VOCE NARRANTE ELENA VARESI
acquerello di Cristina Priore
Anche questa sera Odile si incammina verso il porto, accompagnata dalla fatica delle sue giornate spinose e dal suo povero bagaglio, un sacchetto di plastica del Carrefour . La notte per lei continua a essere un concetto difficile da capire. Può essere pericolosa, la notte, molto pericolosa, ma può essere anche un angelo custode, un guscio dove trovare riparo. Ti protegge dagli sguardi delle persone. Odile le sa leggere le persone, riesce persino a sentire il rumore delle loro anime. Sente il loro disprezzo ma , certe volte, anche la loro invidia per una vita senza catene, per chi come lei è fuggita dalla vita per amore per la vita.
Ha trovato un posto che le piace dove passare le notti. Una piccola fabbrica abbandonata, non lontana dal mare, dopo l’Estaque. É bello sentire il suono del mare, una ninnananna che la avvolge. Si sente a casa, si sente bambina. É bella Marsiglia, di notte. Bella e feroce.
Il suo letto è uno scatolone. Samsung ci sta scritto sopra. É stata la casa di un televisore.
Le piace dormire sul Samsung. Ci si possono fare dei bei sogni a colori. Evita i cartoni dei frigoriferi, Odile, non vuole correre il rischio di congelare durante la notte. Le notti non hanno bisogno di altro freddo, anche adesso che ormai è primavera.
Anche i gendarmi la lasciano in pace di notte. Aspettano il mattino, loro, l’odore del pesce appena pescato al Vieux port, il profumo delle ginestre portato dal maestrale. E poi la luce, quell’azzurro che sembra essere il colore dell’eternità.
Li aspetta una casa, un letto comodo, un aperitivo col Pastis.
Di notte passano e vanno, spingono forte la notte perchè se ne vada in fretta.
Qualcuno addirittura la saluta . Come butta questa notte, Odile? Niente discoteca, eh, stasera?
A volte le lasciano persino qualche euro per il caffè, che sanno bene che lei non berrà mai e che si trasformerà invece in vino di pessima qualità.
Cammina lenta Odile, con la sua ombra e i suoi pensieri da rincorrere. Anche gli anni pesano, non sa più neppure quale sia la sua età. Ma ora ha tutto quello che le serve per qualche accenno di felicità. Una coperta, una bottiglia di vino . E il libro del suo Arthur.. Arthur, il suo amore.. Un giorno lo potrà incontrare, lo potrà abbracciare, persino baciare. Arthur ha scritto questo libro per lei, solo per lei. È dl destino che glielo ha fatto trovare, oppure un angelo, inviato sulla Terra per farli incontrare.
Sente dei passi alle sue spalle. Forse è lui, l’ha trovata, finalmente lo potrà vedere. Potrà vedere quel viso che ha sempre solo sognato, vedere il suo corpo, la gentilezza dei suoi gesti.
Arthur. Lo chiama, senza voltarsi. Aspetta che la sua voce calda la raggiunga e la accarezzi. Odile, sei tu, Odile.. Ma sente solo un rumore di passi e un ansimare stonato . Adesso ha paura. Dolori ne ha già avuti troppi dalla vita.
Picchiare un clochard per qualcuno è un divertimento. Non sanno che un clochard si fa già del male da solo, tutti i giorni.
Quel tipo ha allungato il passo, adesso sente il suo respiro affannoso. Si è fatto vicino. Lei si gira. La tenue luce della luna e la paura non le permettono di vederlo bene. É a un passo. Il suo fiato fatto di alcool la avvolge e la stordisce. Non fa in tempo a dire nulla, Odile. Quell’uomo la spinge, le ruba il suo sacchetto e se ne va. Odile cade a terra, picchia la testa su un sasso . Sente il sapore del sangue.
Ridammi il sacchetto, il mio sacchetto, prova ad urlare. Senza riuscirci.
Non piange, perchè non sa più nemmeno cosa voglia dire piangere.
Lo vede allontanarsi, prendere la bottiglia di vino dal sacchetto e cominciare a bere. Poi lo vede gettare il sacchetto per terra.
Odile si sente rinascere, come se quella sorsata avida di vino l’avesse fatta lei. Senza vino per una notte può resistere. Suderà freddo, tremerà , vedrà ragni e insetti danzare davanti ai suoi occhi. Ma resisterà. Non sarebbe la prima volta. Ma senza Arthur non può vivere.
Senza quel libro che Arthur ha scritto solo per lei. Le gira la testa, il sangue non vuole saperne di fermarsi . Prova a rialzarsi, per raccogliere il libro. Ma non ci riesce. Si abbandona alla notte. L’ultima notte.
La trova un ragazzo, Jerome, il mattino dopo , quando il sole è già caldo. Sta andando a pescare, per riempire le sue giornate vuote. Come sempre indossa una maglietta dell’Olimpique Marsiglia, unico alimento di un sogno di tutti ragazzi di questa città. La vede, il viso coperto di sangue . La vede, con quel cappotto lacero, fuori stagione. A qualche passo da lei un libro, consunto e pieno di macchie. Con una curiosità che non gli è solita prende il libro e comincia a sfogliarlo. Poesie di Rimbaud. Arthur Rimbaud. Un nome che ha già sentito a scuola, messo da parte per lasciare posto a Payet, Messi, Ronaldo. Sulla prima pagina, quella bianca, quella dell’attesa, una frase scritta a penna: Questo libro di poesie è per te, amore mio. Poi la firma: A.
Un libro regalato a chissà chi, da un uomo o da una donna. Chissà. Magari da un Armand o da un Antoine. Oppure da una Amelie o da una Anne . Ognuno regala quello che vuole. Niente pesca per oggi. Dovrà tornare a casa, avvertire la Gendarmerie. Non saprei proprio che farmene di questo libro, pensa Jerome. Meglio una bella tuta dell’Olimpique.
Mette il libro vicino a quella donna. La guarda ancora una volta, guarda quel povero corpo, quel viso insanguinato.
Adesso, però, vicino a quel libro, sembra sorridere.