Teti posto in un ambiente prevalentemente collinare e di altipiani granitici,con dolci rilievi coperti da una ricchissima vegetazione, coronata dalle cime più aspre e rocciose del Gennargentu ad occidente. Priva di documenti scritti diventa base di partenza di una lunga tappa della civiltà proto sarda, durante l'età del bronzo e del ferro chiamata, tradizionalmente, Archeologia Nuragica. Chiaramente ci si chiede: chi erano i primi abitanti di questa regione centrale dell'isola? Orientali,Pelagici o Etruschi. Indi vi presero soggiorno gli antichi Greci, in quelle colonie che furono condotte da Jolao, e perciò dette Iliensi. A ciò si unisce il nome che hanno conservato le due località di Abini e Teti. Il primo indica una voce orientale, Abi, ab(padre o Signore)ed Ini (risposta, preghiera), cioè luogo dove gli avi pregavano ed erano esauditi dalle risposte che la divinità loro tramandava. Questo significato pare sia pervenuto attraverso i tanti secoli alle successive
generazioni, in quanto il sito era tenuto come nascondiglio di superstizioni. Il nome, Teti non crediamo l'abbia preso dalla Ninfa Marina Teti (come molti credono), sebbene abbia in vicinanza un fiume. Esso è un vocabolo Greco che significa mercenario e forse così appellato dal suo fondatore Tete, Teti, Theti, famoso duce degli Iliesi che fece pace col pretore romano Anzio Baldo. Gli Iliesi erano Greci discendenti dalla colonia che Jolao piantò in Sardegna, secondo Strabone e Diodoro Siculo. I nomi delle località, come i monumenti religiosi, sono i migliori testimoni delle razze che per prime hanno colonizzato un paese.La civiltà nuragica "sarda barbaricina" apparsa e sviluppatasi in un momento di passaggio dalla preistoria alla storia, non può essere esclusa dal quadro generale delle antiche civiltà del Mediterraneo e dell'Europa ove l'organizzazione sociale, la divisione dei compiti,la stabilità di un luogo fisso e l'inizio della differenziazione del luogo di culto dal luogo dell'abitato, da origine ai bellissimi monumenti megalitici che vanno dai più semplici per poi arrivare a strutture più complesse. Un'archeologia sarda che va "viaggiata", perché l'immagine che resta fissa nella mente dopo un viaggio nel centro della Sardegna è, da una parte, l'"antichità" reale del suo paesaggio, in cui la natura sembra ancora intatta, cristallizzata al momento stesso dell'emersione del magma primordiale, e dall'altra la presenza fitta e continua di monumenti di quasi tremila anni fa (come i nuraghi), che rimandano direttamente a un mondo preistorico. Nuraghi, tombe di giganti, dolmen, menhir, templi e santuari preistorici, alcuni grandi centri riplasmati sia dai Fenicio - Punici che dai Romani. In questi ultimi decenni si è vista un'eccezionale viabilità di studi e ricerche nel campo archeologico che hanno avuto come conseguenza un arricchimento sensibilissimo delle conoscenze del quadro storico da essi derivante. L'esplorazione di alcune zone del territorio di Teti ne ha evidenziato l'immenso patrimonio. La località di Abini (santuario nuragico) di Teti è tra le più ricordate nell'archeologia.