VOCE NARRANTE: ELENA VARESI
acquerello di Cristina Priore
Maria è ormai prossima ai 60. E’ grande e grossa, una specie di armadio con le gambe. Gambe velocissime, però, a dispetto della mole. Cammina come fosse una nuvola.
È disabile. Un tempo l’avremmo chiamata in un altro modo, ritardata, forse anche deficiente.
Il suo problema è una questione di numeri, è il suo Q.I. che non vuole saperne di salire oltre una certa cifra. Non c’è niente da fare.
Maria ha una figlia, Antonia. È disabile pure lei. Sempre per via del Q.I. Il suo è un po’ meglio, ma non molto.
Antonia vive lontano, in un paesino vicino alla Svizzera, con degli zii. Il padre, Alberto, se ne è andato, portato via dal fumo delle troppe sigarette che ha fumato.
Maria ha una mamma, Rita, che di per sè non sarebbe disabile, ma di età è arrivata ai 95.Insomma è disabile per lunga frequentazione della vita. Ormai anche il suo cervello ha scelto la via dell’esilio, ritorna ogni tanto ma solo per pochi istanti.
Maria e sua mamma vivono assieme, in una casa vecchia, fuori paese. Vedono due messe al giorno in televisione. Quella del pomeriggio la vedono perché si dimenticano sempre di averne vista una anche al mattino. Quando non vedono messe, guardano le telenovelas.
A Maria piace da matti quando gli attori si baciano. Un po’ si commuove, pensando al suo Alberto. La mamma scuote la testa e si copre gli occhi con un mano, come se non volesse vedere. Ma ride. Di sicuro anche lei ha dei baci da ricordare.
Maria lavora a maglia con passione. Prepara delle sciarpe di lana per la mamma. Ne ha già fatte almeno una ventina. Il problema è che le fa tutte enormi, smisurate. La mamma le usa come scialli. Maria ne ha fatta una così grande che è diventata una coperta.
La mamma continua a non avere sciarpe.
Poi un giorno arriva la notizia dallo zio: Antonia è malata. Maria telefona e ritelefona. Lo zio è vago: Ma niente, cosa vuoi che sia mai…
Il mattino dopo Maria parte: prende la corriera dalla casa dove abita verso Lodi, da Lodi il treno per Milano Porta Garibaldi e da lì un altro treno verso il paese dove vive sua figlia. Roba da disabili.
Ci mette un giorno intero ma alla sera Maria arriva a casa della figlia. In effetti non era niente di grave, solo una forte bronchite.
Maria abbraccia Antonia, la riempie di baci e di carezze. Cerca di fare piano. Non ci riesce. Maria sorride. Antonia sorride.
Il mattino dopo Maria si alza presto. Ti preparo qualcosa di caldo, dice a sua figlia, ti darà un po’ di forza. La colazione è pronta: brodo di pollo, con annessa coscia lessata. Alle sette del mattino.
Pochi giorni e Antonia sta meglio. Maria può tornare a casa. Arriva di sera. Sorride a sua mamma, la riempie di baci e di carezze. Cerca di fare piano ma non ci riesce.
Come mai sei tornata cosi presto, il fruttivendolo era chiuso? le chiede la mamma.
Ormai è notte. Maria sente la mamma rigirarsi nel letto, non riesce a prendere sonno. Non dormi, mamma? le chiede. Devo alzarmi, c’è la messa delle tre in tele. Ma no, mamma, non è pomeriggio, è notte. Ti preparo io qualcosa che ti aiuterà a dormire.
Torna dopo pochi minuti dalla cucina. Un tazza di caffè. Bello forte. La mamma continua a muoversi nel letto. Ma come mai la mamma non riesce a dormire? si chiede Maria.
Allora decide di cantarle una ninnananna. Quella che la sua mamma le cantava quando era piccina, quella delle coscine di pollo che devono fare la nanna, solo che lei insieme alle coscine ci mette il mazzolin di fiori , non ho l’età e siamo i ragazzi di oggi.
La mamma decide che è meglio dormire. Maria la guarda contenta. Tutto è andato a posto, Antonia sta meglio, la mamma riposa. La vita non sembra poi una cosa tanto complicata.
Sente il rumore della pioggia sul tetto. L’inverno si avvicina. Rimbocca le coperte alla mamma.
Sì, pensa Maria, dovrò proprio farle una sciarpa.