultati concreti sul dossier.
8/8/2024
“Siamo ancora qui": il leader indipendentista catalano Puigdemont torna -come aveva annunciato- a distanza di sette anni a Barcellona. Dopo il referendum sull'indipendenza del 2017 si era autoesiliato a Bruxelles. E parte la caccia all'uomo.
Sette anni dopo, l'ex-presidente catalano Carles Puigdemont torna ad agitare la politica catalana e spagnola, aprendo un fronte di scontro con la magistratura che -nonostante la legge sull'amnistia targata Psoe per i protagonisti della stagione indipendentista- lo tiene ancora nel mirino con un ordine di arresto per malversazione. Poche ore prima dell'apertura della sessione del Parlament catalano, chiamato a investire il nuovo presidente della Generalitat, il socialista Illa, Puigdemont è comparso in pieno centro a Barcellona, alla luce del sole e davanti a migliaia di sostenitori, rivendicando di essere tornato. Ha denunciato la repressione dello Stato spagnolo contro il movimento indipendentista, ha attaccato la magistratura iberica e ha chiuso il discorso con le parole "Viva la Catalunya libera". Da quel momento la caccia a Puigdemont ha oscurato la sessione parlamentare, chiamata a votare come presidente regionale un politico non indipendentista come Illa, grazie anche al sostegno del partito Esquerra Republicana, ex-alleato di Puigdemont. Barcellona ha visto il traffico cittadino bloccato dall'operazione Gabbia, con la polizia regionale, i Mossos, impegnata nella ricerca. Arrestato proprio un Mosso, con l'accusa di aver favorito la fuga. Convocato dalla polizia Jordi Turull, segretario di Junts, il partito di Puigdemont, che lo ha scortato per le strade di Barcellona.
8/8/2024
Doveva essere la sera delle cento proteste violente organizzate dall'estrema destra in tutta la Gran Bretagna, dopo i fatti di Southport e la loro strumentalizzazione da parte delle frange più estreme.
Si è trasformata in una gigantesca manifestazione antirazzista e antifascista su scala nazionale, con migliaia di persone che sono scese in strada in modo spontaneo, sfilando in tutte le maggiori città del Regno, per lavare l'onta degli scontri violenti dei giorni scorsi provocati dall'estrema destra. Da Bristol, a Londra, a Birmingham, a Liverpool, fino a Newcastle, migliaia e migliaia di persone hanno alzato cartelli, striscioni e improvvisato slogan e canti per riaffermare il loro no al razzismo, il no ai fascisti e il sì all'accoglienza dei migranti. Il tutto nel nome dell'unità del Paese. Spariti dai radar gli estremisti di destra, che pure avevano organizzato un centinaio di proteste violente in tutto il Paese, salvo poi abbandonare i loro piani, una volta materializzatasi la minaccia di arresti e detenzioni da parte della polizia, che aveva promesso la linea durissima. Proprio ieri tre uomini, uno di Southport e due di Liverpool, sono stati condannati con pene tra i venti mesi e i tre anni, per gli incidenti avvenuti nei giorni scorsi. Derek Drummond, di Southport, ha ricevuto la pena più pesante per aver colpito un poliziotto.
8/8/2024
E' stata la serata delle controproteste e della rivolta della maggioranza silenziosa contro l'estrema destra peggiore, violenta e xenofoba.
La Gran Bretagna si è risvegliata ieri dall'incubo delle rivolte e degli incidenti, scoprendo che quella che doveva essere una notte distopica di violenze, con negozi, centri migranti e persino teatri chiusi per la paura di incidenti, si è trasformata nella serata delle manifestazioni pacifiche contro il razzismo: da Bristol, a Londra, a Birmingham, a Liverpool, fino a Newcastle, migliaia e migliaia di persone si sono riversate in strada, in manifestazioni spontanee, con cartelli, striscioni e canti per riaffermare il loro no al razzismo, il no ai fascisti e il sì all'accoglienza dei migranti. Il tutto nel nome dell'unità del Paese. Uno scatto d'orgoglio che ha cancellato giorni di scontri e violenze organizzate e fomentate dall'estrema destra britannica, ritiratasi in fretta e furia sotto la minaccia di arresti e detenzioni da parte della polizia, che -dopo la notizia della convocazione di un centinaio di manifestazioni razziste non autorizzate- aveva promesso la linea durissima. Come anticipato dal capo della polizia londinese Mark Rowley, i leoni da tastiera che incitano all'odio online non sono esenti dalla legge. E saranno perseguiti. Per rendere chiaro il messaggio ieri tre uomini, uno di Southport e due di Liverpool, sono stati condannati con pene tra i venti mesi e i tre anni, per gli incidenti avvenuti nei giorni scorsi. Derek Drummond, di Southport, ha ricevuto la pena più pesante per aver colpito un poliziotto.
7/8/2024
Dopo gli incidenti nel weekend, la Gran Bretagna si prepara ad un'altra possibile serata di disordini oggi. Massima l'allerta di polizia in tutto il Regno.
Un'altra notte di violenze e disordini si annuncia oggi in Gran Bretagna, con un centinaio di proteste organizzate e convocate online dall'estrema destra, secondo stime della polizia, cui farebbero da contraltare una trentina di manifestazioni organizzate dai centri antirazzismo. Il che pone anche il problema di un rischio di scontri di piazza. Uno scenario sempre più distopico, quello che vede il Regno Unito ostaggio da oltre una settimana di gruppi di violenti che attaccano centri immigrati, negozi, hotel e supermercati, utilizzando come pretesto l'episodio delle tre bambine uccise a fine luglio a Southport da un ragazzo con problemi psichiatrici. Ed esattamente come in un film distopico, negozi e moschee sono stati cinti da reti di protezione in serata, per evitare che vengano presi d'assalto. Migliaia di poliziotti sono stati messi in allerta, soprattutto nel nord inglese, così come i tribunali, per procedere alla rapida detenzione e messa in stato d'accusa di chiunque provocherà disordini. Tre uomini, uno di Southport e due di Liverpool, sono stati intanto condannati con pene tra i venti mesi e i tre anni, per gli incidenti avvenuti nei giorni scorsi. Derek Drummond, di Southport, ha ricevuto la pena più pesante per aver colpito un poliziotto. Ha una storia di violenza alle spalle, con 14 condanne precedenti. Ed è esattamente questa estrema destra razzista che sta fomentando gli scenari peggiori in una Gran Bretagna sconvolta da questa estate di disordini.
3/8/2024
E' allarme estrema destra in Gran Bretagna, dove il battesimo del fuoco per il neoGoverno laburista, a neppure un mese dall'insediamento, arriva dai disordini scatenati dalle frange più violente della società. Il pretesto è stato l'assassinio lunedì di tre bambine a Southport, ad opera di un minorenne.
Quell'episodio ha scatenato un'ondata di fake news sul web, che indicavano l'accoltellatore come un migrante islamista - mentre si trattava in realtà di un ragazzo nato in Gran Bretagna da genitori ruandesi. Dopo i violenti scontri a Sunderland, nel nord-est, il weekend ha visto una trentina di manifestazioni in tutto il Paese, con epicentro a Nottingham, Liverpool, Manchester, Leeds e Belfast. In diversi casi si sono verificati scontri tra i militanti di estrema destra e le organizzazioni antirazziste venute a contestare queste manifestazioni non autorizzate: gli episodi più gravi nel centro di Liverpool e ad Hull, con diversi poliziotti feriti. Secondo l'emittente Sky News, che ha condotto un'indagine online, dietro alle convocazioni di queste manifestazioni di estrema destra ci sarebbe un network di falsi profili su Tik Tok, che incitano all'odio razziale e a scendere in piazza per compiere atti di violenza. Un network organizzato, che simula profili di cittadini residenti nelle zone interessate, e che usa non solo TikTok ma anche Telegram per fomentare le violenze. Al di là di chi vi si celi dietro, un esempio inquietante di come i social possono trasformarsi in un'arma contro la convivenza democratica.
1/8/2024
E' un maxi-scambio di prigionieri quello andato in scena all'aeroporto della capitale turca Ankara tra Stati Uniti e Russia, il maggiore dalla fine della Guerra Fredda.
Scambio che ha coinvolto 24 persone, incarcerate in sette diversi Paesi - Stati Uniti, Germania, Polonia, Slovenia, Norvegia, Russia e Bielorussia. Oltre a loro anche due bambini. L'operazione si è conclusa col trasferimento di 8 prigionieri in Russia, 12 in Germania e 4 negli Stati Uniti. Il detenuto più noto è sicuramente il giornalista Evan Gershkovich del Wall Street Journal, da poco condannato a una pena nelle carceri russe pari a 16 anni. Con lui -lato statunitense- il marine Paul Whelan, e un'altra reporter, la russoamericana Alsu Kurmasheva. Tra i rilasciati da parte russa, uno dei più noti oppositori del regime di Putin, Ilya Yashin, e un altro noto dissidente, Vladimir Kara-Murza. Mosca ha invece ottenuto il rientro in patria, tra gli altri, di Vadim Krasikov, agente dei servizi segreti detenuto in Germania per aver ucciso cinque anni fa a Berlino un oppositore ceceno. "L'accordo che ha garantito la loro libertà è stato un'impresa diplomatica. Alcune di queste donne e uomini sono stati ingiustamente trattenuti per anni. Tutti hanno sopportato sofferenze e incertezze inimmaginabili. La loro agonia è finita": così il presidente americano Biden, che ha parlato dalla Casa Bianca attorniato dalle famiglie degli ex-prigionieri americani. Il Governo tedesco ha affermato che lo scambio con Mosca, in particolare il rilascio di Krasikov, "non è stato facile" ma è stato necessario.
19/7/2024
Archiviato il risultato, si guarda ora alle prossime mosse: la seconda Commissione Von Der Leyen non sarà operativa prima di dicembre, con ogni probabilità: in estate i 27 Governi invieranno alla presidente rieletta i nomi dei candidati al portafoglio di Commissario - lei ha chiesto un uomo e una donna, tra cui scegliere, in modo da garantire parità di genere. Staremo a vedere.
Scelti i nomi e assegnati i portafogli - tra queste le annunciate novità di un Commissario per il Mediterraneo e uno per la Difesa, i politici designati si sottoporranno alle audizioni del Parlamento Europeo, che probabilmente ne respingerà -come da prassi- almeno un paio. Ultima tappa, in autunno: il voto finale sull'intera Commissione, superato il quale potrà cominciare il lavoro. Il portafoglio del prossimo Commissario italiano rappresenterà la cartina di tornasole del peso specifico del Governo Meloni in Europa: le quotazioni della premier sono date in discesa a Bruxelles dopo il voto contrario di Fratelli d'Italia a Von Der Leyen, nonostante settimane di negoziati e approcci sottotraccia. Il sì di Forza Italia e Pd non è sufficiente a coprire la tensione. Alla fine sono stati i Verdi a garantire a Von Der Leyen la nomina, annullando la cinquantina di franchi tiratori fra Popolari, Socialisti e Liberali. Ad una domanda precisa in conferenza stampa sul mancato appoggio di Fratelli d'Italia Von Der Leyen ha glissato, ringraziando la maggioranza democratica e filoeuropeista che l'ha votata, citando pure i Verdi. Non una parola su Meloni.
18/7/2024
Dopo settimane di incertezza e tensione crescente, Ursula Von Der Leyen tira un sospiro di sollievo nell'apprendere che l'Europarlamento ne ha ratificato la riconferma a presidente della Commissione con 401 voti. Esattamente quelli che aveva sulla carta della maggioranza europeista Popolari-Socialisti-Liberali - segno che, nel segreto dell'urna, i franchi tiratori di queste tre famiglie politiche sono stati in gran parte rimpiazzati dai Verdi, che si candidano così a entrare nella coalizione che a Strasburgo sosterrà le politiche comunitarie nei prossimi cinque anni.
Ipotesi di scuola, considerato che un accordo formale non c'è e che i Popolari Europei ultimamente guardano spesso ai Conservatori, ma questo ci racconta il voto. Come racconta la scommessa persa da Fratelli d'Italia, che fino all'ultimo tiene le carte coperte, poi si iscrive ai 284 contrari, in linea con la maggior parte del gruppo Ecr, ma -così facendo- pone una seria ipoteca sul peso specifico che il Governo Meloni -lei stessa già astenutasi in sede di Consiglio Europeo su Von Der Leyen- potrà avere all'interno della sala dei bottoni comunitaria. Per Von Der Leyen si annuncia un'estate di lavoro: a breve i Governi cominceranno a inviarle i nomi dei Commissari -lei ha chiesto un uomo e una donna, per aiutarla a garantire parità di genere- poi inizierà la distribuzione dei portafogli, che sfocerà nelle audizioni autunnali dei singoli Commissari all'Europarlamento. Da tabella di marcia e previo nuovo voto di conferma a Strasburgo, la seconda Commissione Von Der Leyen dovrebbe insediarsi a dicembre.
18/7/2024
Esce rafforzata dal voto del Parlamento Europeo la neorieletta presidente della Commissione Von Der Leyen, che incassa esattamente i 401 voti che aveva sulla carta -calcolati sull'ipotetica maggioranza europeista- rimpiazzando i franchi tiratori tra popolari, socialisti e liberali soprattutto con i Verdi.
Nella conferenza stampa dopo il voto Von Der Leyen ha espresso gratitudine all'Europarlamento, che gli ha garantito una maggioranza più forte rispetto a cinque anni fa e ha annunciato che nelle prossime settimane chiederà ai leader comunitari di proporre un candidato uomo e una candidata donna per il posto di Commissario. Sulle maggioranze future a Strasburgo Von Der Leyen ha promesso che lavorerà con la maggioranza Popolari-Socialisti-Liberali, ma anche insieme ai Verdi, che le hanno garantito i voti decisivi. Tra i 284 voti contrari, oltre alla Lega, anche i deputati di Fratelli d'Italia, che hanno tenuto le carte coperte fino all'ultimo, salvo poi recriminare sul cosiddetto soccorso Verde ed autoescludersi però dal processo decisionale. Una mossa che intacca inevitabilmente il peso specifico di Giorgia Meloni in Europa, guardando in prospettiva - mossa che potrebbe rivelarsi un boomerang per Roma. In mattinata Von Der Leyen aveva tenuto il discorso programmatico, nel quale tra le altre cose ha difeso i valori democratici, ha attaccato il premier ungherese Orban, ha confermato gli obiettivi del Green Deal ma con un approccio pragmatico, ha promesso una lotta contro l'immigrazione illegale, e ha annunciato la nomina di un Commissario per il Mediterraneo.
18/7/2024
Si delinea dunque una maggioranza europeista allargata ai Verdi nell'emiciclo di Strasburgo, dopo che Popolari, Socialisti Liberali e -per l'appunto- i Verdi hanno garantito a Ursula Von Der Leyen la fatidica maggioranza di 401 voti, con i quali è stata riconfermata presidente della Commissione Europea per altri cinque anni. 284 i contrari, 15 gli astenuti.
La cinquantina di franchi tiratori all'interno della maggioranza tradizionale è stata dunque millimetricamente rimpiazzata dal pacchetto di cinquanta voti portati dai deputati ecologisti. Nella conferenza stampa dopo il voto Von Der Leyen ha espresso gratitudine al Parlamento Europeo, che gli ha garantito una maggioranza più forte rispetto a cinque anni fa, ha sottolineato di aver portato avanti una campagna paneuropea - "la democrazia continentale è vibrante", ha osservato, infine ha annunciato che nelle prossime settimane chiederà ai leader comunitari di proporre un candidato uomo e una candidata donna per il posto di Commissario. Sulle maggioranze future a Strasburgo Von Der Leyen ha promesso che lavorerà con la maggioranza Popolari-Socialisti-Liberali, ma anche insieme ai Verdi, che le hanno garantito i voti decisivi. All'interno dei partiti della maggioranza di Governo italiana, sì di Forza Italia e no della Lega come da copione, mentre ha stupito il no a Von Der Leyen di Fratelli d'Italia dopo settimane di trattative e approcci - il partito di Meloni si è messo così ai margini del processo decisionale.
18/7/2024
E' stata quindi confermata -come largamente pronosticato- alla guida della Commissione Ursula Von Der Leyen, che per uno strano gioco dei numeri ha ottenuto esattamente 401 voti, gli stessi -sulla carta- della maggioranza europeista. 284 i contrari, 15 gli astenuti.
Dunque l'operazione di sostituzione dei franchi tiratori all'interno della maggioranza è perfettamente riuscita, grazie ad appoggi esterni, soprattutto dai Verdi, considerato che alla fine di un infinito tira e molla negoziale Fratelli d'Italia ha votato contro la riconferma di Von Der Leyen, mettendosi così ai margini del processo decisionale. Von Der Leyen ha parlato pochi minuti fa in conferenza stampa: ha affermato che per lei si tratta di un momento molto emotivo. Ha espresso gratitudine al Parlamento Europeo, che gli ha garantito una maggioranza più forte rispetto a cinque anni fa, ha sottolineato di aver portato avanti una campagna paneuropea - "la democrazia europea è vibrante", ha osservato, infine ha annunciato che nelle prossime settimane chiederà ai leader europei di proporre un candidato uomo e una candidata donna per la Commissione. Guardando ai risultati del voto odierno, ha promesso che lavorerà con la maggioranza Popolari-Socialisti-Liberali, ma anche insieme ai Verdi, che le hanno garantito i voti decisivi. Su Fratelli d'Italia, Von Der Leyen ha sostanzialmente glissato sulla domanda relativa al mancato appoggio della compagine di estrema destra italiana.
18/7/2024
E' il giorno del voto per Ursula Von Der Leyen al Parlamento Europeo. Alle 13 gli eurodeputati cominceranno a deporre le schede nelle urne, con l'annuncio atteso poco prima delle 15. Ieri votata una risoluzione a sostegno dell'Ucraina.
Sarà un discorso decisivo quello che Ursula Von Der Leyen pronuncerà questa mattina alle 9 nell'emiciclo dell'Europarlamento: le sue parole saranno indirizzate soprattutto agli indecisi e ai potenziali franchi tiratori nella maggioranza europeista, dai quali dipende il raggiungimento della soglia magica di 361 voti. Nelle ultime settimane e nelle ultime ore la presidente designata alla guida dell'esecutivo comunitario ha affrontato un delicato gioco di equilibrismi per accontentare sia la maggioranza, composta da Popolari, Socialisti e Liberali, sia i due gruppi dove potrebbe raccogliere voti decisivi: Verdi e Conservatori. A Radio 24 il co-presidente di ECR Nicola Procaccini, di Fratelli d'Italia, afferma che la decisione si presenta complessa - il discorso di Von Der Leyen sarà fondamentale, poi Procaccini ammette l'esistenza di un legame con l'assegnazione del portafoglio al futuro Commissario Europeo italiano. Oltre a Forza Italia, per Von Der Leyen voterà a favore anche il PD, come conferma la vicepresidente del Parlamento Europeo Pina Picierno. Ieri intanto la plenaria ha votato una risoluzione per riaffermare l'impegno a sostenere militarmente l'Ucraina. La condanna dell'operato di Orban ha provocato il no di Lega e Fratelli d'Italia, il Pd ha bocciato la richiesta di eliminare le restrizioni all'uso di armi occidentali fornite a Kiev per attaccare obiettivi militari su territorio russo.
17/7/2024
Sostegno militare all'Ucraina "per tutto il tempo necessario e in qualsiasi forma necessaria". Il Parlamento Europeo appena insediato riprende il filo dell'appoggio a Kiev, con una risoluzione approvata a larga maggioranza che sottolinea l'importanza dell'indipendenza, della sovranità e dell'integrità territoriale dell'Ucraina entro i confini riconosciuti.
Il testo presenta due passaggi interessanti: la condanna della visita del premier ungherese Orbán alla Federazione Russa, platealmente disconosciuta, in quanto organizzata in palese violazione dei trattati. E la richiesta all'Unione e agli Stati membri di aumentare il sostegno militare all'Ucraina - includendo la richiesta di eliminare le restrizioni all'uso di armi occidentali fornite a Kiev contro obiettivi militari su territorio russo. Punti che non sono piaciuti a diverse delegazioni italiane: il Pd ha votato a favore della risoluzione ma contro l'ipotesi di eliminare le restrizioni all'uso di armi in Russia. Fratelli d'Italia ha pure votato la risoluzione ma ha detto no al punto relativo al premier ungherese Orban. La Lega infine, come Cinque Stelle e Sinistra, ha bocciato tout court il testo, bollandolo come "strumentale". Ultime ore di trattative intanto sul voto per la rielezione di Ursula Von Der Leyen alla presidenza della Commissione: l'attesa si concentra sul discorso che pronuncerà in mattinata, considerato chiave per convincere i franchi tiratori presenti nella maggioranza europeista e quella parte di Verdi e Conservatori che potrebbero puntellarne la nomina.
17/7/2024
Giornata interlocutoria qui al Parlamento Europeo, in vista del voto su Ursula Von Der Leyen nel primo pomeriggio di domani.
Von Der Leyen che ha ricevuto oggi la notizia della sentenza della Corte di Giustizia Europea, che ha accolto parzialmente il ricorso di alcuni cittadini ed europarlamentari, in opposizione al rifiuto da parte dell'esecutivo comunitario di concedere un accesso completo ai contratti stipulati in piena crisi pandemica per la fornitura di vaccini anti-Covid 19. I giudici del Lussemburgo hanno stabilito che la Commissione non ha garantito un accesso sufficientemente ampio a questi contratti. La sentenza non avrà riflessi sul voto di domani su Von Der Leyen, la quale intanto continua a trattare per la sua rielezione - l'incognita riguarda soprattutto il gruppo dei Conservatori Europei e la delegazione di Fratelli d'Italia in particolare, che sta cercando fino all'ultimo di strappare concessioni anche sul posto da Commissario Europeo per l'Italia. Chi ha anticipato oggi un voto positivo per Von Der Leyen è stata la vicepresidente dell'Europarlamento Pina Picierno, che ha garantito: il PD voterà per la sua riconferma, prima di prevedere che non ci saranno franchi tiratori dalla delegazione italiana. Oggi a Strasburgo, oltre all'elezione dei cinque questori e alla definizione della composizione delle prossime commissioni, è stata votata una risoluzione che riafferma il sostegno del nuovo Europarlamento all'Ucraina. Risoluzione passata pochi minuti fa a larga maggioranza, con 495 voti favorevoli. Da notare la presa di distanze dell'eurodeputato del Rassemblement National Bardella, che ha schierato i Patrioti europei contro l'ingresso di Kiev nell'Unione.
17/7/2024
Le ultime -decisive- 24 ore, per garantire a Ursula Von Der Leyen una maggioranza certa con cui affrontare domani la rielezione a presidente della Commissione.
Sarà un'altra giornata di trattative e incontri, quella odierna a Strasburgo, per mettere al riparo la presidente uscente dell'esecutivo comunitario da sorprese, evitando che la quarantina di deputati sopra quota 361 che la maggioranza europeista le offre vengano annullati dai franchi tiratori interni. Ieri l'incontro più difficile, quello con i Conservatori Europei di Fratelli d'Italia. All'uscita lo definirà un meeting intenso - con loro Von Der Leyen aveva già anticipato che non ci sarà una cooperazione strutturale, bensì su singoli dossier. Nessun passo indietro sul Green Deal, inviso a Ecr, piuttosto la promessa di un approccio pragmatico. Voteranno per lei i belgi fiamminghi e i cechi del gruppo, non i polacchi, ancora sul crinale Fratelli d'Italia - che ieri sera ha ottenuto una vicepresidenza dell'emiciclo con Antonella Sberna. Fatto che colloca il partito di Meloni fuori dal cordone sanitario contro l'estrema destra, che circonda invece la Lega. Von Der Leyen raccoglierà voti anche tra buona parte dei Verdi, che ambiscono a entrare nella maggioranza europeista: alla vigilia del D-Day, l'atmosfera resta di cauto ottimismo. Oggi intanto la Corte di Giustizia si esprimerà su due casi relativi agli accordi di acquisto di vaccini anti-Covid, che coinvolge proprio Von Der Leyen. Ieri infine rielezione senza patemi e a maggioranza record per Roberta Metsola alla presidenza del Parlamento Europeo. Due le vicepresidenti italiane: oltre a Sberna, anche Pina Picierno del PD.
16/7/2024
Inizia all'insegna delle larghe maggioranze la decima legislatura del Parlamento Europeo: la presidente uscente Roberta Metsola è stata rieletta con un record di 562 voti, in un'elezione priva di veri altri contendenti, fatta eccezione per Irene Montero della Sinistra.
La quasi totalità degli eurodeputati italiani ha votato per Metsola: non solo Pd e Forza Italia, inclusi nella maggioranza europeista, ma anche Fratelli d'Italia, Lega e Verdi. La politica maltese del Ppe, che resterà in carica altri due anni e mezzo, prima di passare la mano ad un rappresentante del centrosinistra, ha ringraziato per la fiducia, ha affermato che sarà un Parlamento per tutti al fine di rispettare le promesse dei padri fondatori, ha condannato la polarizzazione nelle nostre società, che porta ad una politica di scontro, e ha condito il discorso di citazioni, arrivate fino a De Gasperi. Superata la prima -scontata- votazione tutti gli occhi sono ora rivolti a quella sulla riconferma di Ursula Von Der Leyen alla presidenza della Commissione. Anche ieri è stata una giornata intesa di incontri e trattative sottotraccia, per garantirle la maggioranza di 361 voti nell'emiciclo. Il momento clou è stato quello dell'intenso incontro -parole sue- con i conservatori di ECR, dove raccoglierà una manciata di voti - anche se forse non quelli di Fratelli d'Italia. Voti che risulteranno decisivi, insieme a quelli di parte dei Verdi a metterla al riparo dai franchi tiratori annunciati tra Popolari, Socialisti e Liberali. Anche per questo si respira un cauto ottimismo sulla sua riconferma a capo della Commissione.
12/7/2024
Si avviano al rush finale le trattative sul voto di Ursula Von Der Leyen alla presidenza della Commissione Europea per altri cinque anni: per uno strano incrocio di calendario sarà preceduto, mercoledì, da un sentenza della Corte di Giustizia Europea su due casi che coinvolgono proprio la Commissione e la sua presidente uscente, relativi ad accordi di acquisto anticipato dei vaccini contro il Covid.
Una causa portata avanti da cittadini e da alcuni eurodeputati, per ottenere la rimozione degli omissis imposti dall'esecutivo europeo ai contratti di acquisto dei vaccini stipulati con diverse cause farmaceutiche. La sentenza potrebbe avere effetti sul voto? Difficile prevederlo. Per intanto occorre attenersi alle manovre in corso: in un briefing, i capidelegazione dei principali partiti italiani hanno lasciato intravedere uno scarso entusiasmo verso Von Der Leyen, con Lega e 5 Stelle che voteranno contro di lei, Fratelli d'Italia orientata pure per il no, ma disposta a lasciare una porta aperta in vista dell'incontro martedì, la Sinistra scettica e il solo PD a far intravedere un possibile voto a favore. Il blocco Popolari-Socialisti-Liberali, con l'aggiunta di alcuni deputati Verdi, dovrebbe mettere al riparo la presidente della Commissione designata da sorprese, ma l'incognita franchi tiratori resta sul tavolo. E mentre proprio la cosiddetta "maggioranza Ursula" lavora ad un cordone sanitario per isolare i gruppi di estrema destra, è previsto lunedì il redde rationem sul ruolo di vicepresidente del leghista Vannacci all'interno del gruppo di estrema destra dei Patrioti. Su di lui peserebbero i forti dubbi del Rassemblement National francese.
11/7/2024
Alea iacta est per Ursula Von Der Leyen, che si sottoporrà giovedì prossimo al voto del Parlamento Europeo per la riconferma alla guida della Commissione.
Dopo una settimana trascorsa a dialogare a porte chiuse con il fronte europeista, inclusi quei Verdi che formalmente non facevano parte della maggioranza nella passata legislatura, la conferma nero su bianco di un voto che rischiava un rinvio a settembre è di per sè un indizio sul cauto ottimismo che si respira verso la presidente uscente dell'esecutivo comunitario. Qualora infatti non raggiungesse la quota minima di 361 voti, si aprirebbe una crisi istituzionale, con i leader europei riconvocati in piena estate per trovare un nome alternativo e le istituzioni comunitarie in sospeso. Oltre a Popolari, Socialisti, Liberali e potenzialmente parte dei Verdi, Von Der Leyen potrebbe raccogliere qualche voto anche tra i Conservatori europei: il co-presidente Procaccini afferma che non ci sono le condizioni per un sostegno, ma il gruppo darà libertà di voto alle delegazioni nazionali. Von Der Leyen intanto tesse la tela: nelle ultime ore ha avuto un colloquio con l'eurodeputato -nonchè presidente- Pd Bonaccini. Sull'altra carica istituzionale, che sarà votata martedì, ci sono meno incertezze: la presidenza del Parlamento Europeo nei prossimi due anni e mezzo dovrebbe essere ancora appannaggio della maltese Roberta Metsola, il cui schieramento -il Ppe- ha vinto le elezioni con 188 seggi. Si conferma intanto la frantumazione delle destre estreme, con la costituzione dello schieramento più a destra di tutti: l'Europa delle Nazioni Sovrane, a trazione Afd, con 25 deputati.
11/7/2024
Nessun componente delle multinazionali cinesi Huawei e Zte nella rete 5G tedesca: a deciderlo il Governo di Berlino.
La Ministra dell'Interno Faeser, nell'annunciarlo, ha sottolineato come l'obiettivo sia quello di proteggere le comunicazioni dei cittadini. I componenti critici di fabbricazione cinese non potranno essere più utilizzati nei data centre al più tardi dal 2026, mentre dovranno essere completamente eliminati entro il 2029 da antenne, torri e linee di trasmissione. Faeser ha aggiunto come questa decisione vada anche a beneficio della sicurezza delle imprese e dello Stato. La decisione ha fatto seguito a negoziati con le principali compagnie di telecomunicazioni, quali Deutsche Telekom, Telefonica Deutschland e Vodafone: un portavoce di quest'ultima azienda ha definito la mossa come complessa ma fattibile - soprattutto, l'ha definita il giusto processo da intraprendere. La mossa tedesca ha ovviamente scatenato le ire di Pechino, con il Ministero degli Esteri cinese che parla di politicizzazione dei settori economico e tecnologico, a discapito dell'interesse reciproco. Mentre nel Bundestag Verdi e Cdu hanno criticato i tempi considerati eccessivamente lunghi di phasing out della componentistica cinese.
10/7/2024
Ben venti Paesi europei intendono portare il "caso Ungheria" domani alla riunione degli ambasciatori comunitari. Intanto a Strasburgo spunta un terzo gruppo di estrema destra.
Potrebbe essersi spinto un po' troppo oltre, persino per i fin qui generosi margini di tolleranza concessigli dagli altri Paesi europei, il premier ungherese Orban. Venti Stati membri intendono mettere sotto accusa Budapest per slealtà al Coreper, l'organismo che riunisce gli ambasciatori comunitari. In alcune dichiarazioni a Mosca Orban "è andato direttamente contro le conclusioni del Consiglio Europeo", fa filtrare un diplomatico, che si chiede: "come si concilia con il principio di leale cooperazione?" Un'altra fonte rincara: "la Polonia è scatenata". L'obiettivo è inviare un messaggio "chiaro" a Budapest. Intanto Orban, dopo aver spavaldamente concluso la sua tournee senza mandato alcuno tra Kiev, Mosca e Pechino, avrebbe messo nero su bianco in una lettera le ragioni del suo peregrinare, giustificandole con l'impatto negativo della guerra in Ucraina per i cittadini europei. Nonostante gli zero risultati incassati, Orban sostiene di intravedere "un'opportunità più grande per un cessate il fuoco e colloqui di pace". Di qui l'esortazione ai 27 a prendere l'iniziativa. A fare cosa non è chiaro - quel che è chiaro è che all'ambasciatore ungherese saranno chiesti chiarimenti urgenti. Intorno ad Orban e ai suoi Patrioti si sta alzando un cordone sanitario: prima l'attacco del capogruppo dei Popolari Europei Weber, secondo cui il premier ungherese non può rappresentare l'emiciclo, poi la rassicurazione della presidente della Commissione designata Von Der Leyen: "nessun dialogo con i sovranisti". Questo mentre l'estrema destra europea assomma un terzo gruppo a Strasburgo, il più radicale, quello dell'Europa delle nazioni sovrane, che ruoterà intorno ai tedeschi di Afd.
9/7/2024
Un avvio estremamente turbolento per la presidenza di turno ungherese dell'Unione Europea. Dopo la bizzarra tournee di Viktor Orban in politica estera, con il premier ungherese impegnato in un suo personale tour senza mandato alcuno tra Kiev, Mosca e Pechino, riuscendo a far irritare Cipro per la sua presenza ad un vertice di Paesi turcofoni, una ventina di Stati membri europei intendono affrontare la questione domani alla riunione degli ambasciatori comunitari.
L'accusa sarebbe quella di slealtà. In alcune sue dichiarazioni a Mosca Orban "è andato direttamente contro le conclusioni del Consiglio Europeo", fa filtrare un diplomatico, che si chiede:. "come si concilia con il principio di leale cooperazione?" Un'altra fonte rincara: "la Polonia è scatenata". L'obiettivo è inviare un messaggio "chiaro" riguardo alla deliberata confusione generata dallo stesso Orban. L'arma nucleare della privazione del voto in Consiglio resta sul tavolo, come pure quella -totalmente inedita- dell'interruzione forzata della presidenza di turno ungherese, riaffidando il timone europeo nelle mani della più fidata presidenza belga, oppure ancora la messa in stato di accusa di Budapest proprio per violazione del principio di leale cooperazione. Intanto, sul fronte dei negoziati per il voto sulla prossima presidenza della Commissione Europea, la designata Ursula Von Der Leyen è impegnata oggi in una serie di incontri al Parlamento Europeo, con Popolari e Socialisti. Domani invece vedrà Liberali e Verdi. Incertezza su un incontro con il gruppo dei Conservatori.
5/7/2024
Una mina vagante, politicamente parlando: senza alcun mandato europeo, il premier ungherese Orban è atterrato in tarda mattinata a Mosca per quella che ha definito la sua seconda fermata nella missione di pace.
Dopo il presidente ucraino Zelensky, che ha risposto picche alla sua proposta di un cessate il fuoco, Orban è approdato al Cremlino per incontrare il presidente russo Putin, con il quale ha un forte legame politico. La sua visita è stata svuotata di senso da tutte le massime cariche comunitarie, con un messaggio all'unisono: "non in nome dell'Unione". Prima il presidente europeo Michel, poi questa mattina l'Alto Rappresentante Borrell, secondo cui "Budapest non ha alcuna rappresentanza esterna, Orban non ha ricevuto alcun mandato dal Consiglio per visitare Mosca e non rappresenta l'Unione in alcuna forma". Fino alla presidente della Commissione Von Der Leyen, che è andata al sodo della questione, rievocando implicitamente Chamberlain: "l'appeasement non fermerà Putin". L'esecutivo comunitario accusa apertamente Orban di minare l'unità europea sull'Ucraina, e si vocifera persino di una cancellazione della tradizionale visita della Commissione a Budapest per l'inizio della presidenza di turno. Una prima assoluta. Saranno sei mesi intensi, con Orban battitore libero alla presidenza di turno europea.
5/7/2024
Mistero sulla visita del premier ungherese Orban a Mosca. Un aereo del Governo magiaro è atterrato oggi nella capitale russa, secondo i siti specializzati di aviazione. Ma ormai la polemica è deflagrata sull'asse Bruxelles-Budapest.
In neppure una settimana da presidente di turno dell'Unione Europea Viktor Orban ha già provocato diversi sconquassi a Bruxelles: prima la visita a Kiev, con la proposta di un cessate il fuoco giudicato inaccettabile dal presidente ucraino Zelensky, poi le indiscrezioni su un suo viaggio -oggi- a Mosca, che hanno provocato l'irrituale presa di posizione del presidente europeo Michel e -poche ore fa- anche dell'Alto Rappresentante Borrell, che ha ribadito chiaro e tondo: "la visita del premier Orbán a Mosca si svolge esclusivamente nel quadro delle relazioni bilaterali tra Ungheria e Russia". Budapest non ha "alcuna rappresentanza esterna dell'Unione, Orban non ha ricevuto alcun mandato dal Consiglio per visitare Mosca e non rappresenta l'Unione in alcuna forma". Così Borrell. Uno scontro istituzionale senza precedenti tra la presidenza a rotazione e le alte cariche comunitarie, che Orban questa mattina, in una delle sue regolari interviste radiofoniche, ha cercato di smorzare: "non sono nella posizione di negoziare per conto dell'Unione Europea", ha ammesso. Ormai però il caso è esploso, per il filoputiniano e filocinese Orban, abile nel mischiare le carte e giocare su più tavoli, nonchè impegnato -sul fronte interno- a rilanciare il gruppo di estrema destra Identità e Democrazia, di cui fanno parte Rassemblement Nationale e Lega, fondendolo nel progetto identitario dei Patrioti. Pura ipotesi di scuola, per ora, sulla quale tutto dovrebbe essere chiarito lunedì, superate le elezioni francesi, per non rischiare di creare problemi a Marine Le Pen.
5/7/2024
Saranno ore di rapida transizione oggi a Londra, dopo la schiacciante maggioranza assoluta conquistata a Westminster dai Laburisti.
Gli ultimi dati provvisori indicano 410 seggi per il Labour Party, vicino al suo massimo storico di 418 con Blair nel '97, appena 119 per i Conservatori del premier uscente Sunak, tallonati dai Libdem a 71. Poi i Nazionalisti scozzesi a 9, il Sinn Fein nordirlandese a 7 e Reform UK a 4. Nel giro di poche ore l'avvicendamento a Downing Street sarà completato: prima il commiato di Sunak, il cui discorso di saluto è atteso a breve - Sunak che ha trascinato i Tories al loro peggior risultato nella storia elettorale e che è stato rieletto, a differenza di Liz Truss che l'ha preceduto e di ben 11 Ministri del suo Governo, spazzati via dal voto. Poi il conferimento dell'incarico di premier da parte di Re Carlo al leader laburista Keir Starmer, che già in serata dovrebbe prendere possesso del suo nuovo incarico, forte di una maggioranza di oltre 80 seggi a Westminster. In un discorso agli attivisti, Starmer ha celebrato la vittoria: "Il cambiamento inizia ora. Il partito laburista è cambiato, è pronto a servire il nostro Paese". Se Brexit e la sua successiva disastrosa gestione hanno letteralmente polverizzato i Tories, hanno però anche paradossalmente regalato un seggio al suo architetto, Nigel Farage, che con Reform UK è entrato a Westminster al suo ottavo tentativo.
5/7/2024
Valanga laburista, bagno di sangue per i Conservatori: la notte appena trascorsa ci consegna un panorama politico stravolto in Gran Bretagna.
Maggioranza assoluta per il Labour Party del neopremier Keir Starmer, che secondo gli ultimi dati provvisori dallo spoglio nei collegi ha raggiunto quota 409 deputati. 113 per i conservatori, 70 per i Libdem, 8 per i nazionalisti scozzesi, 7 per il Sinn Fein, 4 per Reform UK. Starmer è a un passo dal record di seggi in Parlamento raggiunto da Tony Blair nel '97, quando ottenne 418 deputati. Una responsabilità enorme, per il laburisti, con Starmer che più tardi si recherà a Buckingham Palace per ricevere l'incarico di formare il Governo da Re Carlo. Probabile già in serata il suo insediamento a Downing Street. Il neopremier Starmer ha parlato ai sostenitori Labour a Londra: "ce l'abbiamo fatta! Il cambiamento inizia ora. Il partito laburista è cambiato, è pronto a servire il nostro Paese". Così Starmer. Poco prima il premier uscente Sunak, appena rieletto, aveva ammesso la sconfitta. Per i Tories è il peggior risultato elettorale della storia. "E' stata una notte difficile per i conservatori. Il partito laburista ha vinto, ho chiamato Keir Starmer per congratularmi con lui", ha detto Sunak. La notte ha regalato altre sorprese: 11 Ministri Tories del Governo uscente hanno perso il seggio parlamentare, una Caporetto totale per i Conservatori, con molti volti noti legati a Brexit spariti dalla mappa politica. Fuori dal Parlamento persino l'ex-premier Liz Truss. Ha invece ottenuto per la prima volta un seggio a Westminster -al suo ottavo tentativo- Nigel Farage, leader di Reform UK e architetto proprio di Brexit.
5/7/2024
E' una vera e propria valanga laburista quella abbattutasi nella notte in Gran Bretagna, con le proiezioni BBC che indicano una maggioranza assoluta Labour a 410 seggi, contro i 144 dei Conservatori.
Questo, stando alle proiezioni: lo spoglio nei collegi si avvia alla conclusione e i dati reali -quasi definitivi- indicano 387 deputati laburisti, 94 conservatori, 58 Libdem, 7 per nazionalisti scozzesi. Una vittoria totale per il Labour Party di Keir Starmer, prossimo premier britannico, che si avvia ad un risultato storico, numericamente secondo solo a quello di Tony Blair nel '97, che vinse con 418 seggi. Una responsabilità enorme, per il laburisti, con Starmer che più tardi si recherà a Buckingham Palace per ricevere l'incarico di formare il Governo da Re Carlo. Un'ora fa il neopremier Starmer ha parlato ai sostenitori Labour a Londra: "ce l'abbiamo fatta! Il cambiamento inizia ora. Il partito laburista è cambiato, è pronto a servire il nostro Paese, pronto a riportare la Gran Bretagna al servizio dei lavoratori. Il mandato comporta grandi responsabilità. Dobbiamo riportare la politica al servizio del pubblico. Prima il Paese, poi il partito è un principio guida". Così Starmer. Poco prima il premier uscente Sunak, appena rieletto nel suo collegio, aveva ammesso la sconfitta. "E' stata una notte difficile per i conservatori. Il partito laburista ha vinto, ho chiamato Keir Starmer per congratularmi con lui", ha detto Sunak dal North Yorkshire. La notte ha regalato altre sorprese: 10 Ministri Tories del Governo uscente hanno perso il seggio parlamentare, una Caporetto totale per i Conservatori. Ha invece ottenuto per la prima volta un seggio a Westminster -al suo ottavo tentativo- Nigel Farage, leader di Reform UK e architetto della Brexit.
5/7/2024
E' una valanga laburista quella abbattutasi nella notte in Gran Bretagna, con le proiezioni della BBC che indicano una maggioranza Labour a 410 seggi, contro i 144 dei Conservatori, i 58 dei LibDem, gli 8 dei nazionalisti scozzesi e i 4 di Reform UK.
Questo, stando alle proiezioni: lo spoglio nei collegi è ancora in corso, per cui i dati reali parziali indicano 333 deputati laburisti, 72 conservatori, 45 Libdem, 4 per nazionalisti scozzesi e Reform UK. Una vittoria comunque certa e innegabile per il Labour Party di Keir Starmer, prossimo premier britannico, che si avvia ad un risultato storico, numericamente secondo solo a quella di Tony Blair nel 1997, quando l'allora leader Labour arrivò a 418 seggi. "Il Paese ha votato per il cambiamento, servirò ciascuno di voi, che mi abbiate votato o no", ha detto Starmer nel suo discorso celebrativo nel collegio londinese di Holborn e St Pancras. Pochi minuti fa il premier uscente Sunak, anche lui appena rieletto nel suo collegio, ha ammesso la sconfitta, indicando il risultato come un segno di continuità. La notte ha regalato altre sorprese: il Ministro della Difesa conservatore, Grant Shapps, ha perso il suo seggio, come pure l'ex-candidata alla leadership Tory Penny Mordaunt. Ha ottenuto per la prima volta un seggio a Westminster -al suo ottavo tentativo- Nigel Farage, leader di Reform UK e architetto della Brexit.
4/7/2024
Entrano in vigore da domani i dazi provvisori sulle auto elettriche cinesi importate in Europa. Non riguarderanno le auto ibride, sulle quali la tariffa aggiuntiva continuerà ad essere pari al 10%.
Dazi fino al 37,6% sulle auto elettriche cinesi importate per la vendita nell'Unione Europea. La Commissione ha confermato i dazi provvisori compensativi annunciati il mese scorso, con percentuali che variano tra i costruttori compresi nel campione: 17,4% per i veicoli Byd, 19,9% per quelli Geely, 37,6% per Saic. Altri produttori che hanno collaborato all'indagine saranno soggetti a un dazio del 20,8% mentre alle aziende che non hanno collaborato toccherà la quota massima del 37,6%. I dazi provvisori dovranno essere confermati entro fine ottobre dagli Stati membri. Qualora venissero ratificati, saranno applicati per 5 anni. Bruxelles e Pechino hanno evitato uno scontro diretto, nel giorno dell'annuncio: la Commissione ha reiterato la necessità di arrivare a una soluzione che corregga gli squilibri e le situazioni di concorrenza sleale, mentre il Ministero del Commercio cinese guarda al bicchiere mezzo pieno e -soprattutto- alla finestra di quattro mesi ancora aperta per trovare un compromesso, accantonando le minacce di ulteriori ritorsioni su prodotti europei. La speranza cinese è che la Germania, scettica sui dazi per timore di contraccolpi sulle sue case automobilistiche, ammorbidisca la mannaia europea. Il Ministro del Made in Italy Urso ha affermato di auspicare una soluzione negoziale. L'istituto economico tedesco IfW stima un calo di importazioni di auto elettriche dalla Cina in Europa sul breve termine pari al 42%, con vantaggi per i produttori europei. I dazi non riguardano le auto ibride: Pechino potrà continuare a venderle con una tariffa aggiuntiva sull'export pari a solo il 10%.
4/7/2024
La Commissione Europea conferma i dazi sulle auto cinesi, che entreranno in vigore domani. Dazi progressivi per tre produttori inclusi nel campione: 17,4% per i veicoli Byd, 19,9% per quelli Geely, 37,6% per Saic.
Altri produttori che hanno collaborato all'indagine saranno soggetti a un dazio del 20,8% mentre le aziende che non hanno collaborato saranno soggette alla quota massima del 37,6%. I dazi provvisori dovranno essere confermati entro fine ottobre dagli Stati membri. Qualora venissero ratificati definitivamente, saranno applicati per 5 anni. Il portavoce della Commissione ha lasciato aperta la porta del dialogo con Pechino: "ciò che desideriamo è una soluzione, non l'introduzione di dazi, che sono un mezzo per correggere uno squilibrio e una situazione di concorrenza sleale a scapito dei produttori di veicoli elettrici nell'Unione". Anche la Cina, dopo aver minacciato nelle scorse settimane ritorsioni commerciali, usa toni morbidi: Pechino spera che l'Unione "lavorerà nella stessa direzione e mostrerà sincerità nel portare avanti la consultazione sull'indagine antisovvenzioni. C'è ancora una finestra di quattro mesi prima che venga presa una decisione definitiva", nota il Ministero del Commercio. La speranza in Estremo Oriente è che la posizione tedesca, notoriamente più morbida sulla questione, ammorbidisca quella europea. Nota a margine: i dazi non si applicano alle auto ibride cinesi. Pechino potrà continuare a venderle con una tariffa aggiuntiva sull'export pari a solo il 10%.
3/7/2024
Ancora qualche test, poi -se tutto andasse male- l'opzione del ritiro dalla corsa per la rielezione: l'indiscrezione del New York Times piomba nella campagna elettorale squarciando il silenzio degli ultimi giorni, segnati dall'ostinazione dei Democratici nel ribadire che non esiste un piano B.
"Un articolo assolutamente falso", si affretta a smentire il portavoce della Casa Bianca Bates, ma nel frattempo anche la Cnn conferma l'indiscrezione, alimentando uno scenario che assume i contorni del verosimile. Ma cosa ha rivelato il New York Times? Semplicemente che un alleato di Biden ha riferito come il presidente uscente gli avrebbe confidato che starebbe pensando ad un passo indietro, qualora i prossimi appuntamenti elettorali dovessero rivelarsi un altro flop. Nello specifico, nel radar della campagna ci sarebbero due eventi in Pennsylvania e Wisconsin, e un'intervista col network televisivo ABC. Un Biden stanco, incerto e fuori dal contesto come quello apparso nel dibattito con Trump, potrebbe valutare seriamente il ritiro, ha lasciato intendere la fonte. Le crepe si allargano: almeno 25 deputati democratici sarebbero pronti a chiedere un passo indietro e il deputato Clyburn, decisivo quattro anni fa nel mobilitare la comunità afroamericana, ha affermato che sosterrà Kamala Harris come candidata alla Casa Bianca se il presidente dovesse ritirarsi. Harris che, secondo Reuters, sarebbe ormai in pole position tra i Democratici per prendere il testimone della corsa alla Casa Bianca dalle mani di Biden. Anche l'ex-presidente Obama è pessimista: "la strada per Biden è ancora più difficile", avrebbe confidato.
1/7/2024
L'onda nera dalla Francia si mescola, in questo inizio luglio, per un bizzarro scherzo del calendario, all'avvio odierno della presidenza di turno ungherese dell'Unione Europea.
Presidenza che nasce già controversa, considerate le posizioni di Viktor Orban su Ucraina, rapporti con Russia e Cina e integrazione europea. Orban che ieri si è dato da fare, nel creare un fronte unito delle destre estreme al Parlamento Europeo, formalizzando a Vienna un Manifesto patriottico con la Fpoe austriaca, in procinto di vincere le elezioni a settembre, e i populisti cechi di Ano dell'ex-premier Babis. Formalmente non ancora un gruppo politico a Strasburgo - prima deve attrarre almeno altri quattro partiti di altrettanti Paesi, ma intanto ha già sottratto gli austriaci dell'Fpoe al gruppo Identità e Democrazia del duo Le Pen-Salvini, con quest'ultimo che osserva e medita da che parte stare, giudicando positivo l'annuncio. Entro tre giorni capiremo se il fronte dell'estrema destra si compatterà, o si frammenterà in tre o persino quattro schieramenti diversi a Strasburgo, fra i conservatori di ECR, Identità e Democrazia, i patrioti di Orban e forse un quarto gruppo orbitante intorno ai tedeschi di Afd. Tornando alle elezioni francesi, un possibile Governo a guida Bardella metterà molta sabbia nel motore franco-tedesco, tradizionale guida europea. Insieme ai Governi di destra-estrema destra in Olanda, Italia e potenzialmente presto anche in Austria renderebbe i prossimi cinque anni molto complessi da gestire a Bruxelles.
30/6/2024
Stasera riceveremo una prima risposta alla domanda sulla riuscita -o meno- della giocata a poker del presidente francese Macron.
Quell'azzardo iniziato la sera della disfatta alle Europee, con la convocazione di elezioni legislative anticipate - annuncio che spiazzò tutti. I sondaggi della vigilia raccontano un'altra storia, col Rassemblement National di Marine Le Pen che punta a insediare per la prima volta nella storia della Quinta Repubblica il suo giovanissimo presidente Bardella a Palazzo Matignon, residenza del primo ministro. Qualche proiezione ipotizza una maggioranza assoluta in Parlamento per l'estrema destra, accreditata del 36% - ma troppe variabili sono in gioco: il sistema a collegi uninominali, un doppio turno che potrebbe favorire tra sette giorni l'emergere di un cordone sanitario intorno ai candidati lepenisti, la stessa affluenza, che si prevede in forte aumento. Ieri i seggi si sono aperti nei Territori d'Oltremare, ma è oggi che la quasi totalità della popolazione andrà alle urne: alla finestra due spettatori inquieti. L'Europa, che dopo aver arginato l'ascesa dell'estrema destra a livello continentale, teme ora una impossibile coabitazione Macron-Bardella nei prossimi tre anni, con quest'ultimo che minaccia di pestare i piedi al presidente in politica estera e promette tagli ai contributi europei della Francia. E i mercati, che alla riapertura domani forniranno un chiaro segnale su queste bizzarre elezioni. Con conti pubblici già fuori dai parametri, i programmi economici di estrema destra ed estrema sinistra terrorizzano molti, Oltralpe e non solo.
29/6/2024
Le urne si sono già aperte nei Territori francesi d'Oltremare, per il primo turno di legislative che si annunciano tra le più drammatiche nella storia transalpina: Europa e mercati guardano con apprensione a sondaggi che danno il Rassemblement Nationale di Marine Le Pen nettamente davanti, con il 36% dei voti, staccando il raggruppamento di sinistra del Nuovo Fronte Popolare al 27,5 e soprattutto il macroniano Ensemble al 20%.
Alcune stime sulla futura Assemblea Nazionale danno un possibile primo ministro Bardella come possibile, ma tutto dipenderà da due fattori: i numerosi ballottaggi del secondo turno, in programma il 7 luglio e un sistema a collegi uninominali dove eventuali cordoni sanitari e appelli anti-Le Pen potrebbero mettere in seria difficoltà l'estrema destra, magari vincente nei voti totali ma sottorappresentata poi in Parlamento. Sullo sfondo gli scenari incerti per l'economia, con i conti pubblici transalpini azzoppati da un deficit oltre il 5% e un debito in crescita, fattori questi che non tranquillizzano certamente i mercati in vista della riapertura lunedì, e quelli altrettanto volubili della politica europea, con un Rassemblement National che compete già con Macron sulla prossima Commissione e minaccia di ridurre i contributi a Bruxelles. Lunedì il Governo uscente si riunirà con Macron all'Eliseo, per una prima valutazione del voto in attesa del secondo turno. Il presidente francese sarebbe intenzionato a non indicare preferenze tra sinistra ed estrema destra, in caso di sfida a due nei collegi la prossima settimana, ma è sotto pressione dei suoi consiglieri per alzare anche lui il cordone sanitario intorno a Le Pen.
29/6/2024
E' un'Europa al test francese, quella che guarda inquieta al primo turno delle legislative transalpine, in programma domani: il probabile sisma politico in arrivo da Parigi potrebbe avere ripercussioni nella marcia di avvicinamento alla prima sessione plenaria del Parlamento Europeo a Strasburgo, a metà luglio.
Gli ultimi sondaggi danno il Rassemblement National di Marine Le Pen oltre il 36%, il Nuovo Fronte Popolare della Sinistra vicino al 30% e -distanziato al 20%- il macroniano Ensemble. Ma molto dipenderà dai singoli collegi uninominali, che eleggeranno un solo candidato, per cui il confronto si giocherà sui territori. Lo scontro pre-elettorale fra Le Pen e Macron ha invaso il campo della politica estera e di difesa: la leader di estrema destra prima ha definito le prerogative del capo dello Stato sulle forze armate come un titolo onorifico, poi ha contestato la riconferma di Breton come Commissario francese a Bruxelles. Pur non avendo effetti pratici nell'immediato, una forte affermazione lepenista nel doppio turno invierebbe scosse anche a Strasburgo, minando il campo di Ursula Von Der Leyen, che già martedì si presenterà al Parlamento Europeo per incontri a porte chiuse con i capigruppo dei vari schieramenti. Per lei, che ieri ha incontrato sia il nuovo presidente del Consiglio Costa sia l'Alto Rappresentante Kallas, si apre il sentiero stretto della composizione di una maggioranza europarlamentare che dia maggiori garanzie di quella attuale: i neppure 40 voti di margine offerti da Popolari, Socialisti e Liberali non mettono al riparo da franchi tiratori, per cui sarà necessario o l'allargamento ai Verdi, o l'inclusione di delegazioni nazionali nell'area dell'estrema destra.
28/6/2024
Il giorno dopo le euronomine, si è tenuto il primo incontro fra i tre leader designati a guidare le istituzioni comunitarie nei prossimi cinque anni: in un post social, la presidente della Commissione Von Der Leyen ha immortalato la scena del primo meeting con il prossimo presidente del Consiglio Costa e l'Alto Rappresentante Kallas, annunciando "una grande squadra".
Difficilmente potrebbe andare peggio per lei, rispetto alla turbolenta convivenza con gli uscenti Michel e Borrell, considerato che entrambi hanno nascosto a fatica i pessimi rapporti con la leader dell'esecutivo comunitario. Per Von Der Leyen si aprono tre settimane cruciali, nelle quali dovrà costruire una maggioranza solida a Strasburgo, onde evitare una clamorosa bocciatura o un altrettanto indigesto rinvio del voto su di lei a settembre. La sua maggioranza teorica all'Europarlamento non arriva a 40 seggi - il rischio di franchi tiratori tra Popolari, Socialisti e Liberali sfiora i 50, per cui si aprono due strade: allargare la coalizione ai Verdi - rinunciando alla tentazione del PPE di annacquare il Green Deal, o estrapolare voti dalle delegazioni nazionali. Qui rientrerebbe in gioco Fratelli d'Italia, ma solo a condizione che la premier Meloni esca dall'isolamento in cui è finita. La sua astensione su Von Der Leyen e il suo voto contrario su Costa e Kallas hanno consolidato l'estromissione di Roma dai giochi, ma molto può ancora cambiare. Intanto in Francia la leader di estrema destra Le Pen attacca il presidente Macron per aver riconfermato il Commissario Breton senza attendere le elezioni, e dal Cremlino si critica la scelta di Kallas, una delle leader più anti-Putin, come Alto Rappresentante.
28/6/2024
Le nomine europee tengono banco nel day after del vertice europeo, chiusosi nella notte con un giorno di anticipo: come prevedibile, gli echi più forti arrivano dalla Francia, dove la leader del Rassemblement National Marine Le Pen contesta la scelta fatta dal presidente Macron di confermare Thierry Breton come Commissario transalpino, magari con un portafoglio più forte in ambito industriale e della difesa, per arginare la tendenza accentratrice di Von Der Leyen: "nominare il commissario europeo è prerogativa del primo ministro", ha dichiarato Le Pen, contestando a Macron di non aver difeso gli interessi francesi durante il suo mandato.
Ancor prima del voto, il rischio coabitazione tra un esecutivo di estrema destra e un presidente centrista mostra tutti i suoi limiti, con Le Pen che già contesta le prerogative presidenziali in politica europea. Da canto suo, la Russia ha espresso tutta la sua insoddisfazione per la nomina della premier estone Kallas ad Alto Rappresentante: le prospettive nei rapporti tra Mosca e Bruxelles rimangono pessime, ha dichiarato il portavoce del Cremlino Peskov, che ha accusato Kallas di atteggiamento russofobo. E anche in Italia la coalizione di Governo mostra una difficile coesione: dopo l'isolamento europeo della premier Meloni, unica leader -insieme all'ungherese Orban- a votare contro alcuni dei candidati nominati nella notte, il vicepremier Tajani ha preso le distanze dalle parole del leghista Salvini, che aveva parlato di golpe a Bruxelles, confermando che Forza Italia voterà Von Der Leyen all'Europarlamento.
28/6/2024
La mattina dopo l'intesa sulle euronomine, l'Europa guarda ai prossimi appuntamenti, carichi di incognite. Il primo dopodomani, con le elezioni legislative francesi, il cui risultato potrebbe obbligare Emmanuel Macron ad una difficile coabitazione con l'estrema destra, o provocare un pericoloso stallo all'Assemblea Nazionale.
Macron ha già sgombrato il campo da dubbi su chi comanderà a Parigi in materia di Affari Europei: sempre lui, tanto che avrebbe già avanzato la riconferma di Breton alla Commissione, chiedendo un peso ancora maggiore per l'attuale responsabile del Mercato Interno. Ma è a Strasburgo che ora guardano tutti: se il prossimo presidente del Consiglio Costa e la prossima Alta Rappresentante Kallas sono certi della nomina, a camminare sulle uova è Ursula Von Der Leyen, riconfermata alla presidenza della Commissione. "Per me significa che cercherò la conferma da parte del Parlamento Europeo, dopo aver presentato le mie linee guida politiche per i prossimi cinque anni", ha affermato in modo sibillino Von Der Leyen nella notte. La sua maggioranza a Strasburgo non raggiunge i 40 eurodeputati, ma si temono una cinquantina di franchi tiratori tra Popolari, Socialisti e Liberali - di conseguenza dovrà necessariamente cercare sottotraccia o l'appoggio dell'altra famiglia europeista dei Verdi, o di delegazioni nazionali tra l'estrema destra, come Fratelli d'Italia. Schieramento che ci porta all'ultimo punto: la premier italiana Meloni è isolata, solo Orban ha votato -come lei- contro alcuni dei tre nominati. Il suo drappello di eurodeputati è l'asset più forte ora, ma mai come oggi l'Italia -Paese fondatore- è fuori dai giochi in Europa.
28/6/2024
Un accordo sulla sicurezza che mette ordine nelle numerose iniziative fin qui intraprese dall'Unione Europea a supporto dell'Ucraina.
Due giorni dopo l'apertura dei negoziati di adesione, il presidente Zelensky ha firmato a Bruxelles accordi di cooperazione con i 27 in materia di sicurezza, che includono nove aree, tra cui la fornitura di armi, l'addestramento militare, la cooperazione nell'industria della difesa e lo sminamento. Parallelamente, Zelensky ha firmato intese analoghe con Estonia e Lituania. L'avvio dei negoziati di adesione dell'Ucraina all'Unione è un "passo storico" ed "è molto importante per noi", ha detto Zelensky, annunciando che occorre prepararsi a un secondo summit di pace, dopo quello in Svizzera. "Non abbiamo molto tempo", ha aggiunto. A guastare la festa il solito premier ungherese Orban, che continua a bloccare un totale di 6,6 miliardi per Kiev, tra rimborsi ai Paesi che hanno fornito materiale bellico e aiuti freschi del nuovo Fondo di Assistenza. I due sono stati inquadrati dalle telecamere del summit mentre discutevano animatamente. Il dossier difesa è stato tra i temi del vertice: la presidente della Commissione Von Der Leyen avrebbe indicato una cifra di 500 miliardi in investimenti necessari nella prossima decade, mentre i 27 hanno chiesto "di portare avanti i lavori su tutti i filoni" per "ridurre le dipendenze strategiche e affrontare le carenze critiche". Ora è necessario trovare i soldi, con l'ipotesi eurobond ancora un miraggio.
28/6/2024
Superato anche l'ultimo scoglio, quello di un'agenda strategica per l'Unione Europea, collage di buoni proposti ma poche idee innovative per un'Europa-potenza, sono state le nomine alle massime cariche europee a prendere la scena notturna nei negoziati tra i 27 leader riuniti a Bruxelles.
Per quanto riguarda l'agenda strategica, le indiscrezioni indicano che -nonostante una spinta coordinata franco-tedesca per apportare modifiche- alla fine sarebbero stati apportati cambiamenti solo al paragrafo relativo alla difesa, lasciando immutati gli altri, quali competitività, allargamento e clima. Tornando alle nomine, è lì che si gioca la vera partita, con la premier italiana Meloni osservata speciale. Posizione scomoda, la sua, stretta tra l'incudine delle lusinghe e delle pressioni della maggior parte dei colleghi europei, e il martello di un gruppo conservatore Ecr, guidato da Fratelli d'Italia, a rischio sgretolamento, dopo il mezzo annuncio della possibile uscita dei polacchi del Pis. Impossibile -nei numeri- per Roma bloccare il trio preconfezionato Von Der Leyen alla Commissione - Costa al Consiglio - Kallas Alto Rappresentante, ma per evitare ieri un clamoroso "no" italiano i leader europei di centrodestra si sono profusi in attestati di stima: su tutti il premier polacco Tusk, secondo cui nessuna decisione sulle nomine può avvenire senza Meloni. Al centro del summit anche il Medio Oriente, la strategia per gli investimenti in difesa comune e la firma di accordi di sicurezza con l'Ucraina, con impegni europei pari a quasi due miliardi - nonostante il perdurante veto ungherese su oltre sei miliardi di aiuti militari.
27/6/2024
C'è attesa a Bruxelles per le euronomine e su quanto farà la premier italiana Meloni, stretta tra l'incudine delle lusinghe e delle pressioni della maggior parte dei colleghi europei per votare il pacchetto in discussione, e il martello di un gruppo conservatore Ecr, guidato da Fratelli d'Italia, a rischio sgretolamento.
Con Meloni silente su come voterà in merito al trio Von Der Leyen alla Commissione - Costa al Consiglio - Kallas Alto Rappresentante, è stata tutta una sfilata di leader di centrodestra pronti a trattare con Roma: avete appena ascoltato il premier polacco Tusk affermare che nessuna decisione sulle nomine avverrà senza di lei, mentre l'altro popolare croato Plenkovic garantisce che molti leader sono in contatto con la premier italiana e il capogruppo popolare all'Europarlamento Weber ribadisce che un'intesa deve includere Roma. Ma mentre Meloni non scopre le carte, il suo potere a Strasburgo rischia di franare, col rischio concreto di abbandono dei polacchi del PIS del gruppo di destra ECR, eventualità che porterebbe alla formazione di ben tre gruppi nell'alveo europarlamentare dell'estrema destra. Intanto il presidente francese Macron gioca d'anticipo e annuncia la conferma di Breton a Commissario francese, senza aspettare il doppio turno elettorale. Al centro del summit non solo le euronomine, ma anche la posizione europea sul Medio Oriente, la strategia per gli investimenti in difesa comune e la firma di accordi di sicurezza con l'Ucraina, con impegni europei pari a quasi due miliardi - nonostante il perdurante veto ungherese su oltre sei miliardi di aiuti militari. Il presidente Zelensky, presente al vertice, ha auspicato un secondo summit di pace.
27/6/2024
Vertice europeo in corso, con la grande incognita delle nomine per i top jobs comunitari. Eventualità che resterà però in fondo all'agenda delle discussioni stasera, preceduta nel pomeriggio dalla firma di accordi di sicurezza con l'Ucraina -paria a quasi due miliardi- alla presenza del presidente Zelensky, e dalla discussione su Medio Oriente e difesa.
Quest'ultimo punto appare spinoso, dopo che la presidente della Commissione Von Der Leyen ha messo nero su bianco una cifra di 500 miliardi in investimenti necessari nella prossima decade. Dicevamo di una notte che si annuncia lunga, per le euronomine. Il pacchetto resta quello presentato due giorni fa: riconferma di Ursula Von Der Leyen alla Commissione, Antonio Costa presidente del Consiglio e Kaja Kallas Alto Rappresentante. A parte l'incorreggibile Viktor Orban, che annuncia barricate contro un accordo da lui definito vergognoso, è la premier italiana Meloni osservata speciale. Oggi hanno parlato alcuni negoziatori dell'intesa: il popolare polacco Tusk promette che nessuna decisione sulle nomine avverrà senza di lei, l'altro popolare croato Plenkovic garantisce che molti sono in contatto con la premier italiana, il capogruppo popolare Weber ribadisce che un'intesa deve includere Roma. Il cancelliere tedesco Scholz sottolinea che tutti i 27 leader sono ugualmente importanti. Ma mentre Meloni non scopre le carte, il suo potere a Strasburgo rischia di franare, col possibile abbandono dei polacchi del PIS del gruppo di destra ECR. "Le decisioni sulla composizione di Id e Ecr verranno prese settimana prossima, ma potrebbero esserci due o tre gruppi a destra all'Europarlamento, non possiamo saperlo", ha confermato la presidente dell'Europarlamento Metsola.
26/6/2024
Attesa per le comunicazioni odierne alle Camere della premier Meloni sul Consiglio Europeo di domani e dopodomani, dopo il patto tra i leader europeisti sulle nomine alle massime cariche europee. Che ha tagliato fuori proprio il Governo italiano.
Messe al sicuro le euronomine, occorre ora blindare in primis i mal di pancia di chi è rimasto fuori dai giochi, e garantire soprattutto una maggioranza al Parlamento Europeo per Ursula Von Der Leyen. Il Consiglio Europeo che si apre domani a Bruxelles, con un'agenda estremamente carica, dovrà confermare il blitz diplomatico dei sei negoziatori delle tre grandi famiglie europeiste, che -su spinta franco-tedesca- hanno riconfermato l'attuale presidente della Commissione per altri cinque anni, con due volti nuovi: alla presidenza del Consiglio il socialista portoghese Antonio Costa. Alto Rappresentante la liberale estone Kaja Kallas. L'accordo è preconfezionato: domani dovrebbe rappresentare una pura formalità. L'idea ora è portare a bordo la premier italiana Meloni, lasciata completamente fuori dai giochi che contano. Già attivati i buoni uffici del Ppe e della stessa Von Der Leyen, che dovrebbe proporre a Roma un pacchetto con una vicepresidenza esecutiva nella Commissione, insieme ad impegni su dossier caldi quali quello migratorio, per mitigare lo smacco subito. Comunque vada, il vero ostacolo resta il Parlamento Europeo, dove la maggioranza Ursula è una quarantina di seggi sopra la soglia minima - troppo pochi: per questo il tentativo è imbarcare voti meloniani, più che dell'intero gruppo Ecr. Tenendo i Verdi in stand-by. Fronte Strasburgo: i socialisti europei confermano la spagnola Garcia Perez capogruppo, ma il Pd prenota quella posizione o -in alternativa- la presidenza dell'emiciclo nel 2027, mentre i liberali confermano la guida della macroniana Hayer. Oggi riunione dei Conservatori di Ecr.
26/6/2024
Potrebbe essere un puro atto di ratifica di un accordo già cucinato fra i sei negoziatori delle grandi famiglie europeiste, quello che sarà sottoposto domani ai 27 leader europei: Ursula Von Der Leyen confermata alla presidenza della Commissione, Antonio Costa presidente del Consiglio e Kaja Kallas Alto Rappresentante. Una popolare tedesca, un socialista portoghese, una liberale estone.
La quadra è stata trovata ieri in videoconferenza: al summit basterà una maggioranza di 15 Paesi, rappresentanti il 65% della popolazione. Numeri che non dovrebbero rappresentare un problema: il problema sarà piuttosto affrontare i mal di pancia di chi è rimasto tagliato fuori. Un nome su tutti: la premier italiana Meloni, riferimento di ECR, terzo gruppo all'Europarlamento, che non ha toccato palla nei negoziati. La strada scelta per riannodare i fili del dialogo con lei è quella di un canale diretto tra Von Der Leyen e Meloni, per assegnare a Roma un portafoglio di peso nel prossimo esecutivo, magari una vicepresidenza esecutiva, a compensazione dello smacco. Il Ministro per gli Affari Europei Fitto dribbla la questione e in una nota afferma che "quello delle nomine non è l'unico tema rilevante dell'agenda del Consiglio Europeo". A Strasburgo nulla cambia: la spagnola Garcia Perez confermata capogruppo dei Socialisti Europei, che annunciano il sostegno alle euronomine, ma senza assegni in bianco, e la francese Hayer -nonostante la debacle macroniana- a capo dei liberali. Oggi riunione dei Conservatori di Ecr.
25/6/2024
Il gioco d'anticipo ha funzionato: salvo imprevisti dell'ultima ora, giovedì a Bruxelles non ci saranno sorprese sulla squadra che rappresenterà le istituzioni europee nei prossimi cinque anni.
Ursula Von Der Leyen confermata alla presidenza della Commissione, Antonio Costa presidente del Consiglio e Kaja Kallas Alto Rappresentante. Una popolare tedesca, un socialista portoghese, una liberale estone. I sei negoziatori delle tre famiglie politiche europeiste, tutti leader comunitari, hanno trovato la quadra in videoconferenza e porteranno il pacchetto al vertice, dove si voterà a maggioranza qualificata. I numeri non dovrebbero rappresentare un problema: il problema sarà piuttosto affrontare i mal di pancia di chi è rimasto tagliato fuori. Un nome su tutti: la premier italiana Meloni, riferimento di ECR, terzo gruppo all'Europarlamento, che non ha toccato palla nei negoziati. La strada scelta per riannodare i fili del dialogo con lei è quella di un canale diretto tra Von Der Leyen e Meloni, per assegnare a Roma un portafoglio di peso nel prossimo esecutivo, magari una vicepresidenza, a compensazione dello smacco - risultato inevitabile del cordone sanitario eretto intorno alla destra di Ecr. Il Ministro per gli Affari Europei Fitto dribbla la questione e in una nota afferma che "quello delle nomine non è l'unico tema rilevante dell'agenda del Consiglio Europeo". A Strasburgo nulla cambia: la spagnola Garcia Perez confermata capogruppo dei Socialisti Europei, che annunciano il sostegno alle euronomine, ma senza assegni in bianco, e la francese Hayer -nonostante la debacle macroniana- a capo dei liberali.
21/6/2024
La stretta sui media annunciata in Slovacchia arriva, picconando un altro tassello della libertà di stampa e dello stato di diritto nel Paese centroeuropeo.
Il Parlamento di Bratislava ha chiuso l'ente pubblico della Radio e Televisione della Slovacchia, al fine di sostituire il direttore generale e nominare un consiglio di nove membri, scelto dal Ministero della Cultura e dal Parlamento, che individuerà il nuovo capo della radiotelevisione - il cui nome pure si trasformerà in Televisione e Radio Slovacca. I partiti di opposizione, la Commissione Europea, la European Broadcasting Union e anche Reporters Sans Frontieres hanno sollevato dubbi e preoccupazioni: secondo quest'ultima, la legge politicizza l'ente, compromettendone fatalmente l'indipendenza. La mossa fa parte del programma di Governo di Robert Fico, il controverso leader filorusso ferito il mese scorso in un attentato: un programma che mira a rimodellare lo Stato intaccandone lo stato di diritto con riforme mirate su magistratura, polizia, ambiente, Ong e per l'appunto i media. Leggi che potrebbero portare la Slovacchia verso una deriva autocratica. L'attentato a Fico ha ulteriormente polarizzato la società e spinto il Governo ad accelerare su queste controverse riforme.
19/6/2024
Apertura di una procedura per deficit eccessivo per sette Paesi, tra cui l'Italia: il primo atto del nuovo patto di stabilità riformato non risparmia -come atteso- la Penisola, che lo scorso anno aveva fatto registrare il deficit più elevato tra le economie comunitarie, ben oltre il 7% del Pil.
Secondo la Commissione l'Italia, al pari della Grecia, fa registrare squilibri macroeconomici, con vulnerabilità che si sono ridotte ma rimangono preoccupanti. Come preoccupano l'elevato debito pubblico e la debole crescita della produttività in un contesto di fragilità del mercato del lavoro". L'alto debito, che potrebbe sfiorare nelle proiezioni il 170% tra dieci anni, porta a rischi elevati nel medio termine. "Dobbiamo continuare ad affrontare le sfide strutturali che frenano la nostra competitività, a partire dall'attuazione determinata dei piani di ripresa e resilienza", ha dichiarato il Commissario agli Affari Economici Gentiloni. Gli altri sei Paesi per cui è stata aperta una procedura per deficit eccessivo sono Belgio, Francia, Ungheria, Malta, Polonia e Slovacchia. Altri cinque Paesi, tra cui la Spagna, hanno evitato la procedura. Inizia ora un dialogo lontano dai riflettori tra Bruxelles e i Paesi sotto procedura, al fine di allineare l'aggiustamento di bilancio con la traiettoria pluriennale sui conti pubblici. L'ora della verità arriverà a novembre, quando la Commissione lancerà le raccomandazioni ai Governi per correggere il disavanzo. La prossima manovra dell'esecutivo Meloni, considerati i margini ristretti e la necessità di ridurre di mezzo punto il bilancio strutturale sulla base delle nuove regole, si annuncia complicata.
19/6/2024
Arrivano oggi le attese comunicazioni sulle procedure europee per deficit eccessivo: per l'Italia inizia una difficile strada per riportare i conti pubblici in ordine.
E' l'ora della verità per il patto di stabilità riformato, con la pubblicazione da parte della Commissione del consueto report sul rispetto dei vincoli relativi a disavanzo e debito pubblico da parte dei Paesi membri. La novità è che, dopo la lunga sospensione pandemica, tornano in vigore le regole per riportare i parametri di bilancio su un percorso virtuoso: sulla carta sarebbero undici i Paesi che rischiano di finire sotto procedura per deficit eccessivo, superiore al 3% del Pil. L'Italia è la capofila, con il suo deficit monstre pari al 7,4%, tallonata dalla Francia, al 5,5%. C'è però un "ma": l'incerta situazione politica europea, con il rinnovo delle cariche in corso e il rischio di irritare alcune capitali, ha consigliato alla Commissione di posticipare a novembre la definizione delle raccomandazioni ai Governi per correggere il disavanzo, avviando in questi cinque mesi un negoziato riservato con le capitali. Formalmente Bruxelles lo ha fatto per allineare l'aggiustamento di bilancio con la traiettoria pluriennale sui conti pubblici introdotta dal patto riformato. Nei fatti però si è spostato l'atto più importante, quello delle raccomandazioni, all'autunno. Sarà però l'unico sconto: i Paesi frugali spingono per una applicazione rigorosa delle nuove regole, che prevedono una correzione di mezzo punto percentuale del bilancio strutturale. Nelle scorse settimane è filtrato che la Commissione dovrebbe chiedere all'Italia un aggiustamento potenzialmente pari ad almeno dieci miliardi l'anno - per sette anni. La prossima manovra del Governo si annuncia quantomeno complicata.
18/6/2024
Prima i programmi, poi i nomi. Il primo confronto tra i 27 leader sulle nomine delle massime cariche europee non porta -come atteso- ad alcuna decisione definitiva - anzi, a tarda sera e nel pieno della riunione a porte chiuse, senza telefoni e senza sherpa presenti, le acque sono sembrate pure intorbidirsi un poco.
La formazione di partenza dei favoriti non pare al momento intaccata, grazie anche al serrare i ranghi delle tre principali formazioni europeiste - popolari, socialisti e liberali. Il cancelliere tedesco Scholz era stato netto, al suo arrivo: "è chiaro che in Parlamento non deve esserci alcun sostegno per il presidente della Commissione che si basi su partiti di destra e populisti di destra", aveva detto. E così il trio individuato sembrava prendere sempre più forma: la popolare Von der Leyen riconfermata alla presidenza della Commissione, il socialista Costa al Consiglio e la liberale Kallas Alto Rappresentante. Più defilata e fuori dai giochi la destra, rappresentata dalla premier italiana Meloni. Col passare delle ore, però, i primi intoppi: i leader Ppe avrebbero proposto di dividere in due il mandato quinquennale del presidente del Consiglio Europeo, minandone di fatto l'autorevolezza, ma -soprattutto- a tarda sera le indiscrezioni puntavano in un'unica direzione, quella delle trattative a carte coperte. Ciascuna famiglia politica avrebbe presentato un nome per ciascuna delle cariche, e sarebbe stato chiesto ai candidati alle posizioni chiave di presentare un programma, che sarà verosimilmente discusso nel prossimo e decisivo Consiglio Europeo di fine giugno. In quella sede la trattativa entrerà nel vivo e si giocherà finalmente a carte scoperte.
18/6/2024
Il primo confronto negoziale sulle nomine delle prossime massime cariche europee conferma la formazione di base del totonomi per i prossimi top jobs a Bruxelles.
La popolare tedesca Von Der Leyen in pole position per la Commissione, il socialista portoghese Costa al Consiglio Europeo, la liberale estone Kallas Alto Rappresentante - e, seppur tecnicamente non nel menù dei leader, anche un probabile prolungamento di due anni e mezzo per Roberta Metsola alla guida del Parlamento Europeo. L'obiettivo è arrivare ad un'intesa nel vertice di fine giugno, che spiani la strada ad un voto a Strasburgo a metà luglio per la presidenza della Commissione. Il vertice informale di ieri sera è stato ritardato da una serie di incontri informali tra i negoziatori delle varie famiglie politiche, con popolari, socialisti e liberali a gestire le danze. L'impressione netta è che saranno ancora questi gruppi ad esprimere i volti dell'Unione Europea per i prossimi cinque anni. Più defilate destra ed estrema destra: ieri la premier italiana Meloni, volto dei conservatori di Ecr, ha visto il premier ungherese Orban, che non solo punta ad entrare in Ecr ma ambisce ad unire la destra continentale. L'impressione però è che resti un lavoro a margine della grande partita negoziale, con l'obiettivo minimo degli stessi Conservatori di ottenere portafogli di peso nella prossima Commissione. Tutte le decisioni sembrano in ogni caso rinviate ad un secondo vertice, in programma tra nove giorni a Bruxelles.
17/6/2024
Primo giro di tavolo sulle nomine dei nuovi vertici europei stasera a Bruxelles. In una cena informale, al termine della quale non sono previsti annunci definitivi, i 27 cercheranno di arrivare ad un compromesso partendo da un canovaccio base di tre nomi sulla bocca di tutti.
"Credo che riusciremo a trovare rapidamente una soluzione sensata. È chiaro che in Parlamento non deve esserci alcun sostegno per il presidente della Commissione che si basi su partiti di destra e populisti di destra", ha detto il cancelliere tedesco Scholz arrivando alla sede del summit e ribadendo la linea rossa che i leader socialisti e liberali hanno tracciato. Nessuna dichiarazione del presidente francese Macron, mentre per la riconferma dell'attuale presidente della Commissione Von Der Leyen si sono espressi il premier olandese liberale Rutte, il premier greco popolare Mitsotakis, mentre il premier irlandese Harris parla di un consenso crescente intorno al nome della politica tedesca. Proprio Scholz e Mitsotakis, insieme allo spagnolo Sanchez e al polacco Tusk, si sono incontrati prima del summit per delineare le posizioni dei due maggiori gruppi a Strasburgo, Popolari e Socialisti. La premier italiana Meloni ha giocato una partita parallela per i conservatori di destra di Ecr, incontrando il premier ungherese Orban - che in Ecr vorrebbe entrare, e il presidente europeo Michel. Meloni ha un margine di manovra ristretto, il suo gruppo è al momento considerato dai Popolari alla stregua di una possibile stampella a Strasburgo. Premesso tutto ciò, le indiscrezioni per ora puntano su una riconferma di Von Der Leyen alla guida della Commissione, alla nomina dell'ex-premier portoghese socialista Costa al Consiglio e della liberale estone Kallas nel ruolo di Alto Rappresentante.
17/6/2024
Prima cena informale stasera dei 27 leader europei dopo il voto comunitario: nell'ultima ora gli arrivi al palazzo Justus Lipsius, dove si tiene il summit.
Tra questi il presidente francese Macron, nell'occhio del ciclone in vista delle legislative - Macron non ha parlato con i giornalisti, mentre il cancelliere tedesco Scholz si è detto ottimista su un rapido esito dei colloqui. Solo il premier uscente olandese Rutte, ormai prossimo alla fine del mandato, ha espresso una preferenza per la riconferma dell'attuale presidente della Commissione Von Der Leyen. Per il resto molta pretattica e negoziati dietro le quinte, come quelli che ha condotto la premier italiana Meloni. Prima ha incontrato il controverso premier ungherese Orban, il quale ha parlato di "situazione fluida", sulla nomina di Von Der Leyen, poi Meloni ha avuto un bilaterale con il presidente europeo Michel. La premier italiana gioca una partita complicata a Bruxelles: se è vero che è stata l'unica leader di un grande Paese, insieme alla Polonia, ad uscire rafforzata dal voto europeo, è anche vero che il suo gruppo Ecr resta per ora ai margini dei negoziati, considerato dai Popolari Europei come una possibile stampella per le future maggioranze in Europa. Le indiscrezioni per ora puntano su una riconferma di Von Der Leyen alla guida della Commissione, alla nomina dell'ex-premier portoghese socialista Costa al Consiglio e della liberale Kallas nel ruolo di Alto Rappresentante. Ma nulla è deciso e molto potrebbe cambiare da qui al 27 giugno, quando un vertice europeo formale dovrebbe ratificare le nomine.
13/6/2024
Si fa in discesa la riconferma della presidente della Commissione Europea Von Der Leyen, che ieri a Parigi ha incontrato il presidente francese Macron, proprio il leader che cinque anni fa estrasse il suo nome dal cilindro, e che ora ha ben altri problemi interni, rispetto a quelli di un ipotetico braccio di ferro per trovare candidati alternativi a Bruxelles.
Nel corso della giornata la stessa Von Der Leyen ha parlato in una riunione a porte chiuse al suo gruppo politico PPE, formalizzando l'intenzione di ripartire da un'alleanza con Socialisti e Liberali a Strasburgo. I Verdi, usciti ridimensionati dalle elezioni, hanno offerto il loro appoggio alla maggioranza Ursula, solo se saranno invitati a far parte della coalizione. Oggi al G7 i leader europei presenti avranno un primo scambio di vedute, in attesa della cena informale dei 27 lunedì a Bruxelles. Salvo sorprese, considerato l'esito elettorale, il sentore è che si andrebbe verso una riconferma di Von Der Leyen alla Commissione e di Roberta Metsola alla presidenza dell'Europarlamento, con il socialista Costa probabile presidente del Consiglio e la liberale Kallas Alto Rappresentante. Fronte estrema destra, la Lega annuncia un patto interno al gruppo Identità e Democrazia, comunque fuori dai giochi di potere a Strasburgo: la scommessa casomai è se troverà un accordo, al momento improbabile, con i Conservatori di Meloni, che ieri hanno inglobato quattro eurodeputati salendo a 77 seggi, due meno dei liberali.
12/6/2024
Il caos politico esplode in Francia, in contrasto con la calma apparente post-elettorale di Bruxelles.
La miccia l'accende Eric Ciotti, presidente dello schieramento di destra Les Republicains, erede minore di una formazione che negli anni d'oro del gaullismo espresse presidenti quali D'Estaing e Chirac. "Abbiamo bisogno di un'alleanza col Rassemblement National di Marine Le Pen, il Paese non è mai stato così a destra come ora", annuncia Ciotti a Tf1. L'iniziativa è una fuga in avanti di una parte del partito, che in pochi minuti provoca una rivolta interna dei maggiorenti: la destra transalpina ora rischia l'implosione. L'aver rotto il cordone sanitario intorno all'estrema destra lepenista mette a rischio la stessa permanenza di Ciotti nel partito: i prossimi giorni faranno chiarezza. Acque agitate anche per Marine Le Pen: galvanizzata dalla mossa a sorpresa di Ciotti, vede però saltare l'accordo con l'ultradestra di Reconquete, della nipote Marion e del controverso Zemmour. Non se la passa meglio la sinistra: l'annuncio di un fronte unitario lunedì è stato troppo affrettato, al punto che il leader socialista Glucksmann frena e pone condizioni precise. Oggi Macron parlerà ai giornalisti, ponendosi come forza tranquilla in questo marasma politico. La tranquillità di Bruxelles contrasta con Parigi, ma dietro le quinte il lavorio è tutto della presidente della Commissione uscente Von Der Leyen, che punta alla riconferma: per ottenerla è ripartita dai cardini dell'attuale maggioranza, incontrando la socialista Garcia Perez. Ma la partita è più complessa: il G7 pugliese avvierà discussioni informali, che sfoceranno in una prima cena dei leader europei lunedì. Sullo sfondo, il rischio di franchi tiratori a Strasburgo e la caccia ai deputati non iscritti per ingrossare i gruppi politici.
11/6/2024
Torna a chiedere un'unione di destra ed estrema destra al Parlamento Europeo il premier ungherese Orban, uscito indebolito dal voto europeo e al momento senza affiliazione politica a Strasburgo. A Bruxelles proseguono intanto le trattative.
Questa mattina la prima riunione della conferenza dei presidenti dei gruppi politici al Parlamento Europeo, dopodomani un primo assaggio di discussione tra i leader europei al G7, per spianare la strada al primo vertice informale -lunedì- tra i 27 capi di Stato e di Governo comunitari. Il lungo weekend elettorale ha lasciato una Bruxelles che riparte da alcune certezze: la maggioranza europeista resiste e potrebbe allargarsi ai Verdi, il prossimo presidente della Commissione Europea sarà del PPE e la leadership franco-tedesca si trova in acque politicamente agitate. La presidente del think tank European Policy Centre Brigid Laffan delinea il quadro: "Ursula von der Leyen è la più probabile candidata a succedere a sè stessa, ma ha due ostacoli davanti - prima deve essere nominata dal Consiglio Europeo e poi trovare una maggioranza al Parlamento Europeo. Entrambi sono superabili, ma non lo possiamo affermare con certezza. Sicuramente il prossimo presidente della Commissione sarà del Partito Popolare Europeo: penso che Von Der Leyen resti la più probabile, ma nulla è certo fino alla fine dei negoziati". L'attenzione a Bruxelles si concentra anche sulle imminenti elezioni legislative francesi: dopo l'annuncio del fronte unito delle sinistre al primo turno, l'estrema destra del Rassemblement National va a caccia di deputati tra la destra de Les Republicains, per fornire una immagine il più possibile ripulita. Nel pomeriggio conferenza stampa del presidente francese Macron.
11/6/2024
Scocca l'ora delle trattative a Bruxelles: la giornata di ieri è stata relativamente tranquilla sul fronte degli appuntamenti nella capitale europea, ma densa di movimenti dietro le quinte.
Il dato politico è che si va verso un probabile rinnovo della coalizione europeista Popolari-Socialisti-Liberali a Bruxelles, salvo sorprese nelle prossime settimane. Il centrodestra di Von Der Leyen ha guadagnato una decina di seggi, rafforzandosi oltre ogni previsione, così agli alleati non resta che alzare la voce sull'unico punto non negoziabile: il no all'ingresso nella maggioranza della destra conservatrice meloniana. Per il resto i margini di trattativa sono risicati: il sito Politico ieri riportava che il presidente francese Macron sarebbe favorevole ad un bis di Von Der Leyen alla Commissione, abbandonando l'ipotesi Draghi, mentre i Socialisti -usciti meno ammaccati- starebbero pensando di puntare su Antonio Costa alla presidenza del Consiglio, lasciando strada libera al bis di Ursula. Resta solo da stabilire se imbarcare in maggioranza i Verdi. Non rimane ferma neanche Marine Le Pen, che ieri ha ricevuto una notizia clamorosa: il suo Rassemblement National è primo partito a Strasburgo con 30 seggi, al pari della Cdu tedesca. Ore convulse per Le Pen, che domani vedrà gli altri leader del suo gruppo, tra cui Salvini, per decidere se reimbarcare l'estrema destra tedesca Afd - politicamente tossica, ma con un bagaglio di seggi interessante. Sul piano nazionale, in vista delle legislative, si profila il riavvicinamento politico alla destra ancora più estrema della nipote Marion, quella di Reconquete. In Germania coalizione di Governo sotto choc, ma il tripartito scarta ogni ipotesi di elezioni anticipate.
10/6/2024
Il giorno dopo il voto, è l'ora delle grandi manovre a Bruxelles. In attesa che si costituiscano i gruppi parlamentari e che i 27 leader comincino -tra una settimana- i negoziati sulle prossime cariche comunitarie, i partiti fanno pretattica.
Da Berlino la presidente uscente della Commissione Von Der Leyen ribadisce che i primi interlocutori saranno i componenti dell'attuale maggioranza europeista, ma lascia le porte aperte ad altri contatti. Il segretario generale del Partito Socialista Europeo Giacomo Filibeck chiarisce che ogni ingresso in maggioranza a Strasburgo di destra o estrema destra provocherà l'uscita del centrosinistra. Sulla stessa linea d'onda dei socialisti i liberali, mentre -nell'altra ala dell'emiciclo- il movimento maggiore è appannaggio del gruppo Identità e Democrazia, dove la leader del Rassemblement National Le Pen gioca su due tavoli: in Europa vedrà a metà settimana il leghista Salvini e altri leader del gruppo per decidere sulla riammissione dell'estrema destra tedesca Afd, dopo l'espulsione del controverso esponente Krah. Coi 14 deputati superstiti di Afd il gruppo eguaglierebbe i Conservatori di Meloni. In Francia il Rassemblement National riannoda i fili del dialogo con Reconquete di Marion Marechal, nipote di Le Pen e ancora più a destra nel panorama politico - in vista delle imminenti elezioni legislative. Elezioni, in questo caso anticipate, che non ci saranno in Germania, nonostante il disastro della coalizione di Governo: il cancelliere Scholz le ha escluse - anche il leader liberale Lindner appoggia la decisione.
10/6/2024
Il terremoto politico post-elezioni europee alla fine è tutto nazionale, mentre per l'emiciclo comunitario tiene la maggioranza europeista.
Il vincitore di queste elezioni è il centrodestra del PPE, che guadagna quasi 10 eurodeputati e guarda ora ai soci della maggioranza Ursula da una posizione di forza: i Socialisti restano stabili - considerate le previsioni per loro è quasi una vittoria, mentre crollano i Liberali di Renew, sotto le macerie di un macronismo in crisi nera. Va quasi peggio ai Verdi, che retrocedono a sesto schieramento a Strasburgo - l'onda ecologista sembra un ricordo. I Conservatori di Meloni e l'estrema destra di Identità e Democrazia guadagnano alcuni seggi ma non sfondano: la maggioranza resta ben salda sopra i 400 seggi. Molto dipenderà anche dal centinaio di non iscritti e fuoriusciti dai gruppi, come l'ungherese Orban e l'Afd tedesca, che potrebbero condizionare gli equilibri quando inizieranno i grandi giochi di coalizione. L'altra figura che emerge rafforzata è la presidente della Commissione Von Der Leyen, per cui si avvicina un secondo mandato. Come conferma Sophia Russack, ricercatrice al think tank Ceps: "vedo Von der Leyen più forte, il suo gruppo si è rafforzato e la maggioranza europeista ha tenuto. Soprattutto, Macron è più debole: non dimentichiamo che Macron aveva proposto Mario Draghi come alternativa più credibile a Ursula. Sarei davvero sorpresa se Von Der Leyen non ottenesse un secondo mandato alla guida della Commissione Europea", dice Russack.
10/6/2024
Il motore franco-tedesco si inceppa, ma la maggioranza europeista all'Europarlamento tiene. Le elezioni europee consegnano un risultato più dirompente a livello nazionale che non su scala comunitaria.
Il vento dell'estrema destra soffia forte in Francia e in Germania, con il Rassemblement National di Marine Le Pen che supera il 30% e la macroniana Besoin d'Europe che raccoglie meno della metà dei voti. In Germania, nonostante gli scandali a ripetizione, l'estrema destra Afd si piazza al secondo posto con il 16%, la metà della vincente Cdu ma davanti al tripartito Spd, Verdi e Liberali, una coalizione ormai sull'orlo di una crisi di nervi. A Bruxelles il panorama appare meno rivoluzionato: la vittoria è appannaggio dei Popolari Europei, in crescita, che staccano di una cinquantina di seggi i Socialisti, in leggero calo, con i Liberali in caduta libera ma ancora terza forza. I tre schieramenti insieme mantengono la maggioranza e potrebbero inglobare i Verdi, anche loro però puniti alle urne. "C'è ancora molto da fare ma sono fiduciosa per quanto riguarda il mio secondo mandato", afferma nella notte la presidente uscente della Commissione Von Der Leyen, che vede nell'indebolimento dei suoi alleati di coalizione la garanzia di un prolungamento per altri cinque anni del suo mandato a Bruxelles. I Conservatori di ECR, guidati dalla premier italiana Meloni, lasciano intravedere un'apertura, ma per ora appaiono fuori dai giochi, in quanto quarto partito. Tornando a livello nazionale, vincono i Popolari in Spagna, la Coalizione Civica di Tusk in Polonia, l'estrema destra Fpoe in Austria, e arretra di ben otto punti Orban in Ungheria.
10/6/2024
Il terremoto politico in Francia e Germania, con il vento dell'estrema destra che soffia a Parigi e Berlino, arriva fino a Bruxelles, ma con impatti attenuati - almeno sul pallottoliere politico.
All'Europarlamento resiste nei numeri la maggioranza europeista di Popolari, Socialisti e Liberali, che nelle proiezioni notturne supera ampiamente la soglia dei 361 seggi, arrivando a 404 deputati. Cresce l'ala destra ed estrema destra di Conservatori e Identità e Democrazia, ma non abbastanza da allettare i Popolari ad inglobarla: il capogruppo Weber prima celebra la vittoria del PPE, poi invita gli attuali membri della coalizione a unirsi per rinnovare la maggioranza europeista a Strasburgo. I Verdi si offrono come stampella ulteriore per rinsaldarla, i Conservatori non escludono di votare per Ursula Von Der Leyen, che intanto si pone come paladina della democrazia, affermando di voler tenere fuori dalla maggioranza gli estremisti di destra e di sinistra. L'orientamento -almeno a livello europeo- appare chiaro, mentre a Parigi e Berlino si raccolgono i cocci: il lepenista Rassemblement National primo partito in Francia, con il presidente Macron che convoca elezioni legislative anticipate, estrema destra Afd seconda in Germania davanti alla Spd del cancelliere Scholz. Un terremoto. Il Partido Popular vince in Spagna, Coalizione Civica di Tusk prima in Polonia, Orban arretra di ben otto punti in Ungheria.
9/6/2024
E' un terremoto politico quello che queste elezioni europee hanno provocato nei due Paesi più grandi, Francia e Germania. Oltralpe il Rassemblement Nationale, formazione di estrema destra di Marine Le Pen, ha superato nelle prime stime il 31%, più del doppio di Renaissance del presidente Macron, ferma al 15% e tallonata dai Socialisti al 14%. Il capolista dell'RN Bardella ha chiesto nuove elezioni, Macron parlerà alla nazione.
In Germania il tripartito di Governo è stato superato sia dalla Cdu di centrodestra, che col 30% vince le europee, sia soprattutto dall'estrema destra di Afd, oltre il 16%. Risultato ai minimi storici per la Spd del cancelliere Scholz, crollo verticale per i Verdi, e anche i liberali Fdp rischiano di non superare la soglia di sbarramento alle prossime elezioni federali. Il primo emiciclo provvisorio stilato a Bruxelles, va precisato, non riporta però grandi scossoni per il prossimo Europarlamento, con la conferma di una maggioranza europeista: i Popolari Europei si rafforzano come primo gruppo con 181 deputati, seguiti dai socialdemocratici in calo a 135 e dai liberali a 82. I conservatori a 71 e l'estrema destra a 62.
9/6/2024
Iniziamo subito con le prime proiezioni che arrivano da due grandi Paesi europei, con la Francia che vede in testa il Rassemblement National e la Spagna che ha il Pp davanti.
Per gli altri Paesi, ricordando che le urne sono chiuse in 23 Paesi su 27, si conferma il vento di destra ed estrema destra, con i risultati più eclatanti in Germania, dove l'estrema destra Afd si piazza al secondo posto dietro la Cdu, sopravanzando sia la Spd del cancelliere Scholz sia i Verdi. L'estrema destra austriaca si impone a Vienna, lasciando a Popolari e Socialdemocratici la lotta per la seconda piazza. Centrodestra in testa anche in Croazia, Grecia, Bulgaria e Cipro. Il centrosinistra vince invece in Olanda e a Malta. L'aggregatore indipendente Europe Elects ipotizza un Europarlamento con i Popolari sempre primo gruppo e in leggera crescita, seguiti da Socialisti, liberali e la destra dei Conservatori più l'estrema destra di Identità e Democrazia. Ma la sera è ancora lunga, qui a Bruxelles: a breve la prima e assolutamente provvisoria proiezione del nuovo Europarlamento.
9/6/2024
I primi dati che arrivano dalle elezioni europee indicano una virata a destra nel Continente - precisiamo subito che parliamo di appena sei Paesi. Il più importante è la Germania, dove -secondo le prime proiezioni- vince le elezioni europee la Cdu di Friedrich Merz, con il 29,5% e -nonostante i ripetuti scandali- l'estrema destra dell'Afd si piazza al secondo posto con il 16,5%.
Terza l'Spd del cancelliere Scholz al 14%, crollo per i Verdi al 12,5%. In Austria l'estrema destra dell'Fpoe vince le elezioni europee con il 27%, mentre per il secondo posto è testa a testa fra popolari Oevp e socialdemocratici Spoe, appaiati al 23%. In Grecia gli exit poll assegnano la vittoria ai conservatori di Nea Dimokratia, staccata la sinistra di Syriza, seconda. A Cipro testa a testa fra Conservatori e Sinistra, a Malta Laburisti in leggero vantaggio e la notizia della rielezione della presidente uscente del Parlamento Europeo Metsola. Infine in Olanda, come noto, vince l'alleanza centrosinistra-verdi, quattro punti sopra l'estrema destra di Wilders. L'aggregatore indipendente Europe Elects ipotizza un Europarlamento con i Popolari sempre primo gruppo e in leggera crescita, seguiti da Socialisti, liberali e la destra dei Conservatori più l'estrema destra di Identità e Democrazia. Ma la sera è ancora lunga, qui a Bruxelles: tra poco più di un'ora dovremmo avere una prima e assolutamente provvisoria proiezione del nuovo Europarlamento, mentre tra un'ora aspettiamo le prime proiezioni di Francia e Spagna.
9/6/2024
Ultime ore di voto per la maratona elettorale europea, con un Super Sunday che vede ben 21 Paesi alle urne. L'Italia chiuderà per ultima i seggi alle 23, ma già dalle 18 cominceranno ad affluire al Parlamento Europeo di Bruxelles i primi dati, che dopo le 20 disegneranno un primo possibile emiciclo.
Due le grandi domande che fanno da sfondo a questa tornata elettorale: la destra ed estrema destra sfonderanno a livello continentale, oppure reggerà la maggioranza delle forze europeiste? La seconda si declina invece nei mille rivoli delle sfide nazionali: quella indiretta Le Pen - Macron in Francia, il possibile sorpasso dell'estrema destra Afd sui socialdemocratici in Germania, il testa a testa Pp-Psoe in Spagna e il duello tra Tusk e Kazcynsky in Polonia. Fino alla sfida posta al premier-autocrate Orban in Ungheria, grazie ad una rinvigorita opposizione. In Belgio si vota anche per le elezioni federali e quelle regionali: nel seggio che abbiamo visitato questa mattina nel centro di Bruxelles abbiamo potuto osservare un'affluenza di elettori decisamente alta. Per Vivienne, le elezioni europee sono molto importanti, ma anche quelle del Belgio pongono numerosi interrogativi: quale Governo uscirà, con quale maggioranza - e quanto sarà difficile costruirla. I temi della campagna elettorale europea che più l'hanno interessata sono stati immigrazione, sicurezza, clima e la guerra in Ucraina.
9/6/2024
E' il giorno del Super Sunday elettorale europeo, con ben 20 Paesi alle urne. L'Italia, il 21esimo, ha cominciato ieri e chiuderà per ultima la tornata.
La giornata entrerà nel vivo dopo le 18, quando arriveranno le prime stime di un gruppo di Paesi che include Germania e Olanda. Da verificare se a Berlino -data per scontata la vittoria della Cdu- ci sarà il sorpasso dell'estrema destra Afd sull'Spd del cancelliere Scholz. Un altro tassello importante del puzzle che comporrà il nuovo Parlamento Europeo si incastrerà dopo le 20, quando gli exit poll di Francia e Spagna arricchiranno il quadro, insieme ad una prima e assolutamente provvisoria composizione del nuovo emiciclo. A Parigi occorrerà capire il distacco tra l'estrema destra di Le Pen e Renaissance del presidente Macron, mentre a Madrid è testa a testa fra il Partido Popular e quello Socialista. Per avere un'idea più chiara del nuovo Parlamento Europeo bisognerà aspettare dopo le 23, quando chiuderanno le urne in Italia e si potrà disegnare un emiciclo con i primi dati reali. Oggi si attende un voto nuovamente incerto in Ungheria, dove ieri Peter Magyar, nuovo leader dell'opposizione ad Orban, ha portato in piazza decine di migliaia di persone a Budapest contro il premier-autocrate. Ieri al voto Malta, Lettonia e Slovacchia, con la chiusura delle urne in Repubblica Ceca. Sempre oggi il Belgio in mezza giornata voterà per europee, parlamento federale e parlamenti regionali.
8/6/2024
In attesa del Super Sunday elettorale, che vedrà andare alle urne gli elettori di 21 Paesi europei, tra cui l'Italia, sono tre gli Stati membri ai seggi nel terzo giorno di maratona del voto.
Malta, Lettonia e Slovacchia: nel primo Paese, dove l'affluenza viene segnalata in crescita, è stata la presidente uscente dell'Europarlamento Metsola a cogliere l'occasione per rilanciare lo slogan "usa il tuo voto, o altri lo faranno al tuo posto". Per lei possibile un secondo mandato alla guida dell'emiciclo, ma il suo nome circola anche come opzione per altre cariche comunitarie. Se in Lettonia il voto europeo è particolarmente sentito a causa dell'ingombrante presenza russa al confine, in Slovacchia il test è tutto sul clima politico post-attentato al premier Fico. Il suo partito, il populista Smer filorusso, viene dato in ascesa. I Paesi dove si è già votato possono intanto fornirci qualche prima indicazione: gli exit polls olandesi suggeriscono un incremento dell'affluenza e il mancato sfondamento dell'estrema destra di Wilders, anche in Repubblica Ceca -che ha chiuso la due giorni di voto- il dato dell'affluenza avrebbe ampiamente superato il magro 28% di cinque anni fa. I sondaggi pre-voto davano in testa a Praga il populista Babis. Infine in Irlanda l'affluenza appare sopra il 40% - le prime indicazioni parlano di una sostanziale tenuta del tripartito al Governo a Dublino.
8/6/2024
Prosegue oggi la maratona elettorale nei 27 Paesi europei: Slovacchia, Malta e Lettonia votano nella giornata odierna, con le urne che nel primo pomeriggio chiudono in Repubblica Ceca e aprono in Italia - questi ultimi sono, lo ricordiamo, gli unici Paesi che votano su due giorni.
La presidente del Parlamento Europeo Metsola ha votato a Malta, ribadendo lo slogan che ha caratterizzato l'intera campagna per il voto comunitario: "usa il tuo voto altrimenti altri decideranno per te". Metsola ambisce a venire riconfermata altri due anni e mezzo alla presidenza dell'Europarlamento, anche se non è da escludere che il suo nome emerga anche per altre cariche comunitarie. In Slovacchia l'attenzione è tutta puntata sugli effetti elettorali che l'attentato contro il premier Fico del mese scorso potrà avere sul voto alle europee - si prevede un incremento per il suo partito populista Smer, che negli ultimi mesi ha portato avanti politiche decisamente controverse su giustizia e libertà di stampa. Le ultime ore di campagna elettorale sono state segnate anche dall'aggressione alla premier danese Frederiksen: nella giornata odierna sono arrivate le condanne di politici da tutta Europa. L'aggressore è stato arrestato, la premier ha svolto un rapido controllo in ospedale ma non ha riportato ferite, se non un colpo di frusta. Ha però cancellato tutti gli impegni elettorali previsti oggi.
8/6/2024
Entra nel vivo oggi la maratona elettorale per le elezioni europee, dopo che Olanda e Irlanda hanno già chiuso le urne e la Repubblica Ceca lo farà questo pomeriggio, dopo due mezze giornate di elezioni.
Oggi si vota in un'unica giornata in Lettonia, Slovacchia e Malta, prima del Super Sunday elettorale di domani, che vedrà ben 20 Paesi ai seggi. Il primo obiettivo a Bruxelles è migliorare l'affluenza, risalita cinque anni fa oltre il 50% dopo anni di calo. A far discutere ieri sono stati soprattutto gli exit poll olandesi: con un'affluenza in crescita al 47%, i Paesi Bassi hanno frenato le ambizioni del leader di estrema destra Wilders, vincitore delle ultime politiche. Il suo Partito per la Libertà non arriverebbe al 18%, sorpassato dall'alleanza Laburisti-Verdi ad oltre il 21%, in forte incremento rispetto a novembre. "L'Europa è viva", ha esultato l'ex-vicepresidente della Commissione Europea Timmermans, che lancia un messaggio al resto del Continente: "non è affatto scontato che la destra radicale vinca queste elezioni", ha affermato. Ovviamente questi exit-polls dovranno essere confrontati con i risultati reali, domani. Sempre domani alle 23, quando anche l'Italia chiuderà i seggi, si capirà quale volto avrà il nuovo Parlamento Europeo, se ci sarà o meno l'avanzata di destra ed estrema destra, ma soprattutto si potrà cominciare a ragionare sulle future alleanze a Strasburgo e sul profilo delle nuove massime cariche europee, che i 27 leader dovranno decidere a fine giugno.
7/6/2024
Dopo l'Olanda, è toccato agli elettori di Irlanda e Repubblica Ceca proseguire la maxi-tornata elettorale per le elezioni europee: a Dublino affluenza non elevatissima a mezzogiorno, intorno al 15%. Sull'Isola di Smeraldo le urne si chiuderanno alle 23 ora italiana.
La campagna elettorale irlandese è stata molto polarizzata dal tema migranti e richiedenti asilo, sull'onda delle proteste di piazza degli ultimi mesi. Alle 14 hanno invece aperto i seggi in Repubblica Ceca, che -come l'Italia- voterà su due giorni, chiudendo le proprie operazioni domani alla stessa ora. Ucraina, migranti e Green Deal i temi che hanno occupato il dibattito elettorale a Praga, dove ci si fa poche illusioni sull'affluenza: cinque anni fa appena il 28% dei cechi votò. In assenza di dati dagli altri Paesi, sono così gli exit polls olandesi a monopolizzare l'attenzione: con un'affluenza in crescita al 47%, i Paesi Bassi hanno frenato le ambizioni del leader di estrema destra Wilders, vincitore delle ultime politiche. Il suo Partito per la Libertà non arriverebbe al 18%, sorpassato dall'alleanza Laburisti-Verdi ad oltre il 21%, in forte incremento rispetto a novembre. "L'Europa è viva", ha esultato l'ex-vicepresidente della Commissione Europea Timmermans, che lancia un messaggio al resto del Continente: "non è affatto scontato che la destra radicale vinca queste elezioni". Ovviamente questi exit-polls dovranno essere confrontati con i risultati reali, domenica. Domani, oltre all'Italia, apriranno le urne in Lettonia, Slovacchia e Malta, prima del Super Sunday elettorale, che coinvolgerà ben 20 Paesi.
6/6/2024
Come tradizione vuole, comincia oggi l’Olanda, primo Paese ad andare alle urne alle elezioni europee, per una maratona che si chiuderà domenica sera alle 23, quando sarà l’Italia a sbarrare le porte degli ultimi seggi.
Oltre 370 milioni gli elettori aventi diritto, da Lisbona a Tallinn, da Helsinki ad Atene, in un grande esercizio democratico che vedrà la quasi totalità dei Paesi votare fra tre giorni. Prima, oltre all’Olanda, l’Irlanda – domani, mentre sabato toccherà agli elettori di Lettonia, Malta e Slovacchia. Solo due Paesi voteranno su due giornate: la Repubblica Ceca, domani e sabato, e l’Italia, sabato e domenica. Sono elezioni europee, ma i sistemi di voto divergono, tra liste chiuse, voto di preferenza, soglie di sbarramento che ondeggiano tra lo zero e il 5% per entrare all’Europarlamento. In palio i 720 seggi dell’emiciclo europeo, quindici in più rispetto all’ultima legislatura: Francia, Spagna e Olanda hanno guadagnato due eurodeputati, l’Italia ne ha mantenuti 76, il Paese con più rappresentanti la Germania – 96. Tutti gli occhi sono su domenica: dopo le 18 saranno diffuse le prime stime nazionali, dopo le 20 -a urne ancora aperte- una prima composizione del futuro Europarlamento. Che prenderà una forma più verosimile solo dopo le 23, quando l’Italia sigillerà le urne.
1/6/2024
E' di sei feriti, oltre all'attentatore, il bilancio di un attacco avvenuto ieri nel cuore di una città del sud-ovest tedesco. Gravissimo un poliziotto, in pericolo di vita.
E' un giovane afghano mosso con ogni probabilità da motivi islamisti l'uomo che ha seminato il panico ad una manifestazione di populisti di destra a Mannheim, importante centro metallurgico e chimico del Baden-Wuerttemberg. Era la tarda mattinata di ieri, quando l'uomo si è avvicinato ad un gruppo di militanti del movimento Bürgerbewegung Pax-Europa, guidato da Michael Stürzenberger, uno dei più conosciuti attivisti anti-Islam in Germania - attenzionato dalle stesse autorità per le sue idee di estrema destra. Lo slogan che campeggiava sulla piazza era esplicito: "fermiamo l'Islam politico". Il 25enne Suleiman, nato ad Herat, occhiali e barba lunga, prima ha studiato la situazione, poi -estratto un coltello- si è scagliato contro i partecipanti, colpendo lo stesso Stürzenberger alla gamba e al volto. Un uomo della sicurezza lo ha placcato, ma nella confusione i poliziotti intervenuti hanno scambiato aggressore e aggredito liberando l'afghano, che ha così colpito alla testa un agente, prima di venire ferito e neutralizzato da un colpo di pistola. In serata gli investigatori hanno chiarito i loro sospetti sulle motivazioni islamiste dell'uomo, specificando come non fosse mai finito in precedenza sotto il radar dell'antiterrorismo. "La violenza è assolutamente inaccettabile nella nostra democrazia. Il colpevole deve essere severamente punito": così il cancelliere tedesco Scholz ha commentato in serata i gravi fatti di Mannheim, in un Paese già preoccupato dagli attacchi contro politici di centrosinistra delle scorse settimane.
31/5/2024
"La violenza è assolutamente inaccettabile nella nostra democrazia. Il colpevole deve essere severamente punito": il commento del cancelliere tedesco Scholz arriva a chiusura di una giornata segnata da un altro grave episodio di violenza in Germania, dopo quelli contro diversi politici socialdemocratici e Verdi, all'inizio di maggio.
Siamo a Mannheim, centro metallurgico e chimico del Baden-Wuerttemberg: è la tarda mattinata, la piazza del mercato è teatro di una manifestazione di estrema destra anti-islamica, intitolata senza troppi giri di parole "fermiamo l'Islam politico". L'organizzatore e oratore principale è Michael Stürzenberger, del movimento Pax-Europa Bewegung. Nella piazza si aggira -senza dare troppo nell'occhio- un uomo con occhiali e barba lunga, che prima studia la situazione, poi all'improvviso estrae un coltello e comincia a colpire i presenti: la situazione precipita, un uomo della sicurezza blocca l'aggressore, ma nella confusione i poliziotti intervenuti poco dopo confondono i ruoli e bloccano il primo liberando l'attentatore, che a quel punto colpisce con due coltellate alla testa un agente. Il poliziotto, trasportato in emergenza in ospedale, lotta fra la vita e la morte, mentre l'attentatore viene colpito da una pallottola sparata da un altro agente ed è a sua volta ricoverato. Anche Stürzenberger, ferito alla gamba e al volto, è in ospedale, ma non in pericolo di vita. La Germania si interroga su questi inquietanti rigurgiti di violenza, la cui matrice spazia tra politica, religione e odio razziale.
30/5/2024
La Spagna chiude una pagina politica turbolenta della sua storia recente, approvando con 177 voti a favore e 172 contrari la legge di amnistia per i politici e gli attivisti catalani implicati nel processo separatista - la norma copre un periodo di dodici anni, dal 2011 al 2023.
Cruciali i voti della maggioranza Socialisti-Sumar, insieme ai partiti regionalisti, su tutti catalani e baschi. Si compie così la promessa alla base dell'esecutivo Sanchez, varato sul filo dei numeri lo scorso autunno: una norma per voltare pagina, lasciandosi alle spalle la stagione delle tensioni tra Madrid e Barcellona, delle detenzioni dei politici catalani separatisti e degli esili autoimposti in Europa. "Oggi il Paese è più unito", ha affermato Sanchez, mentre la gioia maggiore era appannaggio delle due principali formazioni indipendentiste catalane Esquerra Republicana e Junts. Le quali hanno messo da parte le recenti differenze e le ostilità, per rilanciare un percorso di autodeterminazione: "ora si apre una tappa di negoziazione per cercare di realizzare un referendum in Catalunya", ha detto il portavoce di Esquerra Rufian. Toni Comin, eurodeputato rifugiatosi a Bruxelles con l'allora presidente della Generalitat Puigdemont, ha reso più concreta la possibilità di un ritorno dei due in Spagna: tra il 25 giugno e il 25 agosto, ha detto. Chi non ha digerito la norma è stata l'opposizione di centrodestra: non solo i Popolari di Feijo, ma soprattutto l'estrema destra di Vox, che ha dato il solito spettacolo ad uso delle telecamere, urlando "traditori" ai parlamentari della maggioranza e cercando in ogni modo lo scontro verbale.
26/5/2024
"Vedo molto più ciò che ci unisce, e la nostra capacità di affrontare le sfide di oggi, piuttosto che gli elementi che ci dividono. La relazione franco-tedesca è centrale in Europa, è il cuore ed è necessaria affinché l'Europa progredisca". Lo ha detto il presidente francese Macron a Berlino, all'inizio di una visita di Stato che si protrarrà fino a martedì.
Una visita di Stato storica, a 24 anni di distanza dall'ultima - quando all'Eliseo sedeva ancora Jacques Chirac. Emmanuel Macron non è di certo nuovo alle visite in Germania, Paese che ha svolto -insieme alla Francia- il ruolo di copilota dell'Europa nel Dopoguerra. Ma finora erano state tutte informali. Nel corso di un dibattito con il presidente tedesco Steinmeier, Macron ha lanciato un appello ad andare a votare alle elezioni europee di giugno, per difendere la democrazia. Macron ha condannato anche il crescente fascino verso l'autoritarismo in Europa. "Siamo troppo abituati alla democrazia, abbiamo dimenticato che mantenerla implica una lotta. Ai nazionalisti e ai nemici della democrazia lasciamo i dividendi della stessa, mentre loro la criticano a livello esistenziale". Di qui l'invito ad andare alle urne e votare gli schieramenti che difendono l'Europa e la democrazia. La visita del presidente francese toccherà varie città tedesche, oltre a Berlino: Dresda nell'est e Muenster nell'Ovest. Prima del ritorno nei pressi della capitale, nel terzo e ultimo giorno, per un vertice tra lo stesso Macron, il cancelliere Scholz e Ministri di entrambi i Paesi, per discutere i dossier di maggiore attualità e appianare le divergenze, soprattutto sul dossier Ucraina. Macron e Scholz potrebbero anche guardare al periodo post-elettorale, con le nomine dei nuovi presidenti delle istituzioni comunitarie. Negli ultimi giorni sono nuovamente circolate indiscrezioni sull'idea macroniana di insediare Mario Draghi alla testa della Commissione Europea.
25/5/2024
Progressi sulla strada verso l'intesa relativa all'uso dei proventi straordinari derivanti dagli asset russi congelati, con la scadenza temporale del G7 dei leader in Puglia il prossimo mese. Si è chiusa così la riunione dei Ministri dell'Economia dei Sette Grandi a Stresa.
Giorgetti sottolinea le problematiche tecnico-legali, che andranno risolte nel corso delle prossime tre settimane. Tutto ruota intorno ai circa 300 miliardi di euro di asset russi congelati, frutto delle sanzioni contro Mosca: l'Europa dopo mesi di discussioni ha trovato poche settimane fa un accordo per utilizzare i tre miliardi di interessi generati con gli extraprofitti a favore del riarmo ucraino, ma gli Stati Uniti vogliono utilizzare questa somma per creare un veicolo ad hoc che ponga le basi di una qualche forma di prestito utile a raggiungere l'effetto-leva di 50 miliardi di dollari. Per Giorgetti la determinazione comune a trovare un'intesa è forte, anche il Ministro delle Finanze ucraino Martchenko parla di "passi nella giusta direzione". Sugli altri dossier: posizioni divergenti tra Europa e Stati Uniti sulla questione cinese. Nel comunicato c'è un richiamo alla cooperazione per affrontare politiche e pratiche non di mercato e politiche distorsive, incluse quelle che portano alla sovraccapacità. Ma il disappunto per i dazi unilaterali statunitensi contro Pechino e il rischio di effetti collaterali per gli altri alleati -presi tra due fuochi- è apparso evidente. Nulla di fatto infine sulla global tax, che disattenderà la scadenza di giugno indicata dall'Ocse.
23/5/2024
Economia, difesa, cambio climatico, democrazia, migranti. L'ultimo dibattito tra i candidati alla Commissione affronta alcuni dei temi cruciali per le prossime elezioni.
Lo fa senza le due formazioni di destra ed estrema destra, l'Ecr di Giorgia Meloni e ID, dove siede la Lega - gruppo quest'ultimo nella bufera dopo l'espulsione dell'AFD tedesca in seguito alle dichiarazioni sul nazismo. E sono proprio le future -ipotetiche- alleanze tra il Partito Popolare Europeo di Ursula Von Der Leyen e l'estrema destra a fare da sfondo all'intero dibattito. I Conservatori Europei e Identità e Democrazia non sono forze democratiche, hanno una visione diversa dell'Europa. In Italia vediamo attacchi contro i diritti delle donne e contro i media, non corrispondono ai nostri valori fondamentali. Nessuna alleanza è possibile con l'estrema destra. Serve chiarezza, incalza il candidato socialista Schmit, più duro del solito con la sua presidente della Commissione. La Verde Reintke aggiunge: ci sono esponenti dell'estrema destra che lavorano con la Russia e con la Cina, non possiamo consentire loro di avere potere nel prossimo Parlamento Europeo. E si dice preoccupata che una collaborazione Popolari-Conservatori possa stravolgere il Green Deal. Von Der Leyen risponde ma non chiarisce: lavoriamo con schieramenti pro-europei, pro-Ucraina e pro-stato di diritto. Include Giorgia Meloni nei leader con cui ha lavorato bene, ma non scioglie la riserva su una collaborazione Popolari-Conservatori. Von Der Leyen afferma che l'Europa deve lavorare ad un proprio scudo sulla difesa, superando la frammentazione. E chiede che i finanziamenti europei sfocino nel budget comune. Il liberale di Renew Sandro Gozi quantifica la proposta del suo schieramento: 100 miliardi per la difesa comunitaria.
14/5/2024
Il Pnrr italiano torna sul tavolo dell'Ecofin. O meglio, la sua versione modificata, insieme a quella spagnola, dopo l'approvazione a fine aprile da parte della Commissione della richiesta di revisione mirata, con cambiamenti di carattere tecnico.
Una volta ricevuto l'avallo di Bruxelles, difficilmente il Pnrr incontrerà ostacoli tra i Ministri finanziari. Che invece restano divisi su un altro punto critico: l'ipotesi di allungamento dei tempi di spesa del Pnrr, con l'Italia tra i fautori di questa idea e altri Paesi invece contrari - l'unanimità manca, per cui il punto non figura neppure in agenda. Intanto Roma accelera sull'attuazione degli interventi del Pnrr: parte la procedura per l'assegnazione del 30% di anticipo sui progetti avviati dalle amministrazioni centrali dello Stato e dagli enti territoriali come Regioni, Province e Comuni. Nella mattinata di ieri riunione del comitato antifrodi: la premier Meloni ha ribadito l'impegno a proteggere il Pnrr da infiltrazioni criminali. Intanto dalla riunione di ieri sera dell'Eurogruppo è risuonato l'ennesimo richiamo all'Italia, affinchè proceda alla ratifica del MES riformato: "è una questione di credibilità il fatto che venga rispettato quell'impegno", ha detto il direttore del Mes Gramegna, con una evidente tirata d'orecchi all'unico Paese mancante in tutta l'Europa. Nulla di fatto sull'Unione dei mercati dei capitali: l'ipotesi di procedere con cooperazioni rafforzate tra alcuni Paesi, ipotizzata dal Commissario agli Affari Economici Gentiloni, non convince il presidente dell'Eurogruppo Donohohe.
8/5/2024
Germania sotto choc per un altro attacco contro un esponente politico. Per la seconda volta in cinque giorni un membro Spd, partito del cancelliere Scholz è stato aggredito: dopo l'europarlamentare Matthias Ecke, aggredito venerdì sera a Dresda da un gruppo di quattro estremisti mentre attaccava manifesti elettorali, anche la senatrice ed ex-sindaca di Berlino Franziska Giffey ha subito ieri pomeriggio un'aggressione nel quartiere Neukoelln della capitale tedesca.
La politica 46enne è stata colpita alla testa da un aggressore poi volatilizzatosi. E' dovuta ricorrere alle cure ospedaliere, esattamente come Ecke, che aveva subito anche un intervento chirurgico, a causa di ferite più gravi. L'episodio si è verificato nelle stesse ore in cui era in corso una riunione di emergenza dei Ministri dell'Interno dei Laender tedeschi, organizzata per discutere misure contro la crescente violenza politica. Negli ultimi giorni anche un esponente dei Verdi è stato attaccato da un gruppo di persone con chiare simpatie neonaziste, mentre attaccava manifesti elettorali a Dresda. Il ritorno dell'estrema destra in Germania in questo periodo elettorale ha un preciso referente politico: l'Afd, partito di area già nella bufera per le sue relazioni pericolose con Russia e Cina, da cui si sospetta riceva finanziamenti. Il clima che Afd sta alimentando nel Paese, secondo alcuni esponenti politici, è alla base di questo violento rigurgito estremista.
8/5/2024
Vladimir Putin giura per il quinto mandato e detta le sue condizioni all'Occidente, mentre l'Europa muove le pedine per stringere ulteriormente la morsa delle sanzioni intorno a Mosca.
Quasi 2600 invitati, la pietra angolare dell'elite che lo appoggia, hanno presenziato ieri al Cremlino allo sfarzoso quinto insediamento dello zar, ormai padrone assoluto della Russia e sulla buona strada per superare Stalin per numero di anni di permanenza al potere. "Non rifiutiamo il dialogo con l'Occidente", ha detto Putin, che però vuole dettare le sue condizioni: un dialogo alla pari e una vittoria russa in Ucraina. La polemica è intanto divampata in seno all'Europa sulla presenza di sei ambasciatori comunitari alla cerimonia: oltre a Ungheria e Slovacchia, Paesi vicini al dittatore russo, anche i diplomatici di Francia, Grecia, Cipro e Malta. La presenza transalpina ha sorpreso, considerate le relazioni tese tra Parigi e Mosca. Oggi intanto importante riunione a Bruxelles degli ambasciatori Coreper: sul tavolo sia la proposta di un quattordicesimo pacchetto di sanzioni contro la Russia, che includerebbe l'export di gas naturale liquefatto, sia un testo di compromesso della presidenza belga per sbloccare la proposta di utilizzo dei proventi straordinari dei beni russi congelati, al fine di armare Kiev. Dall'Ucraina infine la notizia che i servizi di sicurezza hanno scoperto una rete di agenti russi che complottavano per assassinare il presidente Zelensky e altri funzionari governativi. Arrestati due colonnelli, sospettati di lavorare per Mosca.
7/5/2024
Vladimir Putin giura per il suo quinto mandato presidenziale in una cerimonia sfarzosa, consona a quello che si può definire il nuovo zar russo, in grado di restare al comando del Paese più anni di Stalin.
"Non rifiutiamo il dialogo con l'Occidente", ha detto Putin di fronte all'elite moscovita, pietra miliare del suo potere, ma ha attaccato la presunta arroganza di Stati Uniti e alleati Nato. Ha rivendicato il diritto di un dialogo alla pari, e ha posto il prezzo per attuarlo: una vittoria russa in Ucraina. Prezzo ovviamente inaccettabile a ovest, mentre sul fronte europeo si è aperta la polemica per la partecipazione di alcuni ambasciatori dell'Unione alla cerimonia. Tra loro, oltre a Ungheria e Slovacchia, vicini al regime dittatoriale russo, anche i diplomatici di Francia, Grecia, Cipro e Malta, secondo il Partito Popolare Europeo, che ha condannato la loro presenza. Europa che sta lavorando a un nuovo pacchetto di sanzioni contro la Russia, il quattordicesimo, secondo quanto dichiarato dalla Commissaria per l'Energia Simson: su un altro fronte, complementare, la presidenza belga dell'Unione presenterà domani agli ambasciatori Coreper a Bruxelles un testo di compromesso per sbloccare la proposta di utilizzo dei proventi straordinari dei beni russi congelati, al fine di armare Kiev. Potrebbe essere la volta buona. Dall'Ucraina infine la notizia che i servizi di sicurezza hanno scoperto una rete di agenti russi che complottavano per assassinare il presidente Zelensky e altri funzionari governativi. Il complotto era arrivato fin nei gangli dei massimi livelli di sicurezza: arrestati due colonnelli, sospettati di lavorare per Mosca.
7/5/2024
In Germania il capolista del partito di estrema destra Afd alle prossime elezioni europee sempre più nella bufera per le presunte relazioni pericolose con la Cina.
Ombre cinesi si allungano sul partito di estrema destra tedesco Afd, accreditato nei sondaggi in vista delle prossime europee di una forchetta tra il 15 e il 20% dei consensi, dietro solo ai conservatori della Cdu/Csu e davanti all'Spd del cancelliere Scholz. Dopo l'arresto del suo assistente, il capolista dell'Afd Maximilian Krah finisce nell'inchiesta, con la perquisizione del suo ufficio a Bruxelles su ordine della procura di Karlsruhe. La perquisizione aveva come obiettivo la scrivania dell'assistente, Jian G., accusato di attività di spionaggio in qualità di agente segreto di Pechino. Jian avrebbe passato informazioni sensibili alle autorità cinesi su negoziati in corso a livello europarlamentare e avrebbe spiato gli oppositori al regime di Xi Xinping presenti in Germania. Krah ha negato ogni coinvolgimento nell'affare di spionaggio, ma è lui stesso oggetto di un'indagine della procura di Dresda, in cui è sospettato di avere ricevuto pagamenti da Russia e Cina per le sue attività di eurodeputato. Il suo caso ha danneggiato la campagna elettorale dell'Afd, che a Strasburgo condivide il gruppo Identità e Democrazia con la Lega: all'epoca dello scoppio del caso era già capolista del partito e non poteva essere rimosso, ma lo schieramento gli ha suggerito di tenere un basso profilo in campagna. I sondaggi mostrano un calo progressivo dell'Afd, arrivato a superare il 20% prima dell'affaire russo-cinese.
4/5/2024
Mentre anche ieri l'Ucraina ha subito bombardamenti indiscriminati sul fronte orientale da parte della Russia, con edifici colpiti nella regione del Donetsk e a Zaporizhia, e vittime e feriti tra i civili, il Cremlino reagisce con minacce di escalation ai recenti avvertimenti franco-britannici.
Al Ministro degli Esteri del Regno Unito Cameron, che ha giustificato il diritto di Kiev a usare armi made in UK per colpire la Russia, il portavoce del Cremlino Peskov manda a dire che simili dichiarazioni rappresentano un'escalation diretta, che "potrebbe potenzialmente costituire un pericolo per l'intera architettura di sicurezza europea". "Ricaccia indietro Putin, dimostra che l'Ucraina può ottenere una pace giusta e che Putin ha fallito - la lezione risuonerà a Pechino, a Teheran e ovunque ci sono regimi che osservano con interesse l'evoluzione a Kiev", la replica di Cameron proprio dall'Ucraina. E al presidente francese Macron, che non ha escluso l'invio di truppe di terra per arginare un eventuale sfondamento delle linee di difesa ucraine ad est, Peskov risponde definendola una tendenza molto pericolosa. I fronti di tensione Russia-Europa si allargano anche alle minacce cyber: il Governo tedesco ha accusato Mosca di essere l'ispiratrice di un cyberattacco contro il Partito Socialdemocratico del cancelliere Scholz, avvenuto l'anno scorso. L'Alto Rappresentante europeo Borrell ha condannato il comportamento irresponsabile della Russia nel cyberspazio.
3/5/2024
Il Cremlino alza il livello dello scontro diplomatico con l'Europa, dopo le ultime dichiarazioni franco-britanniche, sul possibile invio di militari francesi in Ucraina in caso di sfondamento delle linee di difesa, o di utilizzo di armi inglesi per colpire la Russia.
Al presidente francese Macron il portavoce del Cremlino Peskov risponde definendo la sua strategia una tendenza molto pericolosa, mentre al Ministro degli Esteri britannico Cameron lo stesso Peskov manda a dire che simili dichiarazioni rappresentano un'escalation diretta, che "potrebbe potenzialmente rappresentare un pericolo per l'intera architettura di sicurezza europea". "Ricaccia indietro Putin, dimostra che l'Ucraina può ottenere una pace giusta e che Putin ha fallito - la lezione risuonerà a Pechino, a Teheran e ovunque ci sono regimi che osservano con interesse l'evoluzione a Kiev", questa la replica di Cameron parlando proprio dall'Ucraina. La portavoce del Ministero degli Esteri russo Zakharova da parte sua ha tradito una certa insicurezza, minacciando una vendetta devastante, qualora Kiev colpisse la Crimea o il ponte di Kerch, che collega la Penisola alla Russia, poi ha ribadito la proposta di chiudere il conflitto, sulla base della situazione territoriale esistente. Ipotesi inaccettabile per Kiev. Al fronte, gli attacchi russi contro Kurakohove e Chasiv Var, sul fronte orientale, hanno ucciso tre persone e ne hanno ferite cinque.
3/5/2024
Mentre Mosca continua a bombardare civili in Ucraina, uccidendo due persone nella città di Kurachowe, sul fronte orientale della guerra, il Cremlino alza il tiro contro l'Europa, mandando messaggi diretti verso Gran Bretagna e Francia.
Al Ministro degli Esteri britannico Cameron, che aveva giustificato il diritto di Kiev a usare armi made in UK per colpire la Russia, il portavoce del Cremlino Peskov manda a dire che simili dichiarazioni rappresentano un'escalation diretta, che "potrebbe potenzialmente rappresentare un pericolo per l'intera architettura di sicurezza europea". E al presidente francese Macron, che non ha escluso l'invio di truppe di terra per arginare un eventuale sfondamento delle linee di difesa ucraine ad est, Peskov risponde definendola una tendenza molto pericolosa. Intanto il Ministro della Difesa russo Shoigu annuncia la conquista in quattro mesi di oltre 500 km quadrati di territorio ucraino, delineando un arretramento delle truppe di Kiev lungo tutta la linea del fronte - eventualità ammessa in parte nei giorni scorsi anche dall'Ucraina. I fronti di tensione Russia-Europa si allargano anche alle minacce cyber: il Governo tedesco ha accusato Mosca di essere l'ispiratrice di un cyberattacco contro il Partito Socialdemocratico del cancelliere Scholz, avvenuto l'anno scorso. L'Alto Rappresentante europeo Borrell ha condannato il comportamento irresponsabile della Russia nel cyberspazio, per le campagne informatiche condotte dal gruppo APT28, sia contro la Germania, sia contro la Repubblica Ceca.
3/5/2024
L'arrivo della primavera apre scenari preoccupanti in Ucraina, con la Russia che rivendica di aver già conquistato oltre 500 km quadrati di territorio - più dell'estensione del Principato di Andorra. Il Ministro della Difesa russo Shoigu delinea un arretramento delle forze ucraine lungo tutta la linea del fronte, eventualità ammessa in parte nei giorni scorsi anche da Kiev.
Le autorità ucraine hanno sconsigliato ai cittadini di visitare le chiese durante le celebrazioni pasquali del 5 maggio nel timore di attacchi russi. Ad acuirsi in queste ore sono soprattutto le tensioni tra Mosca e l'Europa: il Cremlino considera le dichiarazioni del Ministro degli Esteri britannico Cameron sul diritto di Kiev di usare armi del Regno Unito per colpire la Russia come "un'escalation diretta", che "potrebbe potenzialmente rappresentare un pericolo per l'intera architettura di sicurezza europea". Così il portavoce Peskov, che ne ha anche per la Francia, dopo le dichiarazioni del presidente Macron sul possibile invio di truppe in caso di sfondamento delle linee di difesa ucraine: "tendenza molto pericolosa", l'ha definita. Non finisce qui: frizioni molto forti anche con la Germania, dopo che il Governo tedesco ha accusato la Russia di essere l'ispiratrice di un cyberattacco contro il Partito Socialdemocratico del cancelliere Scholz, avvenuto all'inizio dell'anno scorso. L'Alto Rappresentante europeo Borrell ha condannato il comportamento irresponsabile della Russia nel cyberspazio, per le campagne informatiche condotte dal gruppo APT28, sia contro la Germania, sia contro la Repubblica Ceca.
30/4/2024
Tutti contro Ursula, ma è la presidente della Commissione a prendersi alla fine la scena nel primo dibattito dei candidati alle elezioni europee a Maastricht, insieme al leader dei Verdi Eickout e al rappresentante dell'estrema destra Vistisen. Non pervenuti gli altri, soprattutto il socialista Schmit, che ha brillato per il suo sostanziale silenzio.
Uno dei momenti clou della serata sta in questo passaggio, con Von Der Leyen che non esclude a priori una cooperazione con il gruppo dei Conservatori nel prossimo Parlamento Europeo - schieramento presieduto dalla premier italiana Meloni, fin qui fuori dalla cosiddetta "maggioranza Ursula" a Strasburgo, che ha -con qualche difficoltà- gestito i lavori della passata legislatura. Alla domanda se esclude o meno una collaborazione con il gruppo ECR nei prossimi cinque anni, l'attuale presidente della Commissione ha risposto: "dipende molto dalla composizione del prossimo Europarlamento e da chi siederà nei gruppi". Von Der Leyen ha cercato il colpo ad effetto sulla Cina, quando non ha escluso un bando del social media Tik Tok a livello europeo, sulla scia americana. Tra gli altri temi che hanno animato il dibattito anche il Green Deal, difeso da Von Der Leyen - cui è stato rimproverato di averlo annacquato sul finire di legislatura, con le regalie agli agricoltori in rivolta, la guerra in Medio Oriente e l'invasione russa in Ucraina. Il danese di estrema destra Vistisen ha faticato a difendere quei partiti del gruppo Identità e Democrazia, su tutti l'Afd tedesca, accusati platealmente dagli altri candidati di aver preso soldi e finanziamenti da Russia e Cina.
29/4/2024
Sarà un dibattito tra i principali candidati alla Commissione ad aprire stasera la corsa elettorale europea. Sul palco tra gli altri la presidente uscente Von Der Leyen, il candidato socialista Schmit, quella dei liberali Strack-Zimmermann e il danese Vistisen per l'estrema destra di Identità e Democrazia.
I conservatori di ECR hanno optato per non presentare quello che -nel gergo- è stato definito Spitzenkandidat. Il dibattito ha scatenato polemiche ancor prima di iniziare: colpa del suo poster, dove viene raffigurata un'Europa con le stampelle, e l'Italia nello scomodo ruolo di gamba malconcia - disegno opera del vignettista olandese van Dam, specializzato in satira politica, che ha fatto storcere il naso a qualcuno. Il dibattito odierno fotografa situazioni diverse: la Von Der Leyen, fresca di lancio nell'arena elettorale, resta la favorita, ma nella corsa ai top jobs di giugno rischia di entrare Papa e uscire cardinale. Gli stessi Popolari europei sono tiepidi su di lei, appoggiandola senza entusiasmo, e l'ombra di Mario Draghi -su impulso francese- si allunga minacciosa per sostituirla. Il socialista Schmit, figura sconosciuta fuori da Bruxelles, parte sapendo già di non avere chances di ambire al ruolo di guida dell'esecutivo comunitario. Anche i partiti euroscettici, in crescita nei sondaggi, hanno le loro grane: nel gruppo Ecr si allarga il solco tra i due pesi massimi, Fratelli d'Italia e i Polacchi del Pis sulle strategie europee future, mentre Identità e Democrazia è alle prese con lo scandalo delle ombre russe e cinesi che sta travolgendo l'Afd tedesca, partito che deve rispondere a molte domande sui suoi legami con Mosca e Pechino.
28/4/2024
Il caso è ormai europeo, e -per dirla con Bruxelles- quanto accaduto rappresenta "l'ennesima prova del disprezzo di Mosca per il diritto e le regole internazionali.
La Russia si conferma un attore imprevedibile anche in campo economico", dice il Servizio di Azione Esterna europeo, mentre Italia e Germania minacciano contromisure. Il trasferimento temporaneo delle filiali russe della marchigiana Ariston e della tedesca Bosch al gigante energetico Gazprom, firmato per decreto dal presidente russo Putin l'altroieri, non rappresenta una prima assoluta -era già successo alle succursali di Danone e Carlsberg- ma è la conferma che fare business in Russia, per chi ha scelto di restare e non chiudere tutto, è un mero azzardo. E così l'azienda da 200 dipendenti di Ariston, che produce scalda acqua elettrici nei pressi di San Pietroburgo, passa di mano dopo 19 anni di storia, senza che l'azienda italiana venga informata preventivamente. Il tutto per decisione del padre-padrone di una Russia sempre più autarchica e isolata dall'Occidente. Il Ministro degli Esteri Tajani convoca l'ambasciatore di Mosca per chiarimenti, quello delle Imprese Urso promette che il Governo tutelerà Ariston in ogni sede. Da Berlino il Ministero degli Esteri tedesco promette una reazione in coordinamento con Roma. I due impianti Bosch, anch'essi a San Pietroburgo, erano stati fermati con l'invasione dell'Ucraina, mentre lo stabilimento Ariston continuava ad operare - solo gli investimenti erano stati interrotti.
26/4/2024
L'apertura favorevole del cancelliere tedesco Scholz alla riedizione del discorso sull'Europa del presidente francese Macron alla Sorbona apre scenari interessanti sulla cooperazione franco-tedesca dopo le prossime elezioni europee.
Un possibile cambio di passo, dopo la reazione tiepida dell'allora cancelliera Merkel ai tempi del primo discorso - da verificare in ogni caso alla prova dei fatti, considerata la chimica non eccezionale tra i due leader. Scholz ha scritto che il discorso contiene buoni spunti su come possiamo mantenere l'Europa forte. "La nostra Europa è mortale. Può morire e questo dipende unicamente dalle nostre scelte", ha detto ieri Macron, guardando all'orizzonte di un decennio in arrivo, che potrebbe portare con sè "un rischio immenso di fragilità, con i valori della democrazia liberale sotto attacco e contestati". Di qui una strategia che il presidente francese declina su più assi: quello economico, con la proposta di uno choc in termini di investimenti comuni e un grande piano di investimenti che esalti la capacità di azione finanziaria. Macron cita i due ex-premier italiani Draghi e Letta, il primo dei quali sarebbe apparentemente sostenuto da Parigi per la prossima presidenza della Commissione. Il presidente francese guarda anche a un'Europa della difesa che sia allo stesso tempo potenza, riprendendo la sua autonomia strategica e rafforzando le sue capacità in materia di cybersicurezza e cyberdifesa. Spazio anche al tema migrazioni, con il recupero del controllo delle frontiere comuni. Per i prossimi sei anni Macron indica i settori dove l'Unione dovrebbe divenire leader mondiale: intelligenza artificiale, calcoli quantistici, spazio, biotecnologie e nuove fonti energetiche.
25/4/2024
E' una chiamata a rilanciare l'Europa prima che sia troppo tardi, prima che muoia, quella pronunciata dal presidente francese Macron, nella riedizione -a sette anni di distanza- del discorso alla Sorbona. In mezzo una pandemia, una guerra sul Continente e un Medio Oriente in fiamme.
"La nostra Europa è mortale. Può morire e questo dipende unicamente dalle nostre scelte", dice Macron, che guarda all'orizzonte di un decennio in arrivo, che potrebbe portare con sè "un rischio immenso di fragilità, con i valori della democrazia liberale sotto attacco e contestati". Di qui una strategia che il presidente francese declina su più assi: quello economico, con la proposta di uno choc in termini di investimenti comuni e un grande piano di investimenti che esalti la capacità di azione finanziaria. Macron cita i due ex-premier italiani Draghi e Letta, autori di rapporti su mercato unico e competitività europea che disegneranno l'Unione del futuro. Il presidente francese guarda anche a un'Europa della difesa che sia allo stesso tempo potenza, riprendendo la sua autonomia strategica e rafforzando le sue capacità in materia di cybersicurezza e cyberdifesa. Spazio anche al tema migrazioni, con il recupero del controllo delle frontiere comuni. Per i prossimi sei anni Macron indica i settori dove l'Unione dovrebbe divenire leader mondiale: intelligenza artificiale, calcoli quantistici, spazio, biotecnologie e nuove fonti energetiche. Un programma in nuce per la prossima Commissione. Dalla Germania il plauso del cancelliere Scholz: "un discorso che contiene buoni spunti su come possiamo mantenere l'Europa forte. Insieme facciamo avanzare l'Unione, politicamente ed economicamente", twitta Scholz.
25/4/2024
L'Europarlamento chiude oggi i battenti della sua nona legislatura con gli ultimi atti di una sessione plenaria che -nelle ultime ore- ha prodotto numerosi provvedimenti. Ieri il più importante sugli imballaggi, con la stretta comunitaria in materia - dopo lunghi negoziati l'impianto originario della Commissione è stato ammorbidito, con deroghe e obiettivi progressivi di riduzione degli imballaggi tra il 2030 e il 2040.
Tra sei anni partirà il divieto per alcuni tipi di imballaggi di plastica monouso. Varati altri provvedimenti di carattere ambientale, come la direttiva sulla qualità dell'aria e quella sulla due diligence, che imporranno maggiori regole alle multinazionali. Più controversa la riforma mirata della Pac, con meno burocrazia e controlli a carico degli agricoltori, deroghe agli obblighi ambientali per accedere ai fondi europei e procedure riviste per la modifica dei piani strategici nazionali. Un'evidente regalo elettorale al popolo dei trattori, peraltro già ben sovvenzionati dall'Europa, dopo mesi di proteste -anche violente- in numerosi Paesi. Da Strasburgo infine un atto d'accusa contro l'Ungheria di Orban e la sua controversa legge sulla sovranità. L'Europarlamento punta il dito contro un Paese alla deriva nel sistema giudiziario, nella lotta alla corruzione e nella libertà dei media, dove prosperano invece i conflitti di interesse. La risoluzione sull'Ungheria ha visto il voto contrario di Fratelli d'Italia e Lega, entrambi su posizioni politiche vicine ad Orban.
24/4/2024
L'Europarlamento vara il patto di stabilità riformato, cui manca ora solo il sigillo del Consiglio Europeo, con la politica italiana che vive una inedita convergenza maggioranza-opposizione nel mancato appoggio alla riforma, eccezion fatta per i 5 Stelle.
La giornata di ieri a Strasburgo ha vissuto un clima da campagna elettorale, con le nuove regole sui conti pubblici al centro della contesa. Per l'Italia non sarà -premettiamolo- una passeggiata: col deficit più alto dell'Eurozona, oltre il 7%, e il secondo debito pubblico, oltre il 137% del Pil, la correzione sarà comunque importante, pur con regole meno rigide. Le nuove regole prevedono un aggiustamento strutturale dei conti pari a mezzo punto del Pil per il deficit e all'1% per il debito. La novità è che il periodo di rientro potrà essere portato da 4 a 7 anni con un impegno su riforme e investimenti. Gentiloni ha ricordato come i Paesi comunitari dovranno presentare i piani di aggiustamento dei conti a medio termine "entro il 20 settembre", aggiungendo che "ci sarà un certo grado di flessibilità" da parte di Bruxelles. Il 19 giugno la Commissione deciderà sulle procedure di disavanzo e comunicherà una traiettoria di riferimento per porre il debito su un crinale discendente. Il voto si è trasformato in un caso politico, con gli eurodeputati dei tre partiti di maggioranza e del PD che -per motivi diversi- si sono astenuti. Contrari i 5 Stelle. Sulla base dei giudizi positivi espressi dalla premier Meloni e dal Ministro dell'Economia Giorgetti, che a dicembre -approvando il patto- invitavano a vedere il bicchiere mezzo pieno, PD e 5Stelle hanno attaccato il Governo, parlando di un voto di sfiducia -nei fatti- allo stesso Ministro dell'Economia.
23/4/2024
Quattro anni -estendibili a sette in caso di riforme- per risanare i conti pubblici, dopo la lunga pausa pandemica.
La maggioranza Ursula all'Europarlamento vara il patto di stabilità riformato con un'ampia maggioranza di 367 eurodeputati. Sul debito la riduzione annua richiesta sarà pari all'1%, per Paesi altamente indebitati come il nostro, mentre sul deficit chi sfora il 3% dovrà garantire un aggiustamento strutturale annuo pari ad almeno mezzo punto di Pil. L'Italia ha un deficit pari al 7,4%. Gentiloni ha ricordato come i Paesi comunitari dovranno presentare i piani di aggiustamento dei conti a medio termine "entro il 20 settembre", evidenziando che -poiché si tratta della "prima volta"- "ci sarà un certo grado di flessibilità" da parte di Bruxelles. Già il 19 giugno la Commissione comunicherà una traiettoria di riferimento per porre il debito su un percorso di discesa. Il voto si è trasformato in un caso politico, con gli eurodeputati dei tre partiti di maggioranza e del PD che -per motivi diversi- si sono astenuti. Contrari i 5 Stelle. Solo quattro i voti favorevoli tra gli italiani. Considerati i giudizi positivi espressi dalla premier Meloni e dal Ministro dell'Economia Giorgetti, che a dicembre -approvando il patto- invitavano a vedere il bicchiere mezzo pieno, PD e 5Stelle hanno attaccato il Governo, parlando di un voto di sfiducia -nei fatti- allo stesso Ministro dell'Economia.
23/4/2024
Il patto di stabilità riformato è legge, dopo la votazione nel corso dell'ultima sessione utile dell'Europarlamento.
La cosiddetta "maggioranza Ursula", tra Popolari, Socialisti e Liberali ha garantito l'obiettivo, approvando il testo con 359 voti favorevoli, 166 contrari e 61 astenuti. L'uscita dal lungo periodo di sospensione pandemica della vigilanza sui conti porta ad un patto meno rigido, ma pur sempre vincolante per i Paesi europei, con l'Italia già osservata speciale a causa di un rapporto deficit/pil superiore al 7%. Da Bruxelles per il momento il messaggio è tranquillizzante: si guarda già all'autunno, al periodo post-elezioni europee. I Paesi comunitari dovranno presentare i loro piani di aggiustamento dei conti pubblici a medio termine, in linea con le nuove regole del Patto di stabilità, "entro il 20 settembre", ha ricordato il Commissario agli Affari Economici Gentiloni, evidenziando che -poiché si tratta della "prima volta"- "ci sarà un certo grado di flessibilità" da parte di Bruxelles nei confronti dei Governi. La posizione degli eurodeputati italiani è stata di quasi totale astensione, a Strasburgo: astenuta la maggioranza di Governo di Fratelli d'Italia, Forza Italia e Lega - il partito della premier Meloni contesta una riforma troppo conciliante con le posizioni dei Paesi frugali. Astenuto anche il PD, secondo cui l'intesa finale peggiora la proposta iniziale della Commissione. Solo quattro eurodeputati italiani hanno votato a favore del braccio preventivo del nuovo Patto, che riguarda i parametri da rispettare al fine di evitare procedure per disavanzo.
20/4/2024
De-escalation in Medio Oriente, sostegno all'Ucraina, avvertimento alla Cina: il G7 Esteri di Capri si chiude con un messaggio politico, di unità e convergenza, per usare le parole del Ministro degli Esteri Tajani e del segretario di Stato americano Blinken.
La crisi mediorientale irrompe nell'agenda del summit nella notte tra giovedì e venerdì, con la reazione israeliana contro Teheran. I Ministri fanno il punto della situazione e al termine dei lavori chiedono alle parti in causa di evitare un'escalation. Per Teheran resta sul tavolo la minaccia delle sanzioni, peraltro già annunciate da Washington, insieme alla richiesta di tagliare i ponti con Hamas ed Hezbollah. Ma anche Israele non è immune da critiche: i Sette ribadiscono sia la necessità di un cessate il fuoco a Gaza sia la loro contrarietà all'ipotesi di un'operazione militare di terra a Rafah. Sull'Ucraina l'Italia dice che farà tutto il possibile per aiutare Kiev nella difesa, mentre per l'utilizzo degli asset russi congelati la palla è rinviata al G7 dei leader in programma a giugno. I toni si fanno duri con la Cina: nel documento finale si chiede a Pechino di "interrompere" il sostegno alla macchina bellica di Mosca. Ma il segretario di Stato americano Blinken va oltre: la Cina non può avere rapporti amichevoli con l'Europa e minacciare la sicurezza dell'Europa, questo l'avvertimento.
19/4/2024
Parola d'ordine: de-escalation. Il G7 Esteri di Capri si risveglia nel cuore della notte con la notizia della risposta israeliana in Iran.
Gli Stati Uniti informano gli alleati dopo essere stati avvertiti da Tel Aviv, sottolineando di non aver avuto alcun ruolo nell'operazione. E una giornata impostata inizialmente per chiudere in relax i lavori si trasforma improvvisamente in una riunione di crisi. Come atteso il testo di conclusioni chiede a Teheran di cessare i suoi attacchi in Israele e minaccia sanzioni contro l'Iran, qualora procedesse con la fornitura di missili balistici o droni alla Russia. Ce n'è anche per Israele: se da un lato il G7 si impegna a garantirne la sicurezza, dall'altro ribadisce la necessità di un cessate il fuoco a Gaza e ribadisce la sua contrarietà all'ipotesi di un'operazione di terra a Rafah. Sull'Ucraina, mentre Tajani non prende impegni sulla consegna a Kiev dei sistemi di difesa antiaerea Samp-T, ma promette che Roma farà tutto il possibile per aiutare l'Ucraina, il segretario di Stato americano Blinken nega che l'approvazione del pacchetto da oltre 60 miliardi di dollari da parte del Congresso arrivi troppo tardi - purchè arrivi questo weekend, precisa. Blinken incarna la posizione più dura verso la Cina: non deve fornire beni a duplice uso alla Russia, che possono avere cioè applicazioni militari. Pechino non può avere rapporti amichevoli con l'Europa e minacciare la sicurezza dell'Europa, è l'avvertimento di Blinken.
19/4/2024
"L'obiettivo politico in Medio Oriente si chiama de-escalation. Lavoriamo e continueremo a lavorare per essere protagonisti attivi per la de-escalation".
Il Ministro degli Esteri Tajani riassume così la reazione del G7 Esteri -che si è concluso un tre ore fa- alle nuove tensioni nell'area mediorientale, dopo il contrattacco israeliano questa notte. Il testo di conclusioni chiede a Teheran di cessare i suoi attacchi in Israele e minaccia sanzioni contro l'Iran, qualora procedesse con la fornitura di missili balistici o droni alla Russia. Ce n'è anche per Israele: se da un lato il G7 si impegna a garantirne la sicurezza, dall'altro ribadisce la necessità di un cessate il fuoco a Gaza, e ribadisce la sua contrarietà all'ipotesi di un'operazione di terra militare a Rafah. Sull'Ucraina, mentre Tajani non prende impegni concreti sulla consegna a Kiev dei sistemi di difesa antiaerea Samp-T, ma promette che Roma farà tutto il possibile per aiutare il Paese invaso, il segretario di Stato americano Blinken nega che l'approvazione del pacchetto da oltre 60 miliardi di dollari per Kiev da parte del Congresso arrivi troppo tardi - purchè arrivi questo weekend, precisa. Blinken incarna la posizione più dura verso la Cina: non deve fornire beni a duplice uso alla Russia, che possono avere cioè applicazioni militari. Blinken ha parlato anche del riconoscimento dello Stato palestinese: "gli Stati Uniti sono per uno Stato palestinese", ma l'obiettivo deve essere raggiunto attraverso un'azione diplomatica, dice.
19/4/2024
La notizia dell'attacco israeliano in Iran è chiaramente piombata qui al G7 dei Ministri degli Esteri, che oggi vive la sua giornata conclusiva: solo poche ore di riunione finale, a ora di pranzo previste le conferenze stampa.
"Lanceremo un invito alla prudenza a tutti gli attori coinvolti", ha detto il Ministro degli Esteri Tajani prima dell'inizio dei lavori, aggiungendo che la situazione viene monitorata minuto per minuto - e si vigila anche a livello diplomatico. Tajani, che ha giudicato l'attacco israeliano come una mossa che non dovrebbe generare una nuova escalation armata, ha specificato che non viene segnalata alcuna criticità per i connazionali residenti in Iran. Sono tutti al sicuro. Da Roma il Ministro della Difesa Crosetto rassicura: "con gli alleati e partner stiamo lavorando per scongiurare una ulteriore escalation, affinchè non si arrivi a un punto di non ritorno". L'ultima sessione di lavoro del G7 prevede oggi una discussione allargata al quadrante dell'Indo-Pacifico, con la minaccia cinese che incombe. Ma gli eventi di questa notte minacciano di stravolgere una chiusura già scritta sulla carta.
19/4/2024
Si chiude oggi un G7 che -nelle parole del Ministro degli Esteri Tajani- ha registrato unità e compattezza sui principali fronti caldi.
Il documento finale che sarà presentato oggi comprenderà dunque l'idea di sanzioni contro l'Iran, dopo l'attacco del weekend in Israele, pur non entrando nei dettagli di misure concrete. Il G7 prenderà atto nei fatti di mosse decise poche ore prima da Stati Uniti, Gran Bretagna e -almeno nelle intenzioni- anche dall'Unione Europea. Sanzioni mirate contro l'industria della difesa iraniana. Ora il vero rebus sono le mosse che farà Israele. Ma ad assurgere a protagonista del summit è stata la guerra in Ucraina, grazie alla presenza del Ministro degli Esteri Kuleba e del segretario Nato Stoltenberg. Quest'ultimo ha esortato i Paesi Nato a fare di più per fornire strumenti a Kiev per la difesa aerea, in particolare i Patriot e i Samp/T italo-francesi. Stoltenberg ha però registrato anche sviluppi incoraggianti, dopo l'annuncio tedesco di un aiuto militare, e di quello olandese per un aiuto finanziario. E se l'Alto Rappresentante Europeo Borrell esce dal linguaggio diplomatico, per sferzare i 27 a tirare fuori i Patriot dalle caserme il prossimo lunedì, quando si riuniranno i Ministri degli Esteri, Kuleba sottolinea una volta di più la necessità di fare presto. Tra le pieghe del G7, anche un incontro con il Ministro degli Esteri della Mauritania, per discutere del partenariato con l'Africa.
18/4/2024
L'urgenza della difesa ucraina prende il sopravvento nel secondo giorno di vertice dei Ministri degli Esteri G7. A mettere le cose in chiaro fin dal mattino ci pensa l'Alto Rappresentante europeo Borrell.
"Abbiamo i Patriot, abbiamo i sistemi antimissile, dobbiamo tirarli fuori dai magazzini e inviarli a Kiev, dove la guerra si sta intensificando, sono sicuro che lo faremo rapidamente", dice senza mezzi termini, dopo un impegno politico in questo senso nella notte tra i 27 leader europei. Borrell guarda già al vertice dei Ministri degli Esteri di lunedì, augurandosi che in quella sede emergano impegni realmente concreti. A chiudere il cerchio, il segretario Nato Stoltenberg, che definisce urgente e fondamentale fornire armi da difesa a Kiev, ma vede al contempo segnali incoraggianti sulla fornitura di Patriot e aiuti finanziari all'Ucraina. Al centro del summit anche la complicata situazione mediorientale: le sanzioni contro l'Iran rappresentano ormai un comune denominatore tra i Sette, dopo l'intesa notturna dei leader europei a Bruxelles e l'annuncio pomeridiano del presidente americano Biden sulle sanzioni contro droni e acciaio iraniani - annuncio prontamente replicato dalla Gran Bretagna. Ora si attendono le mosse di Israele sul campo. Spazio infine per il partenariato tra Africa e Paesi del G7, dossier discusso a pranzo.
18/4/2024
Da un paio d'ore fa sono entrati nel vivo i lavori del G7 dei Ministri degli Esteri. L'apertura del summit è stata dedicata alla grave crisi mediorientale.
L'intesa raggiunta ieri sera a livello europeo per sanzioni all'Iran su droni e missili ha spianato la strada ad un accordo politico qui a Capri tra i Sette Grandi. "Vogliamo una de-escalation in Medio Oriente, siamo tutti portatori di questa iniziativa di pace", ha sottolineato il Ministro degli Esteri Tajani, ribadendo la necessità di sanzioni contro Teheran. Ma, in attesa di novità dal Medio Oriente, in particolare la probabile risposta israeliana all'Iran, a imporsi con la massima urgenza in agenda è la questione ucraina. Per l'Alto Rappresentante europeo Borrell "non possiamo contare solo sugli Stati Uniti, dobbiamo prenderci la nostra responsabilità. Abbiamo i Patriot, abbiamo i sistemi antimissile, dobbiamo tirarli fuori dai magazzini e inviarli a Kiev, dove la guerra si sta intensificando, sono sicuro che lo faremo rapidamente", ha detto Borrell incontrando la stampa. Borrell ha indicato il prossimo vertice dei Ministri degli Esteri europei di lunedì quale momento in cui i 27 saranno chiamati a prendere decisioni concrete. Nel pomeriggio la presenza del Ministro degli Esteri ucraino Kuleba, che anche oggi è tornato a insistere con l'americano Blinken sull'urgenza degli aiuti militari, e del segretario generale Nato Stoltenberg, dovrebbero focalizzare ulteriormente il dibattito, mentre a pranzo il tema di discussione dei sette Ministri saranno i rapporti con l'Africa.
18/4/2024
Saranno le nuove sanzioni all'Iran il focus del vertice dei Ministri degli Esteri G7, apertosi ieri sera in una Capri blindatissima.
Fonti hanno parlato di un lavoro dietro le quinte per arrivare a un accordo fra i Sette Grandi, da sigillare nel documento finale. E a confermarlo al suo arrivo sull'isola è stato anche il Ministro degli Esteri Tajani. Tutto indica che andrebbero a colpire individui coinvolti nella catena di rifornimento di droni e missili, utilizzata non solo per i recenti attacchi verso Israele, ma anche per la fornitura di armi alla Russia. "Un messaggio politico dell'Occidente", spiegano le fonti, che dovrebbe trovare sponda anche a livello europeo nei prossimi giorni - su questo i Ministri degli Esteri comunitari hanno avviato i lavori preparatori. Quanto possano rivelarsi efficaci queste sanzioni è difficile dirlo: Teheran è sottoposta da oltre una decina d'anni a misure restrittive occidentali, e ha imparato bene ad aggirarle. Tra oggi e domani sul tavolo dei Ministri, oltre alla crisi mediorientale, anche la situazione nel Mar Rosso, il sostegno all'Ucraina, con la presenza del Ministro Kuleba, i rapporti con l'Africa, il Sahel e le tensioni nell'Indo-Pacifico. Sull'Ucraina il successo del sostegno alla difesa israeliana sta spingendo l'Occidente a replicare il modello con Kiev, sbloccando finalmente la consegna di sistemi di difesa aerea. Ieri sera la firma di un memorandum fra Tajani e il segretario di Stato americano Blinken per il contrasto alla disinformazione e alla manipolazione informativa da parte di attori stranieri. Il pensiero non può che andare in primis alla Russia.
17/4/2024
Ricorre a immagini apocalittiche, ricalcando le parole del segretario Onu Guterres, l'Alto Rappresentante europeo Borrell, nel chiudere il vertice straordinario dei Ministri degli Esteri: "dobbiamo compiere un passo indietro, il Medio Oriente è sull'orlo di un abisso", afferma, registrando l'unità dei 27 nella condanna dell'attacco iraniano.
La strada che emerge dal summit è -come spiega Borrell- quella di un'espansione delle sanzioni contro l'Iran. Da oggi i servizi diplomatici europei lavoreranno sulla stesura di una proposta, che allargherebbe le sanzioni comunitarie dai droni iraniani forniti a Mosca fino ad includere i missili di Teheran, estendo tali misure anche alle forniture verso i cosiddetti proxies, cioè i gruppi armati che agiscono per conto dell'Iran in Medio Oriente. Il timore in Europa è quello di una guerra totale nell'area: di qui gli appelli alla moderazione a tutte le parti e a non dimenticare il dramma di Gaza, perchè -come ricorda Borrell- non può esserci stabilità nella regione finchè prosegue il conflitto nella Striscia. Sul tema nuove sanzioni all'Iran accelerano gli Stati Uniti, con la segretaria al Tesoro Yellen che le annuncia come imminenti. Il caos mediorientale sarà al centro della scena del G7 dei Ministri degli Esteri che si apre stasera in una blindatissima isola di Capri: obiettivo, lavorare per la pace, secondo il Ministro Tajani, ma le crisi incrociate Israele-Iran, Gaza, Ucraina e Mar Rosso -tutte sul punto di esplodere- rischiano di trasformare la tre giorni nel Golfo in un summit di guerra.
17/4/2024
La domanda sembra sempre di più essere non se Israele risponderà alla pioggia di missili e droni lanciati sabato notte dall'Iran, ma quando.
Fonti dell'intelligence americana si augurano che la risposta di Tel Aviv sia "ristretta e limitata", anche se si dicono abbastanza convinte che colpirà il territorio di Teheran. Ieri una riunione ristretta del gabinetto di guerra israeliano è tornata a soppesare tutte le opzioni sul tavolo, dalla diplomazia alle armi, mentre il portavoce militare Hagari ribadiva minaccioso: "l'Iran non la passerà liscia". Tel Aviv e Teheran non abbassano i toni: se il premier Netanyahu afferma che Israele è determinata a vincere e a difendersi ovunque, un portavoce del parlamento iraniano rilancia, affermando che un'azione militare contro Teheran obbligherebbe l'Iran all'uso di un'arma mai impiegata prima. In Israele è arrivata ieri la Ministra degli Esteri tedesca Baerbock, che si è unita in videoconferenza ai suoi colleghi europei. Al termine del summit straordinario l'Alto Rappresentante Borrell, dopo aver invitato tutte le parti alla moderazione con un Medio Oriente sull'orlo dell'abisso, ha anticipato che i servizi diplomatici comunitari lavoreranno su una proposta di espansione delle sanzioni anche ai missili iraniani e alle forniture di armi verso i gruppi che operano per conto di Teheran in Medio Oriente. Washington annuncia nuove sanzioni a breve contro l'Iran. La crisi mediorientale sarà al centro sia del Consiglio Europeo a Bruxelles sia del vertice G7 Esteri a Capri, entrambi al via stasera.
16/4/2024
E' attesa a minuti la conferenza stampa dell'Alto Rappresentante Europeo Borrell, a chiusura del vertice in videoconferenza dei Ministri degli Esteri. Fonti comunitarie hanno anticipato che il meeting è stato organizzato per discutere i prossimi passi, al fine di ridurre le tensioni nella regione.
Difficilmente emergeranno decisioni su nuove sanzioni all'Iran, peraltro già annunciate dagli Stati Uniti e chieste dalla Germania, la cui responsabile della diplomazia Baerbock è volata oggi in Israele. Domani la palla passerà ai 27 leader europei, che potrebbero optare per strade più concrete, mentre dopodomani sarà il G7 dei Ministri degli Esteri di Capri a prendere la scena diplomatica. Il rischio è però che la diplomazia occidentale finisca col rincorrere gli eventi, se è vero -come affermano fonti dell'intelligence americana alla Cnn- che la risposta israeliana a Teheran è inevitabile. Si spera ristretta e limitata, anche se dovrebbe colpire il territorio iraniano. "L'Iran non la passerà liscia" è tornato a ribadire il portavoce militare israeliano Hagari. E se Hezbollah aggiunge sale sulle ferite, rivendicando un attacco con droni esplosivi nel nord di Israele, Tel Aviv e Teheran non abbassano i toni: Netanyahu afferma che Israele è determinata a vincere e a difendersi ovunque, mentre un portavoce del parlamento iraniano ha affermato che un'azione militare contro Teheran obbligherebbe l'Iran all'uso di un'arma mai impiegata prima. Negli Stati Uniti infine dimostranti contro la guerra a Gaza hanno bloccato per ore a San Francisco il Golden Gate - dimostrazioni e proteste a sostegno dei palestinesi si sono svolte in tutti gli Stati Uniti.
16/4/2024
La speranza, per dirla con fonti americane che hanno parlato alla Cnn, è che la risposta militare israeliana sia "ristretta e limitata". Fonti dell'intelligence statunitense sembrano rassegnate al fatto che sia impossibile evitare una controreazione di Tel Aviv all'attacco iraniano del weekend, e si dicono abbastanza convinte che la risposta colpirà il territorio di Teheran.
"L'Iran non la passerà liscia" è tornato a ribadire il portavoce militare Hagari, ribadendo che la risposta arriverà nel tempo, nel posto e nel modo che Israele riterrà corretti. Che la situazione preoccupi non solo l'Occidente, ma pure la Russia, lo testimoniano le parole di Putin: parlando al telefono con l'omologo iraniano Raisi, il presidente russo ha invitato i due contendenti ad esercitare moderazione. La diplomazia vive ore frenetiche: la Ministra degli Esteri tedesca Baerbock è volata in Israele, da dove partecipa in queste ore al vertice in videoconferenza con gli altri colleghi europei. Domani un summit europeo inizialmente dedicato alla competitività sarà stravolto dalla crisi mediorientale, che prenderà la scena dopodomani anche al G7 Esteri di Capri. Washington anticipa le mosse, annunciando per bocca della segretaria al Tesoro Yellen nuove sanzioni contro Teheran. E mentre Hezbollah aggiunge sale sulle ferite, rivendicando un attacco con droni esplosivi nel nord di Israele, Tel Aviv e Teheran non abbassano i toni: se il premier israeliano Netanyahu afferma che Israele è determinata a vincere e a difendersi ovunque, un portavoce del parlamento iraniano rilancia, affermando che un'azione militare contro Teheran obbligherebbe l'Iran all'uso di un'arma mai impiegata prima.
14/4/2024
La comunità internazionale reagisce al rischio escalation in Medio Oriente, con una riunione in videoconferenza dei leader G7, al termine della quale viene adottata una dichiarazione congiunta, che porta alla ferma condanna del lancio di droni e missili dall'Iran, ribadendo pieno sostegno alla sicurezza di Israele.
Dalla riunione la richiesta a Teheran di fermare gli attacchi e di evitare un'ulteriore escalation potenzialmente incontrollabile, accompagnata dalla minaccia di misure in risposta ad altre iniziative destabilizzanti. Spazio anche per un riferimento a Gaza nella dichiarazione, laddove si lancia un appello per porre fine alla crisi nella Striscia, attraverso la cessazione delle ostilità e il rilascio degli ostaggi da parte di Hamas. La tensione in Medio Oriente stravolgerà inevitabilmente l'agenda del G7 dei Ministri degli Esteri in programma da mercoledì sera a Capri. Lo stesso Ministro Tajani ha anticipato che prima dell'inizio dei lavori incontrerà sull'isola campana il segretario di Stato americano Blinken. Un giorno prima, in una settimana che si annuncia frenetica per la diplomazia, saranno invece i Ministri degli Esteri europei a riunirsi per un vertice straordinario in videoconferenza. L'Alto Rappresentante Borrell ha condannato l'attacco iraniano, parlando di una escalation senza precedenti e di una minaccia alla sicurezza regionale. Condanne dell'attacco e solidarietà ad Israele sono arrivate dai principali leader comunitari, mentre il presidente ucraino Zelensky invita ad una risposta risoluta contro i regimi russo e iraniano, la cui collaborazione per diffondere il terrore -dice- appare ormai evidente.
13/4/2024
Cercati per giorni in tutta Europa, spuntano finalmente i sistemi di difesa aerea Patriot per l'Ucraina. Sarà la Germania a fornire un terzo sistema a Kiev, ampiamente insufficiente a soddisfare i bisogni di difesa dell'esercito ucraino, considerato che il presidente Zelensky ne aveva chiesti sette, il numero ottimale per proteggere il Paese sarebbe quattro volte superiore e -a detta dell'eurodeputato Verhofstadt- in tutta l'Unione ce ne sarebbero un centinaio.
La mossa tedesca ha un risvolto quantomeno simbolico: "a causa dell'aumento degli attacchi aerei russi contro l'Ucraina, il Governo ha deciso di rafforzare ulteriormente la difesa aerea ucraina", si legge in una nota del Ministero della Difesa di Berlino. Il cancelliere Scholz ha successivamente chiamato Zelensky, ribadendo la continua e indistruttibile solidarietà tedesca a Kiev. Cui continua a mancare un tassello però, quello dell'invio dei missili Taurus, variabile che potrebbe aiutare l'Ucraina ad alleviare una offensiva russa sempre più soffocante: la situazione militare sul fronte orientale si è "notevolmente deteriorata" per Kiev, ha ammesso nelle ultime ore il comando militare ucraino. La Russia ha intensificato gli attacchi, rivendicando la conquista di un villaggio nei pressi di Avdiïvka. Russia che però -attraverso le sue emanazioni di amministrazioni fantoccio nei territori occupati- ha lamentato l'uccisione di dieci persone nella regione di Zhaporizha, nella cittadina di Tokmak, a causa di bombardamenti delle forze militari ucraine.
11/4/2024
Non vede margini per allungare oltre il 2026 la scadenza dei finanziamenti del Recovery Fund il Commissario agli Affari Economici Gentiloni, così come auspicato dall'Italia. Gentiloni oggi all'Eurogruppo con i 20 Ministri delle Finanze dell'Eurozona. Il servizio.
I conti pubblici tornano sotto la lente dell'Eurogruppo, dopo l'attivazione del patto di stabilità riformato. Il Commissario Agli Affari Economici Gentolini commenta così le linee guida del Def italiano, ancora parche di dettagli sul risanamento dei conti, aggiungendo però che 'c'e' attesa per valutare insieme all'Italia il piano strutturale a medio termine, che dovra' arrivare entro fine settembre: si trattera' di piani per diversi anni che conterranno riforme e investimenti'. Tra le righe Gentiloni fa intendere che il compito non si presenta facile, quando sul debito italiano risponde, con una battuta, "tutto a posto è una parola grossa". Insomma, la fine dell'estate sarà il vero momento clou per definire la valutazione europea. Il Ministro delle Finanze tedesco Lindner osserva interessato, quando -commentando la situazione di Italia e anche Francia in materia di deficit e debito- afferma che "gli sviluppi nei conti pubblici di alcuni Stati membri sottolineano la necessità delle regole di bilancio" a livello europeo. "Gli sviluppi" mostrano "che non è scontato vedere un calo del deficit: dobbiamo tutti impegnarci per ridurre i deficit e uscire dalla crisi". Lindner ha aggiunto che il patto di stabilità riformato "aiuterà a mantenere finanze pubbliche sane".
10/4/2024
Attesa per il voto oggi alle 17 sul patto dei migranti all'Europarlamento. Se gli otto capitoli legislativi saranno approvati in plenaria, il testo passerà ai Paesi membri per l'OK definitivo. Ma l'avvicinarsi delle elezioni europee mina la maggioranza a a Bruxelles.
L'Europa punta a chiudere l'intesa sul patto migrazione e asilo, uno degli ultimi atti di questa legislatura. Faticosamente raggiunto alla fine di dicembre, l'accordo prevede maggiori responsabilità per i Paesi di prima accoglienza, come l'Italia, e una maggiore solidarietà tra Stati europei. In sintesi, si introduce una differenziazione nei tempi di esame della domanda di asilo, insieme a compensazioni finanziarie a carico dei Paesi che non accettano ricollocazioni. Ieri la Commissaria Europea agli Affari Interni Johansson ha puntato il dito contro l'estrema destra, che vorrebbe far naufragare il patto in extremis, per raccogliere i frutti di un tema così tossico alle prossime elezioni. La Johansson si è detta certa che le nuove regole ridurranno gli arrivi irregolari e aumenteranno i rimpatri. Le acque all'Europarlamento restano agitate, complici i venti elettorali, che incrinano al proprio interno il fronte dei gruppi della maggioranza Ursula: il capodelegazione PD Benifei attacca il leader dei Popolari Weber, reo di aver messo in discussione la natura europeista dei Democratici, e conferma il voto contrario ad una Europa di mura e recinzioni. Pure i liberali invitano a non dare i giochi per fatti, anche perchè il voto non sarà unico, ma su più misure legislative. In Italia il Consiglio dei ministri ha deliberato la proroga di sei mesi dello stato di emergenza sui migranti, mentre -Oltremanica- il premier britannico Sunak ha ribadito la sua intenzione di trasferire in Ruanda i primi richiedenti asilo entro fine primavera, dopo i molteplici fallimenti del recente passato.
9/4/2024
Ucraina al centro della visita del Ministro degli Esteri britannico Cameron negli Stati Uniti, che -dopo aver incontrato ieri a cena il candidato repubblicano Trump- vedrà anche il segretario di Stato Blinken e si appellerà al Congresso per sbloccare i 60 miliardi di aiuti incagliati da mesi.
Resta la centrale nucleare di Zaporizhzhia l'epicentro del conflitto tra Russia e Ucraina, con l'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica che giovedì terrà una riunione straordinaria per discutere i crescenti rischi di disastro nucleare nell'impianto, dopo che nelle ultime ore un drone ucraino ha colpito il tetto di un edificio. La centrale è nel territorio di Kiev, ma dall'inizio dell'invasione è caduta in mani russe. L'Aiea ha chiarito che l'attacco in sè non ha costituito una minaccia diretta alla sicurezza nucleare, ma quest'ultimo incidente evidenzia una situazione estremamente grave. Anche perchè è il terzo in tre giorni. E mentre il presidente ucraino Zelensky si è recato nella città di Kharkiv, seconda città del Paese nonchè quella più vicina al fronte, l'Onu denuncia la crescente barbarie dell'esercito russo contro i civili ucraini: almeno 604 di loro sono stati uccisi o feriti nel corso dell'ultimo mese, il 20% in più rispetto a febbraio. Intervenendo ad un convegno a Bruxelles, l'Alto Rappresentante Europeo Borrell ha rilanciato l'allarme sul rischio di un conflitto su suolo europeo. "Una guerra convenzionale ad alta intensità in Europa non è più una fantasia", ha detto, precisando che "l'ombrello protettivo americano non sarà necessariamente presente in futuro" quindi l'Unione deve essere "più indipendente". Europa che ha confermato i limiti sulle importazioni agricole ucraine, per calmare le proteste dei nostri agricoltori - il grano escluso dai dazi, ma per Kiev si stimano oltre 300 milioni di euro in meno di incassi, in tempo di guerra.
9/4/2024
Rilancia l'allarme sul rischio di un conflitto su suolo europeo l'Alto Rappresentante Borrell, che -parlando da Madrid- fotografa una situazione di "guerra intorno a noi, all'orizzonte.
Una guerra convenzionale ad alta intensità in Europa non è più una fantasia", ha aggiunto Borrell, precisando che "l'ombrello protettivo americano non sarà necessariamente presente in futuro" quindi l'Unione deve essere "più indipendente per proteggere i propri interessi e la propria sicurezza". Dopo il mercato comune e la moneta unica il terzo pilastro della costruzione comunitaria è costituita dalla difesa unica, dice l'Alto Rappresentante, che non nasconde un certo scetticismo sulla reale volontà degli Stati membri di arrivarci: "non avremo un esercito europeo domani. Ho sentito alcuni capi di Stato e di Governo dire alla Commissione - non vogliamo un trasferimento di competenze nella difesa". Questo mentre l'Aiea terrà un meeting straordinario per discutere i rischi posti dagli attacchi contro la centrale nucleare di Zaporizhzhia. La Russia, che occupa la centrale in territorio ucraino, ha affermato che un drone delle forze armate di Kiev ha attaccato il tetto dell'edificio: l'Agenzia internazionale per l'energia atomica ha replicato che l'attacco non ha costituito una minaccia diretta alla sicurezza nucleare, ma quest'ultimo incidente evidenzia una situazione estremamente grave. Il presidente ucraino Zelensky si è recato a Kharkiv, la città più vicina al fronte, per verificare la costruzione di strutture difensive e fortificazioni vicino al confine.
5/4/2024
Ungheria al contrattacco sul caso Ilaria Salis. Dopo le molteplici condanne sulle condizioni di detenzione della donna italiana a Budapest, il portavoce del premier Orban attacca Ilaria Salis e suo padre.
"Salis non è un'eroina -afferma Zoltan Kovacs sui social- lei e i suoi 'compagni' sono venuti in Ungheria e hanno commesso aggressioni barbare e premeditate contro cittadini ungheresi. Difenderemo la reputazione e l'integrità della nostra magistratura, non importa quanto forte la sinistra gridi al lupo". Sempre secondo Budapest, "il padre di Ilaria ha ripetutamente espresso gravi accuse infondate, trasformando il caso di sua figlia in un tema politico". Al di là delle manie di persecuzione politica del Governo ungherese, sempre più isolato in Europa, che non tiene conto della trasversalità delle condanne e delle preoccupazioni sul caso, peraltro espresse da tutto l'arco politico italiano, arriva la solidarietà degli avvocati della Camera penale di Milano. "Chiediamo che venga garantita senza alcuna limitazione e senza indebite influenze la piena esplicazione delle prerogative difensive", scrivono in un comunicato, denunciando "la distanza del sistema giudiziario ungherese dai principi di civiltà giuridica di matrice convenzionale". E sul caso Salis è tornato anche un portavoce della Commissione: "chiaramente le misure prese durante i procedimenti giudiziari sono un affare interno degli Stati membri, ma il principio di proporzionalità deve essere sempre applicato".
2/4/2024
C'è la regia russa dietro la misteriosa "Sindrome dell'Avana", che nell'ultimo decennio ha colpito diplomatici e funzionari americani nel mondo? Un'inchiesta giornalistica sostiene di sì.
Ci sarebbero i tentacoli dell'unità speciale dell'intelligence militare russa 29155 dietro la misteriosa "sindrome dell'Avana", l'arma a base di ultrasuoni i cui effetti sono comparsi per la prima volta otto anni fa nella capitale cubana. Vittime sono stati soprattutto diplomatici, funzionari e militari statunitensi, che hanno sofferto nausee, emicranie, vuoti di memoria e vertigini. Negli anni successivi ulteriori casi si sono verificati in altre parti del mondo. Un'inchiesta del gruppo di reporter investigativi russi Insider, basati in Lettonia, ha puntato il dito contro uomini del Gru di Mosca, che sarebbero stati presenti nei luoghi di questi misteriosi incidenti. L'inchiesta fa anche il nome di una spia russa attiva in Florida e porta la testimonianza di un tenente colonnello del Pentagono in pensione, che indagò la sindrome, e che si dice convinto della matrice russa. Solo un anno fa il Pentagono aveva chiuso una sua indagine, affermando che la regia di una potenza straniera era da considerarsi improbabile. Ieri Il Cremlino ha respinto al mittente l'accusa. Intanto, dopo ben quattro giorni di silenzio è tornata a produrre contenuti la testata online Voice of Europe, sulla quale è in corso un'inchiesta con l'accusa di avere messo a libro paga di Putin eurodeputati e partiti dell'estrema destra europea. Fonti fanno sapere che i pagamenti avrebbero avuto lo scopo di promuovere la disinformazione russa, non lo spionaggio politico. La testata ha respinto le accuse.
1/4/2024
Il nome in codice è 29155. Sarebbe stata questa unità speciale dell'intelligence militare russa la responsabile della cosiddetta "sindrome dell'Avana", una fin qui misteriosa arma a base di ultrasuoni i cui effetti sono comparsi per la prima volta otto anni fa nella capitale cubana, colpendo diplomatici, funzionari e militari statunitensi e provocando nausee, emicranie, vuoti di memoria e vertigini. In alcuni casi i danni cerebrali sono stati anche più gravi.
Altri casi si sono verificati negli anni successivi in altre parti del mondo. Secondo il gruppo investigativo russo basato in Lettonia Insider e il settimanale tedesco Der Spiegel, uomini del Gru russo sarebbero stati presenti nei luoghi di questi misteriosi incidenti. Un'indagine del Pentagono, chiusa lo scorso anno, era invece giunta alla conclusione che fosse molto improbabile la regia di una potenza straniera. Il Cremlino ha smentito seccamente a notizia, aggiungendo che gli effetti della Sindrome dell'Avana sono stati molto esagerati dalla stampa internazionale. Questa inchiesta però fa anche i nomi di almeno una spia russa attiva in Florida e porta la testimonianza di un tenente colonnello del Pentagono in pensione, che indagò la sindrome, e che si dice convinto della matrice russa. Intanto, dopo quattro giorni di silenzio è tornata attiva la testata online Voice of Europe, sulla quale è in corso un'inchiesta con l'accusa di avere messo a libro paga di Putin eurodeputati e partiti dell'estrema destra europea. La testata ha respinto le accuse di essere il megafono del regime russo in Europa.
1/4/2024
A poco più di due mesi dalle elezioni europee si abbatte sull'Europarlamento il caso "Voice of Europe". Una delle possibili risposte alla domanda su come la Russia stia cercando di influenzare la campagna elettorale in Europa, cruciale per il futuro politico dell'Unione.
A pochi giorni dalla Pasqua sia il Belgio sia la Repubblica Ceca hanno lanciato l'allarme: Mosca non solo promuove disinformazione e fake news per pilotare l'opinione pubblica comunitaria, ma avrebbe a libro paga anche partiti ed eurodeputati. "Voice of Europe", testata registrata in Repubblica Ceca, finanziata dall'oligarca ucraino filorusso Viktor Medvedchuk, avrebbe avviato un'operazione di influenza politica, pagando deputati europei, principalmente delle formazioni euroscettiche e dell'estrema destra, per criticare le politiche comunitarie, in particolare quelle relative alla guerra in Ucraina. Il sito, che ha in realtà origini nell'estrema destra dei Paesi Bassi, è stato sanzionato dalle autorità ceche. Da giorni è offline. Il premier belga De Croo parla di eurodeputati assoldati per diffondere la propaganda russa. Nomi di partiti e politici per ora non ce ne sono, ma indiscrezioni parlano di indagini in corso in Germania, Francia, Polonia, Olanda e Ungheria. Fonti di stampa ipotizzano l'implicazione del Rassemblement National francese, del Vlaams Belang belga e dei tedeschi di Alternative fuer Deutschland, tutti schieramenti di estrema destra. Ma l'indagine potrebbe portare altre clamorose sorprese: probabile un dibattito nella prossima sessione plenaria dell'Europarlamento, fra nove giorni.
26/3/2024
Il braccio di vigilanza europeo entra in azione contro i giganti del web: la Commissione ha avviato un'indagine di non conformità sulla base di quanto previsto dalla legge sui mercati digitali, che potrebbe portare a pesanti multe nei confronti delle multinazionali americane.
Alla base dell'indagine -per quanto riguarda Alphabet- ci sono Google Play e Google Search, in particolare le pratiche che impediscono agli sviluppatori di software di reindirizzare il consumatore verso un sito di acquisto esterno. Stesso discorso per Apple all'interno dell'App Store e sulla schermata di scelta per Safari. Apple nel mirino anche per non aver consentito del tutto ai suoi utenti la disinstallazione di software o il cambiamento delle impostazioni di default. Per quanto riguarda Meta, proprietaria di Facebook, il focus dell'indagine si concentra sul modello pay or consent, che consente di non essere tracciati previo pagamento di una commissione. Un altro aspetto dell'indagine europea si concentra sul modello di self-preferencing, qui sono Google e Amazon nel mirino - per la tendenza a pubblicizzare e dare rilievo ai propri prodotti rispetto ad altri, minando così la concorrenza. L'indagine può durare fino ad un anno, oltrepassando così il mandato dell'attuale Commissione. Le aziende rischiano multe fino al 10% del proprio fatturato annuo globale, qualora Bruxelles dovesse riscontrare una violazione effettiva della nuova legge sui mercati digitali.
22/3/2024
L'ostentato ottimismo sui progressi verso un'Europa della difesa maschera a tarda sera i lenti avanzamenti concreti dei 27 leader comunitari, che rinviano molte delle decisioni cruciali.
Il presidente europeo Michel parla di cambio di paradigma nel progetto europeo, con il rafforzamento del settore della difesa su scala comunitaria. I risultati restano in chiaroscuro: la presidenza belga dell'Unione ammette che i leader sono divisi sulla possibilità di varare eurobond per finanziare le spese militari. Dossier rinviato, mentre -pur senza alcuna decisione ufficiale- Michel riferisce di un sostegno crescente alla proposta della Commissione sull'utilizzo degli extraprofitti derivanti dagli asset russi congelati, dopo le dure parole del presidente ucraino Zelensky nel pomeriggio. La presidente Von Der Leyen ha precisato che -nel caso si raggiungesse un'intesa- sarà possibile sbloccare un miliardo già a luglio, per finanziare l'invio di armamenti a Kiev, per un totale che potrà raggiungere i tre miliardi entro fine anno. La presidente della Commissione ha annunciato di aver proposto dazi sull'importazione dei cereali russi all'interno dell'Unione. I 27 hanno preso posizione anche sul conflitto in Medio Oriente, con la richiesta di una pausa umanitaria immediata a Gaza, che porti a un cessate il fuoco sostenibile. Monito al premier israeliano Netanhyahu, affinchè non intraprenda un'operazione di terra a Rafah - "Gaza è sull'orlo della carestia", avverte Von der Leyen. Via libera del Consiglio Europeo, infine, ai negoziati di adesione con la Bosnia Erzegovina, Paese che inizia un lungo percorso per l'ingresso nell'Unione.
21/3/2024
Ucraina e Gaza in primo piano oggi a Bruxelles, in un vertice che rischia però di arenarsi nella notte sulle decisioni più difficili. In un messaggio video il presidente ucraino Zelensky ha esortato gli Stati europei a fornire più munizioni alle forze armate ucraine.
"Purtroppo, l'uso dell'artiglieria in prima linea da parte dei nostri soldati è umiliante per l'Europa, nel senso che l'Europa può dare di più. Ed è fondamentale dimostrarlo adesso". Zelensky ha protestato anche per la mancanza di restrizioni sull'import di prodotti agricoli russi nell'Unione, mentre sul grano ucraino è in atto una guerra commerciale con alcuni Paesi dell'Est. Anche l'Alto Rappresentante Europeo Borrell è tornato sul conflitto a Kiev. "La guerra non è imminente. Ho sentito alcune voci dire: 'La guerra è imminente'. Sosteniamo l'Ucraina. E dobbiamo prepararci per il futuro, aumentare le nostre capacità di difesa", ha detto Borrell. Sul tavolo c'è la proposta della Commissione di destinare il 90% degli extraprofitti generati dagli asset russi congelati in Europa agli armamenti per Kiev. L'Ungheria ha già dato segnali di volersi mettere di traverso: molto difficilmente si raggiungerà una decisione oggi. Un altro tema controverso sarà l'ipotesi di eurobond per la difesa: Parigi preme, ma la resistenza tedesca frena. Più fattibile un coinvolgimento della Banca Europea degli Investimenti nel processo di riarmo continentale. Altro tema sul tavolo la crisi in Medio Oriente, che vede divisioni maggiori tra i leader: qui è stato il segretario Onu Guterres a sferzare i 27, invitandoli a non adottare doppi standard per Ucraina e Gaza. Guterres ha chiesto "una tregua immediata a Gaza", mentre Borrell ha ribadito che "Israele ha il diritto di difendersi, non di vendicarsi".
21/3/2024
Ucraina e Gaza al centro del primo giorno di vertice europeo a Bruxelles. Due gli ospiti d'onore, il segretario Onu Guterres e -in videoconferenza- il presidente ucraino Zelensky, il quale ha dichiarato che "le munizioni sono una questione vitale".
"L'Europa può fornire di più. Ed è fondamentale dimostrarlo ora", così ha esortato Zelensky. L'Ungheria sembra mettersi però nuovamente di traverso, con il braccio destro del premier Orban che ha bocciato poco fa la proposta della Commissione di usare il 90% degli extraprofitti generati dagli asset russi congelati per finanziare l'invio di armamenti a Kiev. Uno dei temi in discussione oggi, anche se non sono attese decisioni. Nella bozza di conclusioni viene ribadito il sostegno a Kiev per quanto necessario e con l'intensità necessaria. Sulla difesa europea, un'aggiunta dell'ultim'ora chiede di "incentivare lo sviluppo e gli appalti congiunti per colmare le lacune critiche dell'Unione in termini di capacità, in particolare per quanto riguarda i settori strategici, nonché per sfruttare appieno le sinergie tra i processi di pianificazione della difesa nazionali ed europei". Il segretario Onu Guterres è stato molto netto, chiedendo che non vengano adottati doppi standard per Ucraina e Gaza. Il rispetto per i principi stabiliti dalla carta dell'Onu dovrebbe invece portare a una fine della guerra in Ucraina, con "il rispetto della sua integrità territoriale", e a "una tregua immediata a Gaza", ha dichiarato, mentre l'Alto Rappresentante Borrell ha ribadito che "Israele ha il diritto di difendersi, non di vendicarsi. Spero che il Consiglio Europeo oggi lanci un forte messaggio a Israele".
21/3/2024
E' un'Europa chiamata alla sfida della maturità geopolitica quella che si riunisce oggi a Bruxelles, per un vertice che avrà ancora una volta le maggiori crisi mondiali in primo piano.
Il senso di urgenza per aiutare l'Ucraina, in difficoltà sul campo contro la Russia, è emerso con forza dalla lettera di invito del presidente europeo Michel, che ha ribadito la necessità di prepararsi ad un'economia di guerra. Una svolta macroniana, quella di Michel, necessaria per contrastare le perduranti esitazioni tedesche: considerato che non bastano i cinque miliardi in armamenti a Kiev varati lunedì dai Ministri degli Esteri, bisogna sbloccare al più presto gli extraprofitti derivanti dagli asset russi congelati in Europa -oltre 3 miliardi l'anno- e inviarli in Ucraina, senza dimenticarsi di varare sanzioni più efficaci contro Mosca. Sullo sfondo, ricorda Michel, l'Europa deve rendere più efficiente e sinergica la sua industria della difesa. Non siamo ancora agli eurobond militari, ma la direzione è tracciata. Il Medio Oriente resta il tema più divisivo: se sulla richiesta di una immediata pausa umanitaria, che porti ad un cessate il fuoco sostenibile, tutti i Paesi sono più o meno d'accordo, sull'offensiva israeliana a Rafah e sul ruolo delle agenzie Onu le sensibilità restano diverse. Attesa anche per il possibile via libera ai negoziati di adesione della Bosnia Erzegovina, mentre sul tema agricoltori si attende il maggiore consenso: l'Europa è in campagna elettorale, e le proteste dei trattori hanno prodotto un'ondata di generosità istituzionale nei confronti di un settore già riccamente finanziato dal budget comunitario.
19/3/2024
Nuovi fondi militari per l'Ucraina, nuove sanzioni e una promettente schiarita per usare l'arma dei fondi russi congelati contro Mosca.
E' un avanzamento progressivo, quello osservato ieri al vertice dei Ministri degli Esteri europei, dove sono ovviamente fioccate le condanne contro elezioni russe che di democratico hanno avuto ben poco. "Elezioni fake", le definirà in conferenza stampa l'Alto Rappresentante Europeo Borrell, il quale poco prima aveva ricordato il risultato principale del summit. "Abbiamo adottato il Fondo per l'Assistenza all'Ucraina", ha detto, ricordando come si tratti di cinque miliardi aggiuntivi, interamente destinati a Kiev per il suo riarmo, all'interno della European Peace Facility, che nel complesso sfiora ora i 20 miliardi. Una goccia nel mare dei bisogni ucraini, depotenziata dalle deduzioni dei contributi che Paesi come la Germania potranno fare sulla base delle proprie donazioni bilaterali a Kiev, ma comunque un salvagente in tempi difficili. Astenuta la solita Ungheria. Borrell ha annunciato altre importanti novità: i 27 hanno concordato di imporre sanzioni contro una trentina di responsabili della morte dell'oppositore russo Navalny. E, soprattutto, starebbe emergendo un forte consenso, seppur non unanime, sull'ipotesi di utilizzare i proventi e gli interessi degli asset russi congelati in Europa per aiutare l'Ucraina. Il tema riapproderà dopodomani al Consiglio Europeo, con il presidente europeo Michel che avverte: "se vogliamo la pace, prepariamoci ad una economia di guerra".
19/3/2024
Una doppia condanna per le elezioni russe, che l'Alto Rappresentante Europeo Borrell definisce fake sia per la repressione imposta dal regime di Putin, sia per il fatto di averle condotte in territorio ucraino occupato illegalmente.
Questa considerazione ha chiuso il vertice dei Ministri degli Esteri comunitari, che ha varato -dopo settimane di estenuanti trattative e di reciproci blocchi franco-tedeschi- il nuovo fondo da cinque miliardi per le forze armate ucraine. Il totale della European Peace Facility sale così a 17 miliardi in sette anni: una goccia nel mare dei bisogni di Kiev, considerato che Paesi come la Germania potranno scontare le proprie donazioni bilaterali dai contributi europei. Resta il dato simbolico di nuovo denaro per armi e munizioni a Kiev, perdurando il blocco degli aiuti americani, come pure appaiono all'orizzonte alcuni importanti progressi: secondo Borrell i 27 hanno concordato di imporre sanzioni contro i responsabili della morte dell'oppositore Navalny - una trentina in tutto. E, soprattutto, ci sarebbe un forte consenso, seppur non unanime, sull'ipotesi di utilizzare i proventi e gli interessi degli asset russi congelati in Europa per aiutare l'Ucraina. Il tema riapproderà dopodomani al Consiglio Europeo. "La Russia rappresenta una grave minaccia militare per il nostro continente e per la sicurezza globale. Se non reagiamo in modo appropriato, saremo i prossimi. Dobbiamo essere ben preparati in termini di difesa e passare alla modalità 'economia di guerra', ha scritto il presidente europeo Michel.
18/3/2024
Vertice dei Ministri degli Esteri europei ai tempi supplementari oggi, con Ucraina e Gaza in primo piano. Sul primo punto, è arrivato l'atteso annuncio: il Fondo europeo per la Pace sarà incrementato di cinque miliardi, denaro che servirà in toto per assistere l'Ucraina.
Dopo mesi di discussione, i 27 Ministri hanno finalmente trovato l'intesa definitiva per aumentare i fondi da destinare all'acquisto di armi e munizioni per Kiev, anche se la possibilità per i Paesi membri -Germania in primis- di detrarre le donazioni bilaterali dai contributi nazionali al fondo ne attutirà inevitabilmente la forza d'impatto. Astenuta al voto la solita Ungheria. "La Russia rappresenta una grave minaccia militare per il nostro continente europeo e per la sicurezza globale. Se non reagiamo in modo appropriato, saremo noi i prossimi. Dobbiamo essere ben preparati in termini di difesa e passare alla modalità 'economia di guerra', ha scritto il presidente europeo Michel in un intervento inviato a diversi giornali. E il Partito Popolare europeo chiede di non riconoscere le elezioni russe, mentre diversi Ministri degli Esteri hanno sottolineato l'illegittimità di queste consultazioni. Sul fronte mediorientale, hanno suscitato polemiche le dichiarazioni dell'Alto Rappresentante Europeo Borrell, secondo cui Israele usa la fame a Gaza come arma di guerra. "Ci sono sette mesi di derrate alimentari bloccate. Israele deve aprire i cancelli e fare entrare gli aiuti", ha dichiarato Borrell, secondo cui Gaza si è trasformata da prigione a cielo aperto a cimitero a cielo aperto.
13/3/2024
Arriva ossigeno per le casse ucraine, prostrate da oltre due anni di guerra.
In attesa che il Congresso sblocchi i 60 miliardi in aiuti, l'amministrazione Biden ci mette una pezza temporanea, inviando a Kiev un pacchetto di aiuti militari da 300 milioni di dollari - soprattutto munizioni e razzi. E mentre i Paesi europei si apprestano, nel corso del vertice in programma la prossima settimana, a discutere l'ipotesi di utilizzare i profitti generati dagli asset russi congelati per aiutare Kiev a combattere - si parla di circa 3 miliardi all'anno, altre buone notizie arrivano per l'Ucraina. Da Bruxelles, il Commissario agli Affari Economici Gentiloni ha affermato che entro fine marzo partirà il primo versamento da 4,5 miliardi di euro all'Ucraina, nell'ambito dello strumento comunitario dedicato. E sarebbe vicina l'intesa anche sulla European Peace Facility, per rimborsare ai Paesi membri l'acquisto di armi da mandare a Kiev. "Non è il momento per l'Ucraina di alzare bandiera bianca. Devono continuare a resistere all'invasore e noi dobbiamo continuare a sostenerli", ha detto da New York l'Alto Rappresentante Borrell, con un chiaro riferimento alle parole del Papa. In Francia la leader di estrema destra Marine Le Pen, notoriamente ambigua nei suoi rapporti con Putin, si è astenuta al voto dell'Assemblea Nazionale relativo all'intesa sugli aiuti Parigi-Kiev. L'accordo è comunque passato con 372 voti favorevoli e 99 contrari.
13/3/2024
300 milioni di dollari di nuovi aiuti militari all'Ucraina: ad annunciarli ieri in serata il consigliere per la sicurezza nazionale statunitense Sullivan.
Una panacea, per ammissione dello stesso Sullivan, insufficiente qualora il Congresso non dovesse porre fine allo stallo sui 60 miliardi di dollari bloccati da mesi a Capitol Hill, a causa dell'opposizione repubblicana, in particolare dei deputati più filo-trumpiani. La buona notizia fa il paio con l'annuncio europeo, attraverso il Commissario agli Affari Economici Gentiloni, che entro fine marzo Kiev riceverà un primo versamento da 4,5 miliardi di euro all'Ucraina, nell'ambito dello strumento comunitario dedicato da 50 miliardi. Proprio Bruxelles ha presentato proposte di progetti per un quadro negoziale, in vista dell'avvio delle trattative di adesione con Ucraina e Moldavia. Questo in una giornata segnata da numerose notizie dal fronte: l'ultima in ordine temporale è quella di un attacco russo a Kryvyi Rih, che ha fatto diverse vittime, oltre a decine di feriti civili. Questo, al termine di una giornata che ha visto tre gruppi paramilitari russi ostili al regime di Putin invadere ancora una volta due villaggi di confine, mentre una ventina di droni ucraini avrebbero incendiato alcuni impianti petroliferi proprio in Russia.
12/3/2024
Cominceranno oggi le consultazioni del presidente della Repubblica portoghese Rebelo de Sousa, che in soli otto giorni dovrà provare a conferire un incarico di Governo con un Parlamento al momento senza maggioranza politica.
Il capo dello Stato lusitano comincerà dai partiti minori, chiudendo il 20 marzo con l'Alleanza Democratica di Luis Montenegro, schieramento di centrodestra uscito vincitore domenica alle urne per un pugno di voti e con appena due seggi di vantaggio sul Partito Socialista. Considerato il perdurare del "no" di Montenegro ad un ingresso nel Governo o a un appoggio esterno da parte dell'estrema destra populista di Chega, un esecutivo di minoranza in tandem con i liberali appare l'unica via praticabile, sebbene 87 seggi siano un numero distante anni luce dalla maggioranza richiesta di 116. Anche per questo una qualche forma di negoziato dietro le quinte con i Socialisti e con la stessa Chega non è da escludere, quantomeno per evitare un immediato impallinamento dell'esecutivo, o un suo naufragio a poca distanza dal varo, non appena si discuterà la prossima manovra finanziaria. Anche a Lisbona si apre un'epoca di instabilità politica e di navigazione a vista, per un popolo storicamente abituato ad avventurarsi in acque inesplorate.
11/3/2024
Trascorsa la concitata e storica notte elettorale, il lento risveglio della politica portoghese nel day after delle elezioni lusitane fornisce poche certezze sul futuro politico del Paese.
L'unica e abbastanza fragile ipotesi è quella di un Governo di minoranza a guida centrodestra, in coalizione con i liberali. Anche nelle ultime ore il premier in pectore Montenegro ha fatto trapelare che un ingresso nell'esecutivo dell'estrema destra populista di Chega è fuori discussione. "Il Partito Socialdemocratico ha vinto le elezioni, ma l'importante risultato dei populisti di Chega rende complicata la situazione politica portoghese", sintetizza l'ex-premier lusitano ed ex-presidente della Commissione Europea Barroso, che ammette la presenza di una corrente interna ai socialdemocratici aperta al dialogo con l'estrema destra, ma la liquida come "minoritaria". La palla è tutta nelle mani del presidente della Repubblica Rebelo de Sousa, che a sole 48 ore dal voto darà il via alle consultazioni, la cui chiusura è prevista il prossimo 20 marzo, quando probabilmente conferirà un incarico esplorativo a Montenegro. Anche i mercati e l'Europa guardano con interesse ad un Paese che sta completando con successo il risanamento dei conti pubblici ed è impegnato nelle riforme del programma Next Generation EU. Variabili che un esecutivo politicamente debole potrebbe gestire con molta difficoltà.
11/3/2024
Il giorno dopo il voto, in Portogallo campeggia un'unica, insormontabile domanda, che apre tutti i siti di notizie. E ora chi governa?
Posto che dopo oltre otto anni di esecutivo socialista il Paese ha virato a destra - più della metà dei voti si è infatti concentrato fra Alleanza Democratica, i liberali e i populisti di Chega, il cordone sanitario eretto in campagna elettorale dai principali partiti contro lo schieramento di estrema destra di Andrè Ventura blocca ora le pedine sulla scacchiera. Centrodestra e liberali da soli hanno appena 87 deputati, 29 sotto la maggioranza assoluta. I socialisti, con una mossa strategica, si sono sfilati nella notte da qualsiasi ragionamento di Governo, pur avendo dei numeri -se sommati alla sinistra- non così diversi dal centrodestra. E la grande coalizione è per ora fuori discussione. Cosa può accadere? L'ex-premier portoghese ed ex-presidente della Commissione Europea Josè Barroso non ha dubbi: "quasi certamente ci sarà un Governo di minoranza di centrodestra, insieme ai liberali, e il nuovo primo ministro sarà Luis Montenegro. Montenegro spera che i socialisti, che hanno perso le elezioni, non voteranno la sfiducia. Non sarà facile, sarà anzi una vera sfida, ovviamente c'è una prospettiva di instabilità politica davanti, ma non sarà neppure la prima volta che accade nella storia democratica portoghese" - così afferma Barroso.
11/3/2024
La notte produce un clamoroso pareggio tecnico nelle elezioni portoghesi: il Partito Socialista, uscito sconfitto dalle prime proiezioni, recupera e riaggancia a tarda sera l'Alleanza Democratica di Centrodestra, con entrambi gli schieramenti che chiudono sopra il 28%.
Risultato che spalanca lo spettro dell'ingovernabilità a Lisbona, se è vero che le chiavi per la formazione del prossimo esecutivo le ha ora in mano l'estrema destra di Chega, che col 18% - nei numeri più di un milione di consensi, spinge per entrare al Governo, offrendosi in dote proprio al centrodestra guidato da Luis Montenegro. Il leader populista Andrè Ventura parla di fine del bipartitismo in Portogallo e manda a dire senza giri di parole che i portoghesi vogliono un Governo di destra-estrema destra. L'unica opzione -grande coalizione a parte- che avrebbe i numeri per raggiungere la soglia magica di 116 deputati in Parlamento: proprio la soluzione che Alleanza Democratica ha però fin qui rifiutato - portare l'estrema destra al Governo nel 50esimo anniversario dalla fine della dittatura fascista suonerebbe abbastanza sinistro. Serata sulle montagne russe invece per i socialisti di Pedro Nuno Santos: a urne chiuse si erano detti pronti a guidare l'opposizione, ma in questo quadro così confuso nulla è più da escludere. La politica lusitana entra da oggi in acque inesplorate.
11/3/2024
E' un Portogallo potenzialmente senza maggioranza parlamentare quello che esce dalle elezioni anticipate. Vince, con uno scarto molto ridotto, la coalizione di centrodestra di Alleanza Democratica, guidata da Luis Montenegro, con oltre il 29% dei voti.
Vittoria che rischia di essere di Pirro, insufficiente a tornare al potere dopo otto anni all'opposizione: la soglia magica di 116 deputati, necessaria per il voto di fiducia in Parlamento, appare lontana. Il vincitore nei fatti appare il terzo partito, l'estrema destra di Chega, che supera il 18% e con il suo leader Andrè Ventura lancia messaggi espliciti a Montenegro - "i portoghesi vogliono un Governo destra-estrema destra", manda a dire senza giri di parole attraverso i media. L'offerta insomma di un patto col diavolo al leader del centrodestra, che ha passato la campagna elettorale a ribadire allo sfinimento che non intende portare l'estrema destra al Governo. Men che meno nel cinquantesimo anniversario dalla fine della dittatura fascista. Vede invece l'uscita dai palazzi del potere il Partito Socialista: il successore del premier Costa, Pedro Nuno Santos, non fa malissimo, sfiorando il 29%, a un'incollatura da Alleanza Democratica, ma il crollo di tredici punti rispetto alle ultime elezioni porta i dirigenti socialisti ad affermare, appena venti minuti dopo i primi exit poll, di essere già pronti a guidare l'opposizione.
10/3/2024
Due candidati per la carica di premier, con l'incognita estrema destra sullo sfondo. A neppure un'ora dalla chiusura dei seggi e a due dalla diffusione delle prime proiezioni, nell'attesa che le urne chiudano anche alle Azzorre, il Portogallo si interroga sul proprio futuro politico.
Luis Montenegro, favorito nei sondaggi e candidato di centrodestra dell'Alleanza Democratica, si è detto fiducioso e tranquillo, in un giorno -dice- "segnato dall'allegria, dalla speranza e dal futuro". Speranza, nel suo caso, di riportare il proprio partito al Governo dopo oltre otto anni di ininterrotto potere socialista. "Un giorno importante per la nostra democrazia", afferma invece Pedro Nuno Santos, chiamato a confermare i Socialisti alla guida del Paese, raccogliendo la pesante eredità del premier uscente Costa. Chi potrebbe rovinare i piani a entrambi appare Andrè Ventura, leader dell'estrema destra populista di Chega e possibile terza forza politica del Paese, senza i cui deputati nessuna maggioranza appare possibile, nei sondaggi. Un'altra sfida sarà riportare i portoghesi alle urne, dopo che alle ultime elezioni aveva votato appena il 51% degli aventi diritto.
10/3/2024
Il maltempo, soprattutto nel nord del Paese, ha rappresentato nella prima parte della giornata l'unico reale elemento di disturbo per i quasi 11 milioni di portoghesi chiamati oggi ad eleggere il nuovo Parlamento, in un clima di grande incertezza.
In tarda mattinata hanno votato i due candidati degli schieramenti favoriti, il socialista Pedro Nuno Santos, che intende prolungare gli oltre otto anni di Governo di centrosinistra, dopo le improvvise dimissioni a novembre del premier Costa. E il candidato di centrodestra di Alleanza Democratica Luis Montenegro, leggermente favorito nei sondaggi. La grande incognita sono i voti che andranno all'estrema destra di Chega, terzo partito nelle intenzioni di voto, potenzialmente in grado di impedire la formazione di una maggioranza assoluta. Il presidente portoghese Rebelo De Sousa, in un messaggio televisivo ieri alla nazione, ha invitato ad andare alle urne, in questi tempi così incerti, anche a livello internazionale.
10/3/2024
Ultimo grande test elettorale nel Continente prima delle elezioni europee di giugno. Voto anticipato oggi in Portogallo, dopo un'inchiesta che a novembre ha fatto cadere il Governo. L'incertezza è massima.
Entra in un territorio inesplorato la politica portoghese, che oggi -a 50 anni dalla fine della dittatura- chiude gli otto anni di Governo socialista a guida Costa, con l'incognita per la prima volta dell'ascesa dell'estrema destra populista di Chega. I sondaggi danno in leggero vantaggio il centrodestra di Alleanza Democratica, con candidato premier Luis Montenegro, mentre i socialisti di Pedro Nuno Santos rincorrono a poca distanza. Tutte le proiezioni concordano però che una maggioranza assoluta in Parlamento appare impossibile, senza i deputati di Chega, stimata oltre il 15%, aprendo così le porte ad un potenziale stallo politico o a un esecutivo di minoranza - considerato che nessuno tra i due schieramenti principali vuole cooptare Chega al Governo. E se il Portogallo di oggi, sotto il profilo della finanza pubblica, appare un lontano parente del Paese che nel 2011 chiese aiuto alla Trioka -il debito lo scorso anno è sceso sotto il 100% del Pil, mentre la crescita ha superato il 2%- i bassi salari, la media è di 1500 euro al mese, e gli elevati affitti, hanno animato la campagna. Come ci spiega Natalia Nunes, dell'associazione di consumatori Deco, il problema è che non solo mancano case da comprare o affittare. Anche i costi sono saliti così tanto, che da 400 euro per un affitto si è passati a 800 o -nel caso di Lisbona- fino a 1000 euro al mese. Corruzione, immigrazione, aborto e sanità completano i temi che hanno animato la campagna.
9/3/2024
Giornata di silenzio elettorale oggi in Portogallo, dove domani alle 9 ora italiana si apriranno i seggi per quasi 11 milioni di elettori.
Si tratta dell'ultimo vero test elettorale continentale prima delle elezioni europee di giugno. Possiamo osservare un interessante laboratorio politico - per la prima volta la tradizionale alternanza centrosinistra / centrodestra lusitana è minacciata dall'ascesa dell'estrema destra populista di Chega, data poco sotto il 20%. L'incertezza è massima: l'Alleanza Democratica di Luis Montenegro appare in leggero vantaggio -circa cinque punti- nei sondaggi sul Partito Socialista di Pedro Nuno Santos, che arriva da oltre otto anni di Governo. Ma nessuno dei due schieramenti, stando sempre ai sondaggi, sembra avere la maggioranza assoluta senza sommare i deputati proprio di Chega. Primi exit polls domani alle 21 ora italiana, e Radio 24 sarà qui a raccontarvi come è andata. Da Lisbona è tutto.
3/3/2024
E' un allarme che giunge a poche ore dal Consiglio dei Ministri dell'Energia europei quello contenuto in un documento interno della Commissione, secondo cui l'Unione deve prepararsi allo scenario "peggiore" sulle forniture di gas russo, in vista della scadenza dell'accordo di transito tra Moscae Kiev, prevista alla fine dell'anno.
La sicurezza dell'approvvigionamento richiederà "uno stretto monitoraggio" per "garantire l'inverno 2024-2025", scrive Bruxelles, invitando a prepararsi ad un possibile rincaro dei prezzi il prossimo inverno, ma evidenziando al contempo i progressi fatti sul fronte della dipendenza da Mosca: "nel 2023, il gas russo rappresentava solamente il 15% dell'import totale comunitario", rispetto a oltre il 50% prima della guerra. Bruxelles specifica che lo stop dell'accordo di transito potrebbe portare ad una perdita di circa il 5% di questa quota. Va pure ricordato che -sulla base degli accordi presi all'indomani dell'invasione russa e sulla base delle evidenze di una dipendenza energetica spropositata- i 27 Paesi comunitari hanno concordato di raggiungere il 90% del riempimento degli stoccaggi di gas entro il primo novembre di ogni anno. Nella riunione a Bruxelles, i Ministri dell'Energia proveranno anche a chiudere un accordo politico per arrivare ad una ulteriore riduzione volontaria coordinata della domanda di gas.
2/3/2024
Dopo settimane di annunci, martedì la Commissione Europea renderà nota la strategia comunitaria per l'industria della difesa, tra gli ultimi atti dell'esecutivo Von Der Leyen, nonchè simbolo del nuovo corso che la stessa Von Der Leyen intende imprimere per candidarsi ad altri cinque anni a Bruxelles.
Si badi bene: industria della difesa, non difesa di per sè, dove Bruxelles non ha competenze. Secondo le anticipazioni, i pilastri saranno due: acquisti congiunti di armi e più fondi per accelerare la produzione in Europa. Nello specifico, Bruxelles intende proporre un programma di acquisto, sul modello di quello già sperimentato con i vaccini, garantendo ai Paesi esenzioni Iva. Previsti anche un Piano di investimenti per la difesa, che dovrebbe valere almeno un miliardo e mezzo fino al 2027 - oltre a un ruolo centrale per la Bei, che sta cambiando pelle, sull'onda delle molteplici crisi internazionali. Nessuna menzione per gli eurobond, visti ancora con estrema diffidenza a Berlino. "Gli sviluppi geopolitici evidenziano la necessità impellente che l'Europa si assuma maggiori responsabilità per la propria sicurezza e si prepari ad affrontare in modo efficace l'intero spettro di minacce", si legge nel documento che presenterà la Commissione. L'obiettivo dichiarato -da qui al 2035- è far sì che la metà del valore del mercato della difesa comunitario venga realizzato all'interno dei confini continentali. Il cancelliere tedesco Scholz, nel suo intervento al congresso dei Socialisti europei, è tornato a chiedere ai partner comunitari maggiori investimenti in difesa.
2/3/2024
Le notizie dal Medio Oriente prendono la scena al bilaterale tra la premier Meloni e il presidente americano Biden alla Casa Bianca.
Biden fa ammissione di una malcelata impotenza di fronte ad una avanzata israeliana che non conosce sosta, e che provoca molte vittime tra una popolazione palestinese ormai allo stremo, quando annuncia ufficialmente che gli Stati Uniti lanceranno aiuti alimentari su Gaza dal cielo, constatando come l'attuale assistenza umanitaria non sia ovviamente sufficiente. Il presidente americano ribadisce la necessità di lavorare ad un cessate il fuoco che appare sempre più un miraggio, dopo gli ultimi tragici avvenimenti. La premier dal canto suo definisce la "crisi in Medio Oriente una nostra preoccupazione", si impegna per un coordinamento delle azioni al fine di evitare un'escalation, sostenendo pienamente lo sforzo di mediazione americano. "La crisi umanitaria è la priorità numero uno", dice, mentre a Gaza si continua a morire. Sull'Ucraina, Biden insiste sulla necessità di sbloccare i 60 miliardi di aiuti al Congresso, mentre la premier porta a Washington il dossier Africa, nell'ottica di una partnership di sviluppo che freni e inverta il trend di migrazione illegale verso l'Europa. Di qui la proposta italiana -in chiave G7- di un'alleanza globale contro il traffico di esseri umani. Meloni lascia Washington senza parlare con i giornalisti, scelta letta da alcuni come il voler evitare domande imbarazzanti sulle tensioni con il Quirinale: oggi la premier incontrerà a Toronto il premier canadese Trudeau.
1/3/2024
Un incontro con le principali crisi internazionali in primo piano: la premier Meloni vede alla Casa Bianca il presidente americano Biden per definire l'agenda del G7 italiano, nell'ambito di un tour delle capitali sei Sette grandi: un faccia a faccia che ha luogo in un momento segnato dalla persistente paralisi del Congresso statunitense sugli aiuti a Kiev - a causa dello sbarramento eretto dai Repubblicani più allineati con Trump e dal pressing degli Stati Uniti affinchè l'Europa confischi centinaia di miliardi di asset russi attualmente congelati per la guerra in Ucraina.
Miliardi che dovrebbero venire utilizzati -nelle intenzioni di Washington- per la difesa e la ricostruzione di Kiev. L'incontro Meloni-Biden sarà il secondo in sette mesi, e precederà di meno di un giorno quello della premier a Toronto con l'omologo canadese Trudeau, altro membro G7. Arriva nel giorno in cui l'Unione Europea, in coordinamento proprio col G7, conferma a partire da questo mese una stretta sull'import dei diamanti russi. Verrà introdotto un divieto graduale di importazione dei diamanti provenienti da Paesi terzi. E arriva anche poche ore dopo l'allarme lanciato dal segretario alla Difesa statunitense Austin, in audizione al Congresso: "se cade l'Ucraina, credo che la Nato dovrà combattere con la Russia". Sul tavolo dell'incontro Meloni-Biden ci saranno anche il conflitto in Medio Oriente, il partenariato con l'Africa, le migrazioni, l'intelligenza artificiale e le tensioni nella regione dell'Indo-Pacifico.
29/2/2024
Colpo di scena in Spagna: l'ex-presidente catalano Puigdemont, attualmente europarlamentare, è indagato per terrorismo dalla Corte Suprema.
Proprio nei giorni in cui si stanno definendo le ultime intese tra il Partito Socialista del premier Sanchez e la formazione indipendentista catalana Junts sulla cruciale legge di amnistia, necessaria sia a chiudere la lunga pagina delle condanne politiche post-referendum indipendentista, sia soprattutto a dare una prospettiva solida di Governo alla variegata e fragile coalizione di centrosinistra iberica, la magistratura spagnola sferra un nuovo colpo contro il leader di Junts, l'ex-presidente della Generalitat Puigdemont, attualmente europarlamentare a Bruxelles. La Corte Suprema ha deciso l'apertura di un'inchiesta contro di lui, ipotizzando addirittura il reato di terrorismo per la vicenda Tsunami Democratic, l'ondata di proteste popolari dell'autunno 2019, scaturite dalla condanna al carcere dei principali leader politici indipendentisti. Questo, nonostante la Procura avesse espresso parere contrario all'inchiesta - eventualità che fa riaffiorare sospetti di una politicizzazione a destra della Corte Suprema iberica. L'attuale presidente catalano Aragones parla di una decisione che oltrepassa tutti i limiti immaginabili, lo stesso Puigdemont ironizza: "ora ci manca solo la scoperta di un conto a Panama". Le proteste di Tsunami Democratic paralizzarono all'epoca l'aeroporto e diverse autostrade, ma non provocarono vittime.
20/2/2024
Obiettivo: varare il tredicesimo pacchetto di sanzioni contro Mosca prima del secondo anniversario dell'invasione russa dell'Ucraina.
In un vertice dei Ministri degli Esteri altamente emotivo, per la presenza della vedova di Alexey Navalny, Yulia, l'Europa ha puntato all'obiettivo minimo di minare ulteriormente l'economia di guerra del regime di Putin, colpendo il network di imprese di Paesi terzi che aiutano la Russia ad aggirare le misure già esistenti. Una mossa che va di pari passo con l'annuncio del presidente americano Biden, secondo cui Washington sta considerando ulteriori sanzioni. L'Alto Rappresentante europeo Borrell ha manifestato la speranza di chiudere il pacchetto entro il 24 febbraio, obiettivo più realistico dopo l'annuncio serale dell'Ungheria, che avrebbe finalmente tolto il suo ennesimo veto. "Navalny è stato ucciso lentamente in una prigione russa dal regime di Putin, la responsabilità ricade sul presidente russo", ha detto Borrell, proponendo che il regime di sanzioni europeo sui diritti umani prenda proprio il nome del dissidente. La vedova Navalny ha diffuso un video nel quale si è impegnata a proseguire il lavoro del marito e a lottare per una Russia libera. Ha accusato il presidente russo Putin di omicidio e ha annunciato che rivelerà presto il reale motivo dell'uccisione dell'oppositore. Tornando alla guerra, da non sottovalutare l'allarme lanciato dal Ministro degli Esteri polacco Sikorski, secondo cui "la situazione sul fronte sta diventando drammatica". Borrell ha ricordato che i finanziamenti comunitari permettono ai Paesi membri di acquistare munizioni per Kiev anche presso fornitori non europei.
19/2/2024
L'Europa avanza verso il tredicesimo pacchetto di sanzioni contro la Russia, dopo che l'Ungheria ha tolto le ultime riserve.
Sanzioni che riguarderanno soprattutto le imprese di Paesi terzi che aiutano Mosca ad aggirare le misure europee già in vigore per isolare il regime di Putin. Una mossa che va di pari passo con l'annuncio del presidente americano Biden, secondo cui Washington sta considerando ulteriori sanzioni contro la Russia, dopo la morte dell'oppositore Navalny. "Navalny è stato ucciso lentamente in una prigione russa dal regime di Putin, la responsabilità ricade sul presidente russo", ha detto l'Alto Rappresentante europeo Borrell chiudendo il summit dei Ministri degli Esteri. Borrell ha proposto che il regime di sanzioni europeo sui diritti umani prenda proprio il nome di Navalny, a futura memoria della figura dell'oppositore russo. La vedova Navalny, Yulia, oltre ad incontrare i Ministri degli Esteri e il presidente europeo Michel, ha diffuso un video nel quale si è impegnata a proseguire il lavoro del marito e a lottare per una Russia libera. Ha accusato direttamente il presidente russo Putin di omicidio, ha ipotizzato un nuovo avvelenamento da Novichok e ha annunciato che rivelerà presto il reale motivo dell'uccisione del dissidente. Tornando alla guerra in Ucraina, da non sottovalutare l'allarme lanciato dal Ministro degli Esteri polacco Sikorski, secondo cui "la situazione sul fronte sta diventando drammatica. Forse è quasi già troppo tardi". Sikorski ha chiesto ai colleghi di decidere rapidamente sulle forniture di munizioni a Kiev.
19/2/2024
Il caso Navalny è stato al centro del vertice dei Ministri degli Esteri europei a Bruxelles, che si sta chiudendo in queste ore.
Nella capitale comunitaria è arrivata la vedova dell'oppositore russo, che ha diffuso un video nel quale si è impegnata a proseguire il lavoro del marito e a lottare per una Russia libera. Yulia Navalna ha accusato il presidente russo Putin di omicidio e ha annunciato che rivelerà presto il motivo dell'uccisione del dissidente. Questo mentre a Bruxelles i 27 procedono spediti verso il varo di ulteriori sanzioni contro Mosca - sia in occasione del secondo anniversario dell'invasione russa, sia più specifiche contro i responsabili della morte di Navalny. Borrell ha proposto che il regime di sanzioni europeo sui diritti umani prenda proprio il nome di Navalny, a futura memoria. Ed è di pochi istanti fa la notizia che l'Ungheria ha tolto il suo veto al 13esimo pacchetto di sanzioni, che sarà dunque approvato entro sabato, dopo settimane di incertezza. Da non sottovalutare l'allarme lanciato dal Ministro degli Esteri polacco Sikorski, secondo cui "la situazione in Ucraina sta diventando drammatica. Forse è quasi già troppo tardi". Sikorski ha chiesto ai colleghi di decidere rapidamente sulle forniture di munizioni a Kiev. Nella riunione i 27 hanno approvato la missione comunitaria nel Mar Rosso, che si chiamerà Aspides. Fonti diplomatiche hanno precisato che il comandante sarà il Contrammiraglio italiano Costantino e il quartier generale sarà pure a guida italiana, mentre il comando operativo sarà in Grecia e quello strategico a Bruxelles.
19/2/2024
Russia e Ucraina di nuovo al centro della scena oggi al vertice dei Ministri europei, sull'onda dell'indignazione per la morte -ancora misteriosa e non chiarita- dell'oppositore numero uno al regime di Vladimir Putin, Alexei Navalny.
La coraggiosa vedova, dopo aver affrontato -proprio nelle ore della scomparsa del dissidente- il palco della Conferenza di Monaco, sarà oggi a Bruxelles, su invito dell'Alto Rappresentante Borrell. "I Ministri lanceranno un forte messaggio di sostegno ai combattenti russi per la libertà", ha scritto Borrell, nei giorni in cui l'Europa si prepara a varare il tredicesimo pacchetto di sanzioni contro Mosca, in occasione del secondo anniversario del conflitto. Pacchetto perlopiù rivolto contro le imprese di Paesi terzi che aggirano le sanzioni - l'Ungheria come sempre frena, ma l'obiettivo è farcela entro sabato. I Ministri approveranno anche la missione Aspides nel Mar Rosso: durerà almeno un anno e avrà un mandato difensivo contro gli attacchi degli Houthi alle navi mercantili. Tornando alla Russia, anche ieri è risuonata la minaccia dell'ex-presidente e falco Medvedev di una guerra nucleare totale contro l'Occidente. Ma è sul fronte interno che Putin stringe la morsa: nel weekend circa 400 persone sono state arrestate per aver reso omaggio a Navalny - la metà di loro a San Pietroburgo. Preoccupazione infine per gli altri dissidenti: la moglie di Kara-Murza, attualmente in carcere, teme per la sua vita. Non ha sue notizie da settimane.
19/2/2024
Il caso Nalvalny approda oggi in Europa, con la vedova, Yulia Navalnaya, che sarà presente oggi al vertice dei Ministri degli Esteri a Bruxelles.
Ad annunciarlo l'Alto Rappresentante Europeo Borrell, che ha scritto: "i Ministri lanceranno un forte messaggio di sostegno ai combattenti russi per la libertà". E mentre in Russia -stando alle poche Ong per i diritti umani operative- prosegue il fermo e la detenzione di chi anche solo prova a rendere omaggio all'oppositore scomparso, con 400 arresti nel weekend - la metà dei quali a San Pietroburgo, è mistero fitto sulle cause della morte di Navalny: una fonte citata da Novaya Gazeta ha affermato che la salma si troverebbe all'obitorio dell'ospedale di Salekhard. Sul corpo sarebbero stati individuati lividi, forse provocati da convulsioni - uno in particolare sarebbe compatibile con il massaggio cardiaco. Arresto cardiaco dunque? Provocato da cosa? La tedesca Bild Zeitung va oltre, sostenendo che il nome di Navalny circolava per un'ipotesi di scambio prigionieri, in una triangolazione russo-americano-tedesca. Non è un mistero che il presidente russo Putin, nella famigerata intervista con Tucker Carlson, aveva fatto intendere che vuole riportare a casa Vadim Krasikov, l'agente segreto condannato in Germania per l'omicidio di un oppositore a Berlino, cinque anni fa. E se un'altra moglie, quella del dissidente russo-britannico Kara-Murza, dice di temere per la vita di suo marito, condannato a 25 anni e del quale non si hanno notizie da settimane, un altro oppositore -in esilio- Mikhail Khodorkovski, avverte l'Europa: gli occidentali non comprendono che la guerra bussa alle loro porte.
18/2/2024
Anche gli ambasciatori britannico e statunitense hanno posto corone di fiori a Mosca alla Pietra di Solovetsky, luogo-simbolo scelto per onorare i martiri della repressione di Putin.
A due giorni dal decesso di Alexei Navalny la sua morte resta avvolta nel mistero: una fonte citata da Novaya Gazeta ha affermato che la salma si trova all'obitorio dell'ospedale di Salekhard. Sul corpo sarebbero stati individuati lividi, forse provocati da convulsioni - uno in particolare sarebbe compatibile con il massaggio cardiaco. Arresto cardiaco dunque? Provocato da cosa? La tedesca Bild Zeitung va oltre, sostenendo che il nome di Navalny circolava per un'ipotesi di scambio prigionieri, in una triangolazione russo-americano-tedesca. Non è un mistero che il presidente russo Putin, nella famigerata intervista con Tucker Carlson, aveva fatto intendere che intende riportare a casa Vadim K., l'agente segreto russo condannato in Germania per l'omicidio di un oppositore a Berlino, cinque anni fa. L'Europa intanto porta il caso Navalny al centro del Consiglio Affari Esteri, in programma domani: l'Alto Rappresentante Europeo Borrell ha annunciato che sarà presente al vertice Yulia Navalnaya, moglie dell'oppositore. "I Ministri europei lanceranno un forte messaggio di sostegno ai combattenti russi per la libertà", ha scritto Borrell. E se un'altra moglie, quella del dissidente russo-britannico Kara-Murza, dice di temere per la vita di suo marito, condannato a 25 anni e del quale non si hanno notizie da settimane, un altro dissidente -in esilio- Mikhail Khodorkovski, avverte l'Europa: gli occidentali non comprendono che la guerra bussa alle loro porte.
18/2/2024
E' una diplomazia impotente quella che osserva da Monaco di Baviera le principali crisi internazionali. I Ministri degli Esteri G7 lanciano condanne, richiami e appelli, su conflitti ancora lontani però da una soluzione.
Sul Medio Oriente gli obiettivi sono sostanzialmente tre: pause prolungate nel conflitto, per arrivare a un cessate il fuoco sostenibile, far arrivare aiuti ai civili, e soprattutto evitare un ulteriore bagno di sangue civile o un esodo di popolazione da Rafah, in caso di operazione militare israeliana su vasta scala. La morte dell'oppositore russo Navalny ha choccato i Sette, che hanno dedicato un minuto di silenzio alla sua memoria, esigendo chiarezza sulle cause del decesso. Scontato il sostegno incrollabile all'Ucraina, ma con un'Europa in ritardo nella consegna delle munizioni e il persistente blocco degli aiuti americani a Kiev -causa opposizione repubblicana- il divario tra promesse e fatti appare evidente. C'è però una conferma: l'Europa si muove verso una politica della difesa comune. La presidente della Commissione Von Der Leyen ha dichiarato che -qualora venisse indicata per un secondo mandato- istituirà un Commissario Europeo alla Difesa.
18/2/2024
Le principali crisi internazionali hanno preso la scena ieri alla riunione dei Ministri degli Esteri G7, a margine della Conferenza sulla Sicurezza a Monaco.
I Sette hanno espresso l'intenzione di lavorare per pause prolungate e durature nelle ostilità" a Gaza, "che portino a un cessate il fuoco sostenibile". Tra le righe un avvertimento ad Israele: i Ministri hanno "espresso profonda preoccupazione per le conseguenze potenzialmente devastanti sulla popolazione civile di un'ulteriore operazione militare su vasta scala nella zona di Rafah". I Sette hanno osservato un minuto di silenzio in memoria dell'oppositore russo Navalny, esprimendo indignazione per la sua morte e chiedendo chiarezza sulle circostanze in cui è avvenuta, oltre a riconfermare l'incrollabile sostegno a Kiev. L'Ucraina intanto si è ritirata da Avdiivka, cittadina del Donetsk divenuta simbolo della controffensiva russa. Una perdita che dimostra "il costo dell'inazione parlamentare", ha accusato la portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale americano Watson, rivolta ai Repubblicani. Infine, la presidente della Commissione Von Der Leyen ha confermato che a Bruxelles si ragiona su un Commissario Europeo alla Difesa. "Se sarò ancora presidente della Commissione istituirò un Commissario alla Difesa, è un'ipotesi ragionevole", ha detto.
17/2/2024
Le maggiori crisi internazionali del momento protagoniste della giornata odierna alla Conferenza per la Sicurezza di Monaco di Baviera.
Medio Oriente, Ucraina e la morte dell'oppositore russo Navalny al centro della riunione dei Ministri degli Esteri del G7, a margine della Conferenza sulla Sicurezza a Monaco. Nella riunione a guida italiana, i Sette hanno espresso l'intenzione di lavorare per pause prolungate e durature nelle ostilità" a Gaza, "che portino a un cessate il fuoco sostenibile". Tra le righe un avvertimento ad Israele: i Ministri hanno "chiesto un'azione urgente per affrontare la catastrofica crisi umanitaria a Gaza ed hanno espresso profonda preoccupazione per le conseguenze potenzialmente devastanti sulla popolazione civile di un'ulteriore operazione militare su vasta scala nella zona di Rafah". I Sette hanno osservato un minuto di silenzio in memoria di Navalny, esprimendo indignazione per la sua morte e chiedendo chiarezza sulle circostanze in cui è avvenuta, oltre a riconfermare l'incrollabile sostegno a Kiev. L'Ucraina intanto si è ritirata da Avdiivka, cittadina del Donetsk divenuta simbolo della controffensiva russa. Un fatto che ha portato il segretario Nato Stoltenberg a ribadire l'urgenza dello sblocco degli aiuti americani a Kiev, e il presidente ucraino Zelensky a chiedere più armi dagli alleati. Infine, la presidente della Commissione Von Der Leyen ha confermato che a Bruxelles si ragiona su un Commissario Europeo alla Difesa: "se sarò ancora presidente della Commissione istituirò un Commissario alla Difesa, è un'ipotesi ragionevole", ha detto.
15/2/2024
Il primo vertice fra i leader del G7 a presidenza italiana si svolgerà sabato 24 febbraio, nel secondo anniversario dell'attacco da parte della Russia all'Ucraina. La riunione si svolgerà in videoconferenza. Domani il presidente ucraino Zelensky sarà a Berlino e a Parigi, mentre Kiev stima in quasi 400mila i soldati russi uccisi dall'inizio della guerra. E il conflitto è stato anche al centro della Ministeriale Difesa della Nato a Bruxelles.
E' una Nato preoccupata dall'andamento della guerra in Ucraina, dallo stallo degli aiuti americani a Kiev e dall'ombra incombente di Donald Trump quella che ha riunito i suoi Ministri degli Esteri a Bruxelles. Siamo pronti per una guerra "lunga" tra Kiev e Mosca, gli aiuti all'Ucraina dovranno proseguire per tutto quest'anno e anche il prossimo, ha spiegato ai giornalisti un alto funzionario dell'Alleanza Atlantica. Il segretario Nato Stoltenberg è stato esplicito, in merito al blocco provocato al Congresso dai deputati repubblicani pro-Trump: "vediamo l'impatto della mancata approvazione degli Stati Uniti del pacchetto di aiuti all'Ucraina. Mi aspetto che il Congresso approvi le misure: non si tratta di carità, ma d'investimento sulla nostra sicurezza", ha chiarito Stoltenberg, annunciando la creazione di un nuovo Centro congiunto di analisi, formazione e addestramento Nato-Ucraina a Bydgoszcz, in Polonia. Da parte sua l'Alto Rappresentante Europeo Borrell, di ritorno da Kiev, è tornato a insistere sulla necessità che l'Europa sviluppi una propria capacità di difesa: "dobbiamo convincere tutti gli Stati membri ad aumentare la fornitura di armi e a sviluppare la nostra base industriale nel settore", ha dichiarato, prima di annunciare l'imminente presentazione di una strategia al riguardo. Infine la premier Meloni, incontrando l'omologo rumeno Ciolacu, ha ribadito la necessità che la Nato resti unita e coesa sull'Ucraina.
13/2/2024
Nessuna sorpresa dall'Onu sul divieto di ingresso da parte di Israele a Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani nei Territori palestinesi. Albanese sui social ha ricordato che Tel Aviv ha vietato l'ingresso a tutti i relatori da 16 anni, chiedendo che la notizia non distragga dal "nuovo livello di orrore con il bombardamento di persone nelle 'aree sicure' di Rafah". L'Europa intanto si schiera con le Nazioni Unite.
Nessun taglio dei finanziamenti europei a Gaza e un messaggio all'attuale amministrazione americana: l'Alto Rappresentante Europeo Borrell ha scelto ieri una linea filo-Onu sul conflitto mediorientale, non risparmiando dure critiche al presidente statunitense Biden. "Se ritieni che troppe persone vengano uccise, forse dovresti fornire meno armi - proprio per evitare così tante vittime", ha detto Borrell riferendosi ai continui appelli di Washington ad evitare morti civili - inviti regolarmente disattesi da Tel Aviv. E -soprattutto- ai quasi 4 miliardi di dollari di aiuti militari che prendono ogni anno la via di Israele. In realtà la riunione dei Ministri europei dello Sviluppo aveva un altro obiettivo: fare chiarezza sugli aiuti comunitari all'Agenzia Onu per i Rifugiati Palestinesi - dopo la scoperta di connivenze tra 13 funzionari e Hamas. "Interrompere gli aiuti all'Agenzia significherebbe interrompere servizi vitali, portando ad una maggiore catastrofe umanitaria a Gaza", ha detto Borrell, che da settimane combatte una guerra interna alla Commissione per evitare che l'Europa chiuda i rubinetti. Il Commissario dell'Agenzia Onu Lazzarini, nell'occhio del ciclone anche per la scoperta di un centro dati di Hamas sotto la sede dell'Unrwa, ha escluso ogni ipotesi di dimissioni e ha messo nero su bianco il rischio di crac dell'agenzia: senza il finanziamento europeo da 82 milioni di dollari entro fine marzo, i conti finirebbero in rosso. Lazzarini ha dipinto una situazione drammatica: il 5% della popolazione palestinese uccisa nel conflitto, 300mila persone intrappolate a Gaza Nord, la polizia locale a Gaza ormai incapace di difendere i convogli di aiuti Onu.
12/2/2024
E' una difesa dell'Agenzia Onu per i Rifugiati Palestinesi quella che va in scena a Bruxelles, dopo le divisioni interne all'Unione Europea e alla stessa Commissione sulla linea da seguire nei finanziamenti - questo in seguito alla scoperta di connivenze tra un manipolo di 13 funzionari e Hamas.
"Interrompere gli aiuti all'Agenzia significherebbe interrompere servizi vitali, portando ad una maggiore catastrofe umanitaria a Gaza", ha detto l'Alto Rappresentante Borrell, che ha ricordato come l'Onu aiuti rifugiati anche in Giordania, Siria e Libano, per un totale di cinque milioni e mezzo di persone. "Se l'agenzia verrà cancellata, il problema dei rifugiati palestinesi sarà ancora peggiore", ha chiosato Borrell, che da settimane combatte una guerra interna -soprattutto con il Commissario all'Allargamento Varhelyi- per evitare che l'Europa chiuda i rubinetti. Borrell ha lanciato infine un messaggio al presidente americano Biden: "se, come dice, i morti civili a Gaza sono troppi, forse bisogna dare ad Israele meno armi". Il Commissario dell'Agenzia Onu Lazzarini, nell'occhio del ciclone anche per la scoperta di un centro dati di Hamas sotto la sede dell'Unrwa, ha escluso ogni ipotesi di dimissioni e ha messo nero su bianco il rischio di crac dell'agenzia: senza il finanziamento europeo da 82 milioni di dollari entro fine marzo, i conti finirebbero in rosso. Lazzarini ha dipinto una situazione drammatica: il 5% della popolazione palestinese uccisa nel conflitto, 300mila persone intrappolate a Gaza Nord, mentre la polizia locale a Gaza, ormai dissolta, è incapace di difendere i convogli di aiuti Onu, saccheggiati per la prima volta lo scorso weekend.
5/2/2024
Inflazione sotto l'asticella simbolica del 2% in Italia quest'anno - per la precisione all'1,8%, in calo di oltre quattro punti rispetto al 2023.
A stimarlo l'Economic Outlook dell'Ocse. Tuttavia, permangono delle ombre su questi scenari: una in particolare, gli attacchi alle navi nel Mar Rosso, che hanno aumentato notevolmente i costi di spedizione, allungando i tempi di consegna tra Asia ed Europa, rallentando i programmi di produzione e determinando un aumento della pressione sui prezzi. Al netto di ciò, rileva l'Ocse, l'inflazione dovrebbe tornare all'obiettivo del 2% nella maggior parte dei Paesi G20 entro la fine del prossimo anno. Guardando all'Eurozona, dovrebbe attestarsi quest'anno al 2,6% e il prossimo al 2,2%. Dati che saranno esaminati con attenzione anche a Francoforte. Sul fronte del Pil, sempre secondo l'Ocse quello italiano crescerà dello 0,7% nel 2024 e dell'1,2% nel 2025 - stime invariate per il nostro Paese, rispetto a quelle pubblicate a novembre. Rallenta invece la crescita globale, col Pil mondiale a +2,9% quest'anno, in calo di due decimali rispetto all'anno scorso. Stabile e in rialzo di un decimale -allo 0,6%- nell'Eurozona, tasso di crescita che dovrebbe raddoppiare il prossimo anno. Ancora in affanno la Germania, il cui Pil dovrebbe crescere di appena tre decimali quest'anno, la metà rispetto alle precedenti stime. Per la Francia +0,6%.
2/2/2024
L'Europa salva in extremis la partita sull'Ucraina, nei supplementari del vertice di dicembre. Il summit straordinario convocato ieri quasi non fa in tempo ad iniziare che l'intesa è già pronta: via libera a 50 miliardi di aiuti Kiev in quattro anni, 33 in prestiti e 17 in sovvenzioni.
I primi fondi dovrebbero arrivare già a inizio marzo, per un'economia piegata da due anni di guerra. Una mossa che porta il presidente americano Biden a ringraziare in serata la presidente della Commissione Von Der Leyen - per una volta l'Europa fa da guida agli Stati Uniti, dove gli aiuti a Kiev sono ancora bloccati dall'opposizione repubblicana. "Oggi è un giorno molto speciale. Mandiamo un messaggio molto forte a Vladimir Putin", ha detto la Von Der Leyen chiudendo il summit, che si trasforma in una Caporetto per il premier ungherese Orban. Minacciato di vedersi privato del diritto di voto in Consiglio Europeo, pressato e marcato fino all'ultimo dai leader di Francia, Italia e Germania, alla fine cede senza combattere, in cambio di blandi rapporti e dibattiti annuali sul pacchetto di aiuti ucraini, e un'eventuale revisione tra due anni. Nulla di quanto aveva chiesto: anche la sua dichiarazione, in merito al denaro ungherese che non raggiungerà Kiev, lascia il tempo che trova. Più significativo -strategicamente- il suo annuncio serale sull'adesione al gruppo dei Conservatori europei, lo stesso di Fratelli d'Italia- dopo le elezioni di giugno. La fine del veto di Orban ha avuto effetti positivi su una delle priorità del Governo italiano: lo sblocco di quasi 10 miliardi aggiuntivi in fondi europei sull'immigrazione per la gestione delle frontiere e la cooperazione coi Paesi terzi.
1/2/2024
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha celebrato l'intesa europea sui 50 miliardi a Kiev, dicendosi grato ai leader comunitari. "È molto importante che la decisione sia stata presa da tutti e 27 i leader, il che dimostra ancora una volta la forte unità dell'Unione", ha affermato.
L'intesa sui fondi all'Ucraina è arrivata in tarda mattinata, dopo una notte di trattative informali e un ultimo -decisivo- incontro tra istituzioni europee e Viktor Orban, cui hanno partecipato anche i leader di Francia, Germania e Italia. "Siamo determinati a fare maggiori sforzi affinchè l'Ucraina riceva l'equipaggiamento militare necessario alla sua difesa", ha dichiarato il presidente europeo Michel chiudendo un summit più breve rispetto al previsto. "Un messaggio molto forte a Vladimir Putin", ha aggiunto la presidente della Commissione Von Der Leyen, mentre il cancelliere tedesco Scholz si è augurato che la mossa europea possa sbloccare i fondi congelati dagli Stati Uniti. In sintesi, l'intesa comunitaria sblocca 33 miliardi di prestiti e 17 in sovvenzioni per Kiev sull'arco di quattro anni. Le concessioni a Viktor Orban sono state abbastanza di facciata: un rapporto annuale della Commissione sull'implementazione del pacchetto di aiuti, un dibattito a livello di leader sullo stesso tema e -tra due anni- l'eventuale revisione del bilancio. Sfondate le linee rosse dell'autocrate ungherese, che ha lasciato Bruxelles cantando vittoria su una presunta concessione: i fondi ungheresi, ha rivendicato, non finiranno a Kiev. Orban più tardi ha annunciato anche l'ingresso -dopo le elezioni europee- nella famiglia politica dei Conservatori, la stessa di Fratelli d'Italia. La fine del veto di Orban ha avuto un effetto positivo anche su una delle priorità del Governo italiano, lo sblocco di quasi 10 miliardi aggiuntivi in fondi europei per la gestione delle frontiere e per la cooperazione con i Paesi terzi.
31/1/2024
Il dossier agricoltura agita l'Europa, con Bruxelles e i Governi nazionali mobilitati per garantire ulteriori eccezioni ad un settore che -va ricordato- riceve un terzo di fondi dell'intero bilancio comunitario, 386 miliardi in sette anni.
La Commissione presenterà -in concomitanza con il prossimo vertice europeo- una proposta per una nuova deroga alle norme rivolte agli agricoltori sulle quote minime di terreno da mantenere a riposo per avere accesso agli aiuti. Il tema potrebbe fare capolino anche al summit, che sarà già ampiamente dominato dal caso Ungheria. In quelle stesse ore il presidente francese Macron avrà un faccia a faccia con la presidente della Commissione Von Der Leyen a Bruxelles - proprio mentre le frizioni tra Francia ed Europa arrivano a intaccare i negoziati in corso sull'accordo commerciale con l'America Latina, il Mercosur. Dopo mesi di trattative, il trattato vede ora l'ostilità francese. "Vogliamo chiarezza sul Mercosur, chiediamo che il testo non sia firmato", ha detto Macron dalla Svezia. La Commissione risponde affermando che al momento le condizioni per raggiungere un'intesa non ci sono, ma i negoziati proseguono, smentendo le indiscrezioni transalpine su uno stop alle trattative. Nel suo intervento all'Assemblea Nazionale, il premier francese Attal ha evocato la necessità di ''avere un'eccezione agricola francese''. Si allargano intanto le proteste in Europa: gli agricoltori spagnoli hanno annunciato l'adesione al movimento di protesta continentale. In Belgio, gli agricoltori hanno bloccato sia le strade di accesso al porto di Zeebrugge, sia la città di Namur.
30/1/2024
Proseguono le proteste degli agricoltori in Europa, con gli agricoltori spagnoli che hanno annunciato l'adesione al movimento di protesta continentale.
In Belgio, gli agricoltori hanno bloccato sia le strade di accesso al porto di Zeebrugge, sia la città di Namur. In Francia, gli agricoltori che bloccano l'autostrada A6 hanno deciso di avvicinarsi alla capitale Parigi. Ma è a livello europeo che si sta sempre più giocando la partita: Bruxelles e i Governi nazionali sono mobilitati per garantire ulteriori eccezioni ad un settore che -va ricordato- riceve un terzo di fondi dell'intero bilancio comunitario, 386 miliardi in sette anni. La Commissione presenterà -in concomitanza con il prossimo vertice comunitario- una proposta per una nuova deroga alle norme rivolte agli agricoltori sulle quote minime di terreno da mantenere a riposo per avere accesso agli aiuti. Il tema potrebbe fare capolino anche al summit, che sarà già ampiamente dominato dal caso Ungheria. In quelle stesse ore il presidente francese Macron avrà un faccia a faccia con la presidente della Commissione Von Der Leyen a Bruxelles - proprio mentre le frizioni tra Francia ed Europa arrivano a intaccare i negoziati in corso sull'accordo commerciale di libero scambio con l'America Latina, il Mercosur. Dopo mesi di trattative, il trattato vede ora l'ostilità francese: "vogliamo chiarezza sul Mercosur, chiediamo che il testo non sia firmato", ha detto Macron dalla Svezia. La Commissione risponde affermando che al momento le condizioni per raggiungere un'intesa non ci sono, ma i negoziati proseguono, smentendo le indiscrezioni transalpine su uno stop alle trattative.
26/1/2024
Si estende a macchia d'olio in Francia la protesta degli agricoltori, che ormai tocca oltre 80 dipartimenti. Oggi rischia il blocco la capitale Parigi.
Monta la rivolta degli agricoltori in Francia, con le principali organizzazioni che minacciano di isolare oggi Parigi. Dopo la Germania, la collera dei coltivatori si espande Oltralpe, con l'annuncio di blocco della capitale da parte delle organizzazioni dell'Ile de France a partire dalle 14 fino a mezzanotte. Gli accessi al centro saranno sigillati: intere sezioni di autostrade saranno bloccate. Una protesta che potrebbe venire amplificata dalla partecipazione del sindacato CGT, uno dei maggiori del Paese. Alla base della protesta un pacchetto di 140 richieste, su cui spiccano il "no" agli accordi commerciali di libero scambio, la richiesta di aiuti urgenti per viticoltura e agricoltura biologica, ma soprattutto lo stop agli aumenti previsti per il diesel utilizzato in agricoltura, fin qui favorito da sgravi fiscali. Sullo sfondo, serpeggia il malcontento per le misure green europee: gli agricoltori francesi chiedono un alleggerimento normativo - in particolare delle leggi ambientali. Pur essendo un movimento corporativo, meno trasversale dei gilet gialli, la protesta degli agricoltori è sostenuta da 9 francesi su dieci, rivela un sondaggio di Le Figaro. Un battesimo del fuoco per il neopremier Attal, che proprio oggi annuncerà misure dedicate al mondo agricolo. Il problema, da tedesco o francese, è sempre più europeo: ieri la presidente della Commissione Von Der Leyen ha teso la mano alla categoria. "Dobbiamo superare questa polarizzazione con il dialogo. Meritate una giusta remunerazione per il vostro lavoro. Il nostro obiettivo è sostenervi e garantire la sicurezza alimentare dell'Europa", ha detto in un incontro con le organizzazioni agricole a Bruxelles.
25/1/2024
Torna ad agitare la politica francese la legge sull'immigrazione, votata a fine 2023 con il controverso appoggio dell'estrema destra di Marine Le Pen, senza il quale non avrebbe potuto passare l'esame parlamentare. La norma è stata largamente censurata dal Consiglio Costituzionale.
La legge, che tra le altre cose facilita l'espulsione degli stranieri e limita il loro accesso all'assistenza sociale, è stata bocciata soprattutto nei paragrafi più cari alla destra, quali proprio l'indurimento delle possibilità di ottenimento delle prestazioni sociali, dei ricongiungimenti famigliari o anche la controversa "cauzione di ritorno" per gli studenti stranieri, con il blocco di una somma di denaro al loro arrivo in Francia. Complessivamente, oltre un terzo degli articoli sono stati censurati - 32 sono stati giudicati privi di un sufficiente legame con il testo. Sotto la scure del Consiglio sono finite anche le quote migratorie fissate dal Parlamento. Il pronunciamento ha avuto un effetto paradossalmente positivo per la maggioranza del presidente Macron: come fatto notare dal Ministro dell'Interno Darmanin, il testo originale presentato dal Governo è stato accolto integralmente dai giudici, mentre ad essere stati bocciati sono stati sostanzialmente gli emendamenti di destra ed estrema destra. Esultano i Socialisti, la Sinistra chiede il ritiro della legge, mentre dall'estrema destra del Rassemblement National Jordan Bardella definisce morta la norma e chiede un referendum sull'immigrazione. Infine, il presidente de Les Republicains Ciotti parla di giudizio politico - la destra invoca una nuova legge in materia.
25/1/2024
Quasi nove miliardi di danni per il commercio estero italiano in soli tre mesi, a causa della crisi nel Mar Rosso. 95 milioni al giorno, calcola Confartigianato, che suddivide i costi, ripartendoli per due terzi nei mancati approvvigionamenti e per il restante terzo nell'impatto sull'export.
Secondo Confartigianato è la Lombardia la regione più colpita dalla crisi provocata dagli attacchi missilistici degli Houthi contro le navi mercantili, seguita da Emilia-Romagna e Veneto. Si rischiano "pesanti conseguenze sulla crescita economica italiana", avverte il presidente di Confartigianato Granelli. Il calcolo è stato fatto considerando l'impatto del calo di traffico di navi mercantili tra l'Oceano Indiano e il Mar Rosso sui flussi dell'interscambio commerciale dell'Italia con Asia, Oceania, Paesi del Golfo Persico e Sud-est dell'Africa. L'S&P Global's Composite Purchasing Managers Index ha calcolato più in generale che l'instabilità nei flussi commerciali nel Mar Rosso stanno avendo effetti pesanti nelle tre maggiori economie europee: pressioni inflazionistiche in Gran Bretagna e ritardi nelle consegne delle merci in Germania e Francia. Il Commissario Europeo agli Affari Economici Gentiloni rassicura sui costi legati ai combustibili: "al momento non ci sono reazioni immediate sui prezzi del petrolio, ma senza dubbio ciò che sta accadendo è una minaccia al commercio internazionale e nel medio periodo potrebbe avere influenza sui prezzi dell'energia e dell'inflazione", ha detto.
24/1/2024
E' iniziato stanotte il più lungo sciopero nella storia dei treni in Germania: sei giorni di stop dei macchinisti, fino a lunedì, per chiedere una riduzione dell'orario di lavoro settimanale a 35 ore, un aumento di stipendio da oltre 500 euro mensili e un bonus annuale per il recupero dell'inflazione.
Una manna per compagnie aeree, noleggi auto e autobus, che hanno visto schizzare alle stelle le richieste. Un dramma invece per i passeggeri, che vedranno pesantemente ridotti non solo i treni a lunga percorrenza, ma anche quelli regionali e quelli cittadini della SchnellBahn - si teme un 80% di cancellazioni. La Deutsche Bahn ha predisposto un piano di viaggio emergenziale, consultabile dai viaggiatori sui treni a lunga percorrenza. L'industria tedesca, dalla logistica alla chimica, passando per altre confederazioni, sottolinea l'enorme impatto che questo sciopero avrà sul trasporto merci: l'Istituto dell'Economia Tedesca stima un costo da 100 milioni al giorno. Piove sul bagnato, per il gigante economico europeo, che lo scorso anno è entrato in recessione, con una domanda interna fiacca, esportazioni meno brillanti e la fine dell'era energetica a basso costo. Gigante con un Governo tripartitico fragile e diviso, che annaspa sui conti dopo il buco di bilancio miliardario creato dalla recente sentenza della Corte Costituzionale e le forti tensioni interne, alimentate dalla protesta degli agricoltori, unite ai rischi politici, con l'ascesa dell'estrema destra nei sondaggi.
23/1/2024
Verso le elezioni americane. Si chiuderanno all'1 ora italiana le urne delle primarie repubblicane nel New Hampshire. La sfida è fra il favorito Donald Trump e la sfidante Nikki Haley.
Se il buongiorno si vede dal mattino, l'impresa impossibile di Nikki Haley, unica candidata repubblicana rimasta a sfidare Donald Trump, può ancora nutrire qualche speranza: i sei votanti delle primarie repubblicane nella minuscola cittadina di Dixville Notch, a poche miglia dal Maine, hanno tutti scelto lei. Pura curiosità statistica, per una sfida da Davide contro Golia: gli ultimi sondaggi danno Trump al 54%, contro il 36 di Haley - un vantaggio enorme, grazie anche al ritiro di De Santis, che ha appoggiato l'ex-presidente. Haley ha già fatto intendere che una sconfitta pesante, come quella che si prospetta nel New Hampshire, non la scoraggerebbe dal proseguire. La manager della sua campagna, in una lettera fatta circolare internamente, fornisce indicazioni più precise: almeno fino al 5 marzo, il giorno del Super Tuesday, la Haley -definita nella missiva "l'ultima speranza di riportare il Partito Repubblicano e il Paese in carreggiata"- resterà in pista, puntando molto sullo Stato natio del South Carolina, che voterà per le primarie repubblicane tra un mese. Negli ultimi giorni la candidata si è spesa in un tour de force del New Hampshire, accumulando eventi elettorali su eventi elettorali, mentre Trump è approdato solo ieri nello Stato, concedendosi appena un comizio. Attualmente il magnate sembra più interessato a focalizzarsi sui processi aperti e sui 91 capi di imputazione che pendono sulla sua testa, oltre che sulla sfida di novembre con Joe Biden, che dà ormai per scontata. Sempre che il New Hampshire non riservi sorprese.
23/1/2024
I tempi della diplomazia europea viaggiano sfasati rispetto a quelli delle crisi contingenti, portando come previsto l'orizzonte del varo della missione di difesa comunitaria nel Mar Rosso, utile a proteggere le navi commerciali dagli attacchi Houthi, alla metà del prossimo mese. Tutto come previsto.
"Abbiamo concordato in linea di principio l'avvio della missione comunitaria, ora dobbiamo lavorare per l'unanimità sul quando", ha detto l'Alto Rappresentante Europeo Borrell, non nascondendo che restano dettagli non solamente tecnico-militari, ma anche politici da definire. L'impulso italo-franco-tedesco, esplicitato ieri, non ha prodotto dunque ulteriori accelerazioni. Indiscrezioni parlano di una nave della Marina Militare italiana tra quelle che parteciperanno alla missione. Il vertice è stato movimentato dalla presenza del Ministro degli Esteri israeliano Katz e dall'omologo dell'ANP al-Maliki. Se quest'ultimo ha chiesto in ogni modo un cessate il fuoco a Gaza, Katz ha irritato diversi Ministri Europei, Borrell incluso, mostrando video con progetti infrastrutturali, tra cui un'isola al largo di Gaza per controllare l'ingresso delle merci nella Striscia. Katz ha platealmente evitato sia discussioni sulla soluzione due popoli due Stati, su cui è intervenuto il Ministro degli Esteri Tajani, sia il dossier sulla roadmap per la conferenza di pace cui sta lavorando Borrell, su cui hanno discusso i 27.
23/1/2024
L'Europa punta ad una missione difensiva nel Mar Rosso da varare il prossimo mese, intorno a metà febbraio.
Dopo il documento italo-franco-tedesco, presentato ieri mattina, per una missione congiunta, che utilizzi le strutture e le capacità esistenti della missione Agenor, il consenso intorno al tavolo dei 27 Ministri degli Esteri sembra essere stato sigillato da un'intesa di principio, sottolineata anche dall'Alto Rappresentante Borrell: indiscrezioni indicano che una nave della Marina Militare italiana potrebbe partecipare alla missione europea. La riunione ha vissuto momenti di tensione, quando il Ministro degli Esteri israeliano Katz ha rilanciato l'idea di costruire un'isola artificiale davanti a Gaza. Gelo dalla quasi totalità dei Ministri europei, che hanno ignorato la proposta. Il Ministro degli Esteri dell'Autorità Palestinese al-Maliki ha ribadito da parte sua che l'azione più importante che va intrapresa è un cessate il fuoco. Tajani ha specificato che la quasi totalità dei Ministri europei si è detta favorevole alla soluzione dei due popoli e due stati".
22/1/2024
L'Europa punta ad una missione difensiva nel Mar Rosso da varare il prossimo mese, intorno a metà febbraio.
Dopo il documento italo-franco-tedesco, presentato stamattina, per una missione congiunta, che utilizzi le strutture e le capacità esistenti della missione Agenor, il consenso intorno al tavolo dei 27 Ministri degli Esteri sembra essere cosa fatta con un'intesa di principio, sottolineata anche dall'Alto Rappresentante Borrell: indiscrezioni indicano che una nave della Marina Militare italiana potrebbe partecipare alla missione europea. La riunione ha vissuto momenti di tensione, quando il Ministro degli Esteri israeliano Katz ha rilanciato l'idea di costruire un'isola artificiale davanti a Gaza. Gelo dalla quasi totalità dei Ministri europei, che hanno ignorato la proposta. Il Ministro degli Esteri dell'Autorità Palestinese al-Maliki ha ribadito da parte sua che l'azione più importante che va intrapresa è un cessate il fuoco. Tajani ha specificato che la quasi totalità dei Ministri europei si è detta favorevole alla soluzione dei due popoli e due stati". Ancora una volta l'Ungheria fuori dal coro: Budapest non avrebbe preso posizione.
20/1/2024
La crescita arranca, aprendo scenari di manovre correttive fin qui esorcizzati dal Governo, ma sempre più plausibili, dopo gli ultimi dati di Bankitalia, che nel bollettino economico prevede per quest'anno un Pil a +0,6%.
La metà di quanto immaginato dal Governo all'atto di scrittura della manovra, tre decimali sotto le ultime stime della Commissione Europea. Quest'anno "l'attività economica si dovrebbe rafforzare gradualmente", scrive l'istituto di via Nazionale, che fotografa una produzione industriale tornata a calare nel quarto trimestre 2023, a causa dell'indebolimento della domanda e dei costi ancora elevati dell'energia - la crescita alla fine dello scorso anno è stata praticamente nulla. Numeri plumbei per il Governo, sottoposto ad una crescente pressione europea, dopo l'intesa sul nuovo patto di stabilità. Il vicepresidente della Commissione Dombrovskis da Davos non lesina critiche: dopo aver ricordato che Bruxelles si aspetta passi in avanti sulla ratifica del MES, ha affermato che il nostro bilancio non appare in linea con le raccomandazioni, per cui Roma dovrà rimettere sulla giusta traiettoria i conti. Questa primavera -ricorda Bruxelles- partiranno le procedure per deficit eccessivo. L'Italia "dovrebbe a tenersi pronta ad adottare le misure necessarie per garantire che la politica di bilancio sia in linea con le raccomandazioni comunitarie", concorda l'Ufficio Parlamentare di Bilancio, che sottolinea come il Superbonus abbia mandato fuori linea la spesa primaria netta.
19/1/2024
E' un'economia stagnante, che crescerà quest'anno appena di sei decimali, quella che fotografa la Banca d'Italia nel suo ultimo bollettino economico.
Sei decimali sono esattamente la metà della stima fatta lo scorso autunno dal Governo - numeri sui quali è stata redatta la manovra. Ed è un numero persino più basso rispetto alle ultime previsioni della Commissione Europea, che sul 2024 preventivavano un +0,9%. Quest'anno "l'attività economica si rafforzerebbe gradualmente", scrive l'istituto di via Nazionale, che parla di crescita stentata della nostra economia, fotografando una produzione industriale tornata a calare nel quarto trimestre 2023, a causa dell'indebolimento della domanda e dei costi ancora elevati dell energia - la crescita alla fine dello scorso anno è stata praticamente nulla. Numeri plumbei per il Governo, che si trova a dover fare i conti nei prossimi mesi con una manovra correttiva sempre esorcizzata ma ormai inevitabile: su questo si fa sentire la pressione europea, con il vicepresidente della Commissione Dombrovskis che da Davos non lesina critiche: dopo aver ricordato che Bruxelles si aspetta passi in avanti sulla ratifica del MES, ha affermato che il nostro bilancio non appare in linea con le raccomandazioni, per cui Roma dovrà rimettere in linea i conti. L'Italia "dovrebbe a tenersi pronta ad adottare le misure necessarie per garantire che la politica di bilancio sia in linea con le raccomandazioni europee", concorda l'Ufficio Parlamentare di Bilancio, che sottolinea come il Superbonus abbia mandato fuori linea la spesa primaria netta.
19/1/2024
E' un giudizio severo quello che il vicepresidente della Commissione Europea Dombrovskis lancia sull'Italia da Davos: "poco tempo fa è stata fatta una valutazione da parte della Commissione" sui piani di bilancio 2024 dei Paesi membri, "anche sul budget italiano che non sembra essere in linea con le raccomandazioni del Consiglio Europeo. Abbiamo chiesto all'Italia di intraprendere deviazioni e di rimettere in linea" i conti pubblici "con le nostre raccomandazioni".
Così Dombrovskis, parlando a SkyTg24, dove ha colto l'occasione per lanciare un altro segnale a Roma, peraltro ampiamente condiviso dall'Eurogruppo: "le discussioni" sulla ratifica della riforma del Mes "continuano con l'Italia. Ovviamente spetta al Parlamento decidere quali sono i prossimi passi in avanti" da compiere, "speriamo di poterli vedere quanto prima". Dombrovskis ha rimarcato l'intenzione di lanciare questa primavera delle procedure per deficit eccessivo, avvertendo infine sul rischio di minaccia imperialistica da parte della Russia, che potrebbe mettere in pericolo l'Europa. Sempre a Davos la presidente BCE Lagarde ha insistito sulla necessità di avere un forte mercato unico, mentre sull'andamento dell'economia ha aggiunto che verso la fine del 2023 "abbiamo visto l'inizio del periodo di normalizzazione dell'economia, che però andrà verso qualcosa che non è la normalità". Da parte sua il Ministro delle Finanze tedesco Lindner ha difeso le politiche economiche del Governo a Berlino: "voi credete che la Germania sia il grande malato d'Europa, ma non è così, ora "con le riforme strutturali, riprenderemo la strada della crescita".
17/1/2024
E' stata un'altra giornata di attacchi americani contro obiettivi Houthi nel Mar Rosso, cui ha fatto da contraltare la risposta militare dei ribelli yemeniti, che hanno colpito un mercantile greco nell'area. Risposta rivendicata a stretto giro di posta dagli stessi Houthi.
Il risultato è quello di una situazione sempre più precaria nel Mar Rosso, con il colosso petrolifero britannico Shell che annuncia la sospensione a tempo indeterminato di tutte le spedizioni. Troppo pericoloso proseguire su rotte insicure - le conseguenze economiche di questo collo di bottiglia aprono così scenari problematici per l'economia e i commerci. A sostegno della coalizione angloamericana, che con i Navy Seals ieri ha intercettato un'imbarcazione nei pressi della costa somala, con a bordo missili e componenti di fabbricazione iraniana, quasi certamente diretti a rifornire le scorte militari degli Houthi, potrebbe arrivare tra cinque giorni l'annuncio del varo della missione europea. I contorni sono ancora da definire, ma secondo fonti diplomatiche l'Europa -il Continente peraltro più penalizzato dalla crisi commerciale- starebbe finalmente raggiungendo un ampio consenso per garantire la navigazione nel Mar Rosso. Francia e Italia spingerebbero per allargare l'eventuale missione a Paesi non europei. La palla è nelle mani del Comitato Militare europeo e dei Ministri degli Esteri. Infine preoccupano i bombardamenti iraniani in Iraq e in Siria, contro presunti gruppi terroristici. Almeno cinque i civili uccisi in Iraq, con Baghdad che condanna l'azione e richiama l'ambasciatore a Teheran.
16/1/2024
Il mercantile greco colpito nel Mar Rosso, attacco rivendicato nelle ore successive dai ribelli Houthi, fa salire di livello i rischi nell'area, portando il colosso petrolifero britannico Shell a sospendere tutte le spedizioni a tempo indeterminato.
La decisione della Shell si inquadra in un contesto più ampio, frutto dell'instabilità venutasi a creare anche dopo gli attacchi della coalizione angloamericana nello Yemen. Nelle ultime ore Washington ha condotto sia un attacco contro un bersaglio definito come "dinamico", sia contro quattro postazioni di missili balistici, pronti ad essere lanciati contro le navi in transito. I Navy Seals americani, supportati da aerei, elicotteri e droni, hanno abbordato un'imbarcazione nei pressi della costa somala, sequestrando missili e componenti di fabbricazione iraniana, quasi certamente destinati alle milizie Houthi. Fonti diplomatiche fanno sapere che tra i 27 Paesi membri europei sembra esserci "un ampio consenso" sulla necessità di agire "in modo rapido e pragmatico" per garantire la navigazione nel Mar Rosso e contrastare gli Houthi, creando una missione comunitaria. Italia e Francia spingono, affinchè la missione sia aperta anche a Paesi non europei - così hanno convenuto i Ministri della Difesa di Roma e Parigi, Crosetto e Lecornu. Il 22 gennaio data da cerchiare in rosso, con il vertice dei Ministri degli Esteri comunitari. Ad aggravare una situazione già tesa, i bombardamenti iraniani in Iraq e in Siria, contro presunti gruppi terroristici. Almeno cinque i civili uccisi in Iraq, con Baghdad che condanna l'azione e richiama l'ambasciatore a Teheran.
16/1/2024
Parte il conto alla rovescia per definire il testo definitivo del nuovo patto di stabilità, dopo l'intesa tra i Ministri economici lo scorso mese.
La prima tappa domani all'Europarlamento, con la posizione ufficiale della plenaria di Strasburgo, che inaugurerà i negoziati tra Paesi ed eurodeputati, con l'ottica di chiudere in primavera il testo, in anticipo sulle elezioni europee. Ritardi non sono auspicati: sul nuovo Patto di stabilità "posporre l'implementazione per un altro anno", con l'applicazione ai piani di bilancio per il 2026 "non è l'opzione più desiderabile", ha dichiarato il vicepresidente della Commissione Dombrovskis, chiudendo l'Ecofin. Questo, tenuto conto che già entro metà aprile i Governi dovranno definire le strategie di bilancio a medio termine. Dombrovskis ha anticipato che -in vista della finalizzazione del lavoro legislativo- Bruxelles presenterà il prossimo mese ai Paesi membri una serie di opzioni. Anche la presidenza di turno belga ha auspicato un negoziato rapido, pur tenendo conto delle inevitabili divergenze di partenza. Sulla situazione economica generale, Dombrovskis ha affermato che "le prospettive sono ancora soggette a numerosi rischi di ridimensionamento, il che rende ancora più importante per gli Stati membri mantenere l'attuazione dei piani di ripresa e resilienza, attuando riforme e investimenti pertinenti e cruciali per la nostra competitività". All'Ecofin si è parlato anche di Ucraina.
15/1/2024
Quinto punto dell'agenda: lo stato delle ratifiche del Meccanismo Europeo di Stabilità riformato.
Si va verso un pomeriggio di fuoco a Bruxelles per il Ministro dell'Economia Giorgetti, che dovrà spiegare ai colleghi europei perchè l'Italia abbia clamorosamente bocciato il mese scorso la ratifica del MES, un'eventualità considerata possibile in Europa, dopo l'approvazione del nuovo patto di stabilità - il tutto in quella logica di pacchetto più volte richiamata dalla stessa premier Meloni e poi smentita alla prova dei fatti. Compito ingrato per Giorgetti, che pure ha fatto trapelare che lui il Mes l'avrebbe approvato - ma tant'è, ora occorre risolvere un vero rompicapo. Il piano B, andare avanti a 19 senza l'Italia, potrebbe essere anche fattibile, ma estremamente tortuoso e complicato, in una zona Euro così interconnessa. Oltre che sperare che la sbandierata solidità delle banche nell'Eurozona si confermi tale, evitando di dover ricorrere ad un paracadute che al momento non c'è, occorre soprattutto capire se esistano margini per tracciare un piano d'azione, considerato che tra cinque mesi ci saranno le elezioni europee e l'intero dossier rischia di finire nel congelatore. Altro tema oggi sul tavolo dei Ministri della zona Euro le prospettive dell'economia continentale, alla luce delle tensioni internazionali e delle difficoltà europee in termini di competitività. Dossier quest'ultimo affrontato nell'incontro venerdì tra la Commissione e l'ex-presidente Bce Draghi, secondo cui l'economia europea si è indebolita e necessita di una road map per affrontare e superare le nuove le sfide.
9/1/2024
Nuove pressioni da Bruxelles per la ratifica italiana del Mes, dopo la bocciatura parlamentare di fine anno: "la prima opzione resta che Roma ratifichi la riforma del Meccanismo Europeo di Stabilità, questo è lo scenario maggiormente preferibile", ha insistito il Ministro delle Finanze belga van Peteghem, che da questo mese ha assunto la presidenza semestrale dell'Unione.
Van Peteghem ha chiuso la porta ad ogni speculazione su possibili riaperture della riforma, sulle quali punta il Governo italiano: "ho ascoltato le parole della premier Meloni sulla riapertura del dibattito sul backstop del Mes, mi sembra difficile che accada", ha detto, aggiungendo che in assenza di un paracadute Mes per le crisi bancarie, proprio a causa della mancata ratifica italiana, è importante andare avanti sulla riforma per la gestione delle crisi bancarie e l'assicurazione dei depositi. Intanto arrivano buone notizie sul fronte economico: migliora l'indice di fiducia nell'Eurozona. A dicembre l'indicatore del sentiment è salito di 2,4 punti rispetto al mese precedente, secondo i dati diffusi dalla Commissione. In Italia il maggiore rialzo, con un incremento della fiducia soprattutto tra consumatori e manager nel commercio al dettaglio, nei servizi e nell'edilizia.
8/1/2024
Gli agricoltori tedeschi bloccano il Paese. La politica si interroga sul rischio di infiltrazioni estremiste nel movimento.
L'attesa protesta dei trattori, che ha visto sfilare i mezzi meccanici in numerose città e nelle autostrade tedesche, fin sotto la Porta di Brandeburgo, si è svolta in un clima per lo più pacifico e con pochi incidenti, nonostante il paventato rischio di blocco del Paese. Le più importanti ripercussioni si sono verificate sulle maggiori arterie autostradali in diversi Laender del Paese. Problemi anche nelle città: centro bloccato ad Amburgo e Brema, oltre 5000 trattori hanno invaso Monaco di Baviera, non è stato esentato neppure il centro di Berlino, con oltre 500 trattori nel luogo-simbolo della divisione Est-Ovest. Gli agricoltori protestano contro il ritiro di parte delle sovvenzioni al settore da parte del Governo, in seguito alla recente sentenza della Corte Costituzionale che ha aperto una voragine di bilancio nei conti pubblici. Il timore è che queste proteste vengano sfruttate dall'estrema destra per fomentare violenze. Il Ministro dell'Economia Habeck, vittima egli stesso giovedì di una clamorosa protesta degli agricoltori, che gli ha impedito di sbarcare dal traghetto che lo riportava a casa dopo le vacanze di Natale, ha diffuso un video nel quale ha messo esplicitamente in guardia dal rischio di tendenze autoritarie e di rovesciamento dell'ordine democratico. "Non dobbiamo essere ciechi di fronte a questi pericoli", ha ammonito Habeck, tracciando inquietanti parallelismi con la Repubblica di Weimar.
6/1/2024
Chiudere a inizio febbraio la revisione del bilancio pluriennale europeo, inclusi i nuovi fondi per l'Ucraina, e presentare entro giugno la roadmap per le riforme comunitarie. Il via libera ufficiale ieri del semestre di presidenza belga ha messo nero su bianco le priorità immediate, nell'anno delle elezioni europee, e nel giorno dell'addio, a Parigi, ad uno dei padri fondatori dell'Europa - Jacques Delors.
"La Commissione si presenterà al Consiglio Europeo straordinario di febbraio con soluzioni operative per garantire che si possa raggiungere un accordo sullo strumento per l'Ucraina: il Belgio avrà il compito di trasformare l'intesa politica il più rapidamente possibile", ha detto la presidente della Commissione von der Leyen, che ha annunciato la presentazione di una tabella di marcia sulle riforme politiche necessarie, in vista dei prossimi allargamenti. Il capo dell'esecutivo comunitario ha aggiunto che sarà presentata anche una comunicazione sugli obiettivi climatici del 2040, e si è detta certa che i rapporti Letta -sul mercato unico- e Draghi -sulla competitività- attesi quest'anno, forniranno ispirazione per nuove iniziative volte a rafforzare la competitività europea a lungo termine. Coincidenza ha voluto che l'avvio della presidenza belga sia avvenuta nel giorno dell'addio solenne -ieri nella magnifica cornice parigina de Les Invalides- dell'architetto della costruzione europea, Jacques Delors. Delors "ha riconciliato veramente la Francia con l'Europa" e "l'Europa con il suo futuro", ha detto il presidente francese Macron.
5/1/2024
Il Medio Oriente resta una zona ad alta tensione, con Iran e Libano le nuove aree calde: il presidente iraniano Raisi ha promesso che Teheran sceglierà "il luogo e il tempo" della vendetta per il doppio attentato di Kerman, nel quale hanno perso la vita 89 persone.
L'Isis ha rivendicato l'attacco, ma nella capitale iraniana serpeggiano i sospetti su una possibile mano israeliana o statunitense. Ad essere ben più specifica nelle minacce è stata Hezbollah, con il leader Nasrallah che ha annunciato che le sue milizie non rimarranno in silenzio dopo l'attacco israeliano nella periferia di Beirut, dove è rimasto ucciso il numero 2 di Hamas, al-Arouri. Nasrallah ha definito una risposta all'attacco come inevitabile, e ha lasciato intendere che il sud del Libano sarà -dopo Gaza- il prossimo terreno di battaglia. Sul campo, l'esercito israeliano afferma di aver colpito un centinaio di obiettivi militari, mentre il Ministero della Sanità di Hamas stima in oltre 22mila600 le vittime dall'inizio del conflitto - 162 nelle ultime 24 ore. Tel Aviv risponde che oltre un terzo di queste sarebbero terroristi. E se le operazioni militari si concentrano in queste ore soprattutto su Khan Yunis e sul vicino campo profughi di el-Bureij, la diplomazia non resta immobile: sia il segretario di Stato americano Blinken, sia l'Alto Rappresentante Europeo Borrell sono partiti per il Medio Oriente. Il primo, dopo una tappa in Turchia, si recherà in Cisgiordania e proseguirà con un tour dei Paesi arabi, mentre Borrell ha scelto il Libano come approdo. Obiettivo comune: evitare che la polveriera mediorientale deflagri.
22/12/2023
Non è un Natale facile per il presidente francese Macron, la cui immagine politica ha subito un duro colpo negli ultimi giorni, dopo il passaggio della legge sull'immigrazione grazie ai voti dell'estrema destra.
Stavolta Macron è finito sotto il fuoco di fila delle critiche per aver difeso l'attore Depardieu, da giorni al centro dell'ennesimo scandalo, per i suoi commenti volgari e sessisti certificati da un documentario televisivo. La classica goccia che ha fatto traboccare il vaso per l'attore francese, in passato già denunciato da diverse colleghe -ben 14- per abusi sessuali. Andando contro l'opinione pubblica Macron, in un'intervista a France 5, ha difeso Depardieu, schierandosi a favore della "presunzione di innocenza". "Un attore immenso" che "ha reso fiera la Francia", lo ha definito, affermando di esserne un "grande ammiratore". E ha denunciato un clima da caccia all'uomo. Posizioni diametralmente opposte a quelle della Ministra della Cultura Abdul Malak, che aveva annunciato una procedura disciplinare, per una eventuale revoca della Legione d'Onore a Depardieu. Posizioni che hanno attirato su Macron la collera delle associazioni femministe e del suo predecessore Hollande: "Depardieu non ci ha reso fieri", lo ha bacchettato. Per Macron piove sul bagnato, con il Governo già in subbuglio e un'altra Ministra, quella dell'Insegnamento Superiore Retailleau, che ha presentato le sue dimissioni - poi respinte, a causa della nuova legge sull'immigrazione. Il Governo Borne traballa, con l'estrema destra di Le Pen che chiede che il testo non venga modificato, e la sinistra sulle barricate affinchè la legge venga disapplicata. Nel mezzo, il rischio di incostituzionalità per alcune delle misure previste.
21/12/2023
Un patto più realistico, che entrerà in vigore presumibilmente la prossima primavera dopo i negoziati con l'Europarlamento: la riforma concordata ieri dai Ministri europei dell'Economia riscrive le regole sui conti pubblici, mantenendo i paletti del 3% per il deficit e del 60% per il debito, ma varia le modalità di rientro nei parametri.
Gli Stati avranno quattro anni per aggiustare i conti, estendibili a sette in caso di investimenti e riforme. Paesi ad alto debito come l'Italia dovranno ridurlo dell'1% annuo, per il deficit bisognerà puntare al punto e mezzo di Pil, e in caso di sforamento occorrerà tagliare di mezzo punto - tenendo conto della spesa per interessi. Tutti i Ministri delle Finanze hanno salutato soddisfatti l'intesa, che ha richiesto appena un paio d'ore: il tedesco Lindner parla di regole più realistiche ed efficaci, mentre il francese Le Maire, coautore con Lindner del pre-accordo parigino che ha spianato la strada, ha sottolineato l'importanza di investimenti e riforme nel nuovo patto. L'Italia si è accodata all'asse franco-tedesco e non ha posto veti: il Ministro dell'Economia Giorgetti saluta un "compromesso più realistico rispetto alle regole attuali e un accordo sostenibile", e il titolare della Difesa Crosetto sottolinea: le spese militari non saranno vincolate al nuovo patto.
21/12/2023
Sono state sufficienti due ore ai Ministri delle Finanze europei per chiudere l'intesa sul patto di stabilità riformato, che salpa verso negoziati express con l'Europarlamento, per una probabile entrata in vigore ad aprile. L'intesa franco-tedesca di martedì ha fatto da battistrada: così anche i Paesi più titubanti, come l'Italia, hanno dato il via libera.
"L'accordo sulle nuove regole fiscali darà certezza ai mercati finanziari e rafforzerà la fiducia nelle economie europee", ha dichiarato la Ministra dell'Economia spagnola Calvino, che ha gestito il negoziato. "Le nuove regole sono più realistiche ed efficaci allo stesso tempo. Combinano cifre chiare, con incentivi per investimenti e riforme strutturali", ha fatto sapere il tedesco Lindner. Il suo collega francese Le Maire parla di "intesa storica, in grado di garantire stabilità finanziaria e di riconoscere l'importanza di investimenti e riforme strutturali". Per il Commissario agli Affari Economici Gentiloni vengono preservati gli elementi base proposti da Bruxelles: "una maggiore pianificazione fiscale a medio termine, una maggiore responsabilità dei Paesi sui piani di bilancio all'interno di un quadro condiviso, e un aggiustamento fiscale più graduale". Per l'Italia, maggiore flessibilità nella riduzione di debito e deficit su un arco temporale che può arrivare a sette anni: la premier Meloni, che fino a pochi giorni fa non escludeva il veto, guarda al bicchiere mezzo pieno e parla di "compromesso di buonsenso e di patto migliorativo rispetto alle condizioni del passato".
20/12/2023
Sono bastate due ore ai Ministri delle Finanze europei per chiudere l'intesa sul patto di stabilità riformato, che salpa verso negoziati express con l'Europarlamento, per una probabile entrata in vigore la prossima primavera.
L'intesa franco-tedesca di ieri ha fatto da battistrada: così anche i Paesi più titubanti, come l'Italia, hanno dato il via libera. "L'accordo sulle nuove regole fiscali darà certezza ai mercati finanziari e rafforzerà la fiducia nelle economie europee", ha dichiarato la Ministra dell'Economia spagnola Calvino, che ha gestito il negoziato. "Le nuove regole sono più realistiche ed efficaci allo stesso tempo. Combinano cifre chiare, con incentivi per investimenti e riforme strutturali. La politica di stabilità è stata rafforzata", ha fatto sapere il tedesco Lindner. Il suo collega francese Le Maire parla di "intesa storica, in grado di garantire stabilità finanziaria e di riconoscere l'importanza di investimenti e riforme strutturali". Le nuove regole del patto mantengono obiettivi di riduzione graduale del deficit e del debito per i Paesi, ma offrono maggiore flessibilità rispetto a quelle precedenti. Se il vecchio patto imponeva un taglio annuo del debito italiano pari ad un ventesimo sul debito in eccesso, il nuovo si accontenta dell'1% complessivo. Anche per questo il Ministro dell'Economia Giorgetti vede il bicchiere mezzo pieno: "un compromesso più realistico rispetto alle regole attuali, l'Italia ottiene un accordo sostenibile, volto sia ad una realistica e graduale riduzione del debito, sia agli investimenti".
20/12/2023
I Ministri dell'Economia europei hanno raggiunto poco fa l'intesa sul nuovo Patto di stabilità riformato. Nuove regole "realistiche, equilibrate, adatte alle sfide presenti e future", scrive la presidenza di turno dell'Ue, detenuta dalla Spagna.
Dopo l'intesa di questa mattina sul patto sui migranti, è un altro patto stavolta ad ottenere il via libera - nel suo caso però siamo ancora all'intesa tra Paesi membri, cui dovrà seguire un rapido negoziato con l'Europarlamento. I 27 Ministri delle Finanze comunitari hanno dato l'OK dopo un paio d'ore di negoziato in videoconferenza: una preintesa era sul tavolo, grazie alla fumata bianca al vertice di ieri sera tra il Ministro delle Finanze francese Le Maire e l'omologo tedesco Lindner. Nelle ore che precedevano l'Ecofin restavano ancora da definire la velocità di convergenza verso l'1,5% di deficit -una correzione annua potrebbe essere fra due e tre decimali- e il tetto massimo di deviazione annuale e pluriennale rispetto agli obiettivi di bilancio fissati dal Patto. Non è in discussione invece la correzione dell'1% del debito per i Paesi che -come l'Italia- hanno un debito superiore al 90% del Pil. Poco prima della notizia dell'intesa era giunta anche la notizia del via libera italiano, con Roma che aveva dato il suo OK al testo di compromesso sul tavolo, evitando un tecnicamente possibile -ma politicamente- suicida veto, soprattutto alla luce dell'intesa franco-tedesca, che aveva lasciato il Governo Meloni col cerino in mano.
20/12/2023
"Abbiamo la possibilità di un accordo sulle nuove regole del patto di stabilità oggi". A dirlo ieri sera fonti europee, in vista dell'Ecofin in videoconferenza che si apre questo pomeriggio alle 16. Molto fiduciosi anche i Ministri delle Finanze di Francia e Germania, incontratisi ieri sera a Parigi. "Avremo un accordo al 100% tra Parigi e Berlino", ha garantito il francese Le Maire.
Alla fine la quadratura del cerchio in Europa, se arriverà, sarà ancora una volta il prodotto di un'intesa franco-tedesca. Da leggere in questa chiave l'incontro di ieri sera a Parigi tra il Ministro dell'Economia francese Le Maire e l'omologo tedesco Lindner, in previsione della videoconferenza pomeridiana dei Ministri delle Finanze Ecofin, chiamati a definire l'attesa riforma del patto di stabilità, prima che l'Europarlamento chiuda i battenti di legislatura e si rischi di restare un intero anno con il ritorno alle vecchie -e mai davvero integralmente applicate- regole. "Siamo partiti da posizioni molto distanti, che si sono avvicinate con il tempo, l'obiettivo è arrivare al 100% di intesa", ha detto Lindner prima dell'incontro, svelando di aver avuto una conversazione ieri anche con l'omologo italiano Giorgetti. I due Ministri si sono detti certi che una soluzione sugli ultimi punti aperti si troverà. L'ultimo miglio da percorrere, secondo Le Maire e Lindner, è rappresentato da alcuni numeri di aggiustamento e dal braccio preventivo del patto. La questione filosofica di fondo a dividere le due capitali fin qui è stata: come sostenere gli investimenti, quando deficit e debito superano i parametri e impongono riduzioni strutturali? L'Italia negli ultimi giorni ha ventilato, senza crederci troppo, l'ipotesi di un veto, mettendo sul tavolo le perplessità sull'impronta maggiormente rigorista che la Germania ha inserito, rispetto alla proposta originaria della Commissione. Roma si accoda a Parigi nella richiesta di una maggiore flessibilità rispetto al fronte dei Paesi frugali, capitanati dalla Germania.
18/12/2023
Si apre una settimana decisiva per le sorti della riforma del patto di stabilità. Concepito dalla presidenza di turno spagnola come la riunione finale per chiudere il cerchio su un'intesa approvata -a detta di diversi Ministri- per oltre il 90% a livello tecnico, il vertice in videoconferenza Ecofin di dopodomani è finito nel mirino di diversi esponenti di Governo italiani.
L'Italia starebbe cercando soprattutto una sponda francese per arrivare ad un rinvio di tre - massimo sei mesi della chiusura del negoziato. Ipotesi a dir la verità assai poco praticabile per una questione di tempistiche, considerato che la bozza del patto dovrà essere negoziata con un Europarlamento che scade in primavera: tra elezioni e insediamento dei nuovi deputati si rischia di avere un testo definitivo pronto a fine 2024, facendo passare un intero anno con le regole del vecchio Patto, nuovamente operativo da gennaio. Le minacce italiane appaiono quindi più mirate a smussare le ultime resistenze tedesche e dei Paesi frugali sui pochi punti ancora aperti, quali le deroghe temporanee sugli interessi del debito nella procedura per deficit eccessivo. Questo, al fine di raddrizzare un'impostazione rigorista che è andata via via imponendosi, rispetto alla proposta originaria della Commissione, in particolare sui parametri di rientro da deficit e debito. Per l'Italia, insomma, il cui ritardo sull'approvazione del Mes resta sempre poco gradito in Europa, questa levata di scudi potrebbe rivelarsi troppo poco. E troppo tardi.
17/12/2023
In Serbia si vota oggi per le elezioni anticipate, un voto che vede ampiamente favorito il partito del presidente uscente Vucic, rispetto a una opposizione ancora divisa e frammentata. Un appuntamento che Vucic ha presentato come una sorta di referendum. Restando nell'area balcanica, non tornerà alla normalità a Natale la libera circolazione tra Italia e Slovenia.
Altri trenta giorni di sospensione dello spazio Schengen tra Italia e Slovenia a partire dal 20 dicembre. La libera circolazione in Europa resta in sofferenza - dopo i migranti è ora l'innalzamento del rischio derivante da possibili infiltrazioni terroristiche a motivare la decisione del Ministro dell'Interno Piantedosi. Allerta che coincide con le festività di fine anno, in un'Europa preoccupata per il rischio attentati. "Il persistere della minaccia di azioni terroristiche, alimentata dall'intensificarsi dei focolai di crisi ai confini dell'Europa, con particolare riferimento all'attacco condotto nei confronti di Israele e la successiva operazione militare a Gaza, continua a essere oggetto di particolare preoccupazione per quanto riguarda il rischio di azioni violente all'interno dell'Unione, anche tenuto conto dell'approssimarsi delle festività natalizie e di fine anno" ha scritto Piantedosi in una missiva inviata a Bruxelles, come prassi vuole quando si notificano deroghe alle regole comunitarie. Piantedosi ha citato in particolare l'ultima riunione del Comitato di analisi strategica anti-terrorismo di tre giorni fa, che ha confermato la necessità di mantenere il rafforzamento delle misure di prevenzione e controllo in atto sia sul territorio nazionale sia ai confini, come quello terrestre con Lubiana, dove transitano i maggiori flussi migratori provenienti dalla rotta balcanica. L'obiettivo, conclude Roma, resta comunque quello di un rapido ritorno alla piena applicazione del regime di libera circolazione.
16/12/2023
Obiettivo: chiudere la riforma del patto di stabilità mercoledì e raggiungere l'intesa sulla revisione del bilancio pluriennale dell'Unione entro inizio anno, sbloccando così i 50 miliardi di finanziamenti per l'Ucraina, le cui casse languono, in questo nuovo inverno di guerra.
L'Europa che esce dalla due giorni di summit ha mostrato il coraggio delle scelte difficili nei momenti che contano, superando il veto di Viktor Orban in maniera creativa e avviando i negoziati di adesione con Ucraina e Moldavia. Risultato per nulla scontato due giorni fa, che rafforza la posizione del Continente a livello internazionale. Resta però del lavoro da fare: tutti i leader europei hanno professato ottimismo su un'intesa tra fine gennaio e febbraio, in merito al pacchetto di prestiti e sovvenzioni per Kiev, tuttora bloccato dal veto ungherese, che include anche una ventina di miliardi freschi per le politiche comunitarie, quali immigrazione e competitività. Orban ieri ha lanciato messaggi chiari: vuole gli altri 20 miliardi di euro ancora bloccati per le sue violazioni dello stato di diritto. I 26 leader dovranno decidere se cedere al ricatto, d'intesa con la Commissione, proiettando però un'immagine di debolezza, o forzare la mano, isolando Orban e riportandolo a più miti consigli. Nell'immediato però c'è una riforma del patto di stabilità da chiudere mercoledì in sede Ecofin, sulla quale il presidente francese Macron lascia intendere che ce la si farà, e che interlocuzioni con Berlino e Roma sono in corso. Unico grande flop: l'assenza di una posizione comune su Gaza. Qui l'Europa rivela una volta di più le sue fragilità in politica estera.
15/12/2023
L'Europa centra l'obiettivo di avviare i negoziati di adesione con l'Ucraina, pianifica le prossime mosse su come sbloccare lo stallo sulla revisione del bilancio pluriennale, ma fallisce l'obiettivo di una posizione comune su Gaza. La due giorni di summit centra obiettivi storici, ma rinviando o accantona alcuni problemi, il che mostra i limiti di un'Unione che avanza solo in presenza di crisi esistenziali.
"Tutti gli Stati membri sanno quali sono le regole: se ci sono passi avanti, arrivano i pagamenti. Per quanto riguarda l'Ungheria abbiamo il Pnrr, il meccanismo di condizionalità e i fondi di coesione. In quest'ultimo caso ci sono stati passi avanti e i finanziamenti sono stati sbloccati". Così la presidente della Commissione Von Der Leyen ha messo le mani avanti, di fronte al prevedibile ricatto che eserciterà il premier ungherese Orban tra un mese, in merito al suo assenso sullo sblocco di 50 miliardi per l'Ucraina e di un'altra ventina in fondi freschi per il bilancio comunitario. Sia lei, sia il presidente europeo Michel, che il cancelliere tedesco Scholz si sono detti fiduciosi, lasciando intravedere che una soluzione -magari creativa- si troverà, in caso di mantenimento del veto ungherese. Flop invece su Gaza: la distanza delle posizioni tra chi spinge per il cessate il fuoco e altri Paesi su posizioni più filoisraeliane riduce le conclusioni ad una sola riga, rivelando tutta la debolezza europea. Infine, il presidente francese Macron ha professato ottimismo sulla chiusura -mercoledì- della riforma del patto di stabilità: "sono in corso discussioni con Germania e Italia per migliorare quanto delineato finora", ha detto.
15/12/2023
Si avvia alla conclusione il Consiglio Europeo. Presa la storica decisione ieri di avviare i negoziati di adesione con Ucraina e Moldavia, e incassato in cambio il veto ungherese nella notte sulla revisione del bilancio pluriennale europeo - che include anche 50 miliardi di prestiti e sovvenzioni a Kiev, i 27 guardano avanti, coscienti che di più al momento non si poteva fare, se non rinviare a fine gennaio la chiusura dei negoziati sul budget, che includono anche fondi su immigrazione e competitività europea.
Stamattina il premier ungherese Orban è tornato a battere cassa, per nascondere l'umiliazione politica subita ieri, chiedendo lo sblocco dei 20 miliardi ancora congelati per la violazione dello stato di diritto a Budapest. Oggi la discussione è virata sulla crisi in Medio Oriente, con immigrazione e difesa europea sullo sfondo. Probabile una conclusione dei lavori nel pomeriggio.
15/12/2023
E' ripreso in tarda mattinata il Consiglio Europeo. Il veto notturno del premier ungherese Orban sulla revisione del bilancio pluriennale comunitario non sembra aver rovinato la festa agli altri 26, che nelle dichiarazioni del mattino hanno sottolineato il risultato storico del summit, con l'apertura dei negoziati di adesione per Ucraina e Moldavia.
Orban è tornato a fare la voce grossa poche ore fa in un'intervista alla radio ungherese, nel corso della quale ha chiesto tutti i 20 miliardi di euro ancora bloccati dall'Europa per le violazioni dello stato di diritto a Budapest. Se ne riparlerà in un summit straordinario tra fine gennaio e febbraio: il ricatto di Orban peserà ancora dunque per qualche settimana sull'Europa, anche se stavolta è tecnicamente aggirabile, come ha confermato il premier irlandese Varadkar. I 50 miliardi di prestiti e sovvenzioni a Kiev potrebbero venire concessi mediante finanziamenti bilaterali dei 26 o prolungando di un anno l'attuale quadro di assistenza macrofinanziaria. Più a rischio è la ventina di miliardi in soldi freschi, da spalmare su politiche di immigrazione e competitività a livello comunitario. Oggi il summit si sta focalizzando soprattutto sulla crisi in Medio Oriente, dove permangono divisioni tra i 27, difesa e dimensione esterna dell'immigrazione più sullo sfondo. Prima dell'inizio dei lavori da segnalare il bilaterale tra la premier Meloni e la presidente della Commissione Von Der Leyen.
15/12/2023
L'Europa prende la storica decisione di avviare i negoziati di adesione con Ucraina e Moldavia, oltre che di concedere lo status di Paese candidato alla Georgia. Ma rinvia di un mese l'intesa sulla riforma del bilancio pluriennale.
Si è chiusa così la prima giornata dell'attesissimo summit comunitario: la decisione sull'ingresso di Kiev nell'Unione è stata presa bypassando l'annunciato veto del premier ungherese Orban, che -all'atto della votazione- ha semplicemente lasciato la sala, rinnegando così settimane passate a minacciare il blocco. La novità della notte è che lo stesso Orban si è poi vendicato dell'umiliazione subita, bloccando l'approvazione della revisione del bilancio pluriennale europeo, su cui i leader avevano trovato un'intesa dopo ore di serrate trattative, riducendo a 22 i miliardi di denaro fresco aggiuntivo. "Ventisei capi di Stato e di Governo sono d'accordo con la negobox, la proposta di compromesso sulla revisione del bilancio comunitario, "in tutte le sue componenti". "Un leader non si è detto d'accordo", ha preso atto il presidente europeo Michel. Perchè vendetta? Perchè la parte del leone in questo bilancio la giocano 50 miliardi, tra prestiti e sovvenzioni, all'Ucraina, che restano così bloccati per almeno un altro mese - l'idea è infatti convocare un Consiglio Europeo straordinario a gennaio e chiudere l'intesa, garantendo soldi freschi a Kiev. Più defilata, ma non meno importante, la notizia che i 27 hanno trovato ieri l'intesa anche sul 12esimo pacchetto di sanzioni contro la Russia, che include il bando sull'importazione dei diamanti e misure per un giro di vite sull'elusione delle sanzioni già esistenti.
15/12/2023
L'annuncio a sorpresa arriva via social, dopo oltre sei ore di negoziati e quando su Bruxelles è già calata la sera. Il presidente europeo Michel scrive che i leader comunitari hanno appena dato il via libera ai negoziati di adesione all'Unione per Ucraina e Moldavia. Decisa dai 27 anche la concessione dello status di Paese candidato alla Georgia, mentre sui negoziati con la Bosnia Erzegovina si aspettano passi in avanti da Sarajevo sui criteri necessari all'adesione.
La decisione rappresenta "un momento storico", esulta Michel pochi minuti dopo, godendosi il bagno di folla di giornalisti. Quel che non racconta è la scena surreale materializzatasi poco prima, con il premier ungherese Orban, impegnato da settimane a minacciare improbabili veti contro Kiev, che sparisce dalla sala e consente così ai 26 di decidere all'unanimità. Salvo poi tornare a lamentarsi online della decisione presa dall'Europa, secondo lui sbagliata. Per il presidente russo Putin invece le conclusioni del summit contengono una seconda brutta notizia: il via libera al 12esimo pacchetto di sanzioni europee contro Mosca. "Una vittoria per l'Ucraina, una vittoria per l'Europa", esulta a stretto giro di posta il presidente ucraino Zelensky, insieme alla presidente moldava Sandu. Per i leader europei l'eccitazione dura poco: subito dopo riprende un negoziato potenzialmente più duro, sulla riforma del bilancio pluriennale europeo -inclusi i 50 miliardi di aiuti all'Ucraina- che vede riemergere una volta di più l'eterna contrapposizione tra Paesi frugali e Paesi mediterranei. Negoziato sfociato nelle ore piccole.
14/12/2023
Mezz'ora fa, dopo sei ore e mezza di trattative, è arrivata a sorpresa la notizia che l'Unione Europea ha deciso di dare il via libera ai negoziati con Ucraina e Moldavia.
Ad annunciarlo il presidente europeo Michel su Twitter, parlando di un "chiaro segnale di speranza per i loro popoli e il nostro Continente". Decisa dai 27 anche la concessione dello status di Paese candidato alla Georgia, mentre sui negoziati con la Bosnia Erzegovina si aspettano passi avanti da Sarajevo sui criteri necessari all'adesione. Clamorosa, anche per la tempistica, la retromarcia del premier ungherese Viktor Orban, che fino a stamattina lanciava proclami di veto: fonti comunitarie hanno fatto sapere che nessun Paese ha obiettato all'apertura dei negoziati, Orban avrebbe anzi abbandonato la sala della riunione al momento del voto - probabile che le pressioni esercitate dai leader di Germania, Francia e delle istituzioni europee questa mattina lo abbiano portato a più miti consigli. Da verificare invece la questione dei 50 miliardi di finanziamento per i prossimi quattro anni a Kiev, tra prestiti e sovvenzioni: anche di questo si è parlato nel quadro di un pacchetto più ampio sulla revisione del bilancio pluriennale europeo. Euforica la reazione del presidente ucraino Zelensky: sempre sui social ha scritto "è una vittoria per l'Ucraina, una vittoria per tutta l'Europa". Sentiamo però cosa aveva detto Zelensky ai 27 leader ad ora di pranzo, appellandosi a loro. "Dieci anni fa, in Ucraina, la gente si ribellò sotto le bandiere dell'Unione Europea. Per loro era un simbolo di verità e tale dovrebbe rimanere. Oggi vi chiedo una cosa: non tradire le persone e la loro fede nell'Europa. Se nessuno crede nell'Europa, cosa manterrà in vita l'Unione?" Così Zelensky.
14/12/2023
Le trattive sono entrate nella sesta ora, in una giornata di summit europeo che si annuncia lunga ed estremamente complicata.
I negoziati sono iniziati a sorpresa con il pacchetto di revisione del bilancio pluriennale, che contiene anche i 50 miliardi di nuove sovvenzioni e prestiti a Kiev. Argomento affrontato e poi sospeso, affinchè la parola potesse passare agli sherpa per un affinamento delle posizioni a livello tecnico. Su questo dossier, così come sul dossier relativo all'avvio dei negoziati di adesione dell'Ucraina all'Unione, su cui si discute ora, pende come una spada di Damocle il veto del premier ungherese Viktor Orban, che anche oggi al suo arrivo al summit ha ribadito che Kiev non soddisfa le condizioni di adesione all'Unione. Il presidente ucraino Zelensky, intervenendo in videoconferenza, ha lanciato un appello ai 27: "vi chiedo una cosa: non tradite i cittadini e la loro fiducia nell'Europa. Se nessuno crede nell'Europa, cosa terrà in vita l'Unione?", ha detto Zelensky. Ucraina a parte, dal summit si attendono notizie sui probabili tagli ai nuovi fondi per le politiche europee - comprese quelle migratorie, sulla difesa comune e anche sulla crisi in Medio Oriente, dove le posizioni dei 27 restano divergenti.
14/12/2023
La questione dell'avvio dei negoziati di allargamento all'Ucraina e il finanziamento a Kiev sono in primissimo piano nell'agenda del Consiglio Europeo.
In videocollegamento il presidente ucraino Zelensky ha ricordato poco fa ai 27 che una decisione sul futuro di Kiev in Europa era stata promessa. Una decisione che non riguarda i bisogni dei politici, ma della gente - "non tradite la loro fede nell'Europa", ha concluso. Fino a poche ore fa sembrava che Zelensky potesse arrivare qui a sorpresa, ma si è poi scelto poi di tenere un profilo più basso, per non rischiare di irritare il premier ungherese Orban, che su entrambi i dossier minaccia il veto. "L'allargamento non è una questione teorica, è un processo basato sul merito, che ha pre-condizioni, ce ne sono sette per l'Ucraina e anche nella valutazione della Commissione tre su sette non sono state raggiunte, per cui non c'è motivo per negoziare l'adesione di Kiev all'Unione", ha detto arrivando al summit. Staremo a vedere, tra poco tutti i dettagli.
14/12/2023
Sta assumendo i connotati di un tutti contro Orban, il summit europeo iniziato dieci minuti fa, con un ritardo di ben due ore, al palazzo Justus Lipsius. Il premier ungherese, vedendo i riflettori tutti puntati su di sè, ha colto l'occasione al volo per mostrare il volto duro.
"L'allargamento non è una questione teorica, è un processo basato sul merito, giuridicamente dettagliato, che ha pre-condizioni, ce ne sono sette per l'Ucraina e anche nella valutazione della Commissione tre su sette non sono state raggiunte, per cui non c'è motivo per negoziare l'adesione di Kiev all'Unione", ha detto arrivando al summit. Orban ha commentato lo sblocco dei dieci miliardi ieri in fondi di coesione all'Ungheria, giurando però che non esiste alcuna correlazione con la sua posizione sull'allargamento. In realtà il vertice è stato preceduto da una riunione ristretta tra lo stesso Orban, i due leader europei Michel e Von Der Leyen, il cancelliere tedesco Scholz e il presidente francese Macron. Nulla è trapelato, ma è il segnale che sotterraneamente si continua a trattare. Anche la premier Meloni ha incontrato bilateralmente l'omologo ungherese. I pessimisti temono un prolungarsi del summit nel weekend: non c'è solo la questione dell'avvio dei negoziati di adesione con Ucraina e Moldavia, ma occorre superare il veto ungherese anche sul finanziamento quadriennale da 50 miliardi a Kiev, bisogna trovare la quadra sulla revisione del bilancio pluriennale europeo - con i Paesi frugali scatenati nel tagliare ogni risorsa aggiuntiva, e disegnare una posizione comune sulla crisi in Medio Oriente - qui la Spagna spinge per una richiesta di cessate il fuoco, condivisa però solo da alcuni Paesi.
14/12/2023
La mossa della Commissione, peraltro non una sorpresa, e già contestata preventivamente dall'Europarlamento, è arrivata ieri: Bruxelles ha sbloccato poco più di 10 miliardi in fondi strutturali per l'Ungheria, congelati a causa della violazione delle norme sullo stato di diritto.
Formalmente alcune riforme nel settore della giustizia, approvate recentemente dal Parlamento ungherese, sono la giustificazione per questo ammorbidimento verso l'autocrate Orban - che anela però ancora ad altri venti miliardi tuttora congelati, tra fondi e Pnrr. Il segreto di Pulcinella resta che i dieci miliardi rappresentano il ramoscello d'ulivo per convincere Orban a dare il via libera all'avvio dei negoziati di adesione con Ucraina e Moldavia, vero nodo intorno al quale ruota il Consiglio Europeo che si apre oggi a Bruxelles. Non solo: i leader devono convincere Budapest anche ad approvare un pacchetto di finanziamenti quadriennale da 50 miliardi per Kiev, necessario come l'ossigeno per le disastrate casse ucraine. Orban ha passato l'intera ultima settimana a minacciare veti, rendendo felice l'amico Putin, ma lanciando al contempo qualche segnale di disponibilità a trattare, in cambio di soldi. La variabile Orban potrebbe prolungare il summit nel weekend, considerato che c'è pure un bilancio pluriennale europeo da rivedere, con parecchi tagli ai finanziamenti proposti dalla Commissione. Europa della Difesa e crisi in Medio Oriente completeranno la fitta agenda del vertice. L'Italia, da par suo, spingerà per offrire una prospettiva europea alla Bosnia, e finirà sotto esame per la controversa epopea di approvazione del MES.
9/12/2023
Sarà una settimana da vivere con i nervi saldi, quella che si sta per aprire per l'Ucraina - sia sul piano politico sia su quello finanziario: il vertice europeo in programma giovedì e venerdì a Bruxelles è chiamato a prendere due decisioni di portata esistenziale, per Kiev.
La prima riguarda l'avvio dei negoziati di adesione all'Unione, insieme alla Moldavia. La seconda un finanziamento da 50 miliardi, 17 in sovvenzioni e 33 in prestiti, di cui l'Ucraina ha bisogno come ossigeno per rimpinguare casse svuotate da quasi due anni di guerra. Su entrambi i dossier minaccia il veto da giorni il miglior alleato di Vladimir Putin in Europa, il premier ungherese Orban. Il quale nelle ultime ore ha definito ridicolo sostenere che Kiev sia pronta ad avviare le trattative di ingresso, aggiungendo che l'Ucraina è uno dei Paesi più corrotti al mondo. L'autocrate Orban, che in fatto di trasparenza non è proprio un esempio in Europa, per ora non scopre ulteriormente le carte: andrà fino in fondo con le minacce, o basterà sbloccare qualche miliardo di fondi europei -congelati proprio per le sue violazioni dello stato di diritto- per fargli cambiare idea? Sul tema dei fondi, fonti comunitarie ieri hanno aperto al piano B: aggirare il veto ungherese mediante prestiti bilaterali dei Paesi membri. Più contorto, ma fattibile. Martedì la Commissione presenterà una proposta per finanziare la guerra e la ricostruzione ucraina con i profitti degli asset russi sequestrati in Europa: qui però sono Germania, Francia e Belgio a frenare. Questo mentre l'offensiva russa ha ripreso vigore: anche ieri bombardamenti su tutta l'Ucraina, che hanno messo in seria difficoltà l'infrastruttura energetica.
8/12/2023
La Russia intensifica gli attacchi contro l'Ucraina, nell'inverno più difficile per Kiev: una ventina di missili hanno preso di mira nelle ultime ore diverse città, tra cui la capitale Kiev. Almeno una vittima nella città di Pavlohrad, non lontano da Dnipro.
La contraerea ucraina ha abbattuto la maggior parte dei missili, ma a preoccupare è soprattutto la tenuta dell'infrastruttura energetica ucraina, particolarmente nel mirino: quasi 500 villaggi sarebbero senza energia, a causa di un mix di bombardamenti e maltempo, che hanno trasformato un Paese esportatore netto di energia in importatore - negli ultimi giorni Kiev ha dovuto importare energia da Romania e Polonia, per evitare ulteriori black-out. Il destino dell'Ucraina è legato a doppio filo con il prossimo Consiglio Europeo, in programma da giovedì a Bruxelles. I fronti sono ben tre: l'avvio dei negoziati di adesione, obiettivo principale della presidenza Zelensky, sul quale incombe da giorni la minaccia di veto ungherese. Viktor Orban, il maggior alleato di Vladimir Putin nell'Unione, si è spinto a definire l'Ucraina uno dei Paesi più corrotti al mondo. Sempre Orban minaccia il veto sui 50 miliardi di finanziamento europeo a Kiev, tra prestiti e sovvenzioni, di cui l'Ucraina ha disperatamente bisogno, considerati i problemi dell'amministrazione Biden a fare la sua parte. Basterà -lato Bruxelles- scongelare miliardi di fondi destinati a Budapest, bloccati per le violazioni dello stato di diritto, per convincere l'autocrate ungherese? C'è infine un terzo fronte: l'uso dei profitti derivanti dagli asset russi sequestrati in Europa: la Commissione presenterà martedì una proposta in tal senso, ma Germania, Francia e Belgio frenano.
7/12/2023
L'obiettivo resta portare a casa una riforma del patto di stabilità entro fine anno, in modo da poterlo rendere operativo dal 2024 con nuove regole, più ragionevoli rispetto agli automatismi eccessivi di riduzione di debito e deficit - poi anestetizzati dalla lunga pausa pandemica.
"Vedo un'intesa sul patto al 51%", pronostica con cautela il Commissario agli Affari Economici Gentiloni, secondo cui con la riforma "abbiamo bisogno di stabilità e garanzie per garantire la riduzione del debito, ma allo stesso tempo occorre spazio per investimenti e crescita. Anche il suo collega Dombrovskis vede divergenze superabili. Il problema, stando alle dichiarazioni pre-summit, riguarda le divisioni ancora presenti tra Francia e Germania, messe nero su bianco dal Ministro dell'Economia transalpino Le Maire: "Parigi ha compiuto tutti i passi necessari nei confronti della Germania per raggiungere un compromesso, siamo d'accordo al 90%" Ma Le Maire ha anche avvertito: "non vogliamo regole che possano impedire la possibilità di fare investimenti, rischiando di frenare la crescita". Una linea rossa assoluta, la definisce, che la Francia condivide con l'Italia. "La Germania arriva a Bruxelles con la consapevolezza che un accordo è possibile", ribatte il tedesco Lindner, secondo cui il nodo da sciogliere resta la procedura sui disavanzi. Parigi, come Roma, insiste per una maggiore flessibilità negli investimenti per clima, difesa e produttività. La presidenza spagnola punta all'obiettivo di un accordo politico nella notte o comunque nella giornata di domani - il rischio è un rinvio al vertice europeo della prossima settimana, andando ad ingolfare un'agenda già carica di dossier, quali allargamento, negoziati di adesione con l'Ucraina e revisione del bilancio europeo.
6/12/2023
Fino a tre miliardi di euro per rilanciare l'industria europea delle batterie e soddisfare le richieste del settore auto elettriche.
Ad annunciarli il vicepresidente della Commissione Europea Sefcovic. I finanziamenti saranno stanziati attraverso uno strumento dedicato, nel quadro del Fondo per l'Innovazione. Secondo Bruxelles ciò avrà "significativi effetti di ricaduta per l'intera catena del valore delle batterie comunitarie, in particolare il suo segmento a monte, oltre a sostenere l'assemblaggio di veicoli elettrici in Europa". La notizia è arrivata nel giorno in cui la stessa Commissione ha proposto di rinviare di tre anni l'introduzione dei dazi sulle auto elettriche commercializzate con il Regno Unito, previsti negli accordi post-Brexit. La proroga richiesta è 'una tantum', fino al 31 dicembre 2026, con una clausola che ne esclude un'ulteriore estensione nel 2027. La decisione, ha annunciato l'esecutivo comunitario, è stata presa alla luce delle preoccupazioni sollevate dal settore automobilistico europeo, da quello delle batterie e dall'industria chimica. La proposta dovrà essere approvata dai Paesi membri e adottata congiuntamente con il Governo britannico.
3/12/2023
Allargamento dell'Unione Europea, flussi migratori ed Ucraina al centro del bilaterale Italia-Serbia a Belgrado. La premier Meloni ha guardato al prossimo Consiglio Europeo, nel quale il dossier allargamento sarà al centro dei lavori.
"Il contrasto all'immigrazione irregolare per quanto riguarda la rotta balcanica è un obiettivo che Roma e Belgrado condividono", ha aggiunto Meloni, ricordando la posizione italiana, focalizzata sulla dimensione esterna del fenomeno. Il presidente serbo Vucic da parte sua ha annunciato che Stellantis avvierà la produzione della Panda elettrica in Serbia, ricordando gli investimenti della Penisola nel Paese balcanico. Ma al centro del colloquio c'è stata anche la questione ucraina, nota assai dolente per la Serbia, Paese in bilico tra le aspirazioni europee e un certo grado di sudditanza verso Putin: dall'Italia sostegno a Kiev a 360 gradi, ribadisce Meloni, mentre prosegue la guerra - anche nelle ultime ore missili e droni russi sono stati lanciato contro il territorio ucraino. Sul fronte della protesta dei tir al confine con la Polonia, nelle prossime ore sarà aperto un nuovo valico di frontiera per alleggerire il blocco delle merci alla frontiera.
24/11/2023
L'Europa raccoglie i cocci del terremoto politico in Olanda, chiedendosi cosa succederà ora in un Paese fondatore dell'Unione.
A L'Aja il populista di estrema destra xenofobo Wilders ieri ha festeggiato con il suo partito, dicendosi pronto a governare e lanciando indirettamente l'invito ai liberali di centrodestra del VVD e ai centristi di Nuovo Contratto Sociale a farsi avanti. Oggi inizierà formalmente il processo di formazione del nuovo esecutivo olandese, che sarà lungo e complesso. Per ora i potenziali alleati tengono le carte coperte, imbarazzati dal dover scendere a patti con colui che hanno nei fatti sempre dipinto come il diavolo. A Bruxelles la preoccupazione è evidente: dossier importanti in chiusura, come la riforma del patto di stabilità e il possibile avvio dei negoziati di adesione con l'Ucraina saranno gestiti dal premier uscente Rutte, che dovrà però confrontarsi con un Parlamento spostato sempre più verso l'estrema destra. E poi ci sono le elezioni europee dietro l'angolo, col rischio di un'onda euroscettica e populista. I rappresentanti dell'estrema destra continentale, quali la francese Le Pen, l'ungherese Orban, lo spagnolo Abascal, hanno salutato la vittoria di Wilders. Al coro si è aggiunto anche il leghista Salvini. Al quale però la leader PD Schlein ha ricordato un video che circola in rete, con Wilders che orgogliosamente mostra un cartello con scritto: "non un centesimo all'Italia". Cortocircuito populista.
23/11/2023
Il terremoto che scuote la politica olandese arriva improvviso, preceduto in realtà da qualche scossa di avvertimento negli ultimi sondaggi pre-elettorali. Tuttavia, la magnitudo della vittoria del leader xenofobo ed euroscettico Geert Wilders è uno choc per l'intero panorama politico dei Paesi Bassi.
Raggiante e incredulo, Wilders appare ai suoi sostenitori pochi minuti dopo la diffusione dei primi exit polls, annunciando trionfante: "non possiamo più essere ignorati, ciò sarebbe molto antidemocratico", lanciando così un messaggio a chi già lavora per isolarlo. Il suo manifesto elettorale, nonostante i toni più morbidi usati in campagna, dice tutto: stop ai rifugiati, tetto all'ingresso di studenti e lavoratori stranieri, messa al bando di moschee e scuole islamiche, taglio delle tasse, infine un referendum per l'uscita dall'Unione Europea. Riuscirà a costruire una maggioranza intorno a idee così estreme, evitando il cordone sanitario? I centristi di Nuovo Contratto Sociale e i liberali di destra del VVD per ora tengono le carte coperte, solo il Partito degli Agricoltori appare un possibile alleato. Sullo sfondo, si staglia anche una maggioranza alternativa, capeggiata dal leader del centrosinistra Timmermans, che ieri sera invitata tutti a difendere la democrazia e lo stato di diritto, insieme ai liberali D66 e ai due schieramenti ago della bilancia - VVD e Nuovo Contratto Sociale. Comunque vada, si annunciano futuri negoziati di coalizione molto lunghi ed estremamente complessi. Sempre che non si vada a nuove elezioni.
23/11/2023
La testa fra le mani, il primo a non credere agli exit poll è lo stesso Geert Wilders. I primi dati regalano al leader xenofobo di estrema destra un risultato mai visto, 35 seggi in un Parlamento di 150, di gran lunga il primo partito, davanti al centrosinistra di Frans Timmermans e al VVD, schieramento del premier uscente Rutte, in ritardo di una decina di deputati e praticamente appaiati.
Un terremoto per la politica olandese, che apre due scenari possibili: una grande coalizione alternativa, vale a dire un cordone sanitario anti-Wilders, capeggiata da Timmermans, insieme al VVD, al Nuovo Contratto Sociale centrista e ai liberali D66. O -da non escludere- un Governo proprio a guida Wilders, insieme al VVD, al Nuovo Contratto Sociale e al Partito degli Agricoltori, come fa intendere il leader di estrema destra, che trionfante annuncia: "non possiamo più essere ignorati", e avverte: "ciò sarebbe molto antidemocratico", lanciando un messaggio a chi già lavora per isolarlo. Poi -smettendo i panni moderati vestiti in campagna elettorale- rincara: "gli olandesi riavranno il loro Paese, lo tsunami di rifugiati e immigrati sarà limitato". Così Wilders, paladino della crociata anti-Islam e anti-Europa, sostenitore anzi della Nexit, mentre Pieter Omtzigt, leader del Nuovo Contratto Sociale, che fin qui ha sempre escluso una coalizione con Wilders tiene le carte coperte, e la leader del VVD Yesilgoz per ora fa trapelare solo enorme delusione. Dal canto suo Timmermans veste temporaneamente i panni dell'opposizione, invitando tutti a difendere la democrazia e lo stato di diritto. L'impressione è che i futuri negoziati di coalizione saranno molto lunghi ed estremamente complessi. Sempre che non si vada a nuove elezioni.
22/11/2023
Il dilemma sulla futura coalizione di Governo in Olanda è già la variabile da tenere in considerazione in queste affollate elezioni anticipate: ben 26 partiti sono in lizza in un Paese da neppure 18 milioni di abitanti, con sistema di voto proporzionale.
Gli ultimi sondaggi hanno rilanciato l'ipotesi di una possibile vittoria a sorpresa dell'inossidabile leader xenofobo Wilders, il politico anti-Islam e anti-Europa che in questa tornata elettorale ha smorzato alcuni dei suoi proclami più controversi, assumendo toni più moderati per entrare nella prossima coalizione di Governo. Nessuno però vuole Wilders premier, neppure l'erede del premier uscente Rutte, la leader liberale di centrodestra Yesilgoz. Lei stessa ambisce a fare la storia, divenendo la prima premier donna nella storia del Paese. Per lei si profila un testa a testa col leader del centrosinistra Timmermans, ex-Commissario Europeo e padre del Green Deal comunitario. Un ruolo nel prossimo esecutivo potrebbe ottenerlo lo schieramento di un politico democristiano di lungo corso come Pieter Omtzigt, che tre mesi fa ha fondato un suo partito. L'esito di queste elezioni influenzerà le politiche olandesi su dossier-chiave europei, quali la riforma del patto di stabilità e le politiche migratorie: proprio il tema rifugiati, insieme alla carenza di abitazioni, il clima e l'elevato costo della vita sono stati al centro della campagna elettorale nei Paesi Bassi.
22/11/2023
L'Olanda chiude oggi tredici anni di era Rutte, aprendo una porta sull'ignoto, con l'unica certezza di complicati negoziati di coalizione nei mesi a venire tra i partiti più votati: nelle ultime ore i sondaggi hanno ristretto a tre la rosa di schieramenti in corsa per vincere queste elezioni anticipate, riportando in testa a sorpresa il leader dell'estrema destra Geert Wilders, accreditato di 28 seggi.
Un vantaggio relativo, se consideriamo che l'erede di Rutte, Dylan Yesilgoz, lo tallona a 27 seggi con i liberali di destra VVD, appaiata al leader del centrosinistra Frans Timmermans. Wilders e Timmermans hanno beneficiato degli ultimi giorni di campagna, i più intensi e i più duri nei dibattiti, quando gli elettori tirano le somme e concentrano le preferenze sui possibili cavalli vincenti. Il tema degli alloggi, pochi e costosi, insieme a quello dell'immigrazione, hanno dominato la campagna. A Radio 24 Andrea Vonkeman, direttrice della sede olandese dell'UNHCR, stima in 47mila il totale dei richiedenti asilo quest'anno in Olanda. E guarda con timore a una possibile coalizione di destra: "siamo abbastanza preoccupati: alcuni partiti hanno programmi irrealistici, come porre un tetto ai richiedenti asilo. Ma esiste un diritto all'asilo, siamo nell'Unione Europea. Siamo anche molto preoccupati dell'ipotesi di divieto di ricongiungimento famigliare per i rifugiati, oppure dell'idea di svuotare le politiche di accoglienza. La deterrenza secondo noi non è il modo migliore di gestire le politiche di asilo", chiosa Andrea Vonkeman.
21/11/2023
Sono elezioni più incerte che mai quelle che si tengono domani in Olanda, la prima dell'era post-Rutte, il premier che per 13 anni ha governato i Paesi Bassi.
Con 26 partiti sulla scheda elettorale, sono quattro gli schieramenti che si contendono il primo posto, in un Paese che guarda sempre più a destra: anche in queste elezioni, esattamente come due anni fa, l'ultima settimana appare destinata a stravolgere mesi di sondaggi: favoriti restano i liberali di centrodestra dell'erede di Rutte, Dylan Yesilgoz, politica turco-olandese che ha fatto del giro di vite sull'immigrazione la sua bandiera. Ma nelle ultime ore l'elettorato di sinistra sembra essersi ricompattato intorno al leader del centrosinistra Frans Timmermans, a capo della coalizione laburisti-verdi. L'ex-vicepresidente della Commissione Europea sarebbe testa a testa con la Yesilgoz. L'altra sorpresa è la rimonta di Geert Wilders, intramontabile leader dell'estrema destra olandese, il cui Partito per la Libertà è ora terzo, ad un solo seggio dai primi due, dopo aver ammorbidito alcune posizioni sull'Islam. In calo invece il Nuovo Contratto Sociale, partito di centrodestra fondato appena tre mesi fa da un noto politico ex-democristiano, e per molte settimane in testa nei sondaggi. Ora sarebbe al quarto posto. Considerato l'elevato numero degli indecisi, si annuncia una giornata di grande incertezza domani alle urne, con esiti imprevedibili. Quel che è certo, sono le lunghe trattative in vista per formare la prossima coalizione di Governo.
16/11/2023
A quasi quattro mesi dalle ultime elezioni politiche la Spagna ha un nuovo Governo. Ma la legislatura non si preannuncia affatto semplice.
Per la terza volta premier: il socialista Sanchez ottiene un nuovo mandato alla guida della Spagna, senza sorprese: 179 voti a favore e 171 contrari - persino 12 seggi in più rispetto a quattro anni fa. Numeri paradossalmente più solidi persino di premier come Zapatero e Rajoy, ma che contrastano con un quadro politico fratturato e diviso, su cui soffiano la destra del Partido Popular e l'estrema destra di VOX, che hanno organizzato negli ultimi giorni manifestazioni di protesta sia pacifiche sia anche violente, di fronte alla sede madrilena del Psoe. Non sarà una legislatura facile per Sanchez, la cui elezione è stata accolta con applausi e da un'ovazione da parte dei banchi del centrosinistra: al di là dell'ormai solida alleanza con la sinistra di Sumar, i suoi Socialisti fondano l'esecutivo sui voti dei partiti regionalisti e indipendentisti. Tra questi ultimi figurano gli schieramenti catalani di Junts ed Esquerra Republicana, con i quali è stata raggiunta una difficile intesa per spianare la strada all'amnistia per i processi legati al referendum separatista e al difficile momento politico che ne è seguito. Alla vigilia del voto di investitura, la deputata di Junts Noguera ha ricordato a Sanchez che le intese vanno rispettate. Al di là delle legge sull'amnistia, sarà interessante comprendere come socialisti e indipendentisti si confronteranno sul tema del referendum sul futuro della Catalunya - tema che sta molto a cuore all'ex-presidente della Generalitat Puigdemont.
15/11/2023
"I tempi di attuazione sono problematici per tutti i Paesi. Penso che il Pnrr debba essere continuare ad essere in cima alla lista delle nostre agende politiche", ha detto ieri il Commissario agli Affari Economici Gentiloni, che oggi presenterà le previsioni economiche aggiornate.
Non saranno con ogni probabilità previsioni economiche improntate all'ottimismo sulla crescita, quelle che la Commissione renderà note oggi in tarda mattinata: come anticipato dal Commissario Gentiloni, la crescita ha perso slancio - di qui l'ipotesi che Bruxelles limerà al ribasso le stime diffuse a settembre, che indicavano un incremento del Pil nell'Eurozona per quest'anno pari a otto decimali, e dell'1,3% il prossimo. Dopotutto, il dato reso noto ieri da Eurostat, che inseriva il segno meno davanti al decimale di Pil di variazione per l'area Euro nel terzo trimestre dell'anno, non fa ben sperare. Per l'Italia quello odierno rappresenta il primo di tre appuntamenti cerchiati in rosso questo mese sul calendario, insieme al giudizio dell'agenzia di rating Moody's previsto dopodomani, che potrebbe declassare i nostri titoli di Stato a spazzatura, e alle opinioni sui documenti programmatici di bilancio 2024, che sempre Bruxelles pubblicherà martedì. Appuntamento, quest'ultimo, che si sovrappone ai negoziati per trovare un'intesa sulla riforma del patto di stabilità, accordo che si spera ancora di raggiungere entro fine anno - lo stesso Gentiloni si è detto ottimista ieri al proposito. Per l'Italia, nel caso di una crescita rivista al ribasso, il rischio concreto è di vedere ulteriormente ridotti i già esigui margini di manovra economica, per rispettare deficit e debito.
13/11/2023
Tra mercoledì e giovedì il nuovo Governo spagnolo, continuazione dell'attuale esecutivo di centrosinistra, dovrebbe ottenere la fiducia del Congresso, forte di una maggioranza di 179 seggi. Ma la legge sull'amnistia alimenta le proteste della destra.
Pedro Sanchez corre verso la riconferma a premier, inseguito dall'eco delle proteste che ieri pomeriggio hanno portato in piazza -in tutta la Spagna- la destra e l'ultradestra iberica. Centinaia di migliaia di persone hanno manifestato contro la legge sull'amnistia per gli indipendentisti catalani, precondizione necessaria della futura coalizione tra Socialisti, Sumar e diversi partiti regionalisti, che garantirà a Sanchez un nuovo mandato alla guida della Spagna. Una precondizione soprattutto dell'intesa stretta dal Psoe con gli indipendentisti catalani di Junts ed Esquerra Republicana: proprio ieri la base della formazione dell'ex-presidente della Generalitat Puigdemont ha ratificato il suo sì all'intesa con oltre l'86% dei voti, togliendo anche l'ultimo ostacolo formale. La manifestazione di protesta più importante si è svolta nella capitale Madrid, con 80mila partecipanti - molti meno a Barcellona, appena seimila. Ma in tutte le principali città spagnole la destra del Partido Popular ha portato in piazza i suoi elettori, per attaccare il patto di Governo e minacciare manifestazioni fino alla ripetizione delle elezioni. Una mossa anche obbligata, quella del leader PP Feijoo, che ha puntato sulla protesta pacifica per differenziarsi dal leader dell'ultradestra Abascal, che con VOX ha organizzato nei giorni scorsi manifestazioni violente davanti alla sede socialista a Madrid. Sanchez intanto tira dritto, e tra mercoledì e giovedì dovrebbe ottenere il sì del Congresso spagnolo per formare il nuovo Governo, forte di una maggioranza di 179 deputati.
11/11/2023
Il Comitato investigativo russo ha aperto un'indagine con l'ipotesi di "atto terroristico" per il deragliamento di un treno merci avvenuto nella regione di Ryazan, a sud-est di Mosca. Lo ha annunciato lo stesso comitato, precisando che un "ordigno esplosivo improvvisato" ha provocato il deragliamento di 19 vagoni. Intanto proprio la Russia aumenta gli attacchi in Ucraina.
Oscurata dal conflitto mediorientale, la guerra in Ucraina resta più che mai di attualità, dopo che Mosca ha nuovamente intensificato i suoi attacchi anche contro la capitale Kiev, che non prendeva di mira da quasi due mesi. Oltre a decine di droni, pure un missile da crociera russo ha puntato verso la capitale - abbattuto dalla difesa aerea. I raid russi hanno lasciato il segno, se è vero che sei regioni ucraine sono rimaste parzialmente senza elettricità: tra queste Donetsk, Zaporizhzhia, Kharkiv e Kherson. E dopo Bakhmut, un'altra cittadina sul fronte orientale è diventata il nuovo obiettivo strategico delle forze russe, che hanno intensificato le operazioni di attacco ad Avdiivka, concentrandovi fanteria e un numero significativo di veicoli blindati. Il tutto a fronte di ingenti perdite, che fonti di Kiev stimano in diecimila militari russi. E mentre il presidente Zelensky ha commemorato l'anniversario della liberazione di Kherson, promettendo in modo implicito la riconquista dei territori occupati, appare in salita la strada per l'approvazione del fondo europeo da 21 miliardi per gli aiuti militari a Kiev. Fonti europee vedono molta esitazione da parte degli Stati membri: anche per questo l'Alto Rappresentante Borrell ha lanciato un appello dal congresso dei Socialisti a Malaga: "noi europei dobbiamo essere pronti politicamente e materialmente ad aiutare l'Ucraina, e persino a sostituirci agli Stati Uniti se il loro sostegno dovesse diminuire", ha detto Borrell.
8/11/2023
L'appuntamento è per il Consiglio Europeo di metà dicembre, quando il dossier approderà sul tavolo dei 27 leader, che si troveranno di fronte ad una decisione che dovrà essere presa all'unanimità: avviare oppure no i negoziati di adesione all'Unione con Ucraina e Moldavia, nell'attuale contesto geopolitico?
La Commissione sostiene di sì, incoraggiando i due Paesi a compiere ulteriori progressi. Spiegando la decisione, la presidente Von Der Leyen ha affermato che Kiev "continua ad affrontare tremende difficoltà e tragedie, provocate dalla guerra di aggressione della Russia. Ciononostante, gli ucraini stanno riformando profondamente il loro Paese". Kiev, secondo Bruxelles, ha completato oltre il 90% dei passaggi concordati un anno fa: deve però ancora avanzare sui temi della corruzione, degli oligarchi e delle minoranze. Chisinau "non deve affrontare una guerra, ma è soggetta a costanti tentativi di destabilizzazione. Ciononostante, "ha intrapreso significativi sforzi di riforma, nel campo della giustizia, della lotta alla corruzione e del crimine organizzato. Per quanto riguarda la Georgia, la Commissione raccomanda il riconoscimento dello status di Paese candidato una volta rispettate determinate condizioni. L'avvio dei negoziati sull'adesione partirà subito dopo l'OK dei leader, chiosa Von Der Leyen - nota importante, i negoziati di adesione durano molti anni, la Serbia li ha avviati nove anni fa, il Montenegro undici anni fa, la Turchia 18 anni fa - e non sono ancora conclusi.
8/11/2023
La linea Netanhyau entra ufficialmente in rotta di collisione con la Casa Bianca.
"Il presidente Biden ritiene che la rioccupazione di Gaza da parte di Israele non sia la cosa giusta da fare", ha affermato il portavoce del consiglio di sicurezza nazionale Kirby, rispondendo alle parole del premier israeliano Netanyahu, che -alcune ore prima- in un'intervista all'emittente ABC, affermava che la responsabilità della sicurezza nella Striscia resterà nelle mani di Tel Aviv per un periodo indefinito. Kirby ha confermato che c'è un'interlocuzione in corso tra Stati Uniti e Israele sul dossier, e ha reso chiaro che non si può tornare allo status quo precedente, con la gestione da parte di Hamas. Insomma, la diversità di vedute è evidente, anche alla luce del tour diplomatico degli ultimi giorni del segretario di Stato americano Blinken in Medio Oriente, con il faccia a faccia domenica a Ramallah insieme al presidente palestinese Mahmoud Abbas, con il quale è stato discusso il possibile ruolo dell'Autorità Nazionale Palestinese nella gestione futura di Gaza. Netanhyahu non ha fatto concessioni neppure sulle pause umanitarie, chieste non solo dagli Stati Uniti, ma anche dall'Unione Europea. Certamente non aiuta il diverso orientamento politico a Tel Aviv e Washington - Netanhyahu è a capo di una coalizione di destra: tuttavia queste frizioni potrebbero segnare un cambio nella linea fin qui tenuta sulla crisi dalla stessa amministrazione Biden, fin qui considerata troppo accondiscendente nei confronti delle violazioni perpetrate dall'esercito israeliano contro i civili della Striscia, uccisi a migliaia - come ammesso ieri anche da Kirby.
7/11/2023
Terremoto politico in Portogallo, dove il premier Antonio Costa, uno dei volti più noti anche a livello europeo, si è improvvisamente dimesso.
Ad annunciarlo lui stesso, con un messaggio televisivo: all'origine dell'uscita di scena lo scoppio di uno scandalo di corruzione che coinvolge l'apparato amministrativo lusitano, con un'indagine penale che vede coinvolto lo stesso premier, per presunte irregolarità commesse nella gestione dei progetti di estrazione del litio e dell'idrogeno nel Paese. Costa si è dichiarato fiducioso nell'operato della giustizia e ha aggiunto di avere la coscienza a posto. Poche ore prima erano state perquisite la sua residenza ufficiale e due Ministeri, quello dell'Ambiente e quello delle Infrastrutture. Arrestati il suo capo di Gabinetto, Vitor Escaria, il sindaco della città di Sines e altre tre persone - oltre a Costa la lista degli indagati include anche il Ministro delle Infrastrutture e il capo dell'agenzia nazionale per l'Ambiente. Secondo quanto filtrato dalle indagini, gli arrestati e i sospettati avrebbero sbloccato lavori e concessioni usando il nome dell'ormai ex-premier. Il sisma politico portoghese si comprende bene se consideriamo che il socialista Costa è in carica come premier esattamente da otto anni, novembre 2015. Il suo nome era emerso anche come possibile successore del presidente europeo Michel. Ora al presidente portoghese De Sousa la difficile scelta se nominare un nuovo premier all'interno del Partito Socialista, o andare a elezioni anticipate.
3/11/2023
Nessuna dichiarazione di guerra: l'atteso discorso di Hassan Nasrallah, leader di Hezbollah, che ha parlato da una località segreta a migliaia di sostenitori scesi in piazza a Beirut, non ha aperto -come in molti temevano- un altro fronte nel conflitto mediorientale.
"La nostra battaglia è pienamente legittima, dal punto di vista legale e religioso, contro l'occupante sionista", ha detto, ricordando la sessantina di combattenti Hezbollah uccisi negli scontri con l'esercito israeliano nel sud del Libano. Le vittime di Gaza sono "tutti martiri", ha aggiunto, allontanando i sospetti su un presunto coinvolgimento diretto di Hezbollah nel massacro del 7 ottobre - un'operazione decisa al 100% dai palestinesi, ha tenuto a precisare. La minaccia di un'estensione del conflitto resta quindi al momento tale e lasciata come ipotesi, nel caso Israele non cessasse l'assalto su Gaza. Nelle stesse ore si trovava in Medio Oriente il segretario di Stato americano Blinken, che in un faccia a faccia col premier Netanyahu ha ribadito la solidarietà di Washington con Tel Aviv e il suo diritto all'autodifesa, ma ha insistito sulla necessità di difendere i civili palestinesi, morti a migliaia nell'ultimo mese. Blinken è stato chiaro nell'affermare che Washington è determinata ad evitare l'apertura di un secondo o di un terzo fronte nel conflitto. Infine, telefonata tra l'Alto Rappresentante Europeo Borrell e il Ministro degli Esteri israeliano Cohen: da Borrell l'ennesima richiesta -fin qui disattesa- di pause umanitarie.
2/11/2023
Un ampio cessate il fuoco generale adesso a Gaza non è la risposta giusta. Dall'Air Force One il portavoce del consiglio per la sicurezza nazionale statunitense Kirby raffredda le aspettative per una soluzione a breve termine del conflitto.
Kirby ha aggiunto che gli Stati Uniti non sostengono una dislocazione permanente degli abitanti di Gaza al di fuori della Striscia. Washington starebbe lavorando sottotraccia per riportare Gaza sotto il controllo dell'Autorità Nazionale Palestinese, ma teme che l'azione israeliana la stia fortemente indebolendo. Ieri la Cina si è associata indirettamente alla proposta ventilata una settimana fa dall'Unione Europea di una conferenza internazionale di pace il prima possibile, per cercare una via d'uscita dal conflitto che punti sulla soluzione dei "due popoli - due Stati". Sul fronte diplomatico, da segnalare la tensione tra Giordania e Israele, dopo che Amman ha richiamato in patria il proprio ambasciatore a Tel Aviv. Ad Ankara incontro tra il Ministro degli Esteri iraniano Amirabdollahian e il collega turco Fidan: Teheran insiste per un cessate il fuoco immediato. Infine, ieri condanna della comunità internazionale per il bombardamento del campo profughi di Jabalia - per il capo degli Affari Comunitari Onu Griffiths rappresenta "l'ultima atrocità che ha colpito gli abitanti di Gaza". Duro anche l'Alto Rappresentante europeo Borrell: "sono sconvolto dall'elevato numero di vittime. La sicurezza e la protezione dei civili non è solo un obbligo morale, ma anche legale".
29/10/2023
L'Europa discute un intero pomeriggio, quello di giovedì, sulla crisi mediorientale, e alla fine ottiene nei fatti solo minimi aggiustamenti terminologici, il cui impatto sarà tutto da verificare alla prova dei fatti.
"Corridoi umanitari e pause per esigenze umanitarie", questa la formulazione esatta raggiunta dopo oltre cinque ore di estenuanti negoziati. Se da un lato si conferma la totale condanna del brutale attacco di Hamas e il diritto di Israele all'autodifesa, dall'altro si ribadisce la preoccupazione per la situazione umanitaria a Gaza. Fa capolino anche la proposta spagnola di una conferenza di pace internazionale. Soddisfatta dell'esito, al termine del summit, la premier Meloni. Non è passata in secondo piano la questione ucraina, con l'intervento in videoconferenza del presidente Zelensky, che ha chiesto ai leader comunitari di "continuare a fare pressioni sulla Russia", procedendo "rapidamente con il prossimo pacchetto di sanzioni". La presidente della Commissione Von Der Leyen ha annunciato la presentazione a breve di una proposta su come usare i profitti generati dagli asset russi congelati: l'idea è passarli a Kiev, affinchè li utilizzi per la ricostruzione, attraverso il budget comunitario. E il presidente europeo Michel tiene a precisare, "l'Ucraina resta una priorità per noi", dice. Sull'economia, nulla di fatto sulla ratifica italiana del Mes, la premier Meloni insiste che il tema non si può affrontare finchè non sarà chiara la cornice del nuovo patto di stabilità riformato. Nell'Eurosummit di venerdì mattina i 27 hanno ribadito che l'inflazione resta una delle principali preoccupazioni, mentre sulla situazione economica il consenso è che le economie continuano a crescere, ma con uno slancio ridotto. Chiesto anche di procedere sulla strada del completamento dell'Unione Bancaria. Il dossier migranti ha occupato pochi minuti di discussione, ma la premier ha successivamente insistito che tra i 27 c'è l'accordo per assegnare nuove risorse ai confini esterni e agli accordi con i Paesi di transito.
28/10/2023
Tregua umanitaria e conferenza di pace internazionale: il giorno dopo la sofferta intesa sulla terminologia dei "corridoi umanitari e pause per esigenze umanitarie", i pesi massimi europei provano a rilanciare sulla crisi mediorientale.
"Una tregua umanitaria" a Gaza "è cruciale per proteggere i più fragili e finalizzare i negoziati sugli ostaggi", ha insistito il presidente francese Macron, che ha invitato Israele ad agire in modo mirato contro i terroristi di Hamas, senza mettere in pericolo la vita dei civili. Il cancelliere tedesco Scholz appoggia la proposta Sanchez di una conferenza di pace, ma mette in guardia dalle oggettive difficoltà nell'organizzarla. Soddisfatta dell'esito del summit la premier Meloni. Non si spengono i riflettori sull'Ucraina, con il presidente europeo Michel che definisce Kiev una priorità per l'Europa e la presidente della Commissione Von Der Leyen che presenterà a breve una proposta su come usare i profitti generati dagli asset russi congelati: l'idea è passarli a Kiev attraverso il budget comunitario. Infine, doccia fredda sulla richiesta della Commissione di 66 miliardi di risorse in più per le crisi, su questo si continuerà a trattare - mentre l'Italia resta sotto pressione sulla ratifica del Mes: la Germania ne raccomanda l'approvazione, in precedenza era stato il presidente dell'Eurogruppo Donohoe a insistere sul tema - ma la premier Meloni nicchia, e afferma che il dossier non si può affrontare finchè non sarà chiara la cornice del nuovo patto di stabilità riformato.
27/10/2023
Prende quota l'idea di una conferenza di pace internazionale sul Medio Oriente, proposta dal premier spagnolo Sanchez: anche il cancelliere tedesco Scholz la appoggia, pur avvertendo che organizzarla non sarà semplice.
"Una tregua umanitaria" a Gaza "è cruciale per proteggere i più fragili e finalizzare i negoziati sugli ostaggi", ha insistito il presidente francese Macron, che ha invitato Israele ad agire in modo mirato contro i terroristi di Hamas, senza mettere in pericolo la vita dei civili. Soddisfatta dell'esito del summit la premier Meloni, che intravede una identità di vedute tra le priorità europee e quelle italiane. Poche ore prima partiva da Copenhagen il primo volo umanitario europeo verso Gaza. Altri cinque seguiranno. Non si spengono i riflettori sull'Ucraina, con il presidente europeo Michel che definisce Kiev una priorità per l'Europa e la presidente della Commissione Von Der Leyen che presenterà a breve una proposta su come usare i profitti generati dagli asset russi congelati: l'idea è passarli a Kiev attraverso il budget comunitario. L'Italia resta sotto pressione sulla ratifica del Mes: la Germania ne ha raccomandato l'approvazione, in precedenza era stato il presidente dell'Eurogruppo Donohoe a insistere sul tema - ma la premier Meloni nicchia, e afferma che il dossier non si può affrontare finchè non sarà chiara la cornice del nuovo patto di stabilità riformato.
27/10/2023
Crisi internazionali ed economia oggi sono state protagoniste del vertice europeo conclusosi nel primo pomeriggio a Bruxelles.
"L'Ucraina resta una priorità per noi", ha detto il presidente europeo Michel chiudendo i lavori, mentre la presidente della Commissione Von Der Leyen ha annunciato la presentazione a breve di una proposta su come usare i profitti generati dagli asset russi congelati: l'idea è passarli all'Ucraina per la ricostruzione attraverso il budget comunitario. Sulle conclusioni di ieri sul Medio Oriente e la formula un po' arzigogolata di "corridoi umanitari e pause umanitarie" si è espressa favorevolmente poco fa la premier Meloni. "Una tregua umanitaria" a Gaza "è cruciale per proteggere i più fragili e per finalizzare i negoziati sugli ostaggi", ha detto il presidente francese Macron. Infine, sull'economia, nulla di fatto sulla ratifica italiana del Mes, la premier fa melina ed insiste che il tema non si può affrontare finchè non sarà chiara la cornice del nuovo patto di stabilità riformato.
27/10/2023
Vertice europeo in chiusura in queste ore, con l'economia protagonista questa mattina: la presidente della Commissione Von Der Leyen ha chiarito nella notte che la sospensione del patto di stabilità si chiuderà quest'anno, dal 2024 si tornerà al meccanismo regolare della governance economica, "che includerà la procedura per i disavanzi eccessivi".
Nell'Eurosummit mattutino i 27 hanno ribadito che l'inflazione resta una delle principali preoccupazioni, mentre sulla situazione economica il consenso è che le economie continuano a crescere, ma con uno slancio ridotto. Chiesto anche di procedere sulla strada del completamento dell'Unione Bancaria, mentre il presidente dell'Eurogruppo Donohoe ha nuovamente messo sotto pressione l'Italia, ultimo Paese a non aver ancora ratificato il Meccanismo Europeo di Stabilità riformato. "Con la premier Meloni continuerò a sollevare il tema della ratifica", ha detto. Secondo fonti europee, il tema è stato poi sollevato nel vertice, ma senza citare nello specifico l'Italia. La discussione è successivamente passata al dossier Ucraina, dopo le richieste di maggiori aiuti da parte del presidente Zelensky ieri sera, per poi chiudersi sul tema migranti - a questo proposito il premier belga De Croo ha ribadito l'importanza dei rimpatri dei clandestini. Ricordiamo infine che su Gaza le conclusioni di ieri hanno chiesto "corridoi umanitari e pause per esigenze umanitarie", con l'ipotesi di una conferenza internazionale di pace da celebrare nei prossimi mesi.
27/10/2023
"Corridoi umanitari e pause per esigenze umanitarie". Dopo oltre cinque ore di estenuanti negoziati i 27 leader europei trovano la sintesi intorno a questa formula, che riunisce con molta difficoltà posizioni divergenti, superando giorni di divisioni sulla crisi mediorientale.
Se da un lato si conferma la ferma condanna del brutale attacco di Hamas e il diritto di Israele all'autodifesa, dall'altro si ribadisce la preoccupazione per la situazione umanitaria a Gaza. Fa capolino anche la proposta spagnola di una conferenza di pace internazionale: tutti buoni propositi da mettere alla prova, in un contesto geopolitico imprevedibile, dove il peso specifico dell'Europa non appare esattamente determinante. Ieri un altro conflitto finito nel cono d'ombra è tornato protagonista a Bruxelles. L'Ucraina, con l'intervento in videoconferenza del presidente Zelensky, che ha chiesto ai leader comunitari di "continuare a fare pressioni sulla Russia", procedendo "rapidamente con il prossimo pacchetto di sanzioni". Zelensky spera nello sblocco di nuovi fondi europei, decine di miliardi sui quali i 27 negoziano. Al summit si è parlato anche di migranti, con la premier Meloni che si è detta soddisfatta degli sforzi della presidente della Commissione Von Der Leyen, e ha chiesto rispetto per Paesi come Tunisia ed Egitto. Ma il suo ottimismo si è infranto presto sugli scogli dei Paesi frugali, che non intendono autorizzare stanziamenti extra per il dossier migratorio.
27/10/2023
Ci sono volute oltre cinque ore di negoziato ieri tra i leader europei a Bruxelles per trovare la giusta terminologia che mettesse d'accordo tutti su una posizione comune nella crisi mediorientale: "corridoi umanitari e pause per esigenze umanitarie", questa la richiesta partorita alla fine dai 27, per bilanciare le posizioni più filoisraeliane di alcuni Paesi con quelle di chi teme un degenerare della situazione a Gaza. E vuole dunque accelerare sugli aiuti ai palestinesi.
A sorpresa entra nelle conclusioni anche la proposta del presidente di turno dell'Unione, lo spagnolo Sanchez, che al suo arrivo al summit aveva chiesto di organizzare nel prossimo semestre una conferenza di pace internazionale sul conflitto israelo-palestinese. In attesa di comprendere quanto i sofferti negoziati diplomatici europei riusciranno ad incidere realmente sulla situazione a Gaza, va segnalato che ieri è tornato a parlare ai leader europei il presidente ucraino Zelensky, che ha chiesto di "continuare a fare pressioni sulla Russia", procedendo "rapidamente con il prossimo pacchetto di sanzioni". Sul dossier immigrazione la premier Meloni ha chiesto rispetto per Paesi di partenza e transito come Tunisia ed Egitto. Meloni che ha partecipato con Francia e Germania ad un trilaterale di mediazione sulla crisi serbo-kosovara. Mediazione fallita: Belgrado e Pristina hanno lasciato il Belgio incolpandosi a vicenda del nulla di fatto.
26/10/2023
Si va verso la richiesta da parte europea di "pause umanitarie" per "bisogni umanitari" a Gaza, stando alla preintesa raggiunta dagli sherpa comunitari in vista delle conclusioni del Consiglio Europeo che si è aperto nel pomeriggio a Bruxelles.
Su questo testo stanno discutendo in questi minuti i leader. Un invito all'unità, dopo settimane di palesi divisioni sul conflitto mediorientale, era giunto poche ore prima dal presidente europeo Michel, mentre il premier spagnolo Sanchez si era spinto oltre, proponendo un vertice di pace nei prossimi sei mesi, per arrivare alla soluzione "due popoli due Stati". Anche la premier Meloni, arrivando al summit, ha ipotizzato una possibile soluzione al dossier in primo piano al tavolo dei 27. Meloni che sul tema immigrazione si è detta soddisfatta degli sforzi della presidente della Commissione Von Der Leyen, e che ha chiesto rispetto per Paesi di partenza e transito come Tunisia ed Egitto. La premier ha anche partecipato con il francese Macron e il tedesco Scholz ad un trilaterale di mediazione sulla crisi serbo-kosovara. In attesa della discussione sull'economia dell'Eurozona, prevista domani, a tenere impegnati i leader c'è anche la revisione del bilancio pluriennale, con la richiesta della Commissione di incrementarlo di ben 66 miliardi, 50 dei quali per l'Ucraina. Improbabile un'intesa oggi, ancora troppo distanti le posizioni.
26/10/2023
Crisi in Medio Oriente, Ucraina, revisione del bilancio europeo di lungo periodo, economia e immigrazione. E’ ricco il menu dei temi nell’agenda del Consiglio Europeo che si apre oggi a Bruxelles, che vedrà -come è inevitabile- il conflitto israelo-palestinese in primo piano.
L’attuale irrilevanza continentale nella gestione della crisi appare inversamente proporzionale all’enorme mole di lavorio diplomatico interno per sanare le divisioni non solo tra gli Stati membri, ma persino fra i vertici delle istituzioni comunitarie. Ieri sera nella bozza di conclusioni è saltato il riferimento al segretario Onu Guterres, dopo le sue polemiche con Israele – rimarrebbe un accenno ad una “pausa umanitaria”, da declinare al plurale o cambiando il nome in finestre umanitarie. Insormontabili problemi terminologici, mentre a Gaza si muore. Ieri a Bruxelles i funzionari comunitari professavano ottimismo, sul fatto che un’intesa si troverà. Dal canto suo il presidente europeo Michel insiste sulla necessità di garantire aiuti umanitari e l’accesso ai bisogni più elementari per la popolazione palestinese della Striscia. Appare scontato che l’Europa non chiederà un “cessate il fuoco”, anche perché se è vero che Israele attacca, è pure vero che Hamas risponde lanciando razzi in modo indiscriminato. I 27 non perderanno di vista un tema caro all’Italia, che vede alleata una sempre più contestata Ursula Von Der Leyen – la presidente della Commissione ha scritto una lettera ai leader per ribadire la necessità di un rafforzamento della cooperazione sui rimpatri dei migranti irregolari, definendola una sfida comune.
23/10/2023
Valichi principali presidiati, controllati con il dispositivo di "vigilanza dinamica" i valichi secondari. E' la situazione dei controlli al confine tra Italia e Slovenia, dopo il primo weekend di sospensione del Trattato di Schengen. Questo per aumentare il livello di controllo sull'afflusso di clandestini. E anche le elezioni di ieri in Svizzera sono state dominate dal tema migranti.
Anche nella ricca e neutrale Svizzera il tema migranti determina la competizione elettorale, come ha dimostrato la vittoria della destra populista dell'Unione Democratica di Centro. Ieri primo partito alle elezioni federali, secondo le proiezioni, con oltre 60 seggi nel Parlamento, in percentuale quasi il 30% dei voti. Il Partito Socialista seconda forza, stabile, con una quarantina di seggi, mentre la vera notizia è il crollo dei due partiti ecologisti, Verdi e Pvl, che insieme superano di poco i 30 seggi. Soddisfatto il leader dell'UDC, il ticinese Chiesa, che ha puntato tutta la campagna sulla necessità di non oltrepassare quota 10 milioni di abitanti, con l'afflusso di immigrati. "Abbiamo problemi con l'immigrazione, con i migranti illegali", ha detto Chiesa, che ha addebitato proprio agli stranieri tutti i rischi che corre il ricco Paese alpino: criminalità, esplosione dei costi sociali e persino l'aumento del consumo di elettricità. La sicurezza dell'approvvigionamento energetico è stato un altro tema di campagna dell'UDC, insieme alla proposta di una neutralità più rigida della Svizzera, in opposizione all'allineamento di Berna alle sanzioni europee contro la Russia. Insomma, gli elettori della Confederazione, pur con i redditi tra i più elevati al mondo e una disoccupazione appena al 2%, si scoprono impauriti, guardandosi nello specchio dell'urna elettorale. Al punto da abbandonare temi a loro cari, come clima e ambiente.
21/10/2023
Una condanna dei bombardamenti israeliani su Gaza e un appello per la fine di decenni di violenze. E' la richiesta giunta dagli Stati arabi nel corso del vertice per la pace del Cairo, conclusi con pochi risultati concreti - anche a causa dell'assenza di rappresentanti israeliani e americani.
Esemplificativa la mancanza di un comunicato finale, eventualità che ha sottolineato le divisioni tra i partecipanti. Così è stata la richiesta di pace a fare da minimo comun denominatore, con una spaccatura tra Paesi arabi, che hanno chiesto la fine dell'offensiva israeliana, e quelli occidentali -europei in primis- che hanno puntato su obiettivi più modesti, come gli aiuti umanitari per la popolazione civile. Ad emergere sono state le singole posizioni, come quella del re giordano Abdullah, che ha denunciato il silenzio mondiale sugli attacchi israeliani, o del padrone di casa, il presidente egiziano Al Sisi, che ha messo in guardia da un'ondata di rifugiati palestinesi nella regione del Sinai, e ha chiesto la creazione di uno Stato palestinese. "Non lasceremo mai la nostra terra, non lasceremo mai la nostra terra", ha ripetuto per due volte il presidente palestinese Mahmoud Abbas, mentre il segretario Onu Guterres lanciava un appello per una tregua umanitaria. La premier Meloni, che ha incontrato sia Abbas sia Al Sisi, prima di spostarsi in Israele, si è spesa per la soluzione dei due Stati.
20/10/2023
La tensione è alta in una Francia che da diversi giorni vive continui allarmi bomba e dove vige un'allerta terrorismo Vigipirate elevata al livello di rischio attentato.
Il Ministro dell'Interno transalpino Darmanin ha annunciato ieri sera che 18 persone sono state fermate negli ultimi due giorni nel quadro delle inchieste per i falsi allarmi. Si tratta "essenzialmente di minorenni". Secondo Darmanin, in media le autorità francesi sventano un attentato ogni due mesi, e -dopo lo scoppio della crisi in Medio Oriente- esiste una minaccia supplementare. Anche ieri falsi allarmi, poi l'annuncio della cancellazione degli MTV European Music Awards 2023 a Parigi, a causa della crisi internazionale. In Lussemburgo intanto focus dei Ministri dell'Interno Europei su rischio terrorismo, immigrazione e Schengen. "Rafforzeremo la sicurezza interna mediante una maggiore cooperazione, e combatteremo la radicalizzazione", ha assicurato il presidente di turno, lo spagnolo Grande-Marlaska. Da parte sua il Ministro Piantedosi ha affermato che non c'è alcun segnale imminente di allarme in Italia, ma invita a restare vigili dopo gli episodi avvenuti in Belgio e in Francia. Confini interni sotto i riflettori, dopo che Austria e Germania hanno definito il meccanismo di Schengen come rotto, e la Commissaria all'Interno Johansson ha lamentato il fatto che i controlli tra Paesi membri danneggiano la libertà di circolazione. Oggi, ha annunciato Johansson, si terrà una prima riunione per avviare un'accelerazione dei rimpatri dei migranti considerati una minaccia per la sicurezza.
19/10/2023
L'allerta terrorismo prende la scena al vertice dei Ministri dell'Interno europei.
"Rafforzeremo la sicurezza interna mediante una maggiore cooperazione, e combatteremo la radicalizzazione", ha assicurato il presidente di turno, lo spagnolo Grande-Marlaska. Da parte sua il Ministro Piantedosi ha affermato che non c'è alcun segnale imminente di allarme in Italia, che invita però a restare vigili dopo gli episodi avvenuti in Belgio e in Francia. Piantedosi ha rilevato "una sostanziale convergenza sulla sostenibilità di misure quali la sospensione di Schengen tra Italia e Slovenia. Ovviamente -ha precisato- adottate in una logica di temporaneità e proporzionalità". I crescenti controlli ai confini interni hanno portato i Ministri dell'Interno austriaco e tedesca a dire che "Schengen non è morta, ma è rotta, e quindi occorre ripararla". In Lussemburgo si è tenuta anche una riunione di nove Paesi di secondo approdo dei migranti - su iniziativa svedese. La presidenza di turno iberica ha attivato le modalità di risposta integrata alle crisi politiche - un meccanismo per favorire processi decisionali rapidi e coordinati a livello comunitario, facilitando sia lo scambio di informazioni, sia il coordinamento tra Paesi nelle situazioni emergenziali, come quella che stiamo vivendo. Da segnalare infine che l'Europarlamento ha approvato una risoluzione sulla crisi in Medio Oriente, che condanna gli attacchi terroristici di Hamas e riconosce il diritto di Israele di difendersi nel rispetto del diritto internazionale umanitario. L'assistenza umanitaria a Gaza deve essere intensificata, garantendo al contempo che nessun fondo dell'UE finanzi direttamente o indirettamente il terrorismo, dice il testo, che chiede anche una pausa umanitaria. Significativo che non sia passato l'emendamento che chiedeva di inserire il "cessate il fuoco immediato".
19/10/2023
Allerta terrorismo in Europa al centro della riunione dei Ministri dell'Interno comunitari, che si sta chiudendo in Lussemburgo: nessun segnale imminente di allarme in Italia, dice il Ministro Piantedosi, che invita però a restare vigili dopo gli episodi avvenuti negli ultimi giorni in Belgio e in Francia.
Piantedosi ha anche rilevato "una sostanziale convergenza sulla sostenibilità di misure quali la sospensione di Schengen tra Italia e Slovenia. Ovviamente -ha precisato- adottate in una logica di temporaneità e proporzionalità". E ha annunciato un incontro a inizio novembre con i colleghi sloveno e croato per concordare modalità di attuazione che possano rendere ponderata la misura. In Lussemburgo oggi anche una riunione di nove Paesi di secondo approdo dei migranti - meeting nato su iniziativa svedese. Oggi la presidenza di turno iberica ha attivato le modalità di risposta integrata alle crisi politiche - si tratta di un meccanismo per favorire processi decisionali rapidi e coordinati a livello comunitario, facilitando sia lo scambio di informazioni, sia il coordinamento tra Paesi nelle situazioni emergenziali, come quella che stiamo vivendo. Da segnalare infine che l'Europarlamento ha approvato una risoluzione sulla crisi in Medio Oriente, che "condanna fermamente gli attacchi brutali", chiede di "eliminare l'organizzazione terroristica Hamas" e di "impegnarsi per la de-escalation ". Chiesta anche una pausa umanitaria, nonchè il "pieno rispetto del diritto internazionale". Significativo che non sia passato l'emendamento che chiedeva di inserire il "cessate il fuoco immediato".
18/10/2023
La grave crisi in Medio Oriente è stata al centro della plenaria dell'Europarlamento, poche ore dopo il vertice straordinario dei 27 leader europei.
Col passare dei giorni, la cacofonia di voci interne all'Unione si è trasformata in un messaggio più univoco, sebbene con sfumature ancora evidenti, riassunto così dalla presidente della Commissione Von Der Leyen: "Israele ha diritto all'autodifesa sulla base del diritto internazionale, Hamas è un gruppo terrorista e i civili palestinesi ne fanno le spese, per questo dobbiamo aiutarli", ha detto Von Der Leyen, accusata nei giorni scorsi di aver preso una posizione troppo filoisraeliana, senza alcun coordinamento con le altre istituzioni. La presidente della Commissione ha chiesto di accertare le responsabilità della tragedia dell'ospedale di Gaza, e ha annunciato che l'Europa sta triplicando gli aiuti umanitari alla Striscia, con un ponte aereo attivo verso l'Egitto. L'Alto Rappresentante Europeo Borrell ha fatto da contrappeso alla Von Der Leyen, rimarcando una certa diversità di vedute: "dobbiamo condannare il fatto che ci siano oltre tremila vittime civili a Gaza, condannare un tragedia non ci impedisce di dimostrare compassione per altri morti", ha detto. Per Borrell, Israele ha il diritto di difendersi ma "il diritto alla difesa ha dei limiti". Il successivo dibattito in plenaria ha confermato le divisioni, con i Popolari europei molto critici sull'assenza mostrata in passato da Borrell nello scacchiere mediorientale, e i socialisti che hanno accusato la Von Der Leyen di non aver rinfacciato al premier israeliano Netanhyahu la violazione del diritto internazionale.
18/10/2023
L'Europa prova a superare la cacofonia di voci e prese di posizione interne che hanno contraddistinto la prima settimana di crisi mediorientale, con un vertice in videoconferenza dei 27 leader, che poco però aggiunge alla scarsa incisività in politica estera di un continente sempre in prima linea negli aiuti, ma spesso irrilevante sui tavoli geopolitici che contano.
Il conflitto israelo-palestinese crea "molta frammentazione, divisioni e polarizzazione. Dobbiamo cooperare per disinnescare le tensioni, prevenire rischi per la sicurezza e rafforzare la cooperazione tra i nostri servizi di sicurezza", ha affermato il presidente europeo Michel, chiudendo il summit straordinario, non senza notare come il raid che ha colpito un complesso ospedaliero a Gaza "non è in linea con il diritto internazionale". Come non lo è -sottolinea Michel- un assedio totale a Gaza. Palpabile la tensione con la presidente della Commissione Von Der Leyen, più vicina alle posizioni israeliane. Michel ha ribadito la necessità di mostrare solidarietà ai Paesi in prima linea sulla migrazione, come l'Italia: dal canto suo la premier Meloni avrebbe ricordato come dall'immigrazione illegale di massa possono scaturire gravi rischi per la sicurezza europea. Meloni ha chiesto ai leader di evitare di cadere nella trappola di Hamas, insistendo su una soluzione di lungo termine, con la formula due popoli-due Stati. Oggi la crisi mediorientale approderà alla plenaria dell'Europarlamento, con un dibattito che dovrebbe sfociare in una risoluzione.
14/10/2023
L'ultimatum israeliano per una evacuazione del nord della Striscia di Gaza ha provocato reazioni di forte preoccupazione diplomatica in tutto il mondo, a partire dal segretario Onu Guterres, che ha chiesto ad Israele di evitare una catastrofe umanitaria.
Parole, le sue, che seguono quelle del responsabile dell'Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati Palestinesi, Philippe Lazzarini, che ha definito "orrendo" l'ordine di evacuazione, destinato a portare "livelli di miseria senza precedenti e spingerà ulteriormente la popolazione di Gaza nell'abisso". La Lega Araba si è spinta oltre, definendo "il trasferimento forzato" della popolazione di Gaza "un crimine" - sull'onda delle crescenti proteste nel mondo arabo contro l'operazione nella Striscia. Hamas ha ottenuto un primo risultato diplomatico, con l'Arabia Saudita che starebbe congelando i negoziati -sostenuti da Washington- per normalizzare i legami con Tel Aviv. Riad sarebbe in contatto con Teheran, per valutare gli effetti della crisi nella regione. E mentre il Qatar annuncia che sta lavorando all'apertura di un corridoio umanitario, in modo che gli aiuti possano arrivare alla Striscia di Gaza, il presidente palestinese Abu Mazen, a lungo assente nei primi giorni della crisi, avverte: si rischia una "seconda Nakba" a Gaza, alludendo all'esodo palestinese del 1948, dopo la nascita dello Stato di Israele. Sul fronte europeo, ieri da segnalare la visita in Israele della presidente della Commissione Von Der Leyen, con la presidente dell'Europarlamento Metsola. "Non ci sono parole per descrivere quanto abbiamo visto nei kibbutz attaccati, quello di Hamas è un atto di guerra, Israele ha diritto a difendersi", ha detto Von Der Leyen, ribadendo come "l'Europa sia al fianco di Israele".
13/10/2023
Le mosse israeliane per un'evacuazione di Gaza, in vista dell'offensiva militare di terra, provocano reazioni a livello globale, con l'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi che ha duramente criticato la decisione di Tel Aviv - un ordine "orrendo", che "porterà a livelli di miseria senza precedenti e spingerà ulteriormente la popolazione di Gaza nell'abisso", ha detto il commissario dell'agenzia Onu, Philippe Lazzarini.
"Il trasferimento forzato" della popolazione di Gaza "è un crimine", incalza la Lega Araba, mentre a New York il Consiglio di Sicurezza Onu si riunirà a porte chiuse nelle prossime ore per valutare la situazione, e superare il nulla di fatto registrato domenica, quando le Nazioni Unite non riuscirono neppure a condannare il massacro di Hamas. "Non ci sono parole per descrivere quanto abbiamo visto nei kibbutz attaccati, quello di Hamas è un atto di guerra, Israele ha diritto a difendersi", ha detto la presidente della Commissione Von Der Leyen, in visita in Israele con la presidente dell'Europarlamento Metsola. "L'Europa è al fianco di Israele", ha sottolineato Von Der Leyen, che ha incontrato il premier Netanhyahu e il presidente Herzog. E mentre il Qatar annuncia che sta lavorando all'apertura di un corridoio umanitario, in modo che gli aiuti possano arrivare alla Striscia di Gaza, il presidente palestinese Abu Mazen, a lungo assente nei primi giorni della crisi, avverte: si rischia una "seconda Nakba" a Gaza, alludendo all'esodo palestinese del 1948, dopo la nascita dello Stato di Israele. Da Pechino, le diplomazie europea e cinese sostengono la soluzione "due popoli, due Stati", ma Pechino tiene a precisare -con il Ministro degli Esteri Wang Yi- che all'origine del conflitto c'è un'ingiustizia contro il popolo palestinese.
4/10/2023
L'intesa è arrivata quasi a sorpresa, considerate le premesse di una settimana fa, quando le tensioni italotedesche hanno rischiato di bloccare tutto.
I 27 Paesi europei hanno trovato l'accordo -col voto contrario di Polonia e Ungheria- sull'ultimo tassello mancante del patto sulle migrazioni, relativo alla gestione delle situazioni di crisi. A consentire lo sblocco, il passaggio sulle Ong, che sarebbe stato declassato - nella proposta originale la Germania aveva ottenuto che i salvataggi delle Ong venissero esclusi dalle situazioni di strumentalizzazione dei flussi. Il testo globale di compromesso va in aiuto dei Paesi membri sottoposti a ondate eccezionali di arrivi di migranti, inclusi "flussi straordinari di cittadini di Paesi terzi" e "situazioni di strumentalizzazione dei migranti da parte di un Paese terzo". Allo scattare dello stato d'emergenza, le norme consentono ai Governi "di ricorrere a strumenti giuridici per reagire rapidamente", applicando tra le altre cose "un meccanismo di solidarietà obbligatorio" -che comprende anche i ricollocamenti- e "un'equa ripartizione delle responsabilità" tra i Ventisette, in termini di esame condiviso delle domande di asilo o aiuti finanziari. Si apre ora una fase negoziale con il Parlamento Europeo, per nulla scontata nei suoi esiti, con l'obiettivo di arrivare ad un'intesa complessiva sul nuovo patto sulle migrazioni prima delle prossime elezioni europee di giugno.
4/10/2023
L'eterno ritorno di Pedro Sanchez. Dopo l'annunciato fallimento dell'investitura del popolare Feijoo, toccherà all'attuale premier uscente, arrivato secondo alle elezioni di luglio, provare a formare una coalizione di Governo in Spagna.
La presidente del Congresso Armengol ha annunciato -poco prima che arrivasse il comunicato ufficiale della Casa Reale- che Re Felipe VI avrebbe dato l'incarico a Sanchez, dopo un rapido giro di consultazioni con i partiti. La palla passa dunque al leader socialista, che riparte dalla certezza dei suoi 122 deputati e dei 31 degli alleati della sinistra di Sumar. Praticamente assicurati i voti dei due partiti baschi, oltre che del Bloque Nacionalista Gallego, la vera incognita appaiono i due partiti indipendentisti catalani, Esquerra Republicana e Junts per Catalunya. I quali nei giorni scorsi hanno sottoscritto una dichiarazione comune, condizionando il loro appoggio alla coalizione di centrosinistra non solo ad una amnistia per i politici indipendentisti condannati nei mesi successivi al referendum separatista, ma anche ad un percorso verso un altro referendum di autodeterminazione, questa volta di intesa tra la Generalitat e lo Stato spagnolo. Se sul secondo punto la chiusura di Sanchez è stata netta, sul primo si tratta, ovviamente sottotraccia. L'obiettivo è arrivare a 178 seggi e forse persino uno in più, inglobando Coalicion Canaria. Tra fine mese e inizio novembre il probabile voto di fiducia, altrimenti il rischio sono nuove elezioni.
3/10/2023
L'impegno ad un sostegno duraturo per l'Ucraina, in un momento nel quale -in Occidente- si aprono le prime crepe, ben evidenziate dalla vittoria in Slovacchia di un politico filoputiniano e dallo stop temporaneo dei fondi americani a Kiev. E' il messaggio che i Ministri degli Esteri europei hanno portato ieri nella capitale ucraina.
L'Alto Rappresentante Europeo Borrell ha avanzato la sua proposta di una nuova dotazione bilaterale pluriennale a Kiev della European Peace Facility - cinque miliardi di euro il prossimo anno, su cui i 27 dovranno trovare un'intesa entro dicembre. Collaborazione tra Europa e Ucraina anche nell'industria militare, dice Borrell, che ricorda l'addestramento dei soldati, prima di allontanare lo spettro di falle nel fronte occidentale pro-Kiev: "non vedo alcuno Stato membro vacillare, l'Unione resta unita nel suo sostegno", afferma, mentre al suo fianco il Ministro degli Esteri ucraino Kuleba rivela di aver chiesto ai Ministri comunitari aiuto per esportare i cereali attraverso il Mar Nero "a piena capacità", nonostante le minacce di Mosca. Per qualche ora viene messa da parte la querelle con la Polonia. Il Ministro degli Esteri Tajani ha rassicurato il presidente ucraino Zelensky che il conflitto in corso e la ricostruzione del Paese rappresenteranno una priorità del G7 a guida italiana, il prossimo anno. Roma, ha affermato Tajani, sta lavorando all'ottavo pacchetto di armi da inviare a Kiev.
2/10/2023
L'Ucraina ha chiesto ai ministri europei riuniti a Kiev di aiutarla a esportare i suoi cereali attraverso il Mar Nero "a piena capacità", nonostante le minacce di Mosca. La richiesta è giunta dal Ministro degli Esteri ucraino Kuleba in conferenza stampa con l'Alto Rappresentante Borrell. Dai 27 la promessa che l'aiuto a Kiev non vacillerà.
Un nuovo pacchetto di aiuti bilaterale del valore di fino a cinque miliardi di euro per il prossimo anno, una cooperazione a livello di difesa tra i Paesi comunitari e Kiev - non solo attraverso l'addestramento dei militari ucraini, ma anche con un'alleanza nel settore industriale. E l'orizzonte dell'ingresso ucraino nell'Unione. Si è chiuso con questi risultati il summit informale straordinario dei Ministri degli Esteri europei a Kiev. L'Alto Rappresentante Borrell ha dettagliato i nuovi aiuti in arrivo: al momento si tratta di una sua proposta, che gli Stati membri dovrebbero approvare entro fine anno, per una tranche da fino a cinque miliardi della European Peace Facility. Borrell, che si è trovato nella scomoda posizione di dover parare i dubbi relativi al rischio di defaillances tra i Paesi membri nel sostegno a Kiev, dopo l'ascesa in Slovacchia del filorusso Fico, ha allontanato le ombre: "non vedo alcuno Stato membro vacillare, l'Unione resta unita nel suo sostegno all'Ucraina", ha sottolineato. E sul fronte diplomatico, l'Alto Rappresentante ha ribadito che il piano di pace Zelensky è l'unico sul tavolo della diplomazia internazionale. Dal canto suo il Ministro degli Esteri Tajani ha rassicurato il presidente ucraino che il conflitto in corso e la ricostruzione del Paese rappresenteranno una priorità del G7 a guida italiana, che inizierà il prossimo anno. L'Italia, ha affermato Tajani, è pronta ad aiutare l'Ucraina nella protezione delle infrastrutture e sta lavorando all'ottavo pacchetto di armi da inviare a Kiev.
1/10/2023
La svolta slovacca, paradosso di un partito socialdemocratico che flirta apertamente con l'estrema destra, emerge negli annunci del suo leader Robert Fico, che il giorno dopo la vittoria elettorale -per lui un ritorno alla carica di premier- va subito alla carica: "useremo anche la forza per proteggere il nostro Paese dai migranti", ha detto Fico, specificando che adotterà "misure per la ripresa dei controlli alla frontiera con l'Ungheria".
Affinità elettive, quelle di Fico, già in luna di miele con l'autocrate ungherese Orban, "è sempre bello lavorare insieme a un patriota. Non vedo l'ora!" twitta felice da Budapest quest'ultimo, conscio che Fico andrà a braccetto con lui non solo sui migranti, ma anche nel ruolo di alleato europeo del dittatore russo Putin. "Siamo pronti ad aiutare l'Ucraina a livello umanitario e con la ricostruzione del Paese, ma non con gli armamenti", ha chiosato Fico da Bratislava. Quanta distanza dalla presidente della Commissione Von Der Leyen, che in quelle stesse ore ribadiva: "l'Ucraina prevarrà. I suoi alleati continueranno a rimanere saldi". Questo mentre una folla oceanica è tornata ad invadere pacificamente le strade della capitale polacca Varsavia, per chiudere la lunga parentesi della destra di Diritto e Giustizia al potere, e riaprire -nelle elezioni del 15 ottobre- una finestra con vista sull'Europa. "Il cambio politico è inevitabile", ha detto il leader dell'opposizione Tusk aprendo una marcia cui hanno partecipato centinaia di migliaia di cittadini. Per lui un compito difficile, con i sondaggi che danno Coalizione Civica otto punti dietro il PiS, in una campagna segnata dalla crisi migranti, dalle tensioni con la Germania e dalla crisi diplomatica con l'Ucraina sull'export di grano.
29/9/2023
L'ultimo e più delicato tassello del patto europeo sui migranti, quello sulla gestione delle crisi, si blocca nuovamente. Dopo l'opposizione tedesca, tolta d'imperio dal cancelliere Scholz, è ora l'Italia a porre paletti.
Il presidente di turno, il Ministro dell'Interno spagnolo Grande-Marlaska, minimizza, chiudendo un summit Affari Interni che pareva destinato a trovare l'intesa: è una differenza di sfumature, dice, pronosticando che nei prossimi giorni, entro l'inizio di ottobre, arriverà il mandato politico per avviare i negoziati con l'Europarlamento. E sarà un'intesa ad ampia maggioranza. Sulla stessa lunghezza d'onda la Commissaria all'Interno Johansson, secondo cui gli ostacoli non sono assolutamente insormontabili. Questo è tutto da vedere: Polonia e Ungheria a parte, considerate irrecuperabili, sono Germania, Olanda e Italia a fare la differenza per arrivare alla maggioranza qualificata. Convinte le prime due, Berlino in primis, venendo incontro alle richieste dei Verdi di garantire standard minimi di tutela anche in situazioni di crisi, la bilancia degli scontenti si è inclinata verso l'Italia, con il Ministro dell'Interno Piantedosi che non è intervenuto al summit, abbandonato in anticipo per volare a Palermo, dove riferirà di aver chiesto più fondi per i rimpatri assistiti. Indiscrezioni fanno trapelare l'irritazione di Roma per l'esclusione delle Ong dai casi di strumentalizzazione nell'arrivo dei migranti, oltre che per la cancellazione di un paragrafo contenente deroghe agli standard di accoglienza in caso di afflusso massiccio alle frontiere.
28/9/2023
Le posizioni si ribaltano, quando la presidenza di turno spagnola presenta l'ultima versione del testo di compromesso relativo al patto sui migranti nelle situazioni di crisi.
La Germania, fino a ieri il Paese più determinato nella sua opposizione, vede accolte alcune sue rimostranze e su mandato del cancelliere Scholz dice OK, provocando però la reazione dell'Italia - il Ministro dell'Interno Piantedosi chiede maggior tempo per approfondire il testo, saluta e prende il volo per Palermo, lasciando la patata bollente nelle mani degli ambasciatori. Chiudendo il summit, il presidente di turno, il Ministro dell'Interno spagnolo Grande-Marlaska, ci mette una pezza elargendo ottimismo: è una differenza di sfumature, ci è mancato un po' di tempo, siamo convinti che nei prossimi giorni arriverà il mandato politico per avviare i negoziati con l'Europarlamento. Per Marlaska, sarà un via libera ad ampia maggioranza. Sulla stessa lunghezza d'onda e ancora più ermetica la Commissaria all'Interno Johansson, secondo cui gli ostacoli non sono assolutamente insormontabili. Secondo quanto trapelato da fonti di stampa, la nuova proposta spagnola avrebbe cancellato il paragrafo contente le deroghe agli standard di accoglienza in caso di afflusso massiccio di migranti, e avrebbe escluso le Ong dai casi di strumentalizzazione nell'arrivo di rifugiati. Punti indigesti a Roma. Fortemente contraria resta l'Ungheria, che parla di "testo inaccettabile", "una calamita per i migranti", scettica anche la Polonia.
27/9/2023
Mentre l'attesa si sposta tutta su un complicato vertice domani dei Ministri dell'Interno europei sul patto sui migranti, su cui aleggia -nonostante le fitte trattative in corso- il pericolo stallo, anche a causa dell'opposizione tedesca al testo di compromesso della presidenza spagnola, Italia e Francia cercano di ricostruire l'intesa.
I quasi novanta minuti di faccia a faccia tra la premier Meloni e il presidente francese Macron ieri a Roma avrebbero riavvicinato le due capitali su un capitolo fin qui divisivo. Fonti del Governo parlano di passi in avanti su: memorandum con i Paesi di partenza - vedi Tunisia, intese sui rimpatri, e risorse europee per l'Africa. Prematuro prevedere se l'inedita alleanza funzionerà, ma per Roma è l'unica via d'uscita, dopo lo scontro con la Germania sui finanziamenti alle Ong - senza dimenticare che Berlino, per motivi molto diversi da Polonia e Ungheria, blocca per l'appunto passi in avanti a livello comunitario. Oggi è previsto l'annuncio ufficiale tedesco sui presidi fissi di polizia in determinate zone di confine con Polonia e Repubblica Ceca, per fermare il flusso di clandestini. La Commissione Europea ha ribadito l'ovvio: la reintroduzione dei controlli all'interno di Schengen resta "una misura eccezionale, limitata nel tempo e di ultima istanza". E che firmare intese con dittatori come il presidente tunisino Saied possa essere rischioso lo dimostra la sua ultima trovata: dopo l'annuncio di oltre 120 milioni di fondi da Bruxelles, Saied ieri ha rinviato la visita di una delegazione della Commissione.
26/9/2023
Trovare una soluzione europea alla crisi migratoria: il comunicato reso noto dall'Eliseo dopo il faccia a faccia i quasi un'ora e mezza tra il presidente francese Macron e la premier italiana Meloni chiarisce l'obiettivo di una discussione con vista sul cruciale vertice dei Ministri dell'Interno europei giovedì - dove al momento però si annuncia uno stallo.
L'Italia negli ultimi giorni ha cercato una sponda nella Francia, nonostante tanti screzi recenti, dopo aver aperto un fronte di scontro con la Germania sui finanziamenti alle Ong che operano in mare. Germania che, con Olanda, Polonia e Ungheria, resta uno dei Paesi che stanno bloccando ogni avanzamento del nuovo patto sui migranti, soprattutto nel capitolo relativo al meccanismo di redistribuzione in caso di picco nei flussi. E Germania dove il dibattito è tutto sul progetto governativo che sarà annunciato domani di istituire presidi fissi di polizia alle frontiere con Polonia e Repubblica Ceca, per fermare il flusso di clandestini. Mossa nata anche sull'onda dello scandalo dei 250mila visti venduti dai consolati polacchi nel mondo a cittadini asiatici e africani. La Commissione Europea ha ribadito l'ovvio: la reintroduzione dei controlli all'interno di Schengen resta "una misura eccezionale, limitata nel tempo e di ultima istanza". Questo mentre il presidente-dittatore tunisino Saied ha rinviato la visita di una delegazione della Commissione Europea, dopo aver incassato oltre 120 milioni da Bruxelles - mossa che pare poco benaugurante nell'ottica della cooperazione contro il traffico di esseri umani.
26/9/2023
Si gioca sul dossier migranti una delle partite-chiave in vista delle prossime elezioni europee, con la premier Meloni che ha avuto un faccia a faccia -senza delegazioni- con il presidente francese Macron.
L'occasione sono state le esequie del presidente emerito Napolitano, con i due leader che si sono parlati per quasi un'ora e mezza a Palazzo Chigi. Roma punta sull'asse con Parigi, nonostante i numerosi scontri del recente passato, per contrastare il fronte apertosi di recente con la Germania e i finanziamenti di Berlino alle Ong - oggetto peraltro di una lettera di Meloni al cancelliere tedesco Scholz. A Berlino però non sono tanto le lettere italiane ad impensierire la maggioranza di Governo, quanto piuttosto il tema dei controlli ai confini, con la Ministra dell'Interno Faeser che ha annunciato presidi fissi della polizia a controllo dei confini con Polonia e Repubblica Ceca, per fermare il flusso di clandestini. Misura contestata dal sindacato di polizia, che li considera inefficaci, e anche dalla Commissione Europea, che giudica la reintroduzione dei controlli all'interno di Schengen una misura eccezionale, limitata nel tempo e di ultima istanza". Con la Polonia Berlino ha un contenzioso aperto, dopo lo scandalo dei visti venduti illecitamente dai consolati polacchi all'estero - si ipotizzano 250mila visti illegali, che hanno consentito a cittadini di Paesi terzi, africani ed asiatici, di entrare in Europa senza averne titolo. Questo mentre il presidente-dittatore tunisino Saied ha rinviato una visita di una delegazione della Commissione Europea, dopo aver incassato oltre 120 milioni da Bruxelles - mossa che pare poco benaugurante nell'ottica della cooperazione contro il traffico di esseri umani.
23/9/2023
"L'Italia non sta rispettando le riammissioni previste dal sistema di Dublino. Finchè non lo farà, nemmeno noi accoglieremo altri rifugiati attraverso il meccanismo di solidarietà": sotto la pressione delle critiche dell'opposizione, la Ministra dell'Interno tedesca Nancy Faeser passa al contrattacco, alimentando le tensioni con l'Italia.
La Ministra Faeser ha chiesto un meccanismo di solidarietà vincolante, e ha criticato anche la Danimarca per la sua scarsa disponibilità ad accogliere rifugiati, dicendo di aspettarsi che Roma "venga di nuovo incontro a Berlino per adempiere ai suoi obblighi". Per il Governo tedesco quella di ieri è stata una giornata difficile, con gli attacchi delle opposizioni al Bundestag sul dossier migranti - la Cdu/Csu propone il respingimento ai confini dei richiedenti asilo che hanno già fatto domanda in un altro Paese. Da Roma invece è giunta la richiesta di chiarimento sull'annuncio tedesco di un imminente finanziamento ad alcune ONG per un progetto di assistenza di migranti sul territorio italiano e un progetto di "salvataggi" in mare". E mentre l'Alto Rappresentante Europeo Borrell lancia l'allarme sul rischio di dissoluzione dell'Unione sotto la spinta delle pressioni migratorie, la Commissione ha annunciato 127 milioni di stanziamenti per la Tunisia, di cui solo 42 sono soldi nuovi, legati al Memorandum di intesa firmato a luglio. Memorandum che sarà discusso dopodomani dagli ambasciatori europei. Infine, secondo Eurostat le richieste di asilo nell'Unione sono salite del 25% a giugno, con la Germania primo Paese per candidature e Italia quarto.
22/9/2023
E' "una crudeltà, una terribile mancanza di umanità": così il Papa ha commentato in volo verso Marsiglia la situazione che sta portando a numerosi sbarchi di migranti a Lampedusa e in altre zone di approdo. "Li tengono nei lager libici e poi li buttano a mare", ha aggiunto il Pontefice. Dossier migranti che agita anche i rapporti Italia-Germania. Il servizio.
Riemergono tensioni tra Berlino e Roma sui migranti, conseguenza anche di uno scontro interno alla politica tedesca. La Ministra dell'Interno Nancy Faeser, in un'intervista all'emittente Zdf, ha affermato che "l'Italia non sta rispettando le riammissioni del sistema di Dublino. E finché non lo farà, nemmeno noi accoglieremo altri rifugiati" con il meccanismo di solidarietà. La Ministra Faeser, che ha chiesto un meccanismo di solidarietà vincolante, e che ha criticato anche la Danimarca per la sua scarsa disponibilità ad accogliere rifugiati, ha detto di aspettarsi che Roma "venga di nuovo incontro a Berlino per adempiere ai suoi obblighi". Ma la polemica è doppia, in quanto l'Italia a sua volta ha criticato l'annuncio di un portavoce del Governo tedesco, secondo cui la Germania finanzierà con centinaia di migliaia di euro progetti di assistenza a terra di migranti in Italia, e una ong che opera salvataggi "in mare". Parlavamo di acque agitate a Berlino, con le opposizioni all'attacco del Governo al Bundestag sulla politica migratoria: in particolare la Cdu/Csu ha presentato un suo piano, che prevede il respingimento ai confini dei richiedenti asilo che hanno fatto domanda in un altro Paese. E mentre l'Alto Rappresentante Europeo Borrell lancia l'allarme sul rischio di dissoluzione dell'Unione sotto la spinta delle pressioni migratorie, la Commissione ha annunciato 127 milioni di stanziamenti per la Tunisia, di cui solo 42 sono soldi nuovi, legati al Memorandum di intesa firmato a luglio. Infine, secondo Eurostat le richieste di asilo nell'Unione sono salite del 25% a giugno, con la Germania primo Paese per candidature e Italia quarto.
22/9/2023
Salgono le richieste di asilo nell'Unione Europea, con il mese di giugno che fa segnare un +25% in un anno, poco sopra quota 83mila.
Lo comunica Eurostat, secondo cui -seguendo uno schema ormai consolidato- resta la Germania il primo Paese per candidature, oltre 23mila, seguita dalla Spagna, dalla Francia e solo in quarta posizione dall'Italia con quasi 11mila. Questo mentre la Commissione Europea ha annunciato, in seguito all'attuazione del memorandum d'intesa con le autorità tunisine, lo stanziamento di 60 milioni di sostegno al bilancio per Tunisi e un pacchetto di assistenza operativa sulla migrazione pari a 67 milioni, che saranno versati nei prossimi giorni. Va precisato che di questi 127 milioni complessivi, solo 42 sono soldi nuovi, legati cioè al Memorandum di intesa firmato a luglio da Meloni, Rutte e Von der Leyen, e contestato da diversi Paesi membri e dallo stesso Alto Rappresentante Borrell. Il presidente tunisino Saied intanto ha rivendicato che Tunisi "ha trattato imigranti nel rispetto della legge, nel rispetto dei valori morali". Dichiarazioni che faranno discutere, mentre dalla Germania arriva la notizia che il Governo tedesco finanzierà con centinaia di migliaia di euro un progetto di assistenza a terra di migranti in Italia e uno per una ong che opera salvataggi "in mare". Sempre in Germania la televisione pubblica Ard rivela che si è aperta una nuova rotta balcanica, che passa attraverso la Polonia e che sarebbe ormai responsabile di buona parte degli oltre 10mila arrivi di migranti via terra al mese.
18/9/2023
Apre un nuovo fronte di scontro con l'Europa la premier Meloni, che nel corso del Consiglio dei Ministri che vara ulteriori misure in materia di immigrazione attacca il centrosinistra comunitario e in particolare l'Alto Rappresentante Borrell, autore della lettera che esprimeva forti dubbi sul Memorandum di intesa con la Tunisia.
"Dispiace constatare che parte delle forze politiche italiane ed europee remino contro", avrebbe detto Meloni ai Ministri, in assenza di sue dichiarazioni alla stampa. Meloni che ribadisce la visione comune del centrodestra sul dossier, quasi ad esorcizzare possibili spaccature. In vista del cruciale vertice dei Ministri dell'Interno europei a fine settembre la premier annuncia che "il Governo seguirà con grande attenzione gli impegni che l'Europa si è assunta con l'Italia". Intanto però la passerella di Lampedusa, con l'hotspot svuotato e tirato a lucido domenica in tutta fretta per accogliere Meloni e Von Der Leyen, ha mandato in tilt l'accoglienza a Porto Empedocle, dove la tensostruttura sul molo si è sovraffollata, con oltre 1200 migranti stipati e un centinaio fuggiti per la città, scatenando l'allarme tra gli abitanti e le proteste del sindaco. E prima di partire per Roma per un faccia a faccia con il collega italiano Piantedosi, il Ministro dell'Interno francese Darmanin ha chiarito che Parigi non accoglierà parte dei migranti arrivati recentemente a Lampedusa. "La Francia vuole aiutare l'Italia a controllare la sue frontiere", ha detto, mentre a Mentone si progetta un centro di accoglienza per 200 migranti. La Germania appoggia la proposta della Commissione di espandere la sorveglianza aerea e navale dei confini esterni, ma pare divisa sull'ipotesi di accogliere rifugiati dall'Italia, con i liberali Fdp nettamente contrari.
18/9/2023
Parla di visione comune del centrodestra sui migranti, la premier Meloni, che lascia filtrare messaggi dal Consiglio dei Ministri anzichè parlare con la stampa.
Meloni che non risparmia stoccate al centrosinistra: "dispiace constatare che parte delle forze politiche italiane ed europee remino contro. Mi riferisco alla lettera dell'Alto rappresentante Borrell": questo avrebbe detto la premier ai Ministri, identificando in Borrell il bersaglio da contrapporre alla presidente della Commissione Von Der Leyen, ieri a Lampedusa - "il Governo seguirà con grande attenzione gli impegni che l'Europa si è assunta con l'Italia, a partire dallo sblocco delle risorse previste dal Memorandum con la Tunisia", fa sapere. Intanto però la passerella di Lampedusa, con l'hotspot svuotato e tirato a lucido ieri in tutta fretta per accogliere Meloni e Von Der Leyen, sembra aver avuto ripercussioni pesanti su Porto Empedocle, dove la tensostruttura sul molo è sovraffollata, con oltre 1200 migranti stipati e un centinaio fuggiti per la città, scatenando l'allarme tra gli abitanti e le proteste del sindaco. Oggi a Roma faccia a faccia tra il Ministro dell'Interno francese Darmanin e l'omologo italiano Piantedosi. Darmanin prima di partire ha chiarito che la Francia non accoglierà parte dei migranti arrivati recentemente a Lampedusa. "Parigi vuole aiutare Roma a controllare la sue frontiere per impedire alla gente di venire", ha detto. Anche la Germania, che appoggia la proposta della Commissione di espandere la sorveglianza area e navale dei confini esterni comunitari, fa sapere attraverso i liberali Fdp che Berlino non accoglierà altri rifugiati dall'Italia. Il vertice dei Ministri dell'Interno europei tra dieci gironi si annuncia molto teso.
18/9/2023
Via libera dal Consiglio dei Ministri al pacchetto di misure sui migranti annunciate nei giorni scorsi dalla premier Meloni, che ha parlato di "visione comune" del centrodestra sulla crisi del momento.
Questo proprio nelle ore in cui si registra tensione nella città siciliana di Porto Empedocle, con il sindaco Calogero Martello che parla di migranti in fuga - un centinaio sarebbe riusciti a lasciare la tensostruttura sul molo dove sono stipate oltre 1200 persone. I trasferimenti proseguono a singhiozzo, e i migranti fuggiti si starebbero aggirando in città chiedendo acqua e cibo agli abitanti. Intanto, dopo essere stato ripulito, svuotato e tirato a lucido ieri a beneficio di telecamere per la visita Meloni-Von Der Leyen, l'hotspot di Lampedusa è tornato ad essere sovraffollato - sono infatti saltati i trasferimenti programmati ieri sera, proprio a causa del sovraffollamento di Porto Empedocle. Situazione di caos insomma, mentre nel pomeriggio a Roma è previsto un faccia a faccia tra il Ministro dell'Interno francese Darmanin e l'omologo italiano Piantedosi: Darmanin si è fatto precedere dalle dichiarazioni rilasciate stamattina alla radio Europe 1, affermando che la Francia non accoglierà parte dei migranti arrivati recentemente a Lampedusa. "Parigi vuole aiutare l'Italia a controllare la sue frontiere per impedire alla gente di venire", ha detto Darmanin. A Mentone intanto si sta approntando un centro di accoglienza per migranti con una capacità di almeno 200 persone, proprio alla frontiera con l'Italia.
18/9/2023
Caos a Porto Empedocle, dove da ieri sono stipati oltre mille migranti che tentano continuamente di fuggire dalla struttura sul molo, all'interno della quale arriva gran parte dei migranti che vengono trasferiti da Lampedusa. Almeno un centinaio di persone è già riuscito a lasciare la struttura. Intanto, dopo il consulto telefonico di ieri tra i Ministri dell'Interno, da Francia e Germania arrivano segnali poco incoraggianti per l'Italia.
Si fa precedere da dichiarazioni nette, in vista della sua visita pomeridiana a Roma, il Ministro dell'Interno francese Darmanin. La Francia non accoglierà parte dei migranti arrivati recentemente a Lampedusa. "Parigi vuole aiutare l'Italia a controllare la sue frontiere per impedire alla gente di venire", ha detto Darmanin in un'intervista radiofonica. "Sarebbe un errore di giudizio considerare che i migranti devono essere subito ripartiti in tutta l'Unione e in Francia, che fa già ampiamente la sua parte", ha chiosato. Sarà dunque questo il messaggio che porterà all'omologo italiano Piantedosi: collaborazione nella protezione delle frontiere dall'immigrazione irregolare, ma -dopo i numerosi screzi passati- no ai ricollocamenti. Parigi potrebbe non aver digerito la passerella mediatica della leader dell'estrema destra Le Pen ieri a Pontida. Sulla linea transalpina anche la Ministra dell'Interno tedesca Faeser, che appoggia la proposta della Commissione di espandere la sorveglianza area e navale dei confini esterni comunitari. La coalizione semaforo a Berlino vede inoltre l'opposizione dei liberali Fdp all'accoglienza di altri rifugiati dall'Italia, come messo nero su bianco dal segretario generale Djir-Sarai. Voce nel deserto appare la presidente dell'Europarlamento Metsola, che spera in un pacchetto di norme sui migranti in tempo per le prossime elezioni europee, mentre la Commissione rispedisce al mittente le critiche del Consiglio Europeo sul memorandum d'intesa col regime tunisino.
17/9/2023
Dietro le quinte, Stati Uniti e Cina proseguono il dialogo in campo neutro, come le due diplomazie hanno confermato a proposito dei colloqui tra il consigliere per la Sicurezza Nazionale statunitense Sullivan e il capo della diplomazia cinese Wang Yi.
Teatro degli incontri -svoltisi nel weekend- l'arcipelago mediterraneo di Malta: uno scambio "sincero, sostanziale e costruttivo, sulla scia degli impegni presi dai presidenti Biden e Xi Xinping nel summit G20 di Bali quasi un anno fa, fa sapere Washington. Sul tavolo ovviamente i temi caldi dell'attualità internazionale, come le relazioni bilaterali Stati Uniti-Cina, la guerra in Ucraina e la questione Taiwan. "Occorre mantenere aperte le linee di comunicazione Washington-Pechino", ha riassunto con pragmatismo Sullivan, mentre Wang ha confermato la volontà comune di mantenere scambi ad alto livello tra le due parti e tenere consultazioni sino-americane sugli affari dell'area Asia-Pacifico, su quelli marittimi e sulle consultazioni di politica estera. Wang ha mostrato intransigenza sulla questione Taiwan: "la prima linea rossa insormontabile nelle relazioni sino-americane", l'ha definita, proprio nelle ore in cui da Taipei denunciavano come Pechino abbia fatto volare 28 aerei da guerra intorno all'isola - la maggior parte di questi avrebbe attraversato la linea mediana dello Stretto per missioni a "lungo raggio" non specificate.
17/9/2023
Obiettivo: chiudere la riforma del patto di stabilità entro al massimo il mese di novembre. I Ministri delle Finanze comunitari hanno concordato un'accelerazione per varare questa misura cruciale, partendo da una base di intesa che -secondo la presidenza di turno spagnola- vedrebbe ben il 70% del lavoro ormai fatto.
Resta da definire ancora il complesso bilanciamento tra la sostenibilità fiscale e la tabella di marcia di riduzione di deficit e debito da un lato, favorendo al contempo gli investimenti nei settori strategici europei dall'altro. L'eterno dilemma che contrappone da più di un decennio Paesi rigoristi e Paesi dell'asse mediterraneo - anche se la due giorni a Santiago de Compostela pare aver segnato un riavvicinamento tra i due fronti, nel tentativo di trovare con urgenza terreno comune. A fine anno scade infatti la sospensione delle regole precedenti del Patto, e nessuno ha interesse a tornare a parametri così rigidi, che peraltro non hanno granchè funzionato. L'Italia, da parte sua, con il Ministro dell'Economia Giorgetti, ha chiesto lo scorporo dal calcolo del deficit delle spese militari pro-Ucraina e degli investimenti per il Pnrr fino al 2026, trovando orecchie attente e disponibili, ma la strada resta in salita. Anche perchè non va dimenticato che Roma mantiene un grosso debito verso il resto dell'Eurozona - debito che si chiama ratifica del Mes, sul quale anche in questo weekend si sono levate voci sempre più esigenti e preoccupate tra i Ministri finanziari.
16/9/2023
Il primo anniversario dalla morte di Masha Amini è stato segnato dalla repressione in Iran, con le forze di sicurezza che hanno sparato contro alcuni manifestanti a Teheran.
Altri manifestanti sono stati invece arrestati nella capitale iraniana, nei pressi dell'Università e di piazza Azadi. Gli agenti hanno impedito l'accesso ai cimiteri dove sono sepolti gli oppositori uccisi negli scontri durante le dimostrazioni dello scorso anno. Decine di arresti anche nel Kurdistan iraniano, un ferito nei pressi del cimitero dove riposa Masha Amini, il cui padre Amjad è stato arrestato mentre lasciava la sua abitazione a Saqqez. La comunità internazionale nelle ore precedenti l'anniversario era tornata a sanzionare l'Iran, con l'Unione europea che aveva annunciato un decimo pacchetto di misure restrittive nei confronti di quattro persone e sei entità responsabili di gravi violazioni dei diritti umani a Teheran. Anche gli Stati Uniti avevano annunciato misure ulteriori contro il regime iraniano.
15/9/2023
I falchi la spuntano ancora una volta sulle colombe, a Francoforte - ma potrebbe essere stata l'ultima.
E' questo in sintesi il messaggio emerso dalla riunione del Consiglio Direttivo BCE, che ha alzato di un altro quarto di punto i tassi nell'Eurozona, portando quello sui depositi al 4% e quello sul rifinanziamento principale al 4,5%. Con un'inflazione che si attende in calo, ma elevata ancora a lungo, e un'economia in deterioramento, Francoforte non prende rischi e lancia un'ultima zampata. L'attenzione si sposta ora sulle mosse future della Bce, con la presidente Lagarde che ha mantenuto per tutta la conferenza stampa una postura da sfinge, sostenendo che ogni azione futura sarà soppesata sulla base dei dati economici. Solo alla fine, pressata dai giornalisti, si è lasciata sfuggire che non si può affermare che i tassi abbiano raggiunto il picco. Le divergenze in seno al Consiglio Direttivo ci sono state, lo ha ammesso la stessa Lagarde, tra chi voleva un ulteriore rialzo e chi avrebbe preferito una pausa. Hanno prevalso i primi, con una maggioranza solida, annota la presidente Bce. L'impressione generale degli analisti e soprattutto dei mercati europei, che hanno chiuso tutti in rialzo - a partire da Milano, è che quello di ieri sia stato il canto del cigno per la tendenza rialzista. Probabile che a questa seguirà una fase più o meno lunga di calma piatta, prima di tagli dei tassi, il cui orizzonte è impossibile da delineare. A bocce ferme la Bce prevede un'inflazione al 2% fra due anni.
14/9/2023
La frustrazione nel dover spiegare ciò che appare ai più criptico all'interno del comunicato ufficiale arriva durante la sessione delle domande della stampa, con la presidente BCE Lagarde che sbotta: "so che è complicato, le espressioni finchè sarà necessario, riferita al rialzo dei tassi, oppure contributo sostanziale, riferito al target del'inflazione, non possono essere definite con precisione, si tratta di valutazioni che vanno aggiornate continuamente sulla base dei dati", afferma Lagarde, alimentando il mistero che aleggia sul futuro dei tassi: siamo al picco finale, o no?
Ulteriormente sollecitata, Lagarde alla fine si lascia sfuggire: "non possiamo dire che ora siamo al picco". Gli analisti si sbilanciano maggiormente, e puntano in maggioranza le proprie fiches sul fatto che questo potrebbe essere l'ultimo incremento, considerato che -per ammissione della stessa Lagarde- la decisione del board non è stata unanime, alcuni membri del Consiglio direttivo preferivano una pausa, la decisione è stata presa con una "solida maggioranza", ha riferito. Dal Governo il Ministro per le Imprese Urso è critico, guardando ai dati -in deterioramento- della crescita: "questa decisione non credo possa aiutare la ripresa economica europea". Fronte mercati, le piazze continentali hanno letto in controluce un messaggio positivo, che anticipa l'imminente fine della stretta monetaria - chiusura in positivo generalizzata, con Milano a +1,37%. In calo l'euro sul dollaro.
13/9/2023
Sarà l'ultimo discorso. Forse. Nella nebbia che circonda le intenzioni dell'attuale presidente della Commissione Von Der Leyen riguardo al suo futuro politico, e cioè se si candiderà o meno alla guida dei Popolari Europei alle prossime elezioni, il Discorso sullo Stato dell'Unione che terrà questa mattina a Strasburgo sarà monitorato con particolare attenzione.
Fino a ieri bocche cucitissime dal suo entourage - in serata qualche spiffero ha rivelato che Ucraina, allargamento, Green Deal, migrazione e rapporti con la Cina figureranno tra i temi principali, in una disamina che dovrebbe durare oltre un'ora. Dopo quattro anni sarà un'occasione per fare il punto sui risultati ottenuti, con Von Der Leyen che dovrebbe annunciare un 90% di proposte politiche concretizzate dalla Commissione. Quattro anni vissuti pericolosamente, tra pandemia e guerra, per una donna arrivata al vertice solo per scelta dei 27 leader, che hanno gettato a mare l'idea originale di inviare a Bruxelles il capolista più votato tra i grandi schieramenti. Non sempre ha brillato per trasparenza o collegialità, Ursula Von Der Leyen, che oggi spronerà l'Europa a chiudere i grandi dossier ancora aperti, come la riforma del patto di stabilità, il Green Deal, la competitività industriale e il patto sulle migrazioni - proprio ieri a Strasburgo il Memorandum con la Tunisia, firmato su impulso della premier italiana Meloni, è stato pesantemente criticato dalla maggioranza dell'emiciclo, compresi i Conservatori Europei, formazione di cui Fratelli d'Italia fa parte.
13/9/2023
Ha superato Vladyvostok per proseguire inoltrandosi nell'estremo oriente russo, in quella lingua di terra che confina con Cina e Nordcorea, il treno del dittatore Kim-Jong Un.
Un treno lanciato -nella sua straordinaria lentezza da appena 60 km/h- verso il luogo segreto dell'incontro con un altro dittatore, il presidente russo Putin. In precedenza una sola tappa: a Chasan, prima stazione russa dopo il confine, per l'accoglienza di rito. Mistero su quando e dove i due si vedranno, per definire lo scambio tra armi e munizioni nordcoreane da una parte, e soldi, cibo e finanche tecnologia nucleare russa dall'altra, al fine di garantirsi la reciproca sopravvivenza. Oggi intanto inizierà la quarta missione diplomatica del cardinale Zuppi: dopo le critiche giunte da Kiev, che vede sempre meno il Vaticano come mediatore neutrale, il cardinale professa da par suo ottimismo, parlando della tessitura di una difficile tela di pace, in vista della sua missione -prevista da oggi a venerdì- in Cina, dopo aver già visitato Kiev, Mosca e Washington. E' invece destinato a far discutere il colpo basso della Polonia all'Ucraina, con l'annuncio unilaterale di Varsavia -peraltro non concordato con l'Unione Europea- della proroga del divieto di importazione di cereali da Kiev oltre dopodomani, per accaparrarsi i preziosi voti degli agricoltori polacchi in vista delle prossime elezioni. Kiev minaccia il ricorso all'Organizzazione Mondiale del Commercio.
12/9/2023
Tra il mistero che aleggia sull'atteso incontro tra il presidente russo Putin e il leader nordcoreano Kim Jong Un, e l'attesa visita del cardinale Zuppi in Cina, sono ore importanti per il futuro del conflitto in Ucraina.
Il lento convoglio che domenica sera ha lasciato Pyongyang è arrivato in Russia, ma avrebbe oltrepassato la città di Vladivostok, sede attesa del faccia a faccia, lasciandosi dietro tante domande su dove e -soprattutto- quando avverrà l'incontro con Putin. Incontro nel quale sarà definito lo scambio tra armi nordcoreane da una parte e cibo e tecnologia nucleare russa dall'altra, coinvolgendo due dittatori che mai come oggi hanno disperatamente bisogno l'uno dell'altro. Lato Vaticano, dopo le critiche piovute da Kiev, che vede sempre meno la Santa Sede come mediatore neutrale, si respira l'ottimismo del cardinale Zuppi, che parla della tessitura della difficile tela della pace, in vista della sua missione da domani a venerdì in Cina, quarta tappa del suo tour diplomatico tra Kiev, Mosca e Washington. La sua missione tre mesi fa in Russia, in particolare, non sembra fin qui aver portato frutti. E' invece destinato a far discutere il colpo basso della Polonia all'Ucraina, con l'annuncio unilaterale di Varsavia -peraltro non concordato con l'Unione Europea- della proroga del divieto di importazione di cereali da Kiev oltre il 15 settembre, per difendere i preziosi voti degli agricoltori polacchi in vista delle prossime elezioni. Kiev minaccia il ricorso all'Organizzazione Mondiale del Commercio.
9/9/2023
E' stato un faccia a faccia a porte chiuse, senza la presenza di giornalisti, a inaugurare il G20 indiano, che si apre questa mattina a New Dehli.
Il presidente americano Biden e il premier indiano Modi, che su questo summit ha puntato parecchie fiches diplomatiche, si sono visti nella serata di ieri per un incontro di circa un'ora, nel quale -stando al comunicato finale- si sono ripromessi di cooperare su vasto numero di dossier. I due leader hanno anche fatto il punto sugli accordi di cooperazione commerciale avviati a giugno. Gli sherpa hanno lavorato nella notte per finalizzare un comunicato G20 su cui il consenso unanime appare complicato - secondo fonti diplomatiche, resterebbe un grande ostacolo da superare: le conclusioni sulla guerra in Ucraina, dove l'India padrona di casa spinge per un linguaggio soft nei confronti di Mosca. Tra i temi in agenda in questa due giorni, oltre al conflitto, cambio climatico e sviluppo sostenibile, anche l'economia, con il summit dei 20 che dovrebbe parlare di "crisi a cascata" che hanno posto sfide alla crescita di lungo termine: servono politiche macroeconomiche coordinate per sostenere l'economia mondiale. Assenti il presidente russo Putin e quello cinese Xi Xinping, non è stato invitato l'ucraino Zelensky. La premier Meloni ha avuto un primo bilaterale con l'omologo britannico Sunak: oggi vedrà invece il premier cinese Li Qiang, con il dossier della exit strategy italiana dalla Via della Seta in primo piano.
8/9/2023
Ha superato Vladyvostok per proseguire inoltrandosi nell'estremo oriente russo, in quella lingua di terra che confina con Cina e Nordcorea, il treno del dittatore Kim-Jong Un.
Un treno lanciato -nella sua straordinaria lentezza da appena 60 km/h- verso il luogo segreto dell'incontro con un altro dittatore, il presidente russo Putin. In precedenza una sola tappa: a Chasan, prima stazione russa dopo il confine, per l'accoglienza di rito. Mistero su quando e dove i due si vedranno, per definire lo scambio tra armi e munizioni nordcoreane da una parte, e soldi, cibo e finanche tecnologia nucleare russa dall'altra, al fine di garantirsi la reciproca sopravvivenza. Oggi intanto inizierà la quarta missione diplomatica del cardinale Zuppi: dopo le critiche giunte da Kiev, che vede sempre meno il Vaticano come mediatore neutrale, il cardinale professa da par suo ottimismo, parlando della tessitura di una difficile tela di pace, in vista della sua missione -prevista da oggi a venerdì- in Cina, dopo aver già visitato Kiev, Mosca e Washington. E' invece destinato a far discutere il colpo basso della Polonia all'Ucraina, con l'annuncio unilaterale di Varsavia -peraltro non concordato con l'Unione Europea- della proroga del divieto di importazione di cereali da Kiev oltre dopodomani, per accaparrarsi i preziosi voti degli agricoltori polacchi in vista delle prossime elezioni. Kiev minaccia il ricorso all'Organizzazione Mondiale del Commercio.
12/9/2023
Tra il mistero che aleggia sull'atteso incontro tra il presidente russo Putin e il leader nordcoreano Kim Jong Un, e l'attesa visita del cardinale Zuppi in Cina, sono ore importanti per il futuro del conflitto in Ucraina.
Il lento convoglio che domenica sera ha lasciato Pyongyang è arrivato in Russia, ma avrebbe oltrepassato la città di Vladivostok, sede attesa del faccia a faccia, lasciandosi dietro tante domande su dove e -soprattutto- quando avverrà l'incontro con Putin. Incontro nel quale sarà definito lo scambio tra armi nordcoreane da una parte e cibo e tecnologia nucleare russa dall'altra, coinvolgendo due dittatori che mai come oggi hanno disperatamente bisogno l'uno dell'altro. Lato Vaticano, dopo le critiche piovute da Kiev, che vede sempre meno la Santa Sede come mediatore neutrale, si respira l'ottimismo del cardinale Zuppi, che parla della tessitura della difficile tela della pace, in vista della sua missione da domani a venerdì in Cina, quarta tappa del suo tour diplomatico tra Kiev, Mosca e Washington. La sua missione tre mesi fa in Russia, in particolare, non sembra fin qui aver portato frutti. E' invece destinato a far discutere il colpo basso della Polonia all'Ucraina, con l'annuncio unilaterale di Varsavia -peraltro non concordato con l'Unione Europea- della proroga del divieto di importazione di cereali da Kiev oltre il 15 settembre, per difendere i preziosi voti degli agricoltori polacchi in vista delle prossime elezioni. Kiev minaccia il ricorso all'Organizzazione Mondiale del Commercio.
9/9/2023
E' stato un faccia a faccia a porte chiuse, senza la presenza di giornalisti, a inaugurare il G20 indiano, che si apre questa mattina a New Dehli.
Il presidente americano Biden e il premier indiano Modi, che su questo summit ha puntato parecchie fiches diplomatiche, si sono visti nella serata di ieri per un incontro di circa un'ora, nel quale -stando al comunicato finale- si sono ripromessi di cooperare su vasto numero di dossier. I due leader hanno anche fatto il punto sugli accordi di cooperazione commerciale avviati a giugno. Gli sherpa hanno lavorato nella notte per finalizzare un comunicato G20 su cui il consenso unanime appare complicato - secondo fonti diplomatiche, resterebbe un grande ostacolo da superare: le conclusioni sulla guerra in Ucraina, dove l'India padrona di casa spinge per un linguaggio soft nei confronti di Mosca. Tra i temi in agenda in questa due giorni, oltre al conflitto, cambio climatico e sviluppo sostenibile, anche l'economia, con il summit dei 20 che dovrebbe parlare di "crisi a cascata" che hanno posto sfide alla crescita di lungo termine: servono politiche macroeconomiche coordinate per sostenere l'economia mondiale. Assenti il presidente russo Putin e quello cinese Xi Xinping, non è stato invitato l'ucraino Zelensky. La premier Meloni ha avuto un primo bilaterale con l'omologo britannico Sunak: oggi vedrà invece il premier cinese Li Qiang, con il dossier della exit strategy italiana dalla Via della Seta in primo piano.
8/9/2023
E' stato un faccia a faccia a porte chiuse, senza la presenza di giornalisti, a inaugurare il G20 indiano, che si apre domani a New Dehli.
Il presidente americano Biden e il premier indiano Modi, che su questo summit ha puntato molte fiches diplomatiche, si sono visti a tarda sera per un incontro di circa un'ora, nel quale -secondo il comunicato finale- si sono ripromessi di cooperare su vasto numero di dossier, tra cui i valori democratici e le catene di approvvigionamento dei semiconduttori. I due leader hanno poi fatto il punto sugli accordi di cooperazione commerciale avviati a giugno - molto probabile che anche i complicati rapporti con la Cina abbiano fatto capolino nella discussione. Gli sherpa intanto sono al lavoro per finalizzare un comunicato G20 su cui il consenso unanime appare complicato - secondo fonti diplomatiche, resterebbe un grande ostacolo da superare: le conclusioni sulla guerra in Ucraina, dove l'India padrona di casa spinge per un linguaggio soft nei confronti di Mosca. Tra i temi in agenda domani, oltre al conflitto, il cambio climatico e lo sviluppo sostenibile, pure l'economia, con il summit dei 20 che dovrebbe parlare di "crisi a cascata" che hanno posto sfide alla crescita economica di lungo termine: servono politiche macroeconomiche coordinate per sostenere l'economia mondiale. Assenti il presidente russo Putin e quello cinese Xi Xinping, mentre non è stato invitato l'ucraino Zelensky. La premier Meloni ha avuto un primo bilaterale con l'omologo britannico Sunak: domani vedrà invece il premier cinese Li Qiang, con il dossier della exit strategy italiana dalla Via della Seta in primo piano.
8/9/2023
E' nei fatti iniziato col faccia a faccia serale a cena tra il presidente americano Biden e il premier indiano Modi il G20 in India, che prenderà il via ufficialmente domani.
Un incontro senza la stampa, ma a beneficio solo delle telecamere, che hanno ripreso i due leader mentre passeggiavano nella residenza del premier, e poi nella sala del meeting, insieme allo staff e ai Ministri presenti. Nessun giornalista, nessuna domanda per un meeting durato quasi un'ora, che ha avuto al centro i rapporti con la Cina, complicati per entrambi i Paesi, oltre naturalmente ai rapporti tra Washington e New Dehli e la formulazione del comunicato finale del summit. Comunicato che, secondo fonti diplomatiche italiane, presenterebbe ormai solo un grande ostacolo da superare: le conclusioni sulla guerra in Ucraina, dove il concetto di rispetto dell'integrità territoriale potrebbe risultare indigesto a Mosca. Tra i temi in agenda domani, oltre al conflitto, anche l'economia, con il summit dei 20 che dovrebbe parlare di "crisi a cascata" che hanno posto sfide alla crescita economica di lungo termine: servono politiche macroeconomiche coordinate per sostenere l'economia mondiale. Ma anche cambio climatico e sviluppo sostenibile. Assenti il presidente russo Putin, su cui pende un mandato di arresto internazionale, e il presidente cinese Xi Xinping, mentre non è stato invitato l'ucraino Zelensky. La premier Meloni ha avuto un primo bilaterale con l'omologo britannico Sunak: domani vedrà invece il premier cinese Li Qiang, con il dossier della exit strategy italiana dalla Via della Seta in primo piano. Il Ministro dell'Economia Giorgetti ha invece incontrato la segretaria al Tesoro americana Yellen.
8/9/2023
Si lavora verso la dichiarazione finale G20 a New Dehli, almeno secondo quanto riferito dalla presidenza indiana, secondo cui "la dichiarazione dei leader è quasi pronta" - lo sherpa Amitabh Kant ha sottolineato come si continua a lavorare per arrivare a un consenso.
Nodi del contendere sono soprattutto il linguaggio del comunicato finale sulla guerra in Ucraina, di difficile digestione per Mosca, e il tema della riforma delle istituzioni finanziarie internazionali. Secondo l'agenzia Bloomberg, nel paragrafo economico del comunicato finale si parlerà di "crisi a cascata" che hanno posto sfide alla crescita economica di lungo termine: servono politiche macroeconomiche coordinate per sostenere l'economia mondiale. Oggi è stata soprattutto la giornata degli arrivi: numerosi i temi in agenda a partire dalla mattina di domani, per l'appunto la guerra in Ucraina - con Kiev però assente dalla lista dei Paesi invitati, il cambio climatico e lo sviluppo sostenibile, la crescita economica e la ristrutturazione dei debiti. Assenti anche i leader di Cina e Russia, rappresentati rispettivamente dal premier e dal Ministro degli Esteri, a riprova di un loro crescente isolamento, mirato a costruire un ordine mondiale alternativo a quello occidentale. Tutti gli occhi sono così puntati oggi sul faccia a faccia serale tra il presidente americano Biden e il premier indiano Modi, con New Dehli sempre più impegnata a ritagliarsi un ruolo di cerniera tra Washington e le potenze emergenti. In India è già arrivata la premier Meloni, che ha avuto un bilaterale con il premier cinese Li Qiang - dossier Via della Seta in primo piano, presenti i leader dei principali Paesi europei, tranne il premier spagnolo Sanchez, positivo al coronavirus.
2/9/2023
Lancia l'ennesimo appello in chiave europeista il presidente della Repubblica Mattarella, alla vigilia di mesi che si annunciano roventi sul fronte delle politiche comunitarie, tra riforma del patto di stabilità, guerra, dossier immigrazione e allargamento - mesi che si chiuderanno con le prossime elezioni europee a giugno.
"E' un tempo di sfide sempre più complesse. Sarebbe una fuga dalla realtà ignorare le problematiche presenti nell'agenda mondiale. La Conferenza sul futuro dell'Europa ha aperto il cantiere di una riforma che dovrà inevitabilmente migliorare i Trattati vigenti" - così scrive il capo dello Stato, secondo cui "nessun Paese del Continente può pensare a un futuro separato da quello degli altri: sarebbe una fuga dalla realtà e un atto controproducente. Va rafforzata la capacità dell'Unione di essere un interlocutore politico globale". Intanto, sul fronte di uno dei più complessi progetti europei della storia recente, il Recovery Fund, dieci Paesi comunitari hanno richiesto entro fine agosto ulteriori prestiti, per un totale di quasi 130 miliardi di euro. La richiesta è arrivata all'esecutivo europeo con i Pnrr nazionali rivisti, insieme all'aggiunta di Repower EU. Il paradosso è che, anche qualora tutte queste richieste venissero approvate, resterebbero ben 93 miliardi di euro non erogati, sulla cui destinazione vi è incertezza. Nota a margine: l'Italia non ha fatto richieste aggiuntive.
1/9/2023
Le sfide che si palesano di fronte all'Europa dopo l'estate, dalla riforma del patto di stabilità alle prospettive dell'allargamento, dal nuovo patto sull'immigrazione alla geopolitica internazionale, ispirano il messaggio del presidente della Repubblica Mattarella al Forum Ambrosetti di Cernobbio.
"Queste sfide sono sempre più complesse. Sarebbe una fuga dalla realtà ignorare le problematiche presenti nell'agenda mondiale. La Conferenza sul futuro dell'Europa ha aperto il cantiere di una riforma che dovrà inevitabilmente migliorare i Trattati vigenti" - così scrive il capo dello Stato, secondo cui "nessun Paese del Continente può pensare a un futuro separato da quello degli altri: sarebbe una fuga dalla realtà e un atto controproducente. Va rafforzata la capacità dell'Unione di essere un interlocutore politico globale". Di qui l'augurio di nuove energie nella legislatura che si aprirà tra dieci mesi, perchè la storia presenta sempre il conto delle occasioni perdute. Intanto, sul fronte di uno dei maggiori progetti europei della storia recente, il Recovery Fund, dieci Paesi comunitari hanno richiesto entro fine agosto ulteriori prestiti, per un totale di quasi 130 miliardi di euro. La richiesta è arrivata all'esecutivo europeo con i Pnrr nazionali rivisti, insieme all'aggiunta di Repower EU. Il paradosso è che, anche qualora tutte queste richieste venissero approvate, resterebbero ben 93 miliardi di euro non erogati, sulla cui destinazione vi è incertezza. L'Italia, a scanso di equivoci, non ha fatto richieste aggiuntive.
28/7/2023
Il barometro dell'inflazione fa segnare bel tempo, sulla base dei dati giunti dalle due maggiori economie europee, Germania e Francia.
In terra teutonica il tasso di inflazione a luglio ha fatto segnare 6,2%, due decimali in meno rispetto a giugno. Anche in Francia l'inflazione tendenziale rallenta al 4,3% - anche in questo caso due decimali in meno in un mese. Unico neo la Spagna, dove l'inflazione risale al 2,3%, ma resta molto bassa, se paragonata al resto d'Europa. La speranza degli analisti è che questi dati, soprattutto se confermati ad agosto, convincano la Bce a prendersi una pausa nel rialzo dei tassi a settembre. Dove invece divergono gli indicatori delle due maggiori economie europee è nel Pil: se Parigi brinda, con un risultato migliore delle attese nel secondo trimestre - +0,5%, grazie alle esportazioni, mentre restano fermi i consumi delle famiglie, Berlino osserva preoccupata l'andamento di un Pil a crescita zero, tanto che il Ministro dell'Economia Habeck, dei Verdi, ha chiesto "stimoli mirati per gli investimenti e spazio per l'industria ad alta intensità energetica". Se la dovrà vedere con i soci di Governo Liberali, custodi dell'ortodossia fiscale, cui non saranno risultati graditi gli ultimi dati sull'indebitamento dello Stato: a fine 2022 quello tedesco aveva raggiunto un record, 2368 miliardi di euro.
25/7/2023
Il giorno dopo le elezioni, la Spagna si è risvegliata in un futuro politico caratterizzato da una sola parola: incertezza.
Sia il premier uscente Sanchez sia lo sfidante popolare Feijoo hanno garantito ieri ogni sforzo per dare al Paese stabilità e governabilità, ma la verità è che -per entrambi- la strada si annuncia lunga e tortuosa. Sanchez resta in ogni caso favorito, ma la chiave per rimanere al Governo, nel suo caso, si chiama Junts. Solo il partito indipendentista catalano dell'ex-presidente regionale -ora eurodeputato- Puigdemont, contro cui -per una strana coincidenza- è stata riattivata ieri la richiesta di mandato di arresto internazionale, può garantirgli l'astensione necessaria a governare con la sinistra di Sumar e diversi altri partiti indipendentisti e regionalisti. Sull'altro fronte, fuori gioco l'estrema destra di Vox, crollata nei seggi, il leader del Pp Feijoo ha dichiarato di aver già avviato contatti con diverse forze politiche, e che gli spagnoli non possono trovarsi intrappolati in uno stallo. Di più: ha chiesto di evitare la balcanizzazione della politica iberica. Ha però riconosciuto un risultato al di sotto delle attese. Le oltre tre settimane che mancano all'insediamento parlamentare, previsto il 17 agosto, si annunciano politicamente roventi. Il rischio di nuove elezioni a fine anno è dietro l'angolo.
24/7/2023
La governabilità della Spagna sarà garantita, assicura il premier iberico Sanchez il giorno dopo elezioni che hanno sorpreso tutti.
Sanchez ha riunito la direzione del partito, assicurando che non si andrà a nuove consultazioni e disegnando le strategie future. Strategie che passano necessariamente dall'intesa con l'unico schieramento che -con la sua astensione- potrebbe aiutare i Socialisti a costruire una complessa coalizione, insieme alla sinistra di Sumar e a diversi altri partiti regionali: gli indipendentisti catalani di Junts dell'ex-presidente regionale Puigdemont, da anni eurodeputato a Bruxelles. Contro cui la procura spagnola ha chiesto nelle ultime ore la riattivazione del mandato di arresto internazionale. Sumar avrebbe avviato i primi contatti con il fronte indipendentista, le trattative non si annunciano facili. Dall'altro lato, fuori gioco l'estrema destra di Vox, in crollo di seggi, il leader del Pp Feijoo ha dichiarato di aver già avviato contatti con diverse forze politiche, e che gli spagnoli non possono trovarsi intrappolati in uno stallo. Di più: ha chiesto di evitare la balcanizzazione della politica iberica. Ha però riconosciuto un risultato al di sotto delle attese. Alcune indiscrezioni parlano di contatti con i Socialisti per un patto su quattro o cinque punti-chiave di legislatura. Le oltre tre settimane che mancano all'insediamento parlamentare si annunciano politicamente roventi.
24/7/2023
Il giorno dopo elezioni che hanno restituito un panorama elettorale assolutamente incerto, gli occhi della politica a Madrid sono tutti sulla calcolatrice.
Favorita per un solo deputato l'ipotetica coalizione tra Socialisti, la sinistra di Sumar e il blocco dei partiti regionalisti e indipendentisti, in grado di arrivare a 172 seggi. Una coalizione di destra ed estrema destra, fra Pp, Vox e due partiti regionali si fermerebbe invece a 171. A quel punto risulterebbe decisiva la formazione indipendentista catalana di Junts, in grado di garantire coi suoi sette deputati un'investitura a maggioranza semplice del nuovo Governo, e il ritorno in auge di un nome ben conosciuto all'estero, quello dell'ex-presidente catalano Puidgemont, attualmente eurodeputato a Bruxelles. Come spiega a Radio 24 Andres Alejandro Santana Leitner, professore di Scienze Politiche all'Università Autonoma di Madrid. Nelle dichiarazioni del giorno dopo il Pp di Feijoo è tornato a chiedere con forza che il partito con più seggi -136- possa formare l'esecutivo. I Socialisti non accetteranno e hanno giocato d'anticipo, riunendo il consiglio esecutivo in tarda mattinata. Nel pomeriggio toccherà ai Popolari. La partita a scacchi è cominciata, con il rischio concreto di una ripetizione elettorale questo inverno.
24/7/2023
Torna il bipartitismo Pp-Psoe in Spagna. E questa è l'unica certezza di una giornata elettorale che lascia più domande che evidenze. Il Partito Popolare di Feijoo chiude a 136 seggi, guadagnandone quasi 50 rispetto alle ultime elezioni.
Un risultato atteso, ma lontano dal trionfo sperato, che avrebbe portato i Popolari ad avere la maggioranza assoluta di 176, magari in tandem con l'estrema destra di Vox, che chiude terzo schieramento con 33 seggi, in caduta libera di una ventina rispetto a quattro anni fa. Insieme fanno 169. Non basta: il Pp è tornato a vincere le elezioni, annuncia Feijoo, che allontana l'ipotesi di un periodo di incertezza politica e promette di avviare un dialogo per costruire il prossimo Governo. Feijoo ha chiesto esplicitamente ai socialisti di non bloccare un esecutivo guidato dal partito più votato. La vera sfida appare però proprio quella del premier uscente Sanchez, Highlander conclamato della politica iberica. Questa è l'ultima delle sue resurrezioni politiche: con 122 deputati è la seconda forza, non perde deputati e ne guadagna addirittura due. Raggiante per lo scampato pericolo, Sanchez ha dichiarato: "il blocco retrogrado ha perso, abbiamo dimostrato al mondo che siamo una democrazia forte". Per lui un compito complesso: unire la sinistra di Sumar, quarto partito con 31 seggi, con gli schieramenti regionalisti e indipendentisti, che già ieri sera hanno messo in chiaro che il loro appoggio non sarà gratis. Si prospetta un lungo periodo di trattative, che potrebbero sfociare in nuove elezioni invernali. Da ieri però Sanchez appare in vantaggio, per tornare al Governo.
24/7/2023
Spagna sull'orlo dell'ingovernabilità, dopo elezioni tra le più attese nella storia democratica post-franchista. Smentendo i sondaggi usciti subito dopo la chiusura delle urne, i dati reali hanno restituito un panorama politico più fragile e incerto, rispetto alle prime impressioni. Vince il Partito Popolare di Feijoo con 136 seggi, ma potrebbe rivelarsi -la sua- una vittoria di Pirro.
Davanti alla sede del PP in Calle Genova i sostenitori inneggiano al cambio di Governo, dopo aver guadagnato quasi 50 deputati rispetto alle ultime elezioni, ma la maggioranza assoluta è lontana ben 40 seggi, e i 33 dell'estrema destra di Vox, partito in caduta libera, non bastano. Il leader popolare Feijoo chiede che il Parlamento lasci governare il partito che ha conquistato la maggioranza relativa dei deputati, ma la sua richiesta appare solo una manovra tattica, probabilmente destinata a cadere nel vuoto. Il premier uscente Sanchez, indiscusso Highlander della politica iberica, guadagna ben due seggi e sale a 122, ma anche la sua sfida appare complessa: unire la sinistra di Sumar, deludente quarto partito con 31 seggi, e i partiti indipendentisti e regionalisti, soprattutto baschi e catalani, per una coalizione estremamente eterogenea. I numeri sulla carta ci sono, i negoziati si prospettano lunghi e incerti, soprattutto in termini di prezzo da pagare per il sostegno ad un eventuale nuovo esecutivo Sanchez. In caso di ingovernabilità, un bis delle elezioni tra dicembre e gennaio potrebbe rappresentare l'unica via d'uscita possibile.
21/7/2023
Dopo mesi di negoziati complicati, ritardi continui e continue promesse di un via libera dato come imminente, alla fine la piece in salsa italiana di Aspettando Godot, sulla terza rata del Pnrr, vede l'epilogo.
Quasi cinque mesi dopo rispetto alla data inizialmente prevista, e con un taglio di 500 milioni rispetto al pattuito, che fa calare la terza tranche a 18 miliardi e mezzo, i fondi europei sono in dirittura d'arrivo. Questione davvero di settimane. La notizia positiva è che Bruxelles conferma che il totale di 35 miliardi fra terza e quarta rata sarà erogato, quella negativa è che Roma ha dovuto alla fine accettare una riduzione dell'ammontare della terza, ipotesi già circolata tre settimane fa, smentita all'epoca da fonti di Governo - e alla fine confermata nei fatti. Lo slittamento di quel mezzo miliardo, che confluirà nella quarta rata, che -quando sarà approvata, nella migliore delle ipotesi a fine anno- erogherà ulteriori 16 miliardi e mezzo, riguarda un tema molto sensibile, i posti letto nelle residenze universitarie, 7500 in tutto, in un Paese dove il caro affitti colpisce le fasce più deboli, come gli universitari. Anche per questo è subito scattata la protesta, con l'Unione degli Universitari che ha scritto: "la responsabilità di questo fallimento è tutta del Governo". La terza rata del Pnrr prevede 54 obiettivi, la quarta 28. Sullo sfondo, resta l'avvertimento lanciato ieri dagli analisti di S&P, molto critici su Italia e Spagna, per il netto ritardo dei due Paesi nell'utilizzo dei fondi.
20/7/2023
L'Italia nelle prossime settimane riceverà la terza rata e intanto si lavora per le modifiche che consentiranno di chiedere anche il rimborso della quarta rata. Lo ha affermato da New York il Commissario Europeo Gentiloni, dopo l'accordo odierno tra Roma e Bruxelles.
L'intesa c'è, anche se servirà un passaggio ulteriore in Commissione Europea per la valutazione definitiva delle modifiche al Pnrr decise dalla Cabina di Regia a Palazzo Chigi. Passaggio nei fatti puramente formale, dopo che il Commissario agli Affari Economici Gentiloni ha anticipato che per Bruxelles si tratta si un'intesa positiva, e che l'Italia raggiungera' gli obiettivi previsti per la terza e la quarta rata. Roma manterrà quindi invariato il totale dei fondi della due tranches, stimato in 35 miliardi, ma circa 500 milioni slitteranno dalla terza rata -che scenderà a 18 miliardi e mezzo- alla quarta, come peraltro affermavano alcune indiscrezioni circolate in Europa a fine giugno, smentite però con forza a Roma. "La terza rata conteneva alcune riforme particolarmente complesse", questa la difesa di fonti dell'esecutivo, che ha dovuto rinviare in particolare l'obiettivo di 7500 nuovi posti letto negli studentati. Notizia che ha scatenato la protesta degli studenti universitari, tra le fasce di popolazione più colpite dal caro affitti. In una durissima nota l'Unione degli Universitari ha scritto: "la responsabilità di questo fallimento è tutta del Governo". Poche ore prima gli analisti di S&P avevano bacchettato Italia e Spagna, per il netto ritardo dei due Paesi nell'utilizzo dei fondi. "Alla fine del 2022 Roma aveva utilizzato appena il 20% delle risorse disponibili", hanno messo nero su bianco.
20/7/2023
C'è l'accordo tra Commissione Europea e Governo italiano sulla terza rata del Pnrr. L'intesa è stata condivisa dalla cabina di regia governativa che si è riunita oggi. Lo si apprende da fonti vicine al dossier.
La tortuosa strada del Governo Meloni verso lo sblocco della terza rata del Pnrr arriva a conclusione, con lo slittamento di parte dei fondi della rata stessa, al fine di sigillare l'intesa con la Commissione Europea. La modifica è stata approvata oggi dalla Cabina di Regia a Palazzo Chigi, presieduta dal Ministro degli Affari Europei Fitto, con un ritocco al formato della terza tranche di fondi, pari a 19 miliardi, che doveva inizialmente essere erogata in primavera: nello schema di intesa, la rata non verrebbe erogata nella sua totalità, ma circa mezzo miliardo sarebbe accorpato alla quarta, portandola così a 16 miliardi e mezzo, facendovi confluire l'obiettivo di 7500 nuovi posti letto negli studentati. I finanziamenti non sono dunque persi ma dilazionati: proprio come suggeriva l'indiscrezione circolata a Bruxelles nei giorni dell'ultimo Consiglio Europeo - indiscrezione allora smentita dal Governo. Durissima una nota dell'Unione degli Universitari: "la responsabilità di questo fallimento è tutta del Governo". Oggi gli analisti di S&P avevano bacchettato Italia e Spagna, a causa del netto ritardo dei due Paesi nell'utilizzo dei fondi del Dispositivo per la ripresa e la resilienza. "Alla fine del 2022 Madrid e Roma avevano utilizzato rispettivamente solo il 10% e il 20% delle risorse disponibili", hanno messo nero su bianco.
18/7/2023
Si è chiuso con un accordo non all'unanimità il vertice tra l'Unione Europea e America Latina - dopo ore di negoziati il Nicaragua si è opposto al paragrafo che menzionava la guerra contro l'Ucraina, dove viene espressa profonda preoccupazione dei partecipanti.
Come annunciato dal presidente europeo Michel, un Paese per l'appunto ha detto no, imponendo infruttuosi negoziati in zona Cesarini. La buona notizia è che il Nicaragua è rimasto l'unico Paese ad opporsi, dopo che anche Cuba e Venezuela avevano minacciato di fare lo stesso, su diretta richiesta di Mosca. Ma -a quanto sembra- l'intervento del presidente brasiliano Lula -che, ricordiamo, ha tenuto un atteggiamento ambiguo verso la Russia, non imponendo sanzioni- le avrebbe convinte a fare marcia indietro. Da registrare la preoccupazione espressa dalla presidente della Commissione Von der Leyen, sull'uscita di Mosca dall'accordo sul grano. Von Der Leyen che ha ricordato il piano da oltre 45 miliardi di investimenti che l'Europa ha preparato per l'America Latina, andando così a fare concorrenza diretta alla Cina, dopo anni di latitanza comunitaria in un'area geografica importante e dalle importanti riserve di materie prime. Von der Leyen ha rassicurato sull'accordo Mercosur, dopo che Lula aveva raffreddato ogni entusiasmo su un'intesa già a questo vertice: "l'idea è di risolvere qualsiasi differenza per chiudere al più tardi entro la fine dell'anno", ha promesso Von Der Leyen.
4/7/2023
Un altro anno per Jens Stoltenberg alla guida della Nato: l'ufficializzazione è arrivata dopo che da giorni si rincorrevano le voci su una conferma dell'ex-premier norvegese a capo dell'Alleanza Atlantica.
Quando scadrà il mandato saranno dieci gli anni per lui nel ruolo, a causa dei tempi eccezionali in cui si trova la Nato dopo l'invasione russa in Ucraina. A proposito dell'Alleanza Atlantica, l'ammiraglio Rob Bauer, presidente del Comitato Militare Nato, ha annunciato che Kiev non riceverà aerei da combattimento fino a quando la controffensiva russa non sarà conclusa. In vista del vertice di Vilnius, in programma la prossima settimana, Baeur ha affermato: "addestrare piloti, tecnici, fare la logistica non sarà possibile durante la controffensiva. E' comprensibile che l'Ucraina richieda questi aerei, ma non dovremmo mettere insieme questo dossier con la controffensiva". Sul campo, il sindaco di Mosca Sobyanin ha confermato l'attacco di droni sulla capitale russa -attribuendolo all'Ucraina- e l'interruzione temporanea delle operazioni di volo all'aeroporto di Vnukovo. Nessuna vittima, ma scalo bloccato per diverse ore. Prosegue infine la nuova narrazione della propaganda putiniana, dopo l'umiliazione subita con l'ammutinamento di Prighozin: "il popolo russo è unito come mai prima d'ora", ha detto il presidente russo nel suo intervento al vertice dell'Organizzazione per la cooperazione di Shanghai.
3/7/2023
Yevgeny Prigozhin riemerge dal silenzio in cui era sprofondato dopo il bizzarro ammutinamento di fine giugno e promette "nuove vittorie al fronte in un futuro prossimo" per la sua compagnia Wagner, nel primo messaggio audio diffuso in una settimana - mentre non è ancora chiaro dove si trovi esattamente.
La voce dell'audio sembra essere quella del capo di Wagner: in quaranta secondi Prighozin chiede il sostegno dei suoi supporter, ribadisce gli scopi di quella che lui ha ribattezzato la Marcia della Giustizia verso Mosca, e guarda al futuro. Continua intanto il mistero sulla sorte del generale Surovkin, assente all'incontro degli alti gradi della difesa russa, dove il Ministro della Difesa Shoigu ha condannato la sollevazione della Wagner e ha ribadito la nuova narrazione del Cremlino, che celebra il sostegno delle forze armate a Putin per coprire l'evidente debolezza del regime. A far la voce grossa col resto del mondo ci pensa l'ex-presidente Medvedev, che parla di un'apocalisse nucleare abbastanza probabile. Sul fronte, secondo la viceministra della Difesa ucraina Malyar nell'ultima settimana sono stati liberati oltre 37 chilometri quadrati a est e sud del Paese. Da Madrid intanto la presidente della Commissione Von Der Leyen ha ribadito la necessità di affrontare il tema dell'allargamento il prima possibile, per includere nella sfera europea Ucraina e Moldavia. Senza dimenticare il lavoro da completare sulle sanzioni, sulle forniture militari a Kiev e sulle misure contro i crimini di guerra russi.
2/7/2023
Si è conclusa venerdì la due giorni di vertice europeo, nata con un'agenda molto ricca di temi e conclusasi con un'intesa su numerosi punti e un solo fallimento - il mancato consenso sul testo relativo ai migranti. Insormontabile il veto di Polonia e Ungheria, e senza successo il tentativo di mediazione della premier Meloni, che a bocce ferme giustificherà anzi la posizione di Varsavia.
Se non viene messa in discussione l'intesa raggiunta l'8 giugno dai Ministri dell'Interno, peraltro approvata e sostenuta dall'Italia, non si smette neppure di lavorare al completamento del nuovo Patto di Migrazione e Asilo. Semplicemente, si prende atto che due Paesi su 27 sono in rotta di collisione con la stragrande maggioranza dei partner. Anche perchè la bozza di testo finita nelle dichiarazioni del presidente europeo Michel, in quanto non approvata all'unanimità, era assolutamente neutrale nei contenuti - il problema dunque è tutto politico, e riguarda i ricollocamenti, in primis. Per ora la contrapposizione rimane, vedremo come evolverà nei prossimi mesi. Più semplici gli altri capitoli, a partire dal partenariato con la Tunisia e con i Paesi della sponda meridionale del Mediterraneo, dove l'Italia ottiene l'obiettivo di inserire il tema della cooperazione con Tunisi e di renderla un modello per altri Paesi dell'area. Importanti anche le conclusioni sulla Cina, definita partner, competitor e rivale sistemico. Se da un lato si auspica la cooperazione con Pechino, dall'altro però si introduce anche il concetto di de-risking, riducendo le dipendenze di filiera ed economiche. Mentre sull'Ucraina, tema di discussione giovedì con il segretario Nato Stoltenberg e il presidente Zelensky, c'è l'impegno europeo a garantire la sicurezza di Kiev sul lungo termine - formula per ora vaga e tutta da definire nei dettagli. L'Alto Rappresentante europeo Borrell ha suggerito una trasformazione dell'attuale European Peace Facility in un Fondo per la Difesa di Kiev. Ma si ragiona anche sul futuro di Kiev nella Nato, anche in vista dell'imminente vertice di Vilnius.
1/7/2023
Si chiude senza intesa a 27 sulla migrazione il vertice europeo, con Polonia e Ungheria che dribblano ogni tentativo di mediazione, compreso quello della premier italiana Meloni, con cui condividono l'area politica. Nessun impatto concreto, assicura alla fine dei lavori il presidente europeo Michel.
Secondo cui patto è stato approvato dai Ministri dell'Interno, per cui ora bisogna lavorare con l'Europarlamento per renderlo operativo. Il testo sui migranti non finisce nelle conclusioni del summit, ma si trasforma in conclusioni della presidenza, con il premier polacco Morawiecki -ormai in campagna elettorale- che augura buona fortuna a Giorgia Meloni. Chi spinge per accelerare su una riforma complessiva del patto migrazione è il cancelliere tedesco Scholz, che conta di farcela entro le prossime elezioni europee. L'Italia spinge per estendere il modello di cooperazione con la Tunisia, in via di approvazione, ad altri Paesi della sponda sud del Mediterraneo. Per il resto il summit ha riservato poche sorprese: dopo l'approvazione giovedì delle conclusioni sull'Ucraina, ieri il tema di discussione si è spostato sulla Cina, dossier sul quale è stata adottata la strategia del de-risking, proseguire cioè la partnership economica riducendo le dipendenze da Pechino - questo nel bel mezzo del varo della stretta olandese sulle esportazioni di tecnologie per la produzione di microchip verso la Cina. Mossa che ha parecchio irritato il Paese del Dragone.
30/6/2023
Polonia e Ungheria bloccano le conclusioni europee sull'immigrazione, l'Italia fallisce la mediazione ma rivendica di aver puntato i fari sulla cooperazione con la Tunisia, rendendola un modello di partenariato con il Nordafrica.
Finisce così la due giorni di vertice del Consiglio Europeo, con uno scontro politico innescato da Varsavia e Budapest, ma -come riassume il presidente comunitario Michel- il patto è stato già approvato a maggioranza dai Ministri dell'Interno, per cui ora bisogna lavorare con l'Europarlamento per renderlo operativo. Il testo sui migranti non finisce nelle conclusioni del summit, ma si trasforma in conclusioni della presidenza, con il premier polacco Morawiecki -ormai in piena campagna elettorale- che augura buona fortuna a Giorgia Meloni con il patto, e la premier italiana che dice di non essere delusa dal doppio "no" polacco-ungherese perchè riguarda la dimensione interna delle politiche migratorie, non quella esterna dove -dice- sono tutti d'accordo sulla necessità di rafforzare la protezione delle frontiere. Chi spinge per una riforma complessiva del pacchetto migrazione prima delle elezioni europee è il cancelliere tedesco Scholz. Fronte economia, la premier insiste che non ha ricevuto pressioni dagli altri leader sulla ratifica del Mes.
30/6/2023
Intesa mancata sull'immigrazione al vertice europeo.
Nulla di irreparabile, in quanto i primi punti della riforma, quelli su procedure di asilo e ricollocamento, erano già stati approvati dai Ministri dell'Interno e non sono in discussione, ma Polonia e Ungheria hanno ufficializzato la spaccatura. Fallita anche la mediazione italiana, con la premier Meloni che prima cerca di ricomporre i cocci in mattinata e -a bocce ferme- giustifica anzi Varsavia e Budapest - "non sono delusa da chi difende i propri interessi nazionali", concentrandosi sulle posizioni comuni, quali la difesa delle frontiere, rispetto alle divisioni. Ma intanto deve registrare un cortocircuito nel fronte sovranista. Chi spinge per chiudere tutto il patto di Asilo e Migrazione prima delle elezioni europee è il cancelliere tedesco Scholz. Con queste premesse non sarà facile, mentre la presidente della Commissione Von Der Leyen insiste sulla necessità sviluppare vie legali di ingresso. Sulla questione MES e Pnrr, fronti caldi tra Italia ed Europa, la premier Meloni smorza le tensioni, sostenendo che sul Meccanismo Europeo di Stabilità non ha ricevuto pressioni dagli altri leader, mentre sulla terza e quarta rata del Next Generation EU la situazione non si sta aggravando, dice, ma prosegue il lavoro, dopo che -nelle ore precedenti- indiscrezioni di stampa avevano riportato che Roma avrebbe respinto la proposta della Commissione di un pagamento parziale della terza rata. Per ora ancora nulla di fatto, dunque.
30/6/2023
Dopo quelle sull'Ucraina sono state approvate dai 27 leader anche le conclusioni sulla Cina, definita partner, competitor e rivale sistemico.
Se da un lato si auspica la cooperazione con Pechino, dall'altro però si introduce anche il concetto di de-risking, riducendo le dipendenze di filiera ed economiche. Ora la discussione a 26 -avendo il francese Macron lasciato il summit- prova a sbloccare lo stallo sui migranti dopo la tentata mediazione italiana con Polonia e Ungheria. In mattinata trilaterale Meloni-Morawiecki-Orban per superare l'empasse. Se si riuscisse bene, altrimenti si aggiusterà il tutto con una dichiarazione della presidenza europea. In sè il paragrafo sui migranti in discussione non è infatti assolutamente dirimente, in quanto a contenuti.
30/6/2023
Italia mediatrice con gli alleati Polonia e Ungheria per sbloccare lo stallo migranti, e Macron di rientro a Parigi per seguire i drammatici sviluppi delle rivolte interne.
Sono queste le due principali novità della mattinata qui al vertice europeo, dove l'Italia si è trovata nella difficile posizione di dover convincere Varsavia e Budapest a sostenere, o quantomeno non bloccare, le conclusioni del summit sui migranti - conclusioni che sottendono una riforma che proprio Roma ha approvato quasi un mese fa, e di cui proprio ieri la premier si diceva soddisfatta. Un cortocircuito in salsa sovranista che Meloni ha cercato di sbrogliare incontrando il premier polacco Morawiecki e quello ungherese Orban, fin qui contrari ad ogni forma di ricollocamento dei migranti, anche solo con obblighi finanziari - Varsavia vuole anzi che nelle conclusioni sia messa nero su bianco la volontarietà dei ricollocamenti. Con quali risultati sia finito l'incontro lo scopriremo a breve, mentre i leader sono impegnati anche sullo spinoso dossier Cina e su quale linea comune tenere con Pechino, sempre più concorrente e rivale sistemica. Dicevamo di Emmanuel Macron, che ha lasciato con grande anticipo il vertice senza alcuna dichiarazione alla stampa. Una ammissione di quanto si stia facendo grave la situazione a Parigi, dopo l'ennesima notte di scontri.
30/6/2023
Il vertice europeo sta lentamente tornano ad animarsi, con gli arrivi ritardati dei leader, dovuti allo stallo notturno sul dossier immigrazione.
In realtà, fanno sapere fonti italiane, Roma e diversi altri partner europei hanno avuto questa mattina una colazione di lavoro in un hotel di Bruxelles sul tema della capacità di assorbimento di nuovi Stati membri da parte dell'Unione - non dimentichiamo che in lista d'attesa ora ci sono anche Ucraina e Moldavia, oltre a diversi Paesi balcanici. Insieme alla premier Meloni presenti anche il francese Macron, il tedesco Scholz e sette altri leader, tra cui il polacco Morawiecki. Inevitabile che la discussione sia scivolata anche sul no polacco-ungherese all'approvazione dei due punti relativi alla migrazione, su cui Varsavia e Budapest, soprattutto Orban, a dire la verità, hanno dichiarato guerra. Fonti europee pochi minuti fa hanno tracciato la strada: quando i 27 si riuniranno, a metà mattina, si farà un ultimo tentativo per approvare le conclusioni sulla migrazione unanimemente, in caso contrario i due punti controversi saranno pubblicati solo come conclusioni della presidenza, senza impegnare dunque tutto il Consiglio Europeo, e poi si passerà oltre, andando ad un punto non meno controverso, i rapporti europei con la Cina e l'atteggiamento da tenere verso Pechino.
30/6/2023
Polonia e Ungheria hanno fatto saltare nella notte l'approvazione delle conclusioni sulla migrazione al Consiglio Europeo.
Dopo un'intera serata di negoziati le trattative si sono interrotte e aggiornate a questa mattina, quando i 27 si ritroveranno per provare a superare lo stallo. Una questione tutta politica, se teniamo conto che l'intesa raggiunta a inizio mese dai Ministri dell'Interno sulle procedure di asilo e sui ricollocamenti interni all'Unione, peraltro approvata e sostenuta anche dall'Italia, resta in piedi e non è in discussione - ma Varsavia e Budapest si oppongono ai nuovi meccanismi di solidarietà e pretendono soprattutto che le decisioni in materia vengano d'ora in avanti prese all'unanimità, anche se i Trattati europei non lo prevedono. Conclusioni dunque stralciate, si cercherà oggi di recuperare una posizione unitaria, altrimenti non è da escludere un rinvio dell'intero dossier ad un successivo vertice comunitario. Approvate invece le conclusioni sull'Ucraina, con l'impegno europeo a garantire la sicurezza di Kiev sul lungo termine - formula per ora vaga e tutta da definire nei dettagli. L'Alto Rappresentante europeo Borrell ha suggerito una trasformazione dell'attuale European Peace Facility in un Fondo per la Difesa di Kiev. Ma si ragiona anche sul futuro di Kiev nella Nato, anche in vista dell'imminente vertice di Vilnius. Oggi prevista anche una importante discussione tra i 27 sui rapporti con la Cina, oltre che sui dossier economici.
30/6/2023
La sorpresa, pur in qualche modo prevedibile, si materializza a tarda sera, quando Polonia e Ungheria puntano i piedi e annunciano battaglia sul dossier immigrazione.
Due Paesi contro 25, sfidando persino la premier italiana Meloni -con cui condividono alleanze politiche o posizioni affini- la quale, arrivando qualche ora prima a Bruxelles, aveva al contrario espresso ottimismo e soddisfazione per le conclusioni del summit. Un cortocircuito nell’area sovranista non inaspettato, conseguenza diretta di quell’accordo tra i Ministri dell’Interno dell’8 giugno che aveva tagliato fuori Varsavia e Budapest, obbligandole ad accettare la volontà della maggioranza dei Paesi membri. Diplomatici francesi, decisamente inviperiti, hanno tacciato la mossa di golpe politico, suggerendo che i due Paesi dell’est chiedano denaro in cambio e minacciando di cancellare tout court il paragrafo sull’immigrazione dalle conclusioni del summit. Dopotutto l’intesa per riformare procedure di ingresso e ricollocamenti di migranti c’è già, formalmente. Il colpo di scena è arrivato dopo una giornata decisamente tranquilla, che aveva visto l’Ucraina tenere banco nei lavori del pomeriggio, ospiti il segretario Nato Stoltenberg e il presidente ucraino Zelensky, indirizzando l’Unione verso futuri impegni sulla sicurezza nei confronti di Kiev, senza però entrare troppo nel dettaglio. Inevitabilmente, si è parlato anche della situazione interna alla Russia, con l’impressione generale che il sistema di potere di Putin cominci a far emergere crepe e instabilità.
29/6/2023
Impegni europei per la sicurezza dell’Ucraina: ruota intorno a questo punto lo scatto in avanti che l’Unione porta a casa dal vertice in corso a Bruxelles.
In un pomeriggio che ha visto alternarsi, in presenza e in videocollegamento, ospiti del calibro del segretario Nato Stoltenberg e del presidente ucraino Zelensky, i 27 hanno discusso questi impegni, approvando la bozza di conclusioni. L’iniziativa è portata avanti in primis dalla Francia, in uno slancio che proietta i 27 verso il vertice Nato di Vilnius a luglio. All’arrivo dei leader, le attenzioni sono state rivolte anche alla criptica situazione a Mosca. Il cancelliere tedesco Scholz ha parlato di una minaccia alla stabilità interna della Russia e dei rischi che l’affidarsi a mercenari può comportare, specificando che l’Europa non è parte in cause in questa situazione. Più esplicito il segretario Nato Stoltenberg, secondo cui l'ammutinamento del weekend dimostra crepe nel sistema russo. Stoltenberg ha lasciato intravedere un piano multiannuale di avvicinamento di Kiev alla Nato, ipotesi confermata nelle ultime ore anche dagli Stati Uniti. La rapida discussione sull’Ucraina ha anticipato anche il dossier migranti, attuale tema di dibattito tra i leader. La premier Meloni ha espresso ottimismo: “le conclusioni sono un’ottima base di partenza”, ha detto Meloni, riferendosi in particolare ai dodici miliardi in più chiesti dalla Commissione proprio sui migranti nell'ambito della revisione di bilancio comunitario – denaro da spendere, precisa la premier, non solo sulla sicurezza ma anche sulla cooperazione con i Paesi terzi.
29/6/2023
Vertice europeo in corso da circa un’ora e mezza a Bruxelles, iniziato con il pranzo tra il segretario Nato Stoltenberg e i 27 leader europei.
Ricordiamo che a metà luglio è in programma un vertice dell’Alleanza Atlantica a Vilnius, e che una bozza di conclusioni del vertice, circolata ieri, ipotizzava un contributo europeo per i futuri impegni di sicurezza dell’Ucraina. Nel pomeriggio il summit approfondirà il dossier conflitto in Ucraina, con una valutazione anche della precaria situazione in Russia. Arrivando al vertice, la premier Meloni ha cercato di vedere il bicchiere mezzo pieno nei rapporti con l’Europa, anticipando il tema di negoziato serale, quello sulle migrazioni. Meloni si è detta soddisfatta per la bozza di conclusioni in lavorazione, ha chiesto ulteriori fondi comunitari per il dossier migranti e la politica di vicinato, definendo la proposta della Commissione come un buon punto di partenza e sottolineando l’importanza dei rapporti con la Tunisia. Meloni non ha affrontato le questioni di politica economica europea, dove -soprattutto in tema Mes- il divario con Bruxelles si allarga di giorno in giorno. Oggi il presidente dell’Eurogruppo Donohoe, parlando all’Europarlamento, è stato esplicito come non mai, andando alla radice del problema: “rispetto assolutamente e posso capire il punto di vista del Governo italiano se dice che non vuole accedere al Meccanismo europeo di stabilità. Ma la ratifica del trattato consentirà che il maggior potere del Mes sia messo a disposizione di altri Paesi, che potrebbero invece decidere di volersene avvalere nel futuro”, ha detto Donohoe.
29/6/2023
Sta per entrare nel vivo il Consiglio Europeo, che inizierà a breve con un pranzo di lavoro dei 27 con il segretario Nato Stoltenberg.
Prevedibile una discussione sul prossimo vertice Nato di Vilnius, con un’Unione Europea che -nella bozza di conclusioni del vertice circolata ieri- si spinge a ipotizzare un contributo ai futuri impegni di sicurezza nei confronti dell'Ucraina. Conclusioni ancora da approvare e contributo da delineare, ma il dado potrebbe essere tratto, in tandem con l’Alleanza Atlantica. La guerra e -seppur formalmente non in agenda- l’esplodere delle tensioni interne alla Russia con l’indebolimento di Putin saranno al centro della prima parte dei lavori, che occuperà tutto il pomeriggio e vedrà anche l’intervento in videoconferenza del presidente ucraino Zelensky. Poco fa il cancelliere tedesco Scholz ha ribadito che Europa e Stati Uniti non sono parte in causa dei problemi interni alla Russia, ma osservano con preoccupazione l’instabilità creatasi. In serata la discussione virerà sul dossier migrazione, tema molto caro all’Italia, anche per quanto concerne i rapporti con la Tunisia. La notizia di oggi è che la Polonia, contraria insieme all’Ungheria all’intesa raggiunta a inizio mese dai Ministri dell’Interno, proporrà "un piano per le frontiere sicure". Ribadito il no di Varsavia al ricollocamento dei migranti. Occhi puntati infine sulla premier Meloni, in arrivo a Bruxelles tra mezz’ora, che ieri nei suo interventi in Parlamento è tornata a toni decisamente aspri verso l’Europa, su MES, Pnrr e Bce – un atteggiamento le cui conseguenze saranno da verificare alla prova dei fatti.
29/6/2023
Ucraina, difesa europea, migranti, economia con la riforma del patto di stabilità, fino alle relazioni internazionali – su tutti i rapporti con la Cina.
L’agenda del Consiglio Europeo che si apre oggi a Bruxelles rimette in primo piano la guerra, dopo il weekend di ordinaria follia vissuto in Russia, che ha fatto scattare i campanelli d’allarme continentali, e la ripresa dei bombardamenti contro la popolazione civile ucraina, nel bel mezzo della controffensiva di Kiev. "L'Unione Europea e gli Stati membri sono pronti a contribuire, insieme ai partner, ai futuri impegni di sicurezza nei confronti dell'Ucraina". Così recita l’ultima bozza di conclusioni. La difesa comune e la cooperazione con la Nato in vista del vertice di Vilnius saranno un altro dossier in discussione, che sarà dibattuto anche con il segretario Nato Stoltenberg oggi a pranzo. Se l’economia farà capolino nel mezzo dei difficili negoziati sulla riforma del patto di stabilità - e con l’Italia osservata speciale in quanto unico Paese a non aver ancora ratificato il MES, il dossier migranti vede Roma molto interessata, alla luce della recente intesa tra i Ministri dell’Interno e della ancor più recente tragedia al largo delle coste greche. Nel capitolo relazioni internazionali, i rapporti con i Paesi di partenza dei migranti come la Tunisia, ma ancora di più quelli con la Cina, chiudono l’agenda: la Commissione ha recentemente dettato la linea, su Pechino la bozza parla di riequilibrare i rapporti economici e ridurre i rischi, considerando la Cina un partner e rivale sistemico.
26/6/2023
Il replay delle elezioni in Grecia, con sistema elettorale modificato, non riserva sorprese, con i conservatori del premier uscente Mitsotakis che si confermano al Governo e strappano la maggioranza assoluta in Parlamento, grazie al premio in termini di seggi.
La Penisola ellenica è una mappa blu sugli schermi televisivi, con una sola macchia rosa, di Siryza, nell'est. Per Nea Dimokratia oltre il 40%, Syriza dell'ex-premier Tsipras staccatissima intorno al 18%. Nè la tragedia di migranti al largo di Pylos, con le ombre sull'operato della guardia costiera, nè il caso delle intercettazioni illecite contro giornalisti e membri dell'opposizione, e neppure un recente disastro ferroviario hanno scalfito la campagna di Mitsotakis, segno che gli elettori si sono turati il naso e hanno preferito guardare agli indicatori economici del Paese, di nuovo stabili dopo la crisi finanziaria. "Sento più forte il dovere di servire il mio Paese. Rimarrò fedele al mio dovere nazionale", ha detto Mitsotakis commentando la vittoria. Inquieta il risultato dell'estrema destra di Spartani, che con quasi il 5% supera la soglia di sbarramento e riporta l'ultranazionalismo in Parlamento, dopo l'era di Alba Dorata. Come inquieta, in termini di estrema destra, lo storico risultato ottenuto dall'Afd nel ballottaggio del distretto di Sonneberg, in Turingia, ex-Germania Est. Per la prima volta nella storia un suo candidato, Robert Sesselmann, è risultato vincitore della contesa in una amministrazione locale, ma l'eco è divenuta nazionale, tenendo conto che l'Afd è seconda nei sondaggi, dietro solo alla Cdu e davanti ai tre partiti della coalizione di Governo.
25/6/2023
Dopo un silenzio stampa precauzionale, protrattosi per tutta la convulsa giornata di sabato, gli Stati Uniti forniscono la loro interpretazione dei fatti avvenuti in Russia.
"La crisi russa rivela crepe nel sistema di potere di Vladimir Putin", ha detto il segretario di Stato Blinken parlando alla Cbs, evitando però di fare congetture o speculazioni su ciò che riserverà il futuro, in termini di equilibri di potere a Mosca. "Non abbiamo notizie di capi militari cacciati da Putin", ha portato come esempio Blinken, che invita a concentrarsi su una prospettiva futura, proiettando le conseguenze di quanto avvenuto nel weekend sulle prossime settimane - se non addirittura mesi. Per quanto riguarda gli Stati Uniti, non cambia nulla. Il focus resta sul pieno sostegno all'Ucraina nella guerra contro Mosca. Blinken ha anche tenuto a precisare che il presidente Biden non ha provato a contattare Putin nelle ultime ore. Gli avvenimenti in Russia stravolgeranno anche l'agenda del vertice dei Ministri degli Esteri europei in Lussemburgo, strappando una posizione di primo piano nel menù degli argomenti - il centro comunitario di risposta alle crisi resta ancora attivo. E a bocce apparentemente ferme è arrivata anche la prima presa di posizione ufficiale della Cina: Pechino sostiene la Russia "nel mantenimento della stabilità nazionale", afferma una dichiarazione del ministero degli Esteri. "Questi sono affari interni di Mosca", precisa la nota.
25/6/2023
La Blitzkrieg di Prighozin ha tenuto ieri per ore in ansia le cancellerie occidentali. Inizialmente attendiste, persino con una certa dose di superficialità - vedi il presidente europeo Michel, che di prima mattina liquidava le drammatiche notizie come affari interni alla Russia, poi progressivamente sempre più preoccupate da un'escalation che stava prendendo una piega maledettamente seria.
Poco prima che il capo di Wagner Prighozin facesse marcia indietro il presidente americano Biden aveva avuto una conversazione a tre con i pesi massimi europei, il francese Macron, il tedesco Scholz e il britannico Sunak, per fare il punto della situazione, ribadire il sostegno all'Ucraina e studiare le prossime mosse. A metà giornata erano stati invece i Ministri degli Esteri G7, insieme all'Alto Rappresentante europeo Borrell, ad avere una riunione telefonica, al termine della quale veniva attivato a Bruxelles il centro di risposta alle crisi. Caso vuole che l'Europa, con il vertice dei Ministri degli Esteri domani e il Consiglio Europeo nel weekend, avrà due summit a disposizione per valutare la situazione. Anche il Governo italiano ha monitorato da vicino la crisi, mentre a Londra si è tenuto un summit d'emergenza del comitato Cobra, con il premier Sunak che chiedeva alle parti coinvolte di comportarsi in modo responsabile. Prima che il presidente bielorusso Lukashenko emergesse come mediatore, i Paesi più vicini a Putin non avevano brillato per sostegno al regime russo: silenzio dalla Cina, "affari interni" secondo l'Iran, solo il presidente turco Erdogan gli aveva espresso pieno sostegno. L'ucraino Zelensky, dopo aver denunciato la debolezza russa e aver insinuato la fuga di Putin, a tarda sera ha sentenziato: "oggi il mondo ha visto che i capi della Russia non controllano nulla. Caos completo".
24/6/2023
La comunità internazionale osserva spiazzata il rapido evolversi della situazione in Russia, definendo gli eventi in corso un affare interno al Paese ma lasciando trapelare tutta la preoccupazione che deriva dall'avere uno Stato dotato di testate atomiche a rischio golpe e -soprattutto- disintegrazione e caos.
L'Alto Rappresentante Europeo Borrell ha avuto una chiamata con i Ministri degli Esteri G7, annunciando un coordinamento interno all'Unione e l'attivazione del centro di risposta alle crisi. Caso vuole che lunedì sia già previsto un vertice dei Ministri degli Esteri comunitari, che potrebbe trovarsi di fronte ad una situazione geopolitica stravolta - giovedì saranno invece i 27 leader a riunirsi a Bruxelles per il Consiglio Europeo, che rischia di trasformarsi in un vertice di crisi. "Stiamo monitorando attentamente gli sviluppi della situazione in Russia", aveva scritto in un tweet il presidente europeo Michel, parlando di questione interna al Paese. In Italia, vertice della premier Meloni con i Ministri Tajani e Crosetto, per monitorare la situazione. A Londra, summit d'emergenza del comitato Cobra, con il premier Sunak che ha chiesto alle parti coinvolte di comportarsi in modo responsabile e proteggere i civili. Molto cauta la reazione americana, con il segretario di Stato Blinken che parla di coordinamento stretto con gli alleati e riafferma il proprio sostegno a Kiev. Tra i Paesi non ostili a Putin, la Cina mantiene il silenzio, anche se i suoi media tengono una cauta linea pro-Putin. Putin che ha parlato con il presidente turco Erdogan, fin qui l'unico ad esprimergli pieno sostegno - persino l'Iran ha definito la questione un affare interno alla Russia. "La debolezza russa è evidente. E' debolezza su vasta scala. E più a lungo la Russia mantiene le sue truppe e mercenari sulla nostra terra, più caos, dolore e problemi avrà", ha scritto il presidente ucraino Zelensky.
22/6/2023
A lanciare l'allarme è lo stesso presidente ucraino Zelensky. "La Russia sta organizzando un attacco terroristico contro la centrale nucleare di Zaporizhia", afferma Zelensky in un video postato sui social, citando fonti di intelligence e paventando uno scenario di distruzione radioattiva. Immediata la smentita di Mosca, mentre Zelensky ammetteva nelle stesse ore un rallentamento nell'avanzata della controffensiva, che fin qui ha riconquistato una decina di villaggi, senza ancora penetrare all'interno delle difese russe.
Così la notizia più importante di giornata è stata l'attacco ucraino contro un ponte che collega la Crimea al sud del Paese. A renderlo noto fonti filorusse, aggiungendo che Kiev avrebbe usato nell'attacco missili britannici, danneggiando il ponte - la cui importanza strategica è legata al fatto che si tratta della via più breve dalla Crimea alle linee del fronte nel sud ucraino occupato. Lato diplomatico, se l'Onu ha aggiunto le forze armate russe e i gruppi affiliati alla "lista della vergogna" delle Nazioni Unite per le violazioni dei diritti dei bambini, la seconda giornata della conferenza sulla ricostruzione a Londra ha portato alla mobilitazione di 60 miliardi in nuovi aiuti finanziari - questo secondo il Ministro degli Esteri britannico Cleverly. In vista del Consiglio Europeo della prossima settimana, le prime bozze di conclusioni filtrate indicano che l'Unione intensificherà i suoi sforzi per garantire il più ampio sostegno internazionale alla formula di pace proposta da Kiev, anche attraverso un vertice".
21/6/2023
Mentre anche ieri l'esercito russo ha ripreso a bombardare pesantemente -usando droni- la capitale Kiev e diverse altre città ucraine, puntando a colpire in particolare le infrastrutture e ampliando il raggio di azione per impedire alla difesa aerea di neutralizzare tutti gli attacchi, è riapparso in video il capo dell'intelligence militare ucraina Budanov, smentendo le notizie -apparse sui media russi- che lo davano per morto o in coma, dopo un attacco a fine maggio.
"La centrale di Zaporizhzhia è stata ulteriormente minata. E la cosa peggiore è che il dispositivo di raffreddamento è stato minato. Se lo disabilitano, c'è un'alta probabilità che ci saranno problemi significativi" ha detto Budanov, lanciando un monito, che fa il paio con un altro avvertimento arrivato ieri da Kiev: l'Europa potrebbe trovare mine russe sulle sue spiagge, a seguito della distruzione della diga di Kakhovka. Così il ministro dell'Ambiente Strilets, parlando ai suoi colleghi europei. Proprio in Europa si sta muovendo qualcosa, relativamente al conflitto ucraino: le bozze di conclusione del vertice comunitario in programma la prossima settimana vedono i 27 pronti a chiedere alla Cina un suo coinvolgimento più attivo, per porre fine all'invasione russa. Per intanto, la proposta di revisione dell'attuale bilancio pluriennale europeo, presentata ieri dalla Commissione, prevede ben 50 miliardi di incremento, sui 66 complessivi, destinati a finanziare sia le immediate necessità di budget sia -in prospettiva- la ricostruzione Ucraina.
20/6/2023
Gli Stati Uniti non promuovono alcun candidato in particolare come successore di Jens Stoltenberg alla guida della Nato, ha detto il segretario di Stato americano Blinken a Londra, dove vedrà anche l'omologo ucraino Kuleba. Intanto la Commissione Europea ha presentato la prima dottrina per la sicurezza economica.
Una strategia europea per la sicurezza economica nel contesto delle crescenti tensioni geopolitiche internazionali: la crisi pandemica prima e la guerra in Ucraina poi, con le strozzature delle filiere globali e le difficoltà nell'approvvigionamento energetico spingono la Commissione a porre dei paletti alle leggi di mercato della globalizzazione, chiudendo virtualmente un'era. "Il tema della sicurezza economica è diventata una priorità", ha precisato la presidente della Commissione Von Der Leyen presentando l'iniziativa, che approderà la prossima settimana al Consiglio Europeo. Tecnicamente Bruxelles punta su una strategia di derisking, riduzione del rischio, soprattutto dalla Cina - anche se Pechino non viene messa esplicitamente nel mirino. Quattro le aree in cui valutare criticità per la sicurezza: resilienza delle filiere produttive; rischi per la sicurezza fisica ed informatica delle infrastrutture critiche; rischi legati alla sicurezza tecnologica; rischi derivanti da dipendenze tecnologiche o coercizione economica. Di qui la proposta di esercitare controlli su tre aree: investimenti stranieri in Europa; export di armi o software europeo a dittature ed autocrazie; infine controlli sull'export di tecnologie avanzate - su tutti intelligenza artificiale, semiconduttori e calcoli quantistici. "Non è una mossa protezionista, ma risponde all'esigenza di proteggere la nostra economia", così l'Alto Rappresentante Europeo Borrell, nelle ore in cui il premier cinese Li Qiang si trovava in visita a Berlino dal cancelliere tedesco Scholz. I due hanno sottolineato l'importanza della collaborazione sino-tedesca, ma Li ha esplicitamente messo in guardia da iniziative discriminatorie nel nome del de-risking.
17/6/2023
Le speranze sono ormai quasi nulle di trovare altri sopravvissuti al naufragio avvenuto mercoledì notte nel Mar Ionio, a soli 80 km. dalle coste elleniche.
Anche ieri un elicottero, una fregata e seinavi della Marina greca hanno battuto palmo a palmo un'area dove gli abissi del Mediterraneo precipitano fino a 5000 metri, accogliendo nelle loro profondità quel peschereccio decrepito e sovraffollato con fino a 600 migranti ancora a bordo, tra cui 100 bambini, stipati nella carena e sorpresi nel sonno al momento dell'affondamento. Ieri al centro di Kalamata, dove i sopravvissuti hanno trovato una prima accoglienza, solo Fadi, siriano residente in Olanda, ha potuto riabbracciare il fratello minore Mohammad, un 18enne ancora provato dalle ore drammatiche vissute in mare. Una ventina di altri parenti hanno atteso invano. "Una delle peggiori tragedie che abbiamo potuto testimoniare", commenta la Commissaria agli Affari Interni Johansson, notando come da mesi si osservava il proliferare di partenze dalle coste libiche a bordo di pescherecci malandati. L'agenzia comunitaria Frontex fotografa il trend: in cinque mesi, +158% di arrivi di migranti sulla rotta del Mediterraneo Centrale. Onu e Organizzazione per le Migrazioni intanto chiedono perchè le autorità greche non siano intervenute d’imperio per assistere quelle centinaia di migranti allo stremo, ma Atene ribadisce sempre la stessa versione: troppo pericoloso farlo con una nave così affollata, decisa a proseguire per l'Italia - ci si è limitati a rifornirli di acqua e viveri.
16/6/2023
Braccio di ferro sulla riforma del patto di stabilità. L'Eurogruppo andato in scena ieri in Lussemburgo, pur interlocutorio, si è aperto con premesse battagliere, quando i Ministri delle Finanze di undici Paesi, guidati dal tedesco Lindner, hanno pubblicato su diversi giornali un intervento nel quale chiedono una revisione delle proposte della Commissione, sostenendo che l'Unione non si può "permettere che i livelli di indebitamento crescano a oltranza di crisi in crisi".
Gli undici chiedono l'introduzione di "criteri quantitativi applicabili in tutti gli Stati membri", soprattutto per quanto riguarda la riduzione del debito. Tra i firmatari, oltre alla Germania, anche Austria, Lussemburgo e diversi Paesi dell'Est. Manca però l'Olanda, da tempo dialogante con l'asse mediterraneo, in particolare la Spagna. Anche per questo il Commissario agli Affari Economici Gentiloni ha chiesto di costruire ponti tra le diverse posizioni, evitando di alimentare contrapposizioni in un negoziato, quello sulla riforma del patto, che dovrà concretizzarsi entro fine anno. Sulla riforma del Mes il Ministro dell'Economia Giorgetti non ha fornito certezze sulla ratifica italiana, in attesa del voto parlamentare. "Buono scambio di vedute", fa sapere il direttore esecutivo del Mes Gramegna, "abbiamo rassicurato Giorgetti che siamo pronti ad usare il potenziale Meccanismo riformato al massimo". Infine sull'esborso della terza rata del Pnrr all'Italia sempre Gentiloni promette: "la decisione arriverà entro fine giugno".
14/6/2023
A due settimane da un vertice europeo nel quale la riforma del patto di stabilità sarà uno dei temi sul piatto, l'Italia è al centro di un intenso confronto con Bruxelles che si muove su tre assi, tutti collegati.
Lo spunto di partenza è stata la visita ieri mattina del Ministro per gli Affari Europei Fitto a Strasburgo, dove ha incontrato il Commissario al Bilancio Hahn. Sul tavolo le proposte italiane per il budget comunitario, che Roma vorrebbe modificare, istituendo da un lato -grazie a nuove risorse finanziarie- un fondo per la sovranità, per colmare il gap negli investimenti strategici - in particolare quelli infrastrutturali. E rendendo flessibile dall'altro l'utilizzo delle risorse esistenti, un tema caro all'esecutivo Meloni, che vorrebbe collegare i fondi europei al Pnrr. Un dossier, quest'ultimo, che rappresenta l'altra questione del momento, alla luce del fatto che la terza rata europea non è ancora arrivata, e che è in corso nella capitale una missione dei tecnici di Bruxelles per esaminare lo stato di attuazione: Fitto ieri sera ha incontrato a porte chiuse la donna che guida la missione, Céline Gauer. Ancora ieri il Commissario agli Affari Economici Gentiloni ricordava la necessità di rispettare tempi e tabelle di marcia. A questi due fronti di confronto Italia-Europa se ne aggiunge così un terzo, che Roma sta intrecciando con la riforma del patto, e che si chiama Mes: ieri per la prima volta fonti comunitarie si sono sbilanciate in un cauto ottimismo - "sul Mes qualcosa si sta muovendo. Rispettiamo il processo parlamentare e siamo felici che sia iniziato", hanno fatto sapere.
13/6/2023
Revisione del bilancio europeo pluriennale e istituzione di un fondo sovrano comunitario per colmare i ritardi negli investimenti strategici, in particolare quelli infrastrutturali: sono stati i temi al centro dell'incontro tra il Ministro degli Affari Europei Fitto e il Commissario al Bilancio Hahn, nell'ambito delle consultazioni in vista della presentazione di una proposta in questo senso da parte di Bruxelles.
Le direttrici italiane sono definite: revisione mirata del bilancio comunitario per adeguarlo alle sfide future, rafforzamento dell'autonomia strategica e della competitività europea, nuovo fondo di sovranità e -allo stesso tempo- utilizzo flessibile delle risorse esistenti - punto quest'ultimo su cui il Governo è particolarmente sensibile. Per Fitto il fronte in realtà è duplice, con in agenda anche l'incontro a porte chiuse a Roma, di rientro da Strasburgo, con la direttrice generale a capo della task force Pnrr della Commissione, Céline Gauer. Questo mentre il Commissario agli Affari Economici Gentiloni ha ricordato come la priorità resti "rispettare tempi e tabelle marcia". Fronti che si intersecano con un altro dossier caldo sull'asse Roma-Bruxelles: quello del Mes, su cui la Camera voterà il 30 giugno: "sul Mes qualcosa si sta muovendo. C'è una discussione in corso. Rispettiamo il processo parlamentare e siamo felici che sia iniziato", ha riferito un funzionario comunitario, in vista della riunione dell'Eurogruppo. L'Italia è l'unico Paese europeo a non averlo ratificato.
9/6/2023
Una giornata di intense trattative, con l'Italia schierata tra i Paesi più scettici sulla proposta di compromesso della presidenza svedese, poi -all'ora di cena- l'annuncio: accordo a maggioranza qualificata tra i 27 Ministri dell'Interno europei sui due pacchetti legislativi, relativi alle procedure di frontiera e alla gestione dell'asilo.
Le norme vanno a comporre il complesso mosaico di provvedimenti che costituiranno il nuovo Patto sulla migrazione. L'intesa, per entrare in vigore, dovrà essere negoziata con il Parlamento Europeo. Nella sostanza, viene introdotto un sistema di solidarietà tra Paesi membri per ricollocare i migranti all'interno dell'Unione, e -per chi non lo accettasse- ci sarà la possibilità di optare per un sostegno economico ai Paesi di primo arrivo, pari a 20mila euro per migrante. Il denaro finirà in un fondo europeo dedicato. Nuovi obblighi temporali invece per l'esame delle domande di asilo riguarderanno i Paesi di primo approdo come l'Italia, che invece la spunta -dopo un braccio di ferro pomeridiano- su un altro punto. Come afferma la Ministra svedese per la Migrazione Malmer Stenegard, i singoli Paesi membri potranno decidere quale Paese terzo di rimpatrio può essere considerato sicuro, qualora non fosse possibile rimandare il migrante senza diritto di asilo in quello di origine. Secondo la Commissione l'importante è che il migrante abbia legami pregressi col Paese terzo, quali avervi già vissuto o legami famigliari. "Abbiamo scongiurato l'ipotesi che l'Italia e gli Stati membri di primo ingresso venissero pagati per mantenere i migranti irregolari nei propri territori, siamo riusciti ad ottenere un quadro giuridico di riferimento per possibili intese con Paesi terzi sicuri", ha dichiarato il Ministro dell'Interno Piantedosi.
6/6/2023
Tre giorni dopo la burrasca delle dichiarazioni e dei comunicati incrociati sul meccanismo di controllo dei fondi Next Generation EU, Italia e Commissione hanno ripreso a tessere i fili del dialogo sul Pnrr - fili che si vanno ad intrecciare con l'altro delicato capitolo del Repower EU.
L'occasione è stata ieri la missione del Ministro per gli Affari Europei Fitto a Bruxelles, conclusasi con una nota della Commissione, che parla di "un buon scambio di vedute tra la delegazione italiana e funzionari sul Pnrr italiano e sui progressi compiuti per quanto concerne la terza e quarta richiesta di pagamento. È stato inoltre discusso il modo in cui procedere sul capitolo RePowerEU, precisa Bruxelles, sottolineando la necessità di proseguire il lavoro con la massima urgenza". La Commissione ha inquadrato i due macroassi di trattativa: il primo riguarda l'erogazione della terza rata del Pnrr, tutt'ora in stand-by, e -in previsione- anche della quarta, che andrà chiesta questo mese. Ritardi che tutti minimizzano, ma che sono oggettivi. Il secondo asse è -in realtà- l'architrave di tutto: mentre Roma promette di presentare entro fine agosto la revisione del Pnrr italiano, è necessaria fin d'ora un'interlocuzione costante con Bruxelles, per comprendere come spostare nell'altro fondo a tema energetico, il Repower EU, quei programmi che -per vari motivi- non potranno entrare nel Pnrr. Il cantiere è aperto, l'ottimismo è comune, ma l'impressione è che ci sia ancora molto lavoro da fare.
5/6/2023
E' scontro tra la Polonia e l'Europa, dopo la sonora bocciatura della legge con cui Varsavia -nel 2019- ha riformato la giustizia.
"Il valore dello Stato di diritto fa parte dell'identità stessa dell'Unione quale ordinamento giuridico comune, e si concretizza in principi che comportano obblighi giuridicamente vincolanti per gli Stati membri", annota la Corte, accogliendo il ricorso della Commissione, che considera il provvedimento polacco una minaccia all'indipendenza dei giudici. La normativa prevedeva diverse novità, tra cui una Sezione Disciplinare presso la Corte Suprema, poi ritirata, l'obbligo di dichiarazione scritta da parte dei giudici sulla loro appartenenza ad associazioni o fondazioni, e pure il divieto a tutti gli organi giurisdizionali nazionali di verificare il rispetto dei requisiti europei relativi a un giudice indipendente e imparziale. La Corte europea ha anche stigmatizzato il "carattere relativamente ampio e impreciso delle disposizioni della legge di modifica, che possono pregiudicare l'operato dei giudici". La sentenza è definitiva: un primo pronunciamento due anni fa aveva imposto una multa giornaliera a Varsavia pari a un milione di euro - ad oggi siamo ad oltre mezzo miliardo di penale accumulata. La notizia non ha smussato lo scontro col Governo di destra polacco: un verdetto "corrotto", ha dichiarato il Ministro della Giustizia, mentre risuonano gli echi della marcia dei 500mila, scesi in piazza domenica per denunciare nuove norme antidemocratiche dell'esecutivo.
4/6/2023
Centinaia di migliaia di polacchi hanno sfilato oggi nelle strade della capitale Varsavia a difesa della democrazia e dello stato di diritto, in vista delle elezioni previste in autunno.
Bandiere polacche ed europee hanno colorato la marcia dei 500mila a Varsavia. Un fiume di gente ha invaso le strade della capitale polacca, ufficialmente per celebrare il 34esimo anniversario delle prime elezioni parzialmente libere nel Paese. Nella pratica però la manifestazione, convocata dal leader dell'opposizione di Piattaforma Civica Tusk, è stata una gigantesca forma di protesta contro il partito al potere, quel PiS di Diritto e Giustizia che negli otto anni al potere ha creato grossi problemi allo stato di diritto, certificati anche da ripetuti scontri con l'Europa, portando Varsavia su una strada simile a quella ungherese, salvo poi redimersi agli occhi della comunità internazionale -a differenza di Orban- sposando la causa ucraina. I problemi di erosione costante della democrazia interna restano però tutti: è di questi giorni la polemica sulla legge, appena approvata, che istituisce una commissione di inchiesta sulle interferenze russe nella politica polacca. Il timore è che il partito al potere usi questa commissione per eliminare dalla vita politica e dalle imminenti elezioni i suoi principali avversari, a partire da Tusk, spianandosi la strada di una terza vittoria consecutiva nel voto legislativo previsto in autunno. Sotto la pressione congiunta di Europa e Stati Uniti il presidente polacco Duda ha promesso di emendare la legge - forse le centinaia di migliaia di polacchi accorsi a Varsavia da ogni angolo del Paese al grido di "Democrazia!" e "Costituzione!" lo convinceranno che non ha altra scelta.
3/6/2023
Dura risposta ieri del Governo italiano alle dichiarazioni di un portavoce della Commissione Europea in merito al nodo dei controlli della Corte dei Conti sul Pnrr. Il caso si sposta così da Roma a Bruxelles.
Il nodo Pnrr allarga il fossato tra Italia ed Europa, sfociando in scontro aperto. In attesa che si risolva la questione del versamento dei 19 miliardi della terza rata, su cui tutti professano ottimismo ma che ancora non si è vista, queste dichiarazioni del capo dei portavoce della Commissione Europea Mamer ieri hanno acceso le polemiche. "La Commissione ha un accordo con l'Italia sulla necessità di avere un controllo di audit performante sull'attuazione del Pnrr, spetta alle autorità italiane far sì che questi organismi funzionino adeguatamente. Le autorità italiane hanno istituito un ente ad hoc responsabile del controllo dei fondi Pnrr, monitoreremo con grande attenzione cosa prevede il piano" - così Mamer, che a tarda sera chiarirà: "le mie parole sono state male interpretate". Il nodo del contendere è tutto relativo all'emendamento governativo che esclude il controllo concomitante della Corte sugli interventi del Pnrr e del piano nazionale complementare, prorogando fino al giugno 2024 lo scudo che impedisce di contestare il danno erariale per colpa grave. Norme peraltro su cui gli stessi magistrati contabili avevano espresso tutta la loro preoccupazione. In una nota insolitamente dura Palazzo Chigi in serata ha attaccato la Commissione, rinfacciando al portavoce comunitario di aver espresso considerazioni che alimentano polemiche politiche strumentali. La presidenza del Consiglio afferma che le norme in discussione non intervengono su quanto già concordato con Bruxelles in materia di controlli, in quanto -a suo dire- già il Governo Draghi aveva previsto un controllo ex-post della Corte.
3/6/2023
Dura risposta ieri del Governo italiano alle dichiarazioni di un portavoce della Commissione Europea in merito al nodo dei controlli della Corte dei Conti sul Pnrr. Il caso si sposta così da Roma a Bruxelles.
Dopo la Corte dei Conti, le misure del Governo in merito al controllo concomitante sugli interventi del Pnrr finiscono sotto la lente di ingrandimento dell'Europa. Provocando la dura reazione del Governo Meloni. Tutto nasce nel consueto Midday Briefing giornaliero della Commissione. Quando il tema Pnrr e controlli viene posto, alle misurate risposte preconfezionate di una collega, si accompagnano le precisazioni a braccio del capo dei portavoce Mamer. "La Commissione ha un accordo con l'Italia sulla necessità di avere un controllo di audit performante sull'attuazione del Pnrr e spetta alle autorità italiane far sì che questi organismi funzionino adeguatamente. Le autorità italiane hanno istituito un ente ad hoc responsabile del controllo dei fondi Pnrr, monitoreremo con grande attenzione cosa prevede il piano" - così Mamer, che a tarda sera chiarirà: "le mie parole sono state male interpretate". Il nodo del contendere è tutto relativo all'emendamento governativo che esclude il controllo concomitante della Corte sugli interventi del Pnrr e del piano nazionale complementare, prorogando fino al giugno 2024 lo scudo che impedisce di contestare il danno erariale per colpa grave. Norme peraltro su cui gli stessi magistrati contabili avevano espresso tutta la loro preoccupazione. In una nota insolitamente dura Palazzo Chigi in serata ha attaccato la Commissione, rinfacciando al portavoce comunitario di aver espresso considerazioni che alimentano polemiche politiche strumentali. La presidenza del Consiglio afferma che le norme in discussione non intervengono su quanto già concordato con Bruxelles in materia di controlli, in quanto -a suo dire- già il Governo Draghi aveva previsto un controllo ex-post della Corte.
2/6/2023
L'adesione ucraina in primis alla Nato e in seconda battuta all'Unione Europea ha segnato la giornata di ieri sull'asse Chisinau-Oslo. "Dal summit Nato di Vilnius emergerà un sostegno molto chiaro a Kiev", ha scommesso in serata il presidente francese Macron, ideatore di quella Comunità Politica Europea che -nelle ore precedenti- aveva celebrato il suo secondo vertice in Moldavia.
Summit animato dalla presenza del presidente ucraino Zelensky, primo ad arrivare per lanciare una volta di più un messaggio chiaro: "siamo pronti ad entrare nell'Alleanza Atlantica", ha detto, estendendo l'invito ad integrare tutti quei Paesi europei che ancora non vi sono presenti e allargando il campo anche ad una prospettiva di Unione Europea. Chiudendo il vertice, la presidente moldava Sandu ha confermato il sostegno della comunità dei Paesi europei all'Ucraina. Sicurezza, pace, minacce ibride, e un'integrazione strategica su energia e clima le questioni dibattute, secondo Sandu. Di Ucraina si sono occupati anche i Ministri degli Esteri Nato ad Oslo, traducendo in azioni diplomatiche le dichiarazioni di realismo dei loro leader in Moldavia. Soprattutto Germania e Ungheria, per motivi diversi, hanno frenato sulla piena adesione di Kiev all'Alleanza, ma il consenso emerso dovrebbe portare -il mese prossimo a Vilnius- ad incrementare le garanzie di sicurezza per Kiev, fermandosi ad un passo dalla piena adesione. Altro dossier su cui lavora il segretario Nato Stoltenberg: convincere la Turchia, assente ingiustificata al vertice moldavo, a dare luce verde all'ingresso della Svezia.
1/6/2023
Con la guerra a soli 20 chilometri in linea d'aria, il presidente ucraino Zelensky si è presentato per primo in Moldavia al vertice della Comunità Politica Europea, creatura politica di Emmanuel Macron che raggruppa 47 Paesi, con una sola richiesta.
"Ogni Paese europeo dovrebbe essere membro dell'Unione e della Nato. Noi vediamo cosa sta accadendo in Bielorussia, o in Georgia", ha detto Zelensky, rilanciando le ambizioni di Kiev. Nella conferenza stampa finale, la presidente moldava Sandu ha ribadito il sostegno della comunità di Paesi europei all'Ucraina, notando come la resistenza di Kiev abbia protetto proprio la Moldavia, possibile prossimo obiettivo dell'aggressione russa. Sicurezza, pace, minacce ibride, e un'integrazione strategica tra i partecipanti al summit su energia e clima le questioni dibattute, secondo la presidentessa moldava Sandu. Prima di lasciare il summit, anche la premier Meloni ha ribadito il sostegno a Kiev. Intanto ad Oslo i Ministri degli Esteri Nato hanno nuovamente messo a nudo le divisioni interne sulla tabella di marcia per l'ingresso dell'Ucraina nell'Alleanza Atlantica - se, per dirla con il segretario Stoltenberg, tutti concordano che Mosca non abbia diritto di veto in materia, diversi Paesi temono che un'accelerazione ora porti ad un'escalation della guerra. Forte pressione infine sulla Turchia, affinchè il prossimo mese a Vilnius dia luce verde all'ingresso della Svezia nella Nato.
25/5/2023
E' atteso per oggi l'accordo preliminare fra il Tesoro e la compagnia tedesca Lufthansa, per la vendita di una quota di minoranza di Ita Airways.
Il gruppo di Colonia si appresta ad acquisire, attraverso un aumento di capitale riservato, una quota pari al 40%, con un esborso di poco superiore ai 300 milioni - solo successivamente dovrebbe rilevare la maggioranza della compagnia aerea. Il gigante dei cieli tedesco amplierà così la sua ricca dote di vettori, che comprende tra gli altri Brussels Airlines, Swiss, Austrian Airlines ed Eurowings. Anche per questo servirà un via libera sull'accordo preliminare di vendita -tra gli altri- pure dall'Antitrust europeo. L'annuncio potrebbe così arrivare il giorno dopo la bocciatura e il conseguente annullamento, da parte del Tribunale europeo, della decisione con cui la Commissione ha approvato gli aiuti erogati dall'Italia nel 2020 -pari a 130 milioni- destinati alle compagnie aeree con licenze nazionali. Aiuti giustificati dalla necessità di farle ripartire dopo i lunghi mesi di stop pandemico. Ebbene, secondo i giudici del Lussemburgo, la Commissione non ha offerto sufficienti motivazioni sul perchè non abbia rilevato potenziali contrasti con la normativa europea sugli aiuti di Stato. Per la low-cost irlandese Ryanair, che aveva inoltrato il ricorso ritenendosi discriminata, si tratta della terza vittoria in Tribunale, dopo quelle sugli aiuti concessi proprio a Lufthansa e alla scandinava SAS.
22/5/2023
La diplomazia internazionale sull'Ucraina riparte oggi a Bruxelles con il vertice dei Ministri degli Esteri europei, alle prese con il rompicapo dell'undicesimo pacchetto di sanzioni contro la Russia, vittima di diverse fumate nere negli ultimi giorni.
Sanzionare i Paesi che aiutano Mosca ad aggirare le sanzioni, o sanzionare le aziende, come chiede la Germania? Senza dimenticare la forte irritazione cinese per essere stata messa nel mirino di Bruxelles - comunque vada, l'aggiramento delle sanzioni resta il vero tallone d'Achille delle misure comunitarie, e andrà sanato. Al G7 di Hiroshima, chiusosi ieri, la presenza del presidente ucraino Zelensky ha monopolizzato lavori e bilaterali, complici le notizie che arrivavano da Bakhmut, città-simbolo di mesi di combattimenti, della qual i russi hanno rivendicato la conquista - notizia smentita dallo stesso Zelensky e dall'esercito ucraino, secondo cui il ritiro delle sue truppe non è stato completo, una piccola porzione di periferia viene ancora difesa, e -anzi- si avanza ai fianchi con l'obiettivo di accerchiare i mercenari di Wagner. Il presidente americano Biden, dopo aver incontrato al G7 Zelensky ha annunciato altri 375 milioni di dollari di aiuti militari a Kiev e ha chiarito i termini di ingaggio degli F16 che l'Ucraina riceverà dagli alleati Nato. "Ho ricevuto la netta assicurazione da Zelensky che non useranno i caccia sul territorio della Russia", ha detto. Biden vede vicino un disgelo con la Cina - meno ottimista Pechino, che ha convocato l'ambasciatore giapponese per protestare contro i riferimenti proprio alla Cina nel comunicato finale del vertice.
21/5/2023
Il destino della città-simbolo del conflitto in Ucraina ha tenuto banco nell'ultima giornata del G7 in Giappone. Le continue rivendicazioni russe della presa di Bakhmut, dopo mesi di assedio, hanno probabilmente un fondo di verità - come ammesso dallo stesso presidente ucraino Zelensky, che continua però a negare di aver perso la città.
Le truppe dei mercenari di Wagner hanno nei fatti conquistato quasi tutto il centro, ma Kiev sostiene che le sue truppe non si sono completamente ritirate, per quanto ormai controllino una piccola porzione della periferia occidentale. Ma c'è un grosso "ma": in primis, le truppe ucraine avrebbero sì ceduto al centro, ma per attaccare ai fianchi, dove invece hanno fatto progressi. Col paradosso che a breve potrebbero trasformarsi da assediati in assedianti. In secondo luogo, l'importanza strategica di Bakhmut non è così rilevante, suona anzi sproporzionato lo sforzo russo per prenderla. Intanto il presidente americano Biden, che dopo aver incontrato al G7 Zelensky ha annunciato altri 375 milioni di dollari di aiuti militari a Kiev, ha chiarito i termini di ingaggio degli F16 che l'Ucraina riceverà dagli alleati Nato. "Ho avuto la netta assicurazione da Zelensky che non useranno i caccia sul territorio geografico della Russia". Nè, ha precisato, sarà verosimilmente possibile impiegarli nella controffensiva imminente. Biden intanto vede vicino un disgelo con la Cina - meno ottimista Pechino, che ha convocato l'ambasciatore giapponese per protestare contro i riferimenti proprio alla Cina nel comunicato finale del vertice.
20/5/2023
E' stato il presidente ucraino Zelensky ad accentrare su di sè l'attenzione mediatica nella seconda giornata del G7 di Hiroshima.
Arrivato a bordo di un aereo francese, Zelensky ha rivoluzionato l'agenda del summit, che ha diffuso in anticipo le conclusioni. Conclusioni che hanno preso di mira la Cina, con Pechino messa in guardia dal portare avanti "attività di militarizzazione" nella regione dell'Asia-Pacifico. Non solo, nello stesso comunicato i Sette Grandi hanno esortato la Cina "a fare pressione sulla Russia affinché fermi la sua aggressione militare e ritiri immediatamente, completamente e incondizionatamente le sue truppe dall'Ucraina". Incluso nel comunicato anche un riferimento a Taiwan: il G7 resta "seriamente preoccupato" per la situazione nei mari Cinese orientale e meridionale, esprimendo "con forza opposizione ad ogni tentativo unilaterale di modificare lo status quo con la forza o la coercizione". Parole, queste ultime, che non sono affatto piaciute alla Cina: "la risoluzione della questione di Taiwan è di competenza cinese, i Sette smettano di interferire grossolanamente negli affari interni degli altri Paesi" - questo l'avvertimento. Dicevamo però di Zelensky, il cui arrivo a Hiroshima ha dato il "la" a una serie di bilaterali: prima di sedersi al tavolo il presidente ucraino ha scritto online che la pace sarà più vicina dopo questo summit, dopo il via libera americano all'addestramento di piloti ucraini per i caccia F16. Poi gli incontri con il premier britannico Sunak, l'italiana Meloni, l'indiano Modi e il presidente francese Macron, con il quale ha discusso gli ultimi sviluppi della proposta di pace formulata da Kiev.
17/5/2023
E' stata la guerra in Ucraina a monopolizzare l'avvio della due giorni di vertice del Consiglio d'Europa in Islanda, banco di prova di un'organizzazione continentale che -poco più di un anno fa- ha espulso dai suoi ranghi la Russia.
In videocollegamento da Kiev, il presidente Zelensky ha esaltato l'efficacia dei sistemi di difesa aerea forniti dall'Occidente, che ieri hanno abbattuto tutti i missili russi. E ha chiesto sostegno per la proposta di pace ucraina. Questo mentre Londra propone una "coalizione internazionale" per aiutare Kiev a ottenere aerei da combattimento F-16. Al pari di Zelensky, diversi leader hanno sottolineato l'importanza dell'istituzione di un Registro dei Danni causati dall'aggressione di Mosca - primo passo verso la creazione di un meccanismo internazionale di compensazione economica per i danni subiti dall'Ucraina. La premier Meloni ha salutato cordialmente il presidente francese Macron, il quale ha rivelato che il confronto con Roma continua - "spero di poter cooperare con il Governo italiano, non si può lasciare l'Italia sola davanti a questa pressione dei flussi migratori", ha detto. Tornando all'Ucraina, ancora fumata nera tra gli ambasciatori europei sull'undicesimo pacchetto di sanzioni contro Mosca, con il nodo delle misure da definire contro gli Stati e le entità terze che aiutano Putin ad aggirarle. Se ne riparlerà la prossima settimana - i Paesi europei si presenteranno al G7 in Giappone senza una posizione comune.
17/5/2023
A quasi vent'anni dall'ultimo summit, i 46 Paesi del Consiglio d'Europa hanno aperto il vertice di ieri sera a Reykjavik con la crisi ucraina in primo piano.
In videocollegamento da Kiev, il presidente Zelensky ha esaltato l'efficacia dei sistemi di difesa aerea forniti dall'Occidente, che ieri notte hanno abbattuto tutti i missili russi. E ha chiesto sostegno per la proposta di pace ucraina. Al pari di Zelensky, diversi leader -tra cui il cancelliere tedesco Scholz- hanno sottolineato l'importanza dell'istituzione di un Registro dei Danni causati dall'aggressione russa - primo passo verso la creazione di un meccanismo internazionale di compensazione economica dei danni subiti da Kiev. Anche la premier Meloni si è detta soddisfatta dell'iniziativa, e ha salutato cordialmente il presidente francese Macron, il quale invece ha rivelato che il confronto con Roma continua - "spero di poter cooperare con il Governo italiano, non si può lasciare l'Italia sola davanti a questa pressione dei flussi migratori", ha detto. Tornando all'Ucraina, ancora fumata nera tra gli ambasciatori europei sull'undicesimo pacchetto di sanzioni contro Mosca, con il nodo delle misure contro Stati ed entità terze che aiutano Putin ad aggirarle. Se ne riparlerà la prossima settimana - i Paesi europei si presenteranno al G7 in Giappone senza una posizione comune.
16/5/2023
Con la minaccia cyber degli hacker filorussi a infastidire i preparativi del summit, con l'attacco a diversi siti web islandesi, 46 leader europei si ritrovano oggi e domani a Reykjavik per fare il punto, tra le altre cose, sulla guerra in Ucraina - tema che occuperà la cena serale.
L'obiettivo è creare un quadro legislativo per sanzionare e punire i russi responsabili di crimini di guerra, dopo che Mosca è stata espulsa oltre un anno fa dal Consiglio d'Europa. Durante il summit sarà annunciata l'istituzione a L'Aja di un Registro dei Danni causati dall'aggressione russa - primo passo verso la creazione di un meccanismo internazionale di compensazione economica dei danni subiti da Kiev, per obbligare Mosca a rispondere, anche finanziariamente, delle sue responsabilità. Prevista pure una discussione su come aiutare i bambini ucraini rapiti a fare ritorno in patria. Questo mentre, a margine dell'Ecofin, i Ministri delle Finanze di Germania e Svezia hanno ribadito la necessità di stringere le maglie intorno alle sanzioni già operative contro la Russia, proprio mentre è in discussione a livello europeo un delicato undicesimo pacchetto di misure, che dovrebbe colpire le entità terze che aiutano Mosca ad aggirare queste sanzioni. Infine, sul fronte diplomatico, mentre prende il via la missione dell'inviato cinese in Ucraina, anche una delegazione di leader africani dovrebbe volare verso Kiev e Mosca per proporre un ulteriore piano di pace.
9/5/2023
Saranno celebrazioni potenzialmente in tono minore quelle per la vittoria dell'Unione Sovietica sul nazismo, in programma oggi in Russia.
Oltre 20 città, non solo al confine con l'Ucraina, ma fino in Siberia, hanno cancellato le parate, nel timore di attacchi o sabotaggi. Decine di regioni hanno vietato l'uso di droni, mentre la Piazza Rossa a Mosca, che ospiterà la parata principale, è chiusa da due settimane per motivi di sicurezza. E nonostante Putin abbia convogliato nella capitale alcuni leader dell'Asia centrale per non offrire un'immagine di isolamento internazionale, ci si attende uno show ridotto, sia per uomini che per armamenti. In un ulteriore colpo all'orgoglio di Putin, il presidente ucraino Zelensky ha approvato un decreto in cui istituisce -oggi 9 maggio, giorno della dichiarazione Schuman- la Giornata dell'Europa. Cancellata la celebrazione congiunta con Mosca della vittoria sovietica: il simbolismo qui è fortissimo, per un Paese che lotta per la propria sopravvivenza e per abbracciare l'Occidente. L'Ucraina ieri ha visto un'ondata di attacchi russi di forte intensità, che hanno portato la Farnesina a consigliare ai connazionali di lasciare subito il Paese. Oggi a Kiev arriverà la presidente della Commissione Von der Leyen, mentre Bruxelles si appresta a finalizzare l'undicesimo pacchetto di sanzioni contro Mosca, che punta a colpire l'aggiramento delle sanzioni stesse, anche con misure contro enti terzi. Confermata la proposta, che ha già suscitato le ire di Pechino, di sanzionare le società cinesi che vendono alla Russia attrezzature utilizzabili negli armamenti.
8/5/2023
Si è aperta con un massiccio attacco di missili e droni la settimana di guerra in Ucraina, con l'ambasciata italiana a Kiev che parla di situazione critica.
Coincidenza non casuale, alla vigilia della Parata della Vittoria sulla Piazza Rossa, dove Putin avrà disperatamente bisogno di lanciare un messaggio ottimista sull'andamento dell'invasione. Un appuntamento che preoccupa il Cremlino, per il rischio di attacchi e sabotaggi: 21 eventi sono stati annullati in tutta la Russia. Da Mariupol arriva invece la notizia che le forze militari russe hanno iniziato la mobilitazione forzata dei civili, che dovrebbe protrarsi fino ad agosto. Secondo l'intelligence britannica, Mosca starebbe reclutando anche i lavoratori migranti dell'Asia centrale per combattere, con stipendi da oltre quattromila dollari al mese. A Kiev intanto il presidente Zelensky sposta il Paese sempre più a ovest, proponendo di festeggiare -il 9 maggio- la Giornata dell'Europa anche in Ucraina. Questo, nelle stesse ore in cui la presidente della Commissione Von Der Leyen annunciava per domani la sua presenza a Kiev per la quinta volta dall'inizio della guerra. Europa che apre un fronte importante con Pechino: Bruxelles ha proposto di sanzionare le società cinesi per il sostegno accordato alla macchina da guerra russa: a riportarlo il Financial Times. Sette aziende cinesi sarebbero finite nel mirino per la vendita di attrezzature utilizzabili negli armamenti. Immediata la reazione del Ministero degli Esteri cinese: ci opporremo ad ogni misura che usi i legami Pechino-Mosca come "pretesto" per danneggiare la cooperazione commerciale.
5/5/2023
"Non è il momento delle sessioni diplomatiche, ma di sostenere militarmente la guerra" di Kiev contro gli invasori russi - così l'Alto Rappresentante Europeo Borrell, dallo State of the Union di Firenze, ribadisce l'importanza di continuare ad appoggiare gli sforzi militari sul campo di Kiev, alla vigilia di una probabile controffensiva ucraina.
Riferendosi al piano della Commissione per lo stanziamento di 500 milioni di euro per la produzione bellica europea Borrell commenta, "l'Europa deve aumentare la propria capacità di difesa e di produzione industriale, che era adeguata per un tempo di pace ma non per la guerra. I 500 milioni appena stanziati sono un buon segnale, ma "non una svolta". "Putin continua a portare avanti questa guerra e se non sosteniamo l'Ucraina, il Paese cadrà. Questo, proprio nelle ore in cui fonti di Palazzo Chigi fanno trapelare che l'Italia non intende usare i fondi del PNRR per produrre armi. Borrell ha anche liquidato il piano di pace cinese come un catalogo di buone intenzioni - "l'unico piano di pace possibile è quello di Zelensky", taglia corto. Ottimismo infine sull'undicesimo pacchetto di sanzioni, attualmente in discussione tra Commissione e Stati membri, che potrebbe includere misure anche contro quei Paesi terzi che aiutano Mosca a sfuggire all'attuale regime sanzionatorio. Il Ministro degli Esteri slovacco Kacer si dice abbastanza fiducioso sul varo -la prossima settimana- del nuovo round di sanzioni contro Mosca.
5/5/2023
Tra i temi toccati dall'Alto Rappresentante Europeo Borrell allo State of the Union nel capoluogo toscano c'è stata la crisi diplomatica tra Italia e Francia sui migranti.
"Il mio ruolo è quello di cercare di far lavorare insieme tutti i Paesi europei. Ci sono problemi comuni che devono essere affrontati in modo comune con la massima unità, quindi sono sicuro che queste difficoltà saranno superate", ha detto, mentre sull'Ucraina il Ministro degli Esteri europeo è stato netto: "purtroppo non è il momento delle sessioni diplomatiche, ma di sostenere militarmente la guerra" di Kiev contro gli invasori russi. Secondo Borrell il piano europeo sulle munizioni non sarà game changer, è però il segnale che Europa sta aumentando le sue capacità di difesa. Al centro del suo intervento anche le ipotesi di piano di pace: "l'Unico piano di pace possibile è quello di Zelensky, quello cinese non è un piano di pace, ma una lista di buone intenzioni. Infine l'avvertimento: Se l'Unione Europea e gli alleati Nato dovessero smettere di sostenere l'Ucraina, la guerra finirebbe "presto", ma il Paese diventerebbe una "seconda Bielorussia" e l'esercito russo sarebbe "ai confini con la Polonia".
5/5/2023
La guerra in Ucraina. Kiev ha tutto per la controffensiva ed è pronta, ha affermato ieri sera la Casa Bianca, al termine di una giornata segnata da un crescendo di accuse tra Est e Ovest.
La tensione diplomatica tra Mosca e Washington risale, a soli quattro giorni dall'attesa parata militare a Mosca per la vittoria nella Seconda Guerra Mondiale - parata che si terrà al Cremlino, tra imponenti misure di sicurezza, considerato che è atteso un discorso di Putin. Ieri mattina il suo portavoce Peskov ha accusato direttamente gli Stati Uniti di aver ordinato a Kiev il presunto attacco con droni contro il centro del potere russo. Immediata la replica americana. "Siamo stati chiari pubblicamente e in privato: non li incoraggiamo a colpire al di fuori dell'Ucraina" - così il portavoce del Consiglio di Sicurezza Nazionale americano Kirby, che ha sibilato: "Peskov sta mentendo, puro e semplice". Quel che è certo è che l'episodio resta avvolto nel mistero: a Washington non hanno ancora spiegazioni certe, e non si esclude affatto una montatura ad arte fatta dai russi per incolpare Kiev e fare presa sull'opinione pubblica interna. Intanto dalla capitale olandese L'Aja il presidente ucraino Zelensky, sempre più attivo in politica estera, ha chiesto -di fronte alla Corte penale internazionale- "la creazione di un tribunale speciale per l'aggressione russa, affinchè Putin venga giudicato per le sue azioni criminali. Nell'immediato, Zelensky è parso preoccupato da questioni più pressanti: sanzioni più dure contro Mosca; inserimento dell'adesione ucraina alla Nato nell'agenda del summit di Vilnius a luglio; infine, la perdurante necessità di jet militari per pareggiare la supremazia di Mosca nei cieli.
4/5/2023
Il caso del presunto attacco con droni al Cremlino, l'ennesimo episodio dai contorni ambigui a segnare questa guerra, agita le acque diplomatiche tra Washington e Mosca.
"Siamo stati chiari pubblicamente e in privato: non li incoraggiamo a colpire al di fuori dell'Ucraina" - così il portavoce del Consiglio di Sicurezza Nazionale americano Kirby ha replicato a stretto giro di posta all'accusa lanciata dal portavoce del Cremlino Peskov, che aveva ventilato un attacco di Kiev su commissione, e per conto terzi. "Peskov sta mentendo, puro e semplice", ha detto Kirby. Se il caso droni resta avvolto nel mistero, ciò che è certo è che la rappresaglia russa non si è fatta aspettare nella notte successiva, con uno degli attacchi più intensi dei primi mesi dell'anno - decine di bombardamenti e lanci di razzi contro obiettivi in tutto il Paese. Intanto dalla capitale olandese de L'Aja il presidente ucraino Zelensky, che prosegue il suo viaggio in Europa, ha chiesto -di fronte alla Corte penale internazionale- "la creazione di un tribunale speciale per l'aggressione russa, affinchè Putin venga giudicato per le sue azioni criminali. Nell'immediato, Zelensky è parso preoccupato da questioni più pressanti: sanzioni più forti contro Mosca; inserimento dell'adesione ucraina alla Nato nell'agenda del summit di Vilnius a luglio; infine, la perdurante necessità di jet militari per pareggiare la supremazia di Mosca nei cieli. "De facto, l'Ucraina è già parte della Nato. Per questo dovrebbe diventarne parte anche de iure", ha detto Zelensky.
4/5/2023
Gli Stati Uniti respingono le accuse russe di aver ispirato il presunto attacco contro il Cremlino mediante un drone.
L'accusa era stata lanciata dallo stesso portavoce del Cremlino Peskov, che non aveva fornito però prove a supporto - o meglio, aveva lasciato intravedere che l'azione fosse stata eseguita dall'Ucraina su ordine diretto degli Stati Uniti. "Tutto falso", ha replicato la Casa Bianca, ribadendo la sua linea: Washington non incoraggia in alcun modo Kiev a colpire fuori dai propri confini. Questo mentre il presidente ucraino Zelensky, dalla capitale olandese de L'Aja, è tornato ad avanzare precise richieste agli alleati occidentali: sanzioni più forti contro la Russia; inserimento dell'adesione ucraina alla Nato nell'agenda del summit di Vilnius in programma a luglio - anche se questo realisticamente potrà avvenire solo dopo la fine del conflitto, non durante; infine, la perdurante necessità di jet militari per pareggiare la supremazia di Mosca nei cieli. "De facto, l'Ucraina è già parte della Nato. Per questo dovrebbe diventarne parte anche de iure", ha detto Zelensky, che ha nuovamente smentito che Kiev sia dietro il presunto tentativo di assassinare di Putin. La rappresaglia russa è stata immediata: nella notte, secondo fonti ucraine, c'è stato l'attacco più intenso di tutto l'anno. In appena 24 ore 68 attacchi aerei, 67 attacchi con lanciarazzi multipli, due missili. Prese di mira le regioni settentrionali, centrali e meridionali dell'Ucraina.
29/4/2023
E' una crescita del Pil superiore alla media europea, quella registrata dall'Italia nel primo trimestre dell'anno: mezzo punto in più, con la media dell'Eurozona inchiodata ad un anemico +0,1. Soprattutto, Roma sopravanza sia Berlino sia Parigi, con la Germania ferma. Corrono alla nostra stessa velocità Spagna e Lettonia, mentre il Portogallo fa registrare un tasso di crescita triplo.
"Non si può sempre fare il Tafazzi di turno anche quando le cose vanno bene perché non ci aiutiamo", chiosa la premier Meloni, mentre la Banca d'Italia invita alla prudenza: l'alta pressione dei prezzi e la frenata dell'economia globale ed europea continuano a rappresentare un "elevato rischio" per la stabilità finanziaria. Soddisfatto si dice anche il Commissario agli Affari Economici Gentiloni: "si tratta di notizie incoraggianti, che mostrano un'economia europea che continua a mostrare una certa resistenza in un contesto globale difficile". A Stoccolma invece l'Italia è finita sul banco degli imputati, in un Ecofin informale deputato ad avviare una prima discussione sulla riforma del patto di stabilità: Roma è l'unico Paese a non avere ancora ratificato il Meccanismo Europeo di Stabilità riformato, e agli appelli nazionali ieri si sono aggiunti quelli delle istituzioni europee: "abbiamo bisogno che il MES venga ratificato", dice il presidente dell'Eurogruppo Donohoe; per il direttore del MES Gramegna - "abbiamo un problema di tempistica, gli attuali accordi bilaterali di backstop scadranno entro la fine di quest'anno, è fondamentale che l'entrata in vigore del MES modificato avvenga entro dicembre"; fino alla presidente BCE Lagarde - "la ratifica anche da parte dell'Italia della riforma sarebbe positiva".
28/4/2023
Ad un mese dal Consiglio Europeo di fine marzo, l'Ecofin torna in pressing sull'Italia per la ratifica del MES.
Meno diplomatico il coro degli altri partecipanti al summit informale dei Ministri delle Finanze europei in Svezia, a partire dal presidente dell'Eurogruppo Donohoe - "abbiamo bisogno che il Meccanismo Europeo di Stabilità venga ratificato, in modo che altri Paesi possano accedervi in caso di necessità"; il direttore del MES Gramegna - "abbiamo un problema di tempistica, gli attuali accordi bilaterali di backstop scadranno entro la fine di quest'anno, è fondamentale che l'entrata in vigore del trattato MES modificato avvenga entro dicembre"; fino alla presidente BCE Lagarde - "la ratifica anche da parte dell'Italia della riforma del MES sarebbe positiva nell'ottica di una rete di protezione". La riunione dei Ministri finanziari rappresenta soprattutto la prima occasione per discutere a 27 di un altro tema caldo: la proposta di riforma del patto di stabilità varata dalla Commissione a metà settimana. Apprezzamenti da Bce ed Fmi, con la prima che spinge per un'approvazione rapida delle nuove regole, e il secondo che suggerisce l'istituzione di un consiglio di bilancio indipendente dalla Commissione. Dopo le schermaglie iniziali, il clima a Stoccolma è più attendista. "Nessun rifiuto da Berlino, ma un contributo sul patto", smorza i toni la Germania, mentre l'Olanda chiede un patto solido per rispondere alle preoccupazioni dei mercati. Obiettivo comune: chiudere l'intesa sulla riforma entro dicembre.
26/4/2023
I Ministri delle Finanze europei si confronteranno già nel weekend, nel corso dell'Ecofin informale a Stoccolma, sulla riforma del patto di stabilità che sarà presentata in tarda mattinata -dopo mesi di indiscrezioni- a Bruxelles.
Grande attesa per la proposta di riforma del patto di stabilità, che la Commissione presenterà oggi. "Piacerà anche a Berlino", si è affrettato a mettere le mani avanti il Commissario agli Affari Economici Gentiloni, di fronte alla pressione crescente della Germania, che anche ieri non ha mancato di far sentire la sua voce dalle colonne del Financial Times, con il Ministro delle Finanze Lindner che ha invocato un rafforzamento del patto, non un suo indebolimento. Berlino esige clausole di salvaguardia che facciano scattare riduzioni automatiche dell'1% del debito ogni anno. L'ala liberale del Governo Scholz è irritata dall'approccio scelto dall'esecutivo europeo, che prediligeva invece -nella bozza presentata a novembre- un approccio-Paese ad hoc, anzichè a taglia unica, con percorsi di aggiustamento quadriennali dei conti pubblici, estendibili fino a sette, sulla base della spesa primaria netta e tenendo conto della sostenibilità del debito. Il tutto senza toccare i totem del 3% nel rapporto deficit/pil e del 60% debito/Pil. La strada per arrivarci sarà dunque tarata sui singoli casi e senza camicie di forza, considerando gli sforzi eventuali in riforme ed investimenti. Per i dettagli occorrerà aspettare la presentazione ufficiale del testo. A quel punto inizieranno complessi negoziati tra Paesi, che inevitabilmente introdurranno modifiche: l'obiettivo è partire con le nuove regole il prossimo anno, per evitare la tagliola della fine della clausola di salvaguardia pandemica, che per tre anni ha sospeso il patto.
26/4/2023
Pianificare la ricostruzione dell'Ucraina prima della fine della guerra: è su questa scommessa che si gioca la Conferenza bilaterale sulla ricostruzione, che si tiene oggi a Roma, alla presenza del premier di Kiev Shmyhal e del Ministro degli Esteri Kuleba.
"Stiamo lavorando attivamente a una nuova strategia economica per il nostro Paese. Questo è l'anno in cui inizierà la crescita", ha scritto online il presidente Zelensky, spiegando che il Governo sta "gradualmente ricostruendo le infrastrutture, ma è importante iniziare già ora a pensare alla ripresa". Presente alla conferenza odierna anche la premier Meloni e i due vicepremier, che accompagneranno le 600 aziende italiane che all'Eur si confronteranno con gli interlocutori ucraini, sia per cominciare a tracciare piani di ricostruzione, sia per intrecciare un primo dialogo in vista di contratti futuri. Saranno firmati accordi in numerosi settori: su tutti infrastrutture, energia, agricoltura e digitale. Un percorso che inizia oggi, e che si dovrebbe rafforzare il prossimo anno con la presidenza italiana G7. Intanto la giornata di ieri è stata segnata dalle frasi a effetto della gerarchia russa, tra chi -come Medvedev- ipotizza l'uso di armi nucleari e chi -come Lavrov- smorza i toni sullo scenario di una Terza Guerra Mondiale. Fronte europeo, la Commissione ha aperto il primo bando per le aziende comunitarie interessate a entrare nella piattaforma per gli acquisti congiunti di gas, mentre Bruxelles ha fornito un altro miliardo e mezzo a Kiev sottoforma di assistenza macrofinanziaria.
25/4/2023
L'Italia in campo per la ricostruzione dell'Ucraina. Domani a Roma, al Palazzo dei Congressi, saranno firmati accordi industriali in diversi settori. Intanto sul campo si continua a combattere.
Fra i tre e sei mesi per liberare i territori ucraini orientali, ora nelle mani dei russi. E' il portavoce del gruppo orientale delle Forze armate di Kiev Cherevaty, a lanciare l'ipotesi, subordinandola però alla quantità di armi e veicoli a disposizione - non è un caso che anche l'ultimo vertice dei Ministri degli Esteri europei sia stato dominato dalle discussioni sulle forniture, con la promessa dell'Alto Rappresentante Borrell di accelerare. Questo mentre l'Europa nelle ultime ore ha lanciato la piattaforma AggregateEU, primo progetto di acquisti congiunti di gas, per evitare una concorrenza interna nell'acquisto di energia. Le aziende potranno inviare le proprie stime di fabbisogno di gas da giugno, per un periodo di un anno. I dati saranno aggregati e analizzati, dopodichè saranno combinati con i potenziali venditori, il tutto allo scopo di calmierare i prezzi e spuntare le tariffe migliori. Questo mentre la Svezia ha informato Mosca di aver espulso cinque diplomatici russi basati presso l'Ambasciata di Stoccolma con l'accusa di spionaggio. Lato Cremlino, da segnalare le minacce del vicecapo del Consiglio di Sicurezza Nazionale Medvedev, che avverte gli avversari di "non sottostimare" la possibilità di un uso di armi nucleari da parte di Mosca. A Roma intanto è tutto pronto per la Conferenza bilaterale sulla ricostruzione dell'Ucraina: presenti mille aziende, per un confronto su infrastrutture, energia, agribusiness, salute, digitale, spazio e siderurgia. Per Kiev ci saranno il premier Shmyhal e il Ministro degli Esteri Kuleba.
25/4/2023
Accelerare la consegna delle munizioni all'Ucraina e procedere spediti nel disaccoppiamento energetico dalla Russia attraverso le rinnovabili. Tra Lussemburgo e Ostenda è duplice il segnale lanciato ieri dall'Europa.
Di fronte all'evidenza di un ritardo sul secondo pilastro della fornitura di armi a Kiev, quello relativo alla produzione di munizioni, con la Francia che insiste sul "made in Europe" per difendere l'industria nazionale, l'Alto Rappresentante Borrell ha tagliato corto durante il vertice dei Ministri degli Esteri, anche dopo le vive rimostranze del Ministro ucraino Kuleba, che si è scagliato contro i ritardi europei: "sono certo che nei prossimi giorni gli Stati membri arriveranno ad un accordo, non aspettiamo la definizione dell'ultimo comma per cominciare il lavoro", ha detto Borrell, esprimendo "delusione" per la velocità con cui sono state consegnate le armi. Da Bruxelles soddisfazione invece per la retromarcia cinese, dopo le controverse dichiarazioni del suo ambasciatore a Parigi: "rispettiamo l'indipendenza di tutte le Repubbliche nate dopo il crollo dell'Unione Sovietica", hanno fatto sapere da Pechino. Intanto a Ostenda nove Paesi che si affacciano sul Mare del Nord hanno lanciato un patto per la decarbonizzazione del Continente, accelerando la produzione di energia eolica mediante parchi offshore, infrastrutture di connessione e catene industriali. Obiettivo: rendere la regione "la più grande centrale green del mondo", con 300 GW di produzione eolica entro il 2050. Ma la strada da fare è tanta.
24/4/2023
Conferma e accelerazione del sostegno militare all'Ucraina da un lato, potenziamento della capacità europea di produzione delle rinnovabili dall'altro. Nello stesso giorno l'Europa lancia un doppio segnale sulla crisi ucraina: a Lussemburgo, i 27 Ministri degli Esteri hanno fatto il punto sulla guerra, con in primo piano la fornitura di armi e munizioni a Kiev, punto sul quale è giunta in videoconferenza la strigliata del collega ucraino Kuleba.
"Sono certo che nei prossimi giorni gli Stati membri arriveranno ad un accordo sul secondo pilastro del piano munizioni a Kiev, non aspettiamo certo la definizione dell'ultimo comma per cominciare il lavoro", ha detto l'alto rappresentante Borrell, esprimendo "delusione" per la velocità con cui finora sono state consegnate le armi. "Sin qui oltre 1000 missili sono stati dati all'Ucraina, le munizioni continuano a crescere, spero che tutti i Paesi membri comprendano l'urgenza". Borrell si è detto soddisfatto per la retromarcia cinese dopo le controverse dichiarazioni del suo ambasciatore a Parigi: "rispettiamo l'indipendenza di tutte le Repubbliche nate dopo il crollo dell'Unione Sovietica", fanno sapere da Pechino. Intanto a Ostenda nove Paesi che si affacciano sul Mare del Nord hanno lanciato un patto per la decarbonizzazione del continente, accelerando la produzione di energia eolica, mediante parchi offshore, infrastrutture di connessione e catene industriali. "Siamo riusciti a sbarazzarci della nostra dipendenza dai combustibili fossili russi e ci siamo diversificati da Mosca rivolgendoci a partner affidabili", ha osservato la presidente della Commissione von der Leyen, mentre il presidente francese Macron ha identificato in una maggiore sovranità europea, nel mantenimento degli obiettivi climatici e nella difesa dell'industria continentale i tre obiettivi da perseguire. Poche ore prima la Commissione aveva firmato un'alleanza energetica con la Norvegia.
24/4/2023
Nove Paesi del Nord Europa hanno lanciato oggi dalla città belga di Ostenda un patto per la decarbonizzazione del continente, accelerando la produzione di energia eolica, mediante parchi offshore nel Mare del Nord, infrastrutture di connessione e catene industriali.
"Vogliamo un'Europa verde, energeticamente indipendente", ha detto il premier belga De Croo, aprendo la conferenza stampa. Un ulteriore passo, oltre che verso la nuova economia green, anche verso il disaccoppiamento dalla Russia come fornitrice di energia. Questo nel giorno in cui l'Unione ha lanciato la sua alleanza energetica con la Norvegia. L'intesa è stata firmata a Bruxelles dalla presidente della Commissione von der Leyen, e dal premier norvegese Gahr Store. L'Alleanza si concentrerà su carbonio, economia circolare, transizione energetica, materie prime critiche, idrogeno e rinnovabili. Parallelamente, a Bruxelles i Ministri degli Esteri europei hanno fatto il punto sulla guerra in Ucraina, ricevendo la strigliata del loro collega di Kiev Kuleba. Fonti diplomatiche hanno riferito che Kuleba avrebbe usato parole molto forti, denunciando i ritardi nell'approvazione del secondo pilastro del piano comunitario sulle munizioni - la Francia sta frenando per questioni di "made in Europe" degli armamenti. Kuleba si sarebbe anche lamentato per "la bassa quantità di munizioni" ricevute sinora, nonché per la mancanza di missili a lungo raggio. In conferenza stampa poco fa l'Alto Rappresentante Borrell ha assicurato che il potenziamento degli aiuti militari è imminente, pur appellandosi ai 27 per un'accelerazione nella consegna delle munizioni, e si è detto soddisfatto per la presa di distanze -una vera e propria retromarcia- cui è stata obbligata la Cina, in seguito alle controverse dichiarazioni del suo ambasciatore a Parigi: "rispettiamo l'indipendenza di tutte le Repubbliche nate dopo il crollo dell'Unione Sovietica", fanno sapere da Pechino.
24/4/2023
Lituania, Lettonia ed Estonia hanno convocato per oggi gli ambasciatori cinesi di stanza nei tre Paesi baltici, per chiarimenti sulle dichiarazioni rilasciate dal rappresentante di Pechino a Parigi, Lu Shaye, che aveva messo in discussione il loro status internazionale. Dichiarazioni non passate inosservate a Bruxelles, mentre l'Ucraina potrebbe aver fatto una mossa strategica importante, in vista dell'annunciata controffensiva di primavera.
La guerra in Ucraina e la crisi militare in Sudan saranno al centro oggi del vertice dei Ministri degli Esteri europei, con la presenza in videoconferenza del capo della diplomazia di Kiev Kuleba. Proprio l'Ucraina è stata il casus belli che ha portato alla dura reazione ieri dell'Alto Rappresentante europeo Borrell, che su Twitter ha attaccato l'ambasciatore cinese in Francia, reo di aver messo in discussione la sovranità dei Paesi divenuti indipendenti dopo il crollo dell'Unione Sovietica. "Dichiarazioni inaccettabili", ha scritto Borrell, secondo cui l'Europa "può solo supporre che queste frasi non rappresentino la politica ufficiale della Cina". Un rompicapo diplomatico sempre più intrigante, quello cinese, tra le controverse ambizioni di mediazione di Pechino nel conflitto e le troppe ambiguità europee verso Xi - leggi Macron, in primis. Dal fronte, trapelano con insistenza indizi di un abbozzo di controffensiva di Kiev. Prova ne sarebbe l'approdo delle truppe ucraine nel villaggio di Oleshky, riva orientale del fiume Dnepr, dove i russi avevano ripiegato in seguito alla rovinosa fuga da Kherson. Le gerarchie militari di Kiev non hanno ufficialmente confermato nè smentito questo avanzamento, che potrebbe potenzialmente aprire un'autostrada verso la Crimea. Mentre le autorità filorusse hanno negato tutto. Ieri nuovi attacchi russi contro Bakhmut e Kharkiv, con la prima città -simbolo della guerra di logoramento- presa metro dopo metro dalle truppe di Mosca, ma a costo di enormi perdite.
24/4/2023
La fine di aprile potrebbe segnare per davvero l'avvio della controffensiva ucraina, con i primi segnali che arrivano dal fronte di Kherson, l'ultimo grande successo nell'operazione di riconquista dei territori occupato dai russi.
Qui, secondo un think tank americano, i militari di Kiev avrebbero finalmente guadato il fiume Dnepr, raggiungendo la riva orientale e creando un primo avamposto strategico nei pressi del villaggio di Oleshky, che potrebbe rappresentare una base per l'avanzata verso la Crimea. Le autorità ucraine non hanno nè confermato nè smentito, mentre quelle filorusse hanno negato tutto. Quel che è indubbio è che fornitura e addestramento occidentali stanno alzando di molto il potenziale delle forze ucraine: il portavoce dell'aeronautica militare ha confermato che il sistema di difesa aerea Patriot è già in servizio e "protegge i cieli dai missili e dai jet russi". La cronaca militare invece racconta di nuovi attacchi e bombardamenti di Mosca sul logoratissimo fronte orientale, con Bakhmut e Kharkiv prese di mira. Proprio l'Ucraina sarà uno dei temi al centro del vertice dei Ministri degli Esteri europei, oggi a Lussemburgo, con l'Alto Rappresentante Borrell che ieri si è scagliato in un tweet contro l'ambasciatore cinese in Francia, che aveva messo in discussione la sovranità dei Paesi divenuti indipendenti con la fine dell'Unione Sovietica. "Dichiarazioni inaccettabili", ha scritto Borrell, secondo cui l'Europa "può solo supporre che queste frasi non rappresentino la politica ufficiale della Cina".
23/4/2023
Primi segnali di controffensiva ucraina, con la conferma da fonti indipendenti che le forze di Kiev hanno messo piede al di là del fiume Dnepr, più specificamente nel villaggio di Oleshky, implementando catene di fornitura stabili per le truppe spostate nel territorio riconquistato.
E' dalla clamorosa riconquista di Kherson che l'Ucraina non riusciva a superare il fiume, ostacolo naturale fin qui insormontabile. Le gerarchie militari di Kiev non hanno ufficialmente confermato nè smentito questo avanzamento, che potrebbe aprire un'autostrada verso la Crimea, qualora la controffensiva prendesse corpo. Mentre le autorità filorusse hanno negato tutto. E così, se Mosca conquista metro dopo metro, a prezzo di numerose vittime, la strategicamente inutile cittadina di Bakhmut, simbolo suo malgrado di questa guerra di logoramento, Kiev potrebbe presto preparare sorprese, grazie alla tecnologia militare fornita dalla Nato e all'addestramento in Occidente delle sue truppe. Proprio l'Ucraina sarà uno dei temi al centro del vertice dei Ministri degli Esteri europei, in apertura di settimana a Lussemburgo, con l'Alto Rappresentante Borrell che si è scagliato in un tweet contro l'ambasciatore cinese in Francia, che aveva messo in discussione la sovranità dei Paesi divenuti indipendenti con la fine dell'Unione Sovietica. "Dichiarazioni inaccettabili", ha scritto Borrell, secondo cui l'Europa "può solo supporre che queste dichiarazioni non rappresentino la politica ufficiale della Cina".
23/4/2023
Patto per l'energia e nuovo pacchetto di sanzioni. E' intorno a questi due assi che l'Europa riprenderà la sua azione diplomatica contro la Russia.
Il vertice energetico di domani a Ostenda, in Belgio, riunirà una decina di Paesi europei che si affacciano sul Mare del Nord, e sancirà -alla presenza della Commissione- il patto per quadruplicare la produzione di energia eolica offshore entro la fine del decennio - sul tavolo progetti di parchi eolici, isole energetiche e produzione di idrogeno rinnovabile in mare. L'obiettivo è ridurre ogni tipo di dipendenza energetica dalla Russia, incrementando contemporaneamente le fonti rinnovabili. L'altro asse sul quale si sta lavorando è quello dell'undicesimo pacchetto di sanzioni europee contro Mosca: fonti comunitarie fanno trapelare che Bruxelles sta preparando un bando quasi totale sui prodotti in transito attraverso la Federazione Russa, per evitare l'aggiramento delle sanzioni esistenti. Ieri è stata una giornata ad alta tensione diplomatica tra Germania e Russia, con rappresaglie incrociate tra Berlino e Mosca nel giro di poche ore. Prima l'annuncio da parte del Ministero degli Esteri russo di una recente espulsione di massa dei suoi diplomatici dalle rappresentanze in Germania - Berlino non ha però confermato. Un paio d'ore dopo, puntuale, la rappresaglia - oltre una ventina di diplomatici tedeschi hanno ricevuto l'avviso di sfratto dalla Russia. Un'escalation che segue l'espulsione -un anno fa- di 40 diplomatici russi, di fronte all'evidenza che l'ambasciata di Mosca a Berlino era ormai da considerare un centro di spionaggio.
22/4/2023
Espulsioni incrociate di diplomatici tra Russia e Germania, mentre l'Europa prepara nuove misure contro Mosca. Evacuazione di massa nella città russa di frontiera Belgorod, già bombardata per sbaglio da un jet di Mosca.
Tensione diplomatica ai livelli di guardia tra Germania e Russia, con rappresaglie incrociate tra Berlino e Mosca nel giro di poche ore. Prima l'annuncio da parte del Ministero degli Esteri russo di un'espulsione di massa dei suoi diplomatici dalle rappresentanze in Germania, con annessa promessa di rappresaglia. Un paio d'ore dopo, puntuale, la conferma della minaccia - oltre una ventina di diplomatici tedeschi devono lasciare la Russia. Un'escalation che segue l'espulsione -un anno fa- di 40 diplomatici russi, di fronte all'evidenza che l'ambasciata di Mosca a Berlino era ormai da considerare un centro di spionaggio. Appaiono lontani anni-luce gli abbracci e le pacche sulle spalle tra i leader russi e tedeschi una decina d'anni fa - era Schroeder/Merkel, con i progetti Nord Stream che viaggiavano a gonfie vele. Questo mentre il summit del Mare del Nord, in programma lunedì alla presenza di una decina di Paesi europei, vedrà la firma di un patto di alleanza sull'energia eolica, per fronteggiare il ricatto energetico russo. Ma non è tutto: fonti comunitarie fanno trapelare che la Commissione sta preparando un bando quasi totale sui prodotti in transito attraverso la Russia nell'ambito dell'11esimo pacchetto di sanzioni, per evitare l'aggiramento delle sanzioni esistenti. Infine, tremila persone sono rientrate nelle loro case nella città russa di Belgorod, dopo una evacuazione urgente, causata dal ritrovamento di un secondo ordigno inesploso, dopo quello sganciato per errore da un jet russo giovedì, causando numerosi feriti.
15/4/2023
Detenzione e trasmissione non autorizzata di informazioni di difesa nazionale. Rimozione non autorizzata di informazioni e materiale classificato. Sono i due capi di imputazione che potrebbero costare al 21enne militare Jack Teixeira fino a 20 anni di carcere - formalizzati per la prima volta ieri in sua presenza in un tribunale federale di Boston.
Secondo gli inquirenti, Teixeira avrebbe cominciato a postare online documenti classificati lo scorso dicembre, approfittando del suo ruolo di informatico, che gli garantiva accesso a files confidenziali. Fonti della Difesa hanno spiegato come un militare di così basso rango potesse avere accesso a documenti top secret: la sua assegnazione alla 102esima Intelligence Wing, operativa 24 ore al giorno, dove transitano informazioni riservate destinate ai comandi militari, faceva sì che Teixeira lavorasse sulla rete informativa che trasportava queste stesse informazioni. Per questo godeva di un'autorizzazione di rango elevato. Intanto proprio dai Pentagon Leaks emergono nuovi dettagli, pubblicati dal Washington Post: la guerra in Ucraina avrebbe falcidiato le forze speciali russe, le cosiddette 'Spetsnaz', e ci vorranno "anni" per ricostruirle. Dal fronte, Kiev denuncia: le forze ucraine stanno trovando un numero crescente di componenti cinesi nelle armi russe. Questo dopo che Pechino ha affermato che la Cina non venderà armi ad alcuna delle parti coinvolte in guerra. Nel loro incontro il presidente cinese Xi Jinping e quello brasiliano Lula hanno intanto indicato dialogo e negoziato come unica via di uscita dalla crisi.
14/4/2023
E' comparso in un tribunale federale di Boston Jack Teixeira, il 21enne sospettato di aver diffuso informazioni di intelligence classificate sui social media.
Teixeira è stato immediatamente incriminato per aver violato la legge sullo spionaggio - i capi di imputazione includono la detenzione e la trasmissione non autorizzate di informazioni di difesa nazionale, nonché di rimozione non autorizzata di informazioni classificate. La gravità dei reati è tale che rischia fino a 20 anni di carcere. Secondo gli inquirenti, Teixeira avrebbe cominciato a postare online documenti classificati lo scorso dicembre, approfittando del suo ruolo di informatico, che gli garantiva accesso a files confidenziali. Negli ultimi giorni avrebbe usato lo stesso sistema per cercare informazioni sulle indagini in corso, al fine di comprendere se gli inquirenti fossero già sulle sue tracce. Intanto proprio dai Pentagon Leaks emergono nuovi dettagli, pubblicati dal Washington Post: la guerra in Ucraina avrebbe falcidiato le forze speciali russe, le cosiddette 'Spetsnaz', e ci vorranno "anni" per ricostruirle.Sstando alla valutazione dell'intelligence americana, quando Mosca ha lanciato l'invasione, le forze d'elite, solitamente utilizzate in missioni segrete, sono state mandate a combattere in prima linea dai generali. Dal fronte, Kiev denuncia: le forze ucraine stanno trovando un numero crescente di componenti cinesi nelle armi russe. Questo dopo che Pechino aveva affermato che la Cina non venderà armi ad alcuna delle parti coinvolte nella guerra. Nel loro incontro il presidente cinese Xi Jinping e quello brasiliano Lula hanno intanto indicato dialogo e negoziato come unica via di uscita dalla crisi.
14/4/2023
Potrebbe apparire in tribunale già oggi Jack Teixeira, il 21enne aviatore arrestato dall'Fbi con l'accusa di essere la talpa dei Pentagon Leaks.
Il giorno dopo l'arresto di Jack Teixeira, l'America si chiede come sia possibile che un semplice aviatore 21enne, tecnico informatico presso la base della Air National Guard a Cape Cod, possa aver provocato una della più clamorose fughe di notizie di intelligence di questo secolo. Secondo il Washington Post, Teixeira avrebbe avuto accesso alla rete informatica interna del Pentagono per informazioni top secret, il Joint Worldwide Intelligence Communications System: questo gli dava la possibilità di leggere e stampare documenti classificati. Una personalità probabilmente problematica la sua: patriottico, amante delle armi e dei videogiochi, fanatico religioso, razzista, al limite del complottismo. Tutto lascia pensare che a spingerlo a diffondere informazioni top secret nella sua ristretta cerchia di amici online sul gruppo Discord Thug Shaker Central, sia stata la voglia di fare una bravata, di impressionare i suoi amici informandoli sul vero stato della guerra in Ucraina, più che questioni ideologiche, come quelle che motivarono anni fa Edward Snowden. Mentre il Dipartimento di Giustizia sta scandagliando come tutto questo possa essere avvenuto, l'intelligence prova a fare il bilancio dei danni strategici e di immagine causati da centinaia di pagine di documenti top secret messi online da Teixeira negli ultimi sette mesi, con mappe di guerra ucraine, informazioni sulla Russia, rapporti con gli alleati - tutto uscito dal ristretto giro di amici e divenuto di dominio pubblico.
14/4/2023
Sono state le tracce digitali lasciate online, tra le altre cose, a incastrare la presunta talpa dei Pentagon Leaks, il 21enne Jack Teixeira, membro della Intelligence Wing della Massachusetts Air National Guard. In una conferenza stampa il Procuratore Generale, Merrick Garland, ha dichiarato che l'arresto è avvenuto in relazione alla "presunta rimozione non autorizzata e trasmissione di informazioni classificate di difesa nazionale".
A prelevare dalla sua abitazione nel Massachusetts Teixeira sono stati agenti delll'Fbi, mentre l'inchiesta è ancora in corso. Un caso che i media americani definiscono inedito, in quanto negli ultimi anni tutte le fughe di notizie erano state incanalate proprio verso la stampa: per la prima volta vi sono finite solo dopo che i documenti classificati erano stati condivisi dal sospettato in un piccolo gruppo online, una ventina di partecipanti ma sparpagliati in tutto il mondo, che gravitava intorno alla piattaforma social Discord. Gruppo creato in piena pandemia, con Teixeira, dipinto come appassionato d'armi e videogiochi, che si vantava di esserne il leader, facendo leva su informazioni classificate. Tra 50 e 100 i documenti top secret finiti online, con informazioni confidenziali non solo relative alla guerra in Ucraina, ma anche sui rapporti tra gli Stati Uniti e i loro alleati, oltre che con la Cina. Rivelazioni scomode per Washington, soprattutto nei passaggi relativi allo spionaggio verso i Paesi amici. Ma scomode anche per la Russia, che -nei leaks di ieri- appare malconcia non solo sul campo di guerra, ma anche nelle faide intestine che incrinano la struttura di potere.
13/4/2023
Via libera tedesco alla consegna da parte della Polonia all'Ucraina di cinque caccia Mig-29 dell'ex-Ddr. La decisione, nell'aria, si inquadra nella decisione polacca di inviare a Kiev l'intera flotta di 30 Mig in suo possesso - cinque dei quali per l'appunto necessitavano dell'OK di Berlino.
Questo mentre l'Unione Europea ha aggiunto la compagnia militare privata russa Wagner alla sua blacklist di sanzioni. Sul campo, si registra una certa confusione lato russo, con l'esercito di Mosca che annuncia di avere accerchiato le truppe ucraine rimaste nel fortino di Bakhmut, e il fondatore di Wagner, Prigozhin, che definisce "prematuro" parlare di un "accerchiamento completo" - i soldati di Kiev assediati starebbero continuando a ricevere rinforzi. Molte novità invece sulla fuga di notizie statunitense che ha scosso la diplomazia internazionale negli ultimi giorni: il New York Times ha identificato la talpa come Jack Teixeira, membro 21enne del dipartimento di intelligence della Massachusetts Air National Guard. In precedenza il Washington Post ne aveva tratteggiato i contorni: razzista, appassionato d'armi e videogiochi, si faceva chiamare OG ed era il leader di un piccolo gruppo online creato durante la pandemia. Tra le ultime rivelazioni filtrate dalle carte, quella secondo cui all'interno del Governo russo le faide intestine sulla guerra sarebbero ben più profonde di quanto fin qui immaginato. Le divisioni più nette tra intelligence ed esercito, impegnato a nascondere le vere cifre delle perdite sul campo.
11/4/2023
La Russia rafforza i suoi legami con Ungheria, sempre più cavallo di Troia di Mosca in Europa e nella Nato, con la firma di accordi commerciali sull'energia.
Il Ministro degli Esteri ungherese Szijjarto è volato in Russia, fatto abbastanza inconsueto per un diplomatico europeo negli ultimi quattordici mesi, per siglare un'intesa che consentirà a Gazprom di incrementare ulteriormente le sue esportazioni di gas verso Budapest, a tariffe con un tetto massimo di 150 dollari al metro cubo. Che Mosca abbia un disperato bisogno di esportare energia per sostenere la sua economia di guerra lo dimostrano le cifre: l'attuale avanzo di bilancio russo è sceso di 51 miliardi di dollari nell'ultimo trimestre, rispetto all'anno precedente, proprio a causa dell'effetto sanzioni. Sul fronte interno, Putin ha ordinato un giro di vite contro i disertori: per portare l'esercito a un milione e mezzo di effettivi, il Cremlino punirà chi si sottrae alla leva - tra le misure previste, il divieto di espatrio, il ritiro della patente, l'impossibilità di comprare o vendere immobili, o di accendere mutui. Lato americano, il Dipartimento della Giustizia ha aperto un'indagine criminale sulla fuga di notizie relativa a documenti classificati del Pentagono, che negli ultimi giorni ha portato alla luce dettagli controversi sullo stato delle forze armate ucraine e sulle attività di spionaggio statunitensi rivolte ai loro stessi alleati. E sul fronte diplomatico, nei prossimi giorni anche l'Alto Rappresentante Europeo Borrell chiederà alle autorità cinesi di facilitare la pace in Ucraina - per lui l'arduo compito di ricucire l'unità europea, dopo il ciclone Macron, con le sue dichiarazioni controverse sul rapporto con Washington.
6/4/2023
Riprendere il dialogo commerciale ed economico ad alto livello. Ma l'Accordo sugli Investimenti con la Cina resta lettera morta.
Dopo mesi di tensioni tra Pechino e Bruxelles, la visita congiunta Macron/Von Der Leyen in Cina resetta temporaneamente i rapporti sinoeuropei, almeno stando a quanto affermato dalla stessa Von Der Leyen chiudendo la visita in Estremo Oriente. resta però un notevole grado di diffidenza. La Von Der Leyen ha spiegato di aver sollevato nell'incontro con Xi il problema del deficit commerciale dell'Europa con la Cina, che nel corso dell'ultimo decennio si è triplicato. E se l'idea di un "decoupling" dalla Cina non è desiderabile -ha spiegato von der Leyen, camminando sul sottile filo della diplomazia- occorre risolvere i problemi "dialogando". La stessa presidente della Commissione ha però posto una pietra tombale sull'accordo commerciale concluso poco più di due anni fa, ma fin qui mai implementato - "va riesaminato", si è limitata a dire. Il presidente cinese Xi Xinping ha confermato di essere disposto a rafforzare la fiducia reciproca a livello strategico con l'Europa. Anche il presidente francese Macron ha confermato che l'Unione intende "proteggere" alcuni "settori chiave" della propria industria, ma ha sostenuto che non esiste un approccio "anticinese", bensì "proeuropeo". Macron si è portato al seguito una folta delegazione di imprenditori, i quali hanno firmato importanti contratti d'affari in svariati settori - due su tutti: quello aeronautico, con Airbus, ed energetico, con EDF.
27/3/2023
Sarà il 37enne Humza Yousaf a guidare il principale partito scozzese, lo Scottish National Party, in uno dei periodi più travagliati della sua storia, dopo le dimissioni a sorpresa di Nicola Sturgeon, regina incontrastata della politica di Edinburgo nell'ultimo decennio.
Con la sua sola nomina Yousaf ha fatto la storia della politica britannica: è il primo leader musulmano a guidare uno dei maggiori partiti Oltremanica, e -con l'automatica nomina a First Minister del Governo locale- è il primo rappresentante di una minoranza etnica alla testa di un esecutivo devoluto all'interno del Regno Unito. Yousaf è nato in Scozia da padre pachistano e madre africana. Una rivoluzione per la politica britannica, che già aveva fatto registrare una importante novità lo scorso autunno, con la nomina del primo premier di origine indiana - Rishi Sunak. Yousaf era il favorito fra i tre candidati alla successione di Nicola Sturgeon, grazie anche a una decade di esperienza come Ministro nel Governo scozzese, ma la competizione interna è stata a tratti feroce, restituendo all'opinione pubblica un partito dilaniato dalle polemiche e dagli attacchi, con la strategia politica indipendentista -bandiera dello Scottish National Party- in forte calo di consensi tra la popolazione. Una tra le tante sfide che attendono il nuovo First Minister, insieme ad una economia che in Scozia è sempre più anemica.
27/3/2023
La Tunisia sempre più al centro della diplomazia internazionale, con la visita oggi del Commissario agli Affari Economici Gentiloni a Tunisi, per discutere con i vertici del Paese -tra cui il controverso presidente Saied- le riforme socioeconomiche messe in campo dal Governo in una situazione sempre più difficile dal punto di vista finanziario.
Questo al fine di mettere in cantiere una nuova operazione di assistenza macro-finanziaria da parte dell'Europa, sempre che Tunisi rispetti determinate condizioni. Gli aiuti alla Tunisia sono stati negli ultimi giorni un leitmotiv abbastanza frequente nelle richieste del Governo italiano, come ha dimostrato l'appello lanciato della premier Meloni giovedì sera al Consiglio Europeo. Ma la situazione non pare rasserenarsi: Stati Uniti e Fondo Monetario internazionale non intendono concedere alcun prestito a Tunisi, finchè non otterranno garanzie di riforme che cancellino la svolta autoritaria impressa proprio da Saied. In ballo ci sono quasi due miliardi di dollari, di cui le autorità tunisine hanno disperatamente bisogno. "Non possiamo abbandonare la Tunisia, non ci possiamo permettere l'islamizzazione del Mediterraneo", così ieri il vicepremier Tajani, con Roma che teme che un collasso delle istituzioni possa portare ad una ondata di sbarchi senza precedenti. A fine aprile anche il Ministro dell'Interno Piantedosi, insieme al collega francese Darmanin e alla Commissaria agli Affari Interni Johansson si recherà a Tunisi, per discutere il finanziamento delle attività di contrasto all'immigrazione illegale.
25/3/2023
L'intesa era già nell'aria nelle frenetiche ore del Consiglio Europeo: alla fine l'accordo, che taglia fuori l'Italia, è arrivato.
Germania e Commissione hanno trovato un punto di caduta sulla possibilità di continuare a produrre auto con motori a combustione anche dopo il 2035, contrariamente a quanto già deciso a livello comunitario, purchè questi motori usino combustili climaticamente neutri. Parliamo di efuels, i carburanti sintetici. In base all'intesa, Bruxelles dovrà produrre un atto delegato, che inserisca questa eccezione nel regolamento comunitario. L'annuncio è arrivato dal vicepresidente della Commissione Timmermans, mentre il Ministro dei Trasporti tedesco, il liberale Wissing, esultava - "assicuriamo opportunità all'Europa, mantenendo opzioni importanti per una mobilità neutrale a livello climatico, e accessibile". La Germania ha per settimane fatto campagna a favore degli efuels, sostenendo che sono climaticamente neutri, se prodotti usando fonti rinnovabili. Stando così le cose, e con Berlino vincente nella sua trattativa solitaria, già martedì i Ministri dell'Energia dovrebbero chiudere il dossier - solo l'Europarlamento potrebbe opporre una qualche resistenza. Ulteriori eccezioni, viste le tensioni intorno al dossier, sono di fatto impossibili: si riducono quindi drasticamente le possibilità per l'Italia di ottenere una simile esenzione per i biocarburanti, lasciando Roma col cerino in mano. Da parte sua il Ministro dei Trasporti Salvini ha ribadito la necessità che l'Europa apra anche ai biofuels.
25/3/2023
Il venerdì nero delle banche fa irruzione all'Eurosummit, obbligando i 27 leader ad una levata di scudi a difesa del sistema degli istituti di credito nella zona Euro, considerato che Deutsche Bank è la prima banca europea a finire nel mirino.
Se il presidente francese Macron afferma che "i fondamentali dei bond europei sono forti, e nell'Eurozona le banche sono più solide", il cancelliere tedesco Scholz taglia corto: "Deutsche Bank si è modernizzata ed è una banca molto redditizia, non c'è motivo di preoccuparsi", afferma, dopo che la presidente Bce Lagarde dedica buona parte del suo intervento a rassicurare i 27 sulla solidità del sistema bancario continentale, alla luce dei casi Credit Suisse e Silicon Valley Bank. Francoforte dispone di tutti gli "strumenti" per "fornire liquidità al sistema finanziario dell'area Euro, in caso di necessità", dice. Il tasto su cui batte Lagarde riguarda il completamento dell'unione bancaria, spalleggiata dal presidente dell'Eurogruppo Donohoe, che coglie la palla al balzo per richiamare l'Italia, ultima rimasta, a ratificare la riforma del MES - proprio alo scopo di rafforzare il sistema. La premier Meloni però non ci sente, e -anzi- a fine summit si produce in un ribaltamento di prospettiva, sostenendo che "la materia del Mes non va discussa a monte ma a valle e nel contesto in cui opera". Roma insiste che occorre fare un ragionamento complessivo, senza però spiegare quali sono i termini esatti delle sue richieste. L'ennesimo giorno di paura sui mercati insomma inquieta e ricorda ai leader che un conto è promettere accelerazioni sugli strumenti a protezione del sistema bancario. Un altro è decidersi a chiudere tutti i dossier aperti.
24/3/2023
Le banche europee sono solide. Ma occorre completare l'unione bancaria. E la ratifica del MES da parte dell'Italia non è più prorogabile. Si riassume in questi tre messaggi la giornata sulle montagne russe di un Eurosummit che si è consumato proprio nelle ore di una nuova tempesta sui mercati, con gli istituti di credito sotto pressione e la tedesca Deutsche Bank nel mirino.
"Deutsche Bank si è modernizzata ed è una banca molto redditizia, non c'è motivo di preoccuparsi", taglia corto il cancelliere tedesco Scholz, dopo che la presidente Bce Lagarde dedica buona parte del suo intervento a rassicurare i 27 sulla solidità del sistema bancario continentale, alla luce dei casi Credit Suisse e Silicon Valley Bank. Francoforte dispone di tutti gli "strumenti" per "fornire liquidità al sistema finanziario dell'area Euro, in caso di necessità", dice. Il tasto su cui batte Lagarde riguarda il completamento dell'unione bancaria, spalleggiata dal presidente dell'Eurogruppo Donohoe, che coglie la palla al balzo per richiamare l'Italia, ultima rimasta, a ratificare la riforma del MES - proprio alo scopo di rafforzare il sistema. La premier Meloni però non ci sente, e -anzi- a fine summit si produce in un ribaltamento di prospettiva, sostenendo che "la materia del Mes non va discussa a monte ma a valle e nel contesto in cui opera". Insomma, Roma insiste che occorre fare un ragionamento complessivo, senza però spiegare quali sono i termini delle sue richieste. L'ennesimo giorno di paura sui mercati però inquieta e ricorda ai leader che un conto è promettere accelerazioni sugli strumenti a protezione del sistema bancario. Un altro è decidersi a chiudere tutti i dossier aperti.
24/3/2023
I principali leader europei hanno suonato lo stesso spartito, di fronte al nuovo allarme di contagio bancario.
Al termine di un Eurosummit che ha visto il tema istituti di credito in primo piano, è un coro unanime di rassicurazioni sulla solidità delle banche quello che si leva dal Belgio: i leader dell'Eurozona hanno chiesto e ottenuto rassicurazioni dalla presidente Bce Lagarde sulla solidità delle banche dell'Eurozona, affermano fonti comunitarie. La Lagarde ha precisato: la Bce segue da vicino le vicende del mercato ed è pronta a intervenire se necessario. Per Francoforte le turbolenze bancarie dovrebbero proseguire per un po', ma gli istituti di credito europei dispongono di una forte resistenza e liquidità. Anche il presidente dell'Eurogruppo Donohoe ha ribadito la resilienza delle banche europee, ricordando all'Italia la necessità di ratificare il MES, mentre il cancelliere tedesco Scholz ha allontanato i timori su Deutsche Bank -"una banca redditizia, non c'è motivo di preoccuparsi", e il presidente francese Macron ha rincarato: "la zona euro è la zona dove le banche sono le più solide, ma occorre accelerare la creazione dell'unione bancaria". La premier Meloni non si è allontanata dallo spartito. Meloni ha rivendicato un cambio di passo sui migranti, ha valutato positivamente l'incontro con Macron e la voglia di collaborare, non si rassegna ad un rischio sconfitta sulla partita dei biocarburanti e non cede sul MES, rinviando ancora la ratifica.
24/3/2023
Crisi bancarie al centro dell'Eurosummit prossimo alla conclusione a Bruxelles, proprio nel giorno in cui gli istituti di credito tornano sotto pressione in Borsa, con la tedesca Deutsche Bank nel mirino, prima banca dell'Eurozona a finire nella bufera.
Al suo arrivo a Bruxelles, il presidente dell'Eurogruppo Donohoe ha invitato a non cedere a facili compiacimenti: "mi aspetto e attendo che la Commissione presenti presto proposte che cercheranno di attuare gli accordi che abbiamo preso su come rafforzare i sistemi di garanzia dei depositi", progredendo sull'unione bancaria, ha detto, specificando che è giunto il momento di "attuare gli impegni concordati la scorsa estate". Il presidente dell'Eurogruppo ha rassicurato sulla resilienza del sistema bancario dell'Eurozona e sui livelli di liquidità, proprio pochi minuti prima che si abbattesse una nuova tempesta sui mercati - anche per questo lascia più di un dubbio la scelta di non tenere una conferenza stampa alla fine del vertice. Donohoe ha lanciato un messaggio chiaro all'Italia sul Mes, totem-simbolo delle linee rosse tricolori in Europa. "E' molto importante che andiamo avanti con la piena ratifica della riforma del Meccanismo europeo di stabilità", ha dichiarato. L'Italia ormai è l'unico Paese a non averlo ancora ratificato.
24/3/2023
Arriva da Bruxelles l'ennesimo appello all'Italia affinchè ratifichi il Mes, che il Governo Meloni ha trasformato in totem delle linee rosse tricolori in Europa.
"E' molto importante che andiamo avanti con la piena ratifica della riforma del Meccanismo europeo di stabilità", ha dichiarato il presidente dell'Eurogruppo, Donohoe, al suo arrivo all'Eurosummit. L'Italia è l'unico Paese a non averlo ancora ratificato. Donohoe, che si è detto "fiducioso sulla resilienza del sistema bancario europeo", alla luce delle recenti crisi di Credit Suisse e Silicon Valley Bank, ha invitato a fare passi in avanti decisi sull'unione bancaria. "Mi aspetto e attendo che la Commissione presenti presto proposte che cercheranno di attuare gli accordi che abbiamo preso su come rafforzare i sistemi di garanzia dei depositi". Donohoe ha indicato che è il momento di attuare gli impegni concordati la scorsa estate perché non è tempo di compiacimenti . Parole importanti, alla luce di un comparto bancario anche oggi sotto forte pressione, con l'europea Deutsche Bank stavolta nel mirino. Alla luce di questo, suscita molti interrogativi l'annuncio che questo vertice si chiuderà senza conferenza stampa, fatto abbastanza inusuale a Bruxelles. Lato Italia, la premier Meloni, dopo il faccia a faccia notturno con il presidente francese Macron, ha avuto un bilaterale con il premier greco Mitsotakis. Anche lei non incontrerà i giornalisti a fine lavori.
24/3/2023
Il faccia a faccia del disgelo tra la premier Meloni e il presidente francese Macron ha chiuso ieri sera, in un albergo del centro di Bruxelles, una giornata sostanzialmente interlocutoria al vertice europeo, in attesa che oggi la discussione viri sull'economia e i rischi legati alle crisi bancarie.
Concretamente, i 27 hanno posto il loro sigillo sulla fornitura di armi a Kiev, già decisa dai Ministri degli Esteri, con l'invio di un milione di munizioni all'Ucraina nel prossimo anno. Si tratta di munizioni terra-terra e di artiglieria e, se richiesto, di missili. Prevista la possibilità di acquisti congiunti, mediante la European Peace Facility. La Commissione intanto lavora ad una conferenza sugli oltre 16mila bambini ucraini rapiti e deportati in Russia, al fine di rintracciarli e riportarli a casa. E se la Germania si avvicina, anche con le minacce, ad un'intesa per esentare gli efuels dal bando delle auto a combustione, con l'Italia fuorigioco sui biocarburanti, Roma prova a recuperare sui migranti. Nel dibattito serale la premier avverte dei rischi legati alla situazione in Tunisia: in estate le partenze di migranti dal Paese nordafricano potrebbero finire fuori controllo. Per questo chiede un rafforzamento della cooperazione con i Paesi di origine e transito, misure contro i trafficanti, l'offerta di maggiori possibilità di ingressi legali, il rafforzamento dell'attività SAR e l'avanzamento del lavoro sui rimpatri. Prossimo aggiornamento sui progressi europei a giugno.
24/3/2023
Avanti con l'invio di armi all'Ucraina, sui migranti si monitorano invece i progressi. E' stata una giornata interlocutoria quella di ieri al vertice europeo, con l'Unione che ha compiuto un passo importante, dando il via libera al piano sull'invio di un milione di munizioni all'Ucraina nel prossimo anno.
Si tratta di munizioni terra-terra e di artiglieria e, se richiesto, di missili. I 27 hanno confermato quanto già deciso dai Ministri degli Esteri, prevedendo la possibilità di acquisti congiunti, mediante la European Peace Facility. Poche ore prima il presidente Zelensky si era appellato in videocollegamento, chiedendo una velocizzazione nella fornitura di missili a lunga gittata e di caccia, e l'approvazione di nuove sanzioni contro la Russia. La presidente della Commissione Von Der Leyen ha lanciato l'allarme sugli oltre 16mila bambini ucraini rapiti dai russi. Lato Italia, l'agenda della premier Meloni si è focalizzata sui migranti, con l'allarme lanciato sulla Tunisia: "se il Paese crolla del tutto si rischia una catastrofe umanitaria, con 900mila rifugiati", avrebbe detto, paventando un rischio del precipitare della situazione in estate. Ha chiesto azioni rapide e concrete, insieme al rafforzamento dell'attività Sar e l'avanzamento del lavoro sui rimpatri. Alla fine dei lavori il presidente europeo Michel ha aggiunto come sia stata constatata l'accelerazione sulla dimensione esterna delle migrazioni. In programma al vertice di giugno un punto informativo sui progressi realizzati, mentre la presidente della Commissione Von Der Leyen ha elencato i punti su cui Bruxelles sta lavorando. Ma per una riforma vera e propria del Patto, se arriverà, occorrerà attendere il prossimo anno.
23/3/2023
L'Europa compie un passo simbolicamente storico, dando il via libera al piano sull'invio di un milione di munizioni all'Ucraina nel prossimo anno.
Si tratta di munizioni terra-terra e di artiglieria e, se richiesto, di missili. I 27 leader hanno confermato quanto già deciso dai Ministri degli Esteri, prevedendo la possibilità di acquisti congiunti, mediante la European Peace Facility. Poche ore prima il presidente Zelensky si era appellato in videocollegamento da un treno di rientro da Kherson ai 27, affinchè velocizzassero la fornitura di missili a lunga gittata e di caccia, e approvassero nuove sanzioni contro la Russia. Lato Italia, l'agenda della premier Meloni punta sui migranti, introducendo nella discussione gli effetti della guerra, sottoforma di choc geopolitico sul fronte sud del Mediterraneo e del Sahel, con effetti destabilizzanti sui movimenti migratori. La premier si concentra sulla Tunisia, come fatto poche ore prima dal vicepremier Tajani, chiedendo di sbloccare i fondi Fmi per Tunisi. Sulla questione migranti al suo arrivo la premier aveva espresso un cauto ottimismo. Più tardi fonti di Palazzo Chigi hanno spiegato come l'obiettivo italiano sia vedere implementate entro giugno le azioni proposte dalla Commissione nella recente comunicazione ai leader, soprattutto in materia di protezione delle frontiere esterne, rimpatri, movimenti secondari e collaborazione con i Paesi partner.
23/3/2023
Vertice europeo al via da circa mezz'ora qui a Bruxelles, con l'Ucraina primo tema in discussione. Ad aprire i lavori c'è il segretario Onu Guterres, che ha definito il mondo attuale come caratterizzato da una tempesta perfetta - "stiamo tornando indietro perché vediamo più povertà, più fame meno istruzione e il nostro sistema internazionale finanziario non è adatto a sostenere la sfida", ha detto Guterres.
La premier Meloni, arrivando al palazzo Justus Lipsius, ha toccato il tema a lei più caro, quello dell'immigrazione. In realtà un punto abbastanza marginale dell'agenda odierna. Questo mentre la Commissione sta "valutando un viaggio in Tunisia con il ministro italiano" Piantedosi. Ad annunciarlo la Commissaria agli Interni Johansson, secondo cui il viaggio dovrebbe tenersi ad aprile, in tandem con la Francia. Tornando alla premier, Meloni ha lasciato intravedere un possibile bilaterale col presidente francese Macron, e si è appellata all'Europa affinchè consideri gli errori fatti in passato, in vista della riforma del patto di stabilità. E sulla transizione ecologica, la premier ha ribadito il suo dissenso sulle tecnologie necessarie ad arrivare agli obiettivi green. Torniamo all'Ucraina, solamente per dire che oggi l'Unione darà il via libera all'invio di un milione di munizioni a Kiev nel prossimo anno. Poi la discussione virerà su competitività, economia e commercio.
23/3/2023
La premier Giorgia Meloni e la neosegretaria PD Elly Schlein saranno entrambe oggi a Bruxelles per i prevertici politici ed il successivo vertice europeo, rappresentando per la prima volta un'Italia politicamente tutta al femminile. La premier parteciperà poi al summit, che si annuncia intenso.
Sarà ancora una volta la guerra in Ucraina ad aprire il summit europeo che si tiene oggi e domani a Bruxelles. I 27 leader ne parleranno con il segretario generale dell'Onu Guterres in apertura, e poi in videocollegamento con il presidente ucraino Zelensky, che proprio in Belgio un mese e mezzo fa veniva accolto in pompa magna dalle istituzioni in una storica visita. Al centro della discussione, gli acquisti europei congiunti di armamenti per due miliardi di euro a favore di Kiev. E' però sulla politica per la competitività che il dibattito si dovrebbe accendere. Qui il tema si incrocia con la transizione green e gli aiuti di Stato: fonti comunitarie ieri sera hanno anticipato il probabile inserimento della flessibilità nell'uso dei fondi comunitari esistenti e del rispetto della parità di condizioni nella strategia sulla competitività. Ancora da definire la questione del possibile fondo per la sovranità, che dovrebbe supportare l'iniziativa della Commissione per la produzione di tecnologie verdi. Attese tensioni tra la Francia, paladina del nucleare, e la Germania, che blocca il regolamento europeo sullo stop dei motori a combustione. Sarà discussa anche la riforma del patto di stabilità, sulla quale si cominceranno a definire i dettagli in primavera, prima di una chiusura di giornata dedicata al tema migranti - punto fondamentale per Roma, meno per gli altri Paesi, orientati a fare il punto sui progressi dell'ultimo mese e implementare le decisioni prese. Domani l'Eurosummit discuterà di politiche monetarie e -inevitabilmente- toccherà il tema crisi bancarie.
13/3/2023
Giorni cruciali per il dossier migranti, a cavallo tra Italia ed Europa, nelle due settimane che si aprono oggi. Prima tappa l'esame in Senato del nuovo decreto migranti, varato dal Consiglio dei ministri a Cutro - mercoledì dovrebbe essere assegnato alla commissione Affari Costituzionali.
Occhi puntati in particolare su eventuali modifiche alle misure relative alla protezione speciale umanitaria. Su questo punto il Quirinale vuole vederci chiaro - il rischio, secondo il Colle, è che gli immigrati in attesa dell'esame della domanda di protezione internazionale possano venire espulsi all'improvviso. Di immigrazione si occuperà il prossimo Consiglio Europeo, in programma tra dieci giorni a Bruxelles, dopo che pochi progressi sono stati fatti nell'ultimo mese, nonostante gli impegni presi al vertice straordinario di febbraio, se non il mezzo miliardo promesso da Ursula Von Der Leyen per ricollocamenti e corridoi umanitari da qui al 2025. Il presidente europeo Michel due giorni fa si è impegnato a dare seguito alle decisioni prese, per la maggior parte improntate alla difesa dei confini esterni europei, ai rimpatri e alla lotta ai trafficanti. Bruxelles intende presentare questa settimana una strategia per la gestione comune integrata delle frontiere e una raccomandazione per migliorare le procedure sui rimpatri, che farà da base alla discussione dei 27 leader. Ma il nuovo patto sull'immigrazione non vedrà la luce prima del prossimo anno.
9/3/2023
Una risposta all'Inflation Reduction Act americano e un incentivo ad accelerare sulla transizione green: la Commissione Europea ha varato il nuovo quadro di riferimento per gli aiuti di stato alle imprese.
Nei fatti, viene prolungata la possibilità di misure ulteriori di sostegno nazionale per aiutare la transizione verso un'industria a zero emissioni. Questo riguarda i regimi per accelerare l'introduzione delle energie rinnovabili e dello stoccaggio dell'energia, e i regimi per la decarbonizzazione dei processi di produzione industriale, che gli Stati membri possono istituire fino al 31 dicembre 2025. Altre misure, che possono essere applicate sempre fino a fine 2025, riguardano l'accelerazione degli investimenti nei settori chiave per la transizione verso un'economia net-zero. Decisamente importante -alla luce del controverso Inflation Reduction Act americano- il passaggio che prevede che -in casi eccezionali- potrà essere fornito un maggiore sostegno alle singole imprese, se esiste un rischio reale che gli investimenti vengano distolti dall'Europa. In questi casi, gli Stati membri potranno fornire l'importo del sostegno che il beneficiario riceverebbe per un investimento equivalente fuori dall'Unione. "Le nostre regole" sugli aiuti di Stato "consentono di accelerare gli investimenti 'Net-Zero' in questo momento critico, proteggendo al contempo la parità di condizioni nel mercato unico e gli obiettivi di coesione" - così la Commissaria europea alla Concorrenza Vestager.
6/3/2023
Sarà presentata oggi al Parlamento britannico la stretta legislativa sull'immigrazione illegale nel Regno Unito, ennesimo tentativo di mantenere la promessa di una drastica riduzione del fenomeno migratorio nell'era post-Brexit.
Londra ci riprova. Oltre quattro anni dopo il dicembre nero degli sbarchi -correva l'anno 2018- in cui la Gran Bretagna si rese conto di quanto le ondate di arrivi via mare dalla Francia stessero crescendo, il Governo di Sua Maestà rilancia il giro di vite sull'immigrazione clandestina, agendo alla radice: il progetto di legge che sarà presentato oggi a Westminster punta a scoraggiare ogni sbarco illegale, introducendo l'espulsione immediata dei clandestini che arrivano sulle coste inglesi attraversando la Manica, bandendoli da ogni futuro e ulteriore tentativo di ingresso, fino al divieto a vita di richiedere la cittadinanza britannica. Entrare illegalmente ed essere intercettati significherà rinunciare per sempre al sogno inglese. Giustificato dalla necessità di fermare quello che il premier Sunak definisce "il giro d'affari immorale dei trafficanti di esseri umani", il provvedimento appare draconiano, con l'obbligo per il Governo di arrestare e deportare i migranti o verso il Paese di origine o verso un Paese sicuro - come ad esempio il Rwanda. In cambio, il Governo britannico promette di aprire rotte legali di immigrazione - quali non è dato ancora sapere. La Gran Bretagna ha un tasso di richieste asilo che è quasi la metà rispetto alla media europea, ma ha registrato un forte incremento di arrivi nella Manica lo scorso anno - 45mila profughi, con 160mila richieste di asilo ancora in fase di lavorazione e centri di prima accoglienza spesso sovraffollati. Critiche le associazioni per i diritti umani.
3/3/2023
La Procura di Milano ha aperto un fascicolo autonomo rispetto all'inchiesta belga sul Qatargate. Due gli indagati. Intanto, sul fronte europeo, due dei principali personaggi dello scandalo hanno visto respinte le loro richieste di rilascio.
Restano in carcere l'ex-vicepresidente del Parlamento Europeo Eva Kaili e l'eurodeputato belga Marc Tarabella, due dei volti più noti del Qatargate. Nel caso della Kaili, il cui compagno Francesco Giorgi è stato scarcerato la scorsa settimana con obbligo di braccialetto elettronico, la giustizia belga ha confermato la decisione di estendere la custodia cautelare per almeno altri due mesi. Nel caso di Tarabella, il suo legale riferisce che la Corte d'Appello del tribunale di Bruxelles ha deciso di tenere ancora in carcere l'eurodeputato - un nuovo riesame della custodia dovrebbe tenersi entro la fine di marzo. Possibile per lui -più nell'immediato- un trasferimento di penitenziario. L'altro europarlamentare, l'italiano Cozzolino, è agli arresti domiciliari nella Penisola, in attesa dell'udienza sulla sua possibile estradizione in Belgio. Questo mentre Pier Antonio Panzeri continua a collaborare, con indiscrezioni filtrate nei giorni scorsi che potrebbero potenzialmente allargare il raggio dell'inchiesta. Si muove anche un fronte italiano, con la Procura di Milano che ha aperto un fascicolo autonomo rispetto all'inchiesta belga: iscritti nel registro degli indagati per riciclaggio Manfred Forte e Dario Scola, presunti prestanome di Francesco Giorgi, già collaboratore dell'ex-eurodeputato Antonio Panzeri, e dei suoi familiari. Si indaga in particolare su 300mila euro arrivati alla società Equality.
3/3/2023
I canali di comunicazione ai massimi livelli restano aperti. E questa è la buona notizia. La cattiva invece è che la diplomazia non fa passi avanti, sulla guerra in Ucraina. Si può sintetizzare così la riunione di ieri dei Ministri degli Esteri G20, che ha vissuto il suo apice nel faccia a faccia di appena 10 minuti tra l'americano Blinken e il russo Lavrov.
"Ho chiesto a Lavrov di mettere fine a questa aggressione ingiusta e lavorare ad una pace durevole": Blinken ha riassunto così il meeting, definendo irresponsabile la sospensione del trattato New Start sugli armamenti nucleari da parte della Russia e invitando il Cremlino a rientrarvi. La differenza evidente di posizioni tra i diplomatici al G20 ha impedito una dichiarazione comune di condanna della Russia, con la Cina in prima fila nel coprire le spalle a Mosca da possibili agguati. C'è intanto attesa per la visita oggi del cancelliere tedesco Scholz a Washington: la guerra sarà ovviamente al centro dell'incontro col presidente americano Biden, insieme al contributo tedesco. Sul campo invece, Bakhmut -ormai sotto assedio costante- resta ovviamente l'epicentro degli scontri, con i paramilitari russi di Wagner che rivendicano di essere entrati in città e le forze ucraine che promettono di difenderla con ulteriori rinforzi. Ieri accuse incrociate tra Mosca e Kiev: la Russia ha incolpato gli ucraini di un presunto atto terroristico contro civili nei villaggi di confine, con due vittime civili. L'Ucraina ha accusato Mosca di aver attaccato con dei droni alcuni civili in fila per ricevere aiuti umanitari nella regione di Kherson. Nove i feriti.
2/3/2023
Un altro buco diplomatico nell'acqua sulla crisi ucraina. Il G20 dei Ministri degli Esteri fallisce, senza una dichiarazione comune sulla guerra, a causa delle troppe divisioni tra i Paesi favorevoli alla posizione americana e quelli -come la stessa India, presidente di turno, la Cina -allineata con Mosca e il Sudafrica, che all'ultimo voto in sede Onu si sono astenuti.
Così la vera notizia è il breve incontro -appena dieci minuti- tra i capi delle diplomazie americana e russa, Blinken e Lavrov. "Ho chiesto a Lavrov di mettere fine a questa aggressione ingiusta e lavorare ad una pace durevole": Blinken ha sintetizzato così il meeting, definendo irresponsabile la sospensione del trattato New Start sugli armamenti nucleari da parte della Russia e invitando il Cremlino a rientrarvi. L'incontro in sè non sembra aver prodotto risultati diplomatici, ma il mero fatto che sia avvenuto dimostra che i canali di comunicazione restano aperti. La giornata è stata segnata dalla denuncia russa di un presunto atto terroristico, perpetrato in un villaggio nella regione di Bryansk, nei pressi del confine con l'Ucraina. Due le vittime. Putin ha affermato che gli aggressori avrebbero oltrepassato la frontiera, sparando sui civili e sui bambini. Kiev ha smentito di aver ordinato un'azione militare in territorio russo. Infine, proseguono sempre più aspri i combattimenti a Bakhmut: il gruppo paramilitare russo Wagner mostra immagini che dimostrerebbero la sua presenza in città, ma l'esercito ucraino promette rinforzi.
2/3/2023
"Ho chiesto a Lavrov di mettere fine a questa aggressione ingiusta e lavorare ad una pace durevole": il segretario di Stato americano Blinken sintetizza così, con poche -accurate parole- il breve incontro a sorpresa, appena dieci minuti, con la controparte russa a margine del G20 in India.
Blinken definisce anche irresponsabile la sospensione del trattato Start da parte della Russia. Le dichiarazioni del segretario di Stato americano sono giunte al termine di un G20 che non è riuscito a trovare unità sulla guerra in Ucraina, con progressi minimi o inesistenti sul dossier, come ammesso dalla stessa presidenza indiana - al G20 erano presenti i Ministri degli Esteri di Paesi come India, Cina e Sudafrica, che in sede Onu hanno scelto di astenersi nel voto di condanna contro Mosca. In particolare Pechino ha fatto fronte comune con la Russia. Questo mentre il presidente russo Putin ha definito un atto terroristico l'attacco che perpetrato in un villaggio nella regione di Bryansk, nei pressi del confine con l'Ucraina. Putin ha affermato che gli aggressori avrebbero superato la frontiera, sparando sui civili e sui bambini. Kiev ha smentito di aver ordinato un'azione militare in territorio russo. Putin ha cancellato il viaggio a Stavropol, a causa di questo attacco. Infine, proseguono sempre più aspri i combattimenti a Bakhmut, con l'esercito ucraino che smentisce le indiscrezioni su un possibile ritiro.
27/2/2023
Potrebbe essere il faccia a faccia decisivo sulla riforma del protocollo nordirlandese, quello in programma oggi ad ovest di Londra tra il premier britannico Sunak e la presidente della Commissione Von der Leyen. Tre anni e mezzo dopo cambiano i protagonisti dei negoziati tra Londra e Bruxelles su Brexit: non più Johnson e Juncker, ma personalità probabilmente meno intransigenti.
"Siamo nelle fasi decisive per un'intesa", ha detto ieri il vicepremier britannico Raab, echeggiando l'ottimismo espresso il giorno prima da Dublino. "Sunak e Von Der Leyen hanno deciso di proseguire il lavoro di persona per arrivare a soluzioni condivise e pratiche relative all'arco di sfide complesse su protocollo nordirlandese e Ulster", recita il comunicato congiunto eurobritannico diffuso ieri. Le indiscrezioni dei giorni scorsi parlano di una sostanziale convergenza tra le parti su un sistema a doppio binario per le merci che da Londra entrano a Belfast: controlli a campione e sommari se si fermano su territorio britannico, corsia rossa e verifiche approfondite se proseguono verso la Repubblica d'Irlanda. Questo eviterebbe la barriera commerciale nel Mare del Nord. Altro tema il ruolo della Corte di Giustizia Europea nell'Ulster, su cui le parti registrano maggiori difficoltà. Il problema è anche di politica interna: una volta raggiunta l'intesa con l'Europa, Sunak dovrà venderla alle frange più estreme dei Tories e soprattutto agli unionisti nordirlandesi. Molto meno diplomatici degli europei.
26/2/2023
Giallo ieri a Londra per un presunto faccia a faccia, poi apparentemente cancellato, tra la presidente della Commissione Europea Von Der Leyen e Re Carlo. Sarebbe dovuto servire ad annunciare l'intesa sulla revisione di parte degli accordi di Brexit. Intesa che sembra essere quasi arrivata al traguardo.
Potrebbero finalmente essere ad una svolta i negoziati sulla riforma del protocollo nordirlandese su Brexit. Ad annunciarlo il premier irlandese Varadkar, che ieri ha parlato esplicitamente di trattative prossime alla conclusione, e ha chiesto agli attori in gioco -Gran Bretagna e Unione Europea- di fare l'ultimo sforzo per chiudere mesi di snervanti trattative. Si torna dunque a respirare ottimismo, pur con tutti i condizionali del caso, dopo che già all'inizio di questa settimana si era sparsa voce di una svolta imminente. In un'intervista al Sunday Times, il premier britannico Sunak ha dichiarato che sta facendo l'impossibile per arrivare all'accordo, precondizione necessaria a colmare il vuoto politico nel Governo nordirlandese. A grandi linee, la revisione dovrebbe riformare gli accordi esistenti, firmati all'epoca da Boris Johnson con Bruxelles, creando due corsie per i prodotti che arrivano in Irlanda del Nord dalla madrepatria. Quelli che si fermano nell'Ulster verrebbero incanalati in una corsia verde, con pochi -sommari- controlli. Quelli che proseguono invece verso la Repubblica d'Irlanda verrebbero sottoposti a rigorose verifiche, per testarne l'allineamento con gli standard comunitari. Sarebbe anche rivisto il ruolo della Corte di Giustizia Europea sull'Ulster. Sunak prima di firmare vuole però avere l'OK degli unionisti nordirlandesi. Domani, secondo le indiscrezioni, potrebbe essere il giorno dell'annuncio.
25/2/2023
Il primo anniversario dell'invasione russa in Ucraina è stato ricordato ieri soprattutto dal fronte pro-Kiev, mentre Mosca si è celata dietro un imbarazzato silenzio, dopo un anno di fallimenti militari.
E' stato il G7 a riassumere lo stato d'animo delle potenze che sostengono Kiev, ribadendo l'unità dei Grandi nel sostegno all'Ucraina, con gli Stati Uniti che hanno fatto ancora una volta da apripista annunciando una nuova raffica di sanzioni contro Mosca, per colpire le industrie minerarie e dei metalli, istituzioni finanziarie e anche un uomo d'affari italosvizzero. Washington ha anche varato due miliardi di dollari in aiuti militari per Kiev. Più tardi analoghe sanzioni sono state rese note da Gran Bretagna e Canada. Solo a tarda sera è arrivata la notizia del varo del decimo pacchetto di sanzioni europee, con maggiori restrizioni sull'export tecnologico, e l'incremento di personalità filoputiniane nella black-list comunitaria. Caduto il veto polacco, ma con delle condizioni. A Kiev intanto, dopo una cerimonia militare in onore delle forze armate, il presidente Zelensky ha incontrato la stampa internazionale, alzando l'asticella per la Cina, novello mediatore nonostante gli ambigui rapporti con Mosca - "voglio incontrare Xi Xinping, lui deve convincere Putin a lasciare il nostro territorio", ha detto, dopo aver soppesato con molti caveat il piano di pace di Pechino - "la Cina ha iniziato a parlare dell'Ucraina e questo non è un brutto segno. Ma bisogna capire, dopo le parole, quali passi seguiranno", ha dichiarato Zelensky, specificando: "nel piano c'è il rispetto dell'integrità territoriale, e questo coincide con i nostri interessi. Dobbiamo lavorarci, insieme a Pechino".
25/2/2023
'Adotteremo ulteriori misure' per fermare il settore manifatturiero e quello militare russo. Siamo 'uniti nella nostra determinazione per fare in modo che il presidente Putin e tutti i responsabili rispondano' delle loro azioni, 'come previsto dalla legge internazionale'.
Nel primo anniversario della guerra in Ucraina i sette Grandi rinnovano a Mosca l'ultimatum sul ritiro delle truppe russe dal territorio di Kiev, con Washington che annuncia una sventagliata di nuove sanzioni contro il Cremlino: colpiti politici, banche, imprese di semiconduttori e l'uomo d'affari italo-svizzero Walter Moretti. La premier Meloni ha chiesto di mantenere alta la pressione sulla Russia, e accelerare la piattaforma di coordinamento per la ricostruzione, su cui l'Italia terrà una propria conferenza con l'Ucraina in aprile. Il G7 ha infine ribadito l'unità nel sostegno a Kiev. Solo a tarda sera è arrivata la notizia del varo del decimo pacchetto di sanzioni europee, con maggiori restrizioni sull'export tecnologico, e l'incremento di personalità filoputiniane nella black-list comunitaria. E proprio da Kiev ha parlato per quasi due ore in un'affollata conferenza stampa il presidente Zelensky, che ha mostrato un certo grado di scetticismo verso il piano di pace cinese: "Pechino ha iniziato a parlare dell'Ucraina e questo non è un brutto segno. Ma bisogna capire, dopo le parole, quali passi seguiranno", ha detto, specificando: "nel piano c'è il rispetto dell'integrità territoriale, e questo coincide con i nostri interessi. Dobbiamo lavorarci, insieme alla Cina".
24/2/2023
'Il G7 non riconoscera' mai l'ingresso delle repubbliche di Donetsk e Lugansk, e delle regioni di Zaporozhya e Kherson nella Federazione Russa, come nel caso della Crimea e di Sebastopoli'.
Nel primo anniversario della guerra in Ucraina i sette Grandi rinnovano a Mosca l'ultimatum sul ritiro delle truppe russe dal territorio di Kiev, annunciando una sventagliata di nuove sanzioni contro il Cremlino: colpiti politici, banche, imprese di semiconduttori e l'uomo d'affari italo-svizzero Walter Moretti, accusato di aver procurato attrezzature per i laboratori nucleari russi e di aver fornito tecnologie e attrezzature occidentali ai servizi di intelligence e all'esercito di Mosca. La premier Meloni ha chiesto di mantenere alta la pressione sulla Russia, e accelerare la piattaforma di coordinamento per la ricostruzione, su cui l'Italia terrà una propria conferenza con l'Ucraina in aprile. Il G7 ha infine ribadito l'unità nel sostegno a Kiev. E proprio da Kiev ha parlato per quasi due ore in un'affollata conferenza stampa il presidente Zelensky, che ha mostrato un certo grado di scetticismo verso il piano di pace cinese: "Pechino ha iniziato a parlare dell'Ucraina e questo non è un brutto segno. Ma bisogna capire, dopo le parole, quali passi seguiranno", ha detto, specificando: "nel piano c'è il rispetto dell'integrità territoriale, e questo coincide con i nostri interessi. Dobbiamo lavorarci, insieme alla Cina". Tornando alle sanzioni, nulla di fatto sul decimo pacchetto europeo: le distanze tra la Polonia, che insiste per il divieto totale della gomma sintetica russa, e diversi Paesi membri, Italia e Germania su tutti, restano.
24/2/2023
E' un giudizio non entusiasta quello che il presidente ucraino Zelensky dà del piano di pace cinese per il conflitto in Ucraina, "Pechino ha iniziato a parlare dell'Ucraina e questo non è un brutto segno. Ma bisogna capire, dopo le parole, quali passi seguiranno", ha detto Zelensky, aggiungendo: "nel piano c'è il rispetto dell'integrità territoriale, anche se non è citata esplicitamente l'Ucraina, e questo coincide con i nostri interessi. Così come le questioni della sicurezza e del rispetto del diritto internazionale. Dobbiamo lavorarci, insieme alla Cina".
Questo mentre al termine di una riunione straordinaria del G7 gli Stati Uniti hanno annunciato un ampio ventaglio di sanzioni contro Mosca: colpiti politici, banche, imprese di semiconduttori, anche l'uomo d'affari italo-svizzero Walter Moretti, accusato da Washington di aver procurato attrezzature per i laboratori di armi nucleari russi e di aver fornito tecnologie e attrezzature occidentali ai servizi di intelligence e all'esercito di Mosca. La premier Meloni ha chiesto di mantenere alta la pressione sulla Russia, e accelerare la piattaforma di coordinamento per la ricostruzione, su cui l'Italia avrà una propria conferenza con l'Ucraina in aprile. Tornando alle sanzioni, ancora nulla di fatto invece sul decimo pacchetto europeo: le distanze tra la Polonia, che insiste per il divieto totale della gomma sintetica russa, e diversi Paesi membri, Italia e Germania su tutti, restano.
17/2/2023
Dopo giorni di tensioni mal sopite deflagra lo scontro nel PPE sul caso Berlusconi-Zelensky. Il Partito Popolare Europeo decide di cancellare il vertice previsto a giugno a Napoli.
L'annuncio arriva via Twitter dal capogruppo dei Popolari Europei Weber, che -fin quando ha potuto- ha cercato di troncare e sopire, ma alla fine ha dovuto cedere: non si terranno dunque gli "Study Days" dal 6 al 9 giugno nel capoluogo campano, con duecento europarlamentari, cinque premier e la presidente della Commissione Von Der Leyen. "Il sostegno all'Ucraina non è opzionale", mette nero su bianco Weber con riferimento esplicito a Berlusconi. La mossa coglie in contropiede Forza Italia, con il vicepremier Tajani che non ha scelta, se non attaccare Weber: "non condivido la decisione di rinviare la riunione di Napoli. Anche perché Berlusconi e Forza Italia hanno sempre votato come il Ppe sull'Ucraina, lo dimostrano gli atti". Più duri i presidenti dei gruppi parlamentari Ronzulli e Cattaneo, che definiscono inaccettabile l'intervento di Weber sul partito. Si annunciano mesi di tensione nel PPE, in vista delle elezioni dell'Europarlamento, il tentativo di Weber di spostare il suo baricentro politico verso i Conservatori Europei di Meloni, con le indriscrezioni che lo dicono determinato a sostituire Von Der Leyen con Roberta Metsola alla guida della Commissione il prossimo anno.
17/2/2023
Cambia la governance del Pnrr italiano, con il decreto legge varato ieri dal Consiglio dei Ministri. Il provvedimento accelera la realizzazione delle opere, riduce vincoli e autorizzazioni, modifica la stessa governance accentrando a Palazzo Chigi la regia del piano.
"Abbiamo migliorato per rendere più efficace l''azione della struttura che deve mettere in campo i progetti, non vogliamo che neppure un euro vada perduto. C'erano disfunzioni da correggere", dice il vicepremier Tajani. Per eliminare la maggior parte degli ostacoli che rallentano le opere, sono previste una serie di semplificazioni che consentiranno di assegnare gli appalti più velocemente, commissariare i Comuni-lumaca, bypassare la burocrazia delle sovrintendenze. Fitto, che annuncia la soppressione dell'Agenzia della coesione, ribadisce che la scadenza del Pnrr resta il 2026, da Bruxelles "non sono emerse aperture su spostamenti", dice. Proprio da Bruxelles è arrivata la notizia che la Commissione si è presa un mese di tempo in più -fino a fine marzo- per dare il via libera alla terza tranche del Pnrr chiesta dall'Italia.
17/2/2023
Il Consiglio dei Ministri vara il decreto legge che ridisegna in parte la governance del Pnrr. Il provvedimento accelera la realizzazione delle opere, riduce vincoli e autorizzazioni, cambia la stessa governance accentrando a Palazzo Chigi la regia del piano, con una struttura che prevede quattro direzioni generali e un coordinatore.
L'obiettivo è riallinearne la programmazione con quella dei fondi di coesione. Per eliminare la maggior parte degli ostacoli che rallentano le opere, sono previste una serie di semplificazioni che consentiranno di assegnare gli appalti più velocemente, commissariare i Comuni-lumaca, bypassare la burocrazia delle sovrintendenze. Il ministro responsabile del dossier, Fitto, parte dalla constatazione che i dati vedono l'Italia tra gli ultimi Paesi europei dal punto di vista dei risultati. Serve "un intervento per far parlare i diversi programmi, la coesione deve dialogare con il Pnrr", dice Fitto, che annuncia la soppressione dell'Agenzia della coesione e ribadisce che la scadenza del Pnrr resta il 2026, da Bruxelles "non sono emerse aperture su spostamenti", dice. Proprio da Bruxelles è arrivata la notizia che la Commissione si è presa un mese di tempo in più -fino a fine marzo- per dare il via libera alla terza tranche del Pnrr chiesta dall'Italia.
16/2/2023
La quinta giornata nazionale di mobilitazione in Francia contro la riforma delle pensioni annunciata e voluta dal presidente Macron ha registrato un calo della partecipazione nelle strade, effetto combinato del periodo di vacanze scolastiche e di una stanchezza inevitabile della protesta.
Anche gli effetti sui trasporti sono stati più contenuti. I sindacati stanno concentrando tutti i loro sforzi in vista del 7 marzo, quando intendono paralizzare la Francia. A Parigi il corteo dei manifestanti si è mosso verso Place d'Italie - secondo gli organizzatori a sfilare sono state 300mila persone - per la polizia neppure 40mila, mentre nelle stesse ore all'Assemblea Nazionale si dibatteva la montagna di emendamenti presentata. Se ne contano oltre 10mila, con il nodo del prolungamento a 64 anni dell'età di pensionamento come pomo della discordia. Da Albi, comune di 50mila abitanti nei pressi di Tolosa, scelto dai sindacati come simbolo delle città medie per dimostrare che la protesta non si concentra solo nelle grandi metropoli, il segretario generale della CFDT Berger parla di successo della giornata di protesta. Il suo collega Martinez della CGT ha rincarato: "i deputati non possono restare indifferenti, di fronte a questa mobilitazione popolare".
13/2/2023
Stiamo "già vedendo" l'inizio di una nuova offensiva russa in Ucraina, dice il segretario Nato Stoltenberg, che -anticipando l'imminente incontro del formato Ramstein a Bruxelles- nota come il Cremlino stia inviando migliaia e migliaia di truppe aggiuntive al fronte, accettando un tasso molto alto di perdite pur di mettere sotto pressione Kiev.
"Ciò che la Russia non ha in qualità, cerca di compensarlo in quantità", ha efficacemente riassunto Stoltenberg, che ha confermato come gli alleati Nato affronteranno nelle prossime ore anche il tema della fornitura di jet militari all'Ucraina - "sottolineo però che la cosa più importante è la rapidità di fornire aiuti militari ed essere in grado di far funzionare tutto ciò che è stato già fornito. Già questo è un compito monumentale", ha tenuto a precisare. Il problema sta diventando proprio questo: l'intensità dei combattimenti fa bruciare a Kiev molte più munizioni di quante la Nato sia in grado di produrre e fornire a Zelensky. E sta svuotando gli stessi arsenali nazionali europei. Questo mentre la Russia sta -in queste ore- concentrando con estrema violenza tutti gli attacchi sulla città di Bakhmut, preda simbolica di un'offensiva che si trascina da mesi, e che l'esercito ucraino sta difendendo con i denti. Dalla Moldavia, Paese nelle mire del Cremlino, dove la scorsa settimana c'è stato un cambio di Governo a sorpresa, la presidente Sandu accusa: la Russia trama per rovesciare con la forza la leadership filo-europea, col sostegno di "sabotatori militari, camuffati in abiti civili".
11/2/2023
Lancia nuove stoccate alla Francia, pur negando il gelo con Parigi, mette in guarda dal rischio di un'Europa-Titanic e indica il bicchiere mezzo pieno sui dossier economico e migranti la premier Meloni, chiudendo il suo secondo vertice europeo.
La realtà è che -soprattutto sul piano industriale e della competitività- l'orizzonte decisionale si sposta al summit europeo di fine marzo. Andiamo con ordine: la premier si è mostrata irritata per le polemiche innescate dal suo attacco al presidente francese Macron: l'Italia è una nazione abbastanza centrale in Europa da dover dire quando su qualcosa non è d'accordo, quanto successo "non compromette i miei rapporti", ha precisato, ribadendo che a suo giudizio l'incontro a tre di mercoledì a Parigi è stato politicamente sbagliato. Sulla crisi ucraina, la premier conferma il prossimo invio congiunto italofrancese del sistema di difesa antimissilistico Samp-T, aggiunge che andrà a Kiev e -sulla polemica sanremese del video del presidente Zelensky- dice che avrebbe preferito una sua presenza. Sui dossier più scottanti, economia e migranti, la premier mostra ottimismo: nel primo caso insiste sul tema flessibilità. La richiesta italiana di un fondo sovrano europeo è però in pieno stand-by, mentre l'allentamento temporaneo delle regole sugli aiuti di Stato gioca a favore del tandem franco-tedesco. E così la Meloni si rifugia nella narrazione del piano d'azione europeo sulla rotta migratoria del Mediterraneo Centrale, insistendo sula determinazione dei leader. I risultati però sono ancora tutti da vedere.
10/2/2023
Rivendica i risultati raggiunti al Consiglio Europeo e prova a ribaltare la lettura di un'Italia isolata a Bruxelles la premier Meloni, nella conferenza stampa finale del vertice.
Lo stacco rispetto alla linea Draghi, fortemente ancorata ad una interlocuzione alla pari con Francia e Germania, si avverte nel passaggio in cui la premier ricorda il Titanic e il rischio di un'Europa con prima e terza classe, di Serie A e di Serie B, in cui qualcuno conta di più e qualcun altro meno. Ma poi si finisce con l'affondare tutti. Meloni nega il gelo con Parigi, tuttavia non lesina ulteriori critiche alla Francia e al presidente Macron. Sulla crisi ucraina, la premier conferma il prossimo invio congiunto italofrancese del sistema di difesa antimissilistico Samp-T, aggiunge che andrà a Kiev e -sulla polemica sanremese del video del presidente Zelensky- dice che avrebbe preferito una sua presenza. Sui dossier più scottanti, economia e migranti, la premier cerca di vedere il bicchiere mezzo pieno: nel primo caso insiste sull'inserimento della maggiore flessibilità dell'uso dei fondi europei esistenti, tema caro a Roma - la richiesta italiana di un fondo sovrano europeo si perde però per ora nella melina generale della palla rispedita nel campo della Commissione. Anche l'allentamento temporaneo delle regole sugli aiuti di Stato gioca a favore del tandem franco-tedesco. E così la Meloni si rifugia nella narrazione del piano d'azione europeo sulla rotta migratoria del Mediterraneo Centrale, insistendo sula determinazione dei leader. I risultati però sono ancora tutti da vedere.
10/2/2023
Una panoramica a 360 gradi del vertice europeo conclusosi in nottata, partendo dall'Ucraina, passando all'economia e chiudendo con l'immigrazione.
La premier Meloni da Bruxelles prova a ribaltare l'immagine di un'Italia apparsa ieri in sofferenza, soprattutto nei rapporti con la Francia e -di riflesso- sul complicato dossier ucraino. Gioca su due narrazioni, la premier, nel lungo incontro con i giornalisti: la prima è quella dell'ottenimento di una maggiore flessibilità sull'uso dei fondi europei esistenti, da contrapporre all'oggettiva vittoria franco-tedesca sull'allentamento temporaneo delle regole sugli aiuti di Stato e sulla fin qui claudicante richiesta di ottenere l'istituzione di un fondo sovrano europeo, con una melina generale che ha rimandato la palla nel campo della Commissione. La seconda narrazione si basa sul piano d'azione chiesto proprio alla Commissione per le rotte migratorie del Mediterraneo Centrale. Che ora va implementato. Sull'Ucraina la premier ha ribadito l'impegno italiano a 360 gradi e di aver ribadito al presidente Zelensky -nel breve incontro di ieri- il sostegno di Roma e dell'Unione Europea. Irritata invece si è mostrata per le polemiche nate dal suo attacco al presidente francese Macron: l'Italia è una nazione abbastanza centrale in Europa da dover dire quando su qualcosa non è d'accordo, quanto successo "non compromette i miei rapporti", ha precisato, ribadendo che a suo giudizio l'incontro a tre di mercoledì a Parigi è stato politicamente sbagliato.
10/2/2023
Parla di "importantissimi passi in avanti" in questi minuti la premier Meloni da Bruxelles, a Consiglio Europeo concluso, ribadendo l'impegno dell'Italia a 360 gradi sull'Ucraina e affermando di aver ribadito al presidente Zelensky il sostegno di Italia ed Europa.
Sull'economia la premier rivendica di aver ottenuto nelle conclusioni del summit una flessibilità sui fondi esistenti, potendoli utilizzare appieno per concentrarli su priorità definite. L'altra proposta che Roma rivendica di aver fatto passare riguarda il tenere conto -nella imminente discussione sulla riforma del Patto di Stabilità- dell'impatto sul rapporto deficit/Pil dei cofinanziamenti nazionali messi in campo. Nulla di fatto invece sul fondo sovrano europeo, richiesta portata avanti a gran voce dal Governo Meloni, ma rimasta per ora lettera morta. C'è solo la richiesta alla Commissione Europea di presentare una proposta in merito. Ma Roma è in posizione minoritaria su questo dossier. Nella conferenza stampa c'è stato spazio anche per la polemica italofrancese: "l'Italia è una nazione abbastanza centrale in Europa da dover dire quando su qualcosa non è d'accordo, ma quanto successo "non compromette i miei rapporti", ha tenuto a precisare, ribadendo che l'incontro a tre di mercoledì a Parigi sarebbe stato politicamente sbagliato. La premier ha toccato anche il tema immigrazione, sottolineando pochi minuti fa l'importanza della presa d'atto ufficiale che si tratta di un "problema europeo, che necessità di una risposta europea". Per Roma è di fondamentale importanza l'accento posto sui movimenti primari dei migranti, ben sapendo che il tema di quelli secondari vede l'Italia nel mirino dei Paesi del Nord Europa.
10/2/2023
La visita del presidente ucraino Zelensky ha finito per relegare in secondo piano due dei temi che maggiormente avevano agitato le acque europee nelle settimane che hanno preceduto il summit.
La risposta comunitaria all'Inflation Reduction Act americano resta di attualità, con una divisione di fondo relativa alla revisione europea degli aiuti di Stato. L'Italia è in prima linea nel provare a circoscrivere una loro maggiore flessibilità per due anni, fino al 2025 - delimitandone al massimo i settori. Roma non è sola: anche i Paesi del nord Europa sono contrari ad un liberi tutti sui sussidi, seppur per ragioni di filosofia economica liberista e anti-statalista, mentre Paesi come il nostro temono un dilagare delle due maggiori economie, tedesca e francese, con un vantaggio competitivo per le loro industrie a scapito di quelle basate in Paesi con margine fiscale più limitato. Sull'immigrazione l'Europa punta invece a compattarsi a partire da questo inizio 2023 sui punti meno controversi, vale a dire la dimensione esterna - con il rafforzamento dei controlli alle frontiere e i rimpatri, anche attraverso accordi mirati con i Paesi terzi. Il fenomeno ha già una sua definizione, "Fortezza Europa", e passa anche attraverso la proposta di finanziare barriere ai confini, come chiedono Austria e Bulgaria. La Commissione dice di no, ma un fronte crescente dei Paesi favorevoli potrebbe obbligare Bruxelles a cedere. Ben altro discorso quando si tocca la questione dei movimenti secondari dei migranti. Qui i contrasti tra Sud e Nord Europa si fanno molto più aspri.
10/2/2023
Ha preso il via solo nel tardo pomeriggio di ieri la seconda parte del summit europeo, dedicata ai dossier migrazione ed economia, dopo la lunga giornata con il presidente ucraino Zelensky. Lato italiano, a fare notizia sono state le polemiche della premier Meloni nei confronti di Francia e Germania - soprattutto verso Parigi, dopo il mancato invito dell'Italia al summit di mercoledì sera con il presidente francese Macron, il cancelliere tedesco Scholz e lo stesso Zelensky.
"No comment", ha replicato secco Macron al suo arrivo, "Germania e Francia hanno un ruolo particolare da otto anni sulla questione ucraina", ha tagliato corto. Lontani i tempi di assoluta sintonia franco-italiana con l'ex-premier Draghi. Nelle ore successive la premier Meloni ha cercato più volte un faccia a faccia con Zelensky, vedendoselo prima negare dalla formula dell'incontro a gruppi di Paesi con il leader ucraino, fino poi ad ottenere un colloquio a due. Al di là dell'Ucraina, sul tavolo dei 27 sono finiti competitività europea ed immigrazione. Partendo dall'ultimo punto, la premier vede passi in avanti - Roma ha dato il suo sostegno politico alla costruzione di una barriera al confine turco-bulgaro - come chiesto da Sofia e Vienna. La bozza di conclusioni del vertice pone l'accento sulla dimensione esterna del contrasto all'immigrazione irregolare, e sulla cooperazione con i Paesi di origine e transito - punti meno controversi. Mentre, sul fronte economico, l'Italia continua a puntare su un fondo sovrano per sostenere le imprese e sulla piena flessibilità dei fondi esistenti, per controbilanciare l'allentamento degli aiuti di Stato, mentre la Francia dice senza mezzi termini che la risposta europea ai sussidi americani va bene così com'è.
9/2/2023
Vertice europeo in corso da solamente mezz'ora sui dossier migrazione ed economia, dopo la lunga giornata con il presidente ucraino Zelensky, sulla quale vi aggiorneremo tra poco. Lato italiano, a fare notizia sono state le polemiche della premier Meloni nei confronti di Francia e Germania - soprattutto verso Parigi, dopo il mancato invito dell'Italia al summit di ieri sera con il presidente francese Macron, il cancelliere tedesco Scholz e lo stesso Zelensky.
"No comment", ha replicato secco Macron al suo arrivo, "la Germania e la Francia hanno un ruolo particolare da otto anni sulla questione ucraina", ha tagliato corto. Lontani i tempi di assoluta sintonia franco-italiana con l'ex-premier Draghi. Nelle ore successive la premier Meloni ha cercato più volte un faccia a faccia con Zelensky, vedendoselo prima negare dalla formula dell'incontro a gruppi di Paesi con il leader ucraino, fino poi ad ottenere un breve colloquio a due. Al di là dell'Ucraina, sul tavolo dei 27 in queste ore sono in agenda competitività europea ed immigrazione. Partendo dall'ultimo punto, la premier vede passi in avanti - Roma ha dato il suo sostegno politico alla costruzione di una barriera al confine turco-bulgaro - come chiesto da Sofia e Vienna. La bozza di conclusioni del vertice pone l'accento sulla dimensione esterna del contrasto all'immigrazione irregolare, e sulla cooperazione con i Paesi di origine e transito - punti meno controversi. Mentre, sul fronte economico, l'Italia continua a puntare su un fondo sovrano per sostenere le imprese e sulla piena flessibilità dei fondi esistenti, per controbilanciare l'allentamento degli aiuti di Stato, mentre la Francia dice senza mezzi termini che la risposta europea ai sussidi americani va bene così com'è.
9/2/2023
E' il presidente ucraino Zelensky il protagonista assoluto di queste prime ore di vertice europeo a Bruxelles. Arrivato in mattinata nella capitale comunitaria, Zelensky ha prima parlato di fronte al Parlamento Europeo, poi si è trasferito al summit dei 27. In questi minuti l'agenda del summit è occupata da incontri a gruppi tra lo stesso Zelensky e i capi di Governo - saltato dunque il faccia a faccia con la premier Meloni. Su ciò che è venuto a chiedere a Bruxelles, il presidente ucraino è stato chiaro.
In primis, Zelensky ha chiesto che i negoziati di adesione dell'Ucraina all'Unione Europea inizino già quest'anno - "motiverebbe noi e il nostro esercito", ha tenuto a precisare. Ma la richiesta più pressante, portata tanto a Londra, quanto a Parigi e ora a Bruxelles, è quella di jet militari. "Molti leader mi hanno detto che sono pronti a fornirli", ha detto Zelensky, specificando che la visita in Gran Bretagna è stata particolarmente fruttuosa in merito a missili a lungo raggio e addestramento dei piloti, e aggiungendo di non poter rendere pubblici tutti i dettagli dell'intesa. Zelensky ha chiesto nella breve sessione mattutina con i leader di sanzionare la società russa Rosatom, attiva nel settore nucleare. La presidente della Commissione Von Der Leyen ha dettagliato il decimo pacchetto europeo di sanzioni in arrivo, che colpiranno gli uomini della propaganda di Putin e prevederanno un ulteriore divieto all'export pari a 10 miliardi di euro. Dopo l'adozione delle conclusioni sull'Ucraina, il summit proseguirà con in agenda immigrazione e competitività europea, temi che impegneranno anche nei prossimi mesi i 27.
3/2/2023
"Cooperazione Italia e Germania fondamentale per l'Unione Europea", dice la premier Meloni - "Berlino e Roma partner stretti", conferma il cancelliere tedesco Scholz nel faccia a faccia a Berlino in vista del Consiglio Europeo straordinario della prossima settimana.
"Sulla migrazione sono convinto che sia una sfida che possiamo superare in Europa solamente assieme. È importante che ci adoperiamo per un sistema comune di asilo, sulla base dei valori della democrazia e dei diritti dell'uomo, con un giusto equilibrio fra responsabilità e solidarietà", ha detto Scholz, invocando un bilanciamento tra rimpatri forzati e vie legali di ingresso in Europa. Scholz ha detto di vedere possibile "un'intesa in politica estera e della sicurezza" con Roma, e ha difeso la politica degli aiuti di Stato, altro grande tema in discussione la prossima settimana: "non dobbiamo entrare in una gara mondiale dei sussidi, occorre raggiungere un'intesa con gli Stati Uniti. Quando si parla di aiuti di Stato abbiamo possibilità di azione". La premier Meloni, che poche ore prima era stata in visita in Svezia, ha toccato proprio la questione della strategia europea per la competitività e del piano industriale proposto dalla Commissione.
3/2/2023
L'ennesimo allarme aereo ha accolto questa mattina il vertice tra Unione Europea e Ucraina a Kiev.
Summit di fondamentale importanza per l'Ucraina, sede ospitante di un vertice comunitario per la prima volta in una zona di guerra, con il presidente Zelensky che spinge per accelerare i tempi dell'ingresso ufficiale nell'Unione, e Bruxelles che invece non andrà oltre un incremento del suo sostegno - "l'Europa aiuterà l'Ucraina e il popolo ucraino contro la guerra di aggressione russa finchè sarà necessario", questa la dichiarazione comune dei tre leader, la presidente della Commissione Von Der Leyen, quello europeo Michel e l'ucraino Zelensky. Dall'Europa attesi nuovi impegni, sottoforma di aiuti finanziari, militari e politici. Nello specifico, si parla di migliorare l'accesso dei prodotti di Kiev al mercato unico comune, aiutare l'Ucraina a coprire il proprio fabbisogno energetico dopo settimane di attacchi russi alle sue infrastrutture, un nuovo pacchetto di sanzioni contro Mosca - sarebbe il decimo, e andrebbe approvato entro fine mese, fino a piani concreti per l'incriminazione dei responsabili dei crimini di guerra russi. Intanto il Governo tedesco ha formalmente autorizzato i produttori a inviare carri armati Leopard 1 in Ucraina. Sul fronte, secondo le autorità ucraine l'esercito russo ha bombardato Pokrovsk, nella regione di Donetsk, usando munizioni a grappolo ad alto potenziale esplosivo - che sono vietate.
1/2/2023
I combattimenti proseguono sul fronte orientale dell'Ucraina, con un crescente incremento dei bombardamenti russi - il che fa pensare ad una corsa contro il tempo di Mosca per guadagnare terreno, prima che arrivino a Kiev i nuovi armamenti occidentali.
Nei circoli presidenziali si conferma che trattative sono in corso per nuovi missili e anche caccia militari Nato, mentre l'Unione Europea ha annunciato che fornirà addestramento militare ad altri 15mila soldati ucraini. Pure di questo si parlerà nel summit tra Europa e Ucraina previsto dopodomani a Kiev. Il totale dei soldati di Kiev addestrati dall'Unione arriverà così a 30mila truppe - tra loro anche i carristi, necessari a pilotare i blindati tedeschi Leopard. Washington intanto si prepara a inviare missili a lungo raggio - si tratta dei Ground Launched Small Diameter Bombs, razzi a guida Gps prodotti da Boeing e Saab che possono colpire obiettivi ad oltre 150 km. di distanza. Intanto in Ucraina prosegue l'operazione trasparenza: le autorità hanno licenziato "l'intera dirigenza dell'agenzia delle dogane" ed hanno effettuato "perquisizioni nel servizio fiscale statale", anche in vista dei colloqui sulle riforme tra Kiev e l'Unione Europea. La responsabile ad interim del servizio fiscale di Kiev è sospettata di operazioni illegali per un valore di oltre 375 milioni di euro.
30/1/2023
E' ancora il tema della fornitura di armi a tenere banco nella guerra in Ucraina, dopo il via libera all'invio dei carri armati Leopard da parte di Berlino.
Il presidente ucraino Zelensky via social ieri sera ha manifestato soddisfazione per i risultati ottenuti la scorsa settimana, ma ha detto chiaramente che nei prossimi giorni devono arrivare ulteriori novità: "occorre accelerare le forniture e aprire nuove opzioni sul tipo di armi necessarie all'Ucraina", ha scritto. Nel mirino di Kiev ci sono missili a lungo raggio, ma soprattutto i caccia militari, indispensabili per pareggiare la battaglia dei cieli. Per tutto il weekend si è parlato di negoziati in accelerazione, e anche a Washington si comincia a considerare l'eventualità, mentre Kiev spinge per avere missili a lunga gittata Atacms, in grado di penetrare le linee nemiche fino a 300 chilometri, ed F16 americani o Rafale francesi. Sul campo gli ultimi due giorni sono stati segnati da violenti combattimenti nel Donbass, con la Russia che prova a giocare d'anticipo in attesa della primavera e guadagnare ulteriore terreno nei pressi di Bakhmut. Incerta la sorte del piccolo centro di Blahodatne, conteso da ucraini e i mercenari russi di Wagner. A Kherson, invece, un bombardamento russo ha ucciso tre persone - colpite una scuola e un ospedale. In Europa si punta ancora sulla diplomazia, con il cancelliere tedesco Scholz che ha dichiarato che Berlino continuerà a cercare una soluzione attraverso colloqui diretti con Putin. Dal Cremlino la conferma che -anche in assenza di appuntamenti concordati- il presidente russo resta aperto ai contatti.
30/1/2023
E' una settimana cruciale sul fronte della politica monetaria quella che si apre oggi, con il doppio appuntamento Fed-Bce tra mercoledì e giovedì.
Le attese degli analisti sono per un ulteriore incremento dei tassi americani pari ad un quarto di punto, per mitigare un 2022 caratterizzato da una stretta monetaria decisamente corposa. Probabilmente il presidente della Fed Powell accompagnerà la mossa, promettendo di mantenere i tassi elevati. Mentre a Francoforte si dà quasi per certo un ulteriore aumento di mezzo punto - in questo caso però a far discutere è se proseguire allo stesso ritmo nei rialzi anche a marzo, oppure allentare la presa. Il mese che si sta chiudendo ha evidenziato una crescente diversità di vedute, per usare un eufemismo, tra i Governatori della Banche Centrali del Nord Europa e quelli del Sud, in merito alla tabella di marcia da tenere. La presidente BCE Lagarde nelle sue ultime uscite è sembrata sposare la linea più dura - anche per questo i mercati ascolteranno con estrema attenzione le sue parole giovedì, per cogliere ogni sorta di indizio sulle mosse primaverili di Francoforte. Da tenere d'occhio infine -domani- gli indici Pmi manifatturiero e dei servizi cinesi, con i probabili primi effetti dell'allentamento delle politiche pandemiche a Pechino.
24/1/2023
A nove giorni dal prossimo meeting del board BCE, si anima il dibattito sul rialzo dei tassi nei prossimi mesi. Se la presidente Lagarde sposa -dalla Germania- la linea dura, Italia e Grecia ridanno fiato alle "colombe" a Francoforte.
Non cambia rotta la presidente Bce Lagarde, in un contesto di divisioni in seno al board sulla stretta monetaria, esplicitate anche ieri da diversi Governatori nazionali. La Lagarde ha "chiarito che i tassi d'interesse devono salire ancora significativamente ad un ritmo costante, per raggiungere livelli sufficientemente restrittivi, e restarci tutto il tempo necessario". Lo ha fatto, intervenendo ad un evento di Deutsche Borse a Eschborn. L'obiettivo resta sempre quello di combattere un'inflazione ancora troppo elevata nell'Eurozona - "dobbiamo farcela, raggiungeremo l'obiettivo", ha ribadito la Lagarde, lanciando contemporaneamente un appello al completamento dell'unione dei mercati e dei capitali, per finanziare le transizioni verde e digitale. Anche la giornata di ieri -come peraltro gli ultimi giorni- è stata segnata da dichiarazioni contraddittorie, che lasciano intravedere tensioni in vista della prossima riunione del board. Se i Governatori olandese e slovacco hanno lasciato intendere di voler spingere per rialzi dei tassi a febbraio e marzo pari almeno ad mezzo punto, quello greco e l'italiano Visco hanno invece suggerito maggiore cautela. Visco in particolare ha chiesto a Francoforte un "approccio prudente" sull'intensità e sulla tempistica della stretta, schierando l'Italia nel campo delle colombe in materia di rialzo dei tassi. Da Visco anche una critica alla Bce: "stiamo dando messaggi troppo duri e spaventiamo anziché accompagnare".
20/1/2023
Le prospettive per l'economia mondiale "sono migliorate" ma "dobbiamo essere cauti". In particolare "non sappiamo bene come evolverà l'inflazione" e "se la politica di bilancio rema contro la politica monetaria, la Banca Centrale Europea dovrà alzare i tassi ancora di più".
Così Kristalina Georgieva, direttrice dell'Fmi, al World Economic Forum di Davos, sottolineando l'invito alla prudenza. "Abbiamo ragioni di essere ottimisti, ma bisogna prendere buone decisioni e considerare l'economia integrata", ha aggiunto. La presidente Bce Lagarde continua invece a guardare ai prezzi: "la Cina si sta risvegliando e comprerà più gas naturale liquefatto, in un mercato che non ha molta capacità produttiva inutilizzata di petrolio e gas. Ci saranno più pressioni inflazionistiche". La Lagarde ha detto di augurarsi che le politiche di bilancio che verranno adottate dai governi, dopo un 2022 in cui il sostegno all'economia è aumentato, "non spingano la politica monetaria a dover fare di più" per contenere la corsa dei prezzi. Intanto in un'intervista il vicepresidente della Commissione Dombrovskis avverte: l'Italia deve vigilare sui deficit, visto che il Paese gli sembra "sulla strada giusta" e dunque "non è il momento di abbassare la guardia". "La nostra valutazione della manovra per il 2023 è positiva. Le cose sono nel complesso sulla strada giusta. L'importante è non perdere slancio".
20/1/2023
Maggiore ottimismo sull'economia, ma barra ancora dritta sui tassi. Dal forum di Davos la presidente Bce Lagarde non lascia intravedere grandi novità in politica monetaria, almeno nell'immediato - se da un lato Francoforte prevede la possibilità di una piccola contrazione per l'Eurozona, dall'altro l'obiettivo resta però riportare rapidamente l'inflazione sotto quota 2%.
"L'inflazione è ancora troppo elevata, da qualsiasi prospettiva la si guardi", avverte la Lagarde. Le dichiarazioni degli ultimi giorni lasciano supporre aumenti dei tassi pari ancora a mezzo punto per almeno i prossimi due mesi. A tenere banco ieri sull'asse geopolitico Davos-Barcellona anche la questione del nuovo protezionismo. In Svizzera il vicepresidente della Commissione Dombrovskis ha lanciato l'allarme sui rapporti commerciali tra le due sponde dell'Atlantico: l'Inflation Reduction Act americano "è fatto in maniera discriminatoria, non per costruire catene del valore transatlantiche ma piuttosto per tagliarle". E da Barcellona, dove hanno firmato il primo Trattato di cooperazione franco-iberico, il presidente francese Macron e il premier spagnolo Sanchez hanno appoggiato una risposta europea "proattiva" ai sussidi dell'amministrazione Biden. Macron è stato esplicito: "di fronte alla politica di competitività americana, se l'Europa non reagisce, ciò si tradurrà in una deindustrializzazione del nostro Continente", ha detto, spingendosi oltre: "sul debito comune europeo 'non c'è alcun tabù', lo abbiamo già infranto durante la pandemia". Prossima tappa il vertice franco-tedesco dopodomani.
19/1/2023
"Le notizie sull'economia sono diventate molto più positive, probabilmente andremo incontro solo a una "piccola contrazione" nell'Eurozona. La Bce terrà la barra dritta fino a quando saremo entrati in territorio restrittivo abbastanza a lungo per riportare velocemente l'inflazione al 2%". Dal World Economic Forum di Davos la presidente Bce Lagarde mantiene un'estrema cautela sulle prossime mosse di Francoforte.
"L'inflazione è ancora troppo elevata, da qualsiasi prospettiva la si guardi", avverte la Lagarde, lasciando intendere che almeno nell'immediato -quantomeno i prossimi due mesi- la Bce alzerà i tassi ancora di mezzo punto, come hanno anticipato due membri del board quali il francese Villeroy de Galhau e l'olandese Knot. Proprio dall'Olanda -e sempre da Davos- è arrivato un nuovo avvertimento in direzione dell'Italia: "dobbiamo ridurre l'indebitamento pubblico, è ancora troppo alto in Italia, in Francia ed altri Paesi, e appesantisce la crescita". Così il premier Rutte, che ha criticato la spesa pensionistica: "dobbiamo fare riforme strutturali, in particolare delle pensioni, se si guarda all'Italia, alla Francia e altri spendono dal 10 al 15% del Pil nelle pensioni". Rutte ha chiuso sull'ipotesi di nuovo indebitamento europeo per contrastare le spinte protezionistiche - "alcuni dicono, servono più finanziamenti europei, beh, ce ne sono così tanti", ha tagliato corto. E il vicepresidente della Commissione Dombrovskis ha lanciato l'allarme: l'Inflation Reduction Act americano "è fatto in maniera discriminatoria, non per costruire catene del valore transatlantiche ma piuttosto per tagliarle". Contro Davos si è scagliata infine l'attivista Greta Thunberg: il Forum riunisce "le persone che più stanno alimentando la distruzione del pianeta" è "assurdo" ascoltarle, ha attaccato.
17/1/2023
L'Europarlamento avvia la procedura di revoca dell'immunità per gli eurodeputati Cozzolino e Tarabella, i cui nomi sono finiti nel turbine dell'inchiesta Qatargate, che da oltre un mese sta scuotendo i palazzi istituzionali comunitari.
Su richiesta della magistratura belga, la presidente Metsola ha avviato la procedura, che dovrebbe concludersi entro la prossima sessione plenaria di febbraio, con -nel mezzo- l'esame intermedio della Commissione per gli Affari Giuridici, affidata alla relatrice, la francese Aubry, della sinistra di France Insoumise: nei fatti una formalità, considerato che gli stessi due eurodeputati di centrosinistra hanno richiesto la revoca dell'immunità per chiarire la loro posizione. "Prenderemo le misure necessarie a lottare contro la corruzione e contro le ingerenze straniere" ha promesso Metsola aprendo i lavori, dopo aver avviato un giro di vite interno la scorsa settimana - considerato da alcuni però ancora troppo poco incisivo. Questo mentre sul fronte italiano la Corte d'Appello di Brescia ha dato il via libera alla consegna al Belgio di Silvia Panzeri, figlia dell'ex eurodeputato Antonio. I giudici hanno accolto la richiesta della magistratura belga, che a dicembre aveva emesso un mandato di arresto europeo nei confronti della figlia di Panzeri e della moglie Maria Colleoni. Le due donne, accusate di concorso in associazione per delinquere, corruzione e riciclaggio, sono ai domiciliari. Ora per entrambe l'ultima parola spetta alla Cassazione.
11/1/2023
Andiamo ora a Zagabria, per raccontare come anche in Croazia, esattamente come in Italia ventuno anni fa, l'introduzione dell'euro stia avendo impatti sospetti sui prezzi. Cittadini scontenti e Governo sul piede di guerra.
A neppure due settimane dall'introduzione dell'euro, la Croazia fa i conti con aumenti sospetti dei prezzi dopo il primo gennaio. Il premier Plenkovic promette battaglia agli speculatori, sull'onda di un malcontento diffuso tra i consumatori: si ipotizzano aumenti di tasse e imposte mirati, abolizione dei sussidi per gas ed energia, fino al congelamento dei prezzi per centinaia di articoli ai livelli di dicembre. Iil sottosegretario alle Finanze croato Stipe Zupan traccia un primo bilancio: "abbiamo riscontrato alcune irregolarità in circa il 30% degli esercizi che abbiamo ispezionato, ora stiamo approfondendo per capire se questi aumenti siano giustificati o meno. Dobbiamo infatti tenere conto della componente inflazionistica. La maggior parte di questi aumenti si registra nel settore dei servizi", afferma Zupan, ricordando la possibilità di imporre sanzioni fino a 30mila euro. La verità è che con un'inflazione che lo scorso anno ha superato il 10% l'euro è stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso, con gli inevitabili arrotondamenti. Parlando con la gente a Zagabria il malcontento è diffuso e condiviso, soprattutto per i prezzi alimentari. Le istituzioni sono invece più caute e invitano ad aspettare, scommettendo sugli effetti benefici dell'euro nel lungo periodo. Sottotraccia, il vero settore che rischia di esplodere è quello immobiliare, con prezzi di case e affitti che -anche nella capitale, non solo sulla costa- stanno raggiungendo livelli da Europa occidentale. In un Paese dove lo stipendio medio non supera i mille euro.
7/1/2023
Una tregua con molti punti interrogativi e lati oscuri, quella russa in Ucraina - tregua più apparente che sostanziale, stando alle fonti di Kiev, che nella sola giornata di ieri hanno denunciato un attacco missilistico di Mosca e 12 lanci di razzi, in particolare contro Kramatorsk e Kherson.
Comunque sia, è stata una giornata relativamente più tranquilla, nell'attesa che la tarda serata di oggi, che vedrà scadere il cessate il fuoco unilaterale russo per il Natale ortodosso, chiarisca le prossime mosse del Cremlino. Si è continuato a combattere a est, soprattutto a Kreminna e Bakhmut, anche perchè Kiev non ha mai sottoscritto il cessate il fuoco. Intanto l'Ucraina incassa nuovi aiuti: gli ultimi li ha annunciati ieri sera la Casa Bianca, rendendo noto l'invio di quasi tre miliardi di dollari in forniture militari, tra cui missili, munizioni e i veicoli militari Bradley, che si uniranno ai mezzi da combattimento tedeschi Marder, in arrivo entro fine marzo, e agli AMX francesi. L'esercito di Kiev potrà così fare un ulteriore salto di qualità, obbligando la Russia a dare fondo alle sue finanze - secondo Bloomberg sono in arrivo maggiori tasse a Mosca per produttori di materie prime e aziende di Stato. Tagli al budget previsti su tutte le spese non militari.
28/12/2022
E' una crisi che rischia di deflagrare in uno scontro aperto quella tra Serbia e Kosovo, dopo che anche ieri la minoranza serba a Mitrovica ha continuato ad erigere blocchi stradali, usando camion come barriere di separazione tra le comunità cittadine.
In precedenza Belgrado aveva posto le sue forze armate in stato di allerta, con il rischio concreto di provocare uno scontro militare con le truppe di Pristina. La tensione si trascina da mesi: partita con la crisi delle targhe automobilistiche, è stata rinfocolata a inizio dicembre dall'arresto di un poliziotto kosovaro di etnia serba. Il timore è che la parola passi alle armi, con la Serbia che posiziona truppe ai confini di un Paese che tecnicamente neppure riconosce, minacciando di intervenire militarmente a difesa della sua minoranza, concentrata nell'enclave settentrionale, e il Kosovo che accusa a sua volta Belgrado di aver infiltrato gruppi paramilitari nel Paese, responsabili e primi esecutori dei blocchi stradali. Pristina chiede al contingente internazionale Kfor di intervenire per rimuoverli: in caso contrario minaccia di procedere in autonomia. Una mossa dalle conseguenze imprevedibili Il Ministro dell'Interno kosovaro Svecla accusa la Russia di manovrare nell'ombra. Il presidente serbo Vucic replica che Occidente e Kosovo stanno complottando per uccidere i manifestanti ed espellere i serbi dalla loro enclave.
27/12/2022
Situazione ad alta tensione al confine tra Serbia e Kosovo, dopo che Belgrado ha messo le sue forze armate in stato di allerta, con il rischio concreto di uno scontro militare con le truppe di Pristina.
La minoranza serba ha eretto anche nelle ultime ore nuovi blocchi stradali nel nord del Kosovo, a Mitrovica, utilizzando camion per separare fisicamente i quartieri dove convivono con sempre maggiori difficoltà le due etnie. E così, una tensione deflagrata nei mesi scorsi, prima con la crisi delle targhe automobilistiche, poi con l'arresto di un poliziotto kosovaro di etnia serba, sta sfociando in un rischio di scontro armato, con la Serbia che posiziona truppe ai confini di un Paese che tecnicamente neppure riconosce, minacciando di intervenire militarmente a difesa della sua minoranza - concentrata nell'enclave settentrionale, e il Kosovo che accusa a sua volta Belgrado di aver infiltrato gruppi paramilitari nel Paese, responsabili e primi esecutori dei blocchi stradali. Pristina chiede al contingente internazionale Kfor di intervenire per rimuoverli: in caso contrario minaccia di procedere in autonomia. Con il rischio evidente di provocare un conflitto aperto con Belgrado. Il Ministro dell'Interno kosovaro Svecla è andato oltre, sostenendo che l'escalation serba stia avvenendo sotto la diretta influenza russa. Il presidente serbo Vucic replica che Occidente e Kosovo stanno complottando per uccidere i manifestanti ed espellere i serbi dalla loro enclave.
27/12/2022
E' febbraio il mese che l'Ucraina intende riservare alla diplomazia: dopo le indiscrezioni su un possibile piano di pace di Kiev tra due mesi, ieri il Ministro degli Esteri Kuleba è andato oltre, parlando di un vertice internazionale in quel periodo, mediato dal segretario Onu Guterres.
Il terreno appare abbastanza scivoloso, se consideriamo che lo stesso Kuleba ha posto come precondizione della presenza russa al summit l'accettazione -da parte di Mosca- di un tribunale sui crimini di guerra. Non che il Cremlino renda le cose più semplici: a Natale Putin aveva detto di essere pronto a negoziati, accusando Zelensky di non volerli. Nei fatti, però, è la Russia a dimostrare di cercare disperatamente risultati sul campo bellico, continuando ad attaccare e bombardare. Questo, a prezzo di mostrare sempre maggiori vulnerabilità: un drone -probabilmente ucraino- è penetrato per seicento chilometri in territorio russo, andando a colpire per la seconda volta la base militare di Engels, nel sud. Tre militari sono morti, e indiscrezioni parlano di diversi bombardieri Tupolev danneggiati. Nel consueto videommessaggio serale il presidente ucraino Zelensky ha affermato che la "situazione nel Donbass è difficile e dolorosa". "Bakhmut, Kreminna e altre aree del Donbass, ora richiedono la massima forza e concentrazione". Sul fronte energetico, dopo il price cap europeo sul gas Mosca -sempre più in difficoltà- offre la carota all'Europa, dicendosi pronta a riprendere le forniture di metano attraverso il gasdotto Yamal. Chi gongola è però il presidente turco Erdogan, che annuncia la scoperta di una riserva di gas da 58 miliardi di metri cubi sotto il Mar Nero.
24/12/2022
La Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti ha approvato una finanziaria da 1,7 trilioni di dollari, all'indomani del via libera del Senato. Il provvedimento, che ora passa alla firma del presidente americano Joe Biden, stanzia 858 miliardi per la difesa e comprende anche 45 miliardi a sostegno dell'Ucraina .Alla Camera, il testo è stato approvato con l'opposizione della maggior parte dei repubblicani, mentre al Senato l'approvazione è stata bipartisan in considerazione dell'attenzione alla difesa. Il via libera è arrivato dopo l'appassionato e storico discorso del presidente ucraino Volodymyr Zelensky al Congresso.
Ha ringraziato il Congresso americano il presidente ucraino Zelensky, per i 45 miliardi di dollari di aiuti destinati a Kiev. "È fondamentale che gli americani siano al nostro fianco in questa lotta", ha scritto Zelensky online, dopo aver riunito gli alti gradi militari. "I nostri obiettivi sono invariati. Questa è la liberazione della nostra terra. Sicurezza per la nostra gente. Ricostruire il nostro Paese dopo gli attacchi russi", ha detto loro Zelensky, che starebbe lavorando a un piano di pace in 10 punti per porre fine alla guerra. L'intenzione è presentarlo tra due mesi, nel primo anniversario dell'invasione russa. Nelle settimane precedenti, l'Ucraina punterebbe a massimizzare la riconquista del territorio, per presentarsi ad un eventuale tavolo negoziale da una posizione di forza. Il Cremlino intanto, non potendo rivendicare successi sul campo, afferma di aver fatto progressi significativi nella demilitarizzazione dell'Ucraina, e cerca disperatamente di riguadagnare terreno nell'est e nel sud del Paese, bombardando otto regioni. Da Mariupol arrivano le immagini dell'ennesimo sfregio degli invasori russi: il bel teatro cittadino, bombardato in primavera con centinaia di civili all'interno che speravano di trovarvi rifugio, viene definitivamente demolito in questi giorni, probabilmente per cancellare ogni prova della strage. Questo dopo la notizia che nel cimitero locale sono state aggiunte diecimila nuove tombe.
23/12/2022
Attesa negli Stati Uniti per il voto del Congresso su un pacchetto di aiuti all'Ucraina da 45 miliardi di dollari, mentre proseguono gli scontri nell'est e nel sud del Paese.
Mentre il presidente ucraino Zelensky ha fatto ritorno a Kiev, sfidando dalla sua capitale il russo Putin - "le nostre forze stanno marciando verso la vittoria", ha detto Zelensky, il segretario di Stato americano Blinken ha discusso la proposta di pace ucraina con i colleghi G7. Blinken ha definito la proposta di Zelensky "un buon inizio". Il Cremlino intanto, non potendo rivendicare successi sul campo, afferma di aver fatto progressi significativi nella demilitarizzazione dell'Ucraina, e cerca disperatamente di riguadagnare terreno nell'est e nel sud del Paese, bombardando otto regioni. Sei civili sono rimasti uccisi e 18 sono stati feriti. Bakhmut e Lyman sono le due città dove si registrano gli scontri più aspri. Da Mariupol arrivano invece le immagini dell'ennesimo sfregio degli invasori russi: il bel teatro cittadino, bombardato in primavera con centinaia di civili all'interno che speravano di trovarvi rifugio, viene definitivamente demolito in questi giorni, probabilmente per cancellare ogni prova della strage. Questo dopo la notizia che nel cimitero locale sono state aggiunte diecimila nuove tombe. A Putin presto potrebbe mancare la linfa vitale di denaro che ha alimentato la sua aggressione: dopo l'accordo europeo sul tetto al prezzo del gas, il metano è crollato a 82 euro al Megawattora. Cresce invece leggermente il petrolio, dopo l'annunciato calo di produzione proprio da parte della Russia.
22/12/2022
Appare sempre più un tutti contro tutti l'inchiesta Qatargate, dopo che l'avvocato dell'ex-vicepresidente dell'Europarlamento Eva Kaili ha puntato il dito contro il compagno Francesco Giorgi - "lei si fidava di lui, ed è stata tradita", ha detto il legale alla vigilia dell'udienza della politica greca, nella quale si deciderà se prolungarne o meno la detenzione.
L'avvocato della Kaili si dice ottimista su un possibile rilascio oggi. Questo mentre la magistratura belga ha chiesto all'Italia, attraverso Eurojust, di congelare due conti correnti, uno intestato ad Antonio Panzeri, l'altro alla figlia Silvia. I conti fanno parte dei sette acquisiti in esecuzione di un ordine europeo. Panzeri da parte sua avrebbe fatto delle prime ammissioni sul denaro ricevuto, tirando apparentemente in ballo alcuni eurodeputati - in primis Andrea Cozzolino, ma anche Marc Tarabella e Maria Arena, tutti politici che gravitavano intorno alla Ong Fight Impunity. Cozzolino ha reagito, chiedendo alle autorità giudiziarie del Belgio di essere ascoltato. Un altro dei nomi finiti nell'inchiesta, il segretario generale della Confederazione Sindacale Internazionale Visentini è stato sospeso dalla stessa Ituc fino a marzo, in attesa di sviluppi. Lo scandalo si allarga, con la sospensione si un consigliere politico dei socialisti all'Europarlamento, non italiano, assegnato alla Commissione Esteri. E sfiora pure la Commissione Europea, dopo che è stato reso noto che l'ex-Commissario Avramopoulos non solo ha ricevuto compensi da Fight Impunity, ma ha anche incontrato ben nove ex-colleghi Commissari negli ultimi mesi. Per discutere cosa?
21/12/2022
Confermerà un miliardo e ottocento milioni di dollari addizionali in aiuti all'Ucraina il presidente americano Biden, che si appresta ad accogliere alla Casa Bianca l'omologo Zelensky, per una visita storica - la prima di Zelensky fuori dal Paese dopo l'invasione russa.
Punta di diamante degli aiuti sarà il sistema di difesa missilistico Patriot, sempre più cruciale in queste settimane di bombardamenti alle infrastrutture energetiche di Kiev. La mossa si inquadra all'interno di un pacchetto complessivo di aiuti di emergenza all'Ucraina pari a 44 miliardi, sui quali rumoreggia l'opposizione repubblicana. "Sono entusiasta di averti qui", ha twittato Biden, mentre fonti della Casa Bianca hanno reso noto che la decisione di invitare Zelensky è maturata nel momento in cui la guerra sta entrando in una nuova fase. Zelensky è atterrato negli Stati Uniti nel pomeriggio italiano, in un viaggio blindato, cominciato con un primo trasferimento via treno in Polonia: vedrà prima Biden, poi parlerà nella notte italiana al Congresso, che sta lavorando ad una risoluzione per designare la Russia come "Stato aggressore". Subito dopo, farà ritorno a Kiev. E nella guerra di propaganda, non poteva mancare la contronarrazione russa, con Vladimir Putin che ha incontrato i vertici della difesa e ha fatto diversi annunci: a partire da un incremento degli investimenti in difesa, un'espansione dell'esercito, una modernizzazione dell'arsenale nucleare e una riparazione di quello bellico. Putin, tutt'altro che euforico, ha ammesso problemi nel processo di mobilitazione delle truppe. Questo mentre il suo delfino Medvedev volava in Cina per incontrare il presidente Xi Xinping - Mosca ha inaugurato un giacimento di gas in Siberia per rifornire proprio Pechino.
21/12/2022
Tutto pronto a Washington per l'attesa visita del presidente ucraino Zelensky alla Casa Bianca e al Congresso. Una visita che è già stata paragonata a quella che l'allora premier britannico Churchill fece Oltreoceano dopo l'attacco di Pearl Harbor.
"Sono entusiasta di averti qui", ha twittato il presidente americano Biden, mentre fonti della Casa Bianca hanno reso noto che la decisione di invitare Zelensky è maturata nel momento in cui la guerra sta entrando in una nuova fase. Inevitabilmente buona parte della discussione tra i due leader ruoterà intorno alla richiesta ucraina di nuovi armamenti, con in prima linea l'ipotesi di invio dei missili Patriot per la difesa antiaerea, sempre più cruciali in queste settimane di bombardamenti russi alle infrastrutture energetiche di Kiev. Il viaggio di Zelensky avviene tra misure di sicurezza elevatissime, con un primo trasferimento via treno in Polonia e l'apparente utilizzo di un aereo militare americano nel viaggio verso Washington: Zelensky vedrà prima Biden, prima di parlare nella notte italiana al Congresso. Subito dopo, farà ritorno a Kiev. E nella guerra di propaganda, non poteva mancare la contronarrazione russa, con Vladimir Putin che ha incontrato i vertici della difesa e ha fatto diversi annunci: a partire da un incremento degli investimenti in difesa, un'espansione dell'esercito a un milione e mezzo di effettivi, una modernizzazione dell'arsenale nucleare e una riparazione del malandato arsenale bellico. Putin ha ribadito che gli obiettivi in Ucraina saranno raggiunti, mentre il suo delfino Medvedev volava in Cina per incontrare il presidente cinese Xi Xinping - non dopo che Mosca ha inaugurato un giacimento di gas in Siberia per rifornire proprio Pechino.
19/12/2022
Un tetto al prezzo del gas pari a 180 euro al megawattora, inferiore di quasi 100 euro rispetto alla proposta originale della Commissione Europea - intesa per la quale sono stati necessari oltre due mesi di negoziati.
I Ministri dell'Energia europei hanno trovato l'intesa in extremis: "un compromesso equilibrato" tra un prezzo troppo elevato per cittadini ed imprese e "le salvaguardie necessarie" per le forniture, lo ha definito il Ministro dell'Industria ceco e presidente di turno Sikela, garantendo che "il meccanismo non metterà a rischio l'approvvigionamento di gas e la stabilità dei mercati". Nello specifico, il tetto si applicherà dopo tre giorni consecutivi di superamento della soglia stabilita sull'indice Ttf. Il price cap entrerà in vigore il 15 febbraio, e una volta operativo impedirà transazioni sui futures a prezzi che risultino superiori di 35 euro rispetto ad un limite di offerta dinamica, basato sul gas naturale liquefatto. La Germania ha votato a favore, mentre Austria e Olanda si sono astenute. Contraria l'Ungheria. "L'intesa fornisce il segnale che l'Europa non è preparata a pagare qualsiasi prezzo per il gas, ha dichiarato la Commissaria all'Energia Simson, secondo cui "grazie a questo meccanismo l'Unione sarà meglio preparata per la prossima stagione invernale". La Simson ha precisato che Bruxelles resterà pronta a sospendere il price cap, qualora i rischi dovessero superare i benefici. Soddisfatta la premier Meloni, che ha raccolto i frutti del lavoro del predecessore Draghi.
17/12/2022
Avanti con i rialzi dei tassi. La Banca Centrale Europea difende la strada tracciata l'altroieri dalla presidente Lagarde, con il Governatore della Banca di Finlandia Rehn che anticipa già un possibile rialzo di mezzo punto sia a febbraio sia a marzo, lasciando dunque intendere che a inizio primavera il tasso principale di finanziamento toccherà il 3,5%.
Rehn ha evocato Draghi nel giustificare un "whatever it takes" per stabilizzare l'inflazione. Non è tutto: il Governatore della Banca di Francia Villeroy ha affermato che Francoforte "probabilmente accelererà la velocità della stretta monetaria, il quantitative tightening, da luglio". Villeroy ha confermato i rialzi ulteriori dei tassi, che -promette- saranno proporzionati. Strategia che non piace affatto al Governo italiano: dopo il Ministro Crosetto di Fratelli d'Italia, anche il collega Tajani di Forza Italia ha attaccato le mosse di Francoforte. Dove l'Italia appare più debole è sulla ratifica del MES, il fondo salva-Stati - ultimo Paese a doverlo ratificare, con il rinvio della palla in Parlamento per guadagnare tempo e superare le divisioni interne alla maggioranza, il Governo è sempre più isolato e sotto pressione in Europa, dopo il via libera tedesco.
16/12/2022
Non si smorza la polemica a distanza tra Italia e Banca Centrale Europea, dopo l'annuncio della presidente Lagarde di voler proseguire sulla strada dell'innalzamento dei tassi di interesse.
Nelle ultime ore il Ministro degli Esteri Tajani ha criticato la strategia. Questo dopo che il Ministro della Difesa Crosetto è tornato sul tema. Crosetto ha rivendicato di essere stato l'unico a non votare il MES, il fondo salva-Stati, con l'Italia ormai ultimo Paese a non averlo ancora ratificato e in una situazione sempre più scomoda in Europa. Tornando alla BCE, il Governatore della Banca di Francia Villeroy ha affermato che Francoforte "probabilmente accelererà la velocità della stretta monetaria, il quantitative tightening, da luglio". Per il banchiere centrale, che ha difeso insieme ad altri colleghi le decisioni prese ieri dalla BCE, "l'economia della zona euro eviterà" un brusco ribasso e la banca centrale procederà a "rialzi dei tassi proporzionati".
16/12/2022
Tiene ancora banco la polemica a distanza tra Italia e BCE, dopo l'annuncio della presidente Lagarde di voler proseguire sulla strada dell'innalzamento dei tassi di interesse.
Oggi è intervenuto anche il Ministro degli Esteri Tajani. Questo dopo che il Ministro della Difesa Crosetto è tornato sul tema. Crosetto ha rivendicato di essere stato l'unico a non votare il MES, il fondo salva-Stati, con l'Italia ormai ultimo Paese a non averlo ancora ratificato e in una situazione sempre più scomoda in Europa. Tornando alla BCE, il Governatore della Banca di Francia Villeroy ha affermato che Francoforte "probabilmente accelererà la velocità della stretta monetaria, il quantitative tightening, da luglio". Per il banchiere centrale, che ha difeso insieme ad altri colleghi le decisioni prese ieri dalla BCE, "l'economia della zona euro eviterà" un brusco ribasso e la banca centrale procederà a "rialzi dei tassi proporzionati".
16/12/2022
Chiudere sul tetto al prezzo del gas lunedì, riaffrontare la questione migranti in un summit ad hoc a febbraio e avviare -a gennaio- una discussione su un fondo europeo sovrano per la competitività, che aiuti le imprese europee a investire nel Continente.
E' stato un vertice europeo interlocutorio, quello di ieri a Bruxelles, pesantemente oscurato dal Qatargate, che ha animato le discussioni della mattina, quando i 27 leader hanno esaminato le potenziali ricadute dello scandalo sulla credibilità delle istituzioni comunitarie. L'ottimismo per un tetto al prezzo del gas al summit dei Ministri dell'Energia, fra tre giorni, è confermato da un invito esplicito dei leader comunitari nelle conclusioni - insieme ad un invito a finalizzare gli acquisti congiunti. Ieri i pochi risultati concreti si sono registrati sull'approvazione del nono pacchetto di sanzioni alla Russia, come ha spiegato il presidente europeo Michel, e sullo sblocco di tre dossier importanti, dopo la fine del veto polacco: la tassa minima sulle multinazionali, gli aiuti da 18 miliardi all'Ucraina e il parziale congelamento dei fondi di coesione per l'Ungheria. Avviata anche una discussione, che si annuncia complicata, su un fondo sovrano europeo per la competitività, che eviti la deindustrializzazione, sostenga le imprese e contrasti le spinte protezioniste globali. A gennaio le proposte della Commissione, a febbraio un primo summit straordinario, che affronterà anche la questione immigrazione, ieri solo sfiorata con gli attacchi di alcuni Paesi, Olanda in primis, sui movimenti secondari - che portano i migranti dai Paesi di primo approdo come l'Italia a spostarsi illegalmente nel nord Europa.
16/12/2022
Lunghe discussioni, ma vertice assolutamente interlocutorio, quello andato in scena ieri a Bruxelles tra i 27 leader europei - primo summit per la neopremier Meloni.
Un Consiglio Europeo pesantemente oscurato dal Qatargate, che ha animato le discussioni della mattina, quando i 27 leader hanno esaminato preoccupati le potenziali ricadute dello scandalo sulla credibilità delle istituzioni comunitarie. L'ottimismo per un tetto al prezzo del gas al summit dei Ministri dell'Energia, fra tre giorni, è confermato da un invito esplicito dei leader comunitari, contenuto nelle conclusioni - insieme ad un invito a finalizzare gli acquisti congiunti. Ieri i pochi risultati concreti si sono registrati sull'approvazione del nono pacchetto di sanzioni alla Russia e sullo sblocco di tre dossier importanti, in entrambi i casi dopo la fine del veto polacco: la tassa minima sulle multinazionali, gli aiuti da 18 miliardi all'Ucraina e il parziale congelamento dei fondi di coesione per l'Ungheria. Avviata anche una discussione, che si annuncia molto complicata, su un fondo sovrano europeo per la competitività, che eviti la deindustrializzazione, sostenga le imprese e contrasti le spinte protezioniste globali. A gennaio le proposte della Commissione, a febbraio un primo summit straordinario, che affronterà anche la questione immigrazione, ieri solo sfiorata con gli attacchi di alcuni Paesi, Olanda in primis, sui movimenti secondari - che portano i migranti dai Paesi di primo approdo come l'Italia a spostarsi illegalmente nel nord Europa.
16/12/2022
Timidi passi in avanti nella maratona negoziale in corso a Bruxelles, pur senza svolte clamorose. Sull'energia, nelle conclusioni del vertice si ribadisce la necessità di stabilire un meccanismo di correzione del mercato, vale a dire un tetto al prezzo del gas.
Obiettivo chiudere al summit dei Ministri energetici lunedì prossimo. Altra buona notizia: la Polonia ha tolto le sue riserve sull'approvazione della tassa minima globale al 15% sulle multinazionali, sbloccando a cascata non solo questo dossier, ma anche i 18 miliardi in aiuti all'Ucraina e il congelamento di una parte dei fondi di coesione europei per l'Ungheria. Ancora da capire se Varsavia toglierà il suo veto all'atteso nono pacchetto di sanzioni contro la Russia - la Polonia preme soprattutto per non allentare la morsa sui fertilizzanti di Mosca. Si punta a chiudere in serata. Sul fondo sovrano per la competitività, che combatta il rischio deindustrializzazione in Europa, tutto viene rinviato nei fatti ad una proposta della Commissione Europea a gennaio - qui le divisioni sono profonde in merito al finanziamento comune, mentre il Qatargate è chiaramente il convitato di pietra: la presidente dell'Europarlamento Metsola -parlando ai leader europei- ha promesso un ampio pacchetto di riforme anticorruzione il prossimo anno.
15/12/2022
Vertice europeo di un solo giorno ma ricco di temi. Partiamo da quello energetico, perchè qui le conclusioni del summit parlano di "portare urgentemente a termine i lavori sul tetto al prezzo del gas": messaggio per i Ministri di settore che si riuniscono lunedì.
Se la premier italiana Meloni si dice fiduciosa in passi avanti, il cancelliere tedesco Scholz -politicamente all'opposto dell'Italia sulla questione gas- si dice certo che una soluzione si troverà. E ottimista appare anche il premier olandese Rutte. In queste ore si vive anche un piccolo dramma targato Polonia, con Varsavia che ha preso in ostaggio in primis il nono pacchetto di sanzioni contro la Russia, sostenendo che sono presenti troppe eccezioni, e in secondo luogo l'approvazione della tassa minima sulle multinazionali, i 18 miliardi di aiuti all'Ucraina e le sanzioni sui fondi ungheresi. Le diplomazie sono al lavoro, il presidente europeo Michel conta di chiudere in giornata. A Bruxelles intervento video del presidente ucraino Zelensky: "il terrore energetico della Russia deve essere sconfitto in tutte le sue forme", ha detto. In agenda anche la questione migranti, con alcuni Paesi del nord contro l'Italia sui movimenti secondari, ma pure il Qatargate è chiaramente il convitato di pietra: l'Europarlamento sta approntando un piano in dieci punti per combattere la corruzione, e Strasburgo ha dato oggi il via libera al testo che chiede la sospensione immediata di tutti i lavori legislativi relativi al Qatar.
15/12/2022
Ancora la guerra in Ucraina e l'energia saranno protagoniste del summit europeo in programma oggi a Bruxelles - vertice di un solo giorno, preceduto ieri dalla riunione coi Paesi del sud-est asiatico, nel corso della quale l'Europa ha annunciato la mobilitazione di 10 miliardi di euro nell'ambito del Global Gateway, per accelerare gli investimenti infrastrutturali nell'area e contrastare l'avanzata cinese.
Dopo l'ennesima fumata nera sul tetto al prezzo del gas, i 27 dovrebbero mettere pressione sui Ministri dell'Energia per "finalizzare il pacchetto" proposto dalla Commissione. Ormai siamo a due mesi dall'intesa politica, raggiunta a Bruxelles nel precedente summit. La data da cerchiare in rosso sul calendario è quella di lunedì prossimo. Anche il nono pacchetto di sanzioni alla Russia entrerà nel menù, come pure -fanno sapere fonti comunitarie- la questione migranti, con Belgio, Olanda e Austria che vogliono mettere sul tavolo il dossier movimenti secondari. Inevitabile, soprattutto durante l'intervento della presidente dell'Europarlamento Metsola, un dibattito sul Qatargate, dopo la richiesta che Strasburgo si prepara ad avanzare, per una sospensione di tutti i lavori sui fascicoli legislativi relativi a Doha. La risoluzione andrà al voto della plenaria odierna. Difesa europea, relazioni transatlantiche e rapporti con i Balcani completeranno l'agenda del summit.
7/12/2022
Un piano per occupare militarmente il Bundestag, sovvertire il Governo, prendere il potere e instaurare un regime in Germania, sul modello del Deutsches Reich del 1871.
Ha dell'incredibile la maxioperazione di arresti portata avanti in tutta la Germania contro una cinquantina di terroristi e cospiratori, tra i quali si annidavano anche ex-soldati ed ex-componenti delle forze speciali tedesche, guidati dal 71enne principe Heinrich Reiss XIII, presunto leader golpista. Un piano che ha preso forma circa un anno fa, secondo gli investigatori, con ramificazioni persino internazionali, se consideriamo che perquisizioni e arresti sono avvenuti non solo nel Baden-Wuerttemberg e diversi Laender tedeschi, ma pure in Austria e persino in Italia, a Perugia. La rete terrorista-golpista aveva già infiltrato pezzi dello Stato: tra i fermi una giudice di Berlino, già deputata dell'AfD. Ci sarebbe anche una cittadina russa - il Cremlino si è affrettato a negare contatti con il gruppo. Gruppo che pescava non solo nel movimento Reichsbuerger, i Cittadini del Reich, etichetta che identifica la nebulosa di estremisti antisemiti e pangermanici che si rifiutano di riconoscere la legittimità della Repubblica Federale Tedesca, ma anche nella più vasta area dei Querdenker, parenti stretti del movimento americano QAnon, l'estrema destra che nei mesi del lockdown animava le proteste di piazza contro le politiche sanitarie. Il piano estremista prevedeva di colpire le infrastrutture energetiche per paralizzare il Paese, e instaurare un Governo fantoccio. Gli investigatori parlano di un piano senza precedenti.
3/12/2022
60 dollari: il tetto al prezzo del petrolio minaccia ora la macchina da guerra di Putin, creando uno scontro diplomatico tra G7 e Russia che promette di deflagrare nei prossimi giorni.
Il Consiglio Europeo ha formalmente approvato l'introduzione del price cap sul greggio, che riguarderà la commercializzazione via mare del petrolio russo verso Paesi terzi. Il meccanismo prevede il divieto per gli operatori, europei o di Paesi terzi, di usare servizi marittimi comunitari -quali trasporti, assicurazioni, finanziamenti e intermediazioni- nei casi in cui il greggio venisse venduto a un prezzo superiore al tetto fissato. Il "cap" è regolabile e sarà rivisto ogni due mesi. La certezza è che sarà sempre inferiore del 5% rispetto ai prezzi correnti. Fonti europee si sono dette fiduciose che l'alleanza di Paesi aderenti al price cap russo si allargherà oltre i confini del G7, pescando soprattutto in Asia. Una morsa a tenaglia nei confronti di Mosca, che dalla prossima settimana vedrà bloccato anche il 94% dell'export via mare di petrolio verso l'Unione Europea, a causa dell'embargo comunitario. Il 5 febbraio, due mesi dopo, toccherà ai prodotti petroliferi raffinati. Il nervosismo al Cremlino è palpabile: la Russia "non accetterà" il tetto sul petrolio, fanno sapere. Secondo la BBC, Mosca starebbe costruendo una grande base militare a Mariupol, per consolidare la sua presenza. Intanto bombarda senza pietà la città meridionale ucraina di Kherson - distrutti l'aeroporto, un centro oncologico, abitazioni e infrastrutture civili.
3/12/2022
Il primo tangibile effetto è stato quello del calo del prezzo del petrolio, che ieri sera a New York ha chiuso sotto gli 80 dollari al barile.
Più in generale l'intesa sul tetto al prezzo del greggio importato via mare dalla Russia, fissato a 60 dollari al barile dall'Unione Europea, ha ricompattato un fronte euroamericano ultimamente un po' indebolito da frizioni economiche, sotto l'egida allargata del G7. "L'accordo sul price cap al petrolio ridurrà in modo significativo le entrate della Russia, aiuterà a stabilizzare i prezzi globali dell'energia, e sarà regolabile nel tempo", ha detto la presidente della Commissione Von Der Leyen, mentre da Washington l'amministrazione Biden parla di "un mezzo per limitare la macchina da guerra di Putin". Tecnicamente, il tetto riguarderà il divieto per le compagnie europee di assicurare imbarcazioni che trasportano petrolio di Mosca verso Paesi terzi, a meno che questi non accettino il limite dei 60 dollari. Va pure ricordato che da lunedì scatta l'embargo sull'import di greggio russo in Europa. Più lontana invece l'intesa sul tetto europeo al prezzo del gas, serviranno almeno due settimane, mentre Vladimir Putin apre sì a negoziati sull'Ucraina, ma solo per portare a casa quel che rimane dei territori già occupati e annessi con la forza a ottobre. Baruffe tattiche, per il momento, con richieste russe inaccettabili e controrichieste occidentali, sul ritiro delle truppe di Mosca -esplicitate ieri telefonicamente dal cancelliere tedesco Scholz- che difficilmente faranno breccia al Cremlino.
2/12/2022
Arriva in zona Cesarini l'accordo europeo sul tetto al prezzo del petrolio importato via mare dalla Russia. A renderlo noto la presidenza ceca dell'Unione, dopo giorni di serrate trattative, con il price cap fissato a 60 dollari al barile.
Superato il blocco polacco, con Varsavia che spingeva per un tetto più basso in grado di fare realmente male a Putin, considerato l'attuale prezzo del greggio. L'intesa arriva a soli tre giorni dal bando comunitario sul petrolio russo, che scatterà lunedì. Le nuove sanzioni impediranno alle compagnie europee di assicurare le imbarcazioni che trasportano petrolio di Mosca verso Paesi terzi, a meno che questi non accettino il prezzo dettato dal G7. Intanto, sul fronte diplomatico, Vladimir Putin cerca una via d'uscita che gli consenta di non perdere la faccia dopo oltre nove mesi di guerra fallimentare. Putin si è detto disponibile a colloqui sull'Ucraina, a condizione però che gli Stati Uniti riconoscano come territorio della Federazione Russa le quattro regioni annesse a inizio ottobre. Putin ha avuto un colloquio telefonico di un'ora con il cancelliere tedesco Scholz, nel quale ha nuovamente attaccato l'Occidente, definendo distruttiva la linea Nato, basata sul potenziamento dell'arsenale di Kiev. E ha definito gli attacchi missilistici russi in Ucraina "una risposta inevitabile agli attacchi provocatori di Kiev contro le infrastrutture civili russe". Scholz da parte sua ha condannato gli attacchi russi contro le infrastrutture civili ucraine, ed è tornato a spingere per una soluzione diplomatica. Che cominci col ritiro delle truppe di Mosca.
25/11/2022
Si tratta a livello europeo, per arrivare ad un piano d'azione sui migranti. L'Italia, dopo la crisi diplomatica con Parigi, osserva con attenzione le manovre a Bruxelles, facendo filtrare soddisfazione per la bozza di un piano d'azione, presentata lunedì dalla Commissione.
"Segnale di grande attenzione per le nostre esigenze, ma la situazione impone di agire con tempestività", fanno sapere da Roma. Meno conciliante la posizione transalpina, che non cede: "se l'Italia non prende le navi e non accetta la legge del mare e del porto più sicuro non c'è motivo che i Paesi che fanno i ricollocamenti siano Francia e Germania, che sono quelli che accolgono le navi e sono gli stessi che accolgono direttamente i migranti da Africa e Asia" - così il Ministro dell'Interno Darmanin. Getta acqua sul fuoco la presidenza di turno ceca, secondo cui le tensioni tra Roma e Parigi sono acqua passata. Lato Commissione Europea, Bruxelles ha fatto filtrare nelle ultime ore l'intenzione di presentare un altro piano d'azione, questa volta relativo alla rotta balcanica, al fine di gestire i flussi migratori nel Mediterraneo orientale. La Commissaria agli Affari Interni Johansson ostenta sicurezza: "il meccanismo volontario di redistribuzione dei migranti funziona, ma va aumentata la velocità". Mentre il suo collega e vicepresidente Schinas apre al codice di condotta delle Ong. "La questione non è fuori dal tavolo. Dobbiamo lavorare con le Ong, ma lo dobbiamo fare in un modo ordinato, che rispetti anche i nostri Stati membri".
25/11/2022
Un piano d'azione per gestire i flussi migratori nel Mediterraneo Orientale, analogamente a quanto fatto per quello Centrale.
E' l'orientamento su cui sta lavorando in questi giorni la Commissione Europea, secondo quanto fatto filtrare nel giorno del vertice straordinario dei Ministri dell'Interno sull'Immigrazione. Questo, alla luce del fatto che è proprio la rotta balcanica quella maggiormente sotto pressione in Europa. Il summit odierno dovrà in primo luogo allentare le tensioni tra Italia e Francia, dopo il caso Ocean Viking. La Commissaria agli Affari Interni Johansson ha però smorzato facili entusiasmi, definendo il vertice odierno interlocutorio, in vista di un incontro a dicembre, nel corso del quale si attendono decisioni concrete. Così si spera, almeno. La Johansson ha fatto intravedere come possibile obiettivo l'implementazione di un meccanismo di solidarietà per la redistribuzione dei migranti, mentre ha fatto intravedere un certo scetticismo sull'ipotesi di un codice di condotta per le Ong.
23/11/2022
Quarantotto ore dopo la presentazione di un piano in venti punti per gestire i flussi migratori in Europa, ennesimo tentativo di dotarsi di una politica comune efficace 25 anni dopo l'entrata in vigore del Regolamento di Dublino, la questione migranti ricompare alla plenaria dell'Europarlamento di Strasburgo, con il vicepresidente della Commissione Schinas che invoca un approccio sistemico e completo sull'immigrazione.
"Serve un accordo europeo", ha aggiunto Schinas, avvertendo: "senza intesa sul patto comunitario siamo senza paracadute".
23/11/2022
Prezzo del gas in crescita e di fatto senza interesse per il 'price cap' proposto ieri dalla Commissione Europea. Sul mercato di Amsterdam il future sul gas con consegna a dicembre ha chiuso la seduta a 119 euro, in aumento. Domani riunione dei Ministri europei dell'Energia.
Un price cap sul gas che scatterebbe solo nel caso in cui il prezzo superasse i 275 euro per megawattora per ben due settimane sull'indice Ttf, e nel caso in cui il differenziale tra il prezzo sul Ttf e quello globale del gas naturale liquefatto risultasse pari o superiore a 58 euro per dieci giorni di transazioni. E' questo il succo della proposta presentata ieri -con notevole ritardo- dalla Commissione Europea, che lascia molto perplessi i fautori della misura di contenimento del prezzo del metano. "Un segnale", riassume il Commissario agli Affari Economici Gentiloni, tradendo una certa disillusione verso la misura, difesa invece dalla sua collega all'Energia Simson. La verità, è stato già calcolato, è che a queste condizioni un simile tetto non sarebbe scattato neppure in estate, quando il gas sfondò i 300 euro. A Strasburgo si è parlato, ma solo in modo interlocutorio, anche di manovra italiana.
22/11/2022
E' arrivato dunque dopo una gestazione di ben un mese il parto della proposta di price cap da parte della Commissione Europea.
Premettiamo subito che appare molto lontano dall'idea di tetto al prezzo del gas proposta originariamente dal Governo Draghi, in quanto prevede condizioni realmente straordinarie: il price cap europeo sul gas, nella proposta di Bruxelles che finirà dopodomani al vaglio dei Ministri dell'Energia, scatterebbe solo quando il prezzo superasse i 275 euro per megawattora per due settimane sull'indice Ttf, e quando lo spread tra il prezzo Ttf e quello globale del Gnl fosse pari o superiore a 58 euro per dieci giorni di transazioni". "Un segnale", riassume il Commissario agli Affari Economici Gentiloni, tradendo una certa disillusione verso la misura, difesa invece dalla sua collega all'Energia Simson, secondo cui la proposta prevede un massimale di prezzo fisso, necessario per evitare procedure decisionali farraginose. "La nostra proposta deve rispettare la sicurezza dell'approvvigionamento", dice. La verità, è stato già calcolato, è che se questo price cap fosse già stato in vigore in estate, non sarebbe scattato neppure ad agosto, quando i prezzi del gas sfondarono i 300 euro - in quanto accadde solo per quattro giorni. A Strasburgo si è parlato anche di manovra italiana, con Gentiloni che stima un arrivo del testo a Bruxelles tra mercoledì e giovedì, e un giudizio della Commissione in calendario il prossimo mese.
15/11/2022
Riconoscimento della necessità di una soluzione europea al dossier migranti ma -per dirla con l'Alto Rappresentante Europeo Borrell- la discussione di ieri è stata solo un inizio, che non ha portato a decisioni concrete. L'Italia porta al tavolo dei Ministri degli Esteri europei la questione, dopo giorni di scontri -anche aspri- con Parigi sugli sbarchi delle navi delle Ong.
Tutto però sembra rimandato a un vertice straordinario dei Ministri dell'Interno - che l'Italia vorrebbe allargare anche ai responsabili diplomatici. Il Ministro Tajani ha affrontato il dossier con la sottosegretaria francese agli Affari Europei Boone, definendo positivo il confronto a due. Questo mentre la Commissione ha confermato che Bruxelles è al lavoro su un piano d'azione delle migrazioni - il dossier sarà affrontato in un summit straordinario dei Ministri dell'Interno. "Abbiamo messo sul tavolo una piattaforma di solidarietà volontaria. L'Italia ne è la prima beneficiaria, con Francia e Germania che hanno provveduto ai primi ricollocamenti", ha spiegato una portavoce della Commissione, che stima in 117 i migranti ricollocati da Roma verso altri Paesi. Da Bruxelles arriva anche un "no" secco all'ipotesi di differenziare il trattamento tra le navi delle Ong e le altre imbarcazioni - l'obbligo di salvare vite in mare è chiaro e inequivocabile, a prescindere dalle circostanze, fanno sapere. E, sul fronte degli arrivi, le ultime cifre di Frontex stimano oltre 275mila ingressi illegali alle frontiere esterne europee nei primi dieci mesi dell'anno, +73%. La rotta più trafficata non è però quella del Mediterraneo Centrale, bensì -come evidenziato da Tajani- quella balcanica, che registra quasi la metà degli ingressi.
14/11/2022
I toni al tavolo dei Ministri degli Esteri comunitari non sono stati di frattura. La volontà di tutti è stata cercare e trovare una soluzione comune. Il vicepremier Tajani ha riassunto così la prima discussione sul dossier migranti, inserito da Roma nell'agenda del summit, dopo giorni di scontro con Parigi.
L'Alto Rappresentante europeo Borrell ha brevemente accennato al dossier migranti, liquidandolo con un "ne abbiamo discusso, continueremo a farlo, ma fin qui nulla di concreto". Questo mentre la Commissione ha confermato che Bruxelles è al lavoro su un piano d'azione delle migrazioni - il dossier sarà affrontato in un summit straordinario dei Ministri dell'Interno. "Abbiamo messo sul tavolo una piattaforma di solidarietà volontaria. L'Italia ne è la prima beneficiaria, con Francia e Germania che hanno provveduto ai primi ricollocamenti", ha spiegato una portavoce della Commissione, che stima in 117 i migranti ricollocati da Roma verso altri Paesi. Da Bruxelles arriva anche un "no" secco all'ipotesi di differenziare il trattamento tra le navi delle Ong e le altre imbarcazioni - l'obbligo di salvare vite in mare è chiaro e inequivocabile, a prescindere dalle circostanze, fanno sapere. E, sul fronte degli arrivi, le ultime cifre di Frontex stimano oltre 275mila ingressi illegali alle frontiere esterne europee nei primi dieci mesi dell'anno, +73%. La rotta più trafficata non è però quella del Mediterraneo Centrale, bensì -come evidenziato anche da Tajani- quella balcanica, che registra quasi la metà degli ingressi.
14/11/2022
Si è concluso poco fa il vertice dei Ministri degli Esteri europei. L'Alto Rappresentante europeo Borrell ha brevemente accennato al dossier migranti, liquidandolo con un "ne abbiamo discusso, continueremo a farlo, ma fin qui nulla di concreto".
Questo mentre la Commissione ha confermato che Bruxelles è al lavoro su un piano d'azione delle migrazioni - il dossier sarà affrontato in un summit straordinario dei Ministri dell'Interno. "Abbiamo messo sul tavolo una piattaforma di solidarietà volontaria. L'Italia ne è la prima beneficiaria, con Francia e Germania che hanno provveduto ai primi ricollocamenti. C'è la necessità che la solidarietà continui e questo sta accadendo", ha spiegato una portavoce della Commissione, che stima in 117 i migranti ricollocati da Roma verso altri Paesi. Da Bruxelles arriva anche un "no" secco all'ipotesi di differenziare il trattamento tra le navi delle Ong e le altre imbarcazioni - l'obbligo di salvare vite in mare è chiaro e inequivocabile, a prescindere dalle circostanze, fanno sapere. E, sul fronte degli arrivi, le ultime cifre di Frontex stimano oltre 275mila ingressi illegali alle frontiere esterne europee nei primi dieci mesi dell'anno, con un balzo del +73%. La rotta più trafficata non è però quella del Mediterraneo Centrale, ma -come sentivate poc'anzi da Tajani- quella balcanica, che registra quasi la metà degli ingressi.
14/11/2022
Dura reazione dell'Iran all'annuncio di nuove sanzioni da parte dell'Unione Europea. "Consigliamo agli Stati europei di evitare di utilizzare i diritti umani come strumento e agire nel quadro della diplomazia, poiché le sanzioni sono le carte bruciate che non funzionano in questo Paese", ha detto il portavoce del Ministero degli Esteri iraniano.
Le sanzioni all'Iran al centro del vertice dei Ministri degli Esteri europei, con l'Italia che porterà nella discussione anche il dossier migranti, in attesa di un possibile vertice straordinario dedicato dei Ministri dell'Interno. "Oggi adotteremo un nuovo pacchetto di sanzioni contro i responsabili della repressione dei manifestanti in Iran. Ho parlato ieri con il ministro iraniano di questo, dell'accordo sul nucleare, del sostegno militare alla Russia che deve essere fermato", ha dichiarato l'Alto Rappresentante europeo Borrell, che ha anticipato come la missione di addestramento europea per 15mila soldati ucraini "sarà operativa entro due settimane e sarà basata in Polonia". Ma è sulla questione migranti che si annunciano scintille, sull'asse Roma-Parigi. La sottosegretaria francese agli Affari Europei Boone ha messo nero su bianco la posizione di Parigi. "Farò un richiamo" alla necessità "dell'unità dell'Unione Europea, della responsabilità per le vite umane e della solidarietà tra gli europei. E ne approfitterò per ringraziare i Paesi che aiutano la Francia ad accogliere i rifugiati", ha aggiunto. Il Ministro degli Esteri Tajani avrà un confronto con la stessa Boone prima, e più tardi con la presidente dell'Europarlamento Metsola.
14/11/2022
L'Italia porterà la questione migranti oggi al vertice dei Ministri degli Esteri europei, in attesa che la presidenza ceca dell'Unione organizzi un summit straordinario dei titolari degli Interni, per riportare coordinamento in una crisi che si fa sempre più divisiva.
Ad annunciarlo il Ministro Tajani, che non ha risparmiato critiche a Parigi. Tajani ha teso la mano alla Francia: "il problema va affrontato al livello europeo. Siamo pronti a parlare con i francesi, sono i francesi che hanno reagito in modo sproporzionato". La verità però è che da Oltralpe non arrivano affatto segnali concilianti. Anzi: "la signora Meloni è già la grande perdente di questa vicenda", attacca il portavoce del Governo Veran, confermando che Parigi non accoglierà le oltre 3000 persone sbarcate in Italia, "di cui 500 entro fine anno" nel quadro del meccanismo di solidarietà. Proprio oggi la Francia siglerà una tregua con la Gran Bretagna sul dossier dei migranti che attraversano la Manica. I due Paesi firmeranno un'intesa che prevede una maggiore azione di pattugliamento delle coste transalpine per prevenire le partenze, in cambio di un incremento dei fondi stanziati da Londra per aiutare le autorità francesi a contrastare il traffico di esseri umani. All'Italia arrivano anche le critiche tedesche, con l'ambasciatore Ebling che -via social- fa presente come le Ong abbiano salvato oltre il 10% dei migranti sopravvissuti alle tragedie in mare. E quindi il loro impegno umanitario merita riconoscenza e appoggio.
13/11/2022
Primo esame europeo per il Governo Meloni al vertice dei Ministri degli Esteri comunitari, in attesa che la presidenza ceca dell'Unione convochi un summit ad hoc dei Ministri dell'Interno sulla questione migranti.
E' la Farnesina a rendere noto che il Ministro Tajani porterà nel dibattito il punto sulla cooperazione in materia di flussi migratori. Lo stesso Tajani, intervenendo a Rai 3, attacca così la Francia, con cui la crisi è aperta. Lato Parigi, il portavoce del Governo Veran conferma che la Francia non accoglierà le oltre 3000 persone sbarcate in Italia, "di cui 500 entro fine anno" nel quadro del meccanismo di solidarietà. Véran ha messo nel mirino la premier Meloni, definendola "la grande perdente in questa situazione". E contro l'Italia, seppure in modo più velato, si schiera la Germania, che critica la linea dura intrapresa dal Ministro Piantedosi contro le Ong. "Nel 2022 oltre 1300 le persone sono morte o disperse nel Mediterraneo. Un 12% dei sopravvissuti sono stati salvati dalle ONG. Il loro impegno umanitario merita la nostra riconoscenza e il nostro appoggio", ha scritto su Twitter l'ambasciatore tedesco Ebling. L'Italia appare isolata tra i grandi Paesi dell'Europa occidentale, dopo che anche la Spagna ha abbandonato Roma. E il Ministro degli Esteri lussemburghese Asselborn avverte: "sul dossier immigrazione leggeremo le reali intenzioni del neoeletto Governo italiano su quanta Europa vuole".
13/11/2022
Si allargano le frizioni in Europa sui migranti, e l'Unione corre ai ripari, mettendo in cantiere un vertice straordinario dei Ministri dell'Interno nella seconda metà di novembre.
L'impressione è che -al di là della crisi ormai aperta tra Italia e Francia- la fiammella prodotta dai casi recenti come l'Ocean Viking rischi di riaccendere tensioni mai sopite tra i Paesi mediterranei e quelli del nord e dell'est Europa. In una dichiarazione congiunta, Italia, Malta, Cipro e Grecia -tutti Paesi di primo ingresso nel Mediterraneo- definiscono "increscioso e deludente" il mancato rispetto degli accordi sulla relocation dei migranti. "Purtroppo -scrivono in una nota- il numero di impegni di relocation assunti dagli Stati partecipanti rappresenta solo una frazione molto esigua del numero effettivo di arrivi irregolari". Il meccanismo, aggiungono le quattro capitali, si è dimostrato "lento" per alleviare la pressione sui Paesi "di prima linea". Dalle capitali del sud Europa l'invito alle Ong a "rispettare" la "cornice giuridica internazionale sulle operazioni di search and rescue". Questo mentre la Ministra degli Esteri francese Colonna, in un'intervista, ha espresso fortissima delusione per la crisi con l'Italia sui migranti - "Roma non rispetta né il diritto internazionale, né il diritto marittimo", afferma. Il fallimento delle politiche migratorie a livello europeo richiederà dunque un nuovo tentativo di coordinamento attraverso un vertice straordinario, che potrebbe varare un piano di azione comune - intanto domani la crisi sarà affrontata dai Ministri degli Esteri comunitari.
9/11/2022
Maggiore flessibilità nei piani di aggiustamento fiscali. E' questo l'orientamento mostrato dalla Commissione Europea nella proposta di riforma del patto di stabilità, in vista della sua ripresa nel 2024.
Regole di bilancio semplificate, centrate sul rispetto di un unico indicatore di spesa pubblica; un approccio pluriennale per assicurare gli aggiustamenti necessari dei conti salvaguardando la capacita' di investimento degli Stati; niente 'golden rule' generalizzata per escludere certi investimenti dalla valutazione del taglio dei deficit, ma flessibilita' per i Paesi che devono fronteggiare situazioni eccezionali - tutto ciò in cambio di una sorveglianza europea piu' stretta, che preveda il ricorso effettivo al rispetto degli impegni di riduzione del debito e di realizzazione delle riforme. Il Commissario agli Affari Economici Gentiloni: "tutti riconoscono che la regola di riduzione del debito attuale è irrealistica. la discussione su come modificarla non sarà semplicissima sperando in un successo rapido". "Questo Patto di stabilità e crescita intelligente produrrà risultati, grazie a maggiori responsabilità e meccanismi di applicazione più forti", così la presidente della Commissione Von Der Leyen. E se il Ministro degli Esteri Tajani propone un ulteriore rinvio di un anno, quello per gli Affari Europei Fitto chiede maggiore flessibilità sugli investimenti. Tra i rigoristi, se l'Olanda apre alla riforma del patto, purchè i controlli siano efficienti, la Germania aspetta le trattative tra Paesi, e chiede regole di bilancio unitarie. Si annunciano mesi di intensi negoziati.
9/11/2022
Piani personalizzati e modellati sui singoli Paesi per il rientro nei parametri di Maastricht, anzichè regole uniformi per tutti. E sanzioni più credibili e automatiche, in caso di deviazione dagli obiettivi prefissati.
Sarebbe questo l'orientamento della Commissione Europea sulla riforma del patto di stabilità, che dovrebbe entrare in vigore nel 2024, al termine di mesi di negoziati che si annunciano molto complicati. Secondo le ultime indiscrezioni, i Paesi dovranno presentare piani quadriennali, indicando i percorsi di riduzione del debito - oltre che riforme e investimenti in linea con le priorità comunitarie. Questo farà da preludio ad un negoziato vero e proprio con Bruxelles. I Paesi con debito superiore al 90%, come l'Italia, dovranno impegnarsi in un percorso decennale che porti a un calo del debito in maniera continuativa, all'interno di un lasso temporale variabile da quattro fino a un massimo da sette anni. Dovrebbe dunque sparire la camicia di forza, peraltro mai applicata, della riduzione di un ventesimo del debito in eccesso ogni anno. E dovrebbero venire fissati tetti annuali alla spesa primaria da rispettare - questo sarà l'unico indicatore a venir osservato su base annua dalla Commissione. La maggiore flessibilità si accompagnerebbe però ad un maggiore automatismo nelle sanzioni, soprattutto per lo sforamento del parametro del deficit. Sanzioni che dovrebbero essere più basse, inferiori all'attuale 0,2% del Pil - e così più credibili. Sanzioni anche reputazionali, senza ripercussioni finanziarie, ma con la richiesta al Ministro delle Finanze del Paese sotto esame di partecipare a un'audizione parlamentare per presentare i piani di aggiustamento.
8/11/2022
E' una conferma dell'impegno sul fronte ambientale da parte dell'amministrazione Biden, quella che l'inviato per il clima della Casa Bianca Kerry porta alla Cop27 in corso in Egitto. Proprio nel giorno in cui l'America vota per le elezioni di Midterm, Kerry ha rinnovato l'impegno di Biden a "continuare ciò che Wahington sta facendo", indipendentemente dall'esito elettorale. "La maggior parte di ciò che si sta facendo non può essere cambiata. Il mercato ha deciso di fare il necessario per rispondere alla crisi climatica".
La presidente della Commissione Von Der Leyen ha invece rivendicato i progressi comunitari in materia di sostenibilità - "non stiamo solo riducendo la nostra dipendenza dai combustibili fossili russi, ma stiamo accelerando in modo massiccio l'introduzione delle rinnovabili. La capacità rinnovabile aggiuntiva dell'Unione è destinata a più che raddoppiare quest'anno", ha detto, nelle stesse ore in cui veniva reso noto che il presidente europeo Michel -con cui vive una malcelata rivalità- la invita ad accelerare sulla presentazione della proposta relativa al pacchetto energia. Ad oltre due settimane dal vertice europeo, Michel esorta la Commissione a fare proposte urgenti su price cap dinamico del gas e piattaforma comune per gli acquisti. Infine, il cancelliere tedesco Scholz ha invitato l'Egitto a rilasciare il prigioniero politico Alaa Abdel Fattah, per evitare "un esito mortale" dello sciopero della fame che sta portando avanti da sette mesi. La sorella Sanaa ha dichiarato in un'intervista che l'uomo, di nazionalità britannica ed egiziana, è ormai in fin di vita, le sue condizioni stanno peggiorando.
5/11/2022
Il G7 chiede per l'ennesima volta alla Russia di mettere fine all'invasione in Ucraina, ammonendo contro il rischio di un'escalation atomica. Gli Stati Uniti incrementano ancora gli aiuti a Kiev. Si è giocata su questo doppio binario la giornata diplomatica ieri a Muenster, alla riunione dei Ministri degli Esteri dei Sette Grandi.
"Ogni giorno che passa in questa guerra è un giorno di troppo", ha detto la Ministra tedesca Baerbock, chiudendo i lavori, nel corso dei quali gli Stati Uniti hanno annunciato che invieranno in Ucraina altri 400 milioni di aiuti militari e creeranno un quartier generale in Germania per l'assistenza alla sicurezza, che sovrintenderà a tutti i trasferimenti di armi e all'addestramento militare. Il consigliere per la sicurezza nazionale americana, Jake Sullivan, ha incontrato a Kiev il presidente ucraino Zelensky, per ribadire il fermo sostegno di Washington all'Ucraina. Il G7 ha infine creato anche un meccanismo di coordinamento per aiutare Kiev a ripristinare e difendere le sue infrastrutture critiche. Sul campo, regna invece una certa confusione nel territorio meridionale occupato dai russi, con un coprifuoco totale prima annunciato e poi smentito a Kherson, la linea del fronte più calda. Vladimir Putin intanto annuncia la mobilitazione complessiva di 318mila nuove truppe, non si sa quanto realmente addestrate, e mostra tutti i limiti del suo esercito, abolendo la legge che vieta l'arruolamento dei cittadini condannati per reati gravi.
4/11/2022
Fermare subito l'aggressione russa in Ucraina. Insieme al ritiro di tutte le forze di Mosca e dell'equipaggiamento militare dal territorio occupato. Il G7 dei Ministri degli Esteri ribadisce per l'ennesima volta la richiesta al Cremlino della cessazione delle ostilità, a oltre otto mesi dall'invasione, mettendo in guardia Putin da un'ulteriore escalation del conflitto, armi nucleari incluse.
"Ogni giorno che passa in questa guerra è un giorno di troppo", ha detto la Ministra degli Esteri tedesca Baerbock, chiudendo i lavori, nel corso dei quali gli Stati Uniti hanno annunciato che invieranno in Ucraina altri 400 milioni di aiuti militari e creeranno un quartier generale in Germania per l'assistenza alla sicurezza, che sovrintenderà a tutti i trasferimenti di armi e all'addestramento militare. I Sette Grandi hanno creato un meccanismo di coordinamento per aiutare Kiev a ripristinare e difendere le sue infrastrutture critiche. Il summit ha infine esortato la Russia a prolungare l'accordo che consente il passaggio sicuro delle spedizioni di grano dall'Ucraina. Questo mentre la controversa visita del cancelliere tedesco Scholz in Cina ha portato ad un primo risultato diplomatico, con Berlino e Pechino che si sono dette contrarie all'uso di qualsiasi arma nucleare nella guerra in Ucraina. Sul campo, regna invece una certa confusione nel territorio meridionale occupato dai russi, con un coprifuoco totale prima annunciato e poi smentito a Kherson, la linea del fronte più calda. Vladimir Putin intanto annuncia la mobilitazione complessiva di 318mila nuove truppe e mostra tutti i limiti del suo esercito, abolendo la legge che vieta l'arruolamento dei cittadini condannati per reati gravi.
28/10/2022
Si profila già un possibile scontro all'orizzonte tra Elon Musk e l'Unione Europea, dopo l'annuncio ufficiale dell'acquisizione di Twitter da parte del magnate americano.
"In Europa l'uccellino volerà secondo le nostre regole", lo ha freddato -proprio via Twitter- il Commissario al Mercato Interno Breton. Breton rispondeva all'ennesima comunicazione stravagante di Musk - "l'uccellino è libero", aveva annunciato qualche ora prima sul social. Il riferimento di Breton è al Digital Service Act varato in primavera, per regolamentare lo spazio web. E, come se non bastasse, Breton ha postato un video di cinque mesi fa, nel quale il Commissario compare con Musk, pronto a dargli praticamente ragione su tutto e a mettersi al servizio delle iniziative europee. Molto più terremotato l'ingresso dello stesso Musk in Twitter, con il licenziamento immediato di quattro top manager, tra cui il ceo Agrawal, il cfo Segal, il responsabile degli affari legali Gadde e il general counsel Edgett. Uno di loro è stato letteralmente scortato fuori dalla sede. Musk potrebbe ora autonominarsi ceo di Twitter: a preoccupare la sua intenzione di renderlo sempre di più un social con piena libertà di parola per gli utenti. Un primo segnale potrebbe essere la riammissione dell'ex-presidente americano Trump - con tutti i rischi di incitamento a odio e violenza che abbiamo già visto in passato.
25/10/2022
Trasformare con urgenza in misure concrete e operative la lista di desiderata che i 27 leader hanno messo nero su bianco venerdì: i Ministri dell'Energia comunitari si riuniscono oggi a Lussemburgo, per avviare un iter rapido che dovrebbe concludersi con un nuovo summit a metà novembre.
Il successo si misurerà sugli acquisti comuni di gas, sul quale il consenso è praticamente raggiunto e che dovrebbero partire a breve, seppur su quantità limitate al 15% degli stoccaggi. Altri obiettivi il nuovo benchmark del gas, e soprattutto il varo di un corridoio dinamico del prezzo del metano, eredità di Mario Draghi, sul quale la Commissione dovrà presto uscire allo scoperto, con proposte relative a numeri o percentuali massime di oscillazione. Il presidente europeo Michel ha stimato in due o tre settimane il tempo per chiudere l'intesa. Sullo sfondo, la buona notizia del calo del prezzo del gas ieri sul mercato di Amsterdam, con una chiusura a 99 euro al Megawattora, -12% rispetto a venerdì. Siamo tornati a giugno, in termini di valori, grazie ad un mix di riempimento degli stoccaggi, temperature miti e segnali politici da Bruxelles. Per l'Italia farà il suo esordio oggi il neo Ministro dell'Ambiente Pichetto, che sarà accompagnato dal suo predecessore Cingolani, in qualità di consulente. Nelle sue prime dichiarazioni, Pichetto ha detto di essere favorevole alla sperimentazione del nucleare di nuova generazione per far fronte alla crisi energetica.
24/10/2022
Crisi energetica, Ucraina, economia e migrazioni: nel primo faccia a faccia con un leader europeo la neopremier Meloni ha messo sul piatto tutti i dossier caldi di questo autunno.
L'Europa, con gli Stati Uniti, costituisce il terreno di gioco sul quale i Paesi alleati misureranno l'affidabilità del nuovo Governo, dopo le recenti esternazioni di Berlusconi e le mai digerite simpatie filoputiniane di Salvini. Il Ministro degli Esteri Tajani, già in missione giovedì a Bruxelles per calmare le acque, ha ribadito ieri una volta di più l'impegno del nuovo esecutivo a lavorare con Unione Europea e Nato. Il tempo è poco, e i dossier abbondano: già domani i Ministri dell'Energia comunitari dovranno dare consistenza al pacchetto deciso venerdì al Consiglio Europeo. Appuntamento cruciale, anche perchè sarà il primo vero banco di prova sulla reale intenzione dei 27 di imporre un qualche tetto al prezzo del gas, introdurre un benchmark alternativo di riferimento e far partire gli acquisti congiunti. In forse la partecipazione del neoMinistro dell'Ambiente Pichetto, potrebbe andare ancora Cingolani, in qualità di advisor del Governo. Buona parte del lavoro del nuovo esecutivo sarà di natura economica, tra obiettivi del Pnrr da portare a termine e una manovra da presentare entro fine novembre a Bruxelles. Per la premier Meloni diversi appuntamenti internazionali da qui a fine anno: il G20 di novembre in Indonesia, il Consiglio Europeo di dicembre, e una possibile visita in Ucraina.
22/10/2022
Cina e guerra in Ucraina hanno concluso ieri un summit europeo che porta a casa risultati importanti soprattutto sul pacchetto energetico.
La Cina è stata al centro della discussione dei 27 leader, con il premier Draghi che ha riassunto a nome di tutti: "con Pechino non dobbiamo ripetere gli errori fatti con la Russia". Stop quindi alle dipendenze europee, sì a un riposizionamento dei rapporti geostrategici. Sull'Ucraina invece il focus è stato tutto sull'esplorare nuovi strumenti per finanziare la ricostruzione del Paese. Oltre al sostegno economico comunitario, prende peso l'ipotesi di utilizzare parte degli asset confiscati a Mosca. Ma -dicevamo- il pacchetto energetico resta il prodotto più tangibile del vertice, con la richiesta di decisioni urgenti su acquisti congiunti di gas, due tipologie di price cap - una con una sorta di corridoio temporaneo del prezzo, la seconda sul modello iberico, un nuovo indice complementare al Ttf, una riforma del mercato dell'elettricità, fino alla mobilitazione di tutti gli strumenti utili a proteggere cittadini e imprese. Nelle dichiarazioni post-vertice, il cancelliere tedesco Scholz ha sfumato la questione del price cap, affermando che l'unico obiettivo è limitare i picchi. Ora bisogna procedere a mettere in pratica le decisioni prese "alla massima velocità possibile" per continuare a far scendere i prezzi del gas, garantire le forniture e stabilizzare i mercati, ha aggiunto il presidente francese Macron.
21/10/2022
Si chiude in un clima di intesa il vertice europeo di Bruxelles. Nella seconda giornata fari puntati sulla politica estera, con la Cina in primo piano, e l'invito a non ripetere gli stessi errori geopolitici fatti con la Russia.
Sul conflitto ucraino, c'èi l mandato alla Commissione a "studiare proposte" per poter usare i fondi statali sequestrati a Mosca per aiutare Kiev. Il risultato più importante però riguarda il pacchetto energetico, con la richiesta di decisioni urgenti su acquisti congiunti di gas, due tipologie di price cap - una con una sorta di corridoio temporaneo del prezzo, la seconda sul modello iberico, un nuovo indice complementare al Ttf, una riforma del mercato dell'elettricità, fino alla mobilitazione di tutti gli strumenti europei utili a proteggere cittadini e imprese. Nelle dichiarazioni post-vertice, il cancelliere tedesco Scholz ha sfumato la questione del price cap, affermando che l'unico obiettivo è limitare i picchi. Ora bisogna precedere a mettere in pratica le decisioni prese "alla massima velocità possibile" per continuare a far scendere i prezzi del gas, garantire le forniture e stabilizzare i mercati, ha aggiunto il presidente francese Macron.
21/10/2022
Si è concluso il vertice europeo, che ha vissuto il suo apice stanotte, con l'approvazione del pacchetto energetico.
"Abbiamo sempre detto che la risposta alla crisi deve essere europea, dobbiamo preservare l'unità dei nostri Paesi, essenziale per imporre la massima pressione sulla Russia". Così il premier Draghi in conferenza stampa ha commentato l'intesa, sottolineando come "occorra preservare il mercato unico, impedire il rischio di instabilità finanziaria. Il pacchetto accoglie tutte le proposte dell'Italia", ha chiosato Draghi, che vede possibile già nelle prossime settimane una decisione operativa al proposito da parte dei Ministri dell'Energia e dell'Ecofin. Sia Draghi, sia la presidente della Commissione Von Der Leyen hanno notato come i prezzi del gas stiano già scendendo dopo l'accordo notturno, e questo dimostra anche la forte componente speculativa. Il cancelliere tedesco Scholz da parte sua ha sfumato la questione: sul gas "vogliamo limitare i picchi, non è un 'cap'. Non pensiamo che in un mercato globale possiamo dire dove dovrebbero essere i prezzi", ha detto, aggiungendo che Berlino continuerà la sua relazione molto buona con l'Italia. Il presidente francese Macron si è detto pronto a lavorare con la futura premier Meloni, al tavolo del vertice europeo. Infine, da Bruxelles un avvertimento sulla Cina, oggetto di questa seconda giornata di vertice: con Pechino "non dobbiamo ripetere gli errori fatti con la Russia", ha avvertito Draghi, facendosi portavoce dell'opinione comune dei 27.
21/10/2022
C'è stato anche tempo per il saluto dei 27 leader al premier uscente Mario Draghi, in questa seconda giornata di vertice europeo, principalmente incentrata sui temi di politica estera: in primo piano le azioni comuni sulla guerra in Ucraina, i rapporti con la Russia e nuove possibili sanzioni, oltre alle relazioni con la Cina -punto da cui si è partiti- Paese partner ma sempre più rivale sullo scacchiere internazionale.
La mattina dopo l'intesa sul pacchetto energetico, arrivato nella notte, fa registrare la soddisfazione della delegazione italiana, che fa presente come -al di là della futura e complicata implementazione- Roma sia riuscita a far mettere nero su bianco su un documento europeo alcuni taboo fin qui invalicabili, quali il tetto al prezzo del gas o un embrione di meccanismo comune per proteggere cittadini e imprese. Certo, resta da definire e approvare misure concrete sperabilmente nel prossimo mese, in un contesto sempre più difficile, ma l'impressione è che si lasci un'eredità importante al prossimo Governo. Draghi ha avuto un bilaterale con il cancelliere tedesco Scholz stamattina, ed è stato festeggiato dai colleghi in apertura di giornata con un applauso. "L'Europa è un concetto rilevante per tutti i nostri Paesi. Tutti guardano all'Unione come a una fonte di sicurezza, stabilità e pace: dobbiamo tenerlo a mente come stella polare per il futuro", questo il messaggio di commiato di Draghi.
21/10/2022
Si riparte dalla politica estera questa mattina alla seconda giornata del summit europeo, con la guerra in Ucraina e i rapporti con Russia e Cina in primo piano.
Nella notte, lo ricordiamo, raggiunta l'intesa sul capitolo energia, il primo punto delle trattative. Un accordo di compromesso che soddisfa apparentemente tutti, e che traccia una roadmap con dei capitoli precisi: i 27 chiedono a Ministri dell'Energia ed esecutivo comunitario di presentare urgentemente decisioni concrete su acquisti congiunti di gas per un volume equivalente al 15% delle necessità di stoccaggio, un nuovo benchmark complementare entro inizio 2023 che rifletta più accuratamente le condizioni di mercato, e soprattutto - sia un corridoio di prezzo temporaneo e dinamico sulle transazioni di gas naturale, sia un quadro temporaneo di tetto al prezzo del gas usato nella generazione di elettricità. Progressi anche su solidarietà ed efficienza energetica, fino alla mobilitazione di tutti gli strumenti europei utili a proteggere cittadini e imprese. "E' andata bene", così il premier Draghi ha accolto le conclusioni. Tutto però ora dipenderà dalla velocità progettuale e di approvazione delle singole misure in campo, il premier belga stimava stamattina al massimo tre settimane, per far sì che il prossimo inverno non si trasformi in una Caporetto energetica, con impatti su costi delle bollette e forniture di gas.
21/10/2022
Intesa alla maratona negoziale del summit europeo, dunque. Un accordo di compromesso che soddisfa tutti, e che -al di là ancora di una certa vaghezza, apre una strada.
"Prevalgono unità e solidarietà. Si è concordato di lavorare su misure per contenere i prezzi dell'energia per famiglie e imprese", ha annunciato nel cuore della notte il presidente europeo Michel: il testo finale è stato limato nei minimi dettagli: i 27 chiedono a Ministri dell'Energia ed esecutivo comunitario di presentare urgentemente decisioni concrete su acquisti congiunti di gas per un volume equivalente al 15% delle necessità di stoccaggio, un nuovo benchmark complementare entro inizio 2023 che rifletta più accuratamente le condizioni di mercato, e soprattutto - sia un corridoio di prezzo temporaneo e dinamico sulle transazioni di gas naturale, sia un quadro temporaneo di tetto al prezzo del gas usato nella generazione di elettricità. Progressi anche su solidarietà ed efficienza energetica, fino alla mobilitazione di tutti gli strumenti europei utili a proteggere cittadini e imprese. "E' andata bene", così il premier Draghi ha accolto le conclusioni, secondo le prime indiscrezioni, mentre il presidente francese Macron fornisce una prima roadmap, annunciando per inizio novembre il meccanismo concreto sul tetto al prezzo del gas e per le prossime settimane una proposta comune su un meccanismo di garanzia sul modello Sure. Più cauto il cancelliere tedesco Scholz: "su nuovo debito comune indagheremo ciò che è possibile fare", ha detto. Insomma, sicuramente passi in avanti, sicuramente non così decisi e netti considerata l'urgenza dell'inverno in arrivo e una guerra in corso, ma si è evitato lo stallo.
21/10/2022
"Il Consiglio europeo ha raggiunto un'intesa sull'energia. Prevalgono unità e solidarietà. Si è concordato di lavorare su misure per contenere i prezzi dell'energia per famiglie e imprese". Così, nel cuore della notte, il presidente europeo Michel.
L'accordo è stato trovato al termine di una maratona negoziale di una decina di ore, con un testo finale limato nei minimi dettagli, che sembra ricalcare in buona parte le ultime proposte della Commissione. I 27 chiedono a Ministri dell'Energia ed esecutivo comunitario di presentare urgentemente decisioni concrete su acquisti congiunti di gas per un volume equivalente al 15% delle necessità di stoccaggio, un nuovo benchmark complementare entro inizio 2023 che rifletta più accuratamente le condizioni di mercato, soprattutto - sia un corridoio di prezzo temporaneo e dinamico sulle transazioni di gas naturale, sia un quadro temporaneo di tetto al prezzo del gas usato nella generazione di elettricità. Progressi su solidarietà ed efficienza energetica, fino alla mobilitazione di tutti gli strumenti europei utili a proteggere cittadini e imprese. "E' andata bene", così il premier Draghi ha accolto le conclusioni, secondo le prime indiscrezioni, mentre il presidente francese Macron annuncia per inizio novembre il meccanismo concreto sul tetto al prezzo del gas e per le prossime settimane una proposta comune su un meccanismo di garanzia sul modello Sure. Più cauto il cancelliere tedesco Scholz: "su nuovo debito comune indagheremo ciò che è possibile fare", ha detto. "Il focus è ovviamente sui fondi che abbiamo già", ha chiosato. Insomma, sicuramente passi in avanti, non così netti e decisi come speravano l'Italia e altri Paesi, ma un risultato di compromesso che lascia aperte diverse porte.
21/10/2022
L'Europa verso l'ennesimo rinvio sul tetto al prezzo del gas, con il premier Mario Draghi -al suo ultimo summit- che fa trapelare tutta la sua irritazione.
Non è esattamente uno spettacolo di unità quello andato in scena nella prima giornata di vertice, nella speranza che la notte di trattative porti consiglio. Secondo quanto fatto filtrare dall'entourage di Palazzo Chigi, Draghi è tornato a ribadire nel suo intervento l'importanza di un price cap e della riforma del mercato elettrico. Per toccare anche sensibilità più nordiche, ha lanciato un appello a salvaguardare il mercato interno comunitario, attraverso l'istituzione di un fondo -con una dotazione sufficiente- per finanziare gli investimenti e mitigare i prezzi. L'accusa di Draghi ai Paesi che si oppongono al tetto è pesante: così si è finanziata la guerra di Putin, provocando al contempo la recessione. La giornata non si era aperta nel modo più conciliante, con il muro tedesco-olandese da una parte, e l'ammissione implicita del presidente francese Macron di una Germania autoisolatasi, a conferma di un un motore franco-tedesco in panne, incapace di trainare l'Europa fuori dal guado della crisi energetica. Il rischio è che alla fine si approvino le misure più semplici, come gli acquisti congiunti di gas, vendendole come successi, rinviando per l'ennesima volta le decisioni più difficili. Quelle dove si misura per davvero l'unità europea.
20/10/2022
Obiettivo: abbassare il costo del gas. Resta complicata la missione dei 27 leader europei per arrivare ad una qualche sorta di tetto al prezzo del metano, da calibrare nella migliore delle ipotesi nei prossimi giorni.
Gli schieramenti sono chiari: da un lato un gruppo di 15 e più Paesi, in primis Italia e Francia, che spingono per politiche comuni, dall'altro un forte blocco di minoranza, capeggiato da Germania e Olanda, che preferisce negoziare con i fornitori. Se il premier Draghi lavora dietro le quinte per strappare un ultimo successo politico su un dossier che insegue da marzo, il presidente francese Macron è stato più esplicito: "servono meccanismi di tetto al prezzo del gas, meccanismi che disaccoppino i prezzi di gas ed elettricità, e acquisti congiunti europei effettivi", ha detto Macron, evidenziando come non sia affatto positivo che la Germania si isoli su questo dossier. "Serve preservare l'unità europea", ha insistito. Ma le bozze di conclusioni sul price cap vengono continuamente riscritte, evidenziando uno scontro intraeuropeo. Il muro tedesco-olandese resta: "gli strumenti" per far abbassare i prezzi del gas "devono essere discussi intensamente perché devono funzionare, nessuno vuole rimanere senza energia", ha detto il cancelliere tedesco Scholz, che ha chiuso per l'ennesima volta all'ipotesi di nuovi finanziamenti comuni anticrisi: "il Recovery Fund è un opportunità finanziaria molto forte, e la gran parte del denaro non è stato ancora speso", ha chiosato.
20/10/2022
"Obiettivo - ridurre i prezzi del gas". Ha fatto leva sul minimo comun denominatore il presidente europeo Michel, aprendo due ore fa il vertice comunitario che dovrà chiarire una volta per tutte cosa l'Unione intenda fare sul price cap. Michel ha reso chiaro l'obiettivo di bilanciare le diverse posizioni in campo. Posizioni che vedono -sottotraccia- una frattura tra Parigi e Berlino, schierate su fronti diversi.
Esplicito il presidente francese Macron, che ha posto l'accento sulla necessità di preservare l'unità europea. "Non è positivo che la Germania si isoli, né per se stessa né per l'Europa", ha detto Macron, fautore di un tetto al prezzo del gas, di acquisti congiunti e anche di meccanismi di garanzia e prestiti. Il muro tedesco-olandese però resta: "gli strumenti" per far abbassare i prezzi del gas "devono essere discussi intensamente perché devono funzionare, nessuno vuole rimanere senza gas", ha detto il cancelliere tedesco Scholz. Dietro le quinte, si muove il premier Draghi, al suo ultimo summit, per spuntare un successo diplomatico che insegue da mesi: nel suo messaggio di commiato alle rappresentanze diplomatiche, Draghi ha insistito sull'importanza di Europa e Nato come capisaldi della nostra politica estera. E ha insistito sulla credibilità conquistata dall'Italia - tema delicato dopo le parole di Berlusconi su Russia e Ucraina, che hanno movimentato la giornata di Antonio Tajani a Bruxelles. Sia il presidente dei Popolari Weber, sia la presidente dell'Europarlamento Metsola hanno dato copertura politica a Tajani.
20/10/2022
Si annuncia una lunga notte di trattative qui a Bruxelles, per trovare un'intesa su una qualche forma di riduzione del prezzo del gas che vada bene a tutti.
Una maggioranza di Paesi, Italia inclusa, spinge per una qualche forma di tetto. Germania e Olanda, ma non solo, continuano a opporre resistenza. L'ultima bozza di conclusioni circolata appare abbastanza fumosa, con i 27 leader che nei fatti incaricherebbero Ministri e Commissione Europea di portare avanti con urgenza i lavori per varare misure sulla base delle proposte dell'esecutivo comunitario, valutandone l'impatto e tenendo conto dei diversi mix energetici e delle circostanze nazionali. Tra queste misure, compare l'ormai celebre "corridoio dinamico temporaneo dei prezzi sulle transazioni di gas naturale". Anche stamattina il cancelliere Scholz ha frenato, parlando al Bundestag: "i prezzi del gas devono scendere, non c'è dubbio. Ma un price cap imposto per legge comporta sempre il rischio che i produttori di gas vadano a vendere altrove e che noi europei non riceviamo più gas, ma di meno". Insomma, settimane di trattative e summit, ma i passi in avanti sembrano ancora minimi. Sul dossier Iran invece negoziati molto più rapidi: il nuovo pacchetto di sanzioni comunitarie contro Teheran, per la vendita di droni e armamenti a Mosca, sarà pubblicato oggi nella Gazzetta Ufficiale europea.
20/10/2022
Non sarà un vertice semplice, quello che si apre oggi a Bruxelles, per arrivare a una strategia comune contro la crisi energetica: se è vero che le bozze circolate ieri sulle conclusioni del summit incrementano l'ottimismo su un tetto temporaneo al prezzo del gas, Germania e Olanda promettono battaglia.
Andiamo con ordine: "esaminare un price cap temporaneo e dinamico alle transazioni del gas naturale per limitarne i prezzi". Questa una delle misure presenti nelle bozze, che confermano l'intenzione di varare una piattaforma di acquisti comuni di metano entro l'inizio del 2023, introdurre misure di solidarietà, e un nuovo benchmark di riferimento del prezzo del gas alternativo al Ttf. L'obiettivo è arrivare ad un via libera politico, che in tempi rapidi porti a misure operative. Ma gli ostacoli restano: l'Olanda sarebbe ancora riluttante sia al tetto sul prezzo del gas, sia all'idea di un nuovo strumento di debito comune per fare fronte al caro energia. Nella serata di ieri è stata confermata anche la contrarietà tedesca su entrambi i punti, con le solite motivazioni: timore di perdere le forniture, e la quantità di denaro europeo già stanziato per la ripresa post-pandemica. Intanto è stato reso noto che il cancelliere Scholz e il premier Draghi avranno un bilaterale domani. Da tenere d'occhio anche le probabili nuove sanzioni europee contro l'Iran, per la vendita dei droni alla Russia. Proprio contro Mosca si stanno mobilitando diversi Paesi baltici e dell'Est, che chiedono un nuovo round di misure punitive per l'aggressione condotta in Ucraina.
18/10/2022
In un contesto di calo dei consumi di gas in Europa che fa ben sperare, con il metano giù di oltre il 15% sia ad agosto sia a settembre, la Commissione presenta oggi l'atteso pacchetto di proposte in vista del vertice europeo che si apre dopodomani a Bruxelles.
Secondo le ultime indiscrezioni, due sono sostanzialmente i pilastri della comunicazione: un tetto al prezzo del gas dinamico e temporaneo, da far scattare a certe condizioni e quando si superano determinati livelli. E una piattaforma per acquisti congiunti di metano, che serva a riempire almeno il 15% degli stoccaggi. Se le bozze saranno confermate, non si tratta della svolta radicale che l'Italia e altri Paesi chiedevano, quanto piuttosto il minimo comun denominatore individuato per unire posizioni molto distanti. La Commissione intende anche sviluppare un nuovo indice di prezzo per il gas naturale liquefatto, alternativo a quello del Ttf di Amsterdam. E vuole puntare sul taglio dei consumi, con l'introduzione di un'allerta, quando necessario, per rendere obbligatoria la riduzione del 15%. Queste indiscrezioni sono bastate a far chiudere in forte ribasso ad Amsterdam il future del gas, in calo del 10% e ai minimi da fine giugno. L'attesa è alta, anche perchè le prime bozze di conclusioni del summit disegnano un certo grado di convergenza con la Commissione. Da Berlino infine arriva la notizia che il cancelliere Scholz ha deciso: le tre centrali nucleari ancora operanti funzioneranno fino a metà aprile. Boccone amaro da digerire per i Verdi, al Governo con lui.
17/10/2022
Un tetto dinamico al prezzo del gas nell'Unione e limiti obbligatori sulle fluttuazioni dei prezzi giornalieri. La Commissione proporrà ufficialmente nelle prossime ore una soluzione di compromesso per limitare impennate dei prezzi del metano, cercando di mediare tra tutte le sensibilità in gioco.
Bruxelles intende anche sviluppare un nuovo indice di prezzo per il gas naturale liquefatto, alternativo a quello del Ttf di Amsterdam. E, soprattutto, vuole "dotare l'Unione degli strumenti giuridici per l'acquisto congiunto di gas", prevedendo "una partecipazione obbligatoria degli Stati all'aggregazione della domanda per almeno il 15% del volume di riempimento dello stoccaggio". Identica percentuale, ma per un altro dossier, quello del taglio dei consumi: Bruxelles si dice pronta a far scattare un'allerta comunitaria, se necessario, per rendere obbligatoria la riduzione del 15%. Le indiscrezioni sulle proposte della Commissione si sono sovrapposte a quelle sulla bozza di conclusioni del summit, che si inseriscono nello stesso solco, pur con qualche differenza. I 27 parlano di esplorare un corridoio dinamico dei prezzi per il gas naturale, fin quando non sarà stabilito un benchmark - e aggiungono l'opportunità di valutare la possibilità di un quadro temporaneo per limitare il prezzo del gas nella produzione elettrica.
17/10/2022
Dopo i progressi annunciati dalla presidente della Commissione Von Der Leyen al termine di un weekend di consultazioni, emergono le prime anticipazioni sulle proposte che l'esecutivo comunitario presenterà all'antivigilia del vertice europeo giovedì. Non si tratta di grandi fughe in avanti, come l'Italia e altri Paesi chiedevano, ma è un primo passo, che dovrà comunque vedere l'approvazione dei 27 leader.
In primis l'atteso tetto al prezzo del gas. Bruxelles non lo propone nei termini chiesti da Draghi, ma in una versione più diluita - vale a dire, un price cap dinamico e temporaneo, che impedisca un'eccessiva volatilità dei prezzi e picchi estremi sul mercato dei derivati energetici. La Commissione propone anche "di dotare l'Unione degli strumenti giuridici per l'acquisto congiunto di gas", per "coordinare il riempimento" degli stock, e prevedere "una partecipazione obbligatoria degli Stati all'aggregazione della domanda per almeno il 15% del volume di riempimento dello stoccaggio". Infine, la proposta di sviluppare un nuovo indice di prezzo per il gas naturale liquefatto, alternativo a quello del Ttf di Amsterdam. Le indiscrezioni sulle proposte della Commissione si sono sovrapposte a quelle sulla bozza di conclusioni del summit, che si inseriscono nello stesso solco, pur con qualche differenza. I 27 parlano di esplorare un corridoio dinamico dei prezzi per il gas naturale, fin quando non sarà stabilito un benchmark - e aggiungono l'opportunità di esplorare un quadro temporaneo per limitare il prezzo del gas nella produzione di elettricità. Identità di vedute con la Commissione su acquisti congiunti di gas, mentre i leader puntano anche a negoziare forniture con partner affidabili.
14/10/2022
Sostegno incrollabile all'Ucraina, impegno a ricostituire le scorte di armamenti, e un'intesa a 15 su uno scudo missilistico europeo. La riunione dei Ministri della Difesa Nato produce una spinta in avanti sul fronte militare, alle soglie di un inverno ricco di incognite.
La Nato sosterrà l'Ucraina "per tutto il tempo necessario", "forniremo più sistemi di difesa aerea a Kiev", ha ribadito il segretario generale Stoltenberg. Che sferza: i Paesi Nato dovrebbero "utilizzare maggiormente la capacità produttiva" esistente di armamenti e "investire di più per espanderla", sia per ricostituire le scorte di armi, sia per "continuare a sostenere" l'Ucraina. Stesso ritornello da Washington: gli Stati Uniti Uniti non solo "si aspettano" che gli alleati spendano il 2% del Pil nella difesa, ma che "vadano oltre", ha tagliato corto il segretario americano Austin. Per intanto c'è da segnalare la lettera d'intenti siglata da 14 alleati Nato più la Finlandia, per sviluppare un sistema europeo di difesa area e missilistica, su iniziativa della Germania. Vi partecipa la Gran Bretagna, l'Italia al momento non è nel gruppo ma potrà unirsi successivamente. La guerra incalza, e così la ministeriale Nato ha fatto anche il punto sui rifornimenti militari a Kiev, con tute militari imbottite, missili, batterie e lanciatori in partenza per il fronte. L'incubo atomico resta sullo sfondo, ma Stoltenberg rassicura: "le circostanze in cui la Nato potrebbe usare le armi nucleari sono estremamente remote", anche in caso di attacco russo in Ucraina.
13/10/2022
Un quarto di possibilità che la crescita mondiale possa scendere sotto quota 2% il prossimo anno. L'ultimo allarme, in ordine temporale, lo lancia da Washington la direttrice dell'FMI Georgieva, che parla di "un'incertezza che resta eccezionalmente alta" e avverte - "siamo in tempo per evitare la recessione, ma il sentiero è stretto".
Per la Georgieva, la priorità delle priorità resta l'inflazione, che definisce "una tassa per i più deboli". E proprio l'inflazione ha scatenato sorpresa sui mercati, con la crescita dei prezzi negli Stati Uniti a settembre rimasta sopra le attese degli analisti, al +0,4% su base mensile. "I prezzi restano alti", ha commentato amaro il presidente Biden. Questo spalanca le porte ad un nuovo maxi-rialzo dei tassi, pari a tre quarti di punto, da parte della Fed a novembre. Venendo alla Penisola, la nuova stima di Bankitalia prevede una discesa graduale proprio dell'inflazione il prossimo anno, a patto però che si stabilizzino i prezzi dell'energia e si attenuino le strozzature lato offerta. Le stime indicano un'inflazione al 6,5% nel 2023 e poco sopra il 2% l'anno successivo. Via Nazionale rivede al ribasso anche le stime della crescita italiana - il prossimo anno prevista a +0,3%, sul crinale della recessione. Infine, una riunione dell'Eurogruppo è prevista domani a Washington: prospettive economiche, rischi derivanti dalla guerra, crisi energetica e alti livelli di inflazione nel menù, alla presenza della segretaria al Tesoro americana Yellen.
12/10/2022
Verso una soluzione comune sui prezzi dell’energia. Il vertice informale dei Ministri comunitari a Praga avrebbe parzialmente colmato le distanze -ancora ampie- tra i Paesi membri.
Una buona base di partenza in vista del vertice europeo in programma la prossima settimana Bruxelles, in attesa delle proposte della Commissione, martedì. L’obiettivo è arrivare a un accordo politico a livello di leader, da perfezionare in un successivo incontro dei Ministri energetici. Il segnale interessante è che tutti i 27 Paesi hanno firmato un documento congiunto, nel quale si esplicita l’obiettivo di applicare un tetto massimo o un corridoio al prezzo del gas sul mercato all’ingrosso. La Commissaria Simson ha anticipato che Bruxelles proporrà di negoziare i prezzi direttamente con i fornitori. Germania e Olanda, intanto, in un precedente documento, avevano sì aperto ad acquisti comuni di gas per gli stoccaggi, ad un tetto al gas russo via gasdotto e a un indice più rappresentativo, ma su base volontaria, rispetto al Ttf, il mercato all’ingrosso del gas. Ma avevano frenato sul price cap generale. In sintesi: resta molto lavoro da fare, ma si intravvede una strada per uscire dal continuo e paranoico ricatto russo, tra Gazprom che sogna un’Europa incapace di sopravvivere all’inverno e Putin che minaccia di non fornire energia ai Paesi che imporranno il price cap. Segno che Mosca ora teme davvero quel tetto proposto mesi fa da Mario Draghi.
12/10/2022
Lo sforzo di riduzione dei prezzi energetici passa anche dal G7, in una traiettoria che si proietta già al vertice europeo della prossima settimana a Bruxelles.
"Abbiamo discusso delle azioni per ridurre i prezzi dell'energia", anticipa la presidente della Commissione Von Der Leyen, confermando il lavoro sotterraneo dell'esecutivo comunitario in vista del summit. Dagli uffici del Berlaymont bocche cucite: i portavoce fanno solo trapelare che le proposte che arriveranno sul tavolo dei leader guarderanno non solo alla riduzione della domanda, ma anche a un intervento sui prezzi, oltre che ad interventi addizionali. Il premier Draghi da parte sua, dopo la strigliata che avrebbe fatto la settimana scorsa proprio alla Von Der Leyen, è tornato a sottolineare come, nonostante la diversificazione delle fonti energetiche i prezzi restino troppo alti, e serva unità dei sette Grandi. A livello europeo, come ha sottolineato la Commissaria all'Energia Simpson, è scesa poco sopra quota 7% la dipendenza dal gas russo, mentre il Ministro della Transizione Ecologica Cingolani, che oggi limerà a Praga con i colleghi continentali la strategia da seguire, rassicura: "sul gas "abbiamo messo in sicurezza il Paese, dovremmo fare una stagione invernale tranquilla".
8/10/2022
Un obiettivo comune. Ridurre il prezzo del gas. Ma ancora tante, troppe domande su come raggiungerlo. Lascia più interrogativi che certezze il vertice europeo informale di Praga.
Tutti gli sguardi sono ora rivolti a quello in programma a Bruxelles dopo metà ottobre. Si attendono nuove proposte della Commissione. La presidenza ceca parla di un avvicinamento ad una soluzione comune. Ma il premier Draghi a porte chiuse ha sferzato gli altri leader: "serve una scelta. E' in gioco l'unità europea". Davanti ai microfoni, Draghi si è mostrato più ottimista. La verità è che sul tavolo ci sono troppe ricette: ad esempio chi, come l'Italia, punta a una qualche forma di tetto al prezzo del gas, e chi invece, come la Germania, ha margine di manovra fiscale per tagliare le bollette, e teme ripercussioni sulle forniture. "Ogni intervento rivolto ai prezzi sul mercato solleva interrogativi sulla sicurezza dell'approvvigionamento, dobbiamo discutere queste cose con molta attenzione", ha avvertito il cancelliere Scholz a proposito del price cap, bocciando pure l'idea di un modello Sure, con emissione di debito comune, per fronteggiare la crisi energetica, come proposto dai Commissari Gentiloni e Breton. La presidente della Commissione Von der Leyen rassicura: "i nostri stock di gas sono pieni al 90%", e vede emergere consenso sull'idea di acquisti comuni del gas. Ma solo dopo l'inverno.
7/10/2022
Avanti piano, con l'obiettivo di chiudere il cerchio sul contenimento dei prezzi energetici -gas su tutti- tra due settimane a Bruxelles.
Il premier Draghi dà appuntamento al prossimo vertice europeo, il suo ultimo, per sbloccare l'impasse. Resta -evidente- lo scoglio tedesco. "Ogni intervento rivolto ai prezzi sul mercato solleva interrogativi sulla sicurezza dell'approvvigionamento, dobbiamo discutere queste cose con molta attenzione", avverte il cancelliere Scholz a proposito del price cap, bocciando l'idea di un modello Sure, con emissione di debito comune, per fronteggiare la crisi energetica, come proposto dai Commissari Gentiloni e Breton - proposta appoggiata poco prima proprio da Draghi. "Ci sono ancora 600 miliardi di Recovery Fund da spendere", taglia corto Scholz. La presidente della Commissione Von der Leyen, dopo una stoccata proprio alla Germania sulla necessità di evitare la frammentazione del mercato unico, rassicura: "i nostri stock di gas sono pieni al 90%", e vede emergere consenso sull'idea non solo di un tetto al prezzo del gas, ma anche di acquisti comuni, per spuntare tariffe migliori. Senza fretta, però: solo dalla primavera. Dal presidente francese Macron infine una speranza: l'Europa attiverà "meccanismi" di "solidarietà finanziaria" per l'energia.
7/10/2022
Si è chiuso come previsto senza intese sul gas il vertice europeo di Praga - tutte le avvisaglie erano ben presenti dal mattino, quando la presidente della Commissione Von Der Leyen aveva raffreddato ogni aspettativa. La nuova scadenza cui tutti guardano è quella del vertice del 20 ottobre a Bruxelles.
"C'è la determinazione comune per mobilitarci e la nostra comune ambizione è ridurre i prezzi del gas: dobbiamo progredire sulle misure necessarie in tempo per il prossimo summit", ha riassunto il presidente europeo Michel. Ottimista il premier Draghi, che proprio tra due settimane presenzierà al suo ultimo vertice: "sull'energia le cose si stanno muovendo. La Commissione presenterà al Consiglio una proposta in cui i tre elementi - diminuire i prezzi, avere un elemento di solidarietà nel meccanismo e riformare il mercato dell'elettricità - ci saranno", ha spiegato il premier, che ha dato un endorsement politico alla proposta dei Commissari Gentiloni e Breton per una riproposizione del piano di emissione di debito comune sul modello Sure, per fronteggiare la crisi energetica - il problema è che la Von Der Leyen oggi ha nei fatti cassato l'ipotesi, puntando a preservare l'uniformità del mercato unico. Sul tetto al prezzo del gas appare ancora evidente l'ostilità tedesca, con il cancelliere Scholz che avverte: "ogni intervento rivolto ai prezzi sul mercato solleva interrogativi sulla sicurezza dell'approvvigionamento, quindi dobbiamo discutere queste cose con molta attenzione". Media la Francia: per il presidente Macron, l'Unione attiverà "meccanismi" di "solidarietà finanziaria" per l'energia.
1/10/2022
Si ferma il flusso di gas russo verso l'Italia, come annunciato da Eni, che ha comunicato che le forniture di metano attraverso il Tarvisio si sono azzerate.
Gazprom afferma di non poter confermare i volumi di gas richiesto, vista l'impossibilità di fornirlo attraverso l'Austria. Problema significativo: se da un lato è vero che le forniture russe al nostro Paese sono ormai inferiori al 10%, grazie alla diversificazioni dei Paesi di provenienza - l'Algeria è uno di questi, cui si aggiungerà presto l'Egitto, dall'altro la guerra intraeuropea agli approvvigionamenti potrebbe complicare le cose. Intanto Eni dice di essere al lavoro con Gazprom per riattivare i flussi, in quello che appare un copione già visto - lato russo. Insospettisce il fatto che Vienna starebbe continuando a ricevere gas da Mosca. Perchè non prosegue verso l'Italia? Più a nord, la società di gestione di Nord Stream 2 ha riferito che è finita la fuga di gas dalla condotta, iniziata dopo le esplosioni dei giorni scorsi nel mar Baltico. "Il sabotaggio dei gasdotti Nord Stream è una minaccia per l'Unione. Siamo determinati a proteggere le nostre infrastrutture critiche. Ne parleremo al prossimo vertice di Praga", ha annunciato il presidente europeo Michel. E la presidente della Commissione Von Der Leyen spinge per formare un'Unione dell'energia. "La crisi è grave. E richiede dall'Europa una risposta comune, che permetta di ridurre i costi per famiglie e imprese", ha detto, ricordando gli ultimi risultati del vertice sull'energia, ma ammettendo che bisogna fare d più. Il tetto al prezzo del gas aspetta ancora.
30/9/2022
Va in scena nelle sontuose sale del Cremlino l'ultimo atto della farsa voluta da Vladimir Putin nelle quattro regioni invase dall'esercito russo, poi annesse con referendum illegali - mai riconosciuti dalla comunità internazionale.
"Le persone che vivono nel Lugansk, nel Donetsk, a Kherson e Zaporizhzhia diventano nostri cittadini per sempre", ha detto Putin, aprendo la cerimonia di firma dei trattati di annessione. Non senza minacciare: "difenderemo la nostra terra con tutti i mezzi a nostra disposizione". Quella che doveva essere una Blitzkrieg di soli tre giorni, mirata alla conquista di tutta l'Ucraina, si risolve così nell'occupazione militare di quattro regioni, con un referendum finto, dalle percentuali improbabili, condotto puntando i fucili contro gli elettori. Anzichè riconoscere il fallimento dell'intera "operazione speciale" Putin tira dritto e finge di aprire a negoziati con Kiev, sapendo benissimo che la precondizione -cedere a Mosca i territori invasi- è inaccettabile. E così, in previsione di un conflitto che andrà a inasprirsi, Putin torna ad agitare lo spetto dell'atomica: "gli Stati Uniti sono il solo Paese ad aver usato le armi nucleari due volte, ed hanno creato un precedente", ha detto, pre-giustificando un possibile -seppur improbabile- attacco nucleare. E così, tra orgoglio nazionalistico, rivendicando il ritorno a potenza della Russia dopo i tragici anni '90, accuse al mondo anglosassone di aver sabotato i gasdotti Nord Stream, il no al modello occidentale cui proprio l'oligarchia russa si era così ben adattata, il dittatore russo trova spazio anche per una condanna contro le diciture genitore 1 e 2, in opposizione a madre e padre.
30/9/2022
E' una partita complicata quella che si gioca oggi al tavolo dei Ministri europei dell'Energia, tra ambizioni comuni e fughe in avanti nazionali.
L'inusuale e accorato appello del premier Draghi -ieri- a tenere il Continente unito di fronte all'emergenza energetica, evitando divisioni a seconda dello spazio nei bilanci nazionali, va letto in quest'ottica. Il nervosismo è palpabile, al di là della solita Ungheria che minaccia veti non appena si parla di nuove sanzioni energetiche contro Mosca. La Commissione lancia segnali contrastanti: prima rinuncia all'imposizione di un tetto generalizzato sul prezzo del gas, come chiesto da 15 Paesi tra cui l'Italia, poi in un non paper propone di negoziare coi singoli fornitori dei prezzi ragionevoli, infine -con la Commissaria all'Energia Simson- circoscrive il tetto al prezzo del gas russo. La discussione planerà quasi certamente sul tavolo dei leader europei nei due vertici di ottobre, ma intanto sono iniziate le fughe in avanti. Nel giorno in cui l'inflazione in Germania è tornata al 10% dopo oltre 70 anni, il cancelliere Scholz ha annunciato che Berlino non solo cancellerà il previsto contributo in bolletta sul gas, che sarebbe scattato a ottobre, ma introdurrà addirittura un tetto sui prezzi per cittadini e imprese. La differenza rispetto al costo di mercato la pagherà lo Stato, fino a un massimo di 200 miliardi, da finanziare attraverso il Fondo per l'Economia e la Stabilizzazione, eredità della crisi pandemica. Sostanzialmente si creerà un debito pubblico ombra, separato dal bilancio pubblico, finanziandosi sui mercati.
29/9/2022
L'inversione a U arriva dopo giorni di intensi negoziati tra i leader del tripartito al Governo in Germania.
Il cancelliere tedesco Scholz ha annunciato che Berlino non solo cancellerà il previsto contributo in bolletta sul gas, che sarebbe scattato a ottobre, ma introdurrà addirittura un tetto calmierato sui prezzi per cittadini e imprese. La differenza rispetto al costo di mercato la pagherà lo Stato, fino a un massimo di ben 200 miliardi, da finanziare attraverso il Fondo per l'Economia e la Stabilizzazione, eredità della crisi pandemica. Sostanzialmente si creerà un debito pubblico ombra, separato dal bilancio statale, finanziandosi sui mercati. Questo grazie al margine fiscale che Berlino ha, a differenza di Paesi ben più indebitati, come l'Italia. In questo senso si può comprendere l'appello lanciato dal premier Draghi, in vista del summit straordinario sull'energia - Draghi ha invitato gli altri Paesi a non dividersi a seconda dello spazio nei bilanci nazionali. Un richiamo a restare compatti e solidali, evitando pericolose e ingiustificate distorsioni del mercato interno. C'è infatti forte nervosismo dopo il no della Commissione a un tetto generale al prezzo del gas. Resta l'idea di un tetto al prezzo del petrolio russo, di un bando sull'import di acciaio da Mosca e sull'export di semiconduttori in Russia. Infine, è stata scoperta una quarta falla nel gasdotto Nord Stream. E' evidente che si tratti di sabotaggio, come afferma la Nato, e tutti i sospetti si addensano sulla Russia, che smentisce - ma ammette che il futuro del gasdotto potrebbe essere segnato.
29/9/2022
Un maxipacchetto da circa 200 miliardi di euro per ammortizzare i costi crescenti del gas. La Germania fa un passo deciso nel contrasto al carovita, stanziando una cifra davvero cospicua, attraverso il Fondo per l'Economia e la Stabilizzazione, eredità della crisi pandemica, che -sostanzialmente- andrà ad accendere nuovi crediti sui mercati, facendo debito.
I dettagli di questo scudo, che in realtà potrà arrivare ad un massimo di 200 miliardi, non sono stati resi noti nella conferenza stampa dei leader del tripartito di Governo, guidati dal cancelliere Scholz - saranno anzi demandati ad una commissione tecnica di esperti. L'idea di fondo è che imprese e privati non pagheranno da questo autunno il prezzo di mercato del gas, ma un prezzo calmierato, con un tetto massimo. Cancellato ancora prima di vedere la luce il contributo sull'energia, in partenza a ottobre, che avrebbe inciso sulle bollette di privati e imprese in modo considerevole. Più che una marcia indietro, un'inversione ad U. A convincere il Governo tedesco a frenare il carovita i nuovi dati sull'inflazione, che a settembre in Germania ha segnato il 10%, il livello più alto dal 1950. Secondo l'istituto di statistica federale, alla base di questa impennata proprio la componente energetica. L'annuncio di Berlino sul piano di freno ai costi energetici ha fatto scendere anche il prezzo del gas in Europa.
29/9/2022
La Caporetto economica del neoesecutivo britannico non conosce sosta, nonostante le rassicurazioni odierne della premier Truss, costretta a difendere un minibudget che ha fatto crollare la sterlina e schizzare all'insù i rendimenti dei bond britannici.
"Abbiamo dovuto prendere provvedimenti urgenti per far crescere la nostra economia, per far muovere la Gran Bretagna e far fronte all'inflazione. Naturalmente ciò significa prendere decisioni controverse e difficili, ma sono pronta a farlo", ha detto Liz Truss. I drastici tagli alle tasse delle fasce più ricche, con un'inflazione galoppante e senza una chiara copertura economica che non sia fare nuovo -ingente- debito, stanno avendo da una settimana conseguenze drammatiche sui mercati finanziari, con la Banca d'Inghilterra obbligata ieri ad annunciare acquisti illimitati di titoli a lungo termine per evitare il peggio - alcuni fondi pensione sarebbero già a rischio default. Per la Truss oggi è stato un bagno di sangue, sottoposta al fuoco di fila delle domande dei giornalisti delle radio locali BBC. Le sue risposte non sono apparse convincenti. Nè ha aiutato il fatto che nei giorni più turbolenti della tempesta finanziaria la premier sia scomparsa dai radar, riemergendo solo oggi per un giro di interviste pianificate da tempo. Il segretario al Tesoro Philp ha incolpato la volatilità globale sui mercati, e ha ribadito che il Governo non cambierà strategia.
27/9/2022
Ore calde a Bruxelles per finalizzare il pacchetto energia e decidere un nuovo giro di vite contro la Russia.
Si lavora in Europa sul doppio binario energia-sanzioni, mentre l'Ungheria di Viktor Orban minaccia di rompere l'unità comunitaria, servendo alla Russia una quinta colonna in seno all'Unione. Domani e venerdì sono i giorni da segnare sul calendario di una settimana in cui si cercherà da un lato di finalizzare un nuovo giro di vite di sanzioni contro Mosca, e dall'altro di mettere in sicurezza l'approvvigionamento energetico, con l'inverno in arrivo. Sul primo punto il rischio è che il tetto al prezzo del petrolio russo non entri in vigore prima dell'embargo totale al via a inizio dicembre. Budapest e Nicosia frenano - così ci si potrebbe limitare a una stretta sull'export in Russia dei componenti elettronici a fini militari, dell'acciaio e allo stop all'import di diamanti. Questo mentre il premier ungherese Orban conferma che ci sarà un referendum nel Paese sulle sanzioni europee contro Mosca - Orban ormai è schierato contro le misure, resta da capire se per alzare la posta sullo sblocco dei fondi comunitari, o per fare un favore a Putin. E così prosegue la corsa contro il tempo per non restare a secco in inverno: se la Germania guarda ad Abu Dhabi e la Francia a Doha per il gas, la Commissione presenterà domani una nuova comunicazione sulle forniture di metano e sul tetto ai prezzi. Sarà discussa al summit dei Ministri dell'Energia di venerdì, che dovrebbe dare il via libera al taglio dei consumi -con limiti meno stringenti rispetto a quelli proposti da Bruxelles- e alla tassa sugli extraprofitti.
26/9/2022
Il 2023 "sarà sicuramente un anno difficile, di cui molto probabilmente il primo trimestre sarà negativo". Lo ha detto la presidente della Bce Lagarde, in audizione al Parlamento Europeo. Secondo la Lagarde, "le proiezioni ipotizzano ancora che il 2023 sarà positivo dello 0,9%, ma nello scenario al ribasso si prevede una recessione di quasi un punto percentuale. Intanto in Europa è ancora il tema energia e sanzioni a caratterizzare queste giornate. Il servizio.
E' un'Europa ancora in stallo sul nuovo pacchetto di sanzioni alla Russia quella che guarda al vertice straordinario dei Ministri dell'Energia in programma venerdì. Se di là da venire sembra il tetto al prezzo del gas, non si sta sbloccando neppure quello sul petrolio russo, secondo quanto riferisce l'agenzia Bloomberg. Non ci sarebbe solo l'Ungheria, ma anche Cipro, a fare resistenza, depotenziando quindi il nuovo giro di vite di misure in programma contro Mosca, che rischia di limitarsi a una stretta sull'export in Russia dei componenti elettronici a fini militari, e lo stop all'import di diamanti - senza dimenticare che a inizio dicembre scatta il divieto europeo di importare petrolio russo via mare. Proprio il premier ungherese Orban si mostra deciso nello spaccare l'unità europea sulle sanzioni, anticipando l'intenzione di convocare un referendum a Budapest per abolirle - Orban è uscito allo scoperto nel suo ruolo di leader sodale di Mosca, non è chiaro solo se sia una manovra diversiva per puntare allo sblocco dei fondi europei tuttora bloccati. Parlando di energia, allerta in Danimarca per una fuga di gas nei pressi del gasdotto Nord Stream 2. Gasdotto russo-tedesco mai entrato in funzione, ma comunque pieno di metano. La perdita ha causato un blocco della navigazione nella zona.
23/9/2022
Il venerdì pre-elettorale della Borsa si consuma in un quadro di depressione generale sui mercati finanziari, schiacciati dal calo dell'indice PMI dell'Eurozona, sceso di quasi un punto a settembre - un dato che indica una contrazione dei comparti economici nei settori manifattura e servizi.
Mentre il Ftse Mib chiude con un passivo di oltre il 3%, le consorelle europee limitano le perdite a circa il 2%. E anche il differenziale tra Btp-Bund decennale tedesco sfonda quota 230 punti. Più in generale cadono i titoli obbligazionari, si registra una forte contrazione dei prezzi delle materie prime, in primis il petrolio, e scatta la corsa al dollaro come valuta rifugio, in rialzo sia sull'euro sia sulla sterlina. Proprio in Gran Bretagna il maxipacchetto di tagli fiscali annunciato dal nuovo esecutivo Truss -per stimolare l'economia- ha avuto effetti pesanti sui mercati. La sterlina è scesa ai minimi sul dollaro in 37 anni, sull'onda dei maggiori tagli fiscali dai primi anni '70. Tagli che richiederanno maggiori finanziamenti sui mercati sottoforma di emissioni e nuovo ingente debito pubblico, per coprire la riduzione dell'aliquota base sui redditi e l'abolizione della maxialiquota del 45% sui contribuenti più ricchi. Via anche il tetto ai bonus dei banchieri, e abolito l'incremento dell'imposta sulle società.
21/9/2022
L'annuncio dei referendum nelle quattro aree occupate dall'esercito russo, due nel Donbass, le regioni di Lugansk e Donetsk, e le altre due nel sud dell'Ucraina, Kerson e Zhaporizha, dove tra l'altro avanza la riconquista di Kiev, ha aperto ieri con enfasi i telegiornali russi, generosi nell'elargire propaganda agli spettatori, e nel mostrare scene di assemblee locali e cittadini entusiasti di poter abbracciare la Grande Madre Russia.
La realtà è però ben diversa, e riflette la volontà di Vladimir Putin e della sua cerchia di falchi di riprendere disperatamente l'iniziativa, dopo le cocenti sconfitte sul campo. I referendum si terranno a partire da venerdì, e ovviamente il loro risultato appare scontato - anche per questo i leader occidentali hanno chiamato il bluff, ignorando fin d'ora qualsiasi esito. La notizia non ha fatto fare salti di gioia al mercato finanziario russo: alla Borsa di Mosca l'indice Moex è arrivato a perdere oltre il 10%. Kiev ha bollato i referendum come "un ricatto di un nemico che ha paura, che manipola primitivamente" - così il capo dell'Ufficio del presidente Zelensky. Il Ministro degli Esteri Kuleba va oltre: "dopo queste consultazioni non cambierà nulla". E l'Alto Rappresentante europeo Borrell ha condannato i referendum illegali programmati dai filorussi, in quanto violano l'indipendenza, la sovranità e l'integrità territoriale ucraina. Comincia intanto a serpeggiare il sospetto che dopo le sconfitte militari e le pressioni dei Paesi più vicini, come Cina e India, Vladimir Putin sia arrivato ad un bivio. Le decisioni che prenderà potrebbero non rappresentare necessariamente una buona notizia per il conflitto russo-ucraino.
20/9/2022
La mossa arriva improvvisa, anche se non inaspettata. Fiaccata da settimane di sconfitte militari sul campo, la Russia accelera sui referendum di annessione dei territori finora conquistati.
Le regioni di Lugansk, Donetsk, Kherson e Zaporizhzhia andranno al voto per decidere l'unione con la Federazione. In quali condizioni di rispetto minimo delle regole elettorali lo si può solo immaginare, ma la fretta di Putin appare molta, al punto che il suo falco Medvedev -riferendosi all'annessione del Donbass- parla già di decisione irreversibile, ancora prima di avere un simulacro di risultati in mano. Le pseudoconsultazioni volute dal Cremlino si terranno tra il 23 e il 27 settembre, a parte l'area di Zhaporizhia, dove si dovrebbe votare solo venerdì. La notizia non ha fatto fare salti di gioia al mercato finanziario russo: alla Borsa di Mosca l'indice Moex è arrivato a perdere più del 10%. Kiev è stata molto esplicita nel mettere in luce le debolezze russe, bollando i referendum come "un ricatto ingenuo di chi sa combattere solo contro bambini e persone pacifiche. Il nemico ha paura, manipola primitivamente", così il capo dell'Ufficio del presidente Zelensky, Andriy Yermak. Intanto si è diffusa la notizia che un ventisettenne italiano di Varese, Benjamin Giorgio Galli, sarebbe rimasto ucciso in Ucraina, dove era andato a combattere lo scorso marzo nelle file dei volontari pro-Kiev della Legione Internazionale. A darne la notizia il padre. Infine, l'Ucraina avanzerà la richiesta di istituzione di un tribunale speciale contro i crimini di guerra russi, sullo stile di quello di Norimberga. Un'eventualità resa ancora più urgente, dopo la scoperta delle fosse comuni a Izyum.
20/9/2022
La guerra in Ucraina irrompe all'assemblea generale Onu, con l'intervento del segretario Guterres che -in apertura del consesso- lancia il monito.
"Crisi come la guerra in Ucraina minacciano il futuro dell'umanità. I progressi sono ostaggio delle tensioni geopolitiche", ha detto Guterres, avvertendo: "il nostro mondo è in pericolo e paralizzato, la Carta delle Nazioni Unite e gli ideali che rappresenta sono in pericolo. Abbiamo il dovere di agir,e eppure siamo bloccati in una colossale disfunzione globale". Questo mentre i media russi riportano che Putin potrebbe presto tenere un discorso alla nazione in merito ai referendum per l'unione con la Russia nei territori ucraini delle regioni di Lugansk, Donetsk, Kherson e Zaporizhzhia. Le consultazioni sono state programmate in un arco temporale compreso tra il 23 e il 27 settembre, eccezion fatta per Zaporizhzhia, dove si dovrebbe votare solo il 23 settembre. La Russia insiste particolarmente sull'importanza delle consultazioni nel Donbass - come ha fatto notare il falco Medvedev. La replica di Kiev non si è fatta attendere: "un ricatto ingenuo di chi sa combattere solo contro bambini e persone pacifiche. Il nemico ha paura, manipola primitivamente". L'Ucraina avanzerà la richiesta di istituzione di un tribunale speciale contro i crimini di guerra russi, sullo stile di quello di Norimberga. Un'eventualità resa ancora più urgente, dopo la scoperta delle fosse comuni a Izyum.
16/9/2022
Il conflitto in Ucraina approda al summit di Samarcanda, mentre nuove evidenze di crimini di guerra da parte russa emergono nelle città appena liberate.
Il presidente russo Putin ha fatto una inaspettata apertura: "vogliamo far finire il conflitto il prima possibile", ma l'Ucraina rifiuta i negoziati, ha detto Putin parlando con il premier indiano Modi al summit della Shanghai Cooperation Organization. Affermazione decisamente ambigua, con un Putin che allo stesso tempo minaccia risposte serie nel caso continuasse la controffensiva di Kiev, e afferma che non sono previste correzioni alla sua operazione speciale. La verità, per dirla con Washington, è che Cina e India avrebbero messo pressione a Putin affinchè chiuda questa pagina destabilizzante per l'economia globale. Anche il presidente turco Erdogan ha chiesto la fine della guerra al più presto. A Izyum, città-crocevia da poco liberata, emergono le prime fosse comuni. Circa 440 i corpi rinvenuti, "una delle più grandi sepolture di massa trovate in una città liberata", ha dichiarato l'investigatore capo della polizia regionale. Con le ore sono emersi i dettagli: diversi corpi avrebbero corde intorno al collo e le mani legate, circostanza che fa propendere per crimini di guerra contro i civili. I russi sono "assassini e torturatori", ha tuonato il presidente ucraino Zelensky. "Azioni della Russia in Ucraina orribili", ha rincarato il segretario di Stato americano Blinken. L'Onu ha annunciato che vuole inviare una squadra di esperti per indagare: l'80% di Izyum sarebbe distrutto.
13/9/2022
L'incertezza emersa venerdì dal vertice dei Ministri dell'Energia europei si riflette nel pacchetto energetico emergenziale che la Commissione discuterà oggi a Strasburgo.
Grande assente dovrebbe essere infatti il tetto al prezzo del gas -russo o globale- che non ha trovato la compattezza dei 27, e che ha già visto la presidente Von Der Leyen esporsi pubblicamente - per questo predilige ora una ritirata strategica temporanea. Interessante a questo proposito sarà ascoltare le sue parole allo Stato dell'Unione, domani all'Europarlamento. Bruxelles per ora si limiterà a concentrarsi dunque su misure meno divisive, quali la proposta di un obiettivo obbligatorio di riduzione dei consumi elettrici nelle ore di picco. L'asticella di taglio dovrebbe venire fissata al 10% su base mensile. Altre misure non controverse che entreranno nel pacchetto saranno l'iniezione di liquidità per le società e utilities energetiche, la tassa sugli extra-profitti degli operatori che producono energia da fonti diverse dal gas, e un prelievo di solidarietà per le società di combustibili fossili. Sul price cap discorso rinviato a ottobre, a livello di leader europei. "In questa difficile situazione ulteriori ritardi da parte dei leader nel decidere misure contro il caro prezzi "non sarebbero compresi dai cittadini europei", ha avvertito ieri il Commissario agli Affari Economici Gentiloni. Anche in Italia situazione complicata, con il terzo decreto aiuti atteso venerdì in Consiglio dei ministri, per mettere in sicurezza anche i circa 12 miliardi contro il caro bollette. Le risorse andranno in gran parte alle imprese, mentre sul tavolo rimane la Cig scontata. Per le famiglie potrebbe arrivare un ampliamento della platea del bonus sociale.
7/9/2022
E' corsa contro il tempo in Europa per chiudere un primo pacchetto di misure sull'emergenza energetica entro venerdì, giorno del vertice straordinario dei Ministri comunitari.
Oggi una riunione tecnica dei 27 ambasciatori farà un primo punto tecnico, in attesa della sintesi politica. E' sicuramente un test di unità per i 27, come ricordato dalla presidente della Commissione Von Der Leyen, proprio mentre Bruxelles continua a vagliare ipotesi. Dopo il tetto al prezzo del gas russo, sul quale cresce il consenso ma su cui si cercano soluzioni operative, come un price cap massimo o un ente unico per l'acquisto delle forniture da Mosca, si fa strada l'idea di intervenire sul Title Transfer Facility, il mercato di Amsterdam dove viene fissato il prezzo di riferimento europeo del gas. Tra le opzioni la possibilità di "sottoporre il Ttf alla supervisione finanziaria" da parte dell'Esma, e l'ipotesi di "sviluppare ulteriori indici di riferimento". Bruxelles spinge anche per una tassazione sugli extraprofitti delle società energetiche, soprattutto quelle che producono elettricità da fonti diverse dal gas. Oltre -naturalmente -a misure per la riduzione della domanda. Parallelamente, la Commissione ha reso chiaro che è arrivata al capolinea la stagione dei visti facili per i cittadini russi in Europa. La Commissaria agli Affari Interni Johansson ha dichiarato che Bruxelles ha adottato la proposta di piena sospensione dell'accordo eurorusso per la facilitazione dei visti. Obiettivo è renderla operativa da lunedì. Non solo: nelle nuove linee guida la Commissione consentirà ai Paesi di riesaminare il milione di visti Schengen già concessi ai russi.
6/9/2022
Tra energia, sanzioni e visti, prosegue lo scontro a distanza tra Unione Europea e Russia.
Al momento sono stati emessi circa un milione di visti Schengen a cittadini russi e, in seguito alle nuove linee guida che la Commissione pubblicherà a breve, sarà possibile per gli Stati membri "riesaminarli". A dirlo la Commissaria agli Affari Interni Johansson, che ha confermato come "i cittadini russi non dovrebbero avere facile accesso all'Unione". Per questo, come già indicato dai Ministri degli Esteri a inizio settembre, la Commissione ha adottato la proposta di piena sospensione dell'accordo sulla facilitazione dei visti Russia-Unione. L'obiettivo a Bruxelles è chiudere la stagione dei visti facili dalla Russia già lunedì prossimo. Sul fronte gas, alla vigilia di un primo incontro tecnico europeo che spianerà la strada al vertice dei Ministri dell'Energia, la Commissione sta studiando la possibilità di intervenire sul Title Transfer Facility, il mercato di Amsterdam dove viene fissato il prezzo di riferimento europeo del gas naturale. Tra le opzioni al vaglio la possibilità di "sottoporre il Ttf alla supervisione finanziaria" da parte dell'Esma, "e l'ipotesi di "sviluppare ulteriori indici di riferimento" per il gas. Bruxelles sta studiando misure tecniche per imporre un tetto al prezzo del gas russo, attraverso la fissazione di un valore massimo o l'istituzione di un'entità unica europea per acquistare il metano da Mosca. Si lavora infine anche ad un prelievo sui profitti in eccesso delle società energetiche, alla riforma del mercato energetico con un disaccoppiamento dei prezzi gas-elettricità, la creazione di linee di credito d'emergenza per gli operatori del mercato e nuove misure coordinate di riduzione della domanda.
6/9/2022
L'asse franco-tedesco si rinsalda sul fronte energetico. Nel pieno della controversia sul Midcat, il gasdotto che dovrebbe collegare Francia e Spagna osteggiato da Parigi, Francia e Germania hanno annunciato ieri un accordo per sostenersi reciprocamente il prossimo inverno nelle forniture.
Nel concreto, Parigi invierà gas a Berlino, e in cambio riceverà elettricità - ovviamente nel caso dovesse scattare un'emergenza. Un patto bilaterale, concordato tra il presidente francese Macron e il cancelliere tedesco Scholz, che si inserisce in un contesto di grande lavorio diplomatico comunitario per arrivare ad una sintesi di misure nel vertice dei Ministri dell'Energia venerdì. Macron si è detto favorevole all'acquisto comune di gas in Europa per raffreddare i prezzi, e ha dato l'appoggio al tetto sul prezzo del gas russo. Proposta ribadita dalla presidente della Commissione Von Der Leyen, che ha confermato che è tra le misure allo studio. Intanto da Berlino è arrivata la decisione di far slittare l'addio al nucleare, tenendo due delle centrali ancora attive a disposizione come riserva fino al prossimo aprile. In vista del summit di venerdì la presidenza di turno ceca mette sul piatto diverse proposte, tra cui il disaccoppiamento del prezzo gas/elettricità, linee di credito per le imprese energetiche, misure di riduzione coordinate della domanda di elettricità e un tetto al prezzo dell'elettricità prodotta con rinnovabili, nucleare e carbone.
5/9/2022
E' una settimana cruciale quella che si apre per l'Europa sul fronte energetico, in vista del vertice -venerdì- dei Ministri dell'Energia comunitari. Il fischio di inizio lo ha dato simbolicamente ieri la Germania, con il nuovo pacchetto di aiuti per i cittadini -il terzo in un anno- del valore di 65 miliardi. Un pacchetto che amplia la platea dei beneficiari di contributi statali per il riscaldamento tra le fasce più deboli, che alza il sussidio per i disoccupati a 500 euro, che elargisce ai pensionati un contributo una tantum di 300 euro - 200 agli studenti. Anche a Berlino ormai si accetta l'ipotesi di una qualche forma di tetto al prezzo dell'energia.
In un'intervista alla ZDF, il cancelliere Scholz ha promesso un freno ai prezzi energetici il prima possibile, senza fornire dettagli. L'idea resta sempre quella di tassare gli extraprofitti delle imprese energetiche, ma sarà fondamentale avere il via libera dei liberali FDP. Come anticipavamo, le ricette nazionali devono necessariamente incastonarsi in un quadro europeo - l'obiettivo è infatti dare vita a uno scudo comunitario in grado di mettere al riparo cittadini e imprese dai prezzi folli. Dopodomani una prima riunione tecnica proverà a fare ordine tra le numerose ipotesi sul tavolo, in attesa del vertice dei Ministri dell'Energia. L'ipotesi di un tetto al prezzo del gas è apertamente caldeggiata dalla Commissione, ma non vede tutti d'accordo. In alternativa, si potrebbe pagare il gas a prezzi di mercato e distribuirlo a costi calmierati - qui il problema è la copertura dei costi. Senza dimenticare il piano della Commissione, che propone di fissare un tetto amministrato dell'elettricità prodotta con fonti diverse dal gas.
3/9/2022
La sospensione indefinita dei flussi di gas da North Stream 1 alza il livello di allerta in Europa, con il Commissario agli Affari Economici Gentiloni che da Cernobbio rassicura.
Gentiloni definisce il potenziale tetto al prezzo del gas una svolta importante, mentre Gazprom ha aumentato i flussi di gas attraverso l'Ucraina, per compensare, ma si tratta di inezie, rispetto alla sospensione di North Stream. E' polemica intanto proprio tra Gazprom e Siemens, in merito ai presunti lavori di riparazione delle turbine del gasdotto. In Germania intanto il tripartito al Governo ha affrontato un sabato di lavoro straordinario, per mettere a punto un complicato terzo pacchetto di sgravi per famiglie, pensionati e cittadini. Dalla Svezia la notizia di un intervento dell'esecutivo a favore del settore energetico nazionale. La premier Andersson parla di minaccia alla stabilità finanziaria, e annuncia una dozzina di miliardi di euro di liquidità per le imprese energetiche. A Praga infine settantamila manifestanti in piazza per protestare contro il caro-energia, l'Europa e la Nato. Manifestazione organizzata da estrema destra e comunisti - per il Governo ceco c'è lo zampino di Mosca.
8/8/2022
Basta un solo missile lanciato nella direzione sbagliata, dicono gli esperti. E la catastrofe nucleare potrebbe smettere di essere un'ipotesi di scuola.
La centrale atomica di Zaporizhzhia negli ultimi giorni è tornata ad essere l'epicentro degli scambi di accuse tra Kiev e Mosca. Nella nebbia della propaganda di guerra la Russia afferma di aver fatto tutto il necessario già da alcune settimane per permettere ad una delegazione dell'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica di compiere una visita nella centrale. Staremo a vedere: intanto Mosca accusa Kiev di aver nuovamente bombardato il sito, e l'agenzia nucleare ucraina controaccusa la Russia di ricattare il mondo intero - e, più nell'immediato, ritiene che l'obiettivo degli invasori sia quello di causare blackout nell'Ucraina meridionale. Gli Stati Uniti hanno chiesto a Mosca di cessare tutte le attività militari all'interno e intorno alle centrali nucleari ucraine. Proseguono i combattimenti sul fronte: Mosca annuncia di avere ucciso 250 soldati ucraini in tre raid aerei, e preme sul Donbass, mentre Kiev continua a fare terra bruciata intorno all'area occupata di Kherson. Circa 305mila tonnellate tra cereali, grano e altri prodotti alimentari sono state intanto spedite dai porti ucraini da quando è stato raggiunto l'accordo per la loro riapertura. Lo rende noto l'agenzia turca Anadolu. Due delle navi sono dirette in Italia.
5/8/2022
Tra Russia e Cina, i fronti di crisi geopolitica per gli Stati Uniti continuano ad allargarsi in questa estate ad alta tensione.
"La Russia accetti la nostra proposta sul rilascio dei detenuti", ha intimato ieri sera la Casa Bianca, dopo che la star del basket americana Brittney Griner è stata condannata a nove anni di carcere in una colonia penale russa, per possesso di caricatori alla cannabis e olio alla cannabis. La star della Wnba, che sta male e fatica persino a contattare i suoi avvocati, era stata arrestata a febbraio all'aeroporto di Mosca. Per lei si è speso il segretario di Stato americano Blinken, nel primo colloquio telefonico con l'omologo russo Lavrov. Tutto invano, per ora. Il presidente americano Biden ha definito "inaccettabile" la detenzione della Griner, e ne ha chiesto l'immediato rilascio. Ma non è -per l'appunto- l'unico fronte di tensione a oriente: le esercitazioni cinesi nello stretto di Taiwan sono in pieno svolgimento fino a tutto il weekend, con provocazioni continue dei caccia di Pechino che violano la linea mediana informale che divide lo Stretto, oltre al lancio di missili balistici - alcuni sono finiti persino nella zona economica esclusiva giapponese, dopo aver sorvolato il cielo di Taipei. L'irritazione di Tokyo è stata tale da far partire una richiesta a Pechino di finirla con queste operazioni. Da parte loro gli Stati Uniti, dopo aver definito irresponsabile la reazione cinese alla visita di Nancy Pelosi, hanno annullato il test di un missile balistico intercontinentale per "abbassare la tensione con la Cina".
4/8/2022
I casi giudiziari si trasformano in geopolitica e viceversa, nella complicata partita a scacchi tra Stati Uniti e Russia.
La star del basket americana Brittney Griner è stata condannata a nove anni di carcere in una colonia penale russa, dopo essere stata giudicata colpevole da un tribunale moscovita. Dovrà anche pagare una multa di un milione di rubli. La star della Wnba era stata arrestata a febbraio all'aeroporto di Mosca perché trovata in possesso di caricatori alla cannabis per la sigaretta elettronica. Nel suo bagaglio aveva meno di un grammo di olio alla cannabis. Per lei si era speso il segretario di Stato americano Blinken, nel primo colloquio telefonico con l'omologo russo Lavrov - nelle ultime settimane si era ipotizzato persino uno scambio di prigionieri. Tutto invano, per ora. Il presidente americano Biden ha definito "inaccettabile" la detenzione della Griner, e ne ha chiesto l'immediato rilascio. Ma non è l'unico fronte di tensione a Est: 22 caccia cinesi hanno superato la linea mediana informale che divide lo Stretto di Taiwan, nel primo giorno di manovre su vasta scala effettuate dall'esercito. E cinque missili balistici caduti nella zona economica esclusiva nipponica "avrebbero sorvolato l'isola di Taiwan", dice Tokyo. Le esercitazioni militari che hanno accerchiato Taipei proseguiranno fino a lunedì. La tensione tra Pechino e Washington è ai livelli di guardia: il Ministro degli Esteri cinese accusa gli Stati Uniti di aumentare le tensioni. E la Russia arriva in aiuto: "le esercitazioni militari sono un diritto sovrano di Pechino".
4/8/2022
L'approdo della speaker della Camera americana in Corea del Sud, lasciandosi alle spalle la storica visita a Taiwan, non lenisce le ferite diplomatiche tra Washington e Pechino.
Anzi: anche oggi, i giornali cinesi sono un profluvio di attacchi contro la Pelosi e di rappresentazione plastica dello sforzo militare senza precedenti di Pechino, che circonderà fino al weekend l'isola di Taiwan col pretesto di esercitazioni militari, obbligando Taipei a cancellare numerosi voli. Un sinistro ricordo delle operazioni russe prima dell'invasione in Ucraina, simboleggiato dai 27 aerei militari cinesi inviati nello spazio aereo di Taipei - quasi tutti hanno violato la linea mediana informale che divide le acque dello Stretto. I missili lanciati durante le esercitazioni sfioreranno -letteralmente- le coste taiwanesi. E sul fronte commerciale, Pechino ha sospeso le importazioni di numerosi prodotti da Taipei. "Gli Stati Uniti non cercano e non vogliono una crisi con Pechino, ma siamo pronti a gestire qualsiasi cosa la Cina decida di fare", ha detto la portavoce della Casa Bianca. Pechino minaccia risolute, energiche ed efficaci contromisure dopo la visita della Pelosi, considerata un'offesa. Il Ministro degli Esteri russo Lavrov difende Pechino e non perde occasione per tracciare parallelismi con la guerra in Ucraina. "Non ci sono giustificazioni" per le "aggressive" esercitazioni militari della Cina nello Stretto di Taiwan, contrattaccano in un comunicato i Ministri degli Esteri G7. Sicuramente si è aperto un altro vaso di Pandora. Con conseguenze difficili da prevedere.
1/8/2022
La Russia incrementa l'offensiva missilistica contro il sud dell'Ucraina, proprio quando le operazioni di ripresa dell'export di grano arrivano ad un punto di svolta.
La Turchia cammina sul filo incerto della diplomazia, per dare seguito agli accordi di Istanbul, con Mosca che nelle ultime ore ha concentrato i suoi bombardamenti sulle aree di Mikholaiv e Odessa. Città di frontiera, nella guerra, snodi vitali per il passaggio dell'oro giallo del grano, i cui raccolti -prevede ora Kiev- risulteranno nella migliore delle ipotesi dimezzati, quando si chiuderà l'anno. In uno di questi bombardamenti Mosca ha inviato un missile nella camera da letto di Oleksy Vadatursky, uno dei maggiori imprenditori ucraini. Viveva a Mikholaiv. E' morto insieme alla moglie. Un omicidio mirato, accusa Kiev: difficile dargli torto, se pensiamo che la Nibulon di Vadatursky opera proprio nel settore dell'export di grano, con un'infrastruttura in grado di stoccare e trasportare milioni di tonnellate. E da San Pietroburgo il presidente russo Putin è tornato ieri a minacciare escalation nel conflitto, con l'annuncio della consegna dei sistemi missilistici ipersonici Tsirkon alle truppe nei prossimi mesi. Putin ha colto l'occasione per rinnovare la dottrina militare della Marina russa, sostenendo che Stati Uniti e Nato rappresentano la più grande minaccia per la sicurezza del Paese, per il loro disegno di dominare i mari globali e avvicinare l'infrastruttura militare Nato ai confini russi. Parole che tutto sono, tranne che concilianti.
30/7/2022
Il ricatto energetico della Russia allunga i suoi tentacoli sulla Lettonia, Paese baltico dove le tensioni tra lettoni e comunità russa non si sono mai sopite.
Il gigante del gas Gazprom ha annunciato di aver sospeso le forniture a Riga "a causa della violazione delle condizioni di acquisto del gas" -così si legge in un comunicato. La Lettonia ha fatto sapere che la mossa non avrà un impatto pesante sulle sue forniture energetiche, in quanto gli approvvigionamenti di gas arrivano soprattutto da un altro fornitore. Questo dopo che il flusso di gas russo lungo la direttrice North Stream 1 è stato ridotto nei giorni scorsi ad appena il 20%, con motivazioni poco plausibili. Intanto si attende ancora che le prime navi cariche di grano lascino i porti di Odessa, sulla base degli accordi di Istanbul: dieci di loro sono già stipate, altre sette vengono caricate. Tra i problemi ci sono quali rotte solcare, in un Mar Nero minato per la guerra. La Russia infine ha reso noti i nomi delle 50 vittime e dei 73 feriti tra i prigionieri di guerra ucraini nella prigione di Olenivka - secondo Mosca a causa di un bombardamento ucraino, secondo Kiev a causa di un incendio appiccato dolosamente dai russi. Tra loro molti soldati del battaglione Azov: l'ambasciata russa a Londra li ha a suo modo ricordati con un tweet indecente e fuori da ogni bon ton diplomatico, augurando loro una morte per impiccagione.
30/7/2022
Un primo contatto telefonico, dopo oltre cinque mesi di guerra in Ucraina - per riannodare i fili della diplomazia.
"Ho parlato con il Ministro degli Esteri russo Lavrov, abbiamo avuto una discussione franca sui due americani detenuti in Russia", ha detto il segretario di Stato Blinken, senza lasciare intravedere progressi sostanziali sul dossier. Ma è sul grano che Blinken ha pressato la controparte russa - "Mosca rispetti l'intesa", questa la richiesta di Washington, che sul conflitto in corso ha ribadito: il mondo non riconoscerà mai l'annessione di territori dell'Ucraina da parte della Russia. Fronte Mosca, Lavrov ha da un lato teso a suo modo la mano a Blinken, parlando della necessità di normalizzare le relazioni tra le due potenze, ma dall'altro ha riaffermato la volontà di raggiungere gli obiettivi militari in Ucraina. Ieri la giornata è stata segnata dal pesante scambio di accuse tra Kiev e Mosca sul presunto bombardamento di un carcere nella regione separatista di Donetsk. Il Ministero della Difesa russo ha stimato più di cinquanta vittime e una settantina di feriti, tutti prigionieri di guerra ucraini. E ha accusato Kiev di aver bombardato la prigione di Olenivka con missili di precisione. Rabbiosa la reazione ucraina, che accusa Mosca di aver deliberatamente dato fuoco alla struttura, uccidendo tutti i prigionieri ucraini, per coprire le torture e le esecuzioni sommarie - giungendo, questo sì, al paradosso di incolpare proprio Kiev.
30/7/2022
Il presidente ucraino Zelensky ha visitato ieri l'area di Odessa insieme agli ambasciatori G7 - "Per noi è importare restare garanti della sicurezza alimentare mondiale" - ha dichiarato, ribadendo la necessità di implementare gli accordi di Istanbul.
Grande attesa per la possibile partenza delle prime navi cariche di grano dai porti ucraini di Odessa e Chornomorsk - il Ministero delle Infrastrutture ha confermato che sono 17 le navi caricate, dieci pronte a salpare sulla base degli accordi di Istanbul. Portando fuori dal Paese una parte delle 600mila tonnellate di grano ancora ferme nei porti. Questo mentre c'è stato ieri un primo contatto telefonico tra il segretario di Stato americano Blinken e il Ministro degli Esteri russo Lavrov. "Ho parlato con Lavrov, abbiamo avuto una discussione franca sui due americani detenuti in Russia", ha detto Blinken, senza lasciare intravedere progressi sostanziali sul dossier. Ma è sul grano che Washington ha pressato la controparte russa - "Mosca rispetti l'intesa". Fronte Mosca, Lavrov ha da un lato teso a suo modo la mano a Blinken, parlando della necessità di normalizzare le relazioni tra le due potenze, ma dall'altro ha riaffermato la volontà di raggiungere gli obiettivi militari in Ucraina. Ieri la giornata è stata segnata dal pesante scambio di accuse tra Kiev e Mosca sul presunto bombardamento di un carcere nella regione separatista di Donetsk. Il Ministero della Difesa russo ha stimato più di cinquanta vittime e una settantina di feriti, tutti prigionieri di guerra ucraini. E ha accusato Kiev di aver bombardato la prigione di Olenivka con missili di precisione. Rabbiosa la reazione ucraina, che accusa Mosca di aver deliberatamente dato fuoco alla struttura, uccidendo tutti i prigionieri, per coprire le torture e le esecuzioni sommarie.
29/7/2022
Oltre due ore di colloquio telefonico, con posizioni ancora distanti su Taiwan, e tentativi di dialogo su altri fronti caldi.
La questione Taiwan "è chiara" dato che "entrambi i lati dello Stretto appartengono a un'unica Cina", ha affondato il presidente cinese Xi Jinping, non senza avvertire l'omologo americano Biden che "chi gioca con il fuoco si dà fuoco". Meno spigolosa ma comunque ferma la posizione di Washington: "la politica degli Stati Uniti su Taiwan non è cambiata, ci opponiamo fermamente agli sforzi unilaterali per cambiare lo status quo o minare la pace e la stabilità", fa sapere la Casa Bianca. Più accomodanti le altre dichiarazioni cinesi, con Xi Xinping che ha proposto di lavorare insieme su temi quali "la salvaguardia della sicurezza alimentare ed energetica globale", i rischi di recessione e la pandemia. Proprio l'economia ha fatto scattare ieri i campanelli d'allarme Oltreoceano, con il Pil americano in ribasso per due trimestri consecutivi. Nel secondo ha fatto segnare -0,9%, un dato peggiore rispetto alle attese. "E' necessario guardare al di là del dato secco: non c'è un sostanziale rallentamento dell'economia o perdite di posti di lavoro", ha affermato la segretaria al Tesoro Yellen, mettendo comunque in evidenza i "numerosi rischi all'orizzonte, molti dei quali globali". La Casa Bianca nega che gli Stati Uniti siano in recessione tecnica, con Biden che cita il presidente della Fed Powell e porta a riprova la solidità del mercato del lavoro.
28/7/2022
L'invasione russa in Ucraina. Importanti novità sono giunte ieri in serata sul fronte diplomatico.
Il primo contatto ad alto livello tra la diplomazia americana e quella russa dall'inizio della guerra in Ucraina avrà luogo nei prossimi giorni. Ad annunciarlo pubblicamente ieri il segretario di Stato statunitense Blinken, che parlerà con l'omologo russo Lavrov della liberazione dei cittadini americani Paul Whelan e Brittney Griner, il primo un ex-marine accusato di spionaggio, l'altra una campionessa di basket in cella per droga, entrambi detenuti a Mosca - per loro si ipotizza uno scambio di prigionieri. Ma è sull'accordo del grano che Blinken intende avere rassicurazioni da Lavrov, pur promettendo che non negozierà a nome di Kiev. Questo dopo le ultime esternazioni in materia -poco rassicuranti- del vice di Lavrov, Rudenko. Proprio ieri il Ministro della Difesa turco Hakar ha inaugurato -ad Istanbul- il centro per il coordinamento delle operazioni necessarie al passaggio sicuro delle navi nel Mar Nero. Akar ha precisato che sono oltre 25 milioni le tonnellate di grano ucraino in attesa di essere imbarcate, e che al momento non c'è bisogno di effettuare sminamenti. Questo mentre la Marina di Kiev ha affermato che i porti ucraini hanno ripreso a lavorare, e team navali ucraini stanno predisponendo corridoi verdi per le navi commerciali. Sul fronte, l'Ucraina minaccia ora apertamente le forze di occupazione russe a Kherson, facendo saltare un ponte con i potenti razzi Himars, mentre dalla Germania arriva l'OK alla consegna di 100 obici semoventi a Kiev.
27/7/2022
Spiragli di normalità nel conflitto tra Russia e Ucraina, che ha superato i cinque mesi. La Marina di Kiev ha affermato che i porti ucraini hanno ripreso a lavorare, in contemporanea all'apertura -ad Istanbul- del centro per il coordinamento delle operazioni necessarie al passaggio sicuro delle navi nel Mar Nero.
Il Ministro della Difesa turco Hakar, inaugurando il centro, ha riaffermato la necessità di garantire un trasporto sicuro di grano e prodotti alimentari dall'Ucraina, e ha spiegato che vi lavoreranno cinque rappresentanti di Turchia, Ucraina, Onu e Russia. Akar ha aggiunto che sono oltre 25 milioni le tonnellate di grano ucraino in attesa di essere imbarcate, e che al momento non c'è alcun bisogno di effettuare sminamenti. Da Odessa viene fatto sapere che team navali ucraini stanno predisponendo corridoi verdi per le navi commerciali, che saranno sempre scortate da unità militari di Kiev. Mosca intanto non rinuncia a provocare ulteriore confusione, con il viceministro degli Esteri Rudenko che minaccia di far saltare l'intesa, qualora non venissero abolite le restrizioni sulle esportazioni agricole russe. Infine, le tensioni sul gas hanno fatto schizzare il prezzo a 205 euro per megawattora, sull'onda della decisione russa di ridurre le forniture a Germania ed Europa attraverso il Nord Stream 1. Mosca ovviamente smentisce che si tratti di un ricatto, ma Berlino ribadisce l'accusa. Il Ministro della Transizione Ecologica Cingolani annuncia che -tra risparmio energetico e nuove forniture- l'Italia sarà totalmente indipendente dalla fornitura di gas russo nella seconda metà del 2024.
21/7/2022
Per un incredibile scherzo del destino arriva nel giorno probabilmente peggiore per l'Italia la riunione Bce, nella quale sarà annunciato l'atteso aumento dei tassi per contenere l'inflazione galoppante - notizia non del tutto positiva per Paesi altamente indebitati come il nostro.
Francoforte presenterà anche il nuovo scudo anti-spread, concepito per aiutare le nazioni più in sofferenza come la nostra, e già nel mirino dei Paesi frugali, che non si fidano -per l'appunto- degli Stati dell'Eurozona ad alta instabilità politica. Una tempesta perfetta, che si misurerà innanzitutto nel rialzo percentuale dei tassi - il consenso generale era di 25 punti base, ma i falchi chiedono a gran voce un raddoppio. E non sono buone notizie per Roma. Ciò che invece servirebbe molto all'Italia è il nuovo scudo anti-spread, con i differenziali Btp-Bund decollati già ieri sull'onda della crisi di Governo. Ma anche qui, le ore di psicodramma vissute in Senato possono dare fiato ai falchi del Nord, che non intendono offrire paracaduti gratis ad un Paese che torna ad essere percepito come poco affidabile. Basti notare come ieri i bond greci con scadenza a due anni erano giudicati dai mercati meno rischiosi dei Btp italiani. La speranza -per il sistema-Italia- è che Francoforte sia convincente oggi nel dettagliare questo scudo, dopo una prima falsa partenza della Lagarde poche settimane fa. Comunque vada, quello odierno sarò un giorno storico a Francoforte: la Bce varerà infatti il suo primo rialzo dei tassi in ben undici anni.
20/7/2022
Arriva il via libera formale dai 27 Paesi europei al nuovo pacchetto di sanzioni contro la Russia.
Di pacchetto vero e proprio in realtà non si tratta, quanto piuttosto di un aggiustamento delle sanzioni precedenti, con l'inserimento del bando sull'import di oro dalla Russia e di Sberbank, la principale banca russa, nella blacklist comunitaria. Estese, inoltre, le deroghe concesse alle banche di Mosca sanzionate per lo sblocco di asset legati al commercio di grano. Da parte sua il presidente europeo Michel promette all'omologo ucraino Zelensky ulteriori aiuti militari e nuove sanzioni. Questo mentre, dopo le rassicurazioni del presidente russo Putin, l'azienda incaricata di gestire la rete che trasporta il gas su Nord Stream 1 ha annunciato per domani la ripresa dei flussi dalla Russia, dopo le interruzioni dovute alla manutenzione. Gazprom invierà però meno della metà delle forniture massime giornaliere, secondo le previsioni - e il quantitativo potrebbe cambiare ancora. Non è un mistero che Mosca usi ormai il gas come arma di ricatto, soprattutto con la Germania. Anche per questo Berlino ha ridotto il gas russo ad un quarto del suo import - prima della guerra era oltre il 50%. Infine, sullo sblocco dei corridoi marittimi di trasporto del grano ucraino, il presidente turco Erdogan ha auspicato una soluzione in settimana, con la firma di un'intesa - anche se Putin ha esplicitamente legato il suo via libera alla fine delle sanzioni internazionali sul grano russo.
20/7/2022
La Commissione Europea presenta oggi il piano per la riduzione della domanda di gas, alla vigilia della promessa ripresa dei flussi dal gasdotto Nord Stream 1.
L'inverno che verrà sotto il profilo energetico in Europa si gioca in queste 48 ore: l'atteso piano di Bruxelles prevederà un taglio del consumo di gas per i Paesi comunitari, fino alla misura estrema dei razionamenti. Considerato il gioco sporco di Putin in materia, meglio farsi trovare preparati: secondo la proposta di regolamento, in caso di stato di allarme i Paesi comunitari saranno obbligati a ridurre il consumo di gas. La percentuale è la stessa per tutti: in termini assoluti, la riduzione si baserà sulla media ponderata dei consumi nell'ultimo quinquennio. E qui si giocherà un primo possibile scontro negoziale tra i Paesi. Il secondo fronte sarà quello dei settori penalizzabili: vetro, ceramica e carta potrebbero finire nel mirino. L'obiettivo è chiudere in tempi rapidi, entro il Consiglio Energia del 26 luglio. Domani dovrebbe riprendere il flusso di gas da Nord Stream 1, interrotto per manutenzione, sul cui destino la Russia ha montato il teatrino della turbina bloccata in Canada. Mosca per ora non chiude i rubinetti, ma fa sapere che i flussi riprenderanno in forma ridotta, inferiori al normale quantitativo di 160 milioni di metri cubi al giorno. Sul fronte delle sanzioni invece, nel nuovo pacchetto comunitario sarebbero previste ulteriori misure restrittive contro Sberbank, la principale banca russa. Infine sul grano, l'incontro Putin-Erdogan in Iran ha fatto fare passi avanti sullo sblocco dei corridoi dall'Ucraina, ma il nodo della garanzia di sicurezza a porti e navi resta da superare. Comunque vada, ci vorrà almeno un mese per riattivare le rotte.
19/7/2022
Dovrebbe riprendere come previsto dopodomani il flusso di gas russo attraverso il gasdotto Nord Stream 1 - l'indiscrezione arriva da diverse agenzie di stampa, che citano fonti anonime di Gazprom.
Per l'Europa -soprattutto per la Germania- una buona notizia, dopo l'interruzione delle forniture per manutenzione e il successivo teatrino russo sulla turbina in arrivo dal Canada. Attraverso Nord Stream 1 passa oltre un terzo del gas russo verso l'Europa, e un ulteriore stop avrebbe conseguenze pesanti. Anche se, e qui il ricatto di Mosca appare evidente, le fonti hanno aggiunto che i flussi saranno inferiori al normale quantitativo di 160 milioni di metri cubi al giorno. Questo mentre la Commissione di appresta a presentare domani il piano per la riduzione della domanda di gas, che -secondo una bozza diffusa alla stampa- prevederà il taglio obbligatorio dei consumi a livello comunitario in caso di crisi sulle forniture. Eliminati i riferimenti all'obbligo per gli edifici pubblici di limitare il riscaldamento a 19 gradi e i condizionatori a 25. Ma viene introdotto il principio di 'massimo sforzo' per la riduzione energetica. Intanto la Commissione ha lanciato un fondo per gli acquisti comuni per la difesa, dotato di 500 milioni, per rafforzare le capacità industriali militari. L'iniziativa sarà sostenuta da un programma permanente di acquisti congiunti. E sul fronte delle sanzioni contro Mosca, nel nuovo pacchetto comunitario sarebbero previste ulteriori misure restrittive contro Sberbank, la principale banca russa. Infine sui corridoi del grano dall'Ucraina poche novità dal faccia a faccia Putin-Erdogan in Iran: secondo il portavoce del Cremlino Peskov i negoziati continueranno ''nel prossimo futuro''.
19/7/2022
L'Europa vara nuove misure per l'Ucraina, lavorando dietro le quinte per tutelarsi sul probabile taglio delle forniture di gas russe. La giornata di ieri ha seguito due binari.
Da un lato l'annuncio -chiudendo il vertice dei Ministri degli Esteri- dell'Alto Rappresentante Borrell sulla nuova tranche da 500 milioni in aiuti militari all'esercito ucraino e un aggiustamento -a breve- delle sanzioni contro Mosca, con l'inserimento dell'oro. Borrell ha smentito che le sanzioni europee contro la Russia abbiano portato ad un aumento del prezzo del petrolio. A proposito di energia - parlando a Baku, dove ha sottoscritto un memorandum che porterà al raddoppio delle forniture di gas dall'Azerbaigian all'Unione, assicurando un import di 12 miliardi di metri cubi già il prossimo anno, la presidente della Commissione Von Der Leyen ha detto che "già prima della brutale invasione dell'Ucraina le forniture di gas russo all'Europa non erano più affidabili". Sull'Azerbaigian l'obiettivo comunitario è raddoppiare l'import di gas nel giro di pochi anni. Domani Bruxelles presenterà l'atteso piano per fare fronte alla crisi energetica. E oggi ufficializzerà un fondo per gli acquisti comuni per la difesa, con una dotazione di mezzo miliardo. Sempre oggi l'atteso faccia a faccia Putin-Erdogan in Iran, che potrebbe sbloccare i corridoi del grano dall'Ucraina - sullo sfondo emergono le preoccupazioni dei Ministri dell'Agricoltura europei. Il Commissario Wojciechowski ha lanciato un appello, affinchè con "costi di produzione elevati" e "reali rischi legati alle forniture di gas", venga garantita all'industria agroalimentare priorità in caso di razionamento.
18/7/2022
Nuova tranche da 500 milioni di euro in aiuti militari all'esercito ucraino e un aggiustamento a breve delle sanzioni europee, con l'inserimento dell'oro.
L'Alto Rappresentante Borrell, chiudendo il vertice dei Ministri degli Esteri ha poi smentito che le sanzioni europee contro la Russia abbiano portato ad un aumento del prezzo del petrolio. A proposito di energia - parlando a Baku, dove ha sottoscritto un memorandum di intesa che porterà al raddoppio delle forniture di gas dall'Azerbaigian all'Unione espandendo il corridoio meridionale e assicurando un import di 12 miliardi di metri cubi già il prossimo anno, la presidente della Commissione Von Der Leyen ha detto che "già prima della brutale invasione dell'Ucraina le forniture di gas russo all'Europa non erano più affidabili". Sull'Azerbaigian l'obiettivo comunitario è raddoppiare l'import di gas nel giro di pochi anni. Mercoledì Bruxelles presenterà l'atteso piano per fare fronte alla crisi energetica. E domani ufficializzerà un fondo per gli acquisti comuni per la difesa, dotato di 500 milioni di euro per aumentare la capacità di produzione e le scorte militari. Intanto, se c'è attesa sul faccia a faccia Putin-Erdogan domani in Iran, che potrebbe sbloccare i corridoi del grano dall'Ucraina, ha fatto scalpore la sospensione a Kiev della procuratrice generale Venediktova, e del capo dei servizi di sicurezza Bakanov. Troppi i casi di rappresentanti delle due agenzie passati nelle file russe nei territori occupati - questo il motivo ufficiale alla base della sospensione.
18/7/2022
Si apre oggi una settimana intensa in Europa sul fronte della crisi ucraina, in una situazione di incertezza politica - in primis italiana, che apre scenari preoccupanti sulla tenuta dell'unità comunitaria nei confronti della Russia.
Primo banco di prova questo pomeriggio, quando i 27 ambasciatori si riuniranno per valutare il rafforzamento delle sanzioni contro Mosca. Nulla di clamoroso - sul tavolo il bando delle importazioni di oro dalla Russia, che nei fatti è già realtà in Occidente, e una messa a punto delle sanzioni già approvate, soprattutto su congelamento dei beni degli individui sanzionati e rafforzamento dei controlli esistenti. Non si andrà oltre, dopo il trauma del travagliato sesto pacchetto di sanzioni. Sempre oggi i Ministri degli Esteri faranno il punto sulla guerra, con il collega ucraino Kuleba in collegamento da Kiev, mentre quelli dell'Agricoltura esamineranno la crisi alimentare scatenata dal blocco dei porti ucraini. Infine, mercoledì la Commissione svelerà il piano di riduzione dei consumi di gas, due giorni prima della possibile ripresa delle forniture da Nord Stream 1 - il punto di domanda qui è obbligatorio. Bruxelles chiederà una stretta nei consumi sia al comparto industriale, incoraggiando uno spostamento verso altri combustili, sia più in generale sul fronte del riscaldamento, chiedendo di ridurre a 19 gradi la temperatura invernale. I Paesi membri saranno invitati a offrire incentivi finanziari alle aziende, affinchè riducano i consumi da subito.
14/7/2022
La Commissione Europea si appresta a rivedere ancora una volta al ribasso le stime sul Pil dell'Eurozona per il 2022 e il 2023.
Nelle previsioni economiche d'estate, che saranno presentate oggi dal Commissario per l'Economia, Paolo Gentiloni, la crescita dovrebbe subire una limatura di qualche decimale rispetto al 2,7% stimato a maggio. Per l'Italia il Pil scenderà dal 2,4% previsto due mesi fa, restando tuttavia sopra il 2%. Cupe le prospettive per il 2023: nell'area euro la crescita dovrebbe subire un taglio di circa 1 punto percentuale. Pesano la guerra in Ucraina e la crisi del gas. E se Gazprom minaccia di non poter garantire il buon funzionamento del gasdotto Nord Stream, l'Unione Europea si appresta a chiedere agli Stati membri di ridurre il consumo di gas, invitando i Governi a dare incentivi per questo obiettivo, attraverso l'uso dei fondi del Repower e del Next Generation EU. La proposta sarà presentata il 20 luglio.
13/7/2022
Nessun abbassamento delle tasse generalizzato, ma un pacchetto di aiuti mirato ad attenuare l'impatto dell'inflazione sui ceti più disagiati, riversandone il costo su chi trae maggior profitto da questa crisi.
Il premier spagnolo Sanchez sterza a sinistra, nel momento economicamente più difficile, annunciando una tassa sugli extraprofitti delle compagnie energetiche, che dovrebbe generare due miliardi di euro l'anno. Parallelamente, altri tre miliardi dovrebbero arrivare alle casse dell'erario da una tassa sulle banche. A chi andranno questi soldi? Ai titolari di abbonamenti di treni locali e a media distanza, che saranno completamente gratuiti da settembre a dicembre. Agli studenti over 16 già beneficiari di borse di studio, che riceveranno un bonus extra di 100 euro. E alle nuove 12mila case di Madrid, che saranno sbloccate: il 60% saranno popolari. Misure, queste, che si aggiungono ai sostegni già annunciati: dal bonus di 200 euro per le famiglie a basso reddito alla riduzione dell'Iva sulle bollette, fino allo sconto sui carburanti. "Non permetteremo che ci siano società o individui che approfittano della crisi per ammassare maggiori ricchezze", ha affermato Sánchez. La mossa spagnola fa il paio con provvedimenti analoghi presi in Francia, per alleggerire il costo carburante ed erogare assegni alle famiglie più disagiate, mentre in Germania il cancelliere Scholz punta sulla concertazione con imprese e sindacati, ma esclude tasse sugli extraprofitti. Oltremanica, i contendenti alla poltrona di Johnson puntano invece in maggioranza ad un'azione di tagli fiscali.
7/7/2022
Una carriera politica segnata da Brexit. Almeno nel suo tratto finale. Alexander Boris De Pfeffel Johnson passerà alla storia come un animale politico dalle mille vite.
Un'anomalia dell'establishment britannico, sempre compassato e misurato. Lui no, coerente fino alla fine con uno stile sopra le righe e fuori dagli schemi. Prima giornalista, corrispondente anche da Bruxelles, dove ricordano i suoi fantasiosi articoli, poi politico, con l'elezione a Westminster - il salto verso il palcoscenico che conta lo fa con l'elezione a sindaco di Londra. Sette anni fa torna in Parlamento, e da lì prepara la sua scalata a Downing Street. L'occasione della vita gliela fornisce il referendum su Brexit. Pare che Johnson indugiasse all'epoca, su quale fronte sostenere. Se il Leave, o il Remain. Al punto da scrivere due discorsi, diametralmente opposti. Alla fine sceglie il Leave, vince contro ogni pronostico e obbliga l'allora premier Cameron alle dimissioni. Ma non è ancora la sua ora: Theresa May diviene premier e lui Ministro degli Esteri. E' solo questione di tempo: Johnson entra presto in rotta di collisione con la premier, e quando la May tre anni fa -proprio a luglio- lascia, è lui a prenderne il posto e a condurre il partito -pochi mesi dopo- ad una storica vittoria elettorale, con il motto "Get Brexit Done". Il Johnson premier colleziona però più scandali che successi: sulla pandemia interviene tardi e al prezzo di troppe vite, poi annega nello scandalo Partygate. L'economia, anche causa Brexit, va peggio che nel Continente, e a distruggerne la carriera ci si mette pure lo scandalo Pincher. Solo sull'Ucraina dimostra decisione. Ma non basta.
6/7/2022
Gas e nucleare restano nella tassonomia verde europea. Come previsto, l'Europarlamento ha respinto una mozione che escludeva le due fonti energetiche dalle attività eco-sostenibili, come proposto invece dalla Commissione - non senza una coda a suo tempo polemica, in chi vedeva questa mossa come condizionata dalle pressioni della Germania a favore del gas e della Francia a favore del nucleare.
Appena 278 eurodeputati hanno votato a favore del veto, mentre 328 si sono espressi contro. Significativamente, le maggiori polemiche si erano concentrate sul gas: la proposta della Commissione per includerlo tra le fonti sostenibili risale a fine dicembre, e la guerra in Ucraina, con l'emersione della dipendenza continentale dal gas russo, aveva fatto emergere una crescente opposizione alla sua inclusione nella lista. Negli ultimi giorni però è stata proprio Kiev ad appoggiare la proposta di Bruxelles: il Ministro dell'Energia Galuschenko aveva scritto che l'esclusione del gas dalla tassonomia verde avrebbe messo "in difficoltà la ricostruzione post-bellica del settore energetico ucraino". Questo perchè anche Kiev ha riserve di gas che può commercializzare in Europa. Il voto di Strasburgo ha nei fatti certificato una importante sofferenza della cosiddetta "maggioranza Ursula": popolari, liberali, conservatori ed euroscettici hanno formato un'inedita coalizione a supporto di nucleare e gas, contro centrosinistra, sinistra e Verdi.
5/7/2022
La Nato apre oggi ufficialmente il capitolo allargamento per Svezia e Finlandia, ad una settimana dall'annuncio a Madrid dello sblocco del veto turco.
Il protocollo di adesione dovrà essere poi ratificato dai 30 Parlamenti dell'Alleanza, per consentire ai due Paesi l'ingresso nella Nato. La Russia dal canto suo non rinuncia a minacciare Stoccolma ed Helsinki: il presidente della Duma Volodin ha dichiarato che basi dell'Alleanza nei due Paesi metterebbero in pericolo gli abitanti. La Turchia invece, da parte sua, invita Svezia e Finlandia a rispettare il memorandum d'intesa firmato a Madrid, altrimenti Ankara tornerà a considerare il veto. Parola del Ministro degli Esteri turco Cavusoglu. Proprio la Turchia sarà oggi il Paese ospitante del terzo vertice bilaterale con l'Italia, alla presenza del premier Draghi e di vari Ministri - un summit particolarmente importante, a dieci anni di distanza dall'ultimo. Sul tavolo, il coordinamento degli sforzi sulle conseguenze del conflitto in Ucraina - soprattutto la crisi alimentare, insieme alla crisi in Libia. Durante il vertice saranno firmati accordi e protocolli d'intesa su affari esteri, difesa e sostegno alle imprese. In agenda anche la questione migratoria, dopo che in un anno i migranti irregolari giunti in Italia dalla Turchia sono più che triplicati. Ankara intanto è tornata a battere cassa con l'Unione Europea, per aggiornare l'intesa sui migranti, lamentandosi che i numeri dei rifugiati sono in aumento e la Turchia regge tutto il peso del problema.
4/7/2022
Anche Lysychansk è caduta, seguendo l'amaro destino della dirimpettaia Severodonetsk, in quella che appare come la prima grande sconfitta ucraina in oltre quattro mesi di guerra.
Da ieri la regione del Lugansk è quasi interamente in mani russe, con Mosca che ora punta a conquistare la vicina regione del Donetsk e assicurarsi così il pieno controllo del Donbass. Nelle ultime ore Sloviansk, città che con Kramatorsk si trova sulla prima linea del fronte nel Donetsk, è finita sotto una pioggia di bombe, che ha fatto numerosi morti e feriti, e che ha provocato numerosi incendi nel centro abitato. La grande domanda ora è se le forze di Kiev riusciranno a fermare un'avanzata che anche a Washington considerano ormai preoccupante, o se l'apparente superiorità locale delle forze russe -ammessa dallo stesso esercito di Kiev- porterà presto alla perdita dell'intero est del Paese. Oggi a Lugano si aprirà la conferenza internazionale sulla ricostruzione dell'Ucraina, a livello economico e di infrastrutture, alla presenza di quasi 40 Paesi. Intanto in Europa si continua a fare i conti con le conseguenze del conflitto - il cancelliere tedesco Scholz ieri non ha esitato a definire l'aumento dei prezzi una "bomba sociale", dicendosi estremamente preoccupato e portando ad esempio l'incremento delle bollette elettriche. Su questo fronte cattive notizie arrivano dall'Algeria, dove la compagnia di idrocarburi statale Sonatrach ha annunciato di voler aumentare i prezzi e di aver avviato contatti con i partner europei per rivedere le clausole contrattuali delle forniture, in seguito alla fiammata dei costi sui mercati internazionali.
29/6/2022
Sanzioni e tetto al prezzo dell'energia: il G7 chiude il summit di Elmau lanciando una corsa contro il tempo per fermare l'invasione russa in Ucraina entro l'autunno. E lo fa, incamminandosi su un sentiero tortuoso, che prevede il necessario bilanciamento tra l'abbassamento delle rendite da export di gas e petrolio russi da un lato, e il contenimento dei picchi inflazionistici in Occidente dall'altro.
Il premier Draghi è parso ottimista sullo sblocco dei corridoi marittimi per l'export di grano ucraino: l'Onu vede avvicinarsi il momento della verità, afferma, specificando come non serva sminare i porti per il passaggio - anzi, esisterebbero già corridoi sicuri dove far transitare le navi. Ora si attende solo il sì di Mosca, che potrebbe arrivare molto presto. Sul fronte sanzioni, gli Stati Uniti hanno annunciato il bando dell'oro dalla Russia e misure contro 70 entità di Mosca nel settore della difesa. Il G7 ha promesso fino a cinque miliardi di dollari per la sicurezza alimentare, e quattro miliardi e mezzo per proteggere le popolazioni più vulnerabili dalla fame. "Siamo uniti: Putin non deve vincere questa guerra", chiosa il cancelliere tedesco Scholz, che dopo la promessa G7 di 29 miliardi per il fabbisogno statale di Kiev guarda ad un piano Marshall per la ricostruzione del Paese.
28/6/2022
Spingere sull'acceleratore delle sanzioni e del tetto al prezzo dell'energia, per fiaccare l'economia russa e obbligare Putin a sedersi al tavolo negoziale.
Il G7 sceglie la strada dell'economia per sostenere concretamente Kiev. Il primo binario è rappresentato dal tetto al prezzo di petrolio e gas, sul quale è stato dato mandato ai Ministri dell'Energia di produrre presto strategie attuabili. Su questo fronte l'Europa, che è sembrata frenare sul gas all'ultimo vertice europeo, potrebbe rispolverare il dossier, chiudendo prima di ottobre - questa almeno la speranza del premier Draghi, che invece ha fornito importanti novità sul fronte dei corridoi navali per il grano ucraino. Draghi è stato protagonista di una polemica a distanza con la Russia, sostenendo che Putin potrà partecipare al prossimo G20 - ma solo a livello virtuale. Immediata la replica del Cremlino: "non decide l'Italia sulla nostra partecipazione". Il secondo binario per fronteggiare Mosca è appunto quello delle sanzioni: gli Stati Uniti hanno annunciato il bando dell'oro dalla Russia e misure contro 70 entità russe nel settore della difesa. "Siamo uniti: Putin non deve vincere questa guerra", chiosa invece il cancelliere tedesco Scholz, che dopo la promessa di 29 miliardi a Kiev guarda già ad un piano Marshall per la ricostruzione dell'Ucraina.
28/6/2022
Ha chiuso soddisfatto il vertice G7 il premier Draghi, che ha definito il summit un successo. Draghi, alla pari del cancelliere tedesco Scholz, ha riscontrato un consolidamento della coesione e dell'unità dei Sette Grandi sulla crisi ucraina.
I Sette premono in particolare l'acceleratore sui costi politici ed economici che la Russia dovrà pagare, in una corsa contro il tempo per fiaccare Mosca e la sua capacità militare. Il risultato più tangibile è il tetto al prezzo dell'energia, come ha spiegato lo stesso Draghi in conferenza stampa. E nello specifico del tetto al prezzo del gas, Draghi punta a delle novità in arrivo da Bruxelles prima di ottobre. Importante l'assist francese di Macron, con Parigi schierata con Roma sul tema. Il premier fornisce novità importanti sulla questione dei corridoi per l'export del grano ucraino: l'Onu vede avvicinarsi il momento della verità, dice Draghi, che specifica come non serva sminare i porti per il passaggio, ed esisterebbero già corridoi sicuri dove far passare le navi. Ora si attende solo il sì di Mosca, che potrebbe arrivare molto presto, dice. Il cancelliere tedesco Scholz guarda invece in avanti, e sostiene -a conclusione del G7- l'idea di un piano Marshall per la ricostruzione dell'Ucraina.
28/6/2022
Giornata conclusiva del vertice G7 a Elmau, con i temi della sicurezza in primo piano, e al centro del meeting a cinque in mattinata tra i leader di Stati Uniti, Germania, Francia, Italia e Gran Bretagna.
In precedenza il premier Draghi ha avuto un bilaterale con il premier canadese Trudeau. L'ultima sessione di lavoro del G7 riguarda l'ordine multilaterale, per un'agenda ormai prossima a chiudersi, ma pesantemente condizionata dalla guerra in Ucraina. La condanna dell'attacco russo contro il centro commerciale di Kremenchuck, un attacco definito "abominevole" dal G7, ha concluso ieri una giornata quasi interamente dedicata a trovare la quadra su sanzioni che si dimostrino efficaci nel soffocare le capacità finanziarie di Vladimir Putin, partendo dal tetto al prezzo delle esportazioni energetiche, come petrolio e gas, che comparirà nelle conclusioni del summit. I Sette daranno mandato ai rispettivi Ministri dell'Energia di studiare le migliori soluzioni per imporre un prezzo calmierato alle esportazioni russe, evitando al contempo i contraccolpi inflazionistici derivanti dall'aumento dei prezzi. Una corsa contro il tempo, anche per evitare che la guerra in Ucraina si prolunghi oltre l'autunno, un'eventualità che il presidente Zelensky, ieri in videocollegamento, dice di temere. Ma perchè funzioni serve che anche altri grandi importatori di energia, come India e Cina, collaborino.
28/6/2022
Il punto di non ritorno nelle relazioni tra Russia e Occidente lo certifica il cancelliere tedesco Scholz, al termine di una giornata G7 segnata dalla crisi ucraina.
"Non c'è un ritorno al passato nelle relazioni con Mosca. Il Governo russo ha rotto tutte le convenzioni della cooperazione internazionale", dice Scholz, senza entrare nel dettaglio delle nuove sanzioni in arrivo, che pure hanno animato incontri e bilaterali a Schloss Elmau. Nelle parole di Scholz riecheggia la dichiarazione mattutina dei Sette Grandi, al termine del videocollegamento con il presidente ucraino Zelensky: e cioè, l'impegno a proseguire con il sostegno a Kiev per tutto il tempo necessario. Il fronte è sempre più duplice, e vede convergere G7 e Nato. Da un lato le sanzioni contro Mosca, con l'obiettivo di renderle efficaci nel soffocare l'economia russa senza pesanti ripercussioni inflazionistiche a Ovest. Il tetto al prezzo del petrolio russo appare più di una probabilità - a quanto filtra la palla passa ora ai Ministri dell'Energia G7, per trovare la modalità più efficace per implementare il cosiddetto proce cap energetico. Mentre sull'oro si procederà con maggiore facilità. Zelensky ieri è tornato a chiedere aiuti militari e corridoi per il grano, puntando a chiudere il conflitto prima dell'inizio dell'inverno: per risposta i Sette hanno deciso di stringere le maglie delle sanzioni intorno al settore della difesa russo, mentre il vertice Nato -che si apre oggi a Madrid- aumenterà a 300mila unità le forze d'intervento rapido a disposizione del comando supremo. Sette volte rispetto a quelle attuali. Il G7 ha infine promesso di sostenere il fabbisogno statale ucraino con aiuti fino a 30 miliardi di dollari.
27/6/2022
Nessun ritorno allo status quo. Il cancelliere tedesco Scholz mette nero su bianco, alla fine della seconda giornata di lavori, la frattura tra Russia e Occidente, dopo l'invasione dell'Ucraina.
"Non c'è un ritorno al passato nelle relazioni con Mosca. Il Governo russo ha rotto tutte le convenzioni della cooperazione internazionale", ha avvertito Scholz, mentre il G7 ha riaffermato la sua determinazione a proseguire con il sostegno all'Ucraina finchè sarà necessario, difendendo l'integrità territoriale del Paese. Sulle sanzioni prosegue il lavoro: primo dossier sul tavolo resta la questione del tetto al prezzo del petrolio russo, sul quale si va verso un via libera condizionato alla sua fattibilità, mentre sullo stop all'export di oro da Mosca un'intesa di massima è già stata raggiunta. La difesa è un settore cruciale nel colpire la Russia. E qui l'azione è su due fronti: il supporto militare a Kiev, e le sanzioni in materia di difesa, per fare inceppare la macchina bellica russa. Un'accelerazione è arrivata sul fronte Nato, alla viglia del vertice di Madrid, con l'annuncio del segretario generale Stoltenberg sul pacchetto di aiuti in preparazione per Kiev, e -soprattutto- sull'incremento delle forze di risposta rapida oltre la soglia delle 300mila unità. Il protagonista dei lavori mattutini al G7 è stato il presidente ucraino Zelensky, che ha chiesto aiuto in cinque settori: sistemi antiaereo di difesa, sicurezza, ripresa delle esportazioni di grano, sanzioni e ricostruzione del Paese. A tal fine il G7 ha preso l'impegno di raccogliere fino a 28 miliardi di euro in aiuti, per finanziare il bilancio annuale di Kiev e permettere alla macchina statale di andare avanti.
27/6/2022
Seconda giornata del G7 verso la conclusione, dopo il summit allargato a cinque Paesi ospiti. In questi minuti sta tirando le somme della giornata il cancelliere tedesco.
C'è attesa per capire quali potranno essere le novità relative alla crisi della sicurezza alimentare, legata al mancato export di grano ucraino. Intanto però, sempre sulla guerra a Kiev, i Sette hanno deciso di proseguire con il sostegno all'Ucraina finchè sarà necessario, difendendo l'integrità territoriale del Paese. Sulle sanzioni il puzzle appare complesso. Primo dossier sul tavolo la questione del tetto al prezzo del petrolio russo, sul quale si va verso un via libera condizionato alla sua fattibilità, mentre sullo stop all'export di oro da Mosca un'intesa di massima è già stata raggiunta da alcuni Paesi G7. La difesa è un settore cruciale nel colpire la Russia. E qui l'azione è su due fronti: il supporto militare a Kiev, e le sanzioni in materia di difesa, per fare inceppare la macchina bellica russa. Il protagonista dei lavori del mattino è stato il presidente ucraino Zelensky, che ha chiesto aiuto in cinque settori: sistemi antiaereo di difesa, sicurezza, ripresa delle esportazioni di grano, sanzioni e ricostruzione del Paese. A tal fine il G7 ha preso l'impegno di raccogliere fino a 28 miliardi di euro in aiuti, per finanziare il bilancio annuale di Kiev e permettere alla macchina statale di andare avanti. Infine, i leader G7 "hanno deciso di esplorare le opzioni per decarbonizzare il mix energetico e accelerare la transizione dalla dipendenza dai combustibili fossili".
27/6/2022
Avanti con il sostegno all'Ucraina finchè sarà necessario, difendendo l'integrità territoriale del Paese: il G7 rilancia la sfida alla Russia di Putin, anche se sulle sanzioni il puzzle da comporre appare complesso.
In primo piano la questione del tetto al prezzo del petrolio russo, sul quale si va verso un via libera condizionato alla sua fattibilità, mentre sullo stop all'export di oro da Mosca un'intesa di massima è già stata raggiunta da alcuni Paesi G7. La difesa è un settore cruciale nel colpire la Russia. E qui l'azione è su due fronti: il supporto militare a Kiev - da notare l'annuncio del segretario generale Nato Stoltenberg sul pacchetto di aiuti che l'Alleanza Atlantica presenterà a Madrid, oltre all'idea di portare a 300mila il numero di truppe Nato di risposta rapida; e le sanzioni in materia di difesa, per fare inceppare la macchina bellica russa. Il protagonista dei lavori del mattino è stato il presidente ucraino Zelensky, che ha chiesto aiuto in cinque settori: sistemi antiaereo di difesa, sicurezza, ripresa delle esportazioni di grano, sanzioni e ricostruzione del Paese. A tal fine il G7 ha preso l'impegno di raccogliere fino a 28 miliardi di euro in aiuti, per finanziare il bilancio annuale di Kiev e permettere alla macchina statale di andare avanti. Infine, oltre alle conclusioni sul clima e l'impegno ad accelerare gli sforzi per la neutralità climatica, da segnalare il bilaterale pomeridiano tra il premier Draghi e l'omologo britannico Johnson.
27/6/2022
Adottate dai leader G7 le conclusioni finali sull'Ucraina: i Sette Grandi si sono impegnati a sostenere Kiev fino alla fine delle ostilità, anche attraverso la fornitura di armamenti.
Gli Stati Uniti avrebbero inoltre annunciato l'invio a Kiev di missili anti-aereo a medio e lungo raggio. Oltre al richiamo alla Russia, affinchè sblocchi urgentemente le rotte di commercio del grano nel Mare Nero, il punto cruciale riguarda le sanzioni contro Mosca. Lo stop all'import di oro dalla Russia è stato concordato ieri da parte dei Paesi - europei esclusi, ma è sul tetto al prezzo del petrolio che il G7 avrebbe deciso di agire concretamente, con un mandato esplorativo a trovare un soluzione efficace per metterlo in pratica. Interessanti saranno al proposito le discussioni nel pomeriggio con l'India, uno dei maggiori importatori di greggio russo a prezzo scontato. La sessione di lavoro mattutina del G7 ha avuto come protagonista il presidente ucraino Zelensky, in videocollegamento da Kiev. Zelensky ha ringraziato i leader per l'appoggio, e ha chiesto il sostegno dei Sette Grandi su cinque punti concreti, a partire dalla fornitura di sistemi di difesa antiaerea, e dalla sicurezza. Ha chiesto poi aiuto sulle esportazioni di grano, tuttora bloccate dal conflitto con la Russia, e sulla ricostruzione del Paese nel periodo post-bellico. Infine, si è augurato che la guerra finisca prima dell'inizio dell'inverno. "Continueremo ad aumentare la pressione su Putin. La guerra deve finire", ha twittato il cancelliere tedesco Scholz.
27/6/2022
Ucraina al centro dei lavori del G7 oggi, con il videocollegamento del presidente Zelensky, che si è concluso circa mezz'ora fa.
A breve saranno rese note le conclusioni. Zelensky ha ringraziato i leader per l'appoggio a Kiev, e ha chiesto il sostegno dei Sette Grandi su cinque punti concreti, a partire dalla fornitura di sistemi di difesa antiaerea e dalla sicurezza. Ha chiesto poi l'aiuto di Stati Uniti, Canada, Regno Unito, Italia, Francia, Germania e Giappone sulle esportazioni di grano, tuttora bloccate dal conflitto con la Russia, e sulla ricostruzione del Paese nel periodo post-bellico. Soprattutto, ha insistito sulla necessità di colpire Mosca con sanzioni che ne minino ulteriormente la capacità offensiva. E si è augurato che la guerra finisca prima dell'inizio dell'inverno. E il tetto al prezzo del petrolio dovrebbe essere uno dei risultati più tangibili di questo G7 - su questo la Casa Bianca appare ottimista, anche se occorrerà un confronto difficile con l'India oggi pomeriggio. Washington ha anticipato anche che il G7 dovrebbe annunciare nuove sanzioni a Mosca mirate al settore della difesa russo. Colpirebbero la produzione di armi e la catena di distribuzione. In prima fila tra i sostenitori della linea dura contro la Russia il premier britannico Johnson - "al momento non c'è accordo di pace che il presidente Zelensky possa firmare, quindi il G7 deve continuare a sostenere l'Ucraina".
27/6/2022
Un piano da 600 miliardi di dollari spalmato su cinque anni per finanziare le infrastrutture globali, al fine di rivaleggiare con la Cina e riportare l'Occidente e la sua sfera di influenza al centro degli investimenti mondiali.
Il G7, su spinta americana, prova a rilanciare il piano annunciato un anno fa in Gran Bretagna, ma ancora sottofinanziato. 200 miliardi li mette sul piatto Washington, 300 -tra fondi pubblici e privati- l'Europa. Infrastrutture, ambiente, sanità e tecnologie sicure al centro del piano di investimenti. Il presidente americano Biden ha rilanciato la sua sfida alle autocrazie. "Quando le democrazie si uniscono, non c'è nulla che non possano realizzare", ha detto, nel giorno in cui il G7 si è confrontato con la provocazione russa della ripresa dei bombardamenti su Kiev. Un'aggressione che il cancelliere tedesco Scholz ha definito brutale, ed è per questo che in apertura di vertice ha voluto proiettare all'esterno un'immagine di compattezza. Una bozza del summit impegna i Sette a un sostegno indefinito a livello finanziario, umanitario, militare e diplomatico nei confronti dell'Ucraina. Nella bozza anche l'idea di usare i proventi delle tariffe sulle importazioni dalla Russia per finanziare Kiev. E qui arriviamo alla questione del tetto al prezzo del petrolio, proposto da Washington, sul quale la Francia avrebbe aperto - ma a condizione di parlarne prima con i Paesi produttori. Intesa infine tra Gran Bretagna, Stati Uniti, Canada e Giappone per il bando dell'oro russo, per tagliare un'altra fonte di introiti del Cremlino.
26/6/2022
Unità dopo le bombe. Al G7 di Elmau i Sette Grandi puntano su un messaggio di compattezza, poche ore dopo il raid notturno russo su Kiev.
Un bombardamento che il cancelliere tedesco Scholz definisce brutale, per questo il messaggio a Putin deve essere quello di unità, insiste. L'economia, con l'inflazione galoppante, ha aperto i lavori dei Sette in Baviera, ma è sugli investimenti che i Grandi decidono di calare l'asso. Il presidente americano Biden annuncia lo stanziamento di 200 miliardi di dollari nei prossimi cinque anni per investimenti nelle infrastrutture globali. Il totale complessivo del G7 sarà però triplo, sostiene la Casa Bianca. E la Commissione Europea stima in 300 miliardi il contributo comunitario. Le cifre comprendono sia interventi pubblici, che privati. Il premier Draghi guarda avanti, proponendo che gli investimenti nelle infrastrutture per il gas nei Paesi in via di sviluppo -necessari sul breve termine- vengano convertiti in futuro all'idrogeno, anche per esigenze climatiche. Draghi è tornato però dietro le quinte a ribadire la necessità di un tetto al prezzo del gas, affinchè la crisi energetica non produca un ritorno del populismo. Ridurre la dipendenza da Mosca e tagliare il flusso dei finanziamenti legati all'import energetico dalla Russia sono per Palazzo Chigi la priorità, anche per combattere l'inflazione. Da parte loro Gran Bretagna, Stati Uniti, Canada e Giappone hanno annunciato il bando dell'oro russo, per ridurre la capacità finanziaria del Cremlino. Su questo i big europei invece nicchiano.
26/6/2022
E’ un G7 che punta soprattutto a mostrare unità, quello in corso in Baviera. A maggior ragione dopo la provocazione russa di questa notte, con il ritorno delle bombe a Kiev.
Questo ha detto il cancelliere tedesco Scholz aprendo i lavori a ora di pranzo e definendo l'aggressione di questa notte brutale. E questo hanno fatto poco fa alcuni dei leader, partendo dal presidente americano Biden, che ha annunciato 600 miliardi di dollari da qui al 2027 per investimenti nelle infrastrutture nel mondo. Gli Stati Uniti, secondo Biden, contribuiranno con 200 miliardi. Il premier Draghi dal canto suo ha ribadito come il gruppo G7 sia il maggior finanziatore dei progetti nei Paesi in via di sviluppo. Dobbiamo però fare ancora di più, ha detto Draghi, secondo cui uno sforzo di partnership maggiore va realizzato. Due le aree che il premier ha identificato: energia e salute. Secondo fonti del Governo, nei colloqui a porte chiuse il premier avrebbe invitato i colleghi del G7 ad evitare gli errori commessi dopo la crisi del 2008: la crisi energetica non deve produrre un ritorno del populismo. Per Draghi bisogna mitigare l impatto dell aumento dei prezzi dell energia, eliminando per sempre la nostra dipendenza da Mosca. Per questo Roma ha portato anche al tavolo G7 la proposta di porre un tetto al prezzo dei combustibili fossili importati dalla Russia, per ridurre i finanziamenti a Mosca, eliminando così una delle principali cause dell inflazione. Da parte loro Gran Bretagna, Stati Uniti, Canada e Giappone hanno annunciato il bando dell'oro russo, per ridurre la capacità finanziaria di Mosca. Su questo per ora i big europei invece nicchiano.
25/6/2022
Europa avanti sui piani di emergenza energetici. Ma senza fretta, nonostante i ricatti russi e inflazione.
E' palpabile la delusione italiana, mitigata però dal realismo del premier Draghi, dopo lo slittamento all'autunno della discussione sul tetto al prezzo del gas. "Le cose si stanno muovendo, anche se non alla velocità che uno vorrebbe", ha ammesso Draghi chiudendo il summit di Bruxelles, e con un occhio già al G7 al via domani, dove il tema dovrebbe tornare sul tavolo, insieme alle pressioni americane per un tetto al petrolio russo. La patata bollente passa ora alla Commissione, che lavorerà su due fronti, come ha spiegato la presidente Von Der Leyen. Il primo, la presentazione a luglio di un piano per affrontare l'emergenza energetica - "occorre prepararsi al peggio", ha ammonito. E in questo ha ricevuto il sostegno del presidente francese Macron, che chiede di prendere decisioni rapide sull'energia. Il secondo, dopo l'estate, con la presentazione di una serie di proposte per ridurre i prezzi energetici, che potrebbero includere sia il tetto al prezzo del gas, sia il disaccoppiamento tra gas ed elettricità. L'Italia strappa una menzione nelle conclusioni del summit sulla possibilità di un tetto, e la promessa di un vertice straordinario qualora la situazione dovesse aggravarsi. Novità sul fronte allargamento, dopo che la Bulgaria ha tolto il veto sulla Macedonia del Nord. Skopje e Tirana vedono più vicino l'inizio dei negoziati con l'Europa, mentre l'idea di una comunità politica europea -su iniziativa francese- potrebbe vedere la luce dopo l'estate.
24/6/2022
Slitta all'autunno la discussione sul tetto al prezzo del gas, nonostante le insistenze italiane e la tela diplomatica tessuta dal premier Draghi con i Paesi dell'Europa meridionale. "Le cose si stanno muovendo, anche se non alla velocità che uno vorrebbe", ha ammesso Draghi chiudendo il summit di Bruxelles, e con un occhio già al G7 del weekend, dove il tema potrebbe riemergere. La palla passa ora alla Commissione, che lavorerà su due fronti, come ha spiegato la presidente Von Der Leyen.
Il primo, la presentazione a luglio di un piano per affrontare l'emergenza energetica - "occorre prepararsi al peggio", ha ammonito. E in questo ha ricevuto il sostegno del presidente francese Macron, che chiede di prendere decisioni rapide sull'energia. Il secondo, dopo l'estate, con la presentazione di una serie di proposte per ridurre i prezzi energetici, che potrebbero includere sia il tetto al prezzo del gas, sia il disaccoppiamento tra gas ed elettricità. L'Italia strappa una menzione nelle conclusioni del summit sulla possibilità di un tetto, e la promessa di un vertice straordinario qualora la situazione dovesse aggravarsi. Parallelamente gli Stati Uniti spingono sull'imposizione di un tetto al petrolio russo, ma qui l'Europa -Germania in primis- appare più fredda. Novità sul fronte allargamento, dopo che la Bulgaria ha tolto il veto sulla Macedonia del Nord. Skopje e Tirana vedono più vicino l'inizio dei negoziati con l'Europa, mentre l'idea di una comunità politica europea -su iniziativa francese- potrebbe vedere la luce dopo l'estate.
24/6/2022
Partiamo dalle novità di una giornata abbastanza tranquilla sul fronte del summit europeo, che si è appena concluso a Bruxelles - perchè il Parlamento bulgaro ha approvato la mozione avanzata dall'opposizione, volta ad appoggiare la proposta francese per risolvere la disputa fra Bulgaria e Macedonia del Nord sull'avvio dei negoziati per l'ingresso di Skopje nell'Unione.
Questo rimuove il veto bulgaro e fa fare passi importanti all'avvio dei negoziati di adesione non solo per la Macedonia ma anche per l'Albania, dopo il burrascoso summit di ieri sui Balcani Occidentali. Venendo al fronte energetico, oggi il Belgio si è aggiunto al gruppo di Paesi, capeggiati dall'Italia, che chiede un tetto al prezzo del gas. Il Belgio sostiene le proposte su "acquisti comuni" e "un tetto dei prezzi", "ora la Commissione deve prendere la guida" di queste iniziative, "dobbiamo coordinarci", ha detto il premier De Croo. Non entusiasma però la proposta del premier Draghi di organizzare un vertice straordinario a luglio: "non ci sono piani su questo", riferiscono fonti comunitarie. Che la proposta di un summit che indirizzi i 27 verso il tetto al prezzo dell'energia non entusiasmi lo si era capito dal no notturno dell'Olanda, dal silenzio glaciale tedesco e dai dubbi svedesi, espressi questa mattina. Sul fronte economico, e dell'inflazione, allarme della presidente Bce Lagarde: "l'aumento dell'inflazione e' una preoccupazione seria, la situazione e' seria ma non disperata", ha detto.
24/6/2022
E’ l'energia protagonista di questa parte finale del vertice europeo, che ieri sera ha vissuto il momento più importante con la concessione dello status di Paesi candidati a Ucraina e Moldavia.
Oggi anche il Belgio si è aggiunto al gruppo di Paesi, capeggiati dall'Italia, che chiede un tetto al prezzo del gas, Il premier De Croo ha fatto appello alla solidarietà europea. Il Belgio sostiene le proposte su "acquisti comuni" e "un tetto dei prezzi", "ora la Commissione deve prendere la guida" di queste iniziative, "dobbiamo coordinarci", ha detto De Croo. Non entusiasma però la proposta del premier Draghi di organizzare un vertice straordinario a luglio: "non ci sono piani su questo", riferiscono fonti comunitarie. Che hanno però confermato che la richiesta è stata fatta da un leader - scontato immaginare come si tratti del premier Draghi. Che la proposta di un summit che indirizzi i 27 verso il tetto al prezzo dell'energia non entusiasmi lo si era capito dal no notturno dell'Olanda, dal silenzio glaciale tedesco e dai dubbi svedesi, espressi questa mattina. "Se avremo un incontro in più dovremo essere in grado di prendere un qualche tipo di decisione" - così la premier Andersson. Sul fronte economico, i 27 hanno discusso anche dell'elevato tasso di inflazione, e hanno osservato come "i fondamentali dell'economia sono ancora stabili" e che la disoccupazione è "bassa". Meno ottimista la presidente Bce Lagarde: "l'aumento dell'inflazione e' una preoccupazione seria, la situazione e' seria ma non disperata", ha detto.
24/6/2022
Ucraina e Moldavia sono da ieri ufficialmente Paesi candidati all'ingresso nell'Unione Europea, per la Georgia invece si apre la prospettiva di adesione. Per quanto attesa, è una decisione di portata storica, la prima spinta in modo impetuoso da una guerra in Europa, quella presa dai 27 leader comunitari. Anche se ora si apre un periodo di riforme necessarie.
Come ha ricordato la presidente della Commissione Von Der Leyen, adesso devono essere implementate le riforme e i cambiamenti obbligati per proseguire nel cammino europeo. Che -lo ricordiamo- potrebbe richiedere anni. Il presidente europeo Michel ha precisato che un'intesa è stata anche trovata su come portare sostegno all'Ucraina, a livello finanziario e militare. Di "momento storico" ha parlato il presidente francese Macron, che ha ricordato come la decisione di ieri sia frutto dell'impegno preso insieme a Draghi e Scholz la scorsa settimana a Kiev. Il messaggio è chiaro: "dal primo giorno della guerra abbiamo reagito velocemente, con sostegno militare e finanziario a Kiev. Un'Europa forte e unita è stata all'altezza della situazione, questa decisione la dobbiamo al popolo ucraino", ha detto Macron, che parla di un forte segnale lanciato a Mosca. La giornata di ieri a Bruxelles è stata segnata anche dal forte attivismo del premier Draghi sul gas: Draghi ha visto Macron, al quale ha anticipato l'idea di tenere un summit europeo a luglio dedicato alla crisi energetica. Obiettivo finale di Roma è arrivare al tetto sul prezzo del gas per indebolire la principale arma di ricatto russa, e su questo ha costruito un fronte con Grecia e Spagna - Madrid chiede anche una riforma del mercato dell'elettricità. Tiepida l'Olanda, ma il vero freno è tedesco, per il timore che Putin chiuda definitivamente i rubinetti.
24/6/2022
Il sì dei 27 Paesi europei è arrivato dopo qualche intoppo, legato ai difficili negoziati di allargamento ai Balcani Occidentali: Ucraina e Moldavia sono ufficialmente Paesi candidati all'ingresso nell'Unione Europea, mentre per la Georgia invece si apre la prospettiva di adesione.
Una decisione da tutti definita storica, a partire dal presidente francese Macron, che ha ricordato come il via libera sia frutto dell'impegno preso insieme a Draghi e Scholz la scorsa settimana a Kiev. "Un'Europa forte e unita è stata all'altezza della situazione, questa decisione di oggi la dobbiamo al popolo ucraino", ha detto Macron, che parla di "forte segnale lanciato alla Russia". La presidente della Commissione Von Der Leyen ha ricordato come ora inizi il periodo delle riforme e dei cambiamenti necessari per proseguire nel cammino europeo. E il presidente europeo Michel ha precisato che un'intesa è stata anche trovata su come portare il sostegno all'Ucraina, a livello finanziario e militare. La giornata di ieri a Bruxelles è stata segnata anche dall'attivismo del premier Draghi sul gas: Draghi ha portato a Bruxelles la proposta di un summit straordinario a luglio dedicato alla crisi energetica. L'obiettivo finale è arrivare al tetto sul prezzo del gas, per indebolire la maggiore arma di ricatto russa, e su questo ha costruito un fronte con la Grecia e con la Spagna - Madrid chiede anche una riforma del mercato dell'elettricità. Tiepida l'Olanda, anche se il vero freno è tedesco, per il timore che Putin possa chiudere definitivamente i rubinetti.
23/6/2022
E' ormai in dirittura d'arrivo, e dovrebbe essere presa dopo cena, la decisione di concedere a Ucraina e Moldavia lo status di candidati all'ingresso in Europa.
Che il via libera sia praticamente cosa fatta lo ha confermato il cancelliere tedesco Scholz: quello di oggi è "un Consiglio Europeo storico, mostreremo ancora una volta la nostra solidarietà all'Ucraina, e prenderemo una decisione importante per la prospettiva europea dell'Ucraina", ha detto Scholz, anticipando l'OK comunitario. Decisamente meno bene è andato il summit mattutino con i Paesi dei Balcani occidentali, stanchi di fare anticamera nel loro percorso di ingresso in Europa. Da notare l'attivismo a Bruxelles del premier Draghi, che -pur silenzioso con la stampa- ha visto prima del vertice il presidente francese Macron, al quale avrebbe proposto l'idea di tenere un summit europeo a luglio dedicato a energia ed economia. Proposta che sarebbe stata fatta propria dallo stesso Macron e da altri leader. Italia molto attiva anche sul tema del tetto al prezzo del gas, che avrebbe fatto capolino nella bozza di conclusioni. A Roma si sono accodate sia la Grecia, con il premier Mitsotakis che ha detto che ribadirà la necessità di fare una scelta coraggiosa in materia, sia la Spagna, che chiede anche una riforma del mercato dell'elettricità. La strada però appare in salita: l'Olanda frena, e parla di valutazione in corso. C'è infine una buona notizia: l'intesa raggiunta tra Unione Europea e Norvegia per aumentare le forniture di gas a breve e lungo termine, con l'obiettivo di abbassare i prezzi.
23/6/2022
Concessione dello status di candidato all'ingresso in Europa a Ucraina e Moldavia in primo piano al Consiglio Europeo in corso a Bruxelles. Che il via libera sia cosa fatta lo ha confermato il cancelliere tedesco Scholz al suo arrivo.
Quello di oggi è "un Consiglio Europeo storico, mostreremo ancora una volta la nostra solidarietà all'Ucraina, e prenderemo una decisione importante per la prospettiva europea dell'Ucraina", ha detto Scholz, anticipando l'OK comunitario, frutto soprattutto della svolta avvenuta col viaggio a Kiev insieme al premier Draghi e al presidente Macron. Proprio Draghi e Macron hanno avuto un bilaterale prima dell'inizio del vertice. Sul tema allargamento, va notato come il veto bulgaro alla Macedonia del Nord ha infiammato questa mattina il pre-summit tra Paesi europei e Balcani Occidentali. Anche Albania e Serbia sono nell'anticamera dell'ingresso in Europa - il vertice avrebbe vissuto momenti di scontro molto duro, con attacchi sia contro Sofia sia contro l'atteggiamento inerte dell'Unione. Un'altra questione che agita il summit, su impulso italiano, è quella del tetto al prezzo del gas: a Roma si sono accodate sia la Grecia, con il premier Mitsotakis che ha detto che ribadirà la necessità di fare una scelta coraggiosa, sia Madrid, che chiede anche una riforma del mercato dell'elettricità. La strada però è in salita: l'Olanda ad esempio frena, e parla di valutazione in corso. C'è anche una buona notizia: l'intesa tra Unione Europea e Norvegia per aumentare le forniture di gas a breve e lungo termine, con l'obiettivo di abbassare i prezzi.
22/6/2022
Alla vigilia di un vertice europeo che si annuncia storico, per la quasi certa concessione dello status di Paese candidato all'Ucraina, emergono sempre più evidenti le tensioni tra Nato e Russia: il presidente russo Putin ha minacciato ieri di rendere operativo entro fine anno il supermissile balistico intercontinentale Sarmat.
Secondo il ministero della Difesa, sarebbe capace di "penetrare ogni sistema di difesa missilistica esistente o futura". Intanto il rischio di un'estensione della crisi ucraina ai Paesi Nato appare più di una possibilità, dopo che Mosca ha affermato che reagirà contro il blocco delle merci verso l'enclave di Kaliningrad. La risposta sarà "seria e avrà un impatto molto negativo sui cittadini lituani", ha detto il segretario del Consiglio di sicurezza russo Patrushev, dopo lo stop al trasporto su ferrovia di alcune merci tra Mosca e l'enclave. Stop legato alla messa in atto delle sanzioni contro la Russia, dice Vilnius. Da Ankara arrivano però segnali di speranza: la Turchia sta organizzando per la prossima settimana colloqui sui corridoi navali per il grano, in tandem con l'Onu. A tal fine, una linea di comunicazione d'emergenza è stata creata tra i ministeri della Difesa di Russia, Ucraina e Turchia. Domani a Bruxelles si apre il summit che aprirà la strada europea per Kiev. Dalla Francia l'annuncio che il consenso è praticamente unanime. Il Ministro degli Esteri ucraino Kuleba dice che il summit traccerà una linea di demarcazione dopo decenni di ambiguità - l'Ucraina è Europa, dice. Infine, sul fronte militare, le truppe russe avrebbero raggiunto il quasi totale controllo della città simbolo di Severodonetsk.
21/6/2022
Spiragli di dialogo nella crisi ucraina, in un contesto però di crescente tensione tra Mosca e la Nato: il presidente russo Putin ha affermato che il supermissile balistico intercontinentale Sarmat sarà operativo in Russia entro fine anno.
Il vettore, secondo il ministero della Difesa, sarebbe capace di "penetrare ogni sistema di difesa missilistica esistente o futura". Da Ankara arrivano però segnali di speranza: la Turchia sta organizzando per la prossima settimana a Istanbul colloqui sui corridoi navali per il grano, in tandem con l'Onu. Obiettivo è sbloccare i porti ucraini "entro un mese". E una linea di comunicazione d'emergenza è stata creata tra i ministeri della Difesa di Russia, Ucraina e Turchia per discutere della gestione dei corridoi navali per le esportazioni di grano. Intanto il rischio di un'estensione della crisi alle relazioni Russia-Nato appare più di una possibilità, dopo che Mosca ha affermato che reagirà molto presto contro il blocco delle merci verso l'enclave di Kaliningrad. La risposta sarà "seria e avrà un impatto molto negativo sui cittadini della Lituania", ha detto il segretario del Consiglio di sicurezza russo Patrushev, dopo lo stop al trasporto su ferrovia di alcune merci tra Mosca e l'enclave. Intanto, in vista del vertice europeo di giovedì e venerdì, il Ministro francese per gli Affari Europei Beaune anticipa la possibilità di un consenso unanime sull'ufficializzazione dello status dell'Ucraina quale Paese candidato per l'ingresso nell'Unione. Infine, sul fronte militare, le truppe russe avrebbero raggiunto quasi il pieno controllo della città simbolo di Severodonetsk.
21/6/2022
Avanza a passi rapidi l'ufficializzazione dello status dell'Ucraina a Paese candidato per l'ingresso nell'Unione Europea, che dovrebbe venire ufficializzato al prossimo vertice comunitario.
"Abbiamo osservato un consenso totale sulla questione dello status di paese candidato per l'Ucraina", ha detto il Ministro francese per gli Affari Europei Beaune, al termine del Consiglio Affari Generali. "Ora sarà dibattuta dai leader, ma al nostro livello l'unità europea resta una realtà", ha aggiunto Beaune, precisando che ovviamente "non si tratta di membership immediata, ma sarà un percorso lungo". Le buone notizie per Kiev non si fermano qui: l'Ucraina ha ricevuto dalla Germania le prime unità di obici semoventi Panzerhaubitze 2000, che possono essere schierati sul terreno. La tensione diplomatica con Mosca intanto lambisce pericolosamente il territorio Nato: la Russia reagirà molto presto contro il blocco delle merci verso l'enclave di Kaliningrad, e la risposta sarà "seria e avrà un impatto molto negativo sui cittadini della Lituania", ha detto il segretario del Consiglio di sicurezza russo Patrushev, in visita nell'area, dopo lo stop ad alcune merci su ferrovia tra Mosca e Kaliningrad. L'ambasciatore europeo a Mosca è stato convocato al Ministero degli Esteri russo. Sul fronte militare, le truppe russe avrebbero il pieno controllo del villaggio di Tochkivka, vicino a Severodonestsk, nel Lugansk.
20/6/2022
Sostegno militare all'Ucraina e richiesta di ritiro immediato alla Russia: in assenza di un complicato e al momento improbabile settimo pacchetto di sanzioni contro Mosca, il Consiglio Europeo si concentra su questi fronti, in apertura di una settimana cruciale per la diplomazia, che proseguirà in Baviera con il G7 e si chiuderà la prossima settimana con il summit Nato.
"L'Unione resta fortemente impegnata a provvedere ad un ulteriore supporto militare per aiutare l'Ucraina nella sua azione di autodifesa contro l'aggressione russa", si legge nella prima bozza di conclusioni della due giorni di vertice in programma giovedì e venerdì. Il testo fa dunque esplicito riferimento all'invio di ulteriori aiuti militari a Kiev, spiegando che "a tal fine l'Unione fa appello all'aumento del sostegno militare nell'ambito della European Peace Facility. I 27 chiedono a Mosca il ritiro immediato e incondizionato di tutte le sue truppe dall'intero territorio ucraino. E accusano la Russia di essere la sola responsabile della crisi di sicurezza alimentare globale. Attesa invece per l'inserimento della posizione europea sulla concessione a Ucraina e Moldavia dello status di candidato all'adesione, che sarà oggetto di dibattito tra i leader. L'impegno ad aiutare militarmente Kiev è stato ribadito dall'Alto Rappresentante europeo Borrell dopo il vertice dei Ministri degli Esteri, che hanno avvertito del rischio di una crisi alimentare senza precedenti. La situazione in Ucraina e le conseguenze delle sanzioni contro la Russia saranno il tema principale del vertice G7 che si terrà da domenica al castello bavarese di Elmau. Lo ha annunciato una fonte del governo tedesco.
17/6/2022
Concedere a Ucraina e Moldavia una prospettiva europea e lo status di candidato all'ingresso nell'Unione. La presidente della Commissione Von Der Leyen, dopo il via libera politico ieri del trio Draghi-Macron-Scholz, rompe gli indugi e raccomanda ai 27 leader di avviare il processo di ingresso nell'Unione per Kiev e Chisinau, pur sottolineando come si sia solo all'inizio di un lungo percorso: "molto è stato fatto, ma molto lavoro resta ancora da fare.
Ad esempio sulla stato di diritto, la giustizia, la lotta alla corruzione e la rimozione del potere degli oligarchi". Frenata invece sulla Georgia: "sì a una prospettiva europea, ma status di candidato solo a fronte del rispetto di una serie di condizioni, dice la Commissione. La palla passa tra sei giorni al Consiglio Europeo. Comunque vada, un ingresso nell'Unione richiede solitamente molti anni di negoziati. Non è immediato. Immediata invece la reazione di Mosca: la candidatura dell'Ucraina richiede "l'attenzione acuta della Russia, dato il rafforzamento dell'elemento di difesa dell'Unione". Così il portavoce del Cremlino Peskov. Intanto il presidente francese Macron è tornato a lanciare segnali distensivi: l'Ucraina non avrà mai pace se l'obiettivo finale del conflitto è "schiacciare la Russia", ha detto, indicando una pace negoziata come punto di approdo. Meno distensivo l'approccio di Mosca sul gas: Gazprom ha tagliato oggi della metà le forniture ad Eni, e ha azzerato quelle alla Francia. Il prezzo ne ha ovviamente risentito al rialzo. Il cancelliere tedesco Scholz parla di una stretta sul gas come conseguenza di una decisione politica di Mosca.
16/6/2022
Il vertice della svolta. Dopo settimane di indecisione, alla vigilia dell'opinione della Commissione Europea sulla concessione dello status di candidato all'adesione comunitaria, i pesi massimi comunitari decidono di rompere gli indugi.
"L'Ucraina fa parte dell'Europa. Questa guerra cambierà la storia dell'Europa. Siamo a fianco dell'Ucraina per accompagnarla in questa prospettiva. Tutti e 4 i nostri Paesi sosterranno lo status di candidato dell'Ucraina. Nei prossimi giorni costruiremo l'unanimità dei 27". Così il presidente francese Macron, in conferenza stampa a Kiev, annunciando che Parigi consegnerà "sei cannoni Caesar aggiuntivi" all'Ucraina "nelle prossime settimane". Si tratta di cannoni in grado di colpire a 40 chilometri, con un margine di errore minimo. La svolta europea è stata confermata dal cancelliere tedesco Scholz, che ha invitato il presidente ucraino Zelensky al G7 di fine giugno in Baviera: "la Germania è per una decisione favorevole per l'Ucraina e questo vale anche per la Moldavia", ha affermato Scholz, che ha ricordato come per entrare in Europa vanno rispettati certi criteri. "Qui ci sono quattro grandi Paesi europei al nostro fianco. E' un risultato storico", ha dichiarato da parte sua il presidente ucraino Zelensky, che è tornato a chiedere armi pesanti e moderne per sconfiggere la Russia. Zelensky ha aggiunto che Kiev farà "tutto il possibile per sbloccare i porti", ma la precondizione è che per prima si muova la flotta russa, che li ha bloccati.
14/6/2022
Dopo le stime Ocse, che prevedono un Pil britannico migliore solo di quello russo il prossimo anno, nuova doccia fredda per l'economia del Regno Unito, in contrazione ad aprile. E così Johnson resuscita la Brexit, per deviare l'attenzione.
Tira dritto il premier britannico Johnson nello scontro con l'Unione Europea su Brexit - una storia infinita che si intreccia ora pericolosamente con la precaria situazione politica in Irlanda del Nord, e con la sopravvivenza a Downing Street dello stesso Johnson, uscito vittorioso ma indebolito dalla conta interna al suo partito. Ieri Londra ha depositato la proposta di legge che modifica unilateralmente l'intesa di divorzio con Bruxelles, andando a toccare diversi nervi scoperti. Su tutti il confine doganale nel Mare d'Irlanda, tra l'Ulster e il resto del Regno, necessario per salvaguardare l'Accordo del Venerdì Santo - intesa che il Governo britannico intende infrangere, introducendo nuovi canali di transito per le merci verso l'Irlanda - verdi se si fermano a Belfast, rossi se proseguono verso Dublino. Londra intende garantire all'Ulster le stesse agevolazioni fiscali britanniche, e vuole sottrarre alla Corte di Giustizia Europea l'arbitrato sulle controversie legali. Abbastanza per scatenare l'ira di Bruxelles: la Commissione ha fatto sapere che non intende rinegoziare il protocollo nordirlandese, e che potrebbe riavviare la procedura di infrazione contro Londra. Sullo sfondo, l'arma nucleare di una guerra commerciale che potrebbe fare molto male alla Gran Bretagna: il Pil britannico ha registrato ad aprile una contrazione dello 0,3% rispetto al mese precedente. Per l'Ocse il prossimo anno Londra farebbe meglio solo della Russia, all'interno del G20. E così Johnson ricorre al rumore dei nemici -o presunti tali- per puntellare il suo traballante posto da premier.
6/6/2022
Ore cruciali per la premiership di Boris Johnson: proprio in questi minuti ha preso il via il voto segreto dei Tories per sfiduciare il premier in carica, dopo che il 15% dei deputati conservatori ha firmato una lettera di sfiducia nei suoi confronti.
Secondo le regole interne del partito, ciò consente il voto per la conferma alla guida dello schieramento - in caso di esito negativo, Johnson sarà nei fatti obbligato anche alle dimissioni da primo ministro. I mal di pancia Tories sono esplosi dopo lo scandalo Partygate, con la plateale violazione delle regole sul lockdown da parte di Johnson e del suo staff. Ma la leadership di Johnson è da tempo sotto esame, anche per il suo atteggiamento su Brexit, con i continui scontri con l'Europa. Il voto di stasera è segreto, e per restare leader del partito e premier Johnson dovrà ottenere 180 voti tra i deputati conservatori, equivalenti alla metà più uno. Al momento i media britannici hanno calcolato in 126 i deputati conservatori che hanno già apertamente annunciato il sì a Johnson, più di 50 in meno rispetto a quelli necessari. Johnson ha scritto una lettera ai deputati per perorare la sua causa, e si è presentato ad un incontro con loro questo pomeriggio. Per il premier anche una vittoria di misura può rivelarsi complicata da gestire. Alle 21 o poco prima si conoscerà il risultato di un voto potenzialmente storico per la politica britannica.